IL SENTIERO DEI MULINI DEL SAVENA

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1 IL SENTIERO DEI MULINI DEL SAVENA Fra Monzuno, Loiano e Monghidoro, lungo la valle fluviale del Torrente Savena, si trovano a breve distanza, alcuni dei più antichi Mulini ad Acqua. Vista la peculiare concentrazione degli Opifici Idraulici, in questo tratto la fondovalle prende il nome di Valle dei Mulini. ASPETTI STORICI Molti mulini hanno resistito all incedere degli anni grazie alla qualità con la quale vennero realizzati e alla dedizione dei proprietari che li hanno ripristinati, ed oggi sono una splendida testimonianza della Civiltà Contadina che con grande forza ha costruito le basi della società attuale. I mulini ad acqua permettono lo sfruttamento dell energia idraulica per macinare il grano. Il mulino montanaro è di tipo orizzontale ed ha sostituito il faticoso tritare a mano, per millenni, di donne e schiavi. L acqua viene deviata dal fiume tramite la costruzione di un CANALE scavato nel terreno. Il canale convoglia l acqua nella BOTTE: un invaso a ridosso del Mulino che costituisce la riserva d acqua necessaria per la macinazione. Alla base della botte si aprono le TROMBE: cunicoli che permettono all acqua di arrivare alla ruota idraulica dopo aver aperto le SARACINESCHE.

2 La RUOTA IDRAULICA è costituita da CATINI: ossia pale idrauliche (di legno di quercia) a forma di catino diviso a metà. I catini, colpiti dal potente getto d acqua proveniente dalle trombe, imprimono una veloce rotazione delle macine. Le MACINE sono due: rotante e dormiente. La prima si muove sulla seconda che è fissa. Sono costituite da roccia di notevole durezza e hanno un diametro di cm. La loro superficie è incisa da varie scanalature adatte alla macinazione del grano, orzo, mais, biade, noci o castagne. I primi opifici idraulici cittadini sorsero già nel , ma nelle valli appenniniche vennero costruiti a partire dal MULINO DI DONINO Questo mulino è formato da quattro costruzioni degradanti verso il fiume, ciascuna delle quali ospitava una macina. Le macine funzionavano usando la stessa acqua in serie. L andare al mulino era azione frequente nelle famiglie contadine. Ma al mulino l attesa poteva essere lunga perché i clienti erano tanti e la botte una sola, e una volta svuotata bisognava attendere che si riempisse nuovamente. Al mulino i ragazzi giocavano, correvano e in estate andavano a bagnarsi giù al fiume. Così il mulino diventava un importante luogo d incontro, dove si scambiavano notizie, opinioni, esperienze che contribuivano a formare la coscienza e la memoria della comunità. Chi possedeva una mula poteva arrivare al mulino coi sacchi, chi non l aveva veniva a piedi con sacchetti di kg (portati a spalla) di frumentone, grano, orzo o biada per le bestie. Il Mulino Donino venne costruito nel 1797, cessò la sua attività nel quando una delle piene portò via addirittura le macine e sconvolse presa e canale di carico. Intanto la montagna s andava spopolando ed i poderi venivano abbandonati. L elettricità sostituiva l acqua come forza motrice e tutto finì.

3 L ultimo mugnaio fu Tarcisio Francia. Ora le macine sono smontate e allineate lungo il muro della botte. MULINO DELLA GRILLARA D estate tutti i mulini del Savena funzionavano a bottate : quando il primo mulino, quello più in alto, apriva la botte per macinare, l acqua scendeva a valle e riempiva la botte del secondo mulino e così via. A volte il mugnaio doveva stare alzato tutta la notte se voleva lavorare. D inverno il Savena s ingrossava e poteva erodere o sfondare l argine del canale di presa. Si doveva fare attenzione e, al bisogno, manutenzione entrando nell acqua gelida e se l acqua ghiacciava si doveva spaccarla col piccone. La presa della Grillara era un km a monte del mulino e il lungo canale doveva essere mantenuto pulito da terra, sassi e arbusti se si voleva che l acqua tirasse. Alla Grillara si macinavano anche le noci per ottenere l olio grosso per le lampade. Almeno una volta al mese il mugnaio doveva sollevare la macina rotante, rovesciarla sul piancito e batterla. Rifare cioè sulla superficie, con la martellina, i piccoli incavi consumati dall attrito, in maniera che la pietra ruotando funzionasse come una lima. La macina di sotto (dormiente) si lasciava al suo posto perché una volta tolta quella di sopra la si poteva comunque riattare. Le tre macine del mulino, man mano che si consumavano, venivano caricate con sassi per mantenere il peso originario necessario alla macinazione. Esse duravano molti anni, mentre le pale (catini) si rompevano e bisognava sostituirle, sempre con legno di quercia. Un lavoro di falegnameria che compiva lo stesso mugnaio. Il Mulino della Grillara risale al 1599 e cessò la sua attività nel 1966, l anno dell inondazione di Firenze. La piena travolse le chiuse e le opere lungo il fiume. Inoltre non c era più gente nei poderi. L ultimo mugnaio fu Giuseppe Dozza.

4 MULINO DELL ALLOCCO Venne costruito nel 1874 su strutture del 1500; smise di macinare nel 1982 per scarso lavoro. L ultimo mugnaio fu Guido Dozza. La valle era abitata da molte famiglie numerose e i mulini erano tutti affollati di gente che aspettava col sacco. Per giungere ai mulini si doveva attraversare il Savena su passerelle di legno. Pittoresca è la passerella in legno che conduce al Mulino dell Allocco, detta scalone. C era concorrenza fra i mugnai perché i mulini lungo il Savena erano tanti e dovevano escogitare i modi migliori per attirare i clienti. Alcuni ad esempio cominciarono ad avere il fiore, cioè la farina senza crusca. Altri potevano vantare il campo da bocce. Durante la seconda guerra mondiale e specialmente durante il passaggio del fronte il grano quasi marcì nei campi, coi tedeschi che rastrellavano gli uomini e poi le bombe e le cannonate. Tempi di fame e miseria. ASPETTI GEOLOGICI Il substrato geologico di questo territorio è caratterizzato da una successione sedimentaria torbiditica denominata Formazione di Monte Venere. È un tipo di formazione costituito dall alternanza ritmica di stratificazioni differenti, con tracce fossili, lasciate da animali sul fondo marino, che hanno un percorso labirintico meandriforme (detto Flysh ad Helmintoidi ).

5 L accumularsi dei depositi sabbiosi sul fondo del mare non avviene in maniera uniforme: esso si riduce con l allontanarsi dalla linea di costa, perché i sedimenti trasportati in mare dalle acque continentali perdono rapidamente velocità orizzontale a causa della forza di gravità. Perciò la zona di accumulo delle particelle sabbiose è circoscritta ad una breve distanza dalla linea di costa, mentre nella zona batiale (di mare profondo) avviene la sedimentazione delle particelle di argilla. Questa differente granulometria ed i fenomeni sismici provocano delle frane sottomarine che creano correnti di torbida. Tali correnti possono giungere a grandissime distanze. I materiali di torbida più grossolani tornano poi a depositarsi sul fondo marino, al di sopra dei sedimenti normali più fini. In questo modo, con l alternarsi di successive sedimentazioni di torbida (arenarie) e di sedimentazioni normali (argille), si andrà a formare la successione torbiditica. La Formazione di Monte Venere è quindi caratterizzata dalla ripetizione in senso verticale di torbiditi CALCAREO-MARNOSE (con spessori anche di m, di color grigio chiaro) alternate a torbiditi ARENACEO-PELITICHE (con strati di spessore molto più ridotto). Bibliografia: GUIDE GEOLOGICHE REGIONALI APPENNINO TOSCO EMILIANO Società Geologica Italiana TRASASSO STORIA, TRADIZIONI E RICORDI DI UNA COMUNITA DELL APPENNINO BOLOGNESE M. Abatantuono, F. Benni, S. Bertini, G. Dalle Donne, G. Mezzini, I. Ravaglia, A. Simoncini, E. Zanoli. I MULINI DEL SAVENA D. Benni. CAMMINARE IN APPENNINO FRA NATURA E STORIA SETTE ITINERARI NELLE VALLI DEL SAMBRO E DEL SAVENA A. Simoncini, A. Quarenghi, A. Simoncini.

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