I COMPORTAMENTI PROBLEMATICI

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1 I COMPORTAMENTI PROBLEMATICI Per comportamenti problematici si intendono pratiche quali il fumo, il bere alcoolici, il consumo di cannabinoidi e situazioni di aggressività come il bullismo.

2 In questa sede si parlerà dei comportamenti più diffusi quali il bullismo e l'uso di cannabinoidi.

3 DIBATTITO APERTO SULLO SPINELLO Secondo l'osservatorio europeo, all'interno della fascia di età, tra i 15 e 23 anni, l'italia sarebbe col suo 12%, al quarto posto tra i consumatori di almeno uno spinello nell'ultimo mese.

4 Come mai così tanti si fanno le canne? A volte incidono i messaggi subliminali nascosti nei testi delle canzoni, nei film e nei video musicali. A volte incide la solitudine dei giovani, unita all'assenza dei genitori indaffarati. A volte il materialismo della società contemporanea che allontana dai valori più saldi.

5 Di fronte a questa tendenza ci si trova spiazzati, anche perché trovare il fumo è una cosa da ragazzi: basta un giro nel quartiere di una qualsiasi città italiana o un sms all'amico.

6 La cannabis che fumano i nostri ragazzi arriva dalla Piana di Gioia Tauro in Calabria, un terreno molto fertile grazie alla criminalità organizzata e alla conformazione geografica di quella regione.

7 Come ci si può comportare di fronte a questa realtà? Non si può fare troppo o troppo poco.

8 La casistica è ricca: abbiamo genitori che cercano informazioni su internet o quelli che rollano uno spinello insieme al primogenito.

9 I genitori devono cercare di rompere il blocco, affrontare il problema con il buon senso, assumendo non una posizione censoria o moralista, bensì seria.

10 Bisogna giocare la carta della salute, poiché la cannabis, riduce comunque le facoltà psicomotorie, determina un calo nelle capacità di concentrazione, apprendimento e memoria.

11 Il vero problema non è la cannabis, questa è solo la spia di un malessere più latente.

12 Il bullismo. Io sono e tu no. è malvagio, quando uno piange, egli ride Non teme nulla, ride in faccia al maestro, ruba quando può, nega con faccia invetriata, è sempre in lite con qualcheduno, odia la scuola, odia i compagni, odia il maestro. Così Edmondo de Amicis ci dipinge il bullo Franti nel libro Cuore.

13 Il bullo è un ragazzo o ragazza che compie degli atti di prepotenza verso un proprio pari, sfruttando il fatto di essergli superiore per qualche motivo. Queste prepotenze non sono occasionali, ma si ripetono nel tempo, configurandosi come una vera e propria persecuzione.

14 Caratteristiche del bullismo Fare il bullo significa dominare i più deboli con atteggiamenti aggressivi e prepotenti, sottoporre a continue angherie i compagni di classe o di giochi fisicamente e caratterialmente più indifesi.

15 Il bullismo può essere definito come una sottocategoria del comportamento aggressivo, con queste caratteristiche: Intenzionalità (mira volontariamente a ferire, offendere, arrecare disagio); persistenza nel tempo; assimetria di potere (nella relazione il bullo è il più forte; la vittima è più debole ed incapace di difendersi.

16 Il bullismo può assumere diverse forme: -fisiche: picchiare o rovinare gli effetti personali di qualcuno; -verbali: prendere in giro, insultare, offendere, minacciare; -indirette: diffamare, far pettegolezzi, escludere qualcuno dal gruppo di aggregazione

17 Ci sono diverse tipologie di bullo BULLO DOMINANTE Le caratteristiche generali sono: aggressività generalizzata verso gli adulti e verso i coetanei,impulsività e scarsa empatia verso gli altri; vantano la loro superiorità, vera o presunta; hanno bassa tolleranza alla frustrazione; hanno un atteggiamento positivo verso la violenza, poiché è ritenuta uno strumento positivo per raggiungere i loro obiettivi.

18 Manifestano grosse difficoltà nel rispettare le regole e nel tollerare contrarietà. Il rendimento scolastico è vario, ma tende ad abbassarsi con l aumentare dell età, e parallelamente a questa, si manifesta un atteggiamento negativo verso la scuola.

19 BULLO GREGARIO Più ansioso, insicuro, poco popolare, cerca la propria identità e l affermazione nel gruppo attraverso il ruolo di aiutante del bullo.

20 LA VITTIMA Le caratteristiche sono: Scarsa autostima e opinione negativa di sé, i ragazzi vittimizzati sono ansiosi ed insicuri, spesso cauti, sensibili e calmi.

21 Se attaccati reagiscono chiudendosi in sé. Queste sono le cosiddette vittime passive, che segnalano l incapacità di reagire di fronte ai soprusi. La stessa ricerca evidenzia nelle vittime un deficit nel riconoscimento di specifici segnali emotivi, in particolare relativi alla rabbia.

22 CONSEGUENZE DEL BULLISMO Essere prepotenti o essere vittime, ed esserlo a lungo, può rappresentare un fattore di rischio. Il prepotente corre più rischi di entrare in quella escalation di violenza che va da piccoli episodi di vandalismo, piccola criminalità, fino ad incorrere problemi veri e propri con la legge.

23 Al contrario chi rimane a lungo nel ruolo di vittima rischia di andare incontro a livelli di autostima sempre più bassi (non valgo nulla. gli altri ce l hanno tutti con me), a forme di depressione che possono in seguito aggravarsi.

24 LE CAUSE Nel tempo si sono definite varie ipotesi esplicative del fenomeno, relative al sistema familiare, a fattori di personalità e al contesto culturale. Si può dire che sono tutte valide e che il fenomeno sia multi-causale.

25 Contesto familiare: Ci sono due diverse ipotesi di studio che hanno preso in considerazione il sistema familiare dei ragazzi coinvolti, come bulli o vittime, in episodi di prepotenza.

26 Una prima ipotesi ha indagato la qualità dela relazione affettiva tra genitori e figli, in particolare ha considerato il legame di attaccamento madre-bambino. Emerge che i bambini con attaccamento insicuro-evitante esibiscono con più probabilità comportamenti di attacco e prepotenza verso i compagni (poiché non sviluppano atteggiamenti di fiducia verso gli altri e si aspettano risposte ostili), mentre i bambini con attaccamento insicuro-resistente assumono più probabilmente il ruolo di vittime (poiché hanno poca fiducia e poca stima di sé, sono insicuri ).

27 Una seconda ipotesi interessa gli stili educativi parentali, come contesto di apprendimento di regole e valori. Il bambino che vive in una famiglia in cui regnano violenza e sopraffazione ha più probabilità di interiorizzare schemi di comportamento disadattivi, si sentirà così autorizzato ad utilizzare gli stessi modelli di comportamento anche nelle relazioni al di fuori della famiglia. Oppure se la famiglia presenta uno stile educativo permissivo e tollerante, il bambino sarà incapace di porre adeguati limiti al proprio comportamento.

28 Fattori personali: tutti quegli elementi personologici che sono propri del bullo e della vittima

29 Contesto culturale in cui si vive: i ragazzi che opprimono e quelli che subiscono sono il frutto di una società che tollera la sopraffazione. Il bullismo è quindi il figlio di un contesto culturale più ampio in cui si persegue un modello di forza e potere, in cui vige la distinzione della società tra vincenti e perdenti, l esaltazione del leader autoritario e di immagini maschili e femminili di successo, in cui la sconfitta non è ben vista.

30 In questo ambito la scuola dovrebbe svolgere un ruolo importante in senso positivo, aiutando il bambino ad avere una buona sicurezza, il che comporta la sua valorizzazione e l apprezzamento delle qualità positive personali.

31 Al contrario svalutare un bambino punendolo, non serve ad evitare il ripetersi dell azione indesiderata e significa provocare in modo indiretto comportamenti aggressivi di tipo difensivo.

32 Questo non significa che scuola e famiglia non debbano porre limiti al bambino; il modello educativo che suscita comportamenti meno aggressivi non è né autoritario, né aggressivo, ma autorevole; non evita ostacoli e punizioni, ma lo fa in un clima di affetto e valorizzazione.

33 Bisogna lavorare su comportamenti aggressivi, perché la violenza è un abitudine che è molto difficile da destrutturare quando si organizza in modo forte, tanto da impedire ai ragazzi di sviluppare competenze prosociali, emozioni, empatia, comunicazione assertiva, tutte quelle emozioni sociali che servono per crescere in maniera armonica come individuo tra gli altri e conquistare i rapporti interpersonali.

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