Differenziare per non discriminare: la visibilità di genere nella comunicazione istituzionale dell'università di Bologna



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Transcript:

D Differenziare per non discriminare: la visibilità di genere nella comunicazione istituzionale dell'università di Bologna

D Il gruppo di lavoro: Giuliana Benvenuti, Federico Condello, Cristina Demaria, Rita Monticelli, Bruna Pieri, Matteo Viale

Parte I La visibilità linguistica dei generi nella relazione Università-mondo esterno

Dare visibilità linguistica a entrambi i generi Significa arrivare a una rappresentazione della realtà insieme: 1. più complessa (perché più completa) 2. più oggettiva (che tutti i ruoli professionali siano ricoperti, ancorché in percentuali diverse, da entrambi i generi è un FATTO)

Dare visibilità linguistica a entrambi i generi Non significa interessarsi alla forma e disinteressarsi alla sostanza: «non mi importa essere chiamata ministra, voglio poter diventare ministro» obiezione tanto più pericolosa, quanto più spesso mossa proprio da chi si dichiara sensibile agli argomenti connessi alla parità concordare al femminile non comporta una perdita di tempo maggiore che concordare al maschile; né una perdita di focus rispetto ai problemi di parità

Dare visibilità linguistica a entrambi i generi Non significa dare minore importanza al ruolo istituzionale «Rettore, Professore, Segretario sono più adeguati a indicare la carica/il ruolo» Un idea che nasce da un implicito e spesso involontario, quanto sostanziale, complesso di inferiorità rispetto al mondo maschile: l androcentrismo è introiettato come un limite invalicabile

Dare visibilità linguistica a entrambi i generi Non significa oltraggiare la lingua italiana «dovremmo forse dire rettora o rettoressa? o architetta?» Anche grazie alla sua storia (in particolare al latino, da cui deriva) la lingua italiana è pronta a rappresentare la diversità di genere. Suffissi e desinenze possono pienamente esprimere il genere femminile: largo a «avvocate, rettrici, mediche» etc. dietro pretesti di gusto si celano stereotipi duri a morire e non solo di genere

Chi (o come) può essere una donna MAESTRA ma non MINISTRA? ATTRICE ma non RETTRICE? COMICA ma non MEDICA? DISOCCUPATA ma non AVVOCATA? BADANTE ma non PRESIDENTE? PROTETTA ma non ARCHITETTA? INFERMIERA ma non CANCELLIERA? DISSOCIATA ma non ASSOCIATA? AMMIRATRICE ma non COORDINATRICE? PERFETTA ma non PREFETTA?

Classismo e/o sessismo? SEGRETARIA ma non SEGRETARIA?? ORDINARIA ma non ORDINARIA?? PROFESSORESSA ma non PROFESSORESSA??

Reazioni varie all iniziativa di (Laura) Boldrini in favore di un uso non discriminatorio della lingua alla Camera

Forma o sostanza? tanta resistenza nei confronti di un dato di forma rafforza il sospetto che si tratti di un aspetto di sostanza il linguaggio non è mera descrizione della realtà: veicola strutture profonde dell ordine sociale crea immagini mentali e proprio per questo è un decisivo fattore di costruzione della realtà

Parlare al mondo: il sito WEB d Ateneo una carta di presentazione comunica attraverso parole e immagini i generi divengono letteralmente visibili e rappresentati le parole e le immagini del sito diranno al mondo come l ateneo vede (e dice) il genere e il rapporto fra i generi

Paris Sorbonne

LMU Muenchen

Bologna

Trieste

Pisa

Bologna

LMU Muenchen

Harvard

Siena

Rettori e rettrici

Dove il Rettore è una Rettrice Dal portale Unibas Nella descrizione degli organi di governo si parla di Rettore

Links interessanti Ma Ma il il link link Rettore porta A a Rettrice

Sito CRUI: incongruenze

Il sito web docente Per quanto possa fare carriera, Maria Rossi resta immancabilmente Dottorando, Ricercatore, Professore Associato, Professore Ordinario.

Il sito web docente

Collaboratrici/tori a LMU Muenchen

Direttrici a Paris-Sorbonne Testo

Prova Finale È forse il momento in cui l Università si presenta nella maniera più tangibile e diretta al mondo esterno

«Nessun laureando» (e qualche laureanda?)

Frontespizi Nel frontespizio delle Tesi di laurea si trova una certa varietà: Relatore: Prof. Maria Rossi Relatrice: Prof. Maria Rossi Relatore: Prof.ssa Maria Rossi Relatrice: Prof.ssa Maria Rossi

Come indico la (Cor)Relatrice? sarà Prof.ssa o Dott.ssa? Prof. o Dott.? Chiar.mo Prof.? Chiar.ma Prof. o Chiar.ma Prof.ssa? Semplice! È sufficiente seguire il fac-simile di frontespizio

Ad esempio

e poi

e infine

Tutta colpa del latino? Te DOCTOREM in superioribus disciplinis viva voce pronuntiamus «Maria Rossi, io la proclamo Dottore in» È tempo di proclamare Maria Rossi «Dottoressa»: tutte le persone che la festeggeranno la chiameranno così (e anche dopo)

Una formula contraddittoria

e un altra ancor di più

Congratulazioni ai laureati!

Le Riviste rappresentano l Ateneo (e la sua attenzione alla rappresentazione dei generi) presso le varie comunità scientifiche (nazionali e internazionali)

Controfrontespizio sarebbe bene che Maria Rossi diventasse Direttrice responsabile, Redattrice, piuttosto che Direttore e Redattore etc. Se Maria Rossi è Direttrice (o Redattrice) insieme a Mario Rossi, allora si possono indicare i loro nomi sotto l indicazione Direzione, Redazione, Comitato Scientifico etc

Articoli riferirsi alla collega Maria Rossi con nome e cognome, proprio come si fa con Mario Rossi evitare formule come «la Rossi», che suonano un po come «Rossi femmina» in bibliografia nome e cognome per esteso danno una più completa rappresentazione della persona in questione: Mario Rossi/Maria Rossi è meglio di M. Rossi

Studiose e prenomi «le citazioni dovranno comprendere nell'ordine: autore (eventualmente col prenome per esteso se trattasi di studiosa); titolo dell'opera»

Quando differenziare è discriminare Nell ultimo caso citato, un esempio di come il diverso trattamento risponda non alla volontà di differenziare ma piuttosto di discriminare. (sottinteso: ci sono poche studiose, dunque segnaliamole con un diverso trattamento citazionale)

Parte II Verso le «Indicazioni per la visibilità di genere nella comunicazione istituzionale dell Università di Bologna»

I precedenti: 29 anni di linee guida contro il sessismo linguistico

Alma Sabatini (1986/1987) Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana

Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana «Lo scopo di queste raccomandazioni è di suggerire alternative compatibili con il sistema della lingua per evitare alcune forme sessiste della lingua italiana [...]. Il fine minimo che ci si propone è di dare visibilità linguistica alle donne e pari valore linguistico a termini riferiti al sesso femminile»

Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana

Comune di Firenze e Accademia della Crusca (2010) Cecilia Robustelli, Linee guida per l uso del genere nel linguaggio amministrativo

Confederazione Elvetica (2012) Guida al pari trattamento linguistico di donna e uomo nei testi ufficiali della Confederazione

Confederazione Elvetica (2012)

Regione Emilia-Romagna (2015)

Università di Trieste (2012) Dichiarazione d intenti per la condivisione di buone pratiche per un uso non discriminatorio della lingua italiana

Università di Trieste (2012)

I nodi della riflessione per la redazione di «Indicazioni per la visibilità di genere»

Suggerimenti condivisi Dare spazio a entrambe le forme (Gentili studentesse, gentili studenti) rischio ridondanza

Dare spazio a entrambe le forme Gentilissimi, ho il piacere di invitarvi alle prossime presentazioni che si terranno presso la biblioteca [ ]

Dare spazio a entrambe le forme Care colleghe e cari colleghi, ringrazio innanzitutto i colleghi che mi hanno sollecitato a candidarmi [ ] Care colleghe e cari colleghi, ringrazio innanzitutto le colleghe e i colleghi che mi hanno sollecitato a candidarmi [ ]

Dare spazio a entrambe le forme

Dare spazio a entrambe le forme

Dare spazio a entrambe le forme Statuto UniBo, art. 1

Comunicato stampa d Ateneo, 9 dicembre 2014

Altri comunicati Alma Mater (2 e 25 dicembre 2014)

Suggerimenti condivisi Ricorrere nella comunicazione istituzionale alla forma femminile di nomi di professioni, quando comunemente accettata (professoressa, direttrice). Valutare caso per caso nomi di professione non ancora entrati pienamente nell uso (architetta, avvocata).

Forme femminili dei nomi di professione

Suggerimenti condivisi Evitare di citare le donne come categorie a parte Usare il termine signora (simmetrico di signore) e non signorina Evitare di dare la precedenze al maschile nelle coppie oppositive uomo/donna Evitare l articolo con i cognomi femminili

Possibili critiche Il rischio della ridondanza. L ironia di Massimo Arcangeli «la facoltà di scelta, come è ovvio, non è esclusivamente dei/delle parlanti ma anche degli/delle scriventi; di tutti/e gli/le utenti di quella lingua, insomma di tutti/e quelli/e che la usano quotidianamente. I grandi - uomini e donne - e i piccini/le piccine»

Nodi problematici Accordo di aggettivi e participi passati (Maria, Carla e Marco sono andate ) non accettato da tutte e tutti Femminile di alcuni nomi di professione (avvocata? architetta? dottoressa? dottora?) forme non condivise, spesso dalle stesse interessate

Nodi problematici Evitare l uso del maschile generico per denotare sia uomini che donne e preferire termini collettivi ambigenere porta all uso di termini astratti, contrari alla chiarezza Ricorso al passivo e all impersonale per evitare di esplicitare il genere si rischia la deriva nel burocratese e si violano norme sulla semplificazione

Per concludere A parte questo, trovo stucchevoli le considerazioni estetiche del tipo ma ti suona bene soldata, avvocata, ecc., così come chi insiste sulla compatibilità grammaticale perché la questione è banalmente politica. [ ] I risultati raggiunti trent anni fa in altri paesi, in termini di diritti e di lingua insieme, non venivano dalle istituzioni, ma dal basso, perciò oggi in quei luoghi e in quelle lingue la parità linguistica è scontata. [ ] In tutto il dibattito manca la politica, come sollecitazione e come scopo, perciò siamo fermi a trent anni fa. (Elena Pistolesi)