VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA E DEGLI IMPATTI CUMULATIVI PER LO SOCCAGGIO DEI RIFIUTI RADIOATTIVI

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1 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA E DEGLI IMPATTI CUMULATIVI PER LO SOCCAGGIO DEI RIFIUTI RADIOATTIVI di Virginio Bettini e Giuseppe Magro Il deposito de l Aube in Francia

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3 INDICE L ASSOLUTA NECESSITÀ DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) E DEGLI IMPATTI CUMULATIVI (CEA, CUMULATIVE EFFECTS ASSESSMENT) NELLA SCELTA DEI SITI PER LO STOCCAGGIO DELLE SCORIE NUCLEARI A BASSA E MEDIA RADIOATTIVITÀ...5 I PARAMETRI BIONOMIA E CEA... 8 LE RAGIONI DELLA NECESSITÀ DI VALUTARE GLI IMPATTI CUMULATIVI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ALLEGATO 1 - L ANALISI PRELIMINARE DELLA LANDSCAPE ECOLOGY NELLA VAS...16 RICHIAMI DISCIPLINARI GLI STRUMENTI TEORICI E METODOLOGICI UTILIZZATI STUDIO DELLA BIONOMIA DEL PAESAGGIO PRINCIPALI INDICATORI DELLA BIONOMIA DEL PAESAGGIO. 20 SCHEMA METODOLOGICO PER LO STUDIO DELLO STATO ECOLOGICO DI UNA UNITÀ DI PAESAGGIO OBIETTIVI E INQUADRAMENTO FASI DI ANALISI FASI DI ELABORAZIONE A FINI DIAGNOSTICO-TERAPEUTICI. 27 CONCLUSIONI CENNI BIBLIOGRAFICI COMPLESSITÀ E PARTECIPAZIONE NELLA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI CUMULATIVI...31 LA VAS COME STRUMENTO ESPLORATIVO I PRINCIPI FONDAMENTALI DELL ANALISI DEGLI IMPATTI CUMULATIVI RISORSE E COMPONENTI ECOSISTEMICHE

4 CONFINI GEOGRAFICI E PERIODI TEMPORALI AZIONI PASSATE, PRESENTI E PREVEDIBILMENTE FUTURE DESCRIZIONE DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI UTILIZZO DI SOGLIE PER VALUTARE IL DEGRADO DELLE RISORSE IL DCGIS: UN APPROCCIO SISTEMATICO E CONSERVATIVO ALL ANALISI DEGLI IMPATTI CUMULATIVI NELLA VAS L ALGEBRA DEL SISTEMA DCGIS BIBLIOGRAFIA LA PROCEDURA SVIZZERA...53 PREMESSA PROCESSO DI SELEZIONE ATTORI COINVOLTI E RISPETTIVI RUOLI DURATA DEL PROCESSO MODALITÀ DI SELEZIONE DEI SITI DI COSTRUZIONE DEI DEPOSITI IN STRATI GEOLOGICI PROFONDI COORDINAMENTO CON LA LEGISLAZIONE SULLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO E AMBIENTALE: ATTUAZIONE SCADENZIARIO LA PROCEDURA ITALIANA...60 QUANTITATIVI DI RIFIUTI QUADRO NORMATIVO ITER DI DEFINIZIONE DEI DEPOSITI E ATTORI COINVOLTI CRITERI CONTENUTI NELLA GUIDA TECNICA PER LA LOCALIZZAZIONE DELLE AREE

5 L ASSOLUTA NECESSITÀ DELLA VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA (VAS) E DEGLI IMPATTI CUMULATIVI (CEA, CUMULATIVE EFFECTS ASSESSMENT) NELLA SCELTA DEI SITI PER LO STOCCAGGIO DELLE SCORIE NUCLEARI A BASSA E MEDIA RADIOATTIVITÀ Virginio Bettini, Università IUAV di Venezia gennaio 2015 Dal momento che lo smaltimento di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, secondo la Direttiva 2011/70/Euratom e le raccomandazioni internazionali IAEA, dovrebbe avvenire in depositi di tipo superficiale (ISPRA, 2014), si impone una valutazione ambientale strategica (VAS) dei siti prescelti, basata: (a) sui principi di Bionomia del Paesaggio si veda l allegato 11: (b) sulla valutazione degli impatti cumulativi (CEA) si veda l allegato 2 2 : (c) valutazione sintetico/comparativa delle procedure italiane e svizzere, si veda l allegato 3 3 Nessuna area, potenzialmente idonea, può essere individuata senza l utilizzo di un metodologia di ricerca e di analisi che sia in grado di valutare i diversi stati ecologici delle Unità di Paesaggio (UdP). ISPRA, da parte sua, ha predisposto una Guida Tecnica indirizzata ad indicare i criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività. La Guida trova, in particolare: applicazione nel processo di localizzazione del Deposito nazionale di cui al D.Lgs. n. 31/2010, dalla definizione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee sino alla individuazione del sito idoneo (ISPRA, 2014). ISPRA ricorda come per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi a bassa attivitàcontenenti prevalentemente radionuclidi a breve vita, caratterizzati cioè da un tempo di dimezzamento inferiore ai 30 anni e basse concentrazioni di 1 Bettini V., Ingegnoli V., 2013, L analisi preliminare della Landscape Ecology nella VAS 2 Magro G., 2011, Complessità e partecipazione nella valutazione degli impatti cumulativi 3 Bettini V., Gianoni P, 2015, Sintesi comparativa delle procedure nella Confederazione Svizzera ed in Italia 5

6 radionuclidi a lunga vita - e di quelli a media attività che decadono al di sotto di determinati livelli di concentrazione nel rispetto di prefissati obiettivi di radioprotezione in un periodo di tempo dell ordine di alcune centinaia di anni, sono riconosciute idonee, in ambito internazionale, strutture di deposito superficiale (ISPRA, 2014) La prima fase dovrebbe consistere nella selezione di aree a scala nazionale, tenendo conto di criteri relativi alle caratteristiche fisiche, chimiche, naturalistiche ed antropiche del territorio, in corrispondenza con le fasi: conceptual and planning stage ed area survey stage-regional mapping or investigation phase indicate nelle raccomandazioni della IAEA (International Atomic Energy Agency). Le indagini preliminari, in questo contesto, dovrebbero tener conto di due specifiche valutazioni relative alle caratteristiche naturalistiche ed antropiche del territorio, ovvero: 1. un approfondita valutazione del territorio basata sull ecologia/bionomia del paesaggio (Ingegnoli, 2011; Battisti, Conigliaro, Poeta, Teofili, 2013). Paesaggio inteso non in senso visuale, ma in senso ecologico, cioè come livello di organizzazione della vita sulla Terra nella forma di sistema complesso organizzato di ecosistemi in una determinata unità territoriale. (Naveh & Lieberman 1984, Forman & Godron 1986, Ingegnoli 1971, 2002, 2011). Si tratta cioè di un entità vivente, come dimostrato in Landscape Bionomics: Biological-Integrated Landscape Ecology (Ingegnoli, 2015). La bionomia si occupa della connessione e descrizione delle leggi naturali che sottendono il comportamento di un paesaggio in base alle sue caratteristiche morfo-funzionali ed alle sue dinamiche di trasformazione (evolutiva o involutiva), in risposta agli stimoli esterni, naturali e/o umani, sulla base di una metodologia di tipo clinico-diagnostico. 2. la valutazione degli impatti cumulativi (CEA), da condursi mediante l impiego della piattaforma Qcumber, su base partecipata e collaborativa con istituzioni, imprese e cittadini (Magro et al., 2008, 2012), il che dovrebbe portare anche al miglioramento dello stato ecologico dell area. Qcumber è una piattaforma on-line multiutente, che consente la partecipazione attiva di tutti gli stakeholder territoriali (cittadini, imprese, 6

7 istituzioni) nei processi decisionali di pianificazione, programmazione e progettazione di iniziative ed opere. Qcumber è già stato adottato da diverse istituzioni come piattaforma per la gestione dei processi di governance e costituisce una buona pratica per l ottimizzazione dei vantaggi sociali, economici ed ambientali, favorendo l adozione di comportamenti responsabili, contribuendo quindi a migliorare le condizioni generali di sostenibilità di un territorio). Il punto 1.3 della Guida Tecnica N. 29 di ISPRA affronta il tema della individuazione dei criteri di ecslusione (CE) e di approfondimento (CA), tenendo conto: della stabilità geologica, geomorfologia ed idraulica dell area, in funzione della sicurezza delle strutture ingegneristiche da realizzare, del confinamento dei rifiuti radioattivi mediante barriere naturali offerte dalle caratteristiche idrogeologiche e chimiche del terreno, della compatibilità tra realizzazione del deposito e vincoli normativi relativi alla tutela del territorio ed alla conservazione del patrimonio naturale e culturale, dell isolamento del deposito da infrastrutture antropiche e dalle attività umane, tenendo conto dell impatto reciproco della presenza del deposito e delle attività di trasporto dei rifiuti, dell isolamento del deposito dalle risorse del sottosuolo, della protezione del deposito dalle condizioni meteo estreme. L importanza della valutazione VAS e CEA emerge anche, ad esempio, analizzando l atteggiamento delle popolazioni interessate dal trasporto delle scorie per via ferroviaria e stradale. Ritengo utile analizzare, come valido esempio, alcune contestazioni che si sono ben definite dopo l incidente di Fukushima-1, dell 11 marzo Il problema del trasporto delle scorie nucleari provocò, in quell anno, una crescente contestazione in Europa, al punto che i militanti ecologisti si opposero, in accordo con gli amministratori dei comuni interessati dai tracciati ferroviari e stradali, chiedendo maggiori informazioni in merito ai rischi del trasporto (Barroux, Stroobants, 2011). Ho particolarmente esaminato la contestazione che ha riguardato il convoglio di combustibile usato, proveniente dall Olanda, il 7

8 quale era arrivato al terminal di Areva a Valognes, nella Manche, mercoledì 8 giugno 2011, a metà giornata. Dopo aver attraversato numerose aree urbane nei Paesi Bassi, in Belgio e Francia, i 3 contenitori TN17-2, con il loro carico di rifiuti di uranio e plutonio, avrebbero dovuto raggiungere, per strada, su camion, nei giorni successivi, l ìmpianto di La Hague. Si trattava di un primo convoglio di una serie di 10, sulla base del trattato tra Paesi Bassi e Francia, approvato nel Il sindaco di Gand, Daniel Termont contestò lo stato belga e la società ferroviaria belga (SNCB), sostenendo la necessità di interdire il passaggio dei convogli a causa di presunti effetti negativi sugli abitanti delle aree urbane attraversate dai treni, in particolare a proposito dei raggi gamma emessi dai contenitori, che si sarebbero propagati a decine di metri, esponendo la popolazione alle radiazioni. Questa guerriglia amministrativa è continuata anche in Francia. Reazioni anche a Valognes (Manche) a proposito della partenza di un treno che avrebbe trasportato rifiuti radioattivi fino a Gorleben (Germania). Ogni anno, in Francia, il trasporto di scorie radioattive per via ferroviaria è valutato ad almeno 500 treni. (Kempf, 2011) I PARAMETRI BIONOMIA E CEA In ogni caso sarebbe tempo di riconoscere i limiti umani negli interventi di sicurezza e stoccaggio delle scorie nucleari, analizzando la possibilità di dominare la natura grazie alla tecnica, come ha sostenuto il fisico austriaco Wolfgang Kromp, membro del Forum sulle questioni nucleari, direttore, a Vienna, dell Istituto di Ricerche sulla Sicurezza ed il Rischio all Università delle Risorse Naturali e delle Scienze della Vita (BOKU) (Joëlle, 2011), il quale consiglia di fare molta più attenzione alle complesse problematiche del nucleare, in quanto, un mondo più sicuro sta nel rispetto della natura, utilizzando modelli adeguati di analisi e valutazione. Uno dei modi decisamente significativi per confrontarsi con la natura sta nell uso di parametri adeguati quando si imposta la valutazione delle diverse fasi del nucleare, comprese ovviamente le problematiche complesse dello smaltimento delle scorie. (Bettini, Rosnati, 2007; Bettini, 2014). Alla struttura del sistema nucleare, in modo particolare al problema di smaltimento delle scorie è sempre mancato un vero e proprio assessment, cioè un autovalutazione, anche per confronto (Kempf, 2011), a parte il breve 8

9 momento seguito all incidente di Fukushima, quando si parlò di cultura nucleocratica, caratterizzata dal fatto che un esperto, di regola, si dimostra poco disponibile a condividere il proprio sapere, altamente scientifico e poco accessibile, con i comuni mortali. (Israelewicz, 2011). Quindi, a mio avviso, la proposta di approfondire la valutazione degli impatti cumulativi e dell ecologia del paesaggio biologico-integrata (bionomia), si impone, sia per ragioni di chiarezza scientifica, sia anche sulla base dei criteri di esclusione indicati dalla Guida Tecnica ISPRA N. 29: la non adeguata distanza dai centri abitati (CE12), la distanza inferiore ad 1 km da autostrade, strade extraurbane e linee ferroviarie (CE13), la presenza di attività industriali a rischio di incidente rilevante, dighe, sbarramenti idraulici artificiali, aeroporti, poligoni di tiro militari operativi (CE15). Anche nei criteri di approfondimento si trovano indicazioni significative a favore di una valutazione che tenga conto dei parametri bionomici e degli impatti cumulativi: nei parametri chimici del terreno e delle acque di falda (CA9), nella presenza di habitat, specie animali e vegetali di rilievo conservazionistico e geositi (CA10), nelle produzioni agricole di particolare qualità e tipicità, luoghi di interesse archeologico e storico (CA11), nella disponibilità di vie di comunicazione primarie ed infrastrutture di trasporto (CA12), nella presenza di infrastrutture rilevanti e strategiche nella produzione, stoccaggio e distribuzione di energia elettrica, gas naturale ed olio combustibile; insediamenti strategici militari operativi (CE13). Si dovrebbe quindi ben chiarire che il sito prescelto non si deve trovare localizzato in un area con biological territorial capacity (BTC) più elevata rispetto alle aree limitrofe e non deve trovarsi in un area di nodo di rete ecologica, anche se povera di BTC. La BTC è una funzione che esprime i processi bio-energetici della vegetazione (Ingegnoli, 2002, 2005; Ingegnoli e Giglio 2005; Ingegnoli e Pignatti, 2007), la quale misura il grado di capacità 9

10 metabolica relativa e di mantenimento antitermico relativo dei principali ecosistemi vegetali, valutato in Mcal/m2/anno. La BTC misura quindi il flusso di energia che un sistema ecologico deve dissipare per mantenere il suo livello di ordine e di metastabilità. L utilizzazione dei parametri di valutazione relativa alla bionomia ed agli impatti cumulativi potrebbe consentire di individuare aree potenzialmente idonee in uno specifico ordine di idoneità. Per la valutazione degli impatti cumulativi si dovrebbe utilizzare la piattaforma Qcumber, che opera sulla base del linguaggio DCGIS. Questa metodologia si basa sull applicazione della teoria dei sistemi nell analisi degli impatti ambientali, utilizzando un software dinamico-computazionale in grado di identificare, prevedere e valutare, in maniera sistemica e strutturale, le potenziali correlazioni tra elementi di comparto. Si possono così definire indici strutturati e consuntivi di impatto e l impiego di codici di calcolo di primo livello, nonché il quadro complessivo dei potenziali impatti specifici e cumulativi. La piattaforma consente, in particolare, l individuazione, il calcolo e la valutazione significativa di impatti e rischi specifici e cumulativi su un area vasta, mediante l impiego di: 1. approcci analitici che integrino modelli e misure in grado di quantificare gli effetti specifici derivanti dall intero quadro emissivo (anche se amministrativamente non codificato), 2. applicativi e tecniche di business intelligence per il supporto alle decisioni, finalizzati all individuazione delle migliori strategie operative per la gestione delle condizioni di rischio a carico delle comunità umane e delle risorse ambientali (CEQ, 1988). La valutazione di significatività di impatti e rischi si effettua rispetto a target level di tipo normativo, tecnico, sociale e/o comparativo, il che consente di ottenere un quadro consuntivo dei livelli di sostenibilità degli interventi proposti, rispetto a differenti soglie di valutazione. Si dovrebbero individuare/definire criteri standardizzati per l analisi di potenziali impatti cumulativi delle diverse ipotesi di localizzazione di nuove aree di stoccaggio o dell eventuale possibile utilizzo dei siti delle 4 centrali nucleari dimesse (Trino, Corso, Latina e Garigliano) sulla base dei seguenti punti di approccio: a. caratterizzazione tipologica dei comparti entro i quali si propone il progetto di stoccaggio delle scorie a bassa e media radioattività, 10

11 b. caratterizzazione degli impatti e dei rischi cumulativi derivanti dal potenziale utilizzo dei siti individuati e definizione preliminare delle matrici di correlazione degli impatti potenziali, considerando gli elementi ritenuti rappresentativi dei comparti in analisi, c. analisi strutturata delle classi di Biopotenzialità Territoriale (BTC, Biologica Territorial Capacity) dei comparti in analisi e della rispettiva geolocazione, determinata anche in conformità dei criteri proposti dall analisi bionomica del paesaggio; in particolare si dovrebbe condurre un analisi di correlazione da effettuarsi mediante l impiego dell operatore Georeport, tra le classi di BTC, nella fase ante-operam e post-operam, al fine di determinarne le potenziali variazioni/alterazioni, quindi di impatto, in conformità all art. 5 del D.Lgs 152/06, d. analisi comparativa di idoneità dei siti oggetti di studio mediante l impiego di uno specifico applicativo del sistema, che consenta di computare i livelli di idoneità del territorio nell ospitare determinate tipologie di progetti sulla base delle seguenti correlazioni tipologiche: 1. indicatori di pressione del progetto ed indicatori di vulnerabilità del sito: idoneità specifica del progetto, 2. indicatori di pressione del progetto ed indicatori di pressione del sito: idoneità cumulativa specifica, 3. indicatori di pressione del progetto ed indicatori di pressione e vulnerabilità del sito: idoneità cumulativa complessiva, 4. costruzione di un modello concettuale generale di tipo integrato sulla base degli esiti delle analisi e tra le componenti multidisciplinari coinvolte, 5. sviluppo di un modello valutativo che preveda l integrazione delle diverse discipline coinvolte, 6. individuazione di adeguate strategie di governance finalizzate alla riduzione delle condizioni d impatto e rischio ambientale/sanitario del comparto. 11

12 LE RAGIONI DELLA NECESSITÀ DI VALUTARE GLI IMPATTI CUMULATIVI L impatto cumulativo è definito dal Council on Environmental Quality come l impatto sull ambiente conseguente all aumento di impatto del progetto quando si somma ad altri impatti passati, presenti o ragionevolmente prevedibili in futuro, indipendentemente dagli interventi compiuti da un singolo o da un Agenzia (CEQ, 1978). Gli impatti cumulativi possono essere originati da azioni minori di tipo individuale, ma collettivamente significative. Gli effetti ambientali ecologicamente e socialmente più devastanti possono anche non essere la conseguenza degli effetti diretti di una proposta specifica, ma la combinazione di stress esistenti e degli effetti secondari individuali di una serie di azioni nel tempo. (Clark, 1993) Per l operatività pratica della VIA, negli Stati Uniti, sono stati individuati dal Council on Environmental Quality (CEQ, 1977), ben otto principi risultanti dalla definizione degli impatti cumulativi, quale risultato di specifiche esperienze nella pratica della VIA, ma, al tempo stesso, frutto della sintesi di lavori sull argomento: 1. gli effetti cumulativi sono la conseguenza di interventi del passato, del presente e di quelli ragionevolmente prevedibili nel futuro, 2. gli effetti cumulativi sono le conseguenze totali, dirette o indirette su di una data risorsa, ecosistema e comunità umana, di ogni intervento, 3. gli effetti cumulativi debbono essere analizzati nei termini delle risorse specifiche, siano essi ecosistemi o comunità umane interessate, 4. gli effetti cumulativi su di una risorsa, su di un ecosistema, su di una comunità umana, non sono circoscrivibili in confini politicoamministrativi, 5. gli effetti cumulativi possono risultare dal sommarsi di effetti simili o di interazioni sinergiche di effetti diversi, 6. gli effetti cumulativi possono durare per anni oltre la vita dell opera, dell intervento o del progetto che ne hanno causato gli effetti, 7. ogni risorsa interessata, ecosistema o comunità umana, deve essere analizzata sulla base della propria, specifica capacità di adattarsi agli effetti addizionali, sulla base di parametri spazio-temporali. 12

13 A sua volta, il già citato Clark (1993) ha definito alcuni essenziali passaggi nella valutazione degli impatti cumulativi, che ritengo possano essere ben utilizzati nella pratica dello stoccaggio in superficie delle scorie a bassa e media radioattività: 1. definizione degli obiettivi di piano dell ente che presenta il progetto in rapporto alla pianificazione dell area, 2. precisa definizione dei confini spaziali e temporali dello studio, sulla base della valutazione delle condizioni ambientali ( = necessità di una valutazione bionomica), 3. individuazione dei fattori ambientali legati ai possibili impatti cumulativi, 4. definizione del valore e della funzione dell ecosistema, indicando la soglia di compromissione dell ecosistema stesso e le possibili minacce alle sue funzioni ed al suo equilibrio. 5. varo di un programma di monitoraggio collegato agli elementi indicatori degli impatti cumulativi. A sua volta il CEQ, nel 1997, aveva individuato, a sua volta, ben undici Steps in Cumulative Impact Assessment (CIA) legati allo scoping, alla descrizione dell ambiente interessato ed alla definizione delle conseguenze ambientali (Bettini, Canter, Ortolano, 2000). Posso affermare, in conclusione: che esistono molti metodi per valutare gli effetti diretti, indiretti e cumulativi di progetti e piani strategici; i metodi sono ovviamente da definire per quanto riguarda lo smaltimento di scorie, dal momento che non esistono esempi di riferimento e questa non può essere una ragione per non includere nella valutazione ambientale strategica (VAS) la valutazione degli impatti cumulativi (CEA), che gli studi sugli impatti cumulativi sono complessi a livello scientifico come a livello istituzionale, per cui occorre una certa creatività nell uso dei metodi e degli strumenti, come nella creazione degli approcci. 13

14 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Barroux R., Stroobants J.P., 2011, Le transport de déchets nucléaires provoque une contestation croissante en Europe. Les militans écologistes sont rejoints par des élus des communes traversées, qui demandent plus d informations sur les dangers liés aux convois, Le Monde, vendredi 10 juin 2011, p.10 Battisti C., Conigliaro M., Poeta G., Teofili C., 2013, Biodiversità, Disturbi, Minacce. Dall ecologia di base alla gestione e conservazione degli ecosistemi, Forum, Editrice Universitaria Udinese srl, Udine Bettini V., Canter L.W., Ortolano L., 2000, Ecologia dell impatto ambientale, UTET Libreria, Torino, p Bettini V., Canter L.W., Rosnati C., Gli impatti cumulativi, in Bettini V., (a cura di), 2002, Valutazione di impatto ambientale, le nuove frontiere, UTET Libreria, Torino, p Bettini V., Rosnati C., 2007, Sburocratizzare la VIA e la VAS, 1 Workshop Nazionale IAIA Italia (International Association for Impact Assessment), Bologna, 9 marzo 2007 Bettini V:, 2014, La necessità di proposte operative sulla base di una corretta valutazione ambientale, Dossier sul Nucleare, Prometeo, anno 32, numero 19, dicembre 2014, Arnoldo Mondatori Editore, p CEQ (Council on Environmental Quality), 1978, National Environmental Policy Act- Regulations, Federal Register, 43, 230, November 29, CEQ (Council on Environmental Quality), 1997, Considering Cumulative Effects under the National Environmental Quality Act, January 1997, Washington Clark E.R., 1993, Cumulative Effects Assessment: A Tool for Sustainable Development, Council on Environmental Quality, Washington (Paper presented at the International Association for Impact Assessment, 14 th Annual Conference, Shangai, June 1993) Forman R.T.T., Godron M., 1986, Landscape Ecology, John Wiley & Sons, New York Joëlle S., 2011, Il faut cesser de croire que l on peut dompter la nature grâce à la technique, Le Monde, mardi 15 mars 2011, p. 10 Ingegnoli V., 1971, Ecologia territoriale e progettazione: significati e metodologia, in European Congress of FEANI, Collegio Ingegneri, Milano, p Ingegnoli V., 2002, Landscape Ecology: A Widening Foundation, p. XXI+340: Springer, Berlin, Heidelberg, New York Ingegnoli V., 2005, An innovative contribution of landscape ecology to vegetation science. Israel Journal of Plant Sciences Vol. 53: Ingegnoli V., Giglio E., 2005, Ecologia del paesaggio: manuale per conservare, gestire e pianificare l ambiente, p. 704, Simone Edizioni-Esse Libri, Napoli Ingegnoli V., Pignatti S., 2007, The impact of the widened Landscape Ecology on Vegetation Science: towards the new paradigm. Springer Link: Rendiconti Lincei Scienze Fisiche e Naturali, s.ix, vol. XVIII: Ingegnoli V., 2011, Bionomia del paesaggio. L ecologia del paesaggio biologico-integrata per la formazione di un medico dei sistemi ecologici, p. XX+ 350, Springer Verlag Italia, Milano 14

15 Ingegnoli V., 2015, Landscape Bionomics: Biological Integrated Landscape Ecology, p. XXIV+430, Springer, Milano, Berlin, New York Israelowicz E., 2011, Réfléchir au nucléaire, sans tabou ni sectarisme, Le Monde, jeudi 17 mats 2011 p.1 ISPRA, 2014, Guida Tecnica N. 29. Criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e nedia attività. Relazione illustrativa, p.6-8 ISPRA, 2014, Guida Tecnica N. 29. Criteri per la realizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, p.1 Kempf H., 2011, La société nucléaire, Le Monde, mercedi 12 janvier 2011 Kempf H., 2011, La fronde monte contre le train de déchets radioactifs. A Valognes, des heurts sont intervenus mercredi entre militants et forces de l ordre, Le monde, jeudi 24 novembre 2011, p.7 Magro G. et al., 2012, Multimodelling approach for integrated EIA (EIA&SEA), Annual Conference IAIA 2012 Energy Future the Role of Impact Assessment, Porto, 27/05/12-1/06/12, Portugal Magro G. et al., 2012, Social and environmental monitoring for SEA, Annual Conference IAIA 2012, Energy Future The Role of Impact Assessment, Porto 27/05/12-01/06/12, Portugal Magro G. et al., 2008, An Operating GIS-Based Methodology for quantifying impact of past, present and future cumulative actions of projects, Conference Assessing and Managing Cumulative Environmental Effects, IAIA Calgary, Canada Magro G. et al., 2008, CEA GIS Tool for managing scoping procecces in Public Institutions, Conference Assessing and Managing Cumulative Environmental Effects, IAIA Calgary, Canada Naveh Z., Lieberman A., 1984, Landscape Ecology: theory and application, Springer, Berlin, New York The Associated Press, 2011, Protest slow nuclear convoy. German demonstrators clash with police as waste shipment leaves France, International Herald Tribune, saturday-sunday, november 26-27, 2011 p.3 15

16 ALLEGATO 1 - L ANALISI PRELIMINARE DELLA LANDSCAPE ECOLOGY NELLA VAS Virginio Bettini*, Vittorio Ingegnoli** *Università IUAV di Venezia, **Università di Milano RICHIAMI DISCIPLINARI GLI STRUMENTI TEORICI E METODOLOGICI UTILIZZATI Crediamo che il significato cognitivo della Valutazione Ambientale Strategica sia da individuarsi in quanto proposto nel testo Fermare il tempo di Enzo Tiezzi (1996), il quale già proponeva le linee per la costruzione di una scienza ecologica operativa, tenendo conto del grave errore compiuto dalla scienza occidentale quando ha voluto inquadrare la natura in regole geometriche ed in leggi meccanicistiche. Noi sappiamo che, per la comprensione del mondo reale, occorre andare ben oltre la termodinamica degli stati di equilibrio, tenendo conto delle proposte di Penrose (1994) e Prigogine (1994), che, pur nella loro diversità, hanno in comune il coraggio della contaminazione: contaminazione tra fisica ed ecologia, tra logica e biologia, tra cosmologia e psicologia. Nella modellistica ecologica si nota a volte il timore scientifico della trasgressione, il richiamo a stare entro i confini di quel paradigma o di quella scienza, il rispetto per le rigorose regole che determinano la validità di quell impianto disciplinare. In altre parole dobbiamo tener più conto dell ecodinamica, come appunto sostiene Tiezzi, della freccia del tempo di Prigogine (1991) e dei grandi sistemi di Poincaré (1989) nel momento in cui affrontiamo un analisi complessa ed articolata, sia in termini scientifici che gestionali, quale appunto è la VAS. Nei molti contributi proposti nel tempo in tema di valutazione ambientale strategica è stata sottolineata la necessità di una corretta analisi preliminare basata sull ecologia del paesaggio, quale indiscutibile strumento di valutazione ambientale (Bettini, Canter, Ortolano, 2000). Una simile proposta operativa, legata alla specifica situazione della Regione Trentino, è stata formulata con molta attenzione e cura in merito ai criteri da utilizzare nella valutazione ambientale strategica, dove si dimostra l importanza delle applicazioni dell ecologia del paesaggio rivisitata nei termini della bionomia del paesaggio (Ingegnoli, 2011). Grazie all importante contributo fornito dalle scuole di alcuni tra i più significativi ricercatori in tema di landscape ecology a livello mondiale, quali Naveh, Forman, Ingegnoli e Giglio, la metodologia della landscape ecology è stata ulteriormente e significativamente resa operativa grazie alla bionomia del paesaggio. 16

17 STUDIO DELLA BIONOMIA DEL PAESAGGIO In accordo con i suggerimenti personali di Zev Naveh e di Richard Forman, Ingegnoli (2002) e Ingegnoli & Giglio (2005) hanno proposto una revisione dell Ecologia del Paesaggio in senso Biologico-Integrato. Indagando le leggi che sottendono il comportamento di un territorio come paesaggio - cioè come luogo principe della coevoluzione fra uomo e natura - si è potuto notare come dette leggi siano le stesse che governano il comportamento di qualsiasi altra entità vivente, pur se declinate in maniera specifica. Il progredire dei paradigmi scientifici alla fine del secondo millennio ha aiutato a comprendere il paesaggio come sistema biologico. Infatti, tutti i sistemi viventi seguono una termodinamica di non-equilibrio e si possono definire come complessi, gerarchici, dinamici, adattivi, autopoietici, dissipativi, ecc. (Prigogine, 1996; Naveh & Lieberman, 1994). Essi seguono il principio delle proprietà emergenti per cui un tutto organico è maggiore (o diverso) dalla somma delle sue componenti (Lorenz, 1978; Odum, 1983). Un modello generale di trasformazione, che Prigogine chiama di ordine attraverso fluttuazioni, si manifesta in tutti i sistemi caratterizzati da flussi di energia. Ciò è evidente soprattutto nei sistemi viventi, da quelli fisiologici di organismo (e.g. contrazione muscolare, ritmi metabolici) a quelli ecologici di comunità o di paesaggio (e.g. successione ecologica, trasformazione dei paesaggi) ecc. Dobbiamo ancora osservare che, passata la soglia di instabilità, il sistema si trova di fronte a biforcazioni, cioè alla possibilità di riordinarsi rispetto a nuovi attrattori, magari dovuti a disturbi. Ad ogni biforcazione il sistema opera quindi una scelta sulla base di informazioni spesso imprevedibili. Anche per questo si parla di irreversibilità e si supera così l interpretazione riduzionista. Si noti che una struttura (un sistema) prodotta da una successione di fluttuazioni amplificate non può essere compresa che in riferimento al suo passato. Poiché tale passato, prodotto da eventi imprevedibili, deve essere considerato unico e non riproducibile, risulta evidente che esso necessita di un metodo storico per arrivare a comprenderlo. Si sottolinea, quindi, come il progredire scientifico abbia ridato importanza al metodo storico, che infatti è indispensabile per lo studio della dinamica di un paesaggio anche in senso ecologico. Si tratta quindi di comprendere l importanza e la funzione che ha l analisi di ecologia del paesaggio nel momento in cui si redige una valutazione ambientale strategica di piani e progetti in ambiti ambientali estremamente complessi, con un profondo feedback tra azione antropica ed habitat naturale. Gli accenni teorici sopra riportati sono sufficienti per comprendere l entità del rinnovamento in grado di essere portato alle discipline ambientali ed ai modelli di valutazione dall ecologia del paesaggio biologico-integrata. Di fatto cambiano tutti i maggiori concetti: 17

18 (a) Ambiente. Definito tradizionalmente come mezzo circostante, inteso per settori tematici separati (aria, acqua, suolo) è invece da definirsi come mezzo di sostentamento della vita, da intendere come integrazione sistemica delle sue componenti biotiche e abiotiche. (b) Strutturazione dei sistemi ecologici. Non avviene solo attraverso meccanismi di causa-effetto e per opera di forze di conflitto e impatto, bensì guidata dal concetto di coazione e grazie alle forze operanti di cooperazione ed integrazione. (c) Equilibrio ecologico. Inteso secondo le leggi della termodinamica classica, con processi reversibili (e.g. degrado e ripristino) e stato stazionario, oggi invece va inteso secondo la termodinamica di non-equilibrio, con processi irreversibili (e.g. degrado e terapia riabilitativa per migliorare la risposta alle nuove condizioni) e stati di metastabilità. (d) Trasformazione dei sistemi ecologici. Secondo l ecologia generale essa era intesa per successioni lineari e stadi deterministici, in cui la storia svolge un ruolo secondario. Va intesa invece per successioni non lineari e biforcazioni imprevedibili, in cui la storia riveste un ruolo essenziale. Questo significativo argomento, che in sé giustifica la VAS, difficilmente viene affrontato nel corso delle valutazioni, in quanto la valutazione di ipotesi relative a successioni non lineari ed a biforcazioni imprevedibili porta alla definizione di scenari complessi e, in alcuni casi, al ben preciso definirsi del do nothing at all oppure do nothing at present and monitor the next future. (e) Disturbo ambientale. Il concetto di impatto, da eliminare o ridurre al minimo, va sostituito con il concetto di disturbo come fattore strutturante se incorporabile entro la scala superiore a quella di interesse. (f) Biodiversità. Tradizionalmente, eterogeneità a livello di specie o di genere, considerata positiva se crescente, è da considerare oggi come eterogeneità di tutti i livelli di organizzazione della vita, considerata positiva anche se in molti casi diminuisce con l aumento dell ordine interno ai sistemi. Non è la quantità che conta, ma sono il ruolo svolto nel contesto e la qualità! (g) Naturalità. Considerata crescente in rapporto all assenza di attività antropiche e all alta biodiversità, è invece legata allo stato ecologico di sistemi in cui può essere presente anche l uomo ed è un concetto indipendente dal livello della biodiversità. (h) Metodologia di valutazione. Tradizionalmente interdisciplinare, riferita alla dinamica di un livello specifico di organizzazione, e condotta per settori tematici separati, dovrebbe invece essere considerata transdisciplinare, sistemica, clinico-diagnostica, riferita ad una dinamica gerarchica su più livelli di organizzazione e di scala temporale. A tutt oggi gli scriventi, nella loro pluriennale esperienza ed analisi di molteplici 18

19 VAS, non hanno avuto modo di individuare una metodologia capace di tenere in considerazione tutti questi aspetti contemporaneamente, ad eccezione di quella che, proprio per questo, qui si presenta. Il degrado del termine ecologia, oggi utilizzato per lo più impropriamente, ha indotto a tradurre la Scuola Biologico-Integrata di Ecologia del Paesaggio col termine più appropriato di Bionomia del Paesaggio (Ingegnoli, 2010, 2011). I principali settori teorici della bionomia del paesaggio riguardano: (i) anatomia e fisiologia del paesaggio, la cui struttura è sintetizzabile nel concetto di ecotessuto, che va oltre il vecchio concetto di mosaico ecologico sottolineando una integrazione più complessa fra le componenti, anche nel funzionamento; (ii) trasformazioni e patologie del paesaggio, centrati sul rapporto normalitàalterazione e in cui si dimostra che, anche in assenza di inquinamento, il degrado del paesaggio può portare alterazioni di salute anche all uomo; (iii) analisi della componente vegetale del paesaggio che, dopo aver sottolineato i limiti della fitosociologia, propone un nuovo metodo di studio della vegetazione adatto ad affrontare i problemi posti dal paesaggio: il LaBiSV (Landscape Bionomical Survey of Vegetation, sensu Ingegnoli e Pignatti, 2007); (iv) analisi faunistica e antropica del paesaggio, che studia i rapporti delle popolazioni animali e umane con il paesaggio, sottolineando il concetto di habitat umano che, fra l altro, pone fuori gioco la grandezza di densità geografica di popolazione ; (v) analisi ecologiche generali del paesaggio, che propongono indicatori neutrali e bionomici adatti allo studio della struttura e della dinamica del paesaggio; (vi) analisi storica del paesaggio, che indica criteri e metodi di ricostruzione dei paesaggi antichi e di valutazione delle componenti pregresse; (vii) valutazione diagnostica del paesaggio, che espone principi, criteri e metodi di valutazione clinico-diagnostica di unità di paesaggio. A tutto questo si deve aggiungere lo studio dei: (viii) criteri applicativi della bionomia del paesaggio ai numerosi problemi odierni. Ne risulta, di conseguenza, la figura dell ecologo del paesaggio come medico dei sistemi ambientali (ecoiatra), in grado di applicare i principi e i metodi della bionomia del paesaggio in modo decisamente innovativo a campi oggi della massima importanza, quali la conservazione della natura, la pianificazione del territorio, il riequilibrio dei paesaggi agricoli, la valutazione dell ambiente, lo studio della biodiversità, la progettazione ambientale. 19

20 PRINCIPALI INDICATORI DELLA BIONOMIA DEL PAESAGGIO La comprensione del comportamento di un sistema complesso, quale un paesaggio o una sua porzione, richiede quindi l utilizzo di indici e/o funzioni ad hoc, che cioè siano già in grado di integrare, in maniera gerarchica e transdisciplinare, più informazioni e contenuti, semplici o complessi che siano. Ne sintetizziamo alcuni a titolo di esempio. >> Habitat Umano (HU), (Ingegnoli, 1993, 2002) definibile come l insieme delle aree: (a) dove la popolazione umana vive, (b) che gestisce in modo permanente totale o parziale e (c) nelle quali apporta energia sussidiaria limitando la capacità di autoregolazione dei sistemi naturali. Esso si distingue dall analogo concetto usato in urbanistica, in quanto considera la dimensione funzionale delle tessere: così anche una foresta naturale può contenere una percentuale di HU. L importanza di questo indice risiede nel fatto che costituisce la variabile indipendente nei modelli di studio dei paesaggi, anche nel caso di bassi livelli di antropizzazione. Si esprime come percentuale della superficie di una unità di paesaggio: HU = % UdP. >> Habitat Standard (HS) (Ingegnoli, 1993, 2002), che misura lo spazio ecologico (non geografico) disponibile concretamente per un individuo (habitat pro capite). HS = HU/n Ab [m 2 /abitante] Un HS minimo ottimale (HS*) calcolato per i paesaggi temperati della fascia basale (pianura e collina) tenendo conto dei principali sottosistemi funzionali (apparati paesistici) risulta: HS* = HSprt + HSres + HSsbs + HSprd4 = [m 2 /abitante] >> Capacità Portante delle unità di paesaggio antropizzate ( ). (Ingegnoli, 1993, 2002), identificabile dal rapporto = HS/HS* (spazio ecologico reale/spazio ecologico teorico minimo). Distingue i paesaggi eterotrofi ( < 1) da quelli autotrofi ( >1) e aiuta a riconoscere i tipi di paesaggio (urbano, suburbano, agricolo ). >> Biological Territorial Capacity (BTC) o biopotenzialità territoriale (Ingegnoli 1991, 1999, 2002), una sintetica funzione riferita a ecosistemi vegetati e basata su: (1) il concetto di resistance stability ; (2) i principali tipi di ecosistemi della biosfera; 4 HSprt = quota parte di habitat standard pro capite riferibile alla componente protettiva del paesaggio (verde artificiale o semi-naturale); HSres = analogo per la componente residenziale; HSsbs = analogo per la componente sussidiaria (industrie+ rete di trasporti+ grandi spazi commerciali+ energia); HSprd analogo per la componente produttiva (agricola). 20

21 (3) i loro dati metabolici (biomassa, produttività primaria, respirazione, R/PG, R/B). Essa misura il grado di capacità metabolica relativa e il grado di mantenimento antitermico relativo dei principali ecosistemi, espressi in Mcal/m 2 /anno. L indice della BTC deve essere uno dei punti cardine della VAS, in quanto, la sua definizione al momento della valutazione diventa il parametro di verifica nel tempo della corretta o errata scelta fatta dal pianificatore, in funzione dell aumento o della caduta dell indice stesso. >> Valutazione bionomico-paesistica della vegetazione. Va subito precisato che il metodo LaBiSV (cfr. Tab.1) si distacca dal tradizionale metodo fitosociologico (Braun-Blanquet, 1928), dato che la vegetazione che forma una unità di paesaggio non può essere valutata solo sulla base del tipo di specie naturali presenti e posta in rapporto con un concetto di vegetazione potenziale che è ormai superato. In altre parole, la valutazione dello stato reale della vegetazione si effettua non tramite il confronto con una potenzialità astratta di esistenza di un altra fitocenosi, generalmente arborea, su scala temporale indeterminata e del suo sviluppo con modalità lineari, bensì tramite il confronto con una potenzialità reale di funzionamento ecologico della stessa fitocenosi in esame per periodi di tempo circoscritti e con modalità di sviluppo non lineari (flessi e biforcazioni): si tratta del nuovo concetto di fittest vegetation (sensu Ingegnoli, 2002; Ingegnoli e Giglio, 2005; Ingegnoli e Pignatti, 2007). Tab. 1. Landscape Bionomics Integrated Survey of Vegetation (LaBISV): sintesi metodologica Riferimenti teorico-metodologici (Ingegnoli e Pignatti, 2007) (a) Vegetazione e paesaggio: biosistemi interagenti (b) Concetto di ecotessuto, (c) Biological territorial capacity of vegetation (BTC), (d) Modello di sviluppo della vegetazione. Fasi Attività Operazioni principali Note I II III IV V VI Identificazione della unità di paesaggio (UdP) Scelta delle tessere di vegetazione da rilevare (Ts) Raccolta dei dati geografici Raccolta di dati storici e antropici Rilievo dei caratteri di tessera (TS) Rilievo dei parametri di fitomassa Riconoscere i confini dell UdP seguendo la Biological Integrated School of Landscape Ecology Identificare i tipi di vegetazione e/o loro differenze strutturali, i loro caratteri ecologici e il perimetro delle diverse tessere. Dati locali di UdP, e.g. clima, substrato, morfologia, etc. Acquisire da vecchie mappe o libri, informazioni sui principali usi del suolo e cambiamenti storici. Altezza della vegetazione (canopy), copertura, struttura, margini, gestione, etc. Fitomassa morta, spessore delle lettiera, volume di fitomassa. Ingegnoli, 2002, 2005; Ingegnoli & Giglio 2005 Differenziare le Ts da eventuali aree di saggio Un Ts può appartenere a macchia o corridoio Fitomassa epigea 21

22 VII VIII IX X Rilievo dei parametri di ecocenotopo Rilievo dei parametri eco-paesistici Valutazione dei parametri di vegetazione Valutazione della qualità ecologica (Q) Specie dominanti, ricchezza di specie, specie alloctone, forme biologiche, stratificazione, piante ammalate, rinnovo, stato dinamico, etc. Contiguità, source/sink, ruolo funzionale, incorporazione dei disturbi, instabilità geofisiche, interesse faunistico, trasformazioni, etc. Ordinare i parametri in 4 classi secondo un scheda standard, valutare per colonne. Valutare(%) per gruppo di parametri o per l intera scheda XI Stima della BTC Stimare attraverso equazioni derivate dallo studio di appositi modelli secondo la teoria della Biopotenzialità territoriale XII Applicazioni diagnostiche Comparare con altre Ts e l UdP. Evidenziare i parametri alterati. Rapportare con altri indicatori correlati. Elaborare una diagnosi complessiva. Necessario un riferimento alla fitosociologia I punteggi dipendono dai tipi di vegetazione Pertanto, seguendo il nuovo metodo di parametrizzazione della vegetazione, proposto in Ingegnoli (2002) e ripreso in Ingegnoli & Giglio (2005) e Ingegnoli & Pignatti (2007), ed utilizzando una scheda standard specifica per il tipo di vegetazione in esame, è possibile valutarne il grado di organizzazione e conseguentemente il livello di qualità. >> Diagnosi ambientale mediante la metastabilità generale di una UdP. E possibile elaborare diversi modelli di controllo dello stato bionomico di un paesaggio in esame. Il più significativo in senso diagnostico è esposto in Fig. 1 e rappresenta la curva della funzione di g-lm, cioè della metastabilità generale di una UdP, tracciata calcolando la normalità ottimale delle condizioni bionomiche. Figura 1. Curva della metastabilità generale (g-lm) di una unità di paesaggio, misurata in bit Mcal/m 2 /a rispetto la variabile indipendente HU. Si noti che il massimo della curva si ottiene per HU = 3%. Le curve sottostanti (tratteggiate) si riferiscono ai casi di territori con aree sterili o sopra il limite delle foreste (e.g. rocce nude, ghiacciai, etc.). 22

23 La curva è suddivisa in 8 tratti, segnati da barre verticali che rappresentano i tipi di paesaggio più significativi nella fascia temperata: (da sinistra a destra) (a) forestale-naturale, (b) forestale semi-naturale, (c) forestale-agricolo (e for. turistico), (d) agricolo protettivo, (e) agricolo produttivo, (f) rurale-suburbano, (g) urbano, (h) urbano-denso. Ovviamente possono verificarsi anche condizioni intermedie. La variabile indipendente è l habitat umano (HU) e si può notare che il valore massimo della metastabilità generale (g-lm) non è con HU = 0%, ma con HU = 3%, per cui fino ad HU = 10% si è in presenza di condizioni di naturalità del paesaggio in esame (g-lm perde solo 0,025 rispetto al massimo), mentre un paesaggio semi-naturale può arrivare anche fino a HU = 22 (corrispondente a g-lm = 48). Ricordiamo che g-lm rappresenta una quantità di informazione legata alla biodiversità funzionale τ (Ingegnoli, 2011). SCHEMA METODOLOGICO PER LO STUDIO DELLO STATO ECOLOGICO DI UNA UNITÀ DI PAESAGGIO OBIETTIVI E INQUADRAMENTO Nello studio dell ambiente si chiede quasi sempre di procedere per tematiche separate (componenti) e per riferimenti economico-amministrativi. Se invece si vuole affiancare ad un semplice dovere di legge una conoscenza seria sul reale stato di salute di un area territoriale, è necessario passare da una metodologia tradizionale di pianificazione del territorio ad una nuova metodologia capace di 23

24 tenere conto dei principi di bionomia del paesaggio, come viene mostrato nella figura seguente (FIG. 2). CONTEXTSCALE LANDSCAPEUNITSCALE (EXANTE) ECONOMICAL POLITICAL CULTURAL Environmental INPUTS EX POST controls S.E.A. Old plan Preliminary Plan NEW TERRITORIAL PLAN & Monitoring UPPER SCALE PLANS Fig.2. Confronto fra le mappe concettuali del metodo tradizionale di pianificazione del territorio e il metodo derivato dai principi di bionomia del paesaggio (destra). Si noti la maggiore complessità del metodo più scientificamente valido. Si ricorda, infatti, che l ecologo, come un medico, non può compiere valutazioni su un sistema vivente limitandosi a ordinare e studiare i suoi componenti e pretendendo così di conoscere il comportamento generale: per il principio delle proprietà emergenti, deve studiare innanzi tutto gli apparati specifici, le modalità di trasformazione, i complessi anatomici e fisiologici propri dell entità vivente in esame, intesa come un tutto vivente. Uno schema metodologico opportuno, compatibile con la mappa concettuale di una avanzata pianificazione del territorio come quella esposta nella figura 2 per lo studio di una certa unità di paesaggio (UdP), può essere quindi esposto come segue: i) Obiettivi principali dello studio 24

25 ii) iii) iv) Inquadramento e struttura dell unità di paesaggio Componenti territoriali attuali e nel passato Operazioni di analisi dell unità di paesaggio v) Valutazione diagnostica dello stato ecologico vi) vii) Criteri terapeutici di intervento Controlli ed eventuali cenni di gestione Aggiungendo qualche dettaglio e precisazione alle fasi precedentemente presentate, notiamo quanto segue. I) Obiettivi principali dello studio Dato un certo territorio da esaminare, e.g. il comune di San Gervasio, dalle indicazioni delle autorità amministrative e dai sopralluoghi effettuati, si osserva che è utile esprimere una serie di obiettivi, che costituiscono gli scopi principali dello studio da effettuare. Ciò è indispensabile in ogni ricerca scientifica applicata. Si ricorda che il bisogno di conoscere lo stato ecologico del territorio in esame è solitamente alla base di qualsiasi intervento. In particolare, una diagnosi preliminare di tale stato è necessaria prima di qualsiasi approfondimento. II) Inquadramento e struttura dell unità di paesaggio Va effettuato a diverse scale per collocare il territorio in oggetto nel suo sistema paesistico e per individuare i limiti e la struttura della (o delle) unità di paesaggio che lo identificano. Si attua attraverso: (a) localizzazione e qualificazione delle aree di tutela della zona o vicine (b) struttura e quantificazione della eventuale conurbazione (c) definizione di limiti naturali e antropici delle UdP (d) acquisizione dei dati geografici generali sulle UdP (e) individuazione dei principali ecotopi (f) effettuazione di misure generali sugli ecotopi 25

26 FASI DI ANALISI Continuando in un parziale approfondimento (per il dettaglio maggiore si veda Ingegnoli, 2002, 2011; Ingegnoli & Giglio, 2005), il metodo proposto comporta una fase di analisi così ripartibile: III) Componenti territoriali attuali e nel passato Evidenziazione delle principali tematiche dell uso del suolo attuali (e.g. boschi, prati, campi, filari, frutteti, urbano, industriale, reti stradali e ferroviarie, popolazione umana, ), possibilmente con distinzioni per caratteristiche ecologiche, cioè specificando almeno le principali fisionomie di boschi, prati, coltivi, etc. e del passato (almeno due stati precedenti, a a coprire una dinamica di almeno anni). IV) Operazioni di analisi dell UdP La sequenza delle operazioni di analisi è spesso iterativa, quindi è difficile programmare delle fasi consequenziali: meglio cercare di suddividerle in tre parti riguardanti struttura paesistica, funzioni paesistiche, trasformazioni dell unità di Paesaggio (UdP). Ad esempio: (a) Struttura paesistica: - carta geomorfologica del territorio, della rete fluviale e delle sorgenti, fisionomica della vegetazione e dimensione frattale (D) di componenti rilevanti ; - analisi della vegetazione secondo l ecologia del paesaggio e stima dei livelli di BTC delle tessere vegetate; - presenza e distribuzione della fauna; - preesistenze storiche e archeologiche; - tipi di barriere e margini, sia antropici che naturali; - pattern strutturale di insieme e diversità strutturale (H) sui tipi di elementi; - distribuzione degli apparati paesistici e determinazione degli habitat umano e naturale; (b) Funzioni paesistiche: 26

27 - dati climatici, con andamento negli ultimi 30 anni e diagramma termopluviometrico; - considerazioni sui processi geologici (e le glaciazioni) ed eventuale carta della pericolosità idrogeologica; - valutazione ecologica dei tipi di vegetazione e dinamica della BTC della vegetazione; - dinamica e densità ecologiche della componente faunistica, della popolazione e del turismo, degli apparati paesistici e dell HU; - regime dei disturbi presenti; - habitat standards pro capite (per HU e HN); - (c) Trasformazioni dell UdP: - analisi dei cambiamenti nell uso del suolo e negli apparati paesistici, in forma non solo quantitativa ma anche di organizzazione spaziale e dinamica frattale (D) di componenti rilevanti; - dinamica dell Habitat Umano rispetto alla BTC ed alla metastabilità generale LM; - cambiamento della connettività e/o chiusura dei margini; FASI DI ELABORAZIONE A FINI DIAGNOSTICO-TERAPEUTICI V) Valutazione diagnostica dello stato ecologico Considerazioni clinico-diagnostiche sulle precedenti analisi. Confronto dei risultati delle analisi con i modelli di normalità ottimale ed approntamento di una cartella clinica del territorio esaminato. VI) Criteri terapeutici di intervento Sulla base della cartella clinica, gli interventi necessari potrebbero essere anche molti, ma non tutti sono da approfondire allo stesso livello e/o presentano la medesima urgenza; la loro articolazione dovrà seguire, perciò, criteri di priorità. Es: - Mitigazione e compensazioni dei disturbi fuori scala 27

28 - Progetto di rete ecologica e sue caratteristiche - Progetto di ampliamento o nuova formazione delle aree di riserva - Pianificazione e progetto di aree ricreative attrezzate - Progetto di miglioramento degli attuali margini dell UdP - Progetto di eventuale recupero delle cave etc. VII) Controlli e cenni di gestione Dopo aver inserito le conseguenze dovute ai progetti o ai piani in itinere nei principali modelli diagnostici, si dovrà constatare una tendenza di effettivo miglioramento dello stato ecologico dell UdP (Fig. 3). Cenni di gestione secondo i criteri di ecologia del paesaggio potranno essere aggiunti per categorie normative. Variazione dell'indice diagnostico dello stato ecologico dell'udp1 di Mori con le possibili tendenze di piano storico trasf, 30 piano a 20 piano b Fig. 3. Attraverso un opportuno indice diagnostico (ID) calcolato su almeno parametri di bionomia del paesaggio (sensu Ingegnoli, 2011) si può controllare la dinamica di trasformazione di una unità di paesaggio (UdP) e progettare un piano territoriale che non continui il trend attuale (triangolino basso) ma invece cambi decisamente la direzione di sviluppo. I colori a fianco indicano le classi di alterazione del paesaggio in esame. 28

29 CONCLUSIONI In sintesi, l analisi preliminare della Landscape Ecology (meglio Bionomia del Paesaggio) nella VAS consegna al Committente una cartella clinica del territorio esaminato, evidenziandone eventuali patologie già presenti ma anche alcune che una dinamica mantenuta come quella attuale potrebbe far insorgere negli anni a venire, permettendone la prevenzione. Infatti, una delle innovazioni dell approccio VAS proposto è quella di fornire, per ogni gruppo di parametri considerato e/o ogni fase presa in considerazione, dei valori quantitativi -attuali, passati e futuri- nonché delle direzioni di dinamica di sviluppo terapeuticamente corrette, con i quali anche le Pubbliche Amministrazioni possano confrontarsi nel momento in cui debbano prendere delle decisioni. Ciò permette scelte più consapevoli, anche in relazione alla salute umana, con la quale lo stato ecologico dell ambiente si sta rivelando avere rapporti sempre più stretti. CENNI BIBLIOGRAFICI BETTINI, V., CANTER, L., ORTOLANO, L. (2000) Ecologia dell impatto ambientale, UTET Libreria, Torino. INGEGNOLI, V. & PIGNATTI, S. (Eds.), (1996) L ecologia del paesaggio in Italia. Pp ISBN , UTET-Città Studi, Milano. INGEGNOLI, V. (1998) Landscape ecological principles in the environmental compensation of the Gallarate railway-motorway exchange area (Lombardy). In: Dover JW, Bunce RGH (eds) Key Concepts in Landscape Ecology. ISBN , Colin Cross Ptd. Ltd, Garstang (Great Britain), pp INGEGNOLI, V. (1999) Definition and Evaluation of the BTC (Biological Territorial Capacity) as an Indicator for Landscape Ecological Studies on Vegetation. In Sustainable Landuse Management: The Challenge of Ecosystem Protection. EcoSys: Beitrage zur Oekosystemforschung, Suppl Bd 28: INGEGNOLI, V. (2001) Landscape Ecology. In: Baltimore D, Dulbecco R, Jacob F, Levi-Montalcini R (eds.) Frontiers of Life. vol IV, Academic Press, New York, pp INGEGNOLI, V. (2001) Rilievo di tessere forestate e valutazione sintetica del loro stato secondo l ecologia del paesaggio. In ISAFA, Comunicazioni di Ricerca 2: INGEGNOLI, V. (2002) Landscape Ecology: A Widening Foundation. Pp.1-357, ISBN , Springer-Verlag, Berlin, Heidelberg, New York. 29

30 INGEGNOLI, V. & GIGLIO, E. (2005) Ecologia del paesaggio: manuale per conservare, gestire e pianificare l ambiente. pp ISBN , Simone Edizioni-Esse Libri, Napoli. INGEGNOLI, V. (2005) An innovative contribution of landscape ecology to vegetation science. ISSN , Israel Journal of Plant Sciences Vol. 53: INGEGNOLI, V. (2006) The study of vegetation for a diagnostical evaluation of agricultural landscape. Some examples from Lombardy. Annali di Botanica NS, ISSN vol. VI: INGEGNOLI, V. (2007) Analysis and diagnostic evaluation of the ecological state of forests in a changing environment, in accordance with landscape ecological criteria. in J Eichhorn (Ed) Symposium: Forests in a changing Environment: Results of 20 years ICP Forests Monitoring, ISSN Göttingen. pp , Sauerländer, Frankfurt. INGEGNOLI, V. & PIGNATTI, S. (2007) The impact of the widened Landscape Ecology on Vegetation Science: towards the new paradigm. Springer Link: Rendiconti Lincei Scienze Fisiche e Naturali, s.ix, vol.xviii: INGEGNOLI, V. (2008) Ecological trasformations in the forest landscape unit at one alpine spruce (Picea abies K.) CONECOFR plot, Fourth report of the Task Force on Integrated and Combined (I&C) evaluatin of the CONECOFOR programme. Ann. CRA-Centro Ric.Selv. ISSN , Vol. 34, : INGEGNOLI, V. (2010) Ecologia del paesaggio: l ecologia del paesaggio biologico-integrata. In: T. Gregory (Ed.) XXI Secolo. Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, vol. IV. Roma, pp INGEGNOLI, V. (2011). Non-Equilibrium Thermodynamics, Landscape Ecology and Vegetation Science, In: Thermodynamics - Systems in Equilibrium and Non-Equilibrium, Juan Carlos Moreno- Piraján (Ed.), ISBN: , InTech, Available from: INGEGNOLI, V. (2011). Bionomia del paesaggio. L ecologia del paesaggio biologico-integrata per la formazione di un medico dei sistemi ecologici. Springer-Verlag, Milano, pp. XX+340. si veda il capitolo 14: Criteri avanzati nella conduzione di una valutazione ambientale strategica: studio pilota in Trentino pp PENROSE, R. (1994). Shadows of the Mind. A Search for the Missing Science of Consciousness, Oxford University Press, Oxford 1994 POINCARE, H. (1989), Scienza e metodo, in Opere epistemologiche, a cura di G. Boniolo, vol. II, Piovan, Abano Terme, pp PRIGOGINE, I. (1991). The arrow of time in C.Rossi, E. Tiezzi (a cura di ), Ecological Physical Chemistry, Elsevier, Amsterdam PRIGOGINE, I. (1994).OIKOS Lecture, Siena, november 1994, Laws and events: the concept of nature TIEZZI, E. (1996). Fermare il tempo. Un interpretazione estetico-scientifica della natura. Prefazione di Ilya Prigogine, Raffaele Cortina Editore, Milano, pp

31 COMPLESSITÀ E PARTECIPAZIONE NELLA VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI CUMULATIVI di Giuseppe Magro Il tema degli impatti cumulativi costituisce un aspetto strutturale rispetto ad ogni processo di analisi e valutazione ambientale. La valutazione sulla significatività delle componenti cumulative di impatto all interno dei sistemi territoriali ed ambientali rappresenta infatti uno degli elementi da cui dipende l efficacia del processo stesso di valutazione; non solo a causa della tyranny of small decisions (Odum 1982) che contribuisce a determinare condizioni di incertezza rispetto alle azioni considerate di lieve entità e quindi non sottoposte a valutazione, ma anche per le componenti non lineari associate agli impatti diretti generati da azioni prese comunque in considerazione nell ambito della valutazione. Questo aspetto di complessità paradigmatica dovrebbe indurre ad assumere un approccio critico e cautelativo proprio negli ambiti caratterizzati da elevate valenze territoriali, ambientali e sociali, in cui gli effetti sinergici e cumulativi di azioni di trasformazione assumono una particolare rilevanza. In tali situazioni i processi di acquisizione delle conoscenze e quindi di caratterizzazione delle componenti costitutive di un territorio, dovendo definire forme concettuali e rappresentative di tipo composito, risultano di difficile gestione. Ciò ha portato spesso i decisori locali a rischiose semplificazioni nell analisi degli scenari evolutivi e a conseguenti decisioni palesemente in contrasto con ogni criterio di sostenibilità e tutela ambientale. L analisi e la valutazione degli impatti cumulativi dovrebbero quindi essere effettuate con estrema attenzione, dotandosi di approcci in grado di tracciare anche quegli aspetti di complessità che in fase previsionale risultano di difficile stima ma la cui individuazione riduce il rischio di trascurarne potenziali componenti rilevanti di impatto. Per tali ragioni il tema assume particolare rilevanza proprio 31

32 nell ambito dei territori della Via Francigena, la cui valenza storico culturale, interrelata a componenti sociali ed ambientali composite, richiede la combinazione di metodi e tecniche analitiche di tipo strutturato. Ciò per consentire di porre in relazione aspetti di ordine analitico, derivanti dalla caratterizzazione degli scenari di cumulatività degli impatti, rispetto a componenti non direttamente computabili ma comunque sostanziali nelle dinamiche di espressione e partecipazione territoriale. Di fronte agli inevitabili limiti nella applicazione di ogni modello analitico e conoscitivo, gli analisti e i decisori, trovandosi comunque nella condizione di dover assumere delle scelte sul cui esito permangono incertezze, dovrebbero ricercare (1) il massimo livello di scientificità e trasparenza e (2) la più ampia dimensione di partecipazione sociale. La partecipazione costituisce un elemento rilevante nella definizione e nel controllo dei processi di trasformazione territoriale. La partecipazione, intesa come il ruolo dei soggetti nell espressione di giudizi e quindi nella valutazione degli esiti sull operato di altri soggetti, rappresenta infatti la base strutturale su cui il processo democratico dovrebbe realizzarsi all interno dei sistemi territoriali. Il livello e le modalità con cui diversi soggetti partecipano alla costituzione dei quadri informativi territoriali, e dei relativi strumenti di pianificazione e governo, rappresentano un elemento fondamentale nella valutazione di un sistema sociale e del relativo rispetto dei principi basilari di uguaglianza e democrazia. La costruzione di questi valori diviene quindi parte integrante dell analisi ambientale e l estensione del dominio di partecipazione sociale delle comunità nella definizione concreta delle scelte di trasformazione, dovrebbe essere intesa come la strategia per garantire un adeguato controllo rispetto alla tyranny of small decisions. 32

33 LA VAS COME STRUMENTO ESPLORATIVO La VAS costituisce lo strumento in cui l analisi degli impatti cumulativi e la partecipazione dovrebbero ricercare forme di sintesi funzionali alla valutazione di ogni ipotesi di trasformazione territoriale. Per ricercare componenti comuni a questi due aspetti apparentemente distanti è necessario esprimere il sistema territoriale ed ambientale come l insieme composito delle molteplici letture che hanno contribuito a determinarne la struttura e la sua evoluzione. Ogni attribuzione di valore e significato alle sue componenti deriva da processi, più o meno tracciabili, che nel corso della storia hanno scritto, interpretato e valutato il territorio come sistema di elementi e funzioni. Non avrebbe alcun significato parlare di tutela senza ricercare le ragioni che ne hanno consentito l identificazione in una componente e quindi in uno stato del sistema rispetto ad un altro. Ogni espressione di valore è quindi di fondamentale importanza nella caratterizzazione delle componenti territoriali da tutelare perché nelle ragioni stesse che hanno portato al riconoscimento del valore come funzione fondamentale e irrinunciabile si trovano gli aspetti rilevanti e peculiari che rendono unici e irripetibili determinati stati del territorio come sistema. La VAS deve quindi ricercare queste dinamiche di attribuzione informativa che costituiscono l impianto strutturale di un territorio, il punto di partenza da cui risulta possibile ogni altra forma di lettura funzionale al raggiungimento degli obiettivi di conservazione e tutela che ne identificano il significato prevalente. I soggetti che partecipano al territorio sono parte integrante della sua identità e contribuiscono alla costruzione di questo sistema di attribuzione informativa e quindi di valenze che l analista ha il compito di riportare sul piano della valutazione. Che si tratti di una fascia ecologica o di una chiesa romanica, l importante è comprenderne le funzioni rispetto alle dinamiche evolutive del sistema, ricostruendo scenari ed esplorandone la conformità rispetto questi obiettivi di tutela e conservazione, che siano stati formalizzati o meno in leggi e regolamenti non deve rappresentare la condizione per una loro adozione o 33

34 esclusione all interno del processo valutativo. L impatto ambientale e quindi la sua dimensione cumulativa assumono una valenza sostanziale proprio rispetto alla lettura del territorio come sistema culturalmente aperto, in cui l espressione di un giudizio o l assunzione di una decisione hanno un peso effettivo nell alterazione delle sue dinamiche evolutive. L alterazione dei caratteri morfologici di un crinale o la perdita di valenza storico culturale di componenti costitutive del sistema contribuiscono significativamente alla modifica di condizioni strutturali in grado di alterare irreversibilmente la riconoscibilità di un territorio e quindi di smarrirne l identità e la memoria. La concentrazione di un inquinante, il livello di rumore o l inquinamento di una falda contribuiscono all alterazione delle funzioni biologiche di base degli organismi, strettamente correlate alle condizioni esistenziali generali rispetto alle quali un individuo percepisce la qualità della propria vita. Aspetti di ordine socio-sanitario e territoriale-ambientale sono quindi strettamente interrelati per cui si comprende come la cumulatività degli impatti e la partecipazione costituiscano due componenti della VAS che dovrebbero rilevare quella complessità che, se non gestita, rischia di acuire i conflitti e le problematiche aperte nel difficile rapporto tra amministratori e cittadini. I PRINCIPI FONDAMENTALI DELL ANALISI DEGLI IMPATTI CUMULATIVI Il concetto di cumulo con altri progetti viene comunemente indicato con il termine di impatti cumulativi o di effetti cumulativi, questi termini possono essere considerati come sinonimi (Canter, 1996). Il tema degli impatti cumulativi è tuttora oggetto di ricerca e in letteratura vi sono diverse definizioni che pur mantenendo un comune denominatore si focalizzano su aspetti differenti: 34

35 Tabella n. 1: Definizioni di impatti cumulativi 5 Canadian Environmental Assessment Research Council, 1988 Giplin, 1995 Giplin, 1995 Rees, 1995 Definizioni di Impatti Cumulativi Effetti che possono manifestarsi quando si verificano impatti sull ambiente naturale e sociale così frequenti nel tempo e così concentrati nello spazio che gli effetti dei singoli progetti non riescono ad essere assimilati. Si possono inoltre verificare quando gli impatti di un attività si combinano in modo sinergico con quelli di un altra Effetti che scaturiscono dall interazione fra più progetti e che concorrono a una prolungata degradazione ambientale Effetti riferiti alla progressiva degradazione ambientale derivante da una serie di attività realizzate in tutta un area o regione anche se ogni intervento, preso singolarmente, potrebbe non provocare impatti significativi Impatti ambientali additivi provocati da un agente casuale persistente nel tempo. Tali impatti possono verificarsi quando: (a) il sistema interessato è perturbato ripetutamente dallo stesso agente locale con una frequenza tale da non lasciargli il tempo di riprendersi tra un evento e l altro (time crowding); (b) il sistema è perturbato da più agenti o attività non necessariamente simili ma che producono effetti analoghi, in un area troppo ristretta perché gli impatti combinati possano venire assimilati (space crowding). 5 Elaborazione a partire da Bettini V., Valutazione dell impatto ambientale Le nuove frontiere, UTET Libreria,

36 Council of Environmental Quality (CEQ) Impatti sull ambiente causati dall effetto incrementale dell azione proposta quando si aggiunge ad altre passate, presenti e ragionevolmente prevedibili in futuro, indipendentemente da quale ente pubblico o privato sia responsabile di tali azioni Spaling, 1997 Accumulo di cambiamenti indotti dall uomo nelle componenti ambientali di rilievo (Valued Environmental Components, VEC) attraverso lo spazio ed il tempo; tali impatti possono combinarsi in maniera additiva o interattiva Sadar, 1997 Il Canadian Enviromental Assessment Act del 1995 invitava a includere nella procedura di VIA la valutazione di tutti gli effetti cumulativi sull ambiente che è probabile si verifichino a seguito della combinazione di più progetti o attività, già realizzate o che lo saranno in futuro, e la loro rilevanza Secondo il documento Study on the Assessment of indirect and cumulative impact as well as impact Interaction 6, gli impatti cumulativi sono gli impatti che derivano da cambiamenti incrementali provocati da altre azioni passate, presenti e ragionevolmente future presenti contemporaneamente al progetto in oggetto. Per L.W. Canter gli impatti cumulativi si definiscono come gli impatti sull ambiente che risultano da impatti incrementali di azioni quando si aggiungono ad altre azioni passate, presenti o ragionevolmente prevedibili in futuro, a prescindere da quale Ente (pubblico o privato) abbia intrapreso queste azioni. Gli impatti cumulativi possono derivare da azioni che se prese 6 European Commission, Study on the Assessment of indirect and cumulative impact as well as impact Interaction,

37 singolarmente hanno effetti minori, ma collettivamente hanno effetti significativi, che si svolgono in un periodo di tempo (Canter, 1996). Quindi, quando si parla di cumulo con altri progetti ci si riferisce ad alcuni aspetti fondamentali, quali 7 : a. la necessità di concentrarsi su azioni multiple che rappresentano fonti potenziali di impatti; b. la considerazione di diverse connessioni tra tali fonti e i ricettori di impatti (componenti ambientali biotiche e abiotiche); c. il riconoscimento che tali impatti potrebbero essere additivi, antagonisti o sinergici. Sono state proposte diverse classificazioni riferite agli impatti cumulativi, per esempio Irving distingue gli impatti cumulativi sulla base della loro origine (Irving et al., 1986) 8 : a. Impatti cumulativi Omeotipici: derivano dallo sviluppo di più azioni dello stesso tipo; b. Impatti cumulativi Eterotipici: derivano dalla combinazione di due o più azioni, o sfruttamento dei suoli, di tipo differente. Esistono diverse tipologie di effetti, effetti di tipo ecologico (ad esempio effetti su risorse naturali e su componenti, strutture o funzioni degli ecosistemi interessati), estetici, storici, culturali, economici, sociali o concernenti la salute, sia diretti che indiretti o cumulativi. Gli effetti cumulativi possono essere distinti in due ampie categorie: a. effetti diretti: effetti causati da un azione e che si verificano nello stesso luogo e nello stesso momento; b. effetti indiretti: effetti causati da un azione ma che si verificano in ritardo nel tempo o lontano dall azione, ma ragionevolmente prevedibili. 7 Bettini V., Valutazione dell impatto ambientale Le nuove frontiere, UTET Libreria, Bettini V., Valutazione dell impatto ambientale Le nuove frontiere, UTET Libreria,

38 Il Council of Environmental Quality fornisce una classificazione degli impatti cumulativi che tiene conto sia della loro fonte che del modo in cui detti impatti possono interagire tra loro: Tabella n. 2: Tipologie di impatti cumulativi 9 Azioni singole Azioni multiple TIPOLOGIE DI IMPATTI CUMULATIVI Processi Additivi Processi Interattivi Effetti additivi ripetuti Stressor derivanti da una relativi ad un singolo progetto singola fonte interagenti con il proposto biota ricevente generando un Es. la costruzione di una nuova impatto netto interattivo, strada in un parco nazionale non lineare. che provoca un continuo Es. Composti organici, inclusi sversamento di sali sulla i PCB, che danno origine al vegetazione circostante fenomeno del bio accumulo nella catena alimentare ed esercitano una tossicità sproporzionata su rapaci e mammiferi. Effetti derivanti da molteplici Effetti derivanti da molteplici fonti (progetti, fonti puntuali o fonti che colpiscono le risorse effetti generali associati allo ambientali in modo interattivo sviluppo) che colpiscono le (contrapposto o sinergico). risorse ambientali in modo Es: scarico di nutrienti o di additivo. acque surriscaldate in fiumi Es: l irrigazione agricola, i che insieme incrementano la consumi domestici, le attività fioritura algale e con un 9 Traduzione a partire da Council on Environmental Quality (CEQ), Considering Cumulative Effects Under the National Environmental Policy Act,

39 industriali di raffreddamento che contribuiscono ad impoverire le falde acquifere sotterranee. conseguente calo dell ossigeno che è maggiore degli effetti additivi di ciascun inquinante. La necessità di valutare i Progetti, i Piani e i Programmi tenendo conto del contesto in cui vengono inseriti, e quindi degli effetti cumulativi dovuti alla presenza di più fattori di stressor, è stata sottolineata nella normativa europea in materia di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) fin dal e in materia di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) fin dal Nel 1996, per quanto concerne la VIA, è stato emanato il DPR 12 aprile 1996 Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'articolo 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale, in attuazione, oltre che della L. 146/94, della Direttiva europea 85/337/CEE. Il DPR 12 aprile 1996 definisce condizioni, criteri e norme tecniche per l'applicazione della procedura d'impatto ambientale ai progetti inclusi nell'allegato II alla direttiva del Consiglio 85/337/CEE, concernente la valutazione d'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati. L allegato C al decreto suddetto definisce le informazioni da includere nello Studio di Impatto Ambientale; al punto 4 viene richiesta la Descrizione dei probabili effetti rilevanti, positivi e negativi, del progetto proposto sull'ambiente: a. dovuti all'esistenza del progetto; b. dovuti all'utilizzazione delle risorse naturali; 10 Direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati 11 Direttiva 2001/42/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente 39

40 c. dovuti all'emissione di inquinanti, alla creazione di sostanze nocive e allo smaltimento dei rifiuti; e la menzione da parte del committente dei metodi di previsione utilizzati per valutare gli effetti sull'ambiente. Nella classificazione dei probabili effetti rilevanti da considerare non viene fatto alcun riferimento specifico agli impatti cumulativi. Con l emanazione del D.Lgs n. 152/06 viene abrogato il DPR 12 aprile 1996; l allegato V alla Parte II del D.Lgs n. 152/06 Informazioni da inserire nello studio di impatto ambientale recepisce quanto indicato al punto 4 dell Allegato C del DPR 12 aprile 1996, non prendendo quindi in considerazione gli impatti cumulativi. Il D.Lgs n. 4/08 e dopo il D.lgs 128/2010 hanno modificato e integrato il D.Lgs n. 152/06. Il D.lgs 152/2006 e s.m.i. prevede per la VIA l inserimento nello Studio di Impatto Ambientale di una descrizione dei probabili impatti rilevanti, tra i quali quelli cumulativi (Allegato VII Contenuti dello Studio di impatto ambientale di cui all art. 22, punto 4, D.Lgs n. 152/2006 e s.m.i.). Per quanto concerne la VAS il D.Lgs n. 152/06 e s.m.i. prevede di inserire nel Rapporto Ambientale (Allegato VI) una descrizione dei possibili impatti significativi, compresi quelli cumulativi ed inoltre il carattere cumulativo degli impatti viene presentato nell Allegato I, come uno dei criteri che determina la verifica di assoggettabilità alla VAS di cui all art. 12 del D.Lgs n. 152/06 e s.m.i.. Per l analisi degli impatti cumulativi (Cumulative Effects Analysis, in seguito CEA) si fa riferimento al documento Considering Cumulative Effects Under the National Environmental Policy Act del Council on Environmental Quality (CEQ), redatto nel 1997, che definisce i principi dell analisi (si veda tabella successiva). 40

41 Ciascun principio definisce una particolare proprietà dell analisi degli impatti cumulativi e la loro applicazione consente di ottenere un analisi completa e dettagliata di tutti i tipi di impatto, compresi quelli cumulativi. Il principio fondamentale si riferisce al contesto di analisi degli impatti, ovvero tenendo conto delle risorse ambientali, delle comunità umane e degli ecosistemi e dei loro livelli massimi di accettabilità degli impatti. Tabella n. 3: I principi dell analisi degli effetti cumulativi12 PRINCIPI FONDAMENTALI DEGLI IMPATTI CUMULATIVI 1. Gli effetti cumulativi sono causati dall aggregazione di azioni passate, presenti e ragionevolmente prevedibili in futuro. Gli effetti di un azione proposta su una data risorsa, ecosistema o comunità include gli effetti presenti e futuri, in aggiunta agli effetti che si sono manifestai nel passato. Gli effetti cumulativi devono inoltre comprendere gli effetti (passati, presenti e futuri) causati da altre azioni che interessano la stessa risorsa. 2. Gli effetti cumulativi corrispondono agli effetti totali, sia diretti che indiretti, su una data risorsa, ecosistema o comunità, di ciascuna azione intrapresa a prescindere da quale ente (pubblico o provato) abbia intrapreso detta azione. Gli effetti individuali di una data attività possono aggiungersi o interagire causando effetti incrementali non individuabili se osservati singolarmente. Gli effetti incrementali apportati da azioni non correlate all azione proposta devono essere incluse nell analisi degli effetti cumulativi. 3. Gli effetti cumulativi devono essere analizzati in termini di risorse specifiche, ecosistemi e comunità umane colpite. Gli effetti cumulativi sono spesso valutati dalla prospettiva dell azione proposta. L analisi degli effetti cumulativi deve essere focalizzata sulla risorsa, ecosistema o comunità umana che può essere colpita e deve essere sviluppata su 12 Traduzione a partire da Council on Environmental Quality (CEQ), Considering Cumulative Effects Under the National Environmental Policy Act,

42 un adeguata comprensione della risorsa interessata. 4. Non è pratico analizzare gli effetti cumulativi di un azione sull intero universo, la lista degli effetti ambientali deve essere focalizzata sugli aspetti veramente significativi. Per un analisi degli effetti cumulativi che possa essere utile agli enti decisori e possa fornire le necessarie informazioni alle parti interessate, bisogna limitarsi alla definizione degli effetti significativi. I confini per la valutazione degli effetti cumulativi dovrebbero essere espansi sino al punto in cui la risorsa non è più significativamente colpita o gli effetti non interessano più la risorsa colpita. 5. Gli effetti cumulativi su una data risorsa, ecosistema, comunità umana sono raramente allineati con i confini politici e amministrativi. Le risorse sono suddivise in relazione alle agenzie ed enti competenti, ai confini amministrativi etc... Dato che le risorse naturali e socio-culturali sono raramente allineate ai confini amministrativi ogni autorità attuale governa solo su porzioni delle risorse interessate. L analisi degli effetti cumulativi sui sistemi naturali deve utilizzare confini naturali e l analisi relativa alla comunità deve usare confini socioculturali al fine di includere gli effetti. 6.Gli effetti cumulativi possono derivare dall accumulo di effetti simili o dall interazione sinergica di effetti differenti. Azioni ripetute possono causare effetti che si possono presentare tramite la semplice addizione (sempre più effetti dello stesso tipo) e le stesse azioni o azioni differenti possono causare effetti che interagiscono sino a causare effetti maggiori rispetto alla semplice somma degli effetti stessi. 7. Gli effetti cumulativi possono persistere anche una volta esaurita l azione che li ha causati. Alcune azioni possono causare danni più a lungo della vita stessa dell azione. L analisi degli effetti cumulativi deve applicare le scienze migliori e le migliori tecniche previsionali per valutare le conseguenze future catastrofiche potenziali. 42

43 8. Ogni risorsa, ecosistema o comunità umana colpita deve essere analizzata tenendo conto della sua capacità di assorbire gli effetti incrementali, tenendo conto dei suoi parametri spazio-temporali. L analista tende a pensare come la risorsa, l ecosistema o la comunità umana possa essere modificata date le esigenze di sviluppo dell azione. L analisi più efficiente degli impatti cumulativi si focalizza sugli aspetti necessari per mantenere la produttività e la sostenibilità della risorsa. I principi sopra riportati si riferiscono in particolar modo ai seguenti parametri: a. Dominio spazio-temporale dell analisi; b. Tipologie di effetti da considerare: effetti diretti ed indiretti; c. Contesto territoriale di analisi che comprenda le risorse ambientali, gli ecosistemi e le comunità umane; d. Cumulatività tra tipologie di effetti simili e/o differenti. Nel 1999 l US Environmental Protection Agency (EPA) ha proposto un approfondimento 13 circa i principi forniti dal NEPA e sopra presi come riferimento, in particolare relativamente ai seguenti aspetti: RISORSE E COMPONENTI ECOSISTEMICHE Si possono determinare quali risorse sono colpite da effetti cumulativi considerando: a. se la risorsa è particolarmente vulnerabile agli effetti incrementali; b. se l azione proposta è una delle tante azioni simili che avvengono nella stessa area geografica; c. se le altre attività presenti nell area hanno effetti simili sulla risorsa; d. se gli effetti sono stati storicamente significativi per la risorsa in questione; 13 US EPA Office of Federal Activities (2252A), Consideration of Cumulative Impacts in EPA Review of NEPA documents,

44 e. se altre analisi effettuate sulla stessa area hanno identificato effetti cumulativi preoccupanti. Spesso l analisi considera soprattutto risorse biologiche, ma potrebbero essere considerati anche altri tipi di risorse, tra cui siti storici e archeologici, servizi e questioni socio-economiche, aspetti culturali. Mentre ampie considerazioni sulle risorse sono necessarie per una valutazione adeguata degli impatti cumulativi, l analisi può essere approfondita solo in relazione alle risorse significativamente colpite. Similmente le componenti ecosistemiche possono essere considerate quando colpite significativamente da effetti cumulativi. CONFINI GEOGRAFICI E PERIODI TEMPORALI Generalmente gli ambiti dell analisi degli impatti cumulativi devono essere più ampi rispetto agli ambiti considerati nella valutazione degli effetti diretti ed indiretti. La scelta dei confini geografici e temporali deve basarsi, se possibile, sui confini naturali delle risorse e dei periodi di tempo per cui gli impatti dell azione persistono, anche oltre la vita del progetto. Per determinare gli ambiti spaziali appropriati per l analisi degli impatti cumulativi è necessario considerare in che modo le risorse vengono interessate dagli effetti di pressione; questo avviene in due fasi: a. identificazione dell area geografica che include le risorse potenzialmente interessate dalle pressioni esercitate dal progetto proposto; b. estensione dell area individuata, quando necessario, in modo da includere altre risorse interessate dagli effetti combinati del progetto e di altre azioni. La determinazione del periodo temporale può essere effettuata sulla base della durata degli effetti dell azione proposta; l analisi può fermarsi quando gli effetti (singoli o sinergici) vengono ritenuti di entità trascurabile. La scelta va valutata caso per caso a seconda delle caratteristiche delle risorse colpite, della 44

45 magnitudo e della scala degli impatti relativi al progetto e delle condizione di base degli impatti. AZIONI PASSATE, PRESENTI E PREVEDIBILMENTE FUTURE Per una valutazione adeguata è necessario esaminare il contesto in cui è inserito il progetto proposto e le azioni che si svolgono in esso; è necessario inoltre verificare: a. se l ambiente presenta condizioni di degrado e in quale misura; b. se le attività in corso nell area provocano impatti; c. i trend relativi alle attività ed agli impatti nell area. L analisi dovrebbe includere l utilizzo di trend informativi e di analisi interistituzionali su differenti scale di pianificazione per determinare gli effetti combinati di azioni passate, presenti e ragionevolmente prevedibili per il futuro. Le azioni che colpiscono altre risorse o che hanno effetti cumulativi non significativi sui target della risorsa non aggiungono valore all analisi. I seguenti aspetti possono risultare utili nell identificazione delle azioni correlate al progetto in analisi: a. la vicinanza del progetto con ogni altro progetto su base geografica e temporale; b. la probabilità che il progetto conduca ad una vasta gamma di effetti o ad un numero di progetti associati; c. la similitudine tra gli effetti del progetto e quelli di altri progetti; d. la probabilità che il progetto sia realizzato. Per l individuazione delle azioni future è necessario individuare quali possono essere le azioni ragionevolmente prevedibili. DESCRIZIONE DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI E necessario che venga inclusa la descrizione dello stato attuale dell ambiente e di come le risorse siano in grado di autosostenersi per delineare lo scenario di 45

46 confronto rispetto agli effetti relativi ai progetti proposti. Lo stato dell ambiente è necessario per valutare come la risorsa è variata nel tempo (e individuare eventuali effetti di progetti passati) e come potrebbe rispondere nel tempo. La selezione delle condizioni ambientali migliori a fini comparativi si basa su: a. Considerazioni relative a come appare l ambiente e quale sarebbe stata la sua evoluzione in assenza di alterazioni umane; b. Aspetti correlati a fattori di natura dinamica dell ambiente; c. Definizione degli attributi e delle caratteristiche ambientali che meglio rappresentano la tipologia di ambiente; d. Utilizzo di informazioni disponibili o ragionevolmente ottenibili. UTILIZZO DI SOGLIE PER VALUTARE IL DEGRADO DELLE RISORSE Le soglie possono essere utilizzate per indicare se una risorsa è stata degradata e se la combinazione degli impatti dell azione con altri impatti possa deteriorare le funzioni ambientali. Le soglie possono essere individuate dalla normativa o da regolamentazioni istituzionali. In assenza delle soglie l analisi può descrivere se la risorsa è stata interessata da impatti e in che modo questo evento si sia verificato. L utilizzo di soglie specifiche è pratico, scientificamente difendibile, e fornisce la scala di riferimento per le analisi. IL DCGIS: UN APPROCCIO SISTEMATICO E CONSERVATIVO ALL ANALISI DEGLI IMPATTI CUMULATIVI NELLA VAS Il sistema Dynamic Computational G.I.S. (DCGIS) consiste in una metodologia operativa, strutturata e sistematica per l analisi degli impatti ambientali e consente di: - tenere in considerazione e destrutturare gli elementi di stressor e di vulnerabilità del contesto territoriale in analisi e le azioni di un Piano e/o Progetto in termini spazio-temporali; 46

47 - correlare gli elementi di stressor territoriali (stressor) e le componenti di vulnerabilità ambientale (vulnerability) del dominio di analisi attraverso un algebra di sistema che tiene in considerazione: l evoluzione temporale dei potenziali scenari di impatto; l evoluzione spaziale dei potenziali scenari di impatto; l impatto specifico e cumulativo su ciascuna tipologia di bersaglio considerato (risorse ambientali, comunità umane, ecosistemi); - determinare stati di impatto per ciascuna correlazione stressorvulnerability, in termini conservativi e spazio temporalmente riferiti; - disporre di informazioni strutturate sulle potenziali condizioni di impatto specifico e/o cumulativi di un Piano, Programma o Progetto; - determinare gli impatti derivanti da situazioni multi-stressor (cumulative effects analysis); - effettuare specifiche valutazioni ed analisi comparative di impatto (comparative assessment) associate a diversi scenari di attuazione di un Piano, Programma o Progetto. La metodologia prevede la modellizzazione degli effetti generati da specifiche azioni di pressione antropica sulle componenti di vulnerabilità ambientale consentendo di definire (1) idonee misure di mitigazione e/o compensazione ambientale e (2) azioni di monitoraggio integrato in conformità a quanto previsto dal D.Lgs n. 152/06 e s.m.i. (Monitoring Based Corrective Action; Magro 2010). L analisi ambientale effettuata mediante la metodologia prevede che venga posto in evidenza il quadro generale e conservativo delle potenziali interazioni tra il progetto e le componenti ambientali, individuandone e caratterizzandone il livello di rilevanza rispetto riferimenti oggettivi. L entità e la complessità dell impatto ambientale dipendono dal sistema di relazioni quali-quantitative tra i fattori di pressione che identificano gli elementi di stressor e le componenti 47

48 costitutive degli elementi di vulnerabilità, che devono essere quindi rappresentati mediante specifici attributi. L impatto viene quindi stimato esaminando il quadro evolutivo che caratterizza l interazione tra i campi d azione generati dagli elementi di stressor e i livelli di vulnerabilità specifici di ogni elemento ambientale potenzialmente interessato. Data la complessità intrinseca del sistema di relazioni tra componenti di pressione e componenti di vulnerabilità si ricorre alla selezione di componenti di vulnerabilità rilevanti e rappresentative del comparto in analisi. Tali componenti vengono definite VECs (Valued Environmental Components 14 ). L ALGEBRA DEL SISTEMA DCGIS Il sistema DCGIS prevede la caratterizzazione concettuale del territorio in elementi e relazioni, in conformità all approccio generale dell analisi dei sistemi. Nel caso specifico dell analisi degli impatti ambientali diretti viene impiegato uno specifico linguaggio operativo che prevede la caratterizzazione del sistema territoriale e ambientale in due tipologie di elementi: gli elementi di pressione antropica (stressor element m(r,t)) e gli elementi di vulnerabilità ambientale (vulnerability element k(r,t)). Il linguaggio prevede l impiego di una rappresentazione vettoriale delle grandezze. La scelta di caratterizzare gli elementi di stressor e di vulnerabilità mediante un vettore è particolarmente utile nel campo dell impatto ambientale in quanto consente di poter rappresentare e computare componenti fisicamente eterogenee in un unica entità matematica. L inserimento di un nuovo elemento (progetto, piano o programma di interventi) sul territorio deve essere inteso come un azione di modifica strutturale delle dinamiche relazionali del sistema, da cui derivano le alterazioni configurabili in termini di impatti. Gli scenari di impatto vengono quindi preliminarmente individuati (Impact Identification) e poi quantificati rispetto alla loro entità e alla loro probabilità 14 L. Canter, D. Tomey, A matrix based CEA process for marine fisheries management, IAIA Conference Assessing and Managing Cumulative Environmental Effects, Calgary, Canada 48

49 (Impact Prediction). E quindi necessario caratterizzare il grado di complessità delle relazioni territoriali ed ambientali di un determinato comparto, ancor prima di considerare gli impatti di un nuovo progetto o di nuove prospettive di trasformazione. Per la gestione di tale complessità gli analisti impiegano modelli basati sulla caratterizzazione del sistema a progressivi livelli di dettaglio (tiering) e orientando le scelte del processo conoscitivo sulla base degli esiti ottenuti ai differenti livelli di analisi; tale approccio è stato integrato all interno della metodologia DCGIS e trova particolare applicazione proprio nell ambito delle VAS in cui, all elevata incertezza degli scenari di pianificazione, corrispondono scenari di impatto su ambiti spazio temporali rilevanti e ad elevata complessità. L approccio a differenti livelli di dettaglio risulta efficacie se le fasi progressive di analisi risultano in successione gerarchica rispetto al loro livello di conservatività, altrimenti il processo potrebbe tralasciare elementi sostanziali e rilevanti nelle fasi di approfondimento analitico dei tiering superiori. Per questa ragione è necessario che già nella fase di impostazione concettuale del processo di VAS venga espresso con chiarezza un quadro organico e il più possibile completo sulle potenziali relazioni tra le componenti del sistema che costituiscono la struttura di base del sistema degli impatti. La conoscenza del sistema delle pressioni di base (Baseline) su un comparto è determinante proprio per poter esprimere valutazioni sul livello di sostenibilità del comparto, non solo in relazione all inserimento del nuovi elementi di stressor ma anche in relazione all aumento delle condizioni di vulnerabilità. In sintesi, quindi, una prima rappresentazione dei livelli di conoscenza del sistema e delle relazioni tra le sue componenti costitutive e strutturali per la comprensione e la tracciabilità delle condizioni di impatto, è la seguente: Baseline conditions: 0( r, t 0) Baseline Stressor Frame 0( r,t 0) Baseline Vulnerability Frame 49

50 i 0 (r,t 0 ) Baseline Impact Frame Project conditions: 0 0 m new (r,t) Specific Stressor Frame i i m (r, t) new Specific Impact Frame m new 0 ( m ) (r, t) ( m 0) 0 Global Impact Frame new 0 0 new Il sistema DCGIS, attraverso un algebra di tipo vettoriale, consente quindi (1) la determinazione degli impatti cumulativi derivanti da situazioni multi-stressor e su area vasta, (2) la definizione di idonee misure di mitigazione e/o compensazione ambientale, (3) l individuazione di un core-set di indicatori, relazionati agli esiti analitici ottenuti, ritenuti rilevanti per la fase di monitoraggio, in conformità a quanto previsto dal D.Lgs n. 152/06 e s.m.i., sia per le istanze di VIA che di VAS. BIBLIOGRAFIA Bettini V., Valutazione dell impatto ambientale Le nuove frontiere, UTET Libreria, 2002 Canter L., Tomey D., A matrix-based CEA process for marine fisheries management, IAIA Conference Assessing and Managing Cumulative Environmental Effects, Calgary, Canada Canter L.W., Environmental Impact Assessment, Irvin McGraw-Hill, 1996 Council on Environmental Quality (CEQ), Considering Cumulative Effects Under the National Environmental Policy Act, 1997 Decreto legislativo 16 gennaio 2008 Ulteriori modifiche al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale Decreto legislativo 29 giugno 2010, n.128 Modifiche ed integrazioni al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n. 69. Decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 Norme in materia ambientale Direttiva 2001/42/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente Direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati DPR 12 aprile 1996 Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'articolo 40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale 50

51 European Commision, Study on the Assessment of indirect and cumulative impact as well as impact Interaction, 1999 Magro G. et al., The Dynamic GIS Methodology for Multi-scenario Risk Assessment and Cumulative Effects Analysis in S.E.A - Proceedings of the E.P.A. Workshop on Strategic Environmental Assessment, Dublin, Ireland, 2005 Magro G. et al., S.E.A. for Integrated Systems of Transport Project for the development of the Abruzzo s Mountain District - Global Conference on Strategic Environmental Assessment International Experience and Perspectives in S.E.A., IAIA; Prague, Czech Republic, 2005 Magro G. et al., The Dynamic Computational G.I.S. Methodology - Proceedings of the UK E.P.A. Workshop on new tools for impact assessment, UK E.P.A. Reading, England, 2006 Magro G. et al., The application of a Dynamic Computational G.I.S. Modelling Methodology for Exposure and Dose Risk Assessment - EMS 2006, S.Thomas, USVI. International Association for Scientific and Technological Development IASTED, 2006 Magro G. et al., Monitoring indicators for SEA in Laguna di Venezia; methodology and pratical experience - Proceedings of the 4th E.P.A. Workshop on Strategic Environmental Assessment, Dublin, Ireland, 2007 Magro G. et al., Impact Assessment in Italy: an overview on regulation, policy and perspective - Global Conference 2007 IAIA Seoul Growth, Conservation and Responsibility, COREA, 2007 Magro G. et al., Integrating multiscale impacts in megaprojects assessement: phylosophy, metodologies and practical issues - Global Conference 2007 IAIA Seoul Growth, Conservation and Responsibility, COREA, 2007 Magro G. et al., Quantifying cumulative impact assessment with Dynamic Computational G.I.S. system in a multi stressor area: a case study on a waste treatment plant in Italy - Global Conference 2007 IAIA Seoul Growth, Conservation and Responsibility, COREA, 2007 Magro G. et al., Quantifying impact assessment with G.I.S. in S.E.A. and E.I.A. for dynamic decision making in Governance Processes, Global Conference 2007 IAIA Seoul Growth, Conservation and Responsibility, COREA, 2007 Magro G. et al., A relevant core set of dynamic GIS indicators for SEA processes - Global Conference IAIA The Art and Science of Impact Assessment; Perth, Magro G. et al., An Operative GIS-Based Methodology for Quantifying Impacts of Past, Present and Future Cumulative Actions of Projects Conference Assessing and Managing Cumulative Environmental Effects, IAIA, Calgary, Canada, 2008 Magro G. et al., CEA GIS Tool for Managing Scoping Processes in Public Institutions - Conference Assessing and Managing Cumulative Environmental Effects IAIA - Calgary, Canada, 2008 Magro G. et al., Habitat Equivalency Analysis GIS Tool (HEA-DCGIS) for Calculating Ecological Restoration and Rehabilitation of a Cumulative Impact Frame of Actions Conference Assessing and Managing Cumulative Environmental Effects - IAIA Calgary, Canada, 2008 Magro G. et al., I nuovi sistemi di valutazione di impatto ambientale per gli impianti di trattamento di rifiuti, I quaderni di Ecomondo; Maggioli Editore, 2008 Magro G. et al., Strumenti informativi avanzati e modelli integrati per la gestione del processo di VAS per i piani e i programmi - I Congresso Nazionale della IAIA Italia Ambiente e valutazione ambientale strategica (VAS), febbraio 2008, IUAV Venezia, 2008 Magro G. et al., Planning well-being conditions for extractive industry Conference Impact Assessment and human well-being, IAIA Accra, Ghana, 2009 Magro G. et al., Web-gis process for National Sea Guidelines, Conference Impact Assessment and human well-being, IAIA Accra, Ghana,

52 Magro G. et al., Advanced GIS sustainability maps for SEA processes Conference, The role of impact assessment in Transitioning to the Green Economy, Ginevra, Svizzera, 2010 Magro G. et al., Planning HIA strategies for extractive industry Conferenza della World Health Organization (WHO) Urban development and extractive industries: What can HIA offer? Ginevra, Svizzera, 2010 Magro G. et al., Public SEA support system for Italian players - Conference The role of impact assessment in Transitioning to the Green Economy, Ginevra, Svizzera, 2010 Magro G. et al., Il coordinamento tra i processi valutativi e gli impatti cumulative Convegno Proposte metodologiche per la VAS dei Piani Urbanistici, Catania, 2010 Magro G. et al., Country specific focus on implementation of a specific health section in the new Italian National Guidelines on SEA, Convegno Protecting and improving human health through Strategic Environmental Assessment, Parma 2010 Magro G. et al., L impiego dei sistemi GIS computazionali nei processi di Valutazione Ambientale Strategica, Convegno LA valutazione ambientale strategica e gli scenari di pianificazione per il miglioramento della qualità dell aria in Pianura Padana, Alessandria 2010 Odum W.E., Environmental degradation and the tyranny of small decisions, 1982 US EPA Office of Federal Activities (2252A), Consideration of Cumulative Impacts in EPA Review of NEPA documents,

53 LA PROCEDURA SVIZZERA PREMESSA Obiettivo: la costruzione di un deposito per SAA (scordie altamente radioattive) e uno per SDM (scorie debolmente e mediamente radioattive). I due depositi potrebbero confluire in un solo sito. PROCESSO DI SELEZIONE Definito su tre tappe: 1a tappa: -Responsabili dello smaltimento propongono delle aree, sulla base di una serie di criteri di tipo geologico legati alla sicurezza. -Costituzione di un Comitato dei Cantoni -Avvio dei processi partecipativi cantonali Risultati attesi per la prima tappa: individuazione di aree geologicamente idonee e avvio dei processi di consultazione 2a tappa -Verifica pianificatoria delle aree, portata avanti congiuntamente ai cantoni coinvolti -Redazione di studi socioeconomici -I responsabili dello smaltimento: -elaborano proposte per le infrastrutture superficiali e sotterranee -scelgono almeno un sito per ogni area di ubicazione definita nella tappa 1 -per ogni sito vengono effettuate valutazioni quantitative sulla sicurezza -propongono almeno 2 siti per le SAA e 2 per le SDM Risultati attesi della seconda tappa: INDIVIDUAZIONE DI ALMENO 2 SITI PER LE SAA E ALMENO 2 SITI PER LE SDM 3a tappa -Approfondimento delle indagini per i siti scelti -Inoltro dei permessi (domanda di autorizzazione di massima) -Avvio della progettazione "con il coinvolgimento delle regioni" -Valutazione approfondita delle conseguenze socioeconomiche "on il coinvolgimento delle regioni" -Le Regioni elaborano: -dei progetti di sviluppo regionale -elaborano eventuali misure di compensazione; -studiano un sistema di monitoraggio delle conseguenze socioeconomiche e ecologiche Risultati attesi Della terza tappa: -EVENTUALI INDENNITA' RESE TRASPARENTI E NEGOZIATE -I RESPONSABILI DELLO SMALTIMENTO HANNO PRESENTATO LE DOMANDE DI AUTORIZZAZIONE DI MASSIMA PER I DEPOSITI SAA E SDM 53

54 Consultazioni pubbliche: al termine di ogni tappa è prevista una verifica da parte delle autoritùà federali e quindi una procedura di audizione della durata di 3 mesi. L'autorizzazione di massima rilasciata al termine della terza fase deve essere approvata in parlamento ed è soggetta a referendum facoltativo. ATTORI COINVOLTI E RISPETTIVI RUOLI UFE-Ufficio federale dell'energia: responsabile della procedura Forum tecnico sulla sicurezza: risposta alle domande di natura tecnica poste dalal popolazione, dai comuni, dalle regioni, dalle organizzazioni, dai paesi limitrofi interessati ARE-Ufficio federale dello sviluppo territoriale: assistenza all'ufe nelle tematiche relative alla pianificazione territoriale BAFU-Ufficio federale dell'ambiente: assistenza all'ufe sulle tematiche ambientali Cantoni: collaborazione con entità federale per l'adeguamento dei piani direttori, collaborazione coni comuni Comuni di ubicazione dei siti e comunità di interesse (popolazione, associazioni e altro) possono prendere parte al progetto in tutte le sue fasi DURATA DEL PROCESSO 10 anni dall'inizio della procedura al rilascio dell'autorizzazione di massima. Termine per la realizzazione del deposito SAA è il 2040, per il deposito SDM è l MODALITÀ DI SELEZIONE DEI SITI DI COSTRUZIONE DEI DEPOSITI IN STRATI GEOLOGICI PROFONDI Principi sulla quale si basa la selezione, stabiliti dalla direttiva R-21 DSN (Divisione principale della sicurezza degli impianti nucleari) 1 principio: Lo stoccaggio finale di scorie radioattive in strati geologici profondi deve comportare un'esposizione supplementare minima alle radiazioni ionizzanti per la popolazione 2 principio: Nell'ambito dello stoccaggio finale di scorie radioattive, la protezione dell'ambiente deve essere garantita in modo tale che la diversità delle specie non sia minacciata e che l'utilizzo delle risorse del sottosuolo non sia inutilmente pregiudicato. 3 principio: I rischi per l'uomo e la natura derivanti dallo stoccaggio finale di scorie radioattive in Svizzera non devono, né all'estero, né in futuro, essere superiori a quelli ammissibili oggi in Svizzera. 4 principio: La sicurezza a lungo temine di un deposito finale deve essere garantita da barriere di sicurezza passive scaglionate. 5 principio: Eventuali misure volte ad agevolare la sorveglianza e la riparazione di un deposito finale o il recupero di scorie non devono compromettere l'integrità delle barriere di sicurezza passive. 6 principio: L'adozione delle misure necessarie per lo stoccaggio finale delle scorie radioattive è compito dell'attuale società, che beneficia dei vantaggi dell'energia nucleare, e non può essere trasmesso alle generazioni future. Da questi principi derivano i seguenti obiettivi di protezione: 54

55 Obiettivo di protezione 1: La liberazione di radionuclidi provenienti da un deposito finale chiuso, dovuta a processi e avvenimenti realisticamente ipotizzabili, non dovrà mai generare dosi individuali annue superiori a 0.1 msv [pari a un decimo del valore limite di esposizione fissato dall'ordinanza sulla radioprotezione ORaP]. Obiettivo di protezione 2: La probabilità di decesso a causa di esposizioni derivanti da un deposito finale chiuso, imputabili a processi e avvenimenti ritenuti improbabili e non considerati all'obiettivo di protezione 1, non deve mai essere superiore a 1 su un milione all'anno per individuo. Obiettivo di protezione 3: Dopo la chiusura di un deposito finale non devono più essere necessari ulteriori provvedimenti per garantire la sicurezza. Il deposito finale deve potere essere chiuso entro alcuni anni. COORDINAMENTO CON LA LEGISLAZIONE SULLA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO E AMBIENTALE: - Il richiedente deve presentare documentazione attestante la conformità con la pianificazione del territorio (rif. LPT). -I progetti dei depositi sono sottoposti a procedura EIA in 2 fasi: 1a fase eseguita nell'ambito della richiesta di autorizzazione di massima, 2a fase del quadro della procedura di rilascio della licenza di costruzione (rif. OEIA). Posizione e rapporti di dipendenza del Piano settoriale dei depositi in strati geologici profondi. Fonte: Piano settoriale dei depositi in strati geologici profondi: parte concettuale, 2 aprile

56 ATTUAZIONE La Confederazione compila il Piano settoriale (vedi Piano settoriale dei depositi in strati geologici profondi, progetto parte concettuale, UFE gennaio 2007) che ha come scopi: -Definizione dei criteri di carattere geologico -Definisce la procedura di selezione delle aree geologiche di ubicazione (1a fase) e dei siti (2a e 3a fase) -Designa, dopo ogni fase, i perimetri di pianificazione delle regioni e infine i siti dei depositi Gli obiettivi specifici del Piano settoriale dei depositi in strati geologici profondi sono i seguenti: -Informare l'opinione pubblica -Assicurare la collaborazione tra Cantoni, comuni e Paesi limitrofi interessati -Creare le condizioni quadro per la pianificazione -Definire chiare regole di selezione di aree e siti -Evidenziare i conflitti -Permettere alla popolazione interessata di partecipare al processo -Elaborare e attuare, ove necessario, le misure di compensazione -Garantire il coordinamento con le altre utilizzazioni e procedure, e la conformità con LENu, LPT e LPAmb -Eliminare preliminarmente i conflitti individuabili preventivamente Coinvolgimento della popolazione Il Piano settoriale contiene le modalità per le definizione delle aree geologiche di ubicazione, perimetro di pianificazione, comuni di ubicazione e altri comuni interessati. Rappresentazione schematica di una regione di ubicazione. Fonte: Piano settoriale dei depositi in strati geologici profondi: parte concettuale, 2 aprile

57 Ruoli degli attori coinvolti nel processo Il Piano settoriale definisce, all'allegato 5, un Capitolato d'oneri che indica per ogni attore coinvolto un elenco di compiti, competenze e responsabilità. In sintesi: Corpo elettorale svizzero (Popolo): Può lanciare un referendum facoltativo e decidere, in una votazione popolare, in merito all autorizzazione di massima per un deposito in strati geologici profondi Assemblea federale: Approva l autorizzazione di massima Consiglio federale (CF): Alla fine delle tre tappe, approva il rapporto sui risultati e le schede di coordinamento e rilascia l'autorizzazione di massima DATEC: Sorveglia e dirige i lavori concernenti il Piano settoriale CSN: Svolge compiti di consulenza a favore dell Ispettorato federale della sicurezza nucleare, del DATEC e del Consiglio federale in merito a questioni di fondo concernenti la sicurezza ed elabora prese di posizione sulle perizie dell Ispettorato federale della sicurezza nucleare nelle tre tappe Comitato consultivo per lo smaltimento: Fornisce consulenza al DATEC nello svolgimento della procedura di selezione dei siti per i depositi in strati geologici profondi UFE: Autorità responsabile a livello generale dell'attuazione del Piano settoriale. Elabora e aggiorna le schede di coordinamento DSN: Esamina e valuta dal punto di vista della sicurezza tecnica le proposte dei responsabili dello smaltimento; fornisce consulenza all UFE nelle questioni concernenti la sicurezza tecnica Forum tecnico sulla sicurezza: Discute e fornisce risposte a questioni tecniche e scientifiche concernenti la sicurezza e la geologia in relazione al Piano settoriale CSSR:Consiglia la DSN nelle questioni geologiche Swisstopo: Fornisce sostegno alla DSN nelle questioni geologiche ARE: Esamina e valuta gli aspetti di pianificazione del territorio UFAM: Esamina e valuta gli aspetti ambientali Altri organi federali (per es. UFSP, PSI): Forniscono sostegno all UFE in settori specifici Responsabili dello smaltimento: Secondo le direttive della parte concettuale, essi cercano aree geologiche di ubicazione e infine siti idonei per SAA e SDM, li valutano e ne propongono l'integrazione nel Piano settoriale. Sono responsabili dell allestimento e della presentazione della domanda di rilascio dell autorizzazione di massima, con tutta la necessaria documentazione annessa. Cantoni di ubicazione: Collaborano strettamente con la Confederazione, le forniscono sostegno nello svolgimento della procedura di selezione e coordinano le procedure di adeguamento dei piani direttori cantonali, nonché la collaborazione con i Comuni della regione di ubicazione. Cantoni: Nel quadro dell audizione, prendono posizione in merito ai progetti del rapporto sui risultati e delle schede di coordinamento e possono partecipare nei termini stabiliti dalla LENu e dalla LPT Comitato dei Cantoni: Assicura la collaborazione fra i rappresentanti dei Governi dei Cantoni di ubicazione e dei Cantoni limitrofi interessati e segue la Confederazione nello svolgimento della procedura di selezione Gruppo cantonale di esperti della sicurezza: Fornisce sostegno e consulenza ai Cantoni e ai Paesi limitrofi interessati nell esame della documentazione relativa alla sicurezza tecnica 57

58 Comuni delle regioni di ubicazione: Collaborano con l'ufe nell'organizzazione e nello svolgimento della partecipazione regionale e rappresentano gli interessi delle regioni. Paesi limitrofi: Prendono posizione in merito ai progetti del rapporto sui risultati e delle schede di coordinamento nel quadro dell audizione e possono partecipare nei modi indicati nell Allegato VI. Organigramma della fase di attuazione. Fonte: Piano settoriale dei depositi in strati geologici profondi: parte concettuale, 2 aprile

59 SCADENZIARIO Scadenziario costituisce solo una stima dei tempi necessari allo sviluppo del progetto. Le date non sono vincolanti. La tempistica prevista può subire importanti variazioni in seguito a ricorsi e opposizioni in genere. 59

60 LA PROCEDURA ITALIANA QUANTITATIVI DI RIFIUTI 27'000 mc a bassa e media attività (prima e seconda categoria, di cui circa 5000 da attività non energetica, es rifiuti ospedalieri) 1'700 mc a alta attività (terza categoria) in larga parte ancora da condizionare Attualmente vengono prodotti circa mc/a di rifiuti a bassa e media attività (da attività non energetica). QUADRO NORMATIVO Italia ha recepito con D.Lgs. 45 del 4/03/2014 la Direttiva 2011/70/Euratom per la rifinizione di una strategia nazionale per l'individuazione di soluzioni per la gestione dei rifiuti radioattivi. Il D.Lgs. 31/2010 (e succ. mod.) ha definito la strategia a livello nazionale. Questo prevede la formazione di un Deposito nazionale, costituito da un impianto per lo smaltimento dei rifiuti a bassa e media attività, e da un deposito per lo stoccaggio provvisorio di lungo termine dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato. Il D.Lgs. 31/2010 al Titolo III definisce le procedure per la localizzazione, costruzione e l'esercizio del Deposito nazionale, nell'ambito del Parco Tecnologico comprensivo di un Centro di studi e sperimentazione. ITER DI DEFINIZIONE DEI DEPOSITI E ATTORI COINVOLTI L'iter è definito dal D.Lgs. 31/2010, art. 27. L'iter autorizzativo viene rappresentato in forma grafica nell'immagine seguente. la SOGIN S.p.a. (Società di gestione dei rifiuti radioattivi e per il decommissioning degli impianti esistenti) è responsabile della realizzazione e del Deposito Nazionale e del Parco Tecnologico (D.Lgs. 31/2010, art. 26 comma 1). I ministeri dello Sviluppo Economico (MISE) e dell'ambiente (MATTM) sono responsabili del controllo della procedura e del rilascio delle autorizzazioni. La definizione dei criteri di localizzazione è attribuita all'agenzia per la sicurezza nucleare dalla Legge 99/2009 (art. 29); in seguito alla soppressione dell'agenzia per la sicurezza nucleare (soppressa dal DL 201 del 6/11/2011, art. 21), i compiti sono stati assunti in via transitoria dall'ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale Nel 2014 con D.Lgs. 45/2014 è stato istituito l'ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN) al quale vengono affidati i compiti della soppressa Agenzia per la sicurezza nucleare. All'ISIN è affidato il ruolo di consulenza tecnica ai ministeri incaricati della procedura. Fino a che l'isin non sarà interamente operativo, le sue funzioni saranno assolte dall'ispra. Il D.Lgs. 31/2010 stabilisce che spetta alla SOGIN la redazione di una proposta di carta delle aree potenzialmente idonee alla localizzazione del Parco Tecnologico e del Deposito Nazionale (CNAPI), tenendo conto delle direttive IAEA e di quelle redatte dall'ispra in sostituzione del costituendo ISIN. La carta deve contenere un ordine delle priorità sulla base di criteri tecnici e socio-ambientali, nonché un progetto preliminare. 60

61 Il D.Lgs. 31/2010 indica inoltre che la SOGIN, dopo approvazione del MISE e del MATTM, deve pubblicare sul proprio sito internet la CNAPI con categorizzazione delle aree secondo i criteri di idoneità, e il progetto preliminare, per avviare la fase di osservazioni con Regioni, Enti locali, soggetti portatori di interessi qualificati. Dopo la pubblicazione e entro 60 giorni, la SOGIN deve quindi convocare un Seminario nazionale al quale vengono convocati i Ministeri competenti, ISIN/ISPRA, Regioni, Provincie e Comuni sul cui territorio ricadono le aree individuate dalla Carta Nazionale (CNAPI), Unione delle provincie (UPI), Associazione nazionale dei comuni (ANCI), Associazione degli industriali delle provincie interessate, Associazioni sindacali, Università e Enti di ricerca interessati. La SOGIN aggiorna la CNAPI e il progetto di DNPT sula base delel osservazioni pervenute nell'ambito del Seminario nazionale, e ne trasmette la versione aggiornata al MISE. Spetta al MISE, sentiti i pareri del MATTM e dell'isin/ispra, l'approvazione della CNAPI mediante Decreto Ministeriale. Successivamente all'emissione del Decreto Ministeriale, la SOGIN ha 15 mesi per effettuare le indagini tecniche di approfondimento secondo le modalità definite dall'isin/ispra. La fase di progettazione scaturisce con una PROPOSTA DI LOCALIZZAZIONE presentata al MISE. A seguito della proposta di localizzazione, il MISE, in accordo con MATTM e sulla base del parere vincolante dell'isin/ispra, emette un Decreto Ministeriale per la localizzazione del DNPT. CRITERI CONTENUTI NELLA GUIDA TECNICA PER LA LOCALIZZAZIONE DELLE AREE L'ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha redatto la Guida Tecnica n. 29 con la quale si stabiliscono i criteri per la localizzazione di aree potenzialmente idonee ad ospitare un impianto di smaltimento superficiale per rifiuti radioattivi di bassa e media attività. I criteri si basano sui seguenti aspetti: -Stabilità geologica, geomorfologica ed idraulica -Confinamento dei rifiuti radioattivi mediante barriere naturali offerte dalle caratteristiche geologiche, idrogeologiche e chimiche del terreno -Compatibilità tra il sito di deposito e i vincoli normativi non derogabili per la tutela del territorio e la conservazione del patrimonio naturale e culturale -Isolamento del deposito da infrastrutture antropiche e attività umane -Isolamento del deposito da risorse naturali del sottosuolo -Protezione del deposito da condizioni meteorologiche estreme I criteri sono divisi in due categorie: 1-Criteri di esclusione: costituiscono un insieme di condizioni fondamentali e necessarie per ritenere un sito adatto ad ospitare un impianto di smaltimento. 2- Criteri di approfondimento: costituiscono un insieme di criteri necessari alla valutazione dei siti ritenuti idonei sulla base dei criteri di esclusione 61

62 Legenda: CNAPI = Carta nazionale aree potenzialmente idonee DNPT = Deposito nazionale e parco tecnologico MISE = Ministero sviluppo economico MATTM = Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare AU = Autorizzazione unica SOGIN = Società di gestione dei rifiuti radioattivi e per il decommissioning ISIN = Ispettorato per la sicurezza nucleare e la radioprotezione 62

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