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1 INSEGNAMENTO DI STORIA CONTEMPORANEA LEZIONE I LA FINE DEL XIX SECOLO PROF. MANRICO GESUMMARIA

2 Indice 1 Dal 1861 al la destra italiana Il compimento dell unità d italia Dal 1876 al la sinistra al governo La fine dell impero asburgico e la rivoluzione russa del di 13

3 1 Dal 1861 al la destra italiana All indomani di quel solenne 17 marzo 1861, quando il primo Parlamento nazionale proclamò Vittorio Emanuele II re d Italia per grazia di Dio e volontà del popolo, il neonato Regno d Italia si trovava a fronteggiare questioni economiche, politiche e sociali di grandissima rilevanza. Tra le questioni politiche ancora irrisolte primeggiava sicuramente il compimento dell unità territoriale; Il Regno italiano, infatti, non poteva ancora contare su Venezia, repubblica indipendente, e su Roma, sotto il papato. Dal punto di vista economico l Italia era ancora un Paese fortemente agricolo; la classe dirigente capì quindi che era necessaria la soppressione delle differenze tra i territori in primo luogo attraverso l unificazione dell ordinamento legislativo. L Italia infatti si trovava davanti ad una totale piemontesizzazione, poiché sia i codici civili che le procedure civili e di commercio rispecchiavano fedelmente quelli sabaudi. Si cercò di creare un mercato interno stabile attraverso un nuovo sistema ferroviario che raggiunse i 2000 chilometri, concentrati però quasi esclusivamente tra Piemonte e Lombardia. Occorreva quindi un forte investimento di capitali per portare l Italia sullo stesso piano. L Italia si trovò quindi ad imboccare tre strade per procurarsi il denaro necessario, ovvero l aumento dell imposizione fiscale, l alienazione del patrimonio pubblico ed il ricorso al prestito (estero). Nel 1865 fu introdotta la tassa sulla ricchezza mobile, che si aggiungeva all imposta fondiaria e la sovrimposta comunale sui terreni. Nel 1868 toccò invece alla tassa sul macinato, la quale provocò violente sollevazioni popolari. L alienazione del patrimonio pubblico fu avviata nel 1864 con una convenzione stipulata con la Società anonima per la vendita dei beni del Regno d Italia. Il ricorso ai prestiti stranieri fu largamente praticato nei primi anni del regno; nel 1866 il ministro delle finanze decise l introduzione della cartamoneta. Il secondo grave problema del Regno d Italia fu quello del Mezzogiorno: questo si presentava non fertile, arretrato economicamente, gravato da antichi rancori, da violenti e mai risolti contrasti sociali. 3 di 13

4 All indomani della caduta dei Borbone, si era diffuso il fenomeno del brigantaggio, capeggiato da elementi sbandati del vecchio esercito napoletano. Per sopprimere questa piaga il governo attuò manovre strettamente militari; nel 1863, la legge Pica affidò ai tribunali militari il giudizio dei briganti, che per lo più si concludeva con la condanna e la fucilazione degli imputati. Un autentico stato d assedio in regime di guerra che portò la metà dell intero esercito italiano, circa uomini, ad essere impegnati a fronteggiare una guerra contro i briganti. Politicamente, il Regno italiano ereditava del Piemonte anche un sistema elettorale sul modello di quello francese di Orleans (1830), modello fortemente censitario; avevano diritto al voto tutti i cittadini di almeno 25 anni che sapevano leggere e scrivere. Per opporsi ad un governo in stile sabaudo in tutto il Regno, Farini e Minghetti proposero le autonomie locali, che tendevano a riconoscere un ampia autonomia amministrativa a Comuni e Province. Accantonato però questo progetto si preferì estendere in maniera definitiva a tutto il Regno l ordinamento amministrativo piemontese. Furono create 59 nuove Province, a guida delle quali era posto un rappresentante del governo, un prefetto, da esso nominato, così come di nomina governativa erano i sindaci dei Comuni, scelti tra i consiglieri eletti con suffragio elitario. Con le elezioni del 1861 e fino al marzo del 1876 la maggioranza del Parlamento fu mantenuta dagli uomini della Destra, conservatrice del vecchio tronco della maggioranza liberal-moderata nella camera piemontese. Aspetti altrettanto eterogenei presentava l opposizione della Sinistra, che seguiva anch essa il vecchio filone piemontese, e che presentava repubblicani di stampo garibaldino. I principali obbiettivi dell opposizione erano l estensione del diritto di voto e il contrasto alla politica dei moderati in favore della Chiesa. In materia economica, pur condividendo il liberoscambismo della Destra, riteneva che le pressioni fiscali fossero troppo gravanti sui ceti meno abbienti. 4 di 13

5 2 Il compimento dell unità d italia Ma la vera questione aperta, come detto, era certamente il compimento dell unità nazionale. Scomparso Cavour, il ruolo di capo del Governo era passato a Bettino Ricasoli, che però non seppe condurre la questione romana come il predecessore, così da arenarla; lo stesso re Vittorio Emanuele II, che già tentennava sulla questione, ritirò il sostegno a Ricasoli, che nel 1862 fu costretto alle dimissioni, lasciando via libera al Governo al leader della Sinistra piemontese Urbano Rattazzi. Questi già pensava a conquistare i due territori mancanti, e già aveva preparato eserciti volontari di garibaldini, eserciti che comunque fu costretto a ritirare, dal momento che né l Austria, né l Inghilterra, né soprattutto la Francia avrebbero assistito alla fine del potere pontificio senza intervenire. Garibaldi era già pronto all invasione di Roma ed aveva portato il suo esercito in Sicilia, quando si scatenò la durissima reazione di Napoleone III, che senza mezzi termini minacciò di intervenire militarmente. Rattazzi fu costretto allora a dichiarare lo stato d assedio nell isola e nell intero Mezzogiorno decidendo di inviare l esercito regolare contro Garibaldi stesso, che il 29 agosto del 1862 era sbarcato in Calabria alla guida di 2000 volontari. Nel breve scambio di colpi nella battaglia d Aspromonte, che comunque causò vittime da entrambe le parti, lo stesso Garibaldi fu ferito ed imprigionato per poche settimane in una fortezza militare. L episodio dell Aspromonte destò viva impressione nel Paese, tanto da avviare il lento ma inesorabile tramonto del governo Rattazzi. A reggere le sorti del Governo fu chiamato il moderato Marco Minghetti (1864), che si adoperò per stipulare un accordo con Napoleone III, concludendo, nel settembre del 1864 la cosiddetta Convenzione di settembre. Dall intesa Napoleone avrebbe ritirato le truppe poste in difesa dello Stato Pontificio, per essere sostituite da quelle italiane, mentre la capitale italiana veniva trasferita da Torino a Firenze, a garanzia dell impegno assunto e a dimostrazione del disinteresse per la conquista di Roma. La Convenzione, però, scatenò gravi tumulti e disordini in tutto il Regno, tanto da costringere il Governo di Minghetti alle dimissioni. In alternativa il generale piemontese Lamarmora, che nell estate del 1866, dopo aver stipulato un alleanza militare con la Prussia su richiesta dello stesso cancelliere Ottone Von Bismarck, diede il via alla Terza Guerra d Indipendenza grazie alla quale l Italia guadagnerà l annessione di Venezia e del Veneto al Regno d Italia. 5 di 13

6 Infatti allo scoppio della guerra fra Prussia ed Austria, l Italia si trovò al fianco della Prussia a fronteggiare il comune avversario. L annessione di Veneto e Trentino fu comunque possibile solo grazie alle vittorie dei nostri alleati, in quanto il nostro esercito subì clamorosi insuccessi e gravi sconfitte tanto per terra quanto per mare, a Custoza come a Lissa. In verità la partecipazione italiana, nonostante tutto, si rivelò decisiva per l esito finale del conflitto, in quanto impegnò una parte dell esercito austriaco e rese possibile la grande vittoria prussiana a Sadowa. Unica nota di merito al comando militare italiano va, ancora una volta, al Generale Garibaldi, l unico a far registrare successi militari con i suoi Cacciatori delle Alpi operanti in Trentino. Dalla pace di Vienna del 3 ottobre 1866 l Italia ottenne il solo Veneto, mentre il Trentino e la Venezia Giulia, pur abitate da italiani e comprese entro i confini naturali della nazione, rimasero ancora sotto il controllo asburgico. Tornato nel 1867 al governo Rattazzi, Garibaldi provò una nuova spedizione contro Roma, ma questa volta il fallimento fu conseguente alla mancata partecipazione popolare, che avrebbe dovuto condurre i romani all insurrezione, e all intervento delle truppe francesi. Infatti, a impresa già praticamente fallita, visto che un contingente garibaldino disceso lungo il Tevere, era stato accerchiato e decimato dalle truppe Pontificie a Villa Glori, il 3 novembre le truppe francesi sbarcate a Civitavecchia inflissero il colpo definitivo attaccando il grosso dell esercito garibaldino a Mentana. Il durissimo scontro rappresentò la sconfitta decisiva di Garibaldi chiudendo, definitivamente, la stagione delle imprese risorgimentali. L occasione di rivincita arrivò il 2 settembre del 1870, quando a Sedan l esercito prussiano rifilò a quello francese una durissima sconfitta nella quale lo stesso Napoleone fu catturato: il governo italiano retto da Lanza ritenne di non sentirsi più vincolato ai patti sottoscritti con l imperatore, decidendo di inviare un corpo di spedizione nel Lazio e di avviare un negoziato con il Papa per giungere ad una soluzione concordata. Al secco rifiuto di Pio IX il 20 settembre 1870 l esercito italiano partì alla volta di Roma e, dopo il cannoneggiamento dell artiglieria, aprì una breccia nella cinta muraria cittadina consentendo al prestigioso corpo dei bersaglieri di entrare nella città presso Porta Pia. Pio IX fu costretto alla fuga e il 2 ottobre un plebiscito sanciva, a schiacciante maggioranza, l annessione di Roma al Regno. Il primo atto legislativo per stemperare il complesso rapporto con la Santa Sede fu l emanazione della legge delle guarentigie (garanzie), approvata il 13 maggio 1871, con la quale il Regno d Italia s impegnava unilateralmente a garantire al Pontefice il libero svolgimento del suo magistero, riconoscendo al Papa prerogative simili ad un capo di Stato: onori sovrani, facoltà di 6 di 13

7 mantenere un corpo di guardie armate, diritto di rappresentanza diplomatica, extraterritorialità dei palazzi del Vaticano e del Laterano, libertà di comunicazioni postali e telegrafiche con il resto del mondo. Lo Stato offrì al Papa, che la rifiutò, anche una dotazione annua pari a quella iscritta nel bilancio dell ex Stato pontificio per il mantenimento della corte papale. Tuttavia non per questo si attenuò l intransigenza manifestata da Pio IX nei confronti del Regno d Italia, tanto che l invito ad astenersi da ogni forma di partecipazione alla vita politica dello Stato, già rivolto ai cittadini italiani all indomani dell unità, si trasformò, nel 1874, in un esplicito e secco divieto pronunciato dalla Curia romana e riassunto nella formula del non expedit ( non giova, non è opportuno che i cattolici italiani partecipino alla vita politica). 7 di 13

8 3 Dal 1876 al la sinistra al governo Nel 1876 il ministero Minghetti, l ultimo governo della Destra, venne sostituito dal ministero Depretis della Sinistra storica. La Sinistra iniziò con un programma di significative riforme, come la riforma elettorale, il decentramento amministrativo, l abolizione della tassa sul macinato e l istruzione elementare obbligatoria. L impegno ebbe però risultati alquanto modesti. Il decentramento amministrativo non fu neanche avviato, anzi la struttura accentrata fu utilizzata dai governanti della Sinistra per mantenere ed accrescere il proprio potere. L obbligatorietà dell istruzione elementare venne introdotta nel 1877 dalla legge Coppino, che però specialmente nel Meridione non incise in maniera particolarmente significativa sulla condizione di diffuso analfabetismo. La tassa sul macinato fu abolita nel 1880, ma fu ben presto sostituita da altre tasse e balzelli tanto che la pressione fiscale restò pressoché immutata. La riforma elettorale fu attuata nel 1882; il diritto di voto fu esteso a tutti i maschi maggiorenni che avessero superato l esame di seconda elementare, o che pagassero imposte superiori a quasi 20 lire. La precedente legislazione prevedeva invece, almeno i 25 anni e una pressione fiscale pari a 40 lire. Mentre la Destra storica era prevalentemente formata da liberali moderati settentrionali di estrazione borghese, la Sinistra schierava gli eredi dei liberali moderati progressisti, gruppi di stampo mazziniano, garibaldino e federalista ed anche borghesi meridionali. La Destra si era impegnata all unificazione italiana, nell amministrazione dello Stato si mostrò accentratrice ed aveva attuato una rigida politica fiscale per raggiungere il pareggio nel bilancio statale. In economia aveva attuato un completo liberismo nel commercio con l estero. Nella Sinistra storica convivevano, invece, tendenze diverse. C erano spinte democraticheinnovatrici ma anche atteggiamenti conservatori. Nel periodo in cui la Sinistra fu al potere, la vita politica italiana fu particolarmente caratterizzata dalla ricerca di continue mediazioni e compromessi. Alleanze e divisioni all interno del Parlamento nascevano di volta in volta sui singoli provvedimenti legislativi. 8 di 13

9 La distinzione tra Destra e Sinistra storiche si era attenuata fino a sparire; infatti gli esponenti della Destra confluivano nello schieramento governativo, mentre quelli di Sinistra acquistavano una fisionomia sempre più conservatrice. Fin dai primi governi Depretis, si era venuta formando un aggregazione governativa, all interno della quale si creavano divisioni e ricomposizioni per contrasti di fazione: questa caratteristica della vita politica italiana portò al conio del termine trasformismo. L evoluzione del governo Depretis fu accompagnata da una svolta radicale in politica estera, che fino al 1880 era stata moderata. Nel 1881, all occupazione della Tunisia ad opera della Francia, il governo italiano acquisì la consapevolezza di voler porre rimedio alla posizione di debolezza a livello internazionale che la vicenda tunisina aveva reso evidente e cercò alleanze per uscire dall isolamento. Nel 1882 lo Stato italiano stipulò un accordo politico e militare, concludendo la Triplice Alleanza con Austria e Germania. L impresa coloniale italiana portò all acquisizione della baia di Assab, e all occupazione militare, nel 1885, di Massaua; tuttavia, il tentativo di espandere questi primi possedimenti coloniali fu bloccato dalla grave sconfitta di Dogali nel Nello stesso anno l alleanza fu rinnovata, con la garanzia che sarebbero stati impediti ingrandimenti territoriali francesi in Nord Africa e che l Italia avrebbe avuto compensi territoriali nei Balcani nel caso in cui l Austria avesse esteso i propri domini in quell area. A differenza delle altre potenze europee, in Italia la spinta alle conquiste coloniali non fu collegata allo sviluppo dell industria e alla necessità di materie prime e di sbocchi di mercato, bensì all eccesso di manodopera e all aspirazione di alcuni settori politici di far ricoprire all Italia un ruolo di grande potenza nello scacchiere mondiale. In Italia la nascita della grande industria avvenne con il sostegno da parte dello Stato che concesse sovvenzioni, privilegi fiscali e sostanziose commesse. La forma più importante di intervento a favore dell industria fu costituita dal protezionismo doganale con l imposizione delle prime tariffe sulle importazioni di alcuni prodotti nel 1878 e con l estensione a tutto il settore industriale nel Le misure protezionistiche del 1887 favorirono, quindi, sia l industria pesante sia la grande proprietà terriera, poiché gli interessi degli agrari e degli industriali coincidevano. Si stava consolidando quello che sarebbe stato definito il blocco protezionistico agrario-industriale. Tra gli effetti del protezionismo possono essere considerati alcuni punti: 9 di 13

10 1. il mancato ammodernamento dell agricoltura, in quanto risultavano più remunerative le coltivazioni estensive; risultava quindi scoraggiante l investimento di capitali in agricoltura e veniva premiata la gestione latifondista; 2. l avvio della guerra commerciale con la Francia che danneggiava fortemente il nostro mercato; 3. il peggioramento delle condizioni di vita dei ceti popolari per il rincaro del prezzo del pane; 4. l accentuarsi del divario Nord - Sud, in quanto nel Nord il protezionismo favorì il rafforzamento del settore industriale, nel Sud, quasi privo di industrie, si ebbero gli effetti negativi in agricoltura. 10 di 13

11 4 La fine dell impero asburgico e la rivoluzione russa del 1905 Nei decenni che precedettero la prima guerra mondiale, l Impero austro-ungarico vide aggravarsi il declino delineatosi dal 1848, dovuto ai sempre più forti contrasti fra le diverse nazionalità, ma mentre l Impero tedesco trovava nel nazionalismo di una popolazione compattamente tedesca un potentissimo elemento di coesione, in Austria-Ungheria le tensioni fra i diversi gruppi etnici costituivano un fattore di logoramento e di disgregazione. Con la soluzione dualistica varata nel 67, la monarchia asburgica aveva scelto il compromesso col gruppo nazionale più forte, quello magiaro. Fino alla fine dell 800 il potere imperiale riuscì a controllare la situazione appoggiandosi agli elementi conservatori. Tra la fine dell 800 e l inizio del 900 si assistette però ad una crescita dei movimenti nazionali. I più irrequieti erano i popoli slavi, i grandi sacrificati dal compromesso del 67. Le limitate concessioni che i governi di Vienna erano disposti a fare alle singole nazionalità non erano sufficienti, ma servirono solo a suscitare la reazione degli altri gruppi etnici. Una parte della classe dirigente si orientò verso l idea di trasformare la monarchia da dualistica in trialistica : staccare gli slavi del sud dell Ungheria e creare così un terzo polo. Questo progetto, che aveva il suo sostenitore nel nipote dell imperatore, Francesco Ferdinando, si scontrava però con l opposizione degli ungheresi. Da questo focolaio, e dall assassinio proprio di Francesco Ferdinando in Serbia nel 1914, sarebbe scoppiata la scintilla che avrebbe portato alla Prima guerra mondiale e alla dissoluzione dell Impero austro-ungarico. Agli inizi del 900 lo sviluppo economico dell Impero Russo cominciò a mostrare la fragilità dei suoi presupposti. Mentre restava immobile sul piano delle strutture politiche, la Russia compiva il suo primo tentativo di decollo industriale grazie al primo ministro Witte, il quale inasprì il protezionismo, moltiplicando gli investimenti pubblici e favorendo l afflusso di capitali stranieri. Il decollo industriale non cambiò tuttavia i tratti fondamentali della società russa, nè elevò il tenore di vita della popolazione. La linea innovativa seguita dal ministro Witte aveva sì avuto il merito di attirare in Russia cospicui investimenti stranieri, ma non aveva potuto innescare un processo interno di accumulazione di capitali e di allargamento del mercato. 11 di 13

12 Appariva, in particolare, evidente che non sarebbe stato possibile ottenere risultati soddisfacenti nel settore industriale. Ad impedire ciò si aggiungeva il fatto che vi era una totale assenza di una vita politica e di istituzioni moderne, fondate sino ad allora sul rapporto proprietà agraria-contadini. Il nuovo zar Nicola II, salito al trono nel 1894, non sembrava intenzionato a modificare l atteggiamento autocratico e conservatore. Quando, anzi, a partire dal 1902 gli scioperi operai si fecero più frequenti e nel 1904 una ripresa del terrorismo portò all assassinio del ministro dell interno, lo zar pensò di allontanare Witte. Il malcontento, tra l altro, era destinato a crescere, alimentato dall andamento della guerra del 1904 contro il Giappone. Quest ultimo distrusse la flotta russa nel 1904 e sbaragliò l esercito nel 1905; il negativo andamento delle vicende militari determinò gravissimi contraccolpi nella situazione interna russa. Nel 1905, oltre centomila persone guidate dal leader ortodosso Gapon, sfilarono pacificamente chiedendo un Parlamento, ottenendo invece una violenta carica della polizia che uccise oltre mille manifestanti, coniando, da tale l evento, la definizione di Domenica di sangue. Scoppiarono immediatamente altre agitazioni a Mosca, Pietroburgo e Odessa, ma fu soprattutto a Pietroburgo che la formazione di un Soviet (consiglio) di operai indusse lo zar Nicola II a creare una Duma (Parlamento) e a concedere libertà politiche e civili. Tale manovra non fermò comunque la nascita di altri Soviet, così il governo russo adottò contro essi una repressione resa ancor più dura dalle centurie nere, organizzazioni di destra protette dalla polizia. La Duma che stava per formarsi avrebbe comunque presentato una forte prevalenza della grande proprietà terriera. La Duma fu eletta nel 1906 e presentava moltissimi esponenti costituzional-democratici detti cadetti, tanto che lo zar la sciolse subito indicendone un altra l anno seguente. Così, nel 1907, fu eletta una nuova Duma, anch essa stroncata subito, di carattere socialista detta Duma rossa. Si giunse così alla terza Duma, detta dei Signori poiché in essa vi era una netta prevalenza aristocratica agraria; quest ultima Duma durò dal 1907 al Questi anni furono anche detti reazione stolypiniana, dal nome del ministro Stolypin, il quale attuò una fortissima politica di repressione del movimento operaio contadino. 12 di 13

13 Accanto a questo indirizzo, rafforzato dalla temibilissima polizia segreta, Ochrana, Stolypin avviò una riforma agraria volta a costituire quella piccola proprietà terriera contadina che avrebbe rappresentato un ceto conservatore. Con successivi decreti, tra il 1907 ed il 1910, vennero sciolte le comunità di villaggio, i mir, e le terre furono messe in vendita con il proposito, da un lato, di creare una piccola e media proprietà contadina, e dall altro, di costringere i contadini più poveri a lasciare le campagne per essere utilizzati come manodopera nelle industrie. Dopo l assassinio di Stopylin nel 1911, la Russia si trovò ad affrontare crescenti tensioni interne; alle elezioni della quarta Duma nel 1912 partecipò infatti anche la frazione maggioritaria del Partito socialdemocratico, i bolscevichi che si erano definitivamente staccati dai menscevichi. Mentre questi ultimi ritenevano che occorresse concentrarsi su rivendicazioni di carattere economico, i bolscevichi, al contrario, ritenevano che solo il proletariato avrebbe potuto realizzare quelle libertà che i partiti della borghesia russa non avrebbero potuto ottenere. Il 3 maggio del 1912 veniva pubblicato il primo numero della Pravda (verità), che sarebbe divenuto il giornale simbolo della rivoluzione russa dell ottobre del di 13

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