LE PROPOSTE PER L INNOVAZIONE
Ricerca e innovazione in Italia. Le proposte della politica Italianieuropei intervista Maria Chiara Carrozza I ricercatori appartengono alla schiera dei potenziali innovatori. Secondo Maria Chiara Carrozza la ricerca in Italia pecca, però, di provincialismo, mancando a essa la capacità di intuire le potenzialità commerciali delle proprie idee e competenze. In Italia è assente inoltre una politica che sappia mettere in atto una programmazione sistematica in materia di ricerca e innovazione. Colmare questa lacuna è dunque l obiettivo primario da perseguire. Italianieuropei È indifferibile la necessità di adeguare il portafoglio di politiche a sostegno dell innovazione alle nuove necessità dell industria italiana, selezionando strumenti e modalità di intervento più coerenti con il modello di processo innovativo prevalente, non necessariamente R&D-based. Quali possono essere questi strumenti? Possiamo continuare ad affidarci al modello one size fits all o dobbiamo sviluppare strumenti di intervento settorialmente più specifici? Maria Chiara Carrozza Credo che il portafoglio di politiche a sostegno dell innovazione debba essere aggiornato in base alle nuove necessità dell industria italiana ma anche in funzione delle mutate condizioni del nostro sistema della formazione e della ricerca. Non sono un esperta di innovazione ma appartengo alla categoria dei ricercatori e quindi dei potenziali innovatori. Penso che a noi ricercatori manchino le capacità imprenditoriali per intuire il mercato potenziale delle nostre idee e delle nostre competenze. In media non abbiamo sviluppato l attitudine al rischio e il gusto per la realizzazione pratica delle nostre ricerche. Nonostante gli sforzi, credo che ancora oggi in Italia il modello del ricercatoreimprenditore non sia ancora decollato. Soprattutto dovrebbe essere compiuto uno sforzo sui giovani; è dai giovani che dobbiamo attenderci lo slancio innovatore, ma spesso in Italia i giovani non sono ritenuti affidabili, non si dà loro indipendenza né cre- Maria Chiara Carrozza è direttore della Scuola Superiore Sant Anna di Pisa e presidente del forum Università, saperi e ricerca del PD. 2 1.2010
Ricerca e innovazione in Italia. Le proposte della politica Italianieuropei intervista Maria Chiara Carrozza dito perché possano perseguire i loro obiettivi. Il mondo della finanza per l innovazione utilizza strumenti e linguaggi del tutto inaccessibili per i giovani ricercatori o imprenditori. Personalmente ritengo più efficaci le politiche che insistono sull individuo, sulla sua formazione, sulla sua cultura e competenza e sulla sua capacità di perseguire con fiducia un progetto innovativo. Nonostante tutti i tentativi di investire sul trasferimento tecnologico, i settori della ricerca, dell impresa e della finanza in Italia parlano linguaggi molto diversi; non occorrono mediatori ma una base culturale comune, strumenti professionali adeguati per poter individuare strade e progetti. Per analizzare bene questo fenomeno è importante confrontare la qualità delle presentazioni e delle proposte di start up italiane con quelle anglosassoni o americane. Dalle nostre traspare un livello di inadeguatezza e di scarsa professionalità che denota non una mancanza di competenze tecniche, ma una mancanza di cultura imprenditoriale con un ottica internazionale. Noi soffriamo ancora di provincialismo. Ie Quali leve è necessario attivare per innescare il cambiamento strutturale dell economia nazionale, in termini di specializzazione e dimensione media di impresa? Quale dovrebbe essere, nello scenario attuale e in quello futuro, il ruolo del capitale umano? M.C.C. Penso a un modello che abbia come assunto di base il trasferimento delle persone e non delle tecnologie. Il capitale umano è il cuore dell innovazione. Negli anni recenti il trasferimento tecnologico e la mediazione fra impresa e ricerca è stato considerato un terreno per persone mediocri, che non riuscivano bene né nella ricerca né nell impresa. Dobbiamo incoraggiare i nostri migliori talenti a impegnarsi nell innovazione perché, nell economia della conoscenza, è proprio sul terreno comune fra avanzamento scientifico e tecnologico e mercato che nascono le idee di impresa migliori. Personalmente combatto proprio questa battaglia, per convincere i migliori a impegnarsi nella strada dell innovazione: essere imprenditori di se stessi e delle proprie idee e mettersi in gioco deve essere l ambizione per i giovani talenti. Ie Gli interventi di natura soft posti in essere negli anni recenti hanno contribuito in modo del tutto marginale al miglioramento dei rapporti fra univer- I Quaderni di Italianieuropei 3
Le proposte per l innovazione sità e impresa. Con quali strumenti sarebbe possibile incidere più profondamente in questo ambito? M.C.C. Sono d accordo sull analisi e penso che sia necessaria una scelta strategica: occorrono risorse, strumenti formativi e servizi adeguati per il supporto all innovazione. Per chi fa ricerca non è semplice trovare chi svolga analisi di mercato o aiuti nella redazione di un business plan, senza considerare che manca il legame fra le start up e le grandi imprese. Inoltre si pensa che le start up possano competere sul mercato da sole e confrontarsi con la distribuzione o la certificazione. Questo rappresenta un problema; occorrono strumenti flessibili e adeguati ai singoli casi o a settori specifici. Investire nell aerospaziale, nella robotica oppure nel biomedicale non è la stessa cosa. Non credo agli strumenti trasversali. Infine penso che ci sia poco spazio in Italia per l innovazione d uso: a partire dal bisogno più o meno evidente di un servizio o di un prodotto manca l azione che porta allo sviluppo o all adattamento di tecnologie dedicate. Nel mondo scientifico l innovazione di questo tipo non è sempre apprezzata o considerata ricerca, mentre per il mercato questa può rappresentare una strada importante. Ie L assetto di governance delle politiche a sostegno dell innovazione soffre di gravi problemi, sia orizzontalmente, nello scarso coordinamento tra i diversi ministeri competenti, sia verticalmente, nella distribuzione delle deleghe e delle competenze tra Unione europea, Stato e Regioni. Quali sono le principali proposte per un sistema di governance più lineare ed efficace? M.C.C. Sono a favore di un agenzia unica che si occupi di ricerca e di innovazione, che coordini i bandi e le azioni, e dunque costruisca e metta in atto una politica. Non chiamerei politica quella attuale, piuttosto si tratta di un insieme di azioni poco coordinate e di tentativi meritevoli di inventare misure e strumenti. Una politica richiede programmazione, un arco temporale lungo, valutazione e consapevolezza del rischio. Lo sviluppo dell innovazione è un processo lungo, che necessariamente va oltre i mandati elettorali e gli incarichi nelle istituzioni. Per fare innovazione bisogna guardare lontano. Consideriamo la frammentazione fra ministeri, Stato e Regioni e poi la totale assenza dell Italia a livello europeo, dove non sappiamo esprimere una presenza nazionale con adeguato mandato istituzionale. 4 1.2010
Ricerca e innovazione in Italia. Le proposte della politica Italianieuropei intervista Maria Chiara Carrozza Ie È probabile che il rilancio della competitività e della prestazione innovativa del paese passi attraverso scelte drastiche in termini di concentrazione di cospicue risorse su pochi settori innovativi. Quali dovrebbero essere quelli prioritari? M.C.C. In Giappone, ad esempio, c è la consapevolezza che occorrano sistematiche attività di roadmapping in collaborazione fra industria e mondo della ricerca non solo per identificare i settori più promettenti per il futuro ma soprattutto per partire dalla società del futuro, dal contesto sociale, culturale e delle risorse disponibili per immaginare di quali prodotti e di quali tecnologie ci sarà bisogno. In Italia questo tipo di processo non è mai stato intrapreso: intanto avvicinerebbe i mondi della politica, dell impresa e dell università e poi consentirebbe di prevedere i bisogni e i mercati del nostro prossimo futuro. In mancanza di una seria analisi sullo stato della ricerca in Italia, posso elencare alcuni settori chiave: agroalimentare, biomedicale (inclusi i biomedical devices), energia e ambiente, informatica e telecomunicazioni, aerospaziale. Ma penso che su questi settori si trovi ampio consenso; è ora di entrare in azione e definire, rispetto ad ognuno dei campi scientifici e tecnologici, un processo di roadmap coerente con le condizioni della ricerca e dell industria italiana. Ie Può l Italia permettersi oggi scommesse tecnologiche di lungo periodo e ad alto rischio? M.C.C. L Italia deve farlo. Deve però farlo bene, scegliendo e non distribuendo contributi a pioggia. È proprio la mancanza di scelte che ci ha portato alla deriva. Deve, dunque, scegliere, e deve farlo con trasparenza. Lancio tre proposte: condurre un analisi dello stato della ricerca e della tecnologia in Italia, creare un agenzia unica per la ricerca e l innovazione, e creare dei comitati misti (impresa, ricerca, politica) per effettuare le roadmaps della società tecnologica italiana del futuro. I Quaderni di Italianieuropei 5