I sistemi di gestione ambientale: strumenti per la green economy

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1 I Quaderni dell Ambiente e dell Energia I sistemi di gestione ambientale: strumenti per la green economy Il tema dell ambiente trova sempre maggiore interesse da parte dell opinione pubblica. Nel VII EAP - Environment Action Programme Living well, within the limits of our planet, la Commissione Europea ha individuato quale obiettivo primario d azione, per il periodo , quello di incrementare la resilienza economica dell UE e trasformare la Comunità Europea in una economia verde, inclusiva e sostenibile, che garantisca crescita e sviluppo, tuteli la salute e il benessere dell'uomo, crei posti di lavoro. La diffusione del mercato verde o green economy rappresenta, quindi, sia un obiettivo da perseguire che uno strumento di policy per la diffusione dello sviluppo sostenibile e la tutela dell ambiente. Tale obiettivo può essere perseguito anche mediante l adozione di registrazioni/certificazioni dei sistemi di gestione ambientali. di Maria Angelica Auletta, Ingegnere, Agenzia Regionale per la protezione dell Ambiente della Basilicata 1. Premessa Il tema dell ambiente trova sempre maggiore interesse da parte dell opinione pubblica, al punto che 9 cittadini europei su 10 ritengono importante la protezione ambientale e ritengono di poter svolgere in prima persona un ruolo fondamentale per la tutela dell ambiente. Quest aspetto viene colto compiutamente nel VII Programma di Azione per l Ambiente (EAP- Environment Action Programme) dal titolo Living well, within the limits of our planet, che la Commissione Europea ha presentato all approvazione degli stati membri nella proposta di decisione 2012/0337(COD) del Nei Programmi di Azione la Comunità Europea definisce le priorità ambientali dell Unione (UE) per il periodo di validità del programma stesso.

2 La proposta di VII EAP contiene le priorità d azione individuate dalla Commissione e dal Consiglio dell Unione Europea per il periodo , con l obiettivo primario di incrementare la resilienza economica dell UE e trasformare la Comunità Europea in una economia verde, inclusiva e sostenibile, che garantisca crescita e sviluppo, tuteli la salute e il benessere dell uomo e crei posti di lavoro. Tra le varie considerazioni alla base della proposta, così come presentata alla stampa dal commissario Janek Potocnik, vi è la seguente Gli attuali sistemi di produzione e di consumo dell economia globale generano molti rifiuti e assieme alla domanda crescente di beni e servizi e all esaurimento delle risorse contribuiscono ad aumentare i costi di materie prime fondamentali, minerali ed energia, generando ancora più inquinamento e rifiuti, aumentando le emissioni globali di gas a effetto serra e causando il degrado del suolo, la deforestazione e la perdita di biodiversità. Quasi due terzi degli ecosistemi mondiali sono in declino ed è comprovato che i limiti del pianeta per la biodiversità, i cambiamenti climatici e il ciclo dell azoto sono già stati superati. È realistico ritenere che entro il 2030 dovremo fare fronte a una riduzione del 40% delle risorse idriche, a meno che non siano compiuti progressi considerevoli per un uso più efficiente delle risorse. Vi è inoltre il rischio che i cambiamenti climatici aggravino ulteriormente questi problemi e comportino costi ingenti. Nel 2011 le catastrofi dovute in parte ai cambiamenti climatici hanno causato danni economici globali per oltre 300 miliardi di euro. Anche l OCSE (1) ha lanciato un monito affermando che il degrado e l erosione costanti del capitale naturale rischiano di provocare cambiamenti irreversibili che potrebbero mettere a repentaglio due secoli di miglioramenti del nostro standard di vita e implicare costi significativi. Per affrontare alcune di queste problematiche complesse sarà necessario sfruttare appieno il potenziale in termini di tecnologie ambientali e garantire che le industrie sviluppino costantemente e diffondano le migliori tecniche disponibili e le innovazioni emergenti. La diffusione del mercato verde o green economy rappresenta, quindi, sia un obiettivo da perseguire che uno strumento di policy per la diffusione dello sviluppo sostenibile e la tutela dell ambiente. 2. Il concetto di sviluppo sostenibile A livello mondiale si è convenuto di accettare la definizione di sviluppo sostenibile contenuta nel rapporto Bruntland del 1987, in base alla quale lo sviluppo sostenibile è lo sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri. Prima del Rapporto Bruntland non esisteva una definizione comune di sviluppo sostenibile; del resto anche il concetto di ambiente in quanto tale non è di chiara individuazione nella legislazione italiana, se non in quella di più recente emanazione. Il perché della ricerca di una definizione condivisa di sviluppo sostenibile nacque negli anni ottanta, quando a seguito della crisi petrolifera del 1973 la comunità internazionale cominciò Fig.1. Le principali tappe dello sviluppo sostenibile (2) 2 I Quaderni dell Ambiente e dell Energia

3 a prendere consapevolezza che il Pianeta è un sistema chiuso, nel quale ogni risorsa naturale trova i suoi limiti nella disponibilità delle risorse stesse, ossia nella carrying capacity del pianeta. Nella fig.1 precedente sono schematizzate le principali tappe dello sviluppo sostenibile, al fine di esemplificare l evoluzione nel tempo dell attenzione all ambiente e della diffusione del concetto di sviluppo sostenibile. Tra le varie tappe, è da rimarcare ciò che accadde a: Rio de Janeiro 1992, Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo (3) Nella dichiarazione finale della Conferenza su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992, vennero confermati i contenuti della Dichiarazione della Conferenza ONU di Stoccolma del 1972 «cercando di considerarla come base per un ulteriore ampliamento». Nello specifico, in tale dichiarazione si pone l accento su temi quali: il diritto allo sviluppo per un equo soddisfacimento dei bisogni sia delle generazioni presenti che di quelle future; la tutela ambientale non separata ma parte integrante del processo di sviluppo; la partecipazione dei cittadini, a vari livelli, per affrontare i problemi ambientali. Quindi la possibilità di accedere alle informazioni riguardanti l ambiente, che gli Stati dovranno rendere disponibili, e di partecipare ai processi decisionali; il principio del chi inquina paga per scoraggiare gli sprechi, stimolare la ricerca e l innovazione tecnologica al fine di attuare processi produttivi che minimizzino l uso di materie prime. Dalla Conferenza di Rio de Janeiro scaturiscono due iniziative di rilievo: Il Programma d azione Agenda 21 Quasi un manuale per lo sviluppo sostenibile del pianeta fino al 21 secolo. La Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici Primo strumento legale vincolante sui cambiamenti climatici, avente come obiettivo la riduzione delle concentrazioni in atmosfera dei gas serra derivanti dalle attività umane, al fine di prevenire effetti pericolosi Protocollo di Kyoto (4) Il Protocollo di Kyoto, sottoscritto nel 1997, è lo strumento attuativo della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, entrato in vigore il 16 febbraio 2005 è stato ratificato da 169 nazioni che si sono impegnate a ridurre, per il periodo , il totale delle emissioni di gas serra almeno del 5% rispetto ai livelli del 1990, al fine di rimediare ai cambiamenti climatici in atto. Non è stato ratificato, tra gli altri, dagli Stati Uniti, che sono i primi produttori di gas serra nel mondo. Le azioni che i paesi sottoscrittori si sono impegnati a porre in essere sono: sostituire le fonti energetiche non rinnovabili con fonti energetiche rinnovabili; ridurre l uso di combustibili fossili; aumentare l efficienza energetica; ridurre i consumi energetici; ridurre la deforestazione. Si arriva poi a Johannesburg nel 2002, Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile A 10 anni dalla Conferenza di Rio de Janeiro, le nazioni partecipanti concordano sulla grande difficoltà di attuazione dei principi che erano stati sanciti da tutte le nazioni. Il vertice si conclude con la presentazione del PIANO DI ATTUA- ZIONE in cui le novità sono sostanzialmente le seguenti: la crescita economica non è la base dello sviluppo; è opportuno distinguere tra crescita e sviluppo; nella piramide dei valori, il pilastro sociale è al vertice dei pilastri economico ed ambientale; comunque nessuno dei pilastri potrà essere considerato a sé stante; è prioritario lo sviluppo rispetto alla crescita economica; è necessario valutare i costi sociali ed ambientali delle politiche. Si concorda sul fatto che i processi partecipativi, tipici di Agenda 21, devono assumere un ruolo sempre più pregnante per conseguire la sostenibilità dello sviluppo, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori sociali. L ultima tappa a livello mondiale porta di nuovo a Rio de Janeiro 2012, dove si è tenuta la Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile - RIO + 20 (5) Pertanto, a 20 anni dalla prima Conferenza ONU su Ambiente e Sviluppo, i governi si sono di nuovo riuniti simbolicamente a Rio de Janeiro, per fare il punto sui risultati conseguiti e sulle questioni ancora aperte. È emersa la consapevolezza che RIO +20 rappresenta un ulteriore tappa di un percorso ancora lungo e difficile verso la definizione di una visione globale condivisa per riconciliare l economia con le esigenze della sostenibilità, con la conservazione degli ecosistemi e l equità sociale. A RIO+20 si era giunti dopo due anni di intensi e difficili negoziati; la Conferenza si è conclusa con un documento di natura principalmente programmatica, intitolato «The Future We Want» che avvia numerosi processi internazionali e nazionali su temi considerati cruciali per il futuro del Pianeta. Sebbene le istanze presentate dalla società civile fossero ben più ambiziose, i risultati sui quali vi è stata la convergenza dei governi partecipanti sono stati: riconoscimento del concetto di Green Economy, come elemento trainante verso lo sviluppo sostenibile e lo sradicamento della povertà; adozione di un quadro decennale di programmi sulla promozione di modelli di produzione e consumo sostenibili; rafforzamento delle funzioni del Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP); l istituzione di un Forum politico di alto livello per la governance mondiale dello sviluppo sostenibile; avvio di un processo intergovernativo per la definizione di nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs). 2.1 Sviluppo sostenibile in Europa Le vicende che si sono susseguite a livello di unione europea si sono intersecate e relazionate con quanto accaduto a livello mondiale. In particolare: con il Trattato di Maastricht l Unione Europea ha inteso annoverare lo sviluppo sostenibile tra gli obiettivi prioritari della sua azione. I Quaderni dell Ambiente e dell Energia 3

4 Nelle conclusioni del consiglio europeo di Cardiff del 1998, nel documento introduttivo del Consiglio Europeo di Vienna e nelle conclusioni del Consiglio Europeo di Helsinki, del 1999, viene riconosciuta la necessità di attuare la strategia per lo sviluppo sostenibile, attraverso l adozione di Programmi di Azione Europea per l Ambiente. Nel 2000 i vertici del Consiglio Europeo di Lisbona e di Nizza gettano le basi per una strategia socio-economica globale, e con il Consiglio Europeo di Stoccolma, 2001, si ribadisce l assoluta parità delle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: Ambiente, Economia, Società. Da ciò consegue che occorrerà integrare gli effetti economici, sociali ed ambientali, in tutti i processi decisionali, adottando politiche orientate a questo principio a tutti i livelli decisionali: interregionale, comunitario e nazionale. Non da ultima, con la COM(2010) del la Commissione Europea ha comunicato la propria STRATEGIA 2020 Per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva nella quale sono contenutii seguenti obiettivi dell UE per la crescita sostenibile: 1) ridurre le emissioni di gas serra del 20% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020; 2) aumentare la proporzione delle energie rinnovabili nel consumo finale al 20%; 3) cercare di aumentare del 20% l efficienza energetica. Infatti, nel già citato VII EAP Living well, within the limits of our planet, alcuni degli obiettivi prioritari sono: proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell Unione trasformare l Unione in un economia a basse emissioni di carbonio, efficiente nell impiego delle risorse, verde e competitiva tra l altro occorre: ridurre l impatto ambientale globale delle industrie dell UE in tutti i principali settori industriali a fronte di una maggiore efficienza nell uso delle risorse, anche favorendo produzione e consumo sostenibili ridurre l impatto ambientale globale della produzione e del consumo, in particolare nei settori dell alimentazione, dell edilizia e della mobilità, anche revisionando la legislazione sui prodotti per migliorare le performance ambientali e l efficienza nell impiego delle risorse, nel corso del loro intero ciclo di vita gestione responsabile dei rifiuti, da considerare come risorsa prevenire e/o ridurre lo stress idrico nell UE. proteggere i cittadini dell Unione da pressioni legate all ambiente e da rischi per la salute e il benessere sfruttare al massimo i vantaggi della legislazione dell UE in materia di ambiente garantire investimenti a favore delle politiche in materia di ambiente e clima e farlo al giusto prezzo migliorare l integrazione ambientale e la coerenza delle politiche migliorare la sostenibilità delle città dell UE : il programma deve garantire che: la maggioranza delle città dell UE attuino politiche in materia di pianificazione e progettazione urbana sostenibile aumentare l efficacia dell azione dell UE nell affrontare le sfide ambientali e climatiche a livello regionale e mondiale. 3. Il mercato verde o green economy L adozione del concetto di sviluppo sostenibile di Bruntland, quindi, necessita dell integrazione in tutte le politiche delle tre dimensioni dello sviluppo: ambiente, economia e società, al fine di poter garantire: Sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro Sostenibilità sociale: capacità di garantire condizioni di benessere equamente distribuite per classi e genere (salute, istruzione, democrazia, giustizia, partecipazione, ecc.). Sostenibilità ambientale: capacità di mantenere qualità, quantità e riproducibilità delle risorse naturali, della biodiversità,ecc. In questo contesto, si possono analizzare le proposte, degli Stati generali della Green Economy, venute fuori dalla riunione plenaria tenutasi a Rimini il 23 novembre u.s., secondo le quali la green economy costituisce una via per affrontare la crisi e avviare una nuova fase di sviluppo ecosostenibile, nell ambito del solco tracciato proprio dai Programmi d Azione ambientale europea. Quando si parla di green economy, tuttavia, bisogna uscire dal luogo comune (6) dell economia di nicchia o che interessa solo pochi ambientalisti. Occorre considerare la green economy come un nuovo sistema socio-economico che attraverso l applicazione di determinati strumenti, consente di far transitare l economia tradizionale verso un economia più sostenibile. Si può parlare in termini di green economy sia per la produzione di beni e servizi legati all ambiente, nella più ampia accezione del termine, sia per prodotti e servizi che vengono pensati e/o realizzati in maniera verde. Come si evince dal rapporto ERVET (7) sulla green economy, c è tuttavia una differenza fondamentale tra chi, classificabile come green production oriented, approccia il tema della sostenibilità intervenendo concretamente sul proprio processo produttivo (ad esempio attraverso il ricorso a certificazioni di processo o tramite l applicazione di tecnologie a ridotto impatto ambientale) e chi, definibile come green business Fig.2. Schema di integrazione degli aspetti, economici, sociali e ambientali. 4 I Quaderni dell Ambiente e dell Energia

5 oriented, produce una tecnologia, un prodotto o offre un servizio a supporto della protezione ambientale. La differenza può essere riassunta considerando che l approccio dei primi è spinto da varie motivazioni anche di immagine (oltre che da valutazioni economiche), ma le attività poste in essere sono tali da produrre benefici diretti per l ambiente locale su cui operano, sono verde perché produco riducendo i miei impatti sul territorio. Nel secondo caso, le motivazioni alla base delle scelte sono soprattutto stimolate da logiche di mercato, senza che vi sia una effettiva ricaduta in termini di benefici ambientali diretti sul territorio su cui insistono, sono verde perché l ambiente è il mio business. Ovviamente, le distinzioni non sono necessariamente così nette per cui la collocazione all interno dell una o dell altra categoria, non è così immediata: si pensi ad esempio ad una azienda che si occupa della gestione di impianti di depurazione e che ha conseguito la registrazione EMAS per uno dei suoi siti, oppure a un azienda che ha delle linee di produzione di prodotti marchiati Ecolabel. Tuttavia, perché il mercato si orienti in maniera sostenibile verso la considerazione degli aspetti ambientali: I fabbricanti dovrebbero conoscere il profilo ambientale dei componenti che utilizzano nei propri prodotti. I progettisti dovrebbero esaminare l impatto che le loro scelte hanno su tutto il ciclo di vita del prodotto e, per farlo, occorre avere agevole accesso ai dati e alle metodologie esistenti sul ciclo di vita. I produttori dovrebbero trasmettere le informazioni, sui propri prodotti, lungo tutta la catena fino ai consumatori e agli acquirenti, in una forma che sia facilmente accessibile. I rivenditori, i consumatori e gli acquirenti dovrebbero poter riconoscere i prodotti più ecologici. Per poter raggiungere tali obiettivi e orientarsi nell ambito della green economy sono stati individuati degli Strumenti volontari. 4. strumenti volontari Per la green economy Gli strumenti volontari non sono dettati da alcuna norma obbligatoria, ma sono stati introdotti per: ridurre l impatto dei processi e dei prodotti sull ambiente; consentire scelte consapevoli da parte di clienti e consumatori; incentivare scelte di mercato ecologicamente compatibili. In prima battuta, tali strumenti sono stati pensati essenzialmente per l industria, che era considerata la principale fonte di inquinamento ambientale. L evoluzione recente è rappresentata dal passaggio da strumenti solo per le imprese (industria), a strumenti anche per il terziario (servizi) e per la Pubblica Amministrazione. A tale conclusione si è giunti poiché si è ampliato il concetto di analisi di impatto ambientale, basandola sull approccio cradle to grave ossia dalla culla alla tomba. L approccio cradle to grave, di figura 3, è applicabile ad ogni tipologia di prodotti, beni, servizi, lavori, ecc, magari eliminando le fasi che non entrano nel processo realizzativo. Questo schema consente di approcciare l analisi degli impatti ambientali nella sua interezza, valutando tutti gli aspetti ambientali connessi al processo di realizzazione, tra i quali è poi possibile scegliere quelli significativi (vedi infra norma UNI EN ISO 14001) su cui si deve/o si decide di agire sia Fig.3. Schema del ciclo di vita di un prodotto I Quaderni dell Ambiente e dell Energia 5

6 con un approccio di sistema, che attraverso interventi di mitigazione su alcuni di essi. Con questo approccio ogni prodotto, bene, o servizio ha aspetti ambientali sui quali si può incidere in maniera più o meno decisa per ridurne i relativi impatti sull ambiente. L assunto è infatti che tutti i prodotti e servizi hanno impatti sull ambiente, in una o più fasi della loro vita (Life cycle thinking). È ciò su cui la Comunità economica Europea aveva inteso focalizzare l attenzione introducendo il concetto di Integrated Product Policy -IPP (8), atteso che il degrado ambientale è conseguenza non solo dell attività produttiva ma anche del comportamento del consumatore. Si legge infatti I prodotti sono essenziali per la ricchezza della nostra società e per la qualità della vita che conosciamo. Il maggiore consumo di prodotti, tuttavia, è anche la causa diretta o indiretta di gran parte dell inquinamento e della riduzione delle risorse che caratterizza la nostra società. Tra i principali consumatori in Italia troviamo appunto la Pubblica Amministrazione, che con i suoi acquisti, incide sul PIL per circa il 17%. Pertanto è apparsa evidente l importanza dell adozione di tali strumenti da parte della P.A. per due principali motivi: scegliere in maniera ecosostenibile la tipologia dei propri acquisti; incidere sull offerta del mercato, orientandolo verso la produzione di beni e servizi a minor impatto ambientale. In conclusione, si sta discutendo di economia verde quando un organizzazione focalizza l attenzione sulla gestione, in tutto o in parte, dei seguenti elementi: Consumo materie prime non rinnovabili; Consumo di energia, anche in relazione al tipo di energia utilizzata (fossile, rinnovabile, ecc.) e efficienza energetica (non solo degli edifici, ma anche dei cicli produttivi); Produzione di rifiuti; Emissioni (scarichi, fumi, ecc.); Alterazione habitat sia naturali che di origine antropica (eco-design); Orientamento delle tipologie di prodotti e di consumo (sia nel business to business che nel business to consumers). Riassumendo, la green economy ha la conseguenza di imporci di adottare un approccio integrato; tuttavia l UE ha voluto rimarcare che l obiettivo della propria politica ambientale è far sì che il miglioramento ambientale vada di pari passo con il miglioramento delle prestazioni dei prodotti e nello stesso tempo favorisca la competitività dei mercati a lungo termine, sulla base di: miglioramento continuo (ciascuna impresa può stabilire i miglioramenti in relazione al loro rapporto costo - efficacia); molteplicità degli strumenti di azione, attivando in modo efficace quelli già esistenti sia volontari che normativi, con interventi dalla scala locale fino al livello internazionale; diffondere l approccio cradle to grave ossia basato sull analisi del ciclo di vita dei prodotti (life-cycle thinking); collaborazione con il mercato anche con l introduzione di incentivi per orientare il mercato verso soluzioni più sostenibili; coinvolgimento delle parti interessate (progettisti, imprese, P.A., consumatori, stakeholder). Questo approccio è realizzabile adottando uno o più dei seguenti strumenti volontari, che sono pertanto elementi fondamentali della IPP. Quelli più noti sono: a. EMAS o ISO (Registrazione/certificazione del sistema di gestione ambientale adottato dall organizzazione) b. Eco design, ecc.; (approccio ecosostenibile alla progettazione di strutture, ecc) c. LCA (Life Cycle Assessment) (strumento di analisi, basato su software, del ciclo di vita di un prodotto o di un servizio) d. Ecolabel, o altre etichette di prodotto (marchi applicati ai prodotti che ne consentono la riconoscibilità da parte del consumatore, attestandone la sostenibilità, riciclabilità, ecc., orientate al business to consumers ), EPD (Environmental Product Declaration) (dichiarazione certificata da organismo svedese che accompagna un prodotto e ne attesta le caratteristiche produttive e ambientali, orientata al business to business ), ecc. e. Green Procurement (Sistema di Acquisti Verdi, in base al quale vengono scelti i prodotti, i servizi, le aziende ecofriendly. Quando è utilizzato dalla P.A. si parla di Green Public Procurement). 5. I sistemi di gestione ambientale: registrazione vs certificazione Un sistema di gestione ambientale è quella struttura concettuale che consente di gestire una organizzazione (impresa, ente, studio professionale, ecc) mediante l implementazione di procedure, prassi e attività che permettono di valutare e gestire i propri impatti ambientali e raggiungere gli obiettivi fissati nella politica ambientale definita. Un sistema di gestione ambientale comprende la definizione dell organigramma interno all organizzazione, le responsabilità assegnate a ciascun soggetto, le attività di pianificazione, le prassi, le procedure, i processi operativi e le risorse messe in gioco; tutti elementi correlati tra di loro sulla base della propria politica ambientale e dei relativi obiettivi da conseguire. Tutto ciò nell ottica di gestire i propri aspetti ambientali significativi e la conformità normativa. Pertanto un sistema di gestione ambientale ha lo scopo di favorire, su base volontaria, la razionalizzazione delle capacità gestionali delle organizzazioni dal punto di vista ambientale, non solo nell ottica del rispetto delle normative ambientali applicabili all organizzazione, ma anche del miglioramento continuo delle proprie prestazioni ambientali e della partecipazione attiva dei dipendenti. Occorre focalizzare il termine organizzazione sin qui più volte utilizzato; organizzazione è un termine esemplificativo riferibile a: imprese, società, studi professionali, attività commerciali-turistiche-agricole, attività di servizi, pubbliche amministrazioni, ecc. Pertanto, ogni soggetto che rientra nella definizione di organizzazione può implementare un sistema di gestione ambientale certificabile ISO o registrabile EMAS La certificazione di conformità di un SGA alla norma ISO Il modello alla base di ogni sistema di gestione ambientale, schematizzato nella figura 4; è il modello PDCA (Plan-Do- Check-Act). 6 I Quaderni dell Ambiente e dell Energia

7 Fig4. Schema concettuale del modello PDCA- Ciclo di Deming. L idea è appunto quella di pianificare, cioè analizzare la propria organizzazione e individuare obiettivi da raggiungere e azioni da intraprendere, fare, cioè attuare quanto pianificato, controllare, ossia verificare che gli obiettivi siano stati raggiunti, correggere, porre in essere azioni correttive per rimuovere gli scostamenti dagli obiettivi prefissati o per adeguare il sistema a nuovi/diversi obiettivi. Questo schema concettuale è adottato nelle norme di riferimento per l adozione dei sistemi di gestione ambientale; esse sono le norme della serie ISO adottate dall UNI, che è l organismo italiano di normazione che collabora con l organismo internazionale ISO 9. Nello specifico la norma di riferimento sulla base della quale viene riconosciuto e certificato un sistema di gestione ambientale, a livello internazionale, è la norma UNI EN ISO 14001, che specifica tutti i requisiti che esso deve avere per il suo riconoscimento. Altro elemento distintivo, cui fa rifermino la norma ISO 14001, è il PROCESS APPROACH, così come previsto dalla norma ISO 9001 relativa alla certificazione di qualità. Di conseguenza la certificazione ambientale, ai sensi della norma ISO 14001, si configura come una certificazione di qualità ambientale che, attraverso l approccio per processi, tende a gestire l organizzazione con una logica di qualità a cui si affiancano il raggiungimento di obiettivi di performance ambientale, oltre al rispetto delle norme ambientali applicabili all organizzazione stessa. Entrando nel dettaglio, gli elementi di un sistema di gestione ambientale SGA necessari per attuare le fasi PLAN e Do del modello sono: Politica ambientale: intenzioni e direttive complessive che l organizzazione intende darsi in relazione alla propria prestazione ambientale. Essa fornisce il quadro di riferimento per la esecuzione delle attività, proprie dell organizzazione, e per definire gli obiettivi, che sono i fini ambientali che un organizzazione decide di perseguire. Pianificazione: riconoscimento degli aspetti ambientali, attraverso l esecuzione dell analisi ambientale iniziale (che tuttavia è elemento facoltativo), che l organizzazione può/intende gestire e connessi alle attività svolte dall organizzazione. Individuazione di quegli aspetti, detti significativi, che hanno risvolti significativi (impatti) sull ambiente, ove per impatto ambientale si intende qualunque modificazione, positiva o negativa, dell ambiente, causata in tutto o in parte dalle attività svolte (es. emissioni in atmosfera, in acque superficiali e profonde, nel suolo, nel sottosuolo, emissione rumori, campi elettromagnetici, produzione di rifiuti, consumo di risorse e di energia, ecc.). Programma ambientale, che contiene le azioni di miglioramento/mitigazione ambientale, i tempi di realizzazione, le responsabilità, nonché le attività di audit necessarie per la verifica dell andamento del programma. La fase CHECK è quella di verifica interna dell andamento delle attività rispetto al programma pianificato e alla loro efficienza ed efficacia rispetto agli obiettivi prefissati. Infine, la fase ACT è quella del RIESAME da parte della struttura di vertice dell organizzazione e dell ADEGUAMENTO. Questa è una fase di audit di ampio respiro nella quale si analizzano: Il raggiungimento obiettivi prefissati nella politica ambientale; L efficacia di tali obiettivi rispetto ai fini che l organizzazione intendeva perseguire con l adozione della politica ambientale; Le eventuali lacune sia nel raggiungimento degli obiettivi che nella necessità di modificare/integrare gli obiettivi stessi per meglio indirizzare l attività di gestione ambientale. Pertanto nella fase ACT si stabilizza o si adegua quanto sino a quel punto programmato e attuato, ovvero si correggono le carenze e si riavvia il ciclo di intervento, ponendo in essere tutte quelle azioni correttive sia degli obiettivi che delle relative attività, al fine del conseguimento delle finalità di miglioramento ambientale definite nella politica ambientale. Anche la politica ambientale può subire adeguamenti a seguito del riesame. Il modello PDCA è di per se un circolo virtuoso, così come mostrato nella figura precedente, poiché mira al miglioramento continuo sia delle performance ambientali e sociali che degli aspetti economici di gestione dell organizzazione. Fig.5. Schema del modello PDCA e del concetto di miglioramento continuo I Quaderni dell Ambiente e dell Energia 7

8 Il sistema viene, periodicamente, aggiornato con gli esiti delle attività di audit e di riesame, con le modifiche da apportare a tutte le parti del sistema e con i risultati conseguiti, rispetto agli obiettivi e traguardi prefissati. (Fig. 5) Anche la ricognizione delle norme ambientali applicabili all organizzazione è elemento imprescindibile di un sistema di gestione ambientale. Essa, infatti, contribuisce alla definizione degli obiettivi da conseguire e delle attività da porre in essere, al fine di raggiungere e mantenere la cosiddetta conformità legislativa sia nell ottica di evitare di incorrere in sanzioni amministrativo/penali sia di un environmentally friendly behaviour. L implementazione del sistema di gestione ambientale è la fase propedeutica al conseguimento della certificazione ambientale ai sensi della norma UNI EN ISO 14001, senza la quale l organizzazione non può farsi riconoscere dal mercato come operatore in green economy. Lo standard ISO è infatti uno standard certificabile. Rivolgendosi ad un organismo/ente di certificazione, scelto dall organizzazione tra quelli accreditati presso ACCREDIA, l ente italiano di accreditamento, è possibile ottenere la Certificazione di conformità del sistema allo standard ISO Le organizzazioni con sistema certificato sono inserite in elenco pubblico, detenuto e garantito da ACCREDIA. Così come schematizzata nella figura 6, la procedura di certificazione segue le seguenti macrofasi: verifica preliminare per analizzare le eventuali lacune e per valutare la conformità del cliente ai requisiti della norma (fase prevista su richiesta); controllo dell implementazione del sistema di gestione, l analisi dei documenti, osservazioni sul campo, interviste al personale, il cui esito positivo conduce all emissione del certificato; successivamente alla certificazione sono previste, almeno annualmente, visite periodiche al fine di garantire la conformità del Sistema alla norma di riferimento, nell ottica del miglioramento continuo. È da notare che la certificazione ISO non attesta una particolare prestazione ambientale, né tanto meno dimostra che l attività dell organizzazione ha impatti particolarmente ridotti. Tale certificazione dimostra che l organizzazione ha adottato un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attività e tende al miglioramento delle proprie prestazioni ambientali. La certificazione ha validità triennale. Alla scadenza del triennio la certificazione può essere rinnovata ripercorrendo l iter indicato. L organizzazione può riportare sul proprio sito web, sulla propria carta intestata e sui propri prodotti la dicitura Azienda dotata di sistema di gestione ambientale certificato ai sensi della norma ISO Il grafico di figura 7, mostra l andamento delle certificazioni ISO in Italia dal 2002 al Il grafico è stato realizzato sulla base dei dati forniti da ACCREDIA. Nel grafico di figura 8, è riportato il trend di incremento, tutto sommato positivo, delle certificazioni nel periodo, maggio-novembre La distribuzione regionale dei siti registrati è riportata nella figura 9, dalla quale si evince che la regione più virtuosa è la Lombardia e la maggior parte delle certificazioni sono distribuite al nord. Tra centro e sud Italia, le regioni più virtuose sono Campania e Toscana (Figura 9). Fig.6. Schema del processo di certificazione ai sensi della norma ISO I Quaderni dell Ambiente e dell Energia

9 Fig.7. Siti certificati ISO dal 2002 al (Fonte dati - Accredia) Fig.8. Siti Certificati ISO 14001, trend mag-nov Fonte Accredia I Quaderni dell Ambiente e dell Energia 9

10 Fig.9. Distribuzione regionale delle certificazioni ISO (30/10/2011) - Fonte: ACCREDIA, elaborazione ISPRA Nella figura 10, sono riportate le certificazioni suddivise per settori di accreditamento; la maggior parte delle certificazioni sono relative ad organizzazioni che operano nei servizi pubblici, seguono i servizi professionali d impresa e la produzione e distribuzione di energia elettrica. Delle certificazioni ISO rilasciate, 545 sono relative a pubbliche amministrazioni (comuni, province, aree protette, comunità montane, autorità portuali ed altre amministrazioni dello stato, locali o nazionali). I risultati e i vantaggi che si possono conseguire con l adozione di un SGA e della relativa certificazione, sono così riassumibili Miglioramento gestione organizzativa delle attività aziendali: individuazione ruoli e responsabilità; codifica procedure e tempi di realizzazione; Riduzione dei costi di gestione: contenimento consumi energetici, materie prime, produzione e gestione rifiuti; Miglioramento gestione amministrativa: valutazione degli aspetti ambientali diretti e indiretti dell attività dell organizzazione; acquisizione consapevolezza e gestione obblighi normativi e minore rischio di incorrere in sanzioni; possibilità incremento periodo validità autorizzazioni rilasciate da P.A.. Per ulteriori informazioni è possibile consultare i seguenti siti. Fig.10. I primi dieci settori per numero di certificazioni ISO 14001, confronto ottobre 2010 ottobre 2011 Fonte: ACCREDIA, elaborazione ISPRA 10 I Quaderni dell Ambiente e dell Energia

11 5.2 La registrazione EMAS (Eco Management and Audit Scheme) Il Regolamento comunitario 1221/2009 EMAS (Eco-Management and Audit Scheme) disciplina il sistema di ecogestione ed audit, riconosciuto dalla Comunità Economica Europea. EMAS si presenta come uno strumento ad ampio spettro attraverso il quale è possibile attuare concretamente i principi dello sviluppo sostenibile, partendo dall adozione del SGA da parte dell organizzazione. Il Reg. 1221/2009, noto come EMAS III, sostituisce il precedente Reg.781/2001 introducendo vari elementi innovativi, tra i quali è utile menzionare: Obbligo per le organizzazioni di riportare nella dichiarazione ambientale un set minimo di indicatori chiave riguardanti l efficienza energetica, l efficienza dei materiali, l uso di acqua, i rifiuti, le emissioni e la biodiversità. EMAS III è aperto al mercato globale, pertanto la registrazione può essere conseguita anche dalle organizzazioni operanti al di fuori della UE. Inoltre le imprese multinazionali potranno accorpare tutte le attività sotto un unico numero di registrazione. Nuove modalità per la diffusione della dichiarazione ambientale, che entro un mese dall avvenuta registrazione o rinnovo/aggiornamento, dovrà essere messa a disposizione del pubblico. Nuove modalità e tipologie di uso del logo EMAS, su carta intestata, ecc. Lo schema EMAS, riconosce esplicitamente il riferimento alla norma ISO nel regolamento, per l implementazione del SGA, infatti parte delle fasi (schematizzate nella fig. 11) sono proprio quelle definite dalla norma L organizzazione richiedente, dopo aver adottato al proprio interno il SGA secondo lo schema ISO 14001, predispone Fig.11. Schema di flusso Registrazione EMAS e Certificazione ISO (10) la Dichiarazione Ambientale e ne chiede la convalida ad un verificatore accreditato, prima di poter inviare al Comitato 10 la richiesta di registrazione. Nello schema di figura 12, è rappresentato l iter per il conseguimento della registrazione EMAS. Ricevuta la richiesta di registrazione con allegata la Dichiarazione Ambientale validata dal verificatore terzo, il Comitato si avvale del supporto dell ISPRA per l istruttoria, che chiede la verifica di conformità legislativa all ARPA/APPA competente per territorio. Se l istruttoria ha esito positivo, il Comitato comunica all UE la decisione, ciò consente all organizzazione di essere inserita nel registro europeo EMAS e di utilizzare il logo, nonché di rendere pubblico il proprio impegno concreto verso l ambiente attraverso la pubblicazione della DA validata. Nel dettaglio i principali elementi che differenziano l EMAS dall ISO sono: Fig.12. Schema procedura di registrazione EMAS I Quaderni dell Ambiente e dell Energia 11

12 EMAS è un regolamento disposto dall Unione Europea, mentre ISO è una norma volontaria definita dall organismo di normazione internazionale ISO. La conformità alle norme ambientali applicabili all organizzazione è un requisito necessario per poter richiedere la verifica dal verificatore, scelto dall organizzazione tra quelli accreditati presso il Comitato. La conformità alle norme ambientali viene verificata dall ARPA/APPA competente per territorio, nell ambito di una relazione inviata al Comitato per il tramite dell ISPRA, se l esito della verifica è negativo l iter di registrazione si blocca. Vi è l obbligo di eseguire l analisi ambientale iniziale per la definizione degli aspetti ambientali significativi. L impegno al miglioramento continuo deve essere certo e misurabile, mediante la individuazione, da parte dell organizzazione, di indicatori numerici di performance ambientale, che consentano il monitoraggio e la valutazione sistematica, obiettiva e periodica dei risultati conseguiti. La comunicazione e l informazione sulle prestazioni ambientali sono raggiunte attraverso la predisposizione della Dichiarazione Ambientale, che è lo strumento obbligatorio per rendere pubblico e verificabile, da parte degli stakeholder, l impegno che l organizzazione ha deciso di assumere verso l ambiente. La Dichiarazione Ambientale, prima di essere inviata al Fig.13. Raffronto tra la registrazione EMAS e la certificazione ISO (12) Fig.14. Evoluzione del numero di registrazioni EMAS rilasciate in Italia annualmente e dati cumulati - Fonte: ISPRA Comitato Ecolabel-Ecoaudit per l istruttoria, deve essere convalidata da un verificatore accreditato dal Comitato stesso. È necessario che l organizzazione inserisca nel SGA procedure per la partecipazione attiva dei dipendenti al miglioramento del sistema stesso. L organizzazione deve, inoltre, avere un dialogo aperto con il pubblico e tutte le parti interessate, anche attraverso la pubblicazione della propria DA e l adozione di un registro dei reclami. La registrazione EMAS viene rilasciata da un organismo pubblico, che in Italia è il Comitato Ecolabel-Ecoaudit. Il Comitato, come da fig. 12, si avvale del supporto tecnico dell ISPRA e delle ARPA/APPAper l istruttoria. Per la norma ISO, invece, tutto l iter di certificazione è seguito solo da un organismo di certificato, accreditato da ACCREDIA. Nello schema di figura 13, è sintetizzato il raffronto tra i due schemi EMAS e ISO Il grafico di figura 14 mostra l andamento delle richieste di registrazione in Italia, sia come dato annuale che come dato cumulato. Nella figura 15 è rappresentata la suddivisione delle registrazioni per regione; da essa emerge che la maggior parte dei siti registrati sono ubicati al centro-nord. In figura 16 le registrazioni sono suddivise per tipologia di organizzazione richiedente. Nella figura 17 è riportata la suddivisione delle registrazioni per attività economica dell organizzazione richiedente. I vantaggi che si possono ottenere dall adozione della registrazione EMAS sono i seguenti (13) : Razionalizzazione delle risorse interne: organizzazione e pianificazione delle attività per migliorare la gestione ambientale e delle risorse interne, definendo compiti e responsabilità; Migliore ambiente di lavoro: coinvolgimento e partecipazione di tutti i lavoratori alla gestione degli aspetti ambientali; Controllo e riduzione degli impatti sull ambiente: miglio- 12 I Quaderni dell Ambiente e dell Energia

13 Fig.15. Distribuzione delle organizzazioni registrate EMAS per regione - Fonte: ISPRA Fig.16. Distribuzione delle organizzazioni registrate EMAS per tipologia di organizzazione richiedente- Fonte: ISPRA ramento della gestione delle attività e servizi erogati dall organizzazione; Riduzione dei costi di gestione, risparmio energetico e di materie prime: individuazione dei costi necessari e di quelli su cui è possibile incidere; Costante controllo della conformità alle norme applicabili: costante verifica del rispetto delle previsioni normative e collaborazione costante con le comunità circostanti e le autorità preposte ai controlli; Dichiarazione Ambientale pubblica: strumento di pubblicità sia verso i clienti ed i fornitori, che verso gli stakeholders (cittadini, P.A.); ciò consente la promozione e diffusione di una immagine di sviluppo moderno ed efficiente; Punteggio favorevole negli appalti e nelle gare: riconoscimento di un vantaggio competitivo anche nel settore degli appalti pubblici per le aziende con un sistema di gestione certificato; Semplificazioni normative: possibilità di accedere alle semplificazioni normative (ad. Es. maggiore durata delle autorizzazioni) per le aziende con sistema di gestione registrato. Per ulteriori informazioni, anche in relazione ai costi di registrazione, è possibile consultare i siti Sul sito dell ISPRA alla sezione: sono riassunte tutte le agevolazioni normative attualmente in vigore per le organizzazioni registrate EMAS ovvero per quelle certificate ISO Allo stato sul sito del Ministero dell ambiente è possibile reperire, tra gli altri, i seguenti bandi: I Quaderni dell Ambiente e dell Energia 13

14 2012 Promozione sistemi di gestione ambientale Nella Gazzetta Ufficiale n 123 del 28/05/ Serie Generale - è stato pubblicato mediante avviso il D.M. n 313 del 26/04/2012, come adeguamento alle nuove disposizioni e modifiche al decreto n 2230 del 7 maggio 2003 «Promozione dei Sistemi di Gestione Ambientale nelle piccole e medie imprese. Procedura per la concessione di contributi ai sensi dalla Delibera CIPE n. 63 del 02/08/2002» Edilizia green Il D.M. 22 novembre 2012 (GU n.21 del ) ha modificato l Allegato A del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, recante attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell edilizia Misure per lo sviluppo dell occupazione giovanile nel settore della green economy In attuazione della legge n. 134/2012, il Ministero dell Ambiente ha emanato, la Circolare n.5505/2013 con la quale disciplina la concessione di finanziamenti agevolati per progetti e interventi nei settori della green economy, per un totale di 460 milioni nel 2013 dal Fondo per l occupazione giovanile, con agevolazioni specifiche per Pmi ed Srl semplificate Bando pubblico per l accesso al finanziamento, in regime di «de minimis», di progetti per l analisi dell impronta di carbonio nel ciclo di vita dei prodotti di largo consumo. Ai sensi del D.M. 468 del , il Ministero dell ambiente ha emanato un bando pubblico per finanziare, in regime di de minimis, progetti per l analisi dell impronta di carbonio nel ciclo di vita dei prodotti di largo consumo, ai fini della individuazione ed attuazione delle misure per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. conclusioni Bisogna uscire dal luogo comune, la green economy non è un utopia ma la vera sfida del futuro per tutti gli attori sociali, sia pubblici, che privati, ma anche per i cittadini, sia come stakeholder che come consumatori. Fig.17. Suddivisione registrazioni EMAS per settore (Fonte dati - ISPRA) Gli attuali livelli e modelli di consumo, se non verranno modificati, diventeranno purtroppo sempre meno sostenibili. Tuttavia, all azione dei singoli operatori è, indubbio, va abbinata una decisa azione del legislatore, il quale, da un lato, può emanare norme di premialità per gli operatori della green economy e, dall altro, creare le condizioni perché aumenti la domanda reale di green economy e gli operatori green vengano riconosciuti dal mercato. In quest ottica, l adozione da parte di un organizzazione di sistemi di gestione ambientale, riconoscibili tramite la registrazione EMAS o la certificazione ISO 14001, è una delle modalità non solo per diventare a pieno titolo attori della green economy, poiché tali strumenti si riveleranno decisivi per accrescere la competitività sui mercati internazionali e ottimizzare i costi, ma anche per poter realmente operare per il futuro del pianeta. Note: (1) L Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. (2) Autrice: Paola Grandi. Fonte: Wikipedia. (3) Sviluppo sostenibile - wikipedia. (4) Sviluppo sostenibile - wikipedia. (5) Rio + 20 Ministero dell Ambiente. (6) Sostenibilità dei sistemi produttivi ENEA (7) Green Economy in Emilia Romagna ERVET. (8) Libro Verde sulla Politica Integrata relativa ai prodotti (9) ISO è un organizzazione indipendente, non governativa, composta dai membri degli organismi nazionali di formazione, che sono stati istituiti in 163 paesi nel mondo. (10) Schema modificato su quello di Giuliano Noci, Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano. (11) Ogni stato membro individua un proprio organismo competente al rilascio della Registrazione EMAS. In Italia l organismo competente è il Comitato per l Ecolabel e l Ecoaudit Sezione EMAS Italia, che ha sede a Roma. (12) Schema modificato su quello di Giuliano Noci, Dipartimento di Ingegneria Gestionale, Politecnico di Milano. (13) Si veda anche e 14 I Quaderni dell Ambiente e dell Energia

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