Studio idraulico a scala di sottobacino dei bacini dell Ovest Mella confluenti nel T. Gandovere e Roggia Mandolossa. Relazione Idraulica

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1 Studio idraulico a scala di sottobacino dei bacini dell Ovest Mella confluenti nel T. Gandovere e Roggia Mandolossa Relazione Idraulica Gennaio 2013 Prof. Ing. B. Bacchi- Dott. Ing. A. Bonfadelli Dott. Ing. M. Dallera Collaboratori: Dott. Ing. Matteo Balistrocchi PhD (elaborazioni idrauliche) Geom. Simone Pelizzari (rilievi topografici di dettaglio) Geom. Mattia Belzani Dott.ssa Elisa Foresti

2 OGGETTO DELLA RELAZIONE Il Comune di Gussago con atto pubblico n.4014 di rep. del 4 settembre 2012, registrato in Brescia il 18/09/2012 al n.303/1 Serie 1^ -degli atti pubblici alffidava al raggruppamento temporaneo di professionisti, da qui in poi indicato con RTP, Prof. Ing. Baldassare Bacchi, Dott. Ing. Alberto Bonfadelli e Dott. Ing. Milena Dallera, rappresentato legalmente dal Prof. B. Bacchi, lo studio Idrogeologico e Idraulico, a scala di sottobacino idrografico, dei Torrenti Solda, Canale, Livorna, Gandovere e Mandolossa, finalizzato alla definizione degli interventi e delle azioni da intraprendere per la sicurezza del territorio posto tra la Franciacorta Orientale e la Città di Brescia a difesa delle frequenti esondazioni CIG B41. Lo studio ha come obiettivo l identificazione di dettaglio delle condizioni idrodinamiche di deflusso degli eventi di piena compresi tra 20 anni (piene frequenti) e 100 anni (piene di riferimento delle sistemazioni) con attenzione a quelle di 200 anni (piene straordinarie) e 500 anni (piene catastrofiche). Nel seguito si dà conto delle elaborazioni effettuate in accordo con quanto previsto dal disciplinare d incarico e dei risultati ottenuti. Lo studio idraulico è partito dall analisi degli studi pregressi elaborati per la determinazione delle possibili misure di intervento per la mitigazione del rischio idraulico sui corsi d acqua prima indicati e che ricadono sotto la competenza della Regione Lombardia (T. Gandovere, La Canale e Mandolossa) e sotto la responsabilità prevalente dei Comuni di Monticelli Brusati, Brione, Ome, Castegnato, Gussago, Brescia, Roncadelle, Castelmella e Torbole Casaglia. I metodi di modellazione utilizzati sono quelli invalsi nello studio di dettaglio di problemi similari. In particolare, si sono utilizzati di metodi dinamici di calcolo in grado di simulare la propagazione delle piene nelle piane alluvionali. Lo studio è stato articolato secondo il seguente schema concettuale: 1. Definizione dello scenario di rischio idrologico con riferimento alla portata con tempo di ritorno di 20, 50, 100 e 200 anni sulla base delle stima delle portate di riferimento calcolate nello studio idrologico e prese a base della definizione delle opere di difesa Regionali e delle fasce fluviali dell AdB-Po. 2. Definizione delle condizioni di deflusso nel tronco fluviale di interesse. 3. Valutazione della pericolosità e del rischio idraulico alla quale è soggetta l area di interesse. 4. Individuazione di alcuni interventi che possano condurre ad una riduzione della pericolosità e del rischio nell'area in esame e valutazione della loro efficacia. La seguente relazione documenta le metodologie seguite nell elaborazione dello studio idraulico ed espone i risultati conseguiti. 2

3 1 Metodologia seguita nella effettuazione dello studio idraulico Nelle pagine seguenti si riportano le scelte operate ai fini del raggiungimento degli obiettivi previsti dal disciplinare di incarico e si espongono le metodologie seguite. Lo studio ha seguito i seguenti passi. In primo luogo, avendo visitato più volte i luoghi e dopo alcune valutazioni preliminari, si è ritenuto opportuno individuare le caratteristiche idrologiche fondamentali dell'evento di piena a tempo di ritorno di vari tempi di ritorno affinando i valori già stimati nel precedente studio di Bacchi, Maione, Manfredini (1996) e tennendo presenti altri studi fatti eseguire in questi anni dalle amministrazioni, in particolare quello di Rossi e Di Pasquale (2008) i cui valori ricostruiti apparivano in contrasto coi precedenti. Le caratteristiche di interesse nell'ambito del presente studio riguardano soprattutto la portata al colmo e la durata dell'onda di piena (cioè il volume potenzialmente esondante). Individuate tali caratteristiche, le stesse sono state variate al fine di identificare le onde di piena da utilizzare negli scenari previsti per la progettazione sommaria delle opere di difesa. Parallelamente, si è ritenuto opportuno inquadrare le caratteristiche idrauliche del tratto di alveo in esame, compreso tra Rodengo Saiano (partendo da monte) e Torbole Casaglia, per il Gandovere sinistro, e tra Gussago e foce Mella per il T. La Canale i corsi d acqua afferenti alla Mandolossa. A tale scopo, sono state battute oltre 80 sezioni idrometriche e sono stati effettuati numerosi rilievi topografici ad hoc. E' stato quindi condotto uno studio di moto permanente monodimensionale lungo il vari tratti fluviali che ha permesso di individuare lo stato di criticità complessiva del vari tronchi e a fronte di un evento estremo quale quello posto a base dello studio, ma anche nei riguardi di eventi di minore entità. Si sono così individuate alcune zone che appaiono insufficienti dal punto di vista idraulico, già a fronte di portate ben inferiori rispetto a quelle di picco di seguito considerate. Poiché lo studio aveva indicato quale area meritevole di particolare approfondimento quella posta al nodo idraulico di Mandolossa, al fine di inquadrare il problema della pericolosità idraulica in tale area si è utilizzato un codice adatto alla soluzione delle equazioni delle acque basse basate sulle equazioni di De Saint Venant in moto permanente (Vedi appendice 1) I risultati così ottenuti, che già si potrebbero prestare ad una prima perimetrazione delle zone a diverso rischio di allagamento, sono state utilizzati, per definire differenti soluzioni idrauliche. 2 Normativa di riferimento. Si riporta nel seguito l'elenco delle principali nome nazionali considerate nel corso della esecuzione di studi di perimetrazione di aree soggette a rischio di inondazione. Normativa nazionale D.P.R n. 8/1972: trasferimento alle Regioni delle competenze in merito alla pianificazione territoriale (PRG) e alle opere idrauliche di IV e V categoria D.P.R. n. 616/1977: trasferimento alle Regioni delle competenze in materia di sistemazione idrogeologica, conservazione del suolo, di vincolo idrogeologico e delle opere idrauliche di III categoria. Decreto del Ministero dei Lavori Pubblici: contiene dettagliate norme tecniche per la verifica della stabilità dei terreni, delle scarpate e per la progettazione delle opere di sostegno e di fondazione. Le istruzioni applicative sono state emanate con la Circolare Ministeriale n del 24/09/1988. Legge 18 maggio 1989 n. 183 e successive modificazioni: norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo; istituzione delle Autorità di Bacino per la redazione dei Piani di Bacino 3

4 D.P.R 18 luglio 1995: atto di indirizzo e coordinamento concernente i criteri per la redazione dei piani di bacino Circolare LL. PP. n. 218/24/3 del 9 gennaio 1996: istruzioni applicative per la redazione della relazione geologica e della relazione geotecnica, Decreto Ministero Lavori Pubblici - 14 febbraio 1997: direttive tecniche per l'individuazioni e la perimetrazione da parte della Regioni delle aree a rischio idrogeologico. Legge 3 agosto 1998, n. 267: perimetrazione aree a rischio idrogeologico molto elevato per l'incolumità delle persone e per la sicurezza delle infrastrutture e del patrimonio ambientale e culturale. DPCM del 24 maggio 2001, pubblicato su G.U. 183 dell'8 agosto 2001: approvazione Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico (PAI) - "Interventi sulla rete idrografica e sui versanti" adottato con deliberazione dell'autorità di Bacino del Po n. l8 del 26 aprile 2001 Delibere dell'autorità di bacino del fiume Po Delibera n. 19 del 9 novembre 1995: programma di redazione del Piano di Bacino del Po per Stralci relativi a settori funzionali. Delibera n. 1 del 5 febbraio Piano Stralcio delle fasce fluviali: adozione del Progetto di Piano Stralcio fasce fluviali ai sensi dell'art. 17 comma 6-ter della L. l83/89. Delibera n. 26 dell'11 dicembre Piano Stralcio delle fasce fluviali: adozione del Piano Stralcio delle fasce fluviali ai sensi dell'art. 17, comma 6-ter e art, 18, comma 10, della L, 183/89. Deìibera n. 2 dell'11 maggio Piano Stralcio per l'assetto Idrogeologico - ''Norme generali per l assetto della rete idrografica e dei versanti" - Comuni interessati dalla delimitazione delle aree in dissesto. Delibera n. 18 del 26 aprile Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI) - "Interventi sulla rete idrografica e sui versanti" Legge Regionale LR 1/2000 Lombardia di calcolo Riordino del sistema delle autonomie in Lombardia (Recepimento del D.Lgs. 112/98 ( Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato ) in particolare gli articoli: - art. 86 : gestione del demanio idrico dallo Stato alle regioni ed agli enti locali competenti per territorio; - art. 89c : trasferimento delle funzioni di polizia idraulica e pronto intervento. 3 Studi idraulici precedenti Nel caso in esame, gli studi pregressi non si possono riferire al PAI dell'autorità di Bacino del Po in quanto i corsi d acqua in questione sono di competenza Regionale oppure fanno parte del reticolo minore dei comuni. Ci si può tuttavia riferire allo studio commissionato dalla Provincia di Brescia (Piano Provinciale di Previsione e Prevenzione, 1999) e il precedente Studio. Successivamente, uno studio commissionato dal Comune di Torbole Casaglia ai Dott. Ingg. G. Rossi e A. Di Pasquale sulle possibili soluzioni da adottare per la mitigazione del rischio idraulico nel centro abitato e nelle aree industriali di questo comune. Nello studio per il PAI l AdB-Po si era limitata a considerare solo il resticolo principale che, per Brescia, si limitano al F. Mincio, al F. Chiese, al Fiume Mella (da Foce Oglio a Villa Carcina), il Naviglio Grande Bresciano, il T. Garza (dallo spaglio di Ghedi fino a Croceviana Nave), il Fiume Oglio. Nessuna indicazione viene fornita per i corsi d acqua oggetto di questo studio che sono stati trasferiti alla competenza Regionale con LR1/2000 e dalla Regione, in larga parte, affidati ai comuni. Lo studio della Provincia (Bacchi ed al., 1996) riguardava esattamente tutta l area in esame, ma date le limitate risorse non aveva un livello di approfondimento idraulico dettagliato. La componente idrologica era stata curata in dettaglio, metre per l idraulica ci si era affidati a valutazioni speditive in moto uniforme. Le sezioni erano state rilevate in quote relative e collegate alla CTR regionale. Le pendenze locali erano stimate dalla stessa CTR. Lo studio di Rossi & Di Pasquale (2008), rispetto al precedente, è corredato da un buon approfondimento idraulico; l idrologia, invece, appare talvolta discutibile. In particolare la scelta del modello afflussi-deflussi è poco cautelativa e le metodologie di calcolo si basano su tecniche ormai in disuso nella pratica idrologica più 4

5 avanzata (metodo dell evento critico). Il risultato comporta perciò stime di portate al colmo e, soprattutto, dei deflussi di piena non molto cautelative. Tuttavia la sostanza degli aspetti principali resta immutata: infatti, anche se le portate al colmo vengono abbattute di percentuali significative (almeno il 15-20%) e i volumi in modo ancor più significativo (solo i 3/5 di quelli stimati da Bacchi ed al.) la totale insufficienza del reticolo di drenaggio è tale che l individuazione delle aste insufficienti è identica. Solo le aree di contenimento dei volumi esondanti differisce in ragione dei differenti volumi stimati. Inoltre, c è una differente scelta, fondamentale, sulla gestione della piena sul T. Gandovere destro. Nello studio di Bacchi ed al (1996), per limitare le aree di spogliamento, veniva suggerito l allontanamento delle esondazioni attraverso l alveo del T. Gandovere e quello del Vaso Troglio. Nello studio di Rossi e De Pasquale, si preferisce lo spaglio e un allontanamento naturale dei volumi esondati con portate più ridotte. Nel seguito, dopo l illustrazione dei metodi di calcolo adottati per la determinazione dei profili di moto permanente in alveo, vengono date indicazioni sui volumi esondanti a seconda delle portate progettuali previste nei vari tronchi del reticolo. 4 Individuazione dell' idrogramma per la determinazione delle aree a rischio di inondazione La determinazione degli idrogrammi di progetto e verifica da utilizzare per la perimetrazione delle aree di pericolosità rappresenta un problema di notevole difficoltà, soprattutto a causa della assenza di stazioni idrometriche lungo le fluviali che consentano di prendere a riferimento della progettazione idraulica serie sperimentalmente osservate. Per tale ragione, e come ampiamente dettagliato nella allegata relazione idrologica, appare chiaro che la determinazione delle onda da assumere quale base delle verifiche idrauliche operate in questo studio si deve condurre sulla base dei valori di portata al colmo e idrogrammi dedotti con tecniche moderne, anche basate sulla regionalizzazione dei colmi di piena, sull analisi della serie pluviometriche presenti nelle stazioni più prossime ed infine sulla scorta di una più o meno articolata modellazione idrologica degli eventi intensi. In realtà, la sola modellazione idrologica non consente una precisa determinazione delle possibili portate nelle sezioni dei tratti oggetto di studio. Essa, infatti, non tiene conto degli effetti di laminazione che si verificano sempre quando il reticolo presenta numerosi punti di insufficienza; comunque, in prima istanza, la modellazione idrologica deve supporre che l alvo sia sempre in grado di conterete le portate che si generano nel bacino in modo da rendersi conto dei possibili effetti dell insufficienza delle sezioni. Al fine di precisare il valore di portata al colmo si rende invece necessario uno studio idraulico-idrologico complessivo del bacino che tenga conto di tutti i principali elementi che contribuiscono alla formazione delle piene in ogni specifico tratto del sistema idrografico. Lo studio deve perciò basarsi sulla costruzione di modelli afflussi-deflussi e su schemi idraulici di propagazione delle piene, magari semplificati, la cui entità travalica i limiti di questo lavoro. Ragion per cui, come ampliamente illustrato nella relazione idrologica, si è fatto riferimento alla piena desunta dall analisi afflussi-deflussi del sistema idrografico nell ipotesi, cautelativa, che la laminazione dei deflussi sia solo quella dovuta ai normali meccanismi di trasferimento idrologico del deflusso superficiale e sotterraneo. Le caratteristiche salienti degli idrogrammi adottati per le simulazioni sono quelle sinteticamente indicate nella Tabelle 1 e 2 qui, per comodità, riportate nuovamente. Bacino A [km 2 ] T = 20 T = 50 T = 100 T = 200 T = 500 Laorna montano Laorna partitore Gandovere montano (Ome) Gandovere partitore Gandovere a C.R.Q. (I a ipotesi) Vaila sbocco La Canale montano (via Piè del Dosso) La Canale + Solda Cellatica La Canale + Solda Fantasia Mandolossa (a bivio Mandolossa) Mandolossa sbocco Tabella 1 Portate al colmo di piena [m 3 /s] al variare del tempo di ritorno T [anni] 5

6 Bacino A [km 2 ] T = 20 T = 50 T = 100 T = 200 T = 500 Laorna montano Laorna partitore Gandovere montano (Ome) Gandovere partitore Gandovere a C.R.Q. (I a ipotesi) Vaila sbocco La Canale montano (via Piè del Dosso) La Canale + Solda Cellatica La Canale + Solda Fantasia Mandolossa (a bivio Mandolossa) Mandolossa sbocco Tabella 2 Volumi globali di piena [10 6 m 3 ] al variare del tempo di ritorno T [anni], corrispondenti a coefficienti di afflusso compresi tra 0.40 e Come si vede le piene ordinarie, ad eccezione dei tratti più montani, non sono contenibili negli alvei e quindi divengono indispensabili delle sistemazioni che tengano presenti i costi, l impatto sociale, l impatto ambientale e la sostenibilità delle soluzioni nel tempo. 5 Verifica in moto permanente della capacità di portata dei vari tratti del reticolo idrografico Per la verifica delle portate contenibili in alveo si è adottato il codice di calcolo HEC RAS (vedi appendice) che è in grado di simulare, in condizioni di moto permanente, correnti lente e veloci, passaggi di stato critico, risalti idraulici, tombinature, ponti e discontinuità di ogni genere. Il codice è gratuitamente accessibile in rete ed è ampiamente adottato in tutto il mondo. Il suo impiego, per questi scopi, è cautelativo in quanto suppone che le portate di progetto raggiungano condizioni di regime, e perciò i livelli massimi compatibili con le assegnate portate di calcolo. Nonostante ciò le elaborazioni idrauliche, come tutte quelle elaborazioni che riguardano dei complessi fenomeni naturali, richiedono sempre scelte non semplici e affette da un grado di arbitrarietà tanto maggiore quanto minore è la disponibilità di informazione diretta. Ci si riferisce, in particolare alla scabrezza idraulica, cioè all effetto delle superfici bagnate sulla corrente. Tale effetto è causa, in grande parte, delle perdite di carico della corrente, almeno su lunghi tratti. Anche le perdite localizzate sono affette da errori di stima la cui correzione richiederebbe onerose prove sperimentali. Poiché ciò non è fattibile, se non in casi particolarissimi, è richiesto all idraulico una notevole sensibilità sull argomento o, quantomeno, la capacità di adottare sempre le necessarie cautele nelle sue scelte. Qualora il processo di moto che si sta indagando sia contenuto all'interno di un alveo sufficientemente compatto, è usuale rappresentare la corrente con uno schema di tipo monodimensionale. Tale procedimento porta senz'altro a risultati soddisfacenti sulla dinamica delle piene qualora si tenga conto dei seguenti elementi: 1. corretta descrizione della geometria d'alveo; 2. presenza di manufatti che possano interferire significativamente con la corrente 3. valore appropriato della scabrezza idraulica. Per quanto riguarda il primo punto lo studio è stato preceduto da accurati sopralluoghi sull alveo nel corso dei quali si sono individuate, per il tratto da verificare e per alcuni tratti a monte e a valle, le sue caratteristiche. Si tratta dei tronchi rappresentati nella Tavola ubicazione delle sezioni idrometriche: planimetria (TAV:01) allegata ai rilievi topografici. Il limite di monte dei tronchi su cui sono state effettuate elaborazioni, come si vede, è costituito dallo sbocco degli alvei montani nelle loro piane alluvionali, almeno quando vi siano segnalate delle aree già storicamente interessate da esondazioni. Tali aree, adiacenti a punti critici del reticolo, sono state indicate come Planimetrie di rilievo-aree a rischio esondazione Documentazione fotografica. Infatti sono state raccolte presso i comuni le documentazioni disponibili relative alle esondazioni storiche sia sul reticolo di competenza regionale che su quello, minore, di stretta competenza comunale. 6

7 I tronchi indagati hanno una lunghezza complessiva di oltre 50 km; essi sono caratterizzati da sezioni abbastanza regolari a causa dei forti rimaneggiamenti antropici, anche se non mancano dei tratti naturali ove l erosione, il deposito e l azione della vegetazione spondale hanno reso più complessa la geometria del letto. Di particolare rilevanza, sia per numero sia per incidenza sulla capacità di portata complessiva dei vasi (termine con cui vengono indicati i torrenti e le rogge nella zona di Torbole), si è inoltre dimostrata la presenza delle tombinature e degli impalcati dei ponti. È infatti da sottolineare come, in ogni tratto fluviale indagato, si osservino rilevanti riduzioni della conduttanza idraulica a seguito della presenza di tali manufatti, i quali talvolta portano a decrementi estremamente importanti della portata esitabile in condizioni di sicurezza. Tale diminuzione è avvenuta peraltro in concomitanza di un generale aumento delle portate al colmo e, soprattutto, dei volumi di deflusso superficiale, a seguito dell espansione delle stesse aree urbanizzate, a servizio delle quali essi sono previsti. Complessivamente si può osservare come la rete idrografica attualmente sia del tutto insufficiente già per eventi di 10 anni di tempo di ritorno. Questo, se da un lato evidenzia la scarsa cura che si è avuta dal dopoguerra ad oggi nella gestione del reticolo idrico minore, dall altro produce, di fatto, effetti benefici sulla propagazione delle piene: la formazione durante gli eventi di maggiore intensità di molteplici e piccoli volumi di esondazione, prolunga i tempi di risposta dei sottobacini di monte e tende ad affievolire i colmi di piena nelle sezioni fluviali più a valle. Per ciascuna sezione è stata predisposta una piccola monografia grafica riportata nell elaborato: Tavole di stralcio e monografie delle sezioni idrometriche. Per le simulazioni, comunque, il programma di calcolo interpola le sezioni in modo da garantire la convergenza del calcolo. Nella tavola del profilo degli allegati topografici si mostra poi l andamento altimetrico dei tratti di alveo oggetto dello studio di moto permanente alle diverse progressive. Come si nota le pendenze si riducono progressivamente verso valle e, nel caso del T. Gandovere destro, anche le sezioni si riducono progressivamente. Per quanto riguarda la presenza di manufatti in alveo, è da considerare che nel tratto studiato sono presenti numerosi ponti e ponticelli che collegano le due sponde dei vari vasi. Si può ritenere a priori che queste strutture esercitino una influenza significativa sulla corrente e che debbano venire quindi incluse nella descrizione geometrica dell'alveo. Tale fatto presuppone, laddove possibile, che venga battuta almeno la sezione a monte del ponte; quella a valle si pone come quella a monte ed è rilevata la geometria dell'impalcato e/o delle eventuali pile. La battitura del prospetto dei ponti presenti è stata riferita alle sezioni più vicine, eventualmente correggendone la quota di fondo alveo con la presumibile pendenza locale. Le sezioni sono indicate nella planimetria allegata Ubicazione delle sezioni idrometriche. Per quanto riguarda la scelta del coefficiente di scabrezza, si sono assunti quali criteri guida la regolarità planimetrica, la regolarità della sezione, la scabrezza relativa rispetto alla pezzatura media del materiale d'alveo in condizioni di piena (cioè alla sommergenza h/d) e la presenza di vegetazione aggettante o in alveo. Con riferimento agli identificativi riportati in Tabella 3 i valori adottati del parametro di Strickler sono: TIPOLOGIA DI COPERTURA ks [m 1/3 s -1 ] ks_letto=30-40 Sponde boscate. Materiale di fondo alveo fino a Dmax cm. ks _sponde=15-25 Curve moderate ks _medio=30 ks _letto=40 Sponda inerbite regolari ben tenute. Materiale di fondo alveo Dmax cm. Alveo regolare. Sponde in cls e fondo in materiali sciolti Accentuata irregolarità planimetica e di sezione Accentuata irregolarità planimetica e di sezione, per l'aumentata scabrezza d'alveo e la presenza di vegetazione anche ai margini dell'alveo Tabella 3 Coefficienti di conduttanza k s secondo Strickler. ks _sponde=40 ks _letto=40 ks _sponde=60 ks _medio=50 ks _letto=30 ks _sponde=15-20 ks _medio=25 ks _alveo=30 ks _sponde=15 ks _medio=20 7

8 Al fine di stimare le scabrezze e per operare una adeguata descrizione geometrica degli alvei sono state rilevate oltre 130 sezioni trasversali. Sono state inoltre acquisite le sezioni allegate allo studio dell Ing. Rossi & Di Pasquale, cortesemente messe a disposizione dal Comune di Torbole C. Nella Tabella 4 sono riportate le portate massime convogliabili in alcuni tratti significativi del reticolo idrografico ricavate dalla ricostruzione dei profili di moto premenente. Di seguito sono inoltre rappresentate alcune sezioni di particolare interesse Tratto Sezioni Portata [m 3 /s] Laorna pedemontano L01 L Laorna pedemontano L260 L La Canale C80 M10 10 Vaila V01 V90 8 Vaila sbocco nel Gandovere V90 V130 5 Mandolossa M20 M11 25 Gandovere a monte del partitore G103 G Gandovere sinistro vallivo G113 G Gandovere destro vallivo (Cast.) G140 G Gandovere destro vallivo G190 G280 5 Gandovere destro vallivo G280 G290 8 Gandovere destro vallivo G290 G Tabella 3 Portate massime convogliabili in condizioni di sicurezza. Nel caso del Torrente Laorna si è riscontrata la presenza di otto tombinature realizzate prevalentemente con tubazioni corrugate a sezione policentrica ribassata, le quali consentono il passaggio di una portata di circa 15 m 3 /s nella parte alta del bacino, che progressivamente si riduce a circa 12 m m 3 /s come conseguenza della riduzione della pendenza di fondo alveo all approssimarsi dell alta pianura. A causa di tali manufatti, che costituiscono il fattore limitante della portata, l interazione con gli impalcati dei ponti (ne sono stati individuati quattro) si dimostra poco significativo. Rispetto ai valori di portata indicati in tabella è tracciato il profilo di moto permanente illustrato in figura Laorna Pedemontano Legend WS PF 1 Ground LOB ROB Quota geodetica (m) Distanza progressiva (m) Figura 1 Profilo idraulico di moto permanente del Torrente Laorna, sezioni L01-L320 (sono indicati il fondo alveo e le sponde dell alveo di magra). 8

9 Il torrente La Canale compreso tra le sezioni C80 e M10 al bivio di Mandolossa presenta due limitazioni di portata significative nella parte terminale (a valle della sezione C160), dove attraversa l area industriale nella parte meridionale del Comune di Cellatica. In particolare, il ponte di collegamento tra via Tartaglia e via Santellone appare essere quello più gravoso. A monte, sebbene nell alveo non vi siano particolari ostruzioni, le sponde ospitano una vegetazione riparia piuttosto fitta, anche con alberi ad alto fusto, che ne incrementano notevolmente la scabrezza. Nel complesso pertanto la portata convogliabile è di circa 10 m 3 /s, valore per il quale è tracciato il profilo di figura Canale pedemontano Legend WS PF 1 Ground LOB ROB Elevation (m) Main Channel Distance (m) Figura 2 Profilo idraulico di moto permanente del Torrente La Canale, sezioni C80 M10 (sono indicati il fondo alveo e le sponde dell alveo di magra). Il torrente Vaila nel tratto di monte è contraddistinto da un alveo abbastanza profondo in virtù del quale riesce a mantenere una capacità di portata di circa 8 m 3 /s, nonostante i diversi attraversamenti. Si evidenzia particolarmente il ponte corrispondente alla sezione V30 (accesso carrabile da via Sale) che, lasciando una luce estremamente ridotta sul fondo, ha indotto fenomeni si escavazione dell alveo. La rimozione di questi attraversamenti produrrebbe peraltro significativi incrementi della portata esitabile in questa parte del corso d acqua. In prossimità dello sbocco nel Gandovere sinistro (a valle della sezione V90, Cascina Fenil Novo), invece, la portata limite si riduce notevolmente sia per la riduzione delle pendenze sia per la modesta altezza della sponda sinistra, arrivando a valori di poco superiori ai 4 m 3 /s. Il profilo di moto permanente relativo a questo vaso è costruito in riferimento a queste portate, figura 3. La Roggia Mandolossa appare contraddistinta da una portata massima convogliabile di circa 25 m 3 /s. In realtà le sezioni immediatamente a valle del bivio di Mandolossa possiedono capacità nettamente superiori, tuttavia, nel tratto compreso tra l attraversamento con l autostrada A4 ed il ponte della statale SP 233 i rigurgiti prodotti dai ponti presenti, in particolar modo da quello di Santa Giulia, fanno sì che, già per questo valore di portata, il livello idrico raggiunga la quota della sponda destra. Il profilo idraulico rappresentato in figura 4 corrisponde pertanto alla portata di 25 m 3 /s. Il Torrente Gandovere a valle del offre capacità di portata di circa 25 m 3 /s sino al depuratore di Castegnato (immediatamente a valle della sezione G140), dove un piccolo ponticello di una strada poderale determina una significativa ostruzione, figura 5. Più a valle, ovvero nel tratto compreso tra l autostrada A4 e l abitato di Torbole Canaglia, l alveo è ostruito da varie intersezioni e restringimenti. Sebbene le sezioni siano rettangolari in calcestruzzo, la scabrezza risulta fortemente aumentata da vegetazione in alveo. Il limite di portata può quindi essere stimato in circa 5 m 3 /s. All ingresso dell abitato, nonostante la presenza di una tombinatura di lunghezza 328 m (la quale può ragionevolmente convogliare una portata di circa 8 m 3 /s), la capacità idraulica 9

10 tende a crescere e può essere incrementata sino al valore di 10 m 3 /s sino al capofonte della Roggia Quinzanella. Il profilo relativo a queste portate è mostrato in figura Vaila Totale Legend WS PF Ground LOB ROB Elevation (m) Main Channel Distance (m) Figura 3 Profilo idraulico di moto permanente del Torrente Vaila, sezioni V01 V130 (sono indicati il fondo alveo e le sponde dell alveo di magra). 130 Mandolossa vallivo Legend WS PF 1 Ground LOB ROB 125 Elevation (m) Main Channel Distance (m) Figura 4 Profilo idraulico di moto permanente della Roggia Mandolossa, sezioni M20 M111 (sono indicati il fondo alveo e le sponde dell alveo di magra). 10

11 Gand2 partitore Legend WS PF 1 Ground LOB ROB 136 Elevation (m) Main Channel Distance (m) Figura 5 Profilo idraulico di moto permanente del Torrente Gandovere, sezioni G120 G160 (sono indicati il fondo alveo e le sponde dell alveo di magra) Gandovere Vallivo Legend WS PF 1 Ground LOB ROB Elevation (m) Main Channel Distance (m) Figura 6 Profilo idraulico di moto permanente del Torrente Gandovere, a valle dell autostrada A4 sino al capofonte Quinzanella (sono indicati il fondo alveo e le sponde dell alveo di magra). Alcune sezioni significative del reticolo con indicate le portate limite ed i livelli idrici di calcolo sono riportati a scopo illustrativo nell elaborato Sezioni significative e livelli idrici. Nel seguito si discutono, invece, alcune soluzioni di progetto corrispondenti a: 1)massime portate avviate a valle, compatibilmente con ragionevoli possibilità di ricalibrazioni degli alvei; 2)moderata ricalibrazione degli alvei di valle e massima laminazione delle piene in aree di spaglio. 11

12 In riferimento a queste portate limite è possibile ricavare, come successivamente illustrato nella relazione degli allagamenti, i volumi di esondazione indicati in tabella 4 in funzione del tempo di ritorno. Tabella 4 Volumi di esondazione (10 6 m 3 ). Area T (anni) allagamento Area Area Area Area Area Area

13 6 Soluzioni di progetto 6.1 Soluzione zero Nella difesa idraulica dei territori fortemente antropizzati una soluzione sempre fattibile è quella di decidere di non fare alcun intervento. Questa scelta politica, talvolta inevitabile, si scontra contro la richiesta di difesa da parte delle popolazioni e, spesso, comporta oneri per la collettività non sostenibili. E questo il caso in cui le Amministrazioni, per varie ragioni, provvedono a indennizzi parziali o totali dei danni alluvionali. Ciò avviene spesso anche se oggi, la carenza di disponibilità finanziarie, sta facendo mutare l atteggiamento. Tuttavia, quando i danni sono pesanti ed estesi ed interessano aree industriali, uno dei problemi da affrontare è quello della ripresa dell attività produttiva che, in mancanza di incentivi, potrebbe essere dislocata. DI fronte a questa possibilità le Amministrazioni tendono a cedere, e a provvedere a risarcimenti e incentivi, sostanzialmente a fondo perduto. Per questa ragione l opzione zero è in questo caso da escludere. Del resto, il fatto stesso che i Comuni interessati si siano accordati per eseguire questo studio, indica già che la scelta operata va in altro senso. 6.2 Totale avviamento delle portate allo scarico-soluzione (ipotetica) di base L area oggetto di questo studio è, nelle sostanza, affluente al bacino del F. Mella. L area drenata occidentale affluisce in parte attraverso la Roggia/Torrente Mandolossa; le aree scolanti del Livorva e parte dei deflussi del Gandovere, tramite un tortuoso percorso, raggiungono il Mella con un sistema totalmente artificializzato. Il Gandovere naturale termina il suo percorso nel Capofonte della Roggia Quinzanella in territorio di Torbole Casaglia. L afflusso alla Quinzanella avviene attraverso un canale in calcestruzzo che attraversa Torbole, capace di esitare circa 15 m 3 /s che tende a disperdersi subito a sud dell abitato in un alveo in terra poco profondo e molto rimaneggiato. Di fatto il torrente spaglia e raggiunge la Quinzanella su un vasto fronte. E sorprendente il fatto che, pur allagando la SP-BS 74 Torbole Castelmella, nessun ente si interessi alla questione. La Roggia Quinzanella, dopo aver ricevuto gli importanti contributi della Roggia Sorbana e di altri fontanili e colatori minori raggiunge Ponte Gatello ove è sbarrata da una paratoia fissa che lascia transitare indisturbata la portata irrigua mentre intercetta le portate di piena per scaricarle, tramite un derivatore laterale e un fugatore, nel F. Mella. Se si decidesse di scaricare tutto il deflusso prodotto nel Fiume Mella, secondo l attuale normativa, i valori in base ai quali risagomare l alveo sarebbero quelli evidenziati qui sotto Bacino A [km 2 ] T = 20 T = 50 T = 100 T = 200 T = 500 Laorna montano Laorna partitore Gandovere montano (Ome) Gandovere partitore Gandovere a C.R.Q. (I a ipotesi) Vaila sbocco La Canale montano (via Piè del Dosso) La Canale + Solda Cellatica La Canale + Solda Fantasia Mandolossa (a bivio Mandolossa) Mandolossa sbocco Cioè il Livorna nel tratto di piana nel territorio di Monticelli Brusati dovrebbe poter esitare 21 m 3 /s. Procedendo verso valle, il suo alveo dovrebbe incrementare le portate convogliabili fino a 55 m 3 /s. Analogamente il T. Gandovere vedrebbe variare le sue portate, tra Ome e il partitore da 90 a circa 100 m 3 /s. Il Gandovere sinistro dovrebbe portare 50 m 3 /s mentre quello destro passerebbe da 105 a quasi 130 m 3 /s al Capofonte della Quinzanella. La Canale, nel suo tratto finale, dovrebbe portare circa 70 m 3 /s mentre la Mandolossa vedrebbe variare le suo portate tra 145 m 3 /s al bivio di Mandolossa fino a 170 allo sbocco in Mella. 13

14 La disamina dei precedenti valori e il confronto con le reali capacità di portata degli alvei rendono conto della totale irrealizzabilità di queste soluzioni. Per i non esperti di idraulica, va, del resto, sottolineato che il reticolo naturale, anche nei tratti più incassati, non è normalmente in grado di trasportare portate massime che eccedano i anni di tempo di ritorno. Le portate trasportabili quasi ovunque sono quelle di tempi di ritorno compresi tra 5 e 10 anni. Superati questi valori iniziano, nei punti meno incisi, le esondazioni. E ciò è esperienza comune, anche se ormai ci siamo disabituati alla convivenza coi corsi d acqua. La soluzione di totale convogliamento delle portate verso il recapito è peraltro infattibile perché comporterebbe il totale sventramento di aree ovunque edificate lungo il reticolo idrografico e l impegno finanziario, di cifre indisponibili, e l aggravio delle piene del Mella di una quantità (circa 270 m 3 /s) non sono accettabili. Orientativamente una soluzione di questo genere verrebbe a costare cifre dell ordine del Miliardo e l insostenibilità ambientale delle piene del Mella. 6.3 Scelta del tempo di ritorno di progetto Uno dei problemi più rilevanti della progettazione idraulica è la scelta del tempo di ritorno di progetto delle opere. Bisogna peraltro ricordare che gli unici professionisti che fin dalle origini (giò a metà dell 800) facevano uso di calcoli su base statistica erano gli Idraulici. Come ricordano i padri fondatori della disciplina, non ha senso una progettazione che pretenda di controllare ogni fenomeno naturale. La scelta di progetto va operata contemperando il rischio di danno, misurato tramite la probabilità di occorrenza di un esento, il danno conseguente e il costo delle opere. Quindi, ad esempio, non avrebbe senso progettare dei drenaggi urbani per tempi di ritorno superiori ai 10 anni, oggi imposti dalla normativa della Regione Lombardia e di altre Regioni. Fino all inizio degli anni 90 del secolo scorso la scelta veniva operata su base consuetudinaria. Per gli scaricatori delle Dighe si adottava un tempo di ritorno di anni, per le fognature un tempo di ritorno di 2-5 anni, per le bonifiche un tempo di ritorno intorno a 10 anni, e così via. A partire dalle delibere delle Autorità di Bacino, istituite a seguito della L. 183/99 sulla difesa del suolo, quetsto parametro è stato oggetto di grande attenzione e discussione. Tuttavia, non essendo possibile smentire l italica natura, ogni autorità di bacino ha adottato, per le difese idrauliche, tempi di ritorno diversi in dipendenza, anche, delle disponibilità economiche e dell importanza delle aree da proteggere. In genere, nel bacino padano, si adottano difese relative a T=200 anni sui corsi d acqua di interesse nazionale (o sovra-regionale) e T=100 anni per corsi d acqua di interesse regionale. Un altro parametro da tenere in conto nella scelta del tempo di ritorno è la probabilità di danno per le vite umane. E pur vero che qualunque esondazione, anche minima, può risultare letale per un bambino. Ma parrebbe a tutti ridicolo pensare a un rischio elevato se si verificassero tiranti idrici di una ventina di centimetri e velocità della corrente di mezzo metro al secondo. Pertanto nelle aree dove il rischio per la vita umana è basso si tendono ad adottare tempi di ritorno di progetto più ridotti. Quanto più ridotti? Il problema resta di non semplice soluzione. In genere la scelta che il professionista consiglia alle amministrazioni, ma che queste possono anche rifiutare, è quella per cui il costo delle opere sia sostenibile in rapporto al beneficio atteso. Un aspetto che occorre tener presente è anche l accettabilità sociale delle opere. Se si fanno opere troppo grandi, oltre ad avere costi elevati, si induce nella popolazione un falso senso di sicurezza che porta al totale disinteresse per il rischio idraulico. Con la conseguenza che aree oggettivamente a rischio, magari moderato, vengano edificate scriteriatamente incrementando a dismisura la vulnerabilità. Analizzando le portate e i volumi delle piene sopra riportati nel par. 4 si vede immediatamente che le possibilità di difesa, in questo caso, si attestano tra 20 e 50 anni di tempo di ritorno. Anzi, date le ipotesi notevolmente cautelative adottate rispetto agli studi precedenti, si ritiene che già una difesa progettata per T=20 anni sia in grado di reggere l urto di una sollecitazione di 50 anni. Questo tempo di ritorno è perciò, implicitamente, il valore di progetto delle opere sotto illustrate. 14

15 6.4 Scelta delle aree di spaglio Poiché, come visto, risulta impossibile la gestione delle portate che si possono formare nel reticolo naturale e artificiale, a causa dei lo esuberanti valori, risulta indispensabile individuare delle aree di stoccaggio temporaneo dei volumi defluenti da restituire alle aste fluviali successivamente al transito del corpo di piena. Di seguito vengono dettagliati i fattori principali che sono stati tenuti in conto per la scelta delle aree cosiddette di spaglio o di esondazione controllata. A) Le zone che meglio si prestano ad assolvere questo compito sono le stesse, che in maniera naturale, durante un evento di piena, vengono occupate dalla esondazione; cioè le aree naturalmente prone. Pertanto l ubicazione è stata, di norma, aderente alla condizione indicata escludendo (per ovvi motivi) le aree edificate sia a carattere residenziale sia a carattere produttivo. B) Un secondo criterio è riconducibile alla realizzazione di volumi di invaso su dette superfici, che determini dal punto di vista economico, un costo minore possibile: valutazione che conduce ad individuare aree che abbiano, rispetto all asta del torrente, quote più affossate (asta pensile) e che consentano nello stesso tempo opere di arginatura relativamente ridotte (per garantire anche dal punto di vista paesaggistico un impatto meno forte. Va infatti ricordato che molte zone dei comuni consorziati sono soggette a vincolo paesaggistico. C) Sempre per ridurre i costi, in molti casi si è cercato di individuare aree che avessero già presente in situ, un canale, una roggia o, comunque la possibilità, di garantire un possibile deflusso a gravità (una volta che la piena si è smorzata); ciò senza la necessità di ricorrere a pompaggi, economicamente onerosi. D) Un rilievo particolare va fatto relativamente alle opere di arginatura. A parità di superficie il costo unitario per metro cubo di acqua invasata risulta tanto più basso quanto maggiore è l altezza media dell acqua invasata; ciò conduce a prediligere arginature non troppo basse in modo da occupare aree meno estese a parità di volumi invasati. La scelta progettuale diretta ad individuare le aree di spaglio nella zona a nord dei comuni consorziati è determinata dalla impossibilità di ricalibrare le aste (se non con costi improponibili) dei torrenti vallivi per la loro situazione morfologica e di occupazione territoriale. Infatti forti tratti di detti alvei sono ormai confinati all interno di aree edificate costringendo gli stessi a sezioni non più modificabili. 6.5 Parziale laminazione: Soluzione I Ritornando al nostro problema, perciò, le sistemazioni fluviali ordinarie non dovrebbero essere riferite a situazioni che eccedano di molto i tempi di ritorno che producono la naturale esondazione. Ma siccome ormai molti torrenti non sono ricalibrabili (spesso non sono neanche accessibili per l eccessiva edificazione a ridosso dell alveo) la soluzione va ricercata fra quelle che prevedano la laminazione delle onde di piena attraverso lo spaglio o gli invasi in vasche di laminazione. Queste soluzioni possono spingersi fino alla totale laminazione delle portate in modo che gli alvei, per quanto poco capienti, non vengano ricalibrati. Tuttavia, secondo chi scrive, un miglioramento delle capacità di portata degli alvei, ove possibile e compatibile coi ricettori, riconduce il territorio, bene insostituibile e non rinnovabile, a benefici ambientali di assoluto valore. La soluzione proposta potrebbe perciò partire dalle portate massime esitabili a valle per poi, risalendo verso monte, valutare gli interventi necessari. Partendo dal Gandovere destro, il primo intervento da fare sarebbe una ricalibrazione del tratto tra l uscita di Torbole Casaglia e la Quinzanella per una portata di 15 m 3 /s. Ciò potrebbe salvaguardare la SP-74 da esondazioni segnalate da alcuni abitanti di Torbole. Il problema appare però di interesse non elevatissimo, vista la vicinanza della Roggia Quinzanella che assorbe rapidamente le portate spagliate. Passando a monte, il Gandovere andrebbe ricalibrato lungo la via Cavallera di Torbole per portare intorno a 10 m 3 /s. Il tratto a monte potrebbe portare la stessa portata fino alla SS-11 Padana superiore. Prima di curvare verso sud, nel tratto ancora affiancato alla SS-11 si potrebbe derivare un canale posto in fregio alle aree 15

16 industriali di Castegnato, in grado di convogliare una portata di 25 m3/s. Il Canale Gandovere dovrebbe puntare decisamente a sud con pendenze progressivamente decrescenti tra i=0,0038 e i=0,002. Per il canale è sufficiente una sezione trapezoidale di 2,5 m di base minore, 3 m di profondità e scarpa 1:1. Il tracciato è quello indicato in Tavola NC01 e la restituzione in Mella potrebbe avvenire in più punti utilizzando allo scopo l alveo della Roggia Quinzanella, opportunamente arginato, se necessario. I punti critici di questo canale, oltre allo sbocco, sarebbero l attraversamento della linea Ferroviaria Milano Venezia, dell Alta Velocità, dell Autostrada A4 e della nuova BRE-BE-MI. Peralto tutte le aree rese inutilizzabili da queste infrastrutture potrebbero utilmente essere impiegate come vasche di laminazione a costo, praticamente, zero. Anzi le arginature delle vasche potrebbero costituire delle utili aree di collegamento per la manutenzione del verde intercluso. In questa ipotesi quindi, a monte della SS-11, la portata di progetto potrebbe essere di 35 m 3 /s per il tratto fino alla confluenza tra T. Livorna e Gandovere destro a valle sella ex SS-510. A monte, lungo il T. Laorna, nelle varie aree di spaglio è invasabile quasi tutto il volume della sua piena; del volume totale ( m 3 ) disponible potrebbe esserne utilizzato m 3, portando a valle solo 12 m 3 /s. Al partitore del Gandovere si potrebbe quindi far arrivare una portata di 30 m 3 /s da suddividere in due parti: la destra idrografica dovrebbe portare 23 m 3 /s; 7 m 3 /s la sinistra, verso Mandolossa. Il Gandovere sinistro da 7 m 3 /s potrebbe ridurre la sua portata a 3 m 3 /s spagliandone circa m 3. Questi sommati ai 5 m 3 /s del Vaila (con spaglio di m 3 ) e ai 18 m 3 /s della Canale+ Solda (spagliando circa m 3 ) comporterebbero una portata sulla Mandolossa una portata di 26 m 3 /s, valore praticamente coincidente con la portata limite che questo torrente è in grado di trasportare senza esondazioni (25 m 3 /s). Eventuali esuberi di portata, ad ogni modo, si potrebbero avviare nel Vaso Troglietto la cui presa, a valle del P.te di S. Giulia, andrebbe rifatta. Il costo della presente soluzione è riportato nell Allegato Totale laminazione con aree di spaglio: Soluzione II La terza situazione considerata è quella in cui si approfitta di tutte le aree potenzialmente esondabili caratterizzate da: 1-Aree già prone alle esondazioni; 2-Massimi volumi invasabili con argini di altezza inferiore a 3 m 4-Lontananza da aree densamente abitate (per ragioni di sicurezza e igieniche); 5-Presenza di colture remunerative, ma sostituibili (ad esempio prati stabili oppure campi di mais i cui prodotti possano essere reperiti sul mercato per risarcire gli eventuali mancati raccolti). In queste condizioni si ricavano i seguenti volumi: Torrente Volume disponibile [m 3 ] Portata limite esitabile [m 3 /s] Portata di progetto a valle [m 3 /s] Volumi necessari [m 3 ] Livorna alla chiusura , Gandovere a monte del Partitore Gandovere destro Cast. a monte SS Gandovere a Torbole Casaglia Gandovere sinistro Vaila La Canale+Solda Mandolossa a Roncadelle Ricalibraz. Seguendo i criteri su indicati, questa volta conviene partire da monte per calcolare, tratto per tratto, le portate massime convogliabili, impegnando le massime capacità di spaglio disponibili lungo il percorso. Partendo dal 16

17 laorna ci si accorge che la portata ventennale può essere ridotta da 33 m 3 /s a 8,5 m 3 /s, invasando circa 400 mila m 3. Utilizzando le aree di spaglio a monte del partitore, in comune di Rodengo Saiano e Gussago, si possono ridurre le portate a 24 m 3 /s, invasando 373 mila m 3. Se questa portata viene partita in due parti eguali, e tenuto presente che il tratto di Gandovere tra il partitore e la SS-11 Padana Superiore è piuttosto pendente (circa lo 0,6%) si possono portare verso valle i 20,5 m 3 /s, somma delle portate del Laorna e del 50% del Gandovere. Qui si possono spagliare 165 mila m 3, ottenendo una riduzione di portata a 15 m 3 /s. Con queste portate si attraversano tutti i manufatti presenti, anche quello stitico della BRE-BE-MI, che, con la pendenza dello 0,4% e uno scatolare di 2,5x2,5 può portare i 15 m 3 /s con un franco adeguato di 75 cm. I punti più critici sono forse costituiti dal vecchio attraversamento della FS- MI-VE e della A4. L esperienza ha però dimostrato che, i rigurgiti a monte sono in grado di risolvere il problema. A Torbole, secondo chi scrive, con pochi interventi si potrebbero portare almeno 10 m 3 /s, contrariamente a quanto stimato dall Ing. Rossi e Di Pasquale. Tuttavia, disponendo di enormi possibilità di spaglio, le portate possono essere ridotte facilmente a 5 m 3 /s, con invasi di 235 mila m 3 o anche meno. Sul Gandovere sinistro verrebbero avviati 12 m 3 /s. Di questi 8 m 3 /s possono andare verso il bivio di Mandolossa mentre gli altri ( circa m 3 ) verrebbero invasati nei campi di Gussago. Invasando anche lo spaglio eccedente i 5 m 3 /s del T. Vaila ( m 3 ) al bivio di Mandolossa la massima portata si riduce a 28 m 3 /s. Di questi 15 arrivano dal sistema La Canale+Solda invasando circa m 3. Questo enorme volume corrisponde in realtà a mezzo km 2, ovvero a 50 ha invasati con un metro d acqua. Certamente non si tratta di piccola estensione, ma è comunque ben inferiore ai 111 ha, circa, allagati il 5 maggio 2010 tra Cellatica e Gussago. L enorme differenza tra lo spaglio controllato e quello naturale sta nel differente danno atteso. Le aree realmente allagate erano per più del 50% aree industriali o urbanizzate. Nel caso qui proposto nell studio si tratterebbe di aree agricole, coltivate a Mais e prati stabili. Nella migliore delle ipotesi, supponendo una resa di 150 q/ha per il mais su 25 ha a 30 /q si avrebbe una resa di Aggiungendoci un 50% come resa dei prati stabili si arriva a mila euro; una cifra irrisoria rispetto ai danni nelle aree urbanizzate. Il costo della presente soluzione è riportato nell Allegato 3 7 Conclusioni della verifica in moto permanente Lo studio di moto permanente mostra che i torrenti del sistema Gandovere-Mandolossa possono convogliare in sicurezza solo portate limitate. Il T. Gandovere, a Torbole C., potrebbe in teoria portare una decina di m 3 /s. Ciò ovviamente sarebbe da verificare ispezionando e pulendo il sottopasso tombato della SP-BS 235. Una siffatta portata potrebbe essere incrementata, almeno fino a raddopppiarla se si decidesse di utilizzare, in parallelo con l alveo naturale, anche il cosiddetto Vaso Troglio e la Roggia Biscia (del consorzio Biscia- Chiodo-Prandona). Il Troglietto, invece, derivato dalla Mandolossa a valle del Ponte di S. Giulia (a Roncadelle) potrebbe potenziare significativamente le portate della Mandolossa stessa. Il che implicherebbe una riduzione significativa dei volumi esondanti nei territori di Roncadelle e quelli confinanti di Torbole Casaglia. In alternativa, però, si potrebbero tenere le portate limite ai valori attuali o, in qualche caso, ridurli aumentando le aree spaglianti a monte. E questo, ad esempio, il caso del T. La Canale e il T. Solda che, grazie alla disponibilità manifestata dal Comune di Brescia, potrebbe trovare un invaso temporaneo nei terreni agricoli di Brescia e di Cellatica. Attraverso un opportuno manufatto di scarico e un opera di restituzione si potrebbero allagare, di tanto in tanto, anche le aree a monte del centro commerciale e a valle della Metra in Via Sale. Ciò comporterebbe una fortissima riduzione delle portate affluenti al Gandovere destro e un prolungamento della piena a favore di un suo più lento smaltimento. Una riduzione delle portate del Gandovere a monte del partitore si potrebbe poi ottenere anche attraverso l esondazione controllata in sinistra verso Gussago e/o in destra verso Rodengo Saiano. Anche se l urbanizzazione ostacola le soluzioni più economiche, quindi, vi sono ancora margini per significativi interventi di controllo dei deflussi naturali e riduzione del rischio idrologicoidraulico nei territori a Ovest del Mella. 17

18 Bibliografia Autorità di Bacino del Po, AGGIORNAMENTO E SISTEMATIZZAZIONE DELL IDROLOGIA DI PIENA - Distribuzione di probabilità degli eventi, per l intero bacino del Po ( Stralcio residuo ), ad integrazione di quanto già realizzato nell ambito dello Stralcio-Tanaro e dello Stralcio-Piemonte, come previsto dal Programma dettagliato delle attività allegato alla Convenzione n. 62 del e successivo Atto aggiuntivo del , 1996 Autorità di Bacino del Po, SP1- PIENE E NATURALITA DEGLI ALVEI, Idraulica Sinistra Po, Bacchi, B., Maione U., Manfredini V., Sistemazione idraulica dei torrenti Gandovere, Vaila, Canale, Ugolo, Solda e della roggia Mandolossa ai fini della moderazione delle esondazioni nelle loro aste vallive, Provincia di Brescia, Rossi G., Di Pasquale A., Studio idrologico-idraulico dei deflussi del vaso Gandovere in Comune di Torbole Casaglia, Amm. Di Torbole C.,1996 Federal Emergency Management Agency. Engineering principals and practices for retrofitting flood prone residential buildings, chapter 4 (draft), Washington, D.C.,1994. Hydrodata, Studio idrodinamico di dettaglio e messa a punto del Piano per l'assetto idrogeologico a scala provinciale dei Torrenti Agogna e Terdoppio, Studio condotto per la Provincia di Novara,Torino, 2000 Hydrodata, Verifica delle fasce del Torrente Agogna nel territorio del Comune di Borgomanero, Studio condotto per la Provincia di Novara,Torino, 2003 O'Brien, J.S., Julien, P.Y., Fullerton, W.T., Two dimensional water flood and mudflow simulation Journal of Hydraulic Engineering, ASCEE, 119(2), , Pilotti M. e Bacchi B., Nota su alcuni possibili criteri per la zonazione della pericolosità idraulica in aree di conoide, Technical Report dell Università di Brescia, n xx, Pilotti M., Linee guida sulla valutazione del rischio su conoide alluvionale, con specifico riferimento alla colata detritica che ha investito il conoide del T. Rossiga in data 29/11/2002, IREALP - Regione Lombardia - attività nell ambito del Progetto CatchRisk, Programma Interreg III B Spazio Alpino,

19 APPENDICE BREVE DESCRIZIONE DEL CODICE DI MOTO PERMANENTE UTILIZZATO NEI CALCOLI Il software Hydrologic Engineering Center s River Analysis System (HEC RAS) nella versione 2.2 del settembre 1998, è stato sviluppato dal U.S.Army Corps of Engineers per l Hydrologic Engineering Center con sede a, Davis, California. Il programma, sviluppato per ambiente Windows, possiede un efficace interfaccia grafica, consente lo studio di correnti monodimensionali e stazionarie ed è in grado di immagazzinare dati e produrre grafici. HEC RAS inoltre consente di modellare ponti, tombamenti, traverse e altri manufatti calcolando il profilo di moto anche in presenza di queste strutture. Il codice calcola i profili da una sezione alla successiva mediante risoluzione dell equazione dell energia Y 2 2 α 2V2 α 1V 1 + z + = Y1 + z1 + + H (1a) 2g 2g 2 2 ove la sezione 2 è la sezione a monte, Y [m] è il battente misurato dal punto più depresso della sezione, z [m] è la quota di tale punto di fondo alveo rispetto ad un piano orizzontale di riferimento, a [-] è il coefficiente di ragguaglio della potenza cinetica, V [m/s] rappresenta la velocità media nella sezione in corrispondenza della portata Q [m3/s], g [m/s2] è la accelerazione di gravità e DH [m] rappresenta le perdite energetiche connesse al passaggio della corrente dalla sezione 2 alla sezione 1. Il tirante incognito viene calcolato attraverso una procedura iterativa di ricerca dello zero che risolve la (1a): in prima istanza il programma assume come tirante di tentativo la proiezione del tirante noto sulla sezione di cui si cerca l altezza d acqua, in seguito si utilizza un tirante pari al precedente più il 70% della differenza tra i tirante ipotizzato e quello calcolato, infine per tutte le successive iterazioni utilizza il metodo della secante. Se questo metodo dovesse fallire, viene fatta una nuova stima del tirante di tentativo e si ripete la procedura. Il programma prevede un numero di iterazioni massimo, per il bilanciamento del tirante: se questo viene raggiunto prima del bilanciamento della soluzione, il programma considera come tirante definitivo quello che, durante i cicli di tentativo, aveva prodotto il minimo errore. Prima di fornire la risposta all utente, il programma verifica che questo tirante con minimo errore si trovi nella corretta posizione rispetto al tirante critico, se così non fosse il programma sceglierà come tirante definitivo non quello a minimo errore ma l altezza critica. Il fondamento logico di queste operazioni nasce dalla necessità di non interrompere il processo di integrazione ma, in ogni caso, il programma produce messaggi di errore per segnalare all utente il verificarsi di una situazione anomala. In generale l impossibilità di determinare lo zero della funzione è dovuta ad un numero non sufficiente di sezioni. La localizzazione delle transizioni non graduali tra corrente supercritica e corrente subcritica viene effettuata, come solito, mediante applicazione della equazione di bilancio della spinta tra sezioni successive M + Π + Wsinϑ = τ PL + M + Π (1b) 1 1 o 2 2 ove Wsinθ rappresenta la proiezione del peso del volume di liquido all interno del volume di controllo nel verso del moto e τ ο PL è la risultante nel verso del moto della azione trattiva esercitata dal contorno solido, 19

20 mentre i termini e rappresentano rispettivamente la spinta idrostatica sulle sezioni rette e il flusso di quantità di moto.. Il termine di perdita energetica della (1a) può vedersi quale somma delle dissipazioni distribuite, proporzionali alla lunghezza del tratto d alveo tra le due sezioni, e delle perdite concentrate, connesse alla non cilindricità dell alveo, e, quindi, alla presenza di singolarità, allargamenti o restringimenti i H = LJ + c V V (2) 1 dove i coefficienti ci sono specifici al tipo di singolarità interposta tra le due sezioni d alveo. Il termine J viene usualmente rappresentato, in ipotesi di moto assolutamente turbolento, in funzione del parametro n di scabrezza di Manning J 2 2 Qn Q = = AR 2/ 3 (3) K dove R[m] rappresenta il raggio idraulico della sezione e la quantità K viene tipicamente indicata in letteratura con il nome di conduttanza. A tale proposito, la conduttanza delle sezioni composite viene calcolata sommando i contributi di conveyance associati a ciascuna sottoparte in cui la stessa è stata suddivisa, nell ipotesi che la velocità media possa considerarsi uniforme internamente a ciascuna sottoparte della sezione. Qualora la scabrezza sia variabile all interno dell alveo principale, il codice calcola un valore equivalente di scabrezza per l alveo principale mediante opportuna media pesata n = N i = ( Pn i i ) P 2/ 3 (4) essendo N il numero di suddivisioni operate per l alveo principale e P [m] il perimetro bagnato di competenza. In maniera analoga, vengono utilizzati opportuni criteri di media per il calcolo della altezza cinetica equivalente per la sezione. Il codice considerato è in grado di calcolare l effetto esercitato sul moto della corrente da singolarità presenti in alveo. Tale possibilità è evidentemente irrinunciabile dovendo operare in situazioni caratterizzate da profonde modifiche operate sul corso d acqua e da elevati livelli di antropizzazione del territorio circostante. Il codice è in grado di modellare la presenza di ponti, opere di regolazione della portata, salti di fondo e tombamenti, che vengono trattati all interno del codice facendo ricorso alle opportune varianti della equazione (1b) o a formulazioni sperimentali. Riferimenti Internet: 20

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Provincia di Varese COMUNE DI ALBIZZATE. Studio del reticolo idrico comunale (D.G.R. del 25-01-02 n 7/7868 e s.m.i.) REGIONE LOMBARDIA Provincia di Varese COMUNE DI ALBIZZATE Studio del reticolo idrico comunale (D.G.R. del 25-01-02 n 7/7868 e s.m.i.) Dicembre 2011 INDIVIDUAZIONE DEL RETICOLO IDROGRAFICO MINORE Studio

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