La Divina Commedia (a cura di Benedetta P., 2C)

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1 La Divina Commedia (a cura di Benedetta P., 2C) La Divina Commedia è un poema scritto da Dante Alighieri e narra di un viaggio immaginario, compiuto dal poeta in nome dell intera umanità, avvenuto durante la settimana Santa del 1300, anno del primo Giubileo (quindi un periodo davvero speciale: la settimana più importante dell Anno più santo del Medioevo). Il poema è diviso in tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso. Ogni cantica è composta da trentatré canti: fa eccezione l'inferno, che ne ha trentaquattro, ma perché il primo è di introduzione all intero poema, per un totale, quindi, di cento canti. Ogni canto è formato da terzine, composte da versi di endecasillabi (cioè versi formati da undici sillabe), che hanno una rima incatenata (ABA-BCB-CDC, ecc.). Dante chiamò il suo poema Commedia, perché ha un lieto fine: infatti inizia nell'inferno e termina in Paradiso, con la visione di Dio. Successivamente venne attribuito l'aggettivo divina per due motivi: innanzitutto perché parla di argomenti divini, cioè legati alla religione; in secondo luogo perché è scritta in una forma perfetta, divina appunto. Il primo ad attribuirle tale aggettivo fu Giovanni Boccaccio, con un suo entusiastico commento all opera. La Divina Commedia è stata scritta in volgare fiorentino perché Dante voleva che tutti potessero comprenderla, conoscerla e capirla e poi perché era la lingua madre del poeta. La Divina Commedia è considerata la Summa medievale perché lì convergono tutti i saperi, 1

2 tutte le discipline conosciute nel Medioevo: letteratura, geografia, astronomia, filosofia, teologia, ecc. Come già detto, i Regni dell'oltretomba sono Inferno, Purgatorio e Paradiso. L'Inferno si trova presso Gerusalemme (che allora si trovava al centro delle carte geografiche), dopo la selva oscura ed è una voragine scura e lugubre, a forma di imbuto, formata da nove cerchi nei quali le anime sono disposte progressivamente più in basso a seconda della gravità del loro peccato. Nel punto più basso dell'inferno si trova Lucifero, l angelo ribellatosi a Dio. La sua caduta dal Paradiso ha creato un canale che collega l'inferno con il Purgatorio, che si trova nell anecumene, la parte della Terra che si credeva disabitata nel Medioevo, e che è una montagna. Il monte del Purgatorio ospita le anime che hanno peccato, ma che prima di morire si sono pentite di averlo fatto. Esso è formato da sette cornici, dove, salendo, le anime hanno commesso man mano i peccati meno gravi. Sulla cima del Purgatorio si trova l Eden, il Paradiso terrestre, dove Dante pensa che si trovassero Adamo ed Eva prima di commettere il peccato originale. Infine, il Paradiso è un Regno composto da nove cieli, al di sopra del quale, come già aveva insegnato Aristotele, si trova l'empireo, luogo in cui risiede Dio. I Santi e i Beati dimorano in una candida rosa formata da nove petali. La Divina Commedia ha una funzione didattico-allegorica ed è altamente simbolica. 2

3 Ha uno scopo educativo perché Dante, attraverso il poema, vuole farci riflettere sul male (da evitare) e sul bene (da compiere) per non commetterli nella vita terrena e al momento della morte farci guadagnare il Paradiso: quindi non è tanto rivolto all aldilà, ma all aldiquà! Il poema ha una valenza simbolica in tutto, a cominciare dalla scelta e dal significato dei personaggi: infatti Dante, Virgilio e Beatrice rappresentano l essere umano nelle sue 3 parti: l'istinto (Dante), la ragione (Virgilio) e la Grazia (Beatrice, che, infatti, in latino significa esattamente portatrice di beatitudine ). Anche gli altri personaggi che Dante incontra nel suo viaggio sono un esempio del peccato o della beatitudine di cui l Autore ci vuole parlare e sono attinti dalla tradizione mitologica, letteraria, ma anche dalla storia e dalla cronaca, cosicché risultino immediatamente riconoscibili per il lettore. Altri elementi allegorici ritrovati sono la selva oscura che rappresenta il peccato, nel quale si entra senza sapere come, all interno del quale Dante sottolinea come la superbia, l avarizia e la lussuria (simboleggiate dalle tre fiere) siano le rappresentazioni più temibili. Dante, però, non rappresenta solamente l'istinto, ma anche lo scrittore dell opera e addirittura l intera umanità: infatti compie questo viaggio a nome di tutti, e questo si può capire già dal primo versetto, che recita Nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai. Anche i numeri presenti nel poema hanno una forte caratterizzazione simbolica: il tre (come le cantiche, le donne che intercedono per Dante, ecc.), ad esempio, rappresenta la perfezione; il nove (tre x tre, come i cerchi infernali o le sfere celesti) la perfezione della perfezione; il sette (come le cornici del Purgatorio, che riprendono i peccati capitali, 3

4 le virtù teologali e cardinali, i giorni della settimana, i gradi di perfezione, le arti liberali) l'infinito; l'undici la completezza formale, e così via. Dante (umanità) compie questo viaggio per volere di tre (!) donne, che dall'alto dei cieli si sono accorte che Dante si è perduto nella selva oscura. Queste donne sono: Beatrice, Santa Lucia, la Santa protettrice della vista (nel Medioevo i sensi erano gerarchici e l udito e, appunto, la vista erano quelli considerati più nobili), e la Madonna. Compie questo viaggio insieme a tre (ancora!) guide: Virgilio, Beatrice e San Bernardo. Virgilio, grande poeta latino e Maestro per Dante, autore anche dell'eneide (dove si parla anche di un viaggio agli Inferi di Enea) accompagna Dante sia nell'inferno che nel Purgatorio. Beatrice, donna amata e idealizzata dal poeta, accompagna Dante in Paradiso fino alla soglia dell'empireo. San Bernardo, mistico medievale e monaco fondatore dell'ordine cistercense, accompagna Dante nell'empireo per la visione di Dio. I versi dell'inferno che mi hanno appassionata ed interessata di più sono stati quelli di Paolo e Francesca, nel V canto dell Inferno. Paolo e Francesca, nonostante si amassero e il loro amore fosse forte, si trovano nell'inferno per tre motivi. Primo: perché erano parenti acquisiti, in quanto Francesca era sposata con il fratello di Paolo. Secondo: perché il loro amore non li innalzava, come avevano ben insegnato la Scuola poetica siciliana e il Dolce Stil Novo, ma li abbassava. Terzo: perché si sono fatti dominare dall'istinto e non hanno seguito la ragione. Il loro contrappasso, punizione data da Dante alle anime dannate e purganti, che può avvenire per analogia o per contrasto, in questo caso 4

5 avviene per analogia: essi infatti sono travolti da una tempesta infernale (ancora oggi si parla di tempesta quando qualcuno è assalito dalla passione amorosa), anche se sono gli unici dannati ad essere abbracciati, piccola fiammella luminosa in un luogo terribile e di sofferenza inaudita! 5