GLI ITALIANI E IL RISPARMIO
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1 COMUNICATO STAMPA GLI ITALIANI E IL RISPARMIO ACRI, l Associazione delle Casse di Risparmio Italiane e delle Fondazioni di Origine Bancaria, presenta il sondaggio realizzato da Ipsos in occasione della 81ª Giornata Mondiale del Risparmio Roma, 28 Ottobre Da cinque anni, in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio, ACRI, l Associazione delle Casse di Risparmio Italiane e delle Fondazioni di Origine Bancaria, presenta un indagine sugli Italiani e il risparmio, realizzata in collaborazione con Ipsos. Dopo la sensazione di rapido e progressivo peggioramento avvertita negli ultimi anni, l indagine del 2005 ravvisa una sorta di stabilità rispetto all anno precedente, anche se questo avviene in una situazione in cui la popolazione italiana appare quasi spaccata a metà: da una parte ci sono coloro che hanno migliorato o che sono riusciti a preservare il proprio potere d acquisto, dall altra ci sono quelli che segnalano un progressivo peggiorare della propria situazione. <<Colpisce ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente dell Acri, nel presentare la ricerca - come per molti Italiani a un ridimensionamento degli standard di vita si accosti il tentativo di mettere da parte qualche risparmio e, per la prima volta in cinque anni, essi mostrino una specifica attenzione alla redditività dell investimento, peraltro abbinata alla prudenza dello stesso Gli italiani ha concluso Guzzetti - provano la necessità crescente di conservarsi un margine, una riserva per momenti eventualmente più difficili>>. La consapevolezza della situazione di stagnazione dell economia è ormai, infatti, un percepito diffuso, ma gli italiani sembrano aver preso delle misure per fronteggiarla: cresce la consapevolezza dell importanza del risparmio, quindi la propensione ad esso, e alcuni consumi sembrano essere stati riallineati alle nuove condizioni. Ciò è avvenuto anche nell investimento, dove un maggiore spazio rispetto al 2004 viene dato agli strumenti finanziari sicuri, mentre si riduce la propensione alla liquidità e all immobiliare, che comunque rimangono dominanti. Il cittadino italiano mantiene la sua fiducia nell Europa, nonostante la delusione derivata dalla moneta unica, che lo ha colpito come consumatore: oltre il 70% ritiene che un ritorno alla Lira non avrebbe alcun vantaggio (43%) o che produrrebbe più svantaggi che vantaggi; ed anche l allargamento della Ue viene visto dai più come un positivo elemento di dinamismo. La Giornata Mondiale del Risparmio, che è giunta alla sua 81ª edizione, verrà celebrata domani, 29 ottobre, a Roma presso il Palazzo della Cancelleria, sotto l Alto Patronato del Presidente della Repubblica con la partecipazione del governatore della Banca d Italia, Antonio Fazio, del viceministro dell Economia e delle Finanze, Mario Baldassarri, del presidente dell Acri, Giuseppe Guzzetti, e del presidente dell Abi, Maurizio Sella.
2 La ricerca: metodologia I principali risultati sono suddivisi in due macroaree: una prima, comune alle cinque rilevazioni ( ), che consente di delineare quali siano oggi l atteggiamento e la propensione degli italiani verso il risparmio, evidenziando i cambiamenti rispetto al passato; una seconda focalizzata sul tema specifico della Giornata, dedicato quest anno alla responsabilità verso il risparmio. L indagine è stata realizzata, nella prima quindicina di ottobre, tramite interviste telefoniche con tecnologia CATI Computer Assisted Telephone Interviews ed è stata arricchita di alcuni dei risultati delle indagini congiunturali prodotte dall ISAE e da altre indagini condotte da Ipsos nel Sono state svolte interviste, presso un campione rappresentativo della popolazione italiana adulta, stratificato in base ai seguenti criteri: area geografica e ampiezza del centro, sesso ed età. In corso di elaborazione i risultati sono stati ponderati al fine di riprodurre esattamente l universo di riferimento. 1. Risparmio e investimenti: dati di trend A una prima analisi, le famiglie italiane sembrano sperimentare una situazione di staticità, dopo la sensazione di rapido e progressivo peggioramento segnalata dalle ricerche condotte negli anni precedenti. I dati a livello aggregato sono in linea con quelli del 2004: anche il dato Isae del settembre 2005 (103) è sostanzialmente costante rispetto a quello del 2004, pur se sensibilmente più basso rispetto al 2001 (122) e minore rispetto a quello del 2003 (107). Peraltro, a questa superficiale valutazione è sottesa una realtà estremamente complessa, che emerge in tutta la sua articolazione non appena l osservazione diviene maggiormente analitica. Se per il 20% circa della popolazione la situazione è in miglioramento e per il 30% appare stabile, per il 50% restante è in netto peggioramento. Il 20% che pare avere sperimentato un periodo di costante miglioramento del proprio benessere e del proprio stile di vita dichiara consumi decisamente migliorati in quantità e qualità, come pure cresce la loro capacità di accumulare risorse tramite il risparmio: questa parte della popolazione guarda con un certo ottimismo al futuro sia personale che dell economia nel suo complesso. Il 30% della popolazione si trova in una situazione non negativa, si attende un miglioramento o, comunque, riesce in qualche modo a galleggiare e quindi, con uno sforzo più o meno grande, riesce a mantenere il proprio tenore di vita e la propria capacità di risparmio. Questa parte della popolazione ha attraversato abbastanza indenne gli ultimi anni, anche se in molti casi ha dovuto ritarare il proprio stile di consumo. Per il 50% della popolazione italiana, invece, la situazione risulta in peggioramento. Si registra un abbassamento di aspettative e del tenore di vita rispetto al passato, quando non ci si trovi di fronte a una vera situazione di crisi più o meno grave, sperimentata dal 18% del campione. Costoro hanno dovuto ricorrere a prestiti oppure ai risparmi accantonati nel passato; e per il futuro si attendono un peggioramento della situazione. Queste persone appaiono decisamente scoraggiate ed alquanto inclini a un ripiegamento su stili di consumo più bassi. Infatti è in crescita il numero di famiglie che hanno un saldo negativo nel budget domestico, ossia di coloro che non riescono a risparmiare e per tirare avanti ricorrono ai risparmi passati o a prestiti: in 5 anni queste famiglie sono aumentate di quasi 10 punti percentuali, passando dal 13% al 22%. 2
3 Questa situazione, analizzata di concerto con gli altri indicatori emersi dalla ricerca, induce la sensazione che gli italiani abbiano iniziato a prendere seriamente atto della nuova situazione di crescita zero, inizino a considerarla strutturale, ed abbiano adeguato il proprio stile di vita. Un chiaro indicatore di questo scenario è la crescente tensione all accumulo di risparmio, che si declina nell aumento del numero di coloro che sono riusciti comunque a mettere via una parte del reddito guadagnato e all aumento del numero di coloro che non vivono tranquilli se non riescono a risparmiare rispetto a quanti risparmiano senza grandi rinunce. Il vantaggio di questi ultimi sui primi era di 34 punti percentuali nel 2001, oggi è di soli 7 punti: il 17% delle famiglie, cioè, ha oggi curvato le proprie preferenze sul risparmio. Un ulteriore elemento è dato dalla percezione molto diffusa che la capacità di risparmio sia un arma molto efficace per affrontare il futuro, convinzione tanto più forte quanto più viene sperimento un momento di difficoltà. Riassumendo i dati in modo più analitico, combinando quindi l andamento del risparmio nell ultimo anno e le previsioni per quello futuro, si delineano sei gruppi di tendenza rispetto al risparmio: Famiglie con trend positivo: hanno risparmiato nell ultimo anno e lo faranno di più o nella stessa misura anche nei prossimi 12 mesi (sono il 20%) Famiglie in risalita: hanno speso tutto senza fare ricorso ai risparmi/debiti, ma nei prossimi 12 mesi pensano di risparmiare di più (6%) Famiglie che galleggiano: hanno speso tutto senza fare ricorso ai risparmi/debiti e pensano che lo stesso avverrà nel prossimo anno o hanno fatto ricorso ai risparmi/debiti ma pensano di risparmiare di più nei prossimi 12 mesi (21%) Famiglie in discesa: sono riusciti a risparmiare, ma risparmieranno meno nei prossimi 12 mesi (15%) Famiglie in crisi moderata: hanno consumato tutto il reddito e nei prossimi 12 mesi pensano di risparmiare meno (15%) Famiglie in crisi grave: hanno fatto ricorso ai risparmi/fatto debiti e pensano che la situazione del prossimo anno sarà identica o si aggraverà (18%) Rispetto all impiego del risparmio, si registra una lieve, ma interessante, inversione di tendenza rispetto ai dati del 2004: aumentano coloro che scelgono di investire parte del proprio risparmio a scapito di chi continua ad avere una preferenza per la liquidità. Questi sono il 62% del campione, un dato che, pur essendo in calo rispetto a quello del 2004, è ancora superiore a quello del La maggior propensione a prendere in considerazione una qualche forma di investimento è, peraltro, ravvisabile anche nel dato di incremento, rispetto al 2004, di coloro che si dichiarano interessati soprattutto al rendimento del proprio risparmio rispetto a coloro che tengono conto anche della sua destinazione: questi ultimi rimangono la maggioranza, ma la loro percentuale è in calo. Il lieve aumento dell interesse per l investimento lo si evince anche dai (piccoli) incrementi, rispetto al 2004, di coloro che dichiarano di avere fondi pensione integrativi (+3%), fondi comuni (+6%), azioni (+2%), bot (+2%) e certificati di deposito (+3%). Una ulteriore ed importante testimonianza di questo cambiamento è data dall indicazione riguardo all investimento ideale da parte degli italiani. Pur dominando ancora, il mattone con il suo 66% mostra una contrazione rispetto al 2004 (70%) a vantaggio degli investimenti finanziari più sicuri (+4%), tra cui emergono polizze vita/pensioni integrative, certificati di deposito. Si ravvisa anche un lieve, rinato, interesse per i fondi di investimento. 3
4 Tutti questi segnali devono essere valutati per il loro giusto peso: sono infatti in controtendenza rispetto ai dati molto estremi del 2004 e al trend complessivo , ma in nessun aspetto si è ancora tornati sui valori del 2003, che vedevano la preferenza per il mattone da parte del 59% degli intervistati (contro il 66% attuale), il possesso dichiarato dei fondi da parte del 17% (16% attuale), di azioni da parte del 13% (10% attuale), di titoli di stato da parte del 12% (7% attuale). Più che una inversione di trend - comunque possibile, ma che potrà essere verificata nel 2006 questi segnali sembrano testimoniare che gli italiani abbiano preso le misure alla situazione di crisi e di conseguenza le reazioni sono meno estreme e più attente, ad esempio all andamento dei corsi della borsa sperimentati negli ultimi anni. Inoltre in taluni casi l essersi confrontati con gli attuali prezzi del mercato immobiliare potrebbe avere convinto alcuni che i margini siano ormai saturati e che gli investimenti più sicuri, maggiormente liquidi ed accessibili anche con tagli di capitale inferiore, possano rappresentare una valida alternativa. 2. Situazione attuale e percezione del futuro dell economia personale e globale La situazione appare difficile, anche se molti italiani sembrano aver imparato a convivere con essa: per la prima volta dal 2001 il numero di italiani soddisfatti della propria situazione economica è sceso al di sotto del 50%. Inoltre per il 20% il tenore di vita è sensibilmente peggiorato nonostante tutti gli sforzi, mentre per il 44% - quasi una famiglia su due è stato faticoso riuscire a mantenere il proprio tenore di vita. Possiamo quindi considerare che per 2 italiani su 3 gli ultimi anni siano stati vissuti all insegna dell attenzione, della fatica a far quadrare i bilanci familiari, quando non nell ansia generata dal progressivo peggioramento della propria qualità della vita. Spesso sono state eliminate spese superflue, come viaggi, vestiti e ristoranti (indagine Ipsos giugno 2005) ma in -taluni casi tutte le spese della famiglia sono state razionalizzate o ridotte, con l unica eccezione di quelle legate alla comunicazione, che appare sempre più come un bene primario. Coloro che invece hanno sperimentato una situazione positiva dichiarano di avere sensibilmente incrementato il proprio livello di consumo in tutti gli ambiti (indagine Ipsos giugno 2005). Pensando al futuro, domina un certo pessimismo riguardo all Italia, molto in linea con i dati 2003 e 2004, mitigato in parte da un aspettativa non negativa rispetto all Europa e da una forte fiducia nella propria capacità di migliorare la situazione personale. Quindi accanto a una certa fiducia nelle proprie capacità, si riscontra ancora, come nel 2004, un saldo lievemente positivo tra sfiduciati (29%) e fiduciosi (30%) rispetto alla situazione economica europea. Se quindi rispetto all Italia prevalgono di gran lunga i pessimisti (47% pessimisti, 24% ottimisti), rispetto all Europa gli ottimisti (30%) superano di misura i pessimisti (29%). In generale tenendo conto di tutti gli aspetti, pur dominando coloro che si dichiarano pessimisti (44%) crescono gli ottimisti, che passano dal 35% al 38% e si concentrano tra i giovani e tra le persone che svolgono una carriera direttiva/libero professionale. I pessimisti si concentrano abbastanza nel nord-est, oltre che fra le persone più anziane. Coerentemente il dato di fiducia registrato da Isae, pur costante rispetto al 2004, risulta su livelli decisamente contenuti e sembra non registrare negli ultimi anni sensibili cambiamenti, se non lievi recuperi seguiti da successivi aggiustamenti. 4
5 3. Risparmio e responsabilità La sezione della ricerca dedicata ad un tema specifico quest anno ha riguardato l analisi della percezione che gli italiani hanno circa le responsabilità individuali e collettive verso il risparmio. Innanzi tutto emerge che il contributo che può venire all economia italiana dall investimento del risparmio in attività o iniziative per lo sviluppo non è una cosa di cui gli italiani tengano conto nelle loro scelte. Comunque, essi risparmiano e la propensione al risparmio, in forme più o meno marcate, è presente nella grande maggioranza dei cittadini. Per la salvaguardia del risparmio la maggior parte degli italiani (71%) confidano nella presenza di regole certe e controlli rigorosi, anche a scapito dell efficienza del sistema, piuttosto che nelle virtù di autoregolamentazione del mercato (25%): i più sono infatti disposti a pagare una parte del rendimento dei loro investimenti pur di avere maggiori garanzie di tutela. Ma ancor più delle regole, che andrebbero comunque migliorate, sono i controlli rispetto alla loro applicazione a destare le maggiori preoccupazione degli intervistati: per il 71% i controlli sono poco o per nulla efficaci e per il 60% non sono efficaci le regole attualmente presenti. Nell emanazione delle regole, ma ancor più nella funzione di vigilanza e controllo, gli italiani ravvisano come fondamentale il ruolo dello Stato, di gran lunga preferito ad authority, a organi di regolazione o di controllo gestiti da privati o da consorzi di attori al di fuori dalla sfera pubblica. Solo lo Stato sembra poter garantire le migliori condizioni e il miglior servizio di tutela. Le attese circa l incremento di tutela del cittadino risparmiatore nell orizzonte dei prossimi 5 anni sono segnate dal pessimismo. 4. Risparmio e previdenza I principali motivi di risparmio vengono riferiti ai figli e all area dell emergenza, quali momenti di crisi o malattia, seguiti a breve distanza dall accumulo di risorse per la vecchiaia. In generale, però, il risparmiatore, che pur emerge molto preoccupato per le regole, nei casi in cui può attivare comportamenti di salvaguardia in prima persona non sempre compie scelte razionali. Infatti, sia pur molto preoccupato per il futuro pensionistico (67%) e per la qualità futura delle prestazioni medico-sanitarie garantite (65% di preoccupati) solo il 22% dichiara di avere attivato forme previdenziali integrative e il 10% un assicurazione sanitaria privata. Ciò che lascia più perplessi è che molti preoccupati non solo non hanno sottoscritto alcuna forma di copertura, ma non hanno neanche intenzione di prenderla in considerazione per il futuro. Un ulteriore elemento che conferma questo atteggiamento contraddittorio riguarda l atteggiamento verso l ipotesi di riforma del Tfr. La maggior parte (57%) di coloro che ne hanno sentito parlare ritiene che la strategia migliore sia quella di riscuotere il Tfr alla fine del percorso lavorativo, così come accade oggi, piuttosto che destinarlo ai fondi pensione pubblici o privati. Questo dato è ancora più evidente presso i lavoratori dipendenti (61% tenerlo come ora, 32% destinarlo ad un fondo pensione) e tra quelli preoccupati del proprio futuro dopo il ritiro dalla vita attiva. 5
6 5. L Europa e l Euro Una parte del diffuso malcontento degli italiani si scarica certamente sull Euro: oltre il 70% si dichiara più o meno insoddisfatto. Ritengono che si siano avvantaggiate le banche (78%), le grandi imprese (68%), i commercianti e i lavoratori autonomi (63%). Ritengono che i più svantaggiati siano i consumatori (91%), poi dipendenti e pensionati (89%), quindi i piccoli risparmiatori (84%). Questa situazione potrebbe far pensare che per la maggior parte degli italiani possa essere auspicabile un ritorno alla moneta nazionale. In realtà, solo un 28% ravvisa molti vantaggi in un ritorno alla Lira; il 29% vede più svantaggi che vantaggi; e il 43% non ne vede proprio alcun vantaggio. In particolare, con la Lira l Italia sarebbe meno considerata, il Paese sarebbe più debole e più povero, l inflazione molto più elevata così come i tassi di interesse. Quindi, se il cittadino-consumatore si sente sfavorito dall Euro, il cittadino del sistema-italia comprende che ci sono poche soluzioni alternative rispetto alla moneta unica. Questa consapevolezza, che comunque si accompagna alla delusione delle molte speranze, forse troppe, che erano state riposte nell Euro, spiega il giudizio positivo rispetto all Unione Europea: la fiducia rimane elevata (67%) ed è sostanzialmente uguale il numero di coloro che hanno migliorato e peggiorato il giudizio sull Europa nell ultimo anno. Anche l allargamento, che aveva destato in alcuni non pochi timori, è visto oggi dalla maggior parte degli italiani come un elemento di forza sia per l Europa, sia per l Italia nel suo complesso. 6
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