Contributo del Forum metropolitano PD Firenze Università e Ricerca

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1 Contributo del Forum metropolitano PD Firenze Università e Ricerca Riforma dell Università e degli Enti di Ricerca Il contributo si collega al documento elaborato dal Forum per la Conferenza Programmatica Metropolitana, ed al documento, sostanzialmente condiviso, preparato da ADI, ANDU, CISL- Università, COBAS- Pubblico Impiego, CoNPAss, FLC- CGIL, LINK, RETE29Aprile, SUN, UDU, UGL- INTESA FP, UIL RUA, USB- Pubblico Impiego PER SALVARE E RILANCIARE L'UNIVERSITÀ in occasione della SETTIMANA NAZIONALE DI DIBATTITO E MOBILITAZIONE OTTOBRE L idea portata avanti dal Forum PD Firenze Università e Ricerca è di rivedere tali documenti in vista della formulazione di un programma di governo per una Riforma dell Università e degli Enti di Ricerca con particolare accento sul recupero delle funzioni pubbliche dell'alta formazione e della ricerca. Il documento è redatto sotto forma di brevi punti programmatici in ordine di priorità, accompagnati ciascuno da una scheda sintetica di approfondimento. Punti programmatici Realizzare un vero diritto allo studio, assicurando a tutti gli studenti idonei borse di studio, aumentando e migliorando i servizi (biblioteche, aule, laboratori, ecc.) e le condizioni di vita degli studenti (residenze, mense, ecc.). Investire con la massima urgenza ed in quantità rilevante sulla ricerca, per raggiungere almeno il livello della media europea, nella direzione proposta da Strategia di Lisbona e da Agenda Europea Favorire l'accesso dei giovani alla ricerca, a partire dalla risoluzione della grave situazione degli attuali precari, prevedendo un reale turn over con ingressi programmati. Riformare i ruoli dei ricercatori nelle Università e negli Enti di Ricerca adeguando l inquadramento contrattuale del personale all organizzazione del lavoro e assicurando ai meritevoli reali prospettive di carriera mediante applicazione di criteri trasparenti di valutazione e premialità. Autonomia delle Università e degli Enti di Ricerca. L autonomia deve riguardare sia la struttura organizzativa che la destinazione delle risorse e le politiche di investimento, compresi il reclutamento, la carriera e la premialità.

2 Scheda 1 Diritto allo studio Per assicurare identiche possibilità formative a tutti gli studenti capaci e meritevoli, è necessario estendere, rispetto alla situazione presente, le garanzie per il diritto allo studio mediante lo strumento delle borse di studio, aumentando le risorse a ciò dedicate. Attualmente infatti, il sistema di sostegno allo studio è drammaticamente insufficiente a garantire la mobilità sociale sancita come principio costituzionale: la percentuale di studenti universitari che fruisce di borse di studio in Italia è pari solo al 9%, valore ben inferiore a quello registrato nelle principali nazioni europee tutte vicine, od oltre, il 25%. Riteniamo altresì dannoso ed iniquo, perché discriminatorio per i meno abbienti, il meccanismo del prestito d onore. Assistiamo poi alla situazione paradossale dei nostri Atenei che, a fronte di investimenti nel diritto allo studio del tutto insufficienti ed in generale di un evidente abbassamento del livello dei servizi (in primis la diminuzione del numero di docenti), impongono tasse fra le più alte del continente (terzo posto tra gli Stati membri dell'ue). A questo proposito, riteniamo che l'onere dei costi per il funzionamento delle Università pubbliche debba ricadere principalmente sulla fiscalità generale con l aumento del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) delle Università, da ripartirsi anche in base al numero di studenti, e con la conseguente diminuzione delle tasse universitarie. L'aumento del FFO dovrà sia coprire il miglioramento della qualità dei servizi che garantire lo sviluppo delle aree di ricerca (come quella fondamentale) che più difficilmente riescono a tradursi in meccanismi di autofinanziamento (si veda scheda 2). Oltre alla diminuzione delle tasse universitarie ed ad una maggiore diffusione delle borse di studio, e indispensabile varare iniziative di sostegno quali agevolazione degli affitti, detraibilità delle spese dal reddito etc.. E' soprattutto fondamentale prevedere un cospicuo investimento nelle residenze universitarie e campus - anche attraverso le risorse dei Fondi strutturali - per sostenere la mobilità degli studenti (solo il 3% della popolazione universitaria beneficia di posto letto ed il costo dell'alloggio è la voce principale nel budget di spesa di uno studente), tramite un'azione di programmazione che parta dal monitoraggio degli effetti della legge 338/2000 sulle residenze universitarie. Riteniamo anche controproducente il sempre maggiore ricorso al numero programmato degli accessi come semplice soluzione alla progressiva diminuzione delle risorse. Chiediamo invece che la programmazione dell'accesso all'alta formazione (non solo universitaria) sia discussa ed attuata a livello delle politiche locali di investimento e sviluppo, riorganizzando profondamente l'orientamento in uscita dalla formazione scolastica. In questo contesto, anche la tematica degli studenti lavoratori deve essere affrontata ed inquadrata a livello nazionale riordinando in modo organico le numerose casistiche esistenti.

3 Scheda 2 Investire nella Ricerca Il primo obiettivo del nuovo governo, in questo settore, dovrà essere quello di aumentare gli investimenti in ricerca ed alta formazione con l obiettivo di raggiungere il 3% del PIL. Le risorse ordinarie per il sistema universitario e della ricerca sono infatti ampiamente sotto- finanziate rispetto alle medie europee e OCSE: in particolare sia il governo Berlusconi che il governo Monti hanno ulteriormente tagliato senza criterio le infrastrutture della conoscenza. I nostri investimenti in ricerca sono in grave arretratezza rispetto agli standard europei, con un investimento in percentuale sul PIL del 1,18% lontanissimo dall'obiettivo del 3% che l Europa indica adesso per il Occorre soprattutto avviare una fase di rilancio che consideri finalmente ricerca ed innovazione come i principali motori della crescita economica di una nazione moderna e tenga conto dell'importanza dell'economia dell'apprendimento nell'attuale contesto internazionale. In tale ottica, sono auspicabili interventi che estendano i meccanismi di defiscalizzazione al sostegno ordinario all'attività del sistema o di singoli Atenei o Enti di Ricerca. Parimenti importante è attuare adeguate politiche per il personale, sia per quanto riguarda il reclutamento dei giovani ricercatori tramite meccanismi tipo tenure track (cfr. scheda 3) che in termini di premialità per gli avanzamenti di carriera, secondo merito e capacità di attrazione. Il ruolo della ricerca universitaria, complementare a quella svolta dagli Enti di Ricerca, deve essere rivalutato senza distinzione di discipline, ma con una particolare attenzione per la curiosità innovativa e l'avanzamento della conoscenza in ogni campo. Occorrerà anche riflettere su quali debbano essere le scelte prioritarie per lo sviluppo del paese e quindi in quali settori della ricerca concentrare gli investimenti, sia per l università sia per gli Enti di Ricerca, valorizzando settori interdisciplinari che stimolino sinergie fra ricerca pubblica e privata (a titolo puramente esemplificativo citiamo i beni artistici e culturali, l ambiente, l energia e le energie alternative). La ricerca applicata ed il trasferimento tecnologico, nell ambito della piena applicazione del Titolo 5 della Costituzione, dovranno vedere l effettivo coinvolgimento delle Regioni e delle Aziende. Sarà infatti compito delle politiche regionali definire le priorità d investimento in specifici settori vocazionali, per quanto riguarda ricerca ed alta formazione, investendo la Conferenza Stato Regioni della responsabilità di attuare scelte condivise e che evitino lo sperpero di risorse. Conseguentemente, sarà possibile proporre scelte concrete relative alla federazione di Atenei e costituire efficaci reti integrate per la ricerca, sia a livello regionale che nazionale in modo da rendere più produttivi i relativi investimenti. Per favorire il trasferimento della ricerca alle aziende, sarà anche opportuno prevedere un trattamento preferenziale (capitali agevolati, in termini fiscali e/o contrattuali nei confronti dei neoassunti) per gli investitori coinvolti. Infine, si dovrà comunque garantire, a livello nazionale, la ricerca fondamentale (da sostenere principalmente con lo strumento dell aumento dei fondi ordinari per le Università e gli Enti di Ricerca), aprendo, ove non già attiva, una collaborazione ed un confronto continui con i sistemi di ricerca ed alta formazione degli altri Paesi.

4 Scheda 3 Accesso dei giovani alla ricerca, turnover e ruoli dei ricercatori. Valutazione e premialità. All investimento nel Diritto allo Studio (accesso all Università) deve corrispondere un investimento adeguato per il reclutamento, in uscita, delle persone più meritevoli di essere indirizzate alla ricerca nell Università e negli Enti di Ricerca. Devono essere previste specifiche misure per il finanziamento ed il rilancio del Dottorato di Ricerca, per l effettiva messa a disposizione di posti di ricercatore universitario a tempo determinato di tipo A e B; per l effettiva offerta di prospettive di accesso al ruolo di Professore Associato per gli attuali Ricercatori e per i ricercatori a tempo determinato del tipo B; per l accesso di giovani ricercatori presso gli Enti di Ricerca, sia sulla base di progetti finanziati che prevedendo specifici finanziamenti di carattere generale con previsione di assunzioni con periodicità programmata. Nell ambito di tali proposte è fondamentale rimuovere l attuale blocco del turn over nelle Università e negli Enti di Ricerca, e responsabilizzare le amministrazioni ad effettuare scelte programmatiche nell ambito della propria autonomia. La valutazione deve essere la chiave per la selezione e la progressione di carriera dei ricercatori: la premialità deve essere collegata all obiettivo di crescita delle risorse economiche da impegnare, e la valutazione non deve essere vista come semplice occasione di possibili tagli alle risorse già ridotte a livelli minimali per la sopravvivenza. Valutare dove premiare, e non dove tagliare. La valutazione deve essere la chiave per innescare comportamenti virtuosi nell'ambito di una responsabile autonomia universitaria, come un'opportunità per il riconoscimento e la valorizzazione del proprio lavoro e delle proprie capacità. Per conseguire questo risultato occorre abbandonare approcci formalistici, punitivi ed iper- burocratici ed individuare, anche in base alle migliori esperienze internazionali, strumenti di valutazione dei risultati che partano dalla definizione di obiettivi condivisi, stabili nel tempo. La valutazione deve essere applicata con la stessa attenzione e modalità alle strutture pubbliche e private; per quest ultime, specie se di nuova istituzione, deve essere condotta con modalità preventiva in modo da assicurare la validità della struttura sia ai fini della formazione che di quelli della ricerca. L'avanzamento di carriera dei ricercatori meritevoli deve essere in ogni caso visto nell ottica di un ruolo unico della docenza, senza distinzioni di diritti e doveri, nel quale comprendere gli attuali professori ordinari ed associati, ed i ricercatori universitari. Per gli Enti di Ricerca, dove l organizzazione del lavoro è articolata in modo diverso, occorre che il contratto di lavoro tenga conto del ruolo specifico degli Enti. Le figure pre- ruolo a tempo determinato devono essere di breve durata ed adeguata retribuzione, con reale autonomia di ricerca, riconoscimento pieno dei diritti, e concrete prospettive di sviluppo in contratti a tempo indeterminato a seguito di valutazione dei risultati conseguiti. Nell'immediato, si devono garantire le risorse necessarie per l effettiva chiamata degli idonei all Abilitazione Scientifica Nazionale e per l'assunzione dei vincitori di concorso.

5 Scheda 4 Autonomia delle Università e degli Enti di Ricerca. Deve essere garantita la più ampia autonomia agli Atenei ed agli Enti di Ricerca di organizzare la propria struttura di gestione, con la consapevolezza che i risultati delle proprie scelte saranno oggetto di valutazione a tutti i livelli. Tale criterio deve applicarsi a partire dagli Statuti degli Atenei e degli Enti di Ricerca, per i quali devono essere garantite condizioni di ampia consultazione e partecipazione da parte della comunità scientifica. Per quanto riguarda le Università, é necessario superare lo stato di fatto che vede da una parte le Università usare in modo poco responsabile l'autonomia gestionale, didattica, organizzativa e finanziaria che é stata loro attribuita e dall altra un Ministero che non si è dimostrato capace di guidare a distanza il sistema universitario, più uso al controllo dei processi piuttosto che alla verifica dei risultati. Occorre quindi una ridefinizione della politica autonomistica che deve perseguire l'eccellenza nella differenziazione. Relativamente all attuazione della riforma del CNR occorrerà coinvolgere la comunità scientifica dell Ente, finora ignorata, per definire le modalità di afferenza dei 110 Istituti nei nuovi Dipartimenti nazionali (passati da 11 a 7). Più in generale, nell ambito dell autonomia, occorrerà evitare gestioni verticistiche e ripristinare criteri ed occasioni strutturali di collegialità e partecipazione, la cui eliminazione ha determinato scollamento, pessimismo e disinteresse nel corpo dell Ente verso le scelte centrali. Nel rispetto degli impegni relativi al pareggio di bilancio (in un contesto di necessario aumento delle risorse investite nelle Università ed Enti di Ricerca), e con riferimento al funzionamento delle migliori strutture di ricerca internazionali con finanziamento pubblico o privato, l autonomia non deve riguardare solo la struttura organizzativa, ma anche la destinazione delle risorse (assegnate sulla base dei progetti di lavoro presentati) e le politiche di investimento, compresi il reclutamento, la carriera e la premialità. Le risorse umane sono infatti la componente fondamentale della competitività della ricerca, e devono essere rimossi i meccanismi di vincolo automatico o lineare (come il blocco del turn over) sostituendoli progressivamente con reali procedure di valutazione e conseguente attribuzione delle risorse. In questo contesto, va assicurata la piena autonomia finanziaria e gestionale ai dipartimenti universitari.

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