Archivio di Stato di Belluno-Sias Approfondimento scheda soggetto produttore Notai di Belluno Note storico-archivistiche Il più antico atto notarile

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1 Archivio di Stato di Belluno-Sias Approfondimento scheda soggetto produttore Notai di Belluno Note storico-archivistiche Il più antico atto notarile conservato presso l Archivio di Stato di Belluno risale, come è noto, al secolo XII; duecentesca dovrebbe essere la Summa notarie Belluni composita, casistica di atti notarili, ms. lat. IX 31 conservato presso la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia (pubblicato in A. GAUDENTIUS, Scripta anecdota glossatorum, III, Bononiae, in aedibus successorum Monti, 1901, pp ). I notai che operavano nel Medioevo erano notarii sacri palacii, nominati dall imperatore, dal papa o da loro rappresentanti; a Belluno e Feltre verso il secolo XIV divennero notai imperiali auctoritate, apostolica auctoritate o apostolica et imperiali auctoritate, investiti dal vescovo-conte oppure da signori feudali, come i conti di Cesana, fino a quando divennero Veneta auctoritate con la parte del Senato veneziano del 12 gennaio 1613, ribadita per la Terraferma il 20 dicembre, quando la capacità di creare notai divenne nelle città del Dominio facoltà esclusiva del rettore, che esaminava il candidato assistito da due assessori e da quattro notai del collegio dei notai della città. Ma in Cadore si trovano già nel Quattro-Cinquecento famiglie di notai che rogavano per autorità veneta. Mancano degli studi specifici sul notariato bellunese e feltrino; è probabile che la formazione del notaio avvenisse semplicemente attraverso il tirocinio presso un notaio, spesso nello stesso ambito familiare. Venezia concesse ampia autonomia in questo campo e lasciò anche Belluno e Feltre libere di mantenere molte delle loro consuetudini. Dopo le parti del 1613 tuttavia, alcune città ottennero per speciale grazia del Senato di creare propri notai senza le formalità stabilite: ciò fu concesso a Belluno il 5 marzo 1661, a Feltre il 18 marzo Un ulteriore possibilità per gli aspiranti notai era ottenere l investitura dai cancellieri veneziani e qualche cadorino seguì questa via. Corporazioni di notai sono attestate in periodo medioevale a Belluno e a Feltre. A Mel un Collegio dei notai fu sicuramente attivo nel Seicento, non è noto se lo fosse anche nel Settecento. Tra 1782 e 1783 a Mel venne costituito un archivio per custodire le carte dei notai defunti, in ottemperanza alle terminazioni veneziane. Nell Archivio comunale di Mel si conservano singoli atti di notai e decreti di nomina da parte dei podestà di Belluno e di Treviso (si veda Archivio comunale di Mel. Inventario della sezione separata ( ), I, a cura di M. SALVADOR, Venezia, Giunta regionale del Veneto, 1999, pp ). Il Collegio dei notai di Feltre è attestato almeno dal 1406; mutò sede varie volte durante i secoli XV-XVI; dal 1590 ebbe sede dietro il Palazzo Nuovo; l archivio si trovava presso il palazzo del Comune. Nel 1352 venne rivisto lo Statuto del collegio dei notai di Belluno, il numero dei notai era molto alto, più di 270, e si decise quindi di scrivere una matricola dei notai collegiati e di fissare delle regole per un corretto esercizio; ogni anno venivano eletti due gastaldi nel giorno di s. Francesco, il 4 ottobre; fino al 1405 il collegio si radunò nel battistero di S. Giovanni Battista vicino al Duomo, quindi

2 nella chiesa di S. Lorenzo in Servano fino al 1775, quando quest ultima venne riedificata. Gli Statuti vennero rinnovati in seguito a ducale del 1411; il 21 ottobre 1416 la scuola chiese che gli Statuti del collegio fossero confermati dal rettore e che l approvazione fosse registrata nel volume degli Statuti di Belluno. Gli Statuti dei notai di Belluno si conservano nella copia esemplata da Giovanni Maria Barcelloni nel 1570 (ms. 399, cc. 113r-161v, fondo Museo, Archivio storico del Comune di Belluno) e sono di imminente pubblicazione a cura di Orietta Ceiner, Archivio storico del Comune di Belluno, mentre invece non risultano conservati né matricole, né formulari, né libri contabili del Collegio. Più fortunata la situazione del collegio di Feltre: l Archivio del Comune custodisce i decreti di nomina dei notai dal 1666 al 1789, un compendio dei diritti del collegio di Feltre, esemplato dall originale nel 1611 da Giovambattista Facen e infine un elenco degli atti presentati dai notai di Feltre alla cancelleria del Comune dal 1751 al 1801 (si veda Archivio comunale di Feltre. Inventario della sezione separata ( ), a cura di U. PISTOIA, Venezia, Giunta regionale del Veneto, 1994, pp ). Gli statuti feltrini, che risalgono al 1425, si trovano nella Biblioteca universitaria di Budapest (per la descrizione si veda L. MEZE Y, Codices latini Medii Aevi Bibliothecae Universitatis Budapestinensis, Budapest, Akadémiai Kiadò, 1961, pp , n. 116), e sono consultabili in riproduzione presso l Archivio di Stato di Belluno. Lo statuto di Belluno non dettava norme specifiche per l esercizio professionale; stabiliva solo che per entrare nel collegio si dovesse superare un esame, avere più di vent anni, non esercitare un arte meccanica e possedere la cittadinanza bellunese; regolava invece più attentamente l attività dei notai ad acta, che intraprendevano una lucrosa carriera nell ambito degli uffici pubblici con l amministrazione ordinaria della giustizia. Ci furono continue dispute tra Collegio e podestà intorno a questo punto, soprattutto per definire e limitare le funzioni del cancelliere pretorio alle sole sentenze in criminalibus. Il 15 luglio 1427 il Collegio supplicava il Consiglio di chiarire quale fosse la loro competenza rispetto al cancelliere pretorio circa le cause di danno e furto; la ducale di Francesco Foscari del 24 luglio 1427 stabiliva che i cancellieri del podestà non potessero scrivere atti civili ma solo criminali (la ducale è trascritta sia nello statuto di Belluno che in quello di Feltre), diritto ribadito dal Collegio il 13 gennaio 1505, quando i sindaci chiesero al Consiglio che questa prerogativa fosse rispettata e che il cancelliere del rettore non potesse scrivere l estimo, e il 25 maggio 1533 con ducale di Andrea Gritti. Dal Collegio venivano nominati ogni quattro mesi otto notai al maleficio - che rogarono fino al 1534 nella cancelleria pretoria e nel 1536, viste le proteste del rettore Rimondi, ottennero dalla Comunità un altro ambiente per una seconda cancelleria - come a Feltre, dove tra i membri del locale collegio erano scelti i notai al maleficio, il cancelliere della comunità e il custode delle «scritture». L ufficio del maleficio, di origine comunale, nel quale i notai collegiati istruivano i processi criminale che venivano poi espediti dal podestà, non fu toccato dal dominio veneziano, ma le sue funzioni persero di fatto progressivamente importanza, attraverso i riti di delegazione e avocazione del Consiglio dei Dieci. A Feltre, come a

3 Belluno, c erano stati lungo il Quattro-Cinquecento attriti tra il Collegio dei notai e il podestà in merito ai compiti del cancelliere pretorio; a Feltre il Collegio si scontrò nel 1440 anche con il Consiglio dei nobili per ottenere che la carica di cancelliere della Comunità potesse essere esercitata da tutti i notai collegiati e non solo dai notai del Consiglio. Qualche capitolo diretto a disciplinare l attività del notaio ad instrumenta risulta dagli Statuti di Belluno, nella raccolta articolata nel 1392 sotto la dominazione viscontea, che rimase sostanzialmente in vigore fino alla caduta della Repubblica, poiché scarsi furono i mutamenti intervenuti nella prima edizione a stampa nel 1525 (si vedano Statuti di Belluno del 1392 nella trascrizione di età veneziana, a cura di E. BACCHETTI, Roma, Viella, 2002, e i paragrafi dedicati ai notai tradotti in Belluno Statuti del Testi scelti, tradotti e annotati, a cura di E. BACCHETTI, con una presentazione di G. ORTALLI, Roma, Viella, 2005, pp ). Gli Statuti fissavano in modo preciso le tariffe e stabilivano pene per il clienti insolventi; il notaio era tenuto a consegnare gli atti entro otto giorni da quando gli fossero stati richiesti, non poteva impiegare abbreviazioni e scrivere i numeri in lettere, doveva indicare il suo nome e quello delle parti contraenti e doveva registrare annualmente in cancelleria gli atti che comportassero traslazione dei beni. Negli Statuti non sono presenti prescrizioni per i testamenti, che a Belluno, a differenza di Venezia, non risultano essere stati conservati separatamente prima della seconda metà del secolo XVIII, quando i rettori di Terraferma furono chiamati ad osservare le leggi in materia, con la deliberazione del Senato dell 8 agosto 1744 e quindi con la terminazione dei Conservatori alle leggi del 17 febbraio 1755, magistratura creata per assicurare il rispetto delle leggi sui testamenti e per regolarizzare il notariato a Venezia e in Terraferma. Già il 20 novembre 1458 il doge Pasquale Malipiero raccomandava che il notaio «debia tegnir un libro ben ligado, che non se possa azonzere carte, nè levar, et subito notare quello si serà commesso et non scrivendo questi, non possa esser nodaro in quel luogo, et sia privado d esser nodar, et pagi lire 100 de piccoli da esser divisi, la metà nel commun de Venesia, l altra metà al Retor» e continuava prescrivendo che il notaio non potesse registrare sentenze giudiziarie favorevoli o contrarie ad un suo familiare, che non potesse diventare avvocato, e che nel caso in cui andasse via, lasciasse il suo registro al cancelliere del podestà (ducale annotata negli statuti bellunesi manoscritti). Nel 1552 il Senato aveva raccomandato ai rettori di riservare attente cure al notariato, e alcuni accenni sono infatti contenuti nelle relazioni dei rettori alla fine del mandato, spesso allarmanti, come nella relazione del podestà di Feltre Antonio Ottoboni del 1675; nel 1668 il Senato impose che avvocati e notai dovessero essere laureati per esercitare la loro professione. Tuttavia fu soltanto nella seconda metà del Settecento che il tentativo di normalizzazione del notariato in tutta la Terraferma divenne sistematico: i Conservatori, con la mediazione dei rettori, cercarono di conoscere il numero dei notai e di limitarne il numero, cresciuto esponenzialmente anche per le nomine dei rettori, che avevano finito per creare una classe di notai parallela a quella dei collegi. I Conservatori prescrissero revisioni annuali dei protocolli e norme più selettive per la nomina dei notai di autorità veneta, riconfermando le

4 norme di ammissione ai collegi notarili stabilite negli statuti; pochi furono però i territori da cui partirono con regolarità verso Venezia i documenti relativi ai controlli annuali. Nel 1777 i Conservatori stabilivano la necessità di realizzare un catasto generale del notariato. La Municipalità provvisoria ( ) e la prima dominazione austriaca ( ) non si interessarono molto alla questione del notariato. Dopo l annessione del Veneto al Regno italico, il 17 giugno 1806 venne varato il nuovo regolamento notarile, che istituiva in tutte le città capoluogo di provincia un archivio notarile distrettuale, dove si dovevano concentrare tutti gli atti notarili, e stabiliva criteri univoci per il titolo di notaio, nella stessa direzione dei provvedimenti veneti. Il notaio diventava un funzionario pubblico; requisiti per la professione furono la cittadinanza del Regno italico, l aver compiuto i venticinque anni, il titolo accademico conseguito presso l università, la pratica di due anni in uno studio notarile, non essere stato inquisito criminalmente; si stabilì il deposito al momento dell ammissione al notariato, il segno tabellionale in metallo, l uso della lingua italiana negli atti, il numero chiuso per l accesso alla professione, la nuova tariffa e il diritto per gli eredi, o per il notaio inabile, di conseguire l onorario per le copie degli atti depositati negli archivi notarili. Il ritorno all Austria non mutò le decisioni prese durante il precedente governo; solo con il regno sabaudo venne attuata una nuova riforma del notariato. In un decennio furono emanate due leggi, la n. 2786, 25 luglio 1875, e la n. 4817, 6 aprile 1879, un Testo unico, approvato con R.D. 4900, 25 maggio 1879, e tre Regolamenti notarili, approvati con i R.D. 2840, 19 dicembre 1875; 5170, 25 novembre 1879; 479, 10 novembre 1881; il Ministero di Grazia e Giustizia, dal quale dipendevano gli Archivi notarili, emanò i decreti 27616, 18 ottobre 1883, e 11522, 8 aprile Il R.D. 5170, 23 novembre 1879, dispose il versamento agli Archivi di Stato delle carte notarili anteriori al 1 gennaio La legge sugli archivi n. 2006, 22 dicembre 1939, stabilì che tutti gli atti notarili anteriori al 1800 dovessero essere versati negli Archivi di Stato; in base alla legge sul riordinamento degli Archivi notarili n. 629, 17 maggio 1952, il termine fisso per il versamento degli atti notarili negli Archivi di Stato fu sostituito con il termine mobile di cento anni dalla cessazione dell esercizio notarile. Bibliografia G. PILONI, Historia della città di Belluno, in Venetia, appresso Gio. Antonio Rampazetto, 1607 (rist. anast. Sala Bolognese, Forni, 1969), pp. 279, 516, 563, 569, 629; F. MIARI, Dizionario storico-artisticobellunese, Belluno, Deliberali, 1843 (rist. anast. Sala Bolognese, Forni, 1968), pp ; A. CAMBRUZZI, Storia di Feltre, II, Feltre, Castaldi, 1873 (rist. anast. Feltre, Castaldi, 1971), pp , , 105, , 123, 167, , 245, 262, 350, 361; III, Feltre, Castaldi, 1875 (rist. anast. Feltre, Castaldi, 1971), pp. 7-8, , 120, 310; A. DA MOSTO, L Archivio di Stato di Venezia, I, Roma, Biblioteca d Arte editrice, 1937, pp ; L. ALPAGO-NOVELLO, Un infornata di notai a Belluno nei primi anni del 500, in «Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore», X (1938), n. 55, pp ; G. FABBIANI, Notizie sul notariato cadorino, in «Rassegna economica»? (1964), n. 6, pp ,

5 (1965), n. 1, pp , n. 2, pp. 7-21; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, II, Podestaria e capitanato di Belluno. Podestaria e capitanato di Feltre, a cura di A. TAGLIAFERRI, Milano, Giuffrè, 1974, pp. 3, 198, 203, 273; M.S. GRANDI VARSORI, Note di una ricerca sul notariato nella Terraferma veneta del XVIII secolo, in Venezia e la Terraferma attraverso le Relazioni dei Rettori, Atti del Convegno, Trieste, ottobre 1980, Milano, Giuffrè, 1981, pp ; F. MAZZANTI PEPE, G. ANCARANI, Il notariato in Italia dall età napoleonica all Unità, Milano, Giuffrè, 1983; Guida generale degli Archivi di Stato italiani, IV, Roma, Ministero per i beni culturali e ambientali. Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994, pp ; O. CEINER, L importanza degli atti e dei testamenti notarili per la ricerca storica, Giornata di studio Recenti acquisizioni documentarie: nuove proposte per la ricerca storica, Belluno, Archivio di Stato, 5 dicembre 1995, in «Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore», LXVI (1995), n. 291, pp ; M.P. PEDANI FABRIS, Veneta auctoritate notarius. Storia del notariato veneziano ( ), Milano, Giuffrè, 1996, pp ; G. CORAZZOL, Cronaca di sei inverni (più uno), in «el Campanòn», XXXI (1998), n.2, pp. 9-19; Il notariato e il documento di diritto privato. Bellunese, Ampezzo, Livinallongo (secoli XV-XIX), mostra documentaria, Belluno, Archivio di Stato, 7 dicembre gennaio 1997, catalogo a cura di G. MIGLIARDI O RIORDAN, Belluno, Sommavilla, 1998; S. LAVARDA, L anima a Dio e il corpo alla terra. Scelte testamentarie nella Terraferma veneta ( ), Venezia, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, 1998, pp. 161, , , , , , , , 416; O. CEINER, S. MISCELLANEO, I protocolli notarili d Ampezzo ( ), in «Rassegna degli Archivi di Stato», LXI (2001), nn. 1-3; R. GAMBA, I notai di Zoldo dal XIV al XVIII secolo, in Tesori d arte nelle chiese dell alto Bellunese. Val di Zoldo, Belluno, Provincia di Belluno, 2005, pp

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