Capi e gregari del clan dei Barcellonesi e alleati hanno ricevuto un autentica stangata con la

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1 Giovedì 1 Novembre 2012 Op. Gotha-Pozzo 2 : Inflitte 16 condanne con l abbreviato, due a 20 anni per Giovanni Rao e Sem Di Salvo. 8 anni per l imprenditore di Gioiosa Marea Tindaro Marino Capi e gregari del clan dei Barcellonesi e alleati hanno ricevuto un autentica stangata con la sentenza emessa dal Gup di Messina SALVATORE MASTROENI a conclusione del processo, celebrato con il rito abbreviato, per l operazione GOTHA-POZZO 2, scattata il 24 giugno Erano 16 gli imputati alla sbarra e tutti e 16 sono stati condannati, alcuni con pene pesantissime come i 20 anni inflitti al capo della famiglia mafiosa di Castroreale GIOVANNI RAO e a quello, provvisorio, dei Barcellonesi SALVATORE SEM DI SALVO. 16 anni e 11 mesi per SALVATORE OFRIA, 15 anni per CARMELO VITO FOTI e sino agli 8 anni inflitti ad altri imputati tra cui l imprenditore di Gioiosa Marea TINDARO MARINO (nella foto in basso nel cartellone del blitz primo da sinistra). Due le pene sospese. Stabiliti i risarcimenti danni. Nel servizio anche la situazione legata al processo ordinario che vede imputate altre quindici persone ed i fatti. Si è chiuso con 16 condanne, diverse delle quali pesantissime e due con sospensione della pena, il

2 processo ad altrettanti imputati scaturito dall operazione Gotha-Pozzo 2 che avevano scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Il Gup di Messina Salvatore Mastroeni ha condannato Giovanni, considerato il capo della famiglia mafiosa di Castroreale ed alleata del clan dei Barcellonesi a 20 anni e euro di multa; Salvatore Sem Di Salvo, ritenuto il luogotenente del clan dei Barcellonesi ed il capo provvisorio dopo l arresto di Giuseppe Gullotti, a 20 anni e euro; Salvatore Ofria, elemento di spicco del clan dei Barcellonesi, a 16 anni e 11 mesi; Carmelo Vito Foti, altro personaggio di rilievo dei Barcellonesi, a 15 anni (esclusa l aggravante di essere il promotore dell associazione); Ottavio Imbesi, di Barcellona, a 13 anni; Roberto Martorana, di Barcellona, a 10 anni; Francesco Carmelo Messina, di Barcellona, a 10 anni; Maurizio Trifirò, di Terme Vigliatore, a 10 anni; Francesco D Amico, di Barcellona, a 10 anni; Concetto Bucceri, di Barcellona, a 8 anni; Francesco Cambria, di Barcellona, a 8 anni; Francesco Ignazzitto, di Barcellona, a 8 anni; Giuseppe Roberto Mandanici, di Barcellona, a 8 anni; Tindaro Marino, di Gioiosa Marea, a 8 anni; Anna Marino, sorella di Tindaro, di Gioiosa Marea, a 2 anni, pena sospesa; Salvatore Buzzanca, di Patti, ad 1 anno e 8 mesi, pena sospesa. Il Gup ha inoltre disposto la confisca di quanto già sequestrato eccetto quattro auto, un terreno e due autocarri per i quali è stato deciso il dissequestro. Quindi deciso, a carico di tutti gli imputati, il risarcimento dei danni in favore del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto e del Comune di Mazzarrà Sant Andrea con danni da liquidarsi in separata sede ed una provvisionale non esecutiva di euro. Il solo Giovanni Rao è stato condannato al risarcimento di euro, provvisionale non esecutiva, in favore dell Aias (Associazione italiana assistenza spastici) di Barcellona. L imprenditore di Gioiosa Marea Tindaro Marino è stato condannato a risarcire l impresa Seds, con entità da liquidarsi in separata sede. Dichiarata l interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena per gli imputati condannati ad eccezione di Anna Marino e Salvatore Buzzanca che hanno avuto la pena sospesa. IL PROCESSO ORDINARIO Cinque comuni, Barcellona Pozzo di Gotto, Montalbano Elicona, Falcone, Furnari e Mazzarrà Sant Andrea, sono stati ammessi alla costituzione di parte civile nell ambito del processo scaturito

3 dalle operazioni antimafia Gotha e Pozzo 2, l indagine della Dia e dei carabinieri del Ros coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina che ha inflitto un durissimo colpo alla famiglia mafiosa barcellonese. Davanti alla Corte d Assise di Messina il presidente Nunzio Trovato ha sciolto le riserve della precedente udienza (27 settembre) con l accoglimento delle richieste di parte civile: oltre ai suddetti comuni, anche familiari e parenti delle vittime della lupara bianca i cui casi sono incardinati nel dibattimento. Parti civili anche numerose imprese sottoposte al giogo delle estorsioni e l Ance, l associazione nazionale dei costruttori edili e diverse associazioni antiracket del territorio. Il pm Vito Di Giorgio ha, quindi, presentato un lungo elenco di testimoni da citare, un centinaio e i brogliacci delle indagini svolte dalle forze dell ordine. Stilato un primo calendario di udienze che riprenderanno il 26 novembre e si protrarranno sino al 20 dicembre prima della pausa natalizia. Nel processo sono 15 gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario mentre a fine maggio si era conclusa con richieste molto pesanti la requisitoria dei pubblici ministeri, i sostituti procuratori della Dda Giuseppe Verzera, Angelo Cavallo, Vito Di Giorgio e Fabio D Anna, nell udienza della celebrazione del rito abbreviato per le operazioni Gotha e Pozzo 2 che, nel giugno dell anno scorso, consentì ai carabinieri di decapitare i vertici delle cosche dei barcellonesi e dei mazzarroti. Il maxi- fascicolo, composto da ben 98 faldoni, nasce da due inchieste diverse, riunite subito dopo gli arresti del 24 giugno Da un lato la Direzione Investigativa Antimafia, al lavoro su alcune estorsioni portate avanti dai barcellonesi nella zona di competenza. Dall altro il Ros dei carabinieri, che ha operato soprattutto sulla scorta delle dichiarazioni dei pentiti, a cominciare dal boss storico dei Mazzarroti, Carmelo Bisognano. Ricostruita la geografia del clan che gestiva appalti, gioco d azzardo clandestino, estorsioni. Fondamentale l apporto dei pentiti anche per individuare autori e svelare retroscena di una lunga serie di omicidi rimasti insoluti, quasi tutti quelli commessi a Barcellona e dintorni nel corso degli ultimi 30 anni. I 31 indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa finalizzata alla commissione di omicidi, occultamento di cadaveri, estorsioni, detenzione di armi, minacce e

4 danneggiamento. Fra questi, appunto, i 29 arrestati nei due blitz dell anno scorso e due indagati a piede libero. Questo l elenco completo degli imputati: I pentiti CARMELO BISOGNANO di Furnari, ALFIO GIUSEPPE CASTRO di Acireale e SANTO GULLO di Falcone; BARRESI FILIPPO, di Barcellona, unico latitante; CALCO LABRUZZO Salvatore, classe 1952, nato a Tortorici e residente a Tripi, allevatore; DAJCAJ Zamir, classe 1973, nato in Albania e residente a Terme Vigliatore, allevatore; FUMIA Enrico, classe 1966, nato a Mazzarrà Sant Andrea ed ivi residente, vivaista; GIAMBO Carmelo, classe 1971, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, imprenditore; ISGRO Giuseppe, classe 1965, nato a Barcellona Pozzo di Gotto, ivi residente, imprenditore; MUNAFO Nicola Aldo, classe 1968, nato a Tripi e residente a Mazzarrà Sant Andrea, autotrasportatore; PORCINO Angelo, classe 1956, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, imprenditore; CALABRESE Tindaro, classe 1973, nato a Novara di Sicilia, residente a Mazzarrà Sant Andrea, allevatore, già detenuto per altra causa al regime del 41 bis (carcere duro); CANNONE Nicola, classe 1965, nato a Palermo, residente a Furnari, commerciante; D AMICO Carmelo, classe 1972, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente, commerciante; FOTI Mariano, classe 1967, nato a Barcellona Pozzo di Gotto ed ivi residente; PUGLISI Salvatore, classe 1955, nato a Fondachelli Fantina e residente a Terme Vigliatore, imprenditore;

5 I carabinieri del Ros e gli uomini della Dia all alba del 24 giugno 2011 misero a segno un colpo importante nella lotta a Cosa Nostra annientando la famiglia più potente della provincia di Messina. Le operazioni Gotha e Pozzo 2 portarono all arresto di presunti affiliati alla famiglia mafiosa barcellonese ed al sequestro di beni per un valore di circa 150 milioni di euro. Un importo stratosferico mai nemmeno sfiorato nel messinese e poche volte raggiunto in Italia. Per questo si è parlato di operazioni storiche, uniche nel loro genere. Lo dissero, nel corso di una conferenza stampa, Leonida Primicerio della Procura Nazionale Antimafia, il generale Giampaolo Ganzer, comandante del Ros dei carabinieri ed il Procuratore di Messina Guido Lo Forte. Due operazioni sulle quali i sostituti della Dda Angelo Cavallo, Fabio D Anna, Vito Di Giorgio e Giuseppe Verzera, lavoravano da mesi. Con Gotha e Pozzo 2 gli inquirenti tracciarono il nuovo volto della mafia barcellonese, storicamente l unica in grado di tessere rapporti con Cosa Nostra palermitana. Le aggressioni a tenaglia, ovvero gli arresti ed i sequestri di beni, hanno indebolito la catena mafiosa della sanguinaria cosca di Barcellona e della sua costola dei Mazzarroti di Mazzarrà Sant Andrea. Il clan dei barcellonesi, per l accusa, è stato retto da Carmelo D Amico, l uomo che gestiva sul campo gli affari illeciti e se era il caso metteva mano alle armi. Lungo l elenco dei boss finiti in manette: Salvatore Sam Di Salvo, Salvatore Ofria, Tindaro Calabrese, Carmelo Vito Foti, Francesco D Amico e Francesco Carmelo Messina. Poi c è il secondo livello, quello degli imprenditori: Mario Aquilia, Carmelo Giambò, Giovanni Rao, Salvatore Puglisi e Franco Scirocco. Quest ultimo è ritenuto un rampante vicino alla famiglia mafiosa di Barcellona. Nel 2011 la Dia gli ha sequestrato in due tranche un ingente patrimonio. In tutto questo, come detto, hanno avuto un ruolo importante le nuove collaborazioni, soprattutto quella dell ex capo dei Mazzarroti Carmelo Bisognano e del suo già braccio destro, il meccanico di Oliveri Santo Gullo nonché Teresa Truscello, ex convivente di Bisognano e già arrestata nell ambito dell operazione Torrente (scattata il 5 novembre 2010) e di Alfio Giuseppe Castro, di Acireale, ritenuto il referente in provincia di Messina per conto di Cosa Nostra catanese. I pentiti hanno parlato di tutto. Hanno raccontato di un cartello d imprese che si aggiudicava i lavori pubblici dopo aver truccato le gare d appalto. In questi anni sono state decine i lavori aggiudicati ad imprese in odor di mafia con questo sistema: si va dal raddoppio ferroviario sulla Messina-Patti, al tratto di metanodotto San

6 Pietro Clarenza-San Giovanni La Punta nel catanese sino alla realizzazione di alcune strade ad Oliveri. Ma un capitolo a parte merita la scoperta del cimitero della mafia di Mazzarrà S.Andrea. Sono stati in particolare Bisognano e Gullo a permettere il ritrovamento dei resti di alcune persone svanite nel nulla negli anni 90 durante la guerra di mafia. Ma a volte si ricorreva alla lupara bianca per molto meno. Qualcuno è sparito per un furto di animali, qualcun altro perché ritenuto inaffidabile e qualcun altro ancora perché sospettato di essere un confidente dei carabinieri. Gli investigatori adesso conoscono nomi di mandanti ed esecutori di cinque casi di lupara bianca: quelli di Antonino Ballarino, Natalino Perdichizzi, Sebastiano Lupica, Salvatore Triscari Barberi e Salvatore Munafò. Nel dettaglio Ballarino, scomparso nel marzo 1993, era di Basicò, sarebbe stato ucciso e sepolto da Carmelo Giambò; Natalino Perdichizzi, scomparso e sepolto nel 1997, sarebbe stato ucciso da Nicola Munafò ed Enrico Fumia; il Lupica sarebbe stato ucciso da Salvatore Calcò Labruzzo; il Triscari Barberi, scomparso alla vigilia dell Epifania del 1996, per l accusa è stato ucciso e soppresso da Salvatore Calcò Labruzzo; quindi il Munafò sarebbe stato ucciso da Enrico Fumia. Per quanto riguarda l aspetto patrimoniale va sottolineato il grande lavoro della Dia che ha eseguito il sequestro di beni nei confronti di Giovanni Rao, Giuseppe Isgrò, Filippo Barresi, Salvatore Sem Di Salvo, Salvatore Ofria, Mario Aquilia e Franco Scirocco. Questi avrebbero gestito per conto di Cosa Nostra il sistema di turbativa d asta finalizzato al controllo degli appalti pubblici. Un sistema che ha consentito alla mafia barcellonese di arricchirsi a dismisura e di accrescere la sua potenza anche militare. La cosca di Barcellona come ha più volte sottolineato il Procuratore Guido Lo Forte- oggi espande la sua influenza da Villafranca Tirrena a Tusa e si può considerare il cuore di Cosa Nostra in provincia di Messina. A capo vi sarebbe il boss Tindaro Calabrese divenuto l esponente di spicco della famiglia da quando Salvatore Lo Piccolo ha ereditato il ruolo di capo indiscusso di Cosa Nostra palermitana, l erede di Totò Riina e Bernardo Provenzano e vicino al latitante Messina Denaro, il numero 1 dei ricercati nella lista del Ministero degli Interni e definito il nuovo capo di Cosa Nostra siciliana.