Il cyberspace: nuovi luoghi per formare, condividere e conoscere - INTRODUZIONE

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1 INTRODUZIONE Internet è inevitabilmente parte delle nostre vite. Facebook, MySpace, Filckr, Wikipedia, Google tutti strumenti che la maggior parte di noi utilizza, padroneggia, critica o apprezza. Sono talmente entrati nelle pratiche comunicative che noi studenti di comunicazione abbiamo il dovere di studiare e analizzare criticamente i loro pregi e difetti, le ripercussioni che hanno nelle nostre vite e gli eventuali rischi sociologici che ne conseguono. Quello che ho meglio appreso durante questo percorso di studi è che da ogni significativa innovazione tecnologica dalla stampa fino al web conseguono precise ripercussioni sulla società. L idea di analizzare questo argomento nella mia tesi di laurea è nata da una precisa riflessione: ha davvero senso schierarsi e seguire una divisione dicotomica delle opinioni? Ha davvero senso disporsi al di qua o al di la di quell immaginaria linea che separa le ormai note categorie degli apocalittici e degli integrati? Giunto al termine del mio percorso di studi voglio sedermi a cavallo di questa linea per osservare i comportamenti di coloro che con cotanta decisione decidono di schierare le loro posizioni in merito ai new media facendo riferimento soprattutto alla rete -. Ci sono tante motivazioni che possono giustificare ogni forma di comportamento, ma sicuramente oggigiorno mi risulta difficile tollerare quella categoria di persone che, a priori, si pongono 1

2 contro i nuovi mezzi per semplice presa di posizione, sventolando leggere giustificazioni riguardo la perdita di poeticità e di veridicità dei messaggi trasmessi; penso che la vita debba esser vissuta senza ipocrisia, e rimanere estranei a questi nuovi media per puro formalismo o convinzione ritengo non giovi a nessuno. Il mio pensiero parte da un'altra precisa convinzione: il mezzo non deve mai diventare il fine della comunicazione. Dietro ad ogni testo multimediale, social network o blog, c è sempre l uomo! Sono notevolmente cambiati i contesti, le usanze, le priorità e i bisogni sociali,... ma l uomo è il solito animale comunicativo che ha sempre cercato il modo di esprimersi, e che ha trovato nel dialogo la forma di comunicazione - e formazione - per antonomasia. Questo è il mio punto di partenza: uscire dal pregiudizio che ciò che risiede in rete non abbia dignità qualitativa. Non vorrei però che il mio pensiero fosse confuso con quello di un euforico-invasato per i new media: sono, al contrario, sempre pronto a criticare le moltissime persone che rimangono connesse per tutta la durata del giorno senza realmente trasmettere niente, e non provano neanche a remare contro quella corrente (di dati) dalla quale sono trascinati. 2

3 Questo è il rischio: farsi comandare dal mezzo perdendo quello che a me piace definire l autocontrollo comunicativo. Solo questo può portare alla critica e alla consapevolezza del mezzo, alla condivisione di argomenti e alla formazione di comunità on-line; solo questo può fornire al viaggiatore dei punti di riferimento per non perdersi all interno di quel mondo dove non ci sono corpi, dove ci sono solo interazioni, e dove tutto è basato su un complesso modello reticolare e relazionale. Sto ovviamente parlando del cyberspace, colonna portante della mia argomentazione, che ha rappresentato l innovazione tecnologica più significativa dei nostri tempi (basta pensare che oggigiorno viene giudicato strano comunicare e scambiarsi dati in una maniera alternativa al web); sul nostro schermo sono ri-mediati più dispositivi che prima risultavano essere più ingombranti, meno affidabili e più lenti. Sostengo in questo mio lavoro la necessità di fondere i due mondi, quello reale e quello virtuale, tenendoli allo stesso tempo ben distinti l'uno dall'altro, nella consapevolezza di utilizzare le tecnologie come mezzi e non come fine. Al primo capitolo proverò a fornire una descrizione di come il soggetto si immerge nel cyberspace, delineando le caratteristiche principali dell'identità proiettata in rete; preciso che a volte questa "proiezione" può essere vista come una necessità dettata dall'epoca postmoderna, che Morin definisce come "epoca della complessità". Lo stare on line trasforma in qualche modo l'uomo e il suo 3

4 modo di stabilire delle relazioni: anche questo rappresenta uno degli argomenti a cui dedico molta attenzione, cercando di comprendere le ragioni delle paure e dei pregiudizi che ruotano attorno a Internet. Cercherò anche di capire quali siano le caratteristiche di questo strano mondo parallelo rappresentato dal cyberspace, evidenziandone alcuni aspetti positivi e altri negativi. E importante ricordare ancora una volta che, essendo sempre l uomo colui che muove i fili di questo enorme teatrino, ci si imbatte in tutte quelle problematiche sociali caratteristiche della natura umana come paure, euforie e perversioni. Dopo la descrizione dei nuovi mezzi messi a disposizione dall'evoluzione da web statico a web 2.0 (argomento del secondo capitolo), al terzo capitolo spiegherò perché definisco la rete come un enorme "panottico virtuale", che servirà per introdurre la parte che dedico ad uno dei social network più utilizzati di questi tempi: tutti ne parlano, tutti se ne scambiano il contatto, tutti condividono materiale mediante questo strumento che a me piace definire di life sharing. Sto parlando di Facebook, strumento che quasi tutti possiedono, ma di cui quasi nessuno conosce gli aspetti legali e l enorme potere sociologico nascosti dietro un interfaccia tra le più user friendly in circolazione. In generale considero il social network come un possibile strumento di dialogo, elemento che in ambiente pedagogico è ritenuto fondamentale per la crescita educativa e 4

5 formativa dell essere umano. Cercherò di spiegare come anche questi mezzi, spesso giudicati superficiali e privi di levatura intellettuale, possano introdurre le comunità di pratica - riprendendo il pensiero di Etienne Wenger che ha svolto il ruolo di leit motiv nel corso di tutta la stesura -. Un altro topic sul quale mi concentrerò con particolare cura è la possibilità di trovare nel cyberspace contenuti di qualità, utili per formare individui problematici sempre più immersi nella complessità; la scuola deve in questo contribuire educando i giovani alle nuove tecnologie, favorendo la formazione della capacità di selezione e dello spirito critico. Nella parte finale analizzerò le modalità di formare e formarsi in rete mediante esperienze di e-learning. In questa sede, divagando liberamente tra le mie riflessioni, dedicherò una parte agli insegnamenti di Don Milani, per poi collegarmi al concetto di Personal Learning Environment, e all'importanza che il cyberspace potrebbe (e dovrebbe) ricoprire per la sua costruzione. Credo nell'apertura mentale, esprimibile e rapportabile al web: una rete di connessioni infinitamente sviluppabile. La tesi è racchiusa in un numero limitato di pagine, e non rappresenta certo il contesto ideale per sviluppare un discorso sul cyberspace: ma forse può rappresentare un buon inizio. L'inizio di un progetto aperto che potrebbe 5

6 (perché no) continuare anche in un periodo successivo alla discussione. Una doverosa precisazione Tutto il mio elaborato sarà messo on line perché credo fermamente che la condivisione del pensiero sia la condizione necessaria per la diffusione della cultura e del sapere. Anche per la stesura stessa del mio lavoro ho utilizzato il software Google.docs, che mi ha permesso di condividere i contenuti in tempo reale col mio relatore. Ci tengo inoltre a precisare che saranno molto ricorrenti divagazioni di natura personale. Tutto ruota attorno alla mia critica verso la superficialità di quelle persone che si abbandonano a facili giudizi senza analizzare a fondo ciò che li circonda. Uso il termine superficialità non a caso: un opinione senza conoscenza è completamente inutile. Non ho assolutamente la pretesa di raggiungere conclusioni; pretendo invece di pormi sempre nuove domande perché l atteggiamento con cui mi sono mosso in tale argomento è un po quello di un viaggiatore curioso, di un flâneur che cerca gli angoli più particolari e nascosti di una città mai visitata, senza la sicurezza o la presunzione di trovare e fornire risposte, ma aperto a cogliere il nuovo, l'inaspettato e a farne tesoro per la sua crescita. 6