Parrocchia Assunzione di Maria Vergine

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1 Parrocchia Assunzione di Maria Vergine LOU BOULETÌN ËD SÉRËSS Ottobre

2 L altare del Sacro Cuore Quest altare che si trova sulla destra, entrando in chiesa, originariamente era dedicato alla Madonna del Suffragio. Lo attestano le pitture nei rosoni delle due pareti laterali e nel grande ovale della volta. In queste raffigurazioni la Morte campeggia con i suoi simboli e vediamo le anime dei trapassati che stanno espiando i loro peccati nel Purgatorio. Le colonne tortili che incorniciano il grande riquadro centrale sono uguali a quelle dell antico altare della Madonna del Rosario, il che conferma che anche l altare del Suffragio proviene dall antica chiesa vecchia. Della Compagnia del Suffragio facevano parte le donne anziane le quali partecipavano alle sepolture con il caratteristico vestito giallo ornato da un nastro azzurro. Nel 1923, in adempimento di un voto collettivo fatto durante la Grande Guerra dalle famiglie dei combattenti, al posto della Madonna del Suffragio fu collocata la statua del Sacro Cuore, la cui devozione sotto il pontificato di Pio X aveva ricevuto un forte impulso. Da allora (fino alle modifiche introdotte dalla Riforma Conciliare), in occasione della ricorrenza del 4 Novembre, presso quest altare veniva celebrata tutti gli anni la Santa Messa di suffragio per i Caduti in guerra. IL CULTO DEL SACRO CUORE CENNI STORICI L origine della devozione La devozione al Sacro Cuore di Gesù è iniziata con San Giovanni Eudes, nato in un piccolo villaggio della Normandia nel Al rigorismo dilagante dei Giasenisti che criticavano le pratiche devozionali dei cattolici, spesso superficiali e a volte sconfinanti nella superstizione, egli contrapponeva il caldo affetto per il cuore di Gesù e per quello materno di Maria. Fondò la Congregazione di Gesù e Maria per diffondere l amore per loro e curare così l aridità spirituale del tempo. L apostola più fervente dell amore per il cuore di Gesù fu però Santa Margherita Alacoque, suor Maria dell ordine della Visitazione fondata da San Francesco di Sales, vissuta tra i 1641 ed il Fu lei a promuovere la devozione per il Sacro Cuore e la relativa festa liturgica in suo onore dopo che Gesù stesso le era apparso e mostrandole il cuore ferito, le aveva lasciato un messaggio d amore per gli uomini. Queste rivelazioni, rese note con l aiuto del suo padre spirituale, il gesuita San Claudio La Colombière, furono definitivamente autenticate dalla Chiesa, nel 1920, con la canonizzazione della mistica di Paray Le Mounial. Nel frattempo il Papa Beato Pio IX aveva già esteso la festa del Sacro Cuore a tutta la Chiesa universale. 2

3 La diffusione del culto Nata in Francia, la devozione per il Sacro Cuore divenne la devozione francese per eccellenza (Durante la Rivoluzione, gli insorti della cattolicissima Vandea si batterono contro i giacobini oppressori con l emblema del Sacro Cuore cucito sul petto). Questo spiega perché a Parigi, sulla celebre collina di Montmartre (il monte dei martiri), sia sorta la grandiosa Basilica del Sacro Cuore (Fig. 1), diventata uno dei simboli della metropoli. Finanziata con una sottoscrizione pubblica, la sua costruzione, iniziata nel 1875, terminò nel Fu consacrata nel 1919, dopo la fine della Grande Guerra. Nell ampio coro dell abside vi campeggia un grandioso mosaico raffigurante il Sacro Cuore. Attivamente predicato dai gesuiti, il culto fu accolto ovunque dai fedeli di tutto il mondo. Non sorprende quindi trovare in Spagna una statua del Sacro Cuore con le braccia spalancate in un abbraccio fraterno, posta sul frontespizio della facciata dell imponente Chiesa parrocchiale di Montroig del Camp e, presso l altare di una chiesa poco distante, una statua del Sacro Cuore i cui piedi appoggiano significativamente sul globo terrestre (fig. 3). Quelle statue ci ricordano l incredibile episodio della fucilazione di un altra statua del Sacro Cuore che, nel corso della spietata Guerra Civile che insanguinò la Spagna nel , subì la stessa tragica sorte di migliaia di sacerdoti compresi alcuni vescovi e di religiosi, insieme a centinaia di suore e semplici fedeli. Pure a Torino vi è una chiesa dedicata al Sacro Cuore, il cui pregevole interno è stato recentemente restaurato. Fu progettata nel Una grande statua del Sacro Cuore, poi, la incontriamo nell ingresso dell Ospedale Gradenigo, retto dalle Suore della Carità di San Vincenzo De Paoli. La presenza di quell immagine non lascia dubbi: è a Lui che, in primis, vengono affidati coloro che si rivolgono per cure a questa benemerita istituzione. Nello stesso tempo ci ricorda che le nostre sofferenze, se offerte a Gesù Crocifisso, contribuiscono al suo piano di redenzione dell umanità peccatrice. 3

4 Significati profondi Un particolare significato è da attribuirsi, infine, all icona del Sacro Cuore che si trova nel nostro santuario di Sant Ignazio di Loyola. Si tratta di un gruppo statuario ligneo proveniente dalla Val Gardena, in cui è raffigurato un pellegrino, che, visibilmente affaticato e inginocchiato ai suoi piedi, abbraccia confidente Gesù sul cui petto è visibile il cuore che arde di amore misericordioso. Questa coinvolgente rappresentazione, che pare evocare la parabola evangelica del figliol prodigo, ci rimanda efficacemente, oltre che al canto Quando busserò alla tua porta, ad alcune profonde considerazioni di Enzo Bianchi, il Priore della Comunità di Bose, espresse nel suo libro Cristiani nella Società. In quelle pagine egli ci ricorda che l uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio e questa immagine di Dio, deposta nel cuore dell uomo è una realtà insopprimibile e dinamica che chiede all uomo di ritornare a lui, al Padre. Affinché questo avvenisse Dio ha mandato suo Figlio perché diventasse uomo e riportasse a lui tutta l umanità restituita alla piena rassomiglianza. Questo grazie anche all intervento dello Spirito Santo. La vita spirituale cristiana è quindi un incessante tornare a Dio in un costante ricorso al calice di Cristo che purifica nel suo sangue i nostri peccati. Vita spirituale diventa allora vivere come ha vissuto Gesù, per cui la sequela di Gesù è anche guardare il cielo per tentare di leggerne i segni, è amare i fiori dei campi, è sedersi alla tavola degli amici e di quelli che sanno accogliere, è vivere con gli altri un avventura di amicizia e di progetto comune. Tutto ciò senza mai dimenticare che E lui, Gesù, che sulla croce svela l umiltà di Dio, il suo amore folle per noi fino a soffrire indicibilmente per amore nostro. Tali concetti coincidono con l intuizione del messaggio espresso dal gruppo statuario citato, ma soprattutto concordano a pieno con quanto già affermato da numerosi autori spirituali e cioè che il culto del Sacro Cuore è la sintesi di tutta la dottrina cattolica, riassunta nell amore di Gesù Cristo per noi ed in quello nostro per Gesù. Marco Castagneri 4

5 LA PAROLA DEL PARROCO arissimi lettori Cdel nostro Bollettino parrocchiale, vi propongo alcune riflessioni sull importanza dei collaboratori all interno della Comunità affinchè si possa realizzare il suggerimento di Gesù: DA QUESTO TUTTI SAPRANNO CHE SIETE MIEI DISCEPOLI, SE AVETE AMORE GLI UNI PER GLI ALTRI (Gv. 15, 45 ) COLLABORAZIONE GRATUITA: NESSUNO HA UN AMORE PIU GRANDE DI QUESTO: DARE LA VITA PER I PROPRI AMICI (Gv,15. 15) Si tratta di PERDERE un po del proprio tempo per pensare agli altri, per aiutare gli altri, specialmente coloro che sono più in difficoltà. COLLABORAZIONE GIOIOSA : LA VOSTRA AMABILITA SIA NOTA A TUTTI GLI UOMINI. (Fil.,4,4) Collaborare con la faccia annoiata non crea comunità simpatiche. COLLABORAZIONE SINCERA E DI PAROLA SIA IL VOSTRO PARLARE: SI,SI NO,NO (Mt. 5,36) Essere DI PAROLA è una delle carattetistiche più richieste e più apprezzare da credenti e non credenti. PRESENZA NEI MOMENTI FORTI DELLA COMUNITA per piangere con chi piange e far festa con chi fa festa: E un piccolo esame di coscienza che suggerisco a me e a voi Se amiamo la nostra Comunità diamo la nostra collaborazione affinchè diventi sempre più accogliente ed evangelica. Un cordiale saluto a tutti i lettori del Bollettino e un grazie a tutti i preziosi collaboratori Con affetto Don Celestino 5

6 UN ANNO DEDICATO A SAN PAOLO In occasione del bimillenario della nascita di San Paolo, il Papa ha indetto uno speciale Anno Paolino invitando tutti a riscoprire la grande figura di questo Santo, a conoscere il suo pensiero e a meditare sulle sue doti di profonda fede, granitica speranza e immensa carità. Il 28 giugno nella Basilica di San Paolo, ove si trova la tomba del Santo, Benedetto XVI e Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, hanno inaugurato insieme questo importante anno e insieme hanno acceso la Fiamma Paolina che brillerà in uno speciale braciere fino al 29 giugno Erano presenti cardinali e vescovi cattolici, metropoliti ortodossi e il rappresentante dell arcivescovo di Canterbury, primate anglicano. Il giorno successivo, nella concelebrazione presieduta da Benedetto XVI in Vaticano, anche Bartolomeo I ha tenuto l omelia, ha recitato la professione di fede e ha impartito la benedizione. E per me motivo di intima gioia - ha detto il Papa in San Paolo - che l apertura dell Anno Paolino assuma un particolare carattere ecumenico per la presenza di numerosi delegati e rappresentanti di altre Chiese e Comunità ecclesiali che accolgo con cuore aperto. E tutti noi ci auguriamo che, nell anno dedicato all Apostolo delle genti che ha portato nel mondo la Buona novella e si è tanto prodigato per l unione e la concordia, possa davvero progredire il difficile cammino verso l unità dei cristiani. Nello stesso discorso di apertura, molto apprezzato, Benedetto XVI è riuscito a mettere in evidenza tutta la grandezza e il profondo fascino di San Paolo. Chi era questo Paolo? Nel tempio di Gerusalemme, davanti alla folla agitata che voleva ucciderlo, egli presenta se stesso con queste parole: Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia (nell attuale Turchia) ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele, nelle più rigide norme della legge paterna.. Alla fine del suo cammino dirà di sé: Sono stato fatto maestro delle genti nella fede e nella verità. Maestro delle genti, apostolo e banditore di Gesù Cristo, così egli caratterizza se stesso in uno sguardo retrospettivo al percorso della sua vita. Ma con ciò lo sguardo non va soltanto verso il passato. Maestro delle genti : questa parola si apre al futuro, verso tutti i popoli e tutte le generazioni. Paolo non è per noi una figura del passato, che ricordiamo con venerazione, Egli è anche il nostro maestro, apostolo e banditore di Gesù Cristo, anche per noi. Siamo quindi riuniti non per riflettere su una storia passata, irrevocabilmente superata. Paolo vuole parlare con noi, oggi Ci chiediamo non soltanto Chi era Paolo? Ci chiediamo soprattutto Chi è Paolo? Che cosa dice a me? Sono domande che forse non ci siamo mai posti, anche se durante la Messa abbiamo sempre ascoltato brani tratti dalle sue Lettere ma, dopo l apertura dell Anno Paolino, non possiamo lasciar cadere l invito del Papa ad approfondire la conoscenza di questo grandissimo Santo. 6

7 Nei prossimi Bollettini, attingendo agli Atti degli apostoli, parleremo della vita eccezionale di un uomo che, sulla via di Damasco, cade a terra folgorato da Gesù e, da accanito persecutore dei cristiani, diventa Apostolo delle genti ; che riesce ad annunciare la Buona novella a tanti popoli diversi tra di loro per lingua, tradizioni e cultura; che, nei suoi viaggi missionari, percorre in dodici anni circa quindicimila chilometri sostando dappertutto per fondare comunità cristiane che poi segue sempre con grande amore; che si è fatto tutto a tutti per salvare a ogni costo qualcuno, come dice lui stesso (1Cor. 9-22); che per portare il messaggio di Cristo, supera ostacoli di ogni genere, subisce accuse e incarcerazioni e muore decapitato. Cercheremo anche di accostarci all immensa profondità del suo pensiero e di lasciarci illuminare dalle sue parole, attingendo alle quattordici Lettere da lui scritte che rivelano tutta la passione e il fuoco che gli ardeva nel cuore; cercheremo, soprattutto, di riscoprire la missionarietà del suo messaggio perchè ci aiuti a diventare noi stessi missionari Fin da ora, insieme al Santo Padre, ringraziamo il Signore perché ha chiamato Paolo, rendendolo luce delle genti e maestro di tutti noi e lo preghiamo: donaci anche oggi testimoni della Risurrezione, colpiti dal tuo amore e capaci di portare la luce del Vangelo nel nostro tempo A. B. D Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per essere bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. 1Corinzi a.. 7

8 È DOMENICA, ANDIAMO A MESSA. C on l autunno riaprono le scuole e, finite le ferie, ricomincia l attività ordinaria, il trantran quotidiano in attesa delle festività natalizie, che daranno a tutti un momento di pausa. Sette giorni sette organizzati in modo per lo più sempre uguale, nei quali ciascuno sa bene cosa dovrà fare, rincorrendo impegni, appuntamenti, incombenze di ogni tipo, sperando di scansare imprevisti sgradevoli e di godere di uno stato di salute almeno accettabile per poter tenere quel ritmo che, per scelta o per obbligo, sovrintende alla nostra giornata. E questo programma riguarda tutti, anche i cristiani, quelli buoni e quelli meno buoni, e alle volte viene da chiedersi: in questo trascorrere dei giorni che cosa distingue il cristiano dal non-cristiano? C è qualcosa di visibile, di riconoscibile, che differenzi e faccia riconoscere tra gli abitanti di una città o di un paese chi crede in Gesù Cristo e chi no? Su questo argomento ci sarebbe da scrivere pagine e pagine, ma qui non è il caso di farlo. Vale la pena però di sollecitare un po la riflessione di tutti sul posto che ciascuno di noi assegna a Dio nella propria giornata, nella propria settimana. L impressione è che siamo portati a relegarlo in uno spazio dove dia poco fastidio, dove non si veda quasi e non turbi la nostra coscienza e soprattutto ci lasci lavorare in pace per descrivere questo stato di cose c è una efficace definizione dello scrittore svizzero Gottfried Keller che auspica un Dio che resti mäuschenstill, silenzioso come un topolino: so che c è, ma non deve farsi vedere È questo lo spazio da assegnare ad un Dio che si è incarnato, è morto ed è risorto per noi? E così arriva la domenica e continuano gli impegni inderogabili: la brava madre di famiglia, magari per recuperare quanto non ha potuto fare in settimana, deve sbrigare i lavori di casa e mettere su il pranzo, il bravo studente non può assolutamente andare a messa perché perderebbe una indispensabile ora di studio e ci guadagnerebbe un pessimo voto, il padre di famiglia deve fare qualche lavoro che aspetta da giorni, ecc : Scusa, Signore, a trovarti vengo un altra volta, sai, anche chi lavora prega. Il buffo è che così comportandoci rinunciamo anche ad approfittare della promessa del Signore di essere sempre accanto a noi e ci ostiniamo a voler far da soli, certi di essere autosufficienti, salvo correre in chiesa di fronte a qualche grosso guaio, che il buon Dio deve prontamente togliere dalla nostra strada. Il Signore non prepara gli agnolotti, non studia matematica e non taglia la legna, ma è realmente vivo e presente e può aiutarci a fare meglio e più in fretta, anche nel concreto, e può guidarci persino nelle cose più semplici ci crediamo ancora all Angelo Custode? Certamente la vera testimonianza di fede è fatta di gesti concreti e la Scrittura racconta che i primi cristiani erano riconosciuti dal come si volevano bene (! ). Nessuno di noi che andiamo in chiesa può dire di non sapere che cosa deve fare per salvare la propria anima e fare la volontà di Dio: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, ecc.. si chiamano le Opere di misericordia corporale e spirituale del vecchio catechismo e tra di esse non c è andare a messa la domenica. Tuttavia queste buone azioni non decollano realmente se non sono sostenute e nutrite dall incontro spirituale ed interiore con il Signore quale si realizza solo nella preghiera individuale e comunitaria, cioè nei momenti in cui, distaccando la nostra attenzione dalle faccende concrete, ci mettiamo a parlare direttamente con Lui. La messa domenicale deve tornare ad essere un appuntamento normale per chiunque si dica cristiano, un appuntamento che non si tralascia mai, a meno che non si sia malati; per ora, ci sono ancora tante possibilità di scelta di tempi e luoghi diversi per andare a messa, conciliabili con i nostri impegni di lavoro o famiglia. Forse tra le molte cose importanti, vale la pena di prevedere un oretta da dedicare a Chi è più importante di tutti e di tutto e, all uscita, sarà anche un occasione per incontrare chi vive accanto a noi. G. M. 8

9 Ceres : Assunta e san Rocco 2008 Ringrazio per la gentilezza e l amicizia fattemi di poter dire due parole nelle vostre colonne sulla mia permanenza in mezzo a voi, nello scorso agosto. Il ricordo ne è ancora freschissimo e doverci ritornare sopra col pensiero, lo spazio di queste righe, mi rimette in qualche modo nel clima di gioia e di eccitazione che hanno segnato la settimana dell Assunta. I pochi giorni trascorsi a Ceres rimarranno, senza esagerare, tra i più bei ricordi delle diverse permanenze che faccio da quattro anni, ogni estate, nelle vostre valli. Infatti, quest estate, sono stato testimone stupito di molte belle cose. A dare il tono è stato il concerto molto bello del 13 agosto Poi sono venute le bellissime celebrazioni dell Assunta, di san Rocco e della domenica seguente a confermare un impressione già altamente positiva. Davvero ho lasciato Ceres con, impressa nella mente, l immagine di una bella comunità parroccchiale. Bella perché viva, dinamica, gioiosa nel credere e nel celebrare! La partecipazione dei Ceresini e villeggianti alla novena e ai festeggiamenti dell Assunta e di san Rocco è stata degna di nota. Non sapevo che quelle feste erano così fortemente sentite lì. Fu una bella sorpresa scoprirlo dal numero sempre elevato di fedeli presenti e dal fervore che li contradistingueva. Fervore che si poteva cogliere dalla partecipazione effettiva al canto corale diretto magistralemente da don Celestino, parroco amato, e anche dal raccoglimento profondo della gente. Don Raoul 9

10 UN IMPORTANTE SALUTO Giovedì 31 luglio 2008 Questa sera c è un certo movimento sulla piazza della Chiesa e si vedono arrivare intere famiglie. Alcune persone commentano: Come mai tanta gente? Ci sarà forse una festa?. Più che una festa è un caloroso saluto che la Comunità ceresina vuole porgere alla cara suor Franceschina che, ignara di tutto quello che è stato organizzato, si accinge a partecipare, come di consueto, alla Messa delle 18. Ci sono proprio tutti ma, soprattutto, ci sono i suoi bambini, alcuni ormai adulti, ma sinceramente affezionati alla maestra che li ha accompagnati ai tempi dell infanzia. Non c è persona che non si lasci coinvolgere emotivamente quando don Celestino, dopo la Messa, chiama suor Franceschina a chiudere il cerchio formato dagli animatori di estate ragazzi e da circa una sessantina di bambini che si sono alzati dai primi banchi prendendosi per mano. Con gli occhi lucidi tutti ascoltano il loro canto e le bellissime parole che tracciano la figura della piccola Suora dal cuore grande. Commosso è anche il Sindaco nel leggere e consegnare la pergamena dell Amministrazione comunale e il biglietto con il dono di un immagine della Consolata e di una corona del rosario, benedette durante la Messa. Il biglietto dice Ricorderemo sempre con gratitudine l amore e il prezioso insegnamento di suor Franceschina. Offriamo al Signore il sacrificio della separazione, confidando nella Sua volontà che porta sempre frutti di bene. Uniti nella preghiera vicendevole auguriamo ogni bene, E firmato Tutti. Una bambina guarda i ragazzi commossi e dice: Non so come mai piangete; anche da noi a Torino una maestra è andata via, ma nessuno ha pianto! Queste sensazioni le capisce solo chi ha potuto conoscere e frequentare la Scuola materna di Ceres. Grazie, suor Franceschina, per l amore dato ai nostri bambini e per le preziose regole insegnate, senza mai essere impositiva. La ricorderemo sempre con gratitudine e immenso affetto. Una mamma 10

11 Ceres, 31 luglio 2008 Cara suor Franceschina, a nome di tutti i bambini, quelli già cresciuti e quelli che ancora devono crescere, ti vogliamo dire grazie. Grazie per essere stata al nostro fianco nei momenti più allegri di festa e in quelli più malinconici, come questo, che però, ci auguriamo, rimanga nei tuoi ricordi come il felice epilogo di un capitolo della tua vita; una vita spesa al servizio degli altri, sempre con il sorriso sulle labbra, con una parola dolce di conforto e con la passione di un educatrice al servizio di Dio e della comunità. Un educatrice che noi ricorderemo mentre, seduta sotto la finestra dell asilo, la nostra bella scuoletta, insegni a noi bimbi a cucire; rimarrai nei nostri ricordi mentre indossi il grembiule, intenta a preparare la minestra il cui profumo coinciderà sempre con la nostalgia di quei bei tempi passati; ti ricorderemo anche per i tuoi rimproveri, appropriati e mai troppo severi. Si, questi saranno i nostri ricordi e, anche se andrai lontano, sarai sempre vicina a noi perché sarai sempre presente nei nostri cuori che tu iniziasti alle gioie e ai dolori della vita. Ricordati anche tu di noi e quando vorrai tornare nella tua radiosa Ceres, noi saremo sempre pronti ad accoglierti festanti formando con le mani una catena per non lasciarti più ripartire. Forse allora è proprio vero ciò che abbiamo cantato Iddio che tutto vede e sa, ci voglia un dì riunire. Lasciandoti partire con questa invocazione a Dio, ti auguriamo gioia e felicità con la sicurezza che questo non è un addio ma un arrivederci ancora insieme nel tuo e nostro asilo. Grazie suor Franceschina! I tuoi ragazzi di ieri e di oggi 11

12 . Ti scriviamo anche il testo della canzone che ti abbiamo cantato oggi (che però P. S per noi è un arrivederci e non un addio) in modo che tu possa ricordarci tutti uniti mentre ci stringiamo a te dicendoti grazie. E l ora dell addio, fratelli, è l ora di partir, il canto si fa triste, è ver, partire è un po morir. Ma noi ci rivedremo ancor, ci rivedremo un dì. Arrivederci allor, fratelli, arrivederci, si. Formiamo una catena con le mani nelle man, uniamoci l un l altro, prima di tornar lontan. CHI E SUOR FRANCESCHINA Suora di Carità di Santa Giovanna Antida. Cinquantacinque anni di vita religiosa. Cinquantun anni di scuola materna, di amore per i bambini, per le loro famiglie e per ogni persona incontrata sul suo cammino. Dal 1957 al 1987 a Torino nella Scuola materna parrocchiale Santa Teresa di Gesù Bambino dove ha assistito alla posa della prima pietra del Santuario. Dal 1987 a Ceres. Una vita di servizio, reso nel silenzio, con delicatezza e umiltà e con particolare attenzione a chi ha particolari necessità; vera suora di carità, si dona a tutti ma non vuole mai apparire, essendo schiva da ogni lode o apprezzamento. Una vita di sobrietà, di distacco dalle cose, animata però da un grande gusto per il bello, l ordine, la pulizia e sorretta da tanto buon senso e serenità. Ha insegnato a tutti, più con l esempio che con le parole, ad avere sempre come punto di riferimento il Signore, a mettere la preghiera al di sopra di tutto, a fidarsi totalmente della Divina Provvidenza e a seguire, con totale disponibilità, la volontà di Dio. Volontà che ora l ha chiamata a continuare la sua vita di servizio lontano da Ceres e che, seguendo il suo esempio, tutti dobbiamo rispettare e amare. S. B. C. 12

13 La santità è anche missione Santa Teresa di Gesù Bambino, grande santa, a molti sconosciuta, ingigantita non nel clamore di una vita affascinante ma nell umile silenzio della sua piccola via. Santa missionaria e universale; missionaria nel mondo, ha comunicato Dio, il suo amore, la sua inesauribile misericordia. anche nella povertà di una spoglia cella di monastero. Aveva desiderato di poter raggiungere terre e popolazioni lontane per annunciare loro la Croce e la Risurrezione di Cristo. Ma la malattia ridimensionò le sue aspirazioni, riducendo gli spazi della sua presenza, ma certamente non l efficacia della sua incessante proposta di amore. Rileggendo gli scritti di Teresa di Lisieux affiora ed emerge la sua disponibilità a realizzare interamente una perfetta unità con l amore di Gesù Redentore. La figura di Teresa Martin è stata a volte travisata. La santina! Altro che questo sdolcinato appellativo! Una Santa eccezionale, di un energia interiore ineguagliabile, di una limpidezza spirituale unica ed assoluta che, paradossalmente, pur attraverso la sua pochezza nel mondo e nelle cose, ha raggiunto capillarmente e solidamente la sua universalità di testimonianza, di annuncio, di amore totale. Teresa missionaria per la consapevolezza eroica che Cristo va annunciato, attraverso il proprio convincimento e il proprio totale abbandono a Lui, anche vivendo in una povera cella di un monastero. Missionarietà universale, quindi, che potrebbe sembrare un paradosso, mentre Teresa ne dà una testimonianza che inchioda le nostre coscienze a credere e a volere quello che sembrerebbe impossibile. La sua missionarietà non espansiva ma intensiva ci insegna ad essere presenti sempre nel nostro ruolo di battezzati e di credenti per far sentire vivo quel Cristo nel quale si dice di credere, per rendere concreto ed evidente che l amore, la carità, la solidarietà, la condivisione non sono etichette eccezionali o concorrenziali ma sono valori assoluti. Quei valori che per ogni uomo, credente o meno, sono irrinunciabili: sempre. Un ritrovare la verità di un credo che richiamerebbe il mondo a uno stile di vita più rispettoso e più coerente nelle difficoltà delle nostre non sempre felici giornate. Adelmo Bitelli UN DONO Prendi un sorriso, regalalo a chi non l ha mai avuto. Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte. Scopri una sorgente, fa bagnare chi vive nel fango. Prendi una lacrima, posala sul volto di chi non ha pianto. Prendi il coraggio, mettilo nell animo di chi non sa lottare. Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla. Prendi la speranza e vivi nella sua luce. Prendi la bontà e donala a chi non sa donare. Scopri l amore e fallo conoscere al mondo Mahatma Gandhi 13

14 Cappella di San Rocco Ceres Proseguendo il percorso attraverso l architettura religiosa del Comune di Ceres parliamo della cappella situata nel capoluogo dedicata a San Rocco. E una delle cappelle più antiche del territorio comunale di Ceres: essa è stata infatti edificata nel In quell epoca le Valli di Lanzo erano funestate da pestilenze e si diffuse tra il popolo la devozione verso San Rocco, protettore contro questo morbo 2. Questo spiega perché non vi sia paese che non abbia qualche antica chiesetta o qualche altare dedicato a questo santo. Questa cappella venne citata nella relazione della visita pastorale fatta nel 1769 dall arcivescovo Francesco Lucerna Rorengo di Rorà, il quale di essa diceva che apparteneva alla Comunità ed era abbastanza decente, con icone lacera, circondata di arbusti e alberi (tagliare questi e provvedere una nuova icone) 3. Gli affreschi che ricoprono la facciata e le pareti interne risalgono alla metà circa del XVII secolo 4. Riguardo la loro realizzazione esistono due diverse interpretazioni: se leggiamo «IOANNIS VANOTI E CERES IUSSIT» risulterebbe che furono eseguiti su commissione del ceresino Giovanni Vanoti (membro di una famiglia che risulta effettivamente attestata a Ceres in quegli anni), quindi realizzati da un pittore a noi sconosciuto. Nel 1959, però, il barone Giovanni Donna d Oldenico lesse «IOANNIS VANOTI E CERES OPUS EX IUSSIT NOB. JOANNIS GRANDI» (opera di Giovanni Vanoti da Ceres per ordine del nobile Giovanni Grandi), e dedusse che le pitture fossero state eseguite da Giovanni Vanoti e che il committente fosse invece Giovanni Grandi 5. Questa eventualità è possibile in quanto un Giovanni Grandi si trasferì da Giaveno a Ceres proprio nei primi anni del Seicento 6, mentre un Giovanni Vanoti pittore era attivo in valle, dove affrescò la cappella di San Giuseppe ad Ala di Stura, nel Nella Relazione dello stato della parrocchia di Ceres il teologo Caveglia, il 10 marzo 1868, così descrisse la: Cappella di San Rocco sita pure vicino alla Borgata Capo-Luogo. E assai piccola, ha il pavimento in uno stato mediocre, il coperto interno a volta, l esterno a piastrelle, l [ ] di San Rocco, l altare in mattoneria, ossia in pietra con calce, la pietra sacra coi sigilli intieri. Ha due finestre ed una sol porta. E assai umida. Si celebra la messa letta nella festa di S. Rocco, ed è grande quanto occorre per la celebrazione della Chiesa Parrocchiale 8. 1 Cfr. G. e P. MILONE, Notizie delle Valli di Lanzo, Torino, 1911, p Ibidem, p Cfr. S. SOLERO, Storia onomastica delle Valli di Lanzo. Vol. 1 Ceres e la Valle d Ala di Stura, Torino, 1955, p Cfr. MILONE, Notizie cit., p. 269; S. CARPANO, Le Valli di Lanzo. Studio di storia, di arte, di folklorismo e guida per il turista, l alpinista e lo sciatore, Torino, 1a ed. 1931, 2a ed. 1952, p Cfr. G. DONNA D OLDENICO, Gli affreschi di Voragno ed il passaggio della Sindone in Val di Lanzo. (Società Storica delle Valli di Lanzo IV), Torino, 1959, p Cfr. A. BONCI, C. CALZA, Valli di Lanzo. Un altro punto di vista: guida alla ricerca di monumenti minori, popolari e poco noti, Santhià, 1999, pp Cfr. D. ALA, C. CARGNINO, R. MICHELETTA GINA, S. VITANTONI, Arte e paesaggi. Il Rinascimento nelle Valli, in Panorami, anno X, n 41, Chiusa San Michele, 2001, p Cfr. APC, Relazione dello stato della Parrocchia di Ceres 10/3/ Teologo Caveglia Nicolao Ambrogio Antonio. 14

15 Un tempo dunque questa cappella era delimitata da quattro pareti continue: possiamo osservare come si presentava alla fine dell Ottocento attraverso una fotografia d epoca. La facciata aveva tre finestre: due rettangolari, simmetriche rispetto alla porta d ingresso, ed una trilobata sopra la suddetta porta. Ai lati della porta era ornata da due esili lesene sormontate da un architrave che sovrastava la porta e le due finestre. Gli affreschi della facciata erano in pessimo stato di conservazione. In seguito venne costruito un portico antistante che poggiava su due colonne in pietra intonacata. L apertura dell arco e la conseguente collocazione della cancellata risalgono al 1979: i lavori sono stati progettati dal geom. Angelo Berta 9 e sono stati seguiti con particolare attenzione dal barone Giovanni Donna d Oldenico e dal prof. Mario Federico Roggero, allora preside della facoltà di Architettura presso il Politecnico di Torino 10. Tale collaborazione si rese necessaria dal momento che gli affreschi che ricoprono le pareti della cappella hanno un pregio notevole. Sulla facciata sono dipinti l Annunciazione ed alcuni santi tra cui è riconoscibile San Pietro, posizionato sotto l arcangelo Gabriele. All interno invece, entrando a sinistra si vedon effigiati santa Fortunata e un «S. ANT. PETRI DELPHINIAT»; a destra altri santi, tra cui san Sebastiano sormontato dalla scritta «IOANNIS VANOTI E CERES IUSSIT». Sulla parete di fondo sono raffigurati: in alto al centro la Madonna con il Bambino,a sinistra l arcangelo Michele, a destra san Rocco in atto di mostrare la coscia colpita dalla peste. In basso a sinistra san Giovanni Battista, a destra san Francesco. Sulla volta: Dio Padre circondato da angeli 11. Anche se ormai priva del sostegno centrale per il feretro, la struttura con facciata aperta a cui si accede tramite un cancello in ferro richiama il prototipo delle cappelle della posa. La posizione stessa ne conferma la destinazione d uso: essa infatti è collocata lungo l antica mulattiera che collegava la frazione Vana al capoluogo. Attualmente non è più utilizzata a tale scopo. 9 Cfr. Consiglio Pastorale Parrocchiale, in: Echi di Vita Parrocchiale. Ceres, anno LXIV, n 6, Ceres, 1977, p Cfr. Restauro Cappella di San Rocco, in: Echi di Vita Parrocchiale. Ceres, anno LXVI, n 10, Ceres, 1978, p Cfr. BONCI, CALZA, Valli di Lanzo cit., pp ; ALA, CARGNINO, MICHELETTA GINA, VITANTONI, Arte e paesaggi cit., p. 23. Fu il pellegrino per eccellenza e, anche il suo abbigliamento perpetuato dagli artisti, è re 15

16 E interessante conoscere qualche notizia in merito alla vita del santo patrono a cui è dedicata la cappella in esame. San Rocco fu confessore del XIV secolo. Rocco fu un personaggio metà storico e metà leggendario. Fu il pellegrino per eccellenza e, anche ilsuo abbigliamento perpetuato dagli artisti, è restato tipico del pellegrino: cappello largo, per riparare dalla pioggia e dal sole, mantello mezza gamba, detto proprio «sanrocchino» o «sarocchino», e in mano il bordone, cioè il lungo bastone con appesa la zucca per l acqua. Sotto il mantello, in cintola, un rosario dai grossi grani e, sul petto, simile ad un ornamento araldico, una conchiglia marina che era, per il pellegrino, l indispensabile strumento per attingere l acqua dalle polle a fior di terra come dai fiumi impetuosi. Il San Rocco della leggenda e della storia nacque a Montpellier, in Francia, verso l anno 1300 da famiglia onorevole anche se non nobile. Rimasto orfano non ancora ventenne, divise tra i poveri le proprie sostanze e partì alla volta di Roma, pellegrino come tanti altri, verso la sepoltura degli Apostoli. Fu il primo ma non l ultimo viaggio devoto del pellegrino per eccellenza il quale però presto si accorse che lo spostarsi a piedi, solo e povero da un santuario all altro, poteva essere un ottimo esercizio ascetico, ma non era ancora eroica santità. Complice nella sua decisione fu la peste che in quegli anni devastava l Europa e l Italia in modo particolare. Ad Acquapendente, sulla via di Roma, il pellegrino si dedicò con fervore alla cura degli appestati senza temere il contagio del terribile morbo. Da allora, ogni città in cui San Rocco fece tappa, fu palestra della sua inesauribile carità verso gli appestati, lievitata dal soprannaturale fermento del miracolo. Anch egli contrasse la malattia e, con la gamba dolorante per un bubbone, si fermò in riva al Po, presso Piacenza, isolato da tutti, per non essere di peso a nessuno. Si dissetò con l acqua di una polla e si sfamò con il magro cibo che ogni giorno un cane randagio gli portava, quel cane che appare in tutte le raffigurazioni del Santo pellegrino. Divenne così per il popolo, il prodigioso soccorritore di Piacenza. Guarito, volle riprendere la strada di casa per ritornare a Montpellier: qui nessuno lo riconobbe, anzi venne scambiato per una spia e rinchiuso in carcere. Per cinque anni si consumò nella reclusione, finché morì il giorno dell Assunta del 1327 e, solo allora, venne riconosciuto dai concittadini e dai parenti. 1 16

17 La leggenda aggiunge che le reliquie del Santo di Montpellier vennero poi trasportate a Venezia, dove la devozione fiorì in modo particolare. Germogliò anche l arte, nella chiesa a lui intitolata e nella contigua cosiddetta «Scuola di San Rocco» dove il Tintoretto, nel Cinquecento, dipinse le sue più suggestive e frementi tele 12. La festa di San Rocco, compatrono di Ceres, ricorre il 16 agosto. Paola Massaglia Le cappelle della posa Le cappelle della posa, tipiche dei paesi di montagna, sono generalmente ubicate sulla strada di fondovalle in corrispondenza dello sbocco di mulattiere che scendono dalle borgate. Questa tipologia di cappelle è caratterizzata dal fatto di essere solitamente molto piccole e praticamente prive di facciata, sostituita il più delle volte da un cancelletto in legno o in ferro. Sono semplici costruzioni di sosta e di riparo dei portantin durante il trasferimento dei defunti dalle frazioni verso il capoluogo, dove si svolge la sepoltura. Al loro interno hanno come unico arredo, nel centro del locale, un supporto in muratura o in pietra per poggiare il feretro. La loro funzione è infatti legata al trasporto dei cadaveri verso la chiesa parrocchiale. Quando moriva qualche abitante delle frazioni, parenti ed amici dovevano trasportare il cadavere in paese: l unica possibilità era quella di portarlo a spalle, percorrendo le mulattiere, spesso ripide, che collegavano la borgata al capoluogo. Era un opera di pietà molto faticosa che necessitava di numerose soste e cambi di portatori. Così, alla fine della mulattiera che scendeva dalla borgata, in molti casi vennero costruite queste cappelle, dove la salma veniva posata sull apposito supporto e dove il defunto veniva accolto dal sacerdote e dai compaesani, che lo accompagnavano poi in parrocchia e successivamente al cimitero. Da un po di anni a questa parte queste cappelle non assolvono più alla loro funzione di pose dei morti. Paola Massaglia 2 Per informazioni sulla vita dei santi cfr. P. BARGELLINI, Mille Santi del giorno, Firenze,

18 PER NON DIMENTICARE! 6 luglio L Italia è in guerra; una guerra che si dimostra ovunque in tutte le sue peggiori barbarie: persecuzioni, torture, deportazioni, fucilazioni; la sua popolazione, dal sud al nord, è stretta da una morsa terribile. In questa situazione nasce la resistenza che costerà tanto sangue. Quel 6 luglio, qui nelle Valli, un piccolo drappello di partigiani della Brigata Garibaldi riesce ad impadronirsi di due cannoni appartenenti al Comando tedesco che erano su vagoni ferroviari militari sulla linea Torino Ceres; lo scopo era quello di fermare i tedeschi che risalivano la Valle per un rastrellamento. Uno di questi cannoni viene piazzato lungo la strada provinciale che collega Ceres con Ala e Balme, nella borgata di Chiampernotto, sul ponte di Rio Crusiassi. Rapido è l inseguimento dei tedeschi che, giunti a Ceres, sparano su ogni possibile bersaglio per colpire la postazione. Nello stesso tempo, con un megafono. avvisano la popolazione che, se non verrà reso noto il luogo dove i cannoni sono stati posizionati, passeranno di casa in casa per bruciarle. Alcuni partigiani riescono a fuggire ma due, purtroppo, vengono colpiti. Sono Claudio Lauretta che morì alla prima cannonata, con il corpo martoriato e Armando Cesan che, ferito gravemente, fu trasportato dagli abitanti al riparo sotto una balma vicino alle case di Chiampernotto e morì fra atroci dolori invocando sua madre. Entrambi avevano venti anni! I poveri corpi rimasero per ben due giorni sotto il sole cocente. Monsignor Filippello, Vicario di Ceres, si recò al Comando tedesco, con grave rischio per se stesso, e riuscì ad avere il permesso di dare sepoltura a quelle povere salme. Bisognava portarli a Ceres ma, in quel periodo, nessun uomo poteva intervenire perché sarebbe subito stato arrestato. Monsignor Filippello invitò donne e ragazze della borgata a venire in aiuto. Risposero subito con tanta disponibilità le tre sorelle Poma, Maria, Tildina, Domenica, e altre giovani: Bertoldo Maria, Castagneri Iolanda, Solero Odette, Solero Redenta, Castagneri Redentina, queste ultime tre di Bracchiello. Caricate le due bare sopra un rudimentale carretto, molto pesante e tirato a forza di braccia, al mattino prestissimo scesero lungo la strada provinciale fino a Ceres. Monsignor Filippello era in attesa per un ultima benedizione. All inizio del paese le casse furono caricate sulle spalle delle giovani fino al cimitero, ove avvenne la tumulazione. La lapide marmorea, posata sulla roccia lungo la strada di Chiampernotto, è la triste testimonianza del sacrificio di quei giovani ragazzi. Lia Poma 18

19 La festa dell Assunta a Ceres Il risvolto profano della festa dell Assunzione, Mèisòst, presenta una molteplicità di rimandi ad antiche tradizioni e racchiude in sé la traccia dei popoli vissuti tra queste montagne. Uno dei simboli più interessanti è sicuramente la pianta di tiglio eretta sulla piazza, davanti al Municipio, cui vengono mantenute solamente le fronde della cima, ornate con nastri di carta, dalle quali, ad una distanza di circa tre metri lungo il tronco, si posiziona lou mufai, un viluppo di paglia. Questa usanza, un tempo diffusa in molte parti d Europa, affonda le sue radici nell antichissimo culto rivolto agli alberi con lo scopo di portare al villaggio tutte le benedizioni che lo spirito della vegetazione ha il potere di diffondere intorno. Le religioni antiche considerano infatti gli alberi come esseri umani con il potere di far cadere la pioggia, splendere il sole, moltiplicare le mandrie e le greggi e far partorire le donne. Nel centro Europa il tiglio era simbolo di immortalità e veniva considerato albero sacro; era piantato nelle strade dei villaggi per proteggere i contadini dal male. Già nell antica Grecia era venerato il pino sacro cui si appendevano fasce e crotali (strumenti di bronzo simili a nacchere) nel culto riservato a Dioniso. I nastri di carta che ornano la cima del tiglio e gli splendidi bindej ricamati che addobbano le rame infisse sui pani della ciarità simboleggiano l unione della comunità che trae beneficio e vita dall albero, testimoniano da quanto lontano nel tempo questa tradizione sia giunta a noi. Risulta poi ben noto il culto riservato agli alberi da parte dei Celti i quali sceglievano i propri luoghi sacri all interno di selve oscure ed ai rami degli alberi appendevano le offerte sacre. Altra simbologia antichissima è rappresentata dall accensione del falò. Questo diffusissimo rituale si associa ad usanze pagane, quale omaggio al dio sole: l adorazione del fuoco e del sole rappresenta infatti la prima manifestazione per mezzo della quale l uomo scoprì il suo istinto religioso; i poteri fecondanti dell astro, sorgente di vita, rappresentati dal fuoco del falò, erano sempre presenti nei riti dedicati alla Terra Madre come suscitatori delle forze terrestri, tali da rendere fertili i campi, gli animali e gli uomini. All epoca dell antica Roma, ad esempio, durante le feste campestri in onore di Pale, divinità protettrice dei pascoli, si facevano girare le greggi intorno a falò di paglia per evitare che venissero assalite dai lupi e gli stessi pastori saltavano attraverso le fiamme secondo un rito comune a molti popoli primitivi. 19

20 I fuochi avevano inoltre il compito di allontanare le tenebre, raffigurazione del male, e quindi i demoni, le streghe, gli spiriti maligni, prevenendo i sortilegi e le malattie; il rinnovamento del fuoco costituiva dunque un esorcismo e il suo modo di comportarsi rivestiva per gli antichi un valore divinatorio, tale da indicare il futuro. Ancora oggi si crede che il falò d Mèisòst abbia il potere di predire l avvenire: infatti se brucia la punta del tiglio, seguirà un anno di prosperità per l intera comunità ceresina, mentre il priore o la priora che per primo riesce ad incendiare le fascine si sposerà entro l anno. Al falò, infatti, il fuoco viene appiccato con candele accese in chiesa dalle due coppie di priori che si posizionano ai quattro angoli della catasta e ruotano intorno ad essa da destra a sinistra; in seguito danzano intorno al falò quattro courende, chiamate virouiàss, molto veloci e sfrenate ed un valzer, sempre girando in senso antiorario. Il girare intorno è un altra ritualità densa di significati che pare derivare da una tradizione sacra ai Celti i quali, a loro volta, l avevano ricevuta da precedenti religioni legate al sole. Essa è infatti immagine della corsa apparente del sole, da est a ovest, ed ha come fine il prendere possesso di qualcosa posta al centro, in questo caso l albero e il fuoco, per trarne i suoi benefici. Tale ritualità è passata in ambito cristiano delle cosiddette novene che si giravano attorno ad alcuni edifici sacri pregando e cantando inni: ad esempio, un tempo questo avveniva presso il santuario di Santa Cristina allorché si compivano nove giri, sempre da destra a sinistra, intorno alla cappella, ma anche presso il Santuario della Madonna Nera di Forno Alpi Graie, presso il santuario della Madonna del Ciavanìs e di Sant Ignazio sul monte della Bastia. Un ultima usanza da prendere in considerazione è quella di appuntare li galët sul petto dei membri della badìa e di tutti coloro che hanno prestato il proprio aiuto per l allestimento della festa. Il galletto, un disco di pasta dura, in forma di ruota solare raggiata, terminante a testa di gallo, tinto con rosso d uovo o minio, è un simbolo antico che un tempo era distribuito in molti paesi delle Valli e conservato appeso al capo del letto, sicuramente come propiziazione alla fecondità, ma anche contro i fulmini e i malefici. L associazione sole-gallo unita alla simbologia del numero nove (tanti erano gli anelli disposti sul bordo esterno, rappresentanti ancora una ruota solare), fa ritenere che essi derivino da lontani riti agrari e dal mondo dei Celti. Ariela Robetto 20

21 Un esperienza di volontariato: Hospitlité Notre Dame de Lourdes L Hospitalité Notre Dame de Lourdes nacque una decina di anni dopo le apparizioni, quando cinque uomini promisero nelle mani dell arcivescovo di Tarbes di aiutare i malati che venivano al santuario. Erano i primi cinque brancardiers, i barellieri che aiutavano a trasportare gli ammalati dai treni fino alla Grotta. A loro si unirono, sotto la direzione delle Suore di Nevers, le prime sorelle di assistenza che si occupavano dei bisogni degli ammalati durante il loro soggiorno. Oggi l Hospitalité è formata da più di volontari che provengono da circa 180 paesi del mondo e che donano almeno una settimana all anno al servizio presso i santuari. Ognuno di noi segue un percorso di formazione che dura quattro anni dove ci vengono insegnati, da una parte i metodi corretti per adempiere ai vari compiti e dall altra lo spirito che ci deve accompagnare nella nostra settimana e nella nostra vita. Al quinto anno di stage, oltre ai compiti che ci sono assegnati, si compie un breve ritiro spirituale per prepararci all Engagement cioè alla stessa promessa che fecero i primi cinque brancardiers di venire a servire gli ammalati a Lourdes una settimana all anno fino a quando forze e salute lo permettono. E una promessa che ognuno fa con se stesso, nel suo cuore, e cerca di mantenere chiedendo la grazia e la forza a Chi ha operato questa piccola chiamata. Non è un voto: molti devono interrompere per alcuni periodi della propria vita la venuta a Lourdes, ma poi si riprende e si torna. Dopo altri cinque anni si può chiedere la Confirmation dove si promette di portare l impegno di servizio anche nella vita di ogni giorno e all interno della propria parrocchia. I servizi svolti possono andare dalle piscine, dove ci si occupa degli ammalati e pellegrini nelle varie fasi dell immersione, all organizzazione dei soggiorni degli altri hospitaliers, dal supporto alle liturgie, al servizio in stazione o in aeroporto e altro ancora. Per alcuni anni sono andata come volontaria nei pellegrinaggi UNITALSI, quest anno invece ho voluto provare l esperienza come hospitalière. Mi sono trovata molto bene, accolta con molta semplicità e con amicizia, in un gruppo ben organizzato con tempi precisi di lavoro, preghiera e formazione. Ho potuto vivere una settimana serena con molto lavoro, impegnata per otto ore al giorno nelle attività o nella formazione, con tempo per me, per la preghiera personale e per una birra serale con gli altri hospitaliers. Ho conosciuto moltissimi pellegrini, in quanto ero assegnata al servizio Oggetti Smarriti; era emozionante veder tornare il sorriso sul volto delle persone che ritrovavano i loro oggetti più o meno preziosi. Ho assistito a bellissime funzioni effettuate sull Esplanade da gruppi provenienti da tutto il mondo. Mi ha particolarmente colpita la funzione delle Rose che i pellegrini tedeschi celebrano ogni mercoledì e domenica: alle si ritrovano all altare esterno della Basilica del Rosario portando rose con cui il sacerdote prepara composizioni per gli altari della Madonna. C è chi arriva con una rosa e chi con mazzi da dodici, ma tutti portano i fiori. Ho chiesto la ragione di questa funzione: mi hanno risposto che erano tutti lì in visita alla Madonna e che quindi tutti, come è consuetudine, portavano i fiori come omaggio alla Padrona di Casa! E poi quest anno non potevo proprio mancare a Lourdes perchè veniva la Corale con gli amici di Ceres, Da brava infiltrata nell organizzazione, ho potuto preparare la parte liturgica del pellegrinaggio e farmi trovare al lunedì sera davanti all albergo, proprio all arrivo del pullman facendo loro una gradita sorpresa. Ora aspetto la prossima estate per poter organizzare nuovamente la settimana a Lourdes sperando di portare con me qualche altra persona di buona volontà che voglia donare un po di tempo alla Madonna e a quanti malati e pellegrini accorrono a Lei. Maria Isabella Calastri 21

22 LA CORALE VALLI DI LANZO A LOURDES Lourdes : il 150 anniversario delle Apparizioni della Madonna è celebrato solennemente nel corso dell anno giubilare in tutto il mondo e, naturalmente, soprattutto a Lourdes che ha visto l avvicendarsi nella Grotta ai piedi di Maria di migliaia e migliaia di pellegrini, tra i quali il più illustre è stato il papa Benedetto XVI, che vi si è recato appositamente dal 13 al 15 settembre. Il 2008 però non è finito e molti devoti avranno ancora la possibilità fare il pellegrinaggio nel corso dell autunno. Certamente il modo migliore per andare a Lourdes è quello di unirsi alle tante persone, dame e barellieri, che, con una preziosa opera di volontariato, si offrono di accompagnare e servire i moltissimi ammalati, che rappresentano senz altro la presenza più significativa tra i visitatori di questa singolare cittadella della speranza, come l ha chiamata il Papa. Il richiamo della Vergine Immacolata e di santa Bernardetta è sempre forte e, spesso, chi è profondamente provato dalla malattia trova nel viaggio a Lourdes la forza di continuare un esistenza difficile e talvolta ottiene persino la guarigione fisica. Meno meritorio, ma ugualmente sentito e salutare, è il pellegrinaggio di chi, da solo o in gruppo, va a Lourdes per ragioni spirituali o per testimoniare il suo affetto per la Madonna, con il proposito sincero di tornare a casa, dopo l incontro toccante e commuovente con una realtà così straordinaria, interiormente arricchito e almeno un po trasformato,. Lourdes può dare qualcosa di buono a ciascuno, basta saperlo trovare, magari facendosi largo tra le immagini scintillanti o persino pacchiane dell apparato commerciale che invadono tutto il centro della città ( non scandalizziamoci troppo: dare vitto e alloggio contemporaneamente a migliaia di persone ogni giorno ed accontentare tutti nel legittimo desiderio di portare a casa qualche ricordo per sé o per amici e parenti giustifica un organizzazione turistica di quel tipo!) Personalmente la cosa che più mi emoziona, una volta varcati i cancelli del Domaine de la Grotte, è la moltitudine di persone di ogni lingua e razza che, con la gioia negli occhi, camminano tra l Esplanade e la Grotta o sulla Prairie e nelle varie basiliche, sempre aperte ed affollate. Si passa e si sente cantare e pregare in tutte le lingue in tutti gli angoli possibili, una vera polifonia di voci che non creano confusione, ma, stranamente, si combinano in armonia perché a dirigere l esecuzione il Direttore è uno solo : probabilmente in paradiso le cose funzionano proprio così. Particolarmente bella e numerosa la presenza dei giovani, ragazzi e ragazze che si muovono con allegria e spontaneità con le loro divise, impegnati nel servizio o nella liturgia: evidentemente e fortunatamente la fede non è solo per la terza età e anche un giovane può manifestarla apertamente e senza il timore di farsi vedere dagli altri. 22

23 Una cospicua rappresentanza della Corale Valli di Lanzo è stata a Lourdes tra il 21 ed il 24 luglio rinnovando un esperienza già vissuta nel 1988 in occasione di uno speciale Convegno delle Cantorie italiane e nel 2001 con una breve tappa, il 10 febbraio, vigilia della festa annuale, nel corso del gemellaggio con la corale A croche coeur di Tolosa. Anche questa volta è stato possibile partecipare con il canto alle funzioni caratteristiche del pellegrinaggio che sono punteggiate dalle due processioni quotidiane e culminano nella Messa internazionale del mercoledì e della domenica. Il programma serrato di appuntamenti, prenotati meticolosamente per la Corale da Isabella Calastri, che era già in servizio sul posto, ha incluso anche una bella Via Crucis e la messa conclusiva nella basilica superiore celebrata da don Celestino che, in ottima forma, ha aggiunto un ulteriore tassello ai festeggiamenti per il 60 di ordinazione. I frutti musicali di questa visita tutti avranno modo di sentirli perché da Lourdes giungono alcuni canti liturgici nuovi, che saranno presto inseriti nel repertorio della corale. Un indimenticabile esperienza e anche un viaggio particolarmente fortunato perché l organizzazione ha funzionato molto bene, il tempo è stato ottimo e si è trovato anche il tempo di fare una tappa turistica in Camargue, con inclusa la visita di Montpellier, patria del compatrono San Rocco. Spiace per quanti non hanno potuto essere presenti, ma, certamente, come si dice: sarà per un altra volta. Gian Michele Cavallo 23

24 ESTATE RAGAZZI Avventure al lago! Siamo quasi arrivati?. Era questo l S. O. S. che lanciavano i ragazzi a noi animatori mentre salivamo per i ripidi pendii verso le mete delle nostre gite in montagna del martedì. Quest anno il filo conduttore delle nostre uscite per conoscere e rispettare la montagna, divertendosi, è stato il tema del lago (ad esclusione della prima e dell ultima gita). Siamo partiti con il primo martedì diretti a San Giacomo; la camminata era breve, ma ci è servita per forgiare le nostre gambe e per non stancarci troppo. Ci siamo fermati davanti alla cappella per ringraziare San Giacomo prima di proseguire nel pomeriggio verso la cresta spartiacque, da dove abbiamo potuto ammirare uno splendido panorama sulla pianura s o t t o s t a n t e fino a Torino. Il martedì seguente causa brutto tempo la gita fu rimandata di una settimana; ed eccoci diretti verso il Lago Afframont, dove qualcuno ha anche trovato un bel porcino. Zaino in spalla alle 8:00 la settimana successiva si partiva diretti verso il Lago Paschiet, in cui qualcuno ha fatto il bagno mentre le mucche lo guardavano dalla riva. Cambiando vallata, la meta successiva è stata quella del Lago di Malciaussia, da cui due animatori hanno voluto proseguire verso il Lago Nero. Purtroppo la meta della settimana seguente, il Lago del Moncenisio, non l abbiamo potuta raggiungere, causa strada interrotta; si è così cambiata rotta verso Oulx, dove abbiamo imparato a giocare a scacchi e dove siamo stati accolti dai Salesiani presenti in quel ridente borgo della Valle di Susa. Per concludere l estate in bellezza abbiamo scelto per la nostra ultima gita Santa Cristina. Inoltre sabato 09 Agosto, al termine di tutte le attività, si è organizzata una grande festa in Parrocchia con tutti gli animatori, tutti gli animati, il Parroco, i genitori e tutti quelli che hanno voluto unirsi a noi. Non ci resta che augurarvi il nostro arrivederci al prossimo anno, quando il tema delle gite sarà scopritelo venendo in gita con noi!!! 24

25 Ancora insieme per Caccia al Tesoro e Ceresiadi Pronti, partenza, via! Il 10 Agosto una schiera di piccoli atleti ha messo alla prova le sue abilità sportive nelle Olimpiadi ceresine. Tra salti, lanci del peso e maratone abbiamo passato una domenica in compagnia, premiando alla fine i tre vincitori di ogni categoria per ogni disciplina. Per i piccoli campioni è stato offerto un ghiacciolo al termine della manifestazione. Le discipline toccate sono state i 100metri, i 100metri-ostacoli, i 400metri, gli 800metri, il lancio del peso, il salto in alto, il percorso per i piccoli e per il gran finale la maratona nelle vie del paese. Il martedì seguente si è svolta la caccia al tesoro, nella quale sette coppie di baldi giovani hanno corso su e giù per Ceres alla ricerca di indizi e tracce per giungere alla fontana degli alpini. Lì hanno poi sfilato con le maschere che avevano precedentemente preparato, al fine di guadagnare altri punti utili per vincere il tanto agognato tesoro: un pacchetto da 1kg di caramelle, un buono per le crepes, e una teglia di pizza. Queste organizzazioni hanno avuto un grandioso successo e vogliamo riproporle il prossimo anno, quando vi aspetteremo ancora più numerosi per divertirci insieme. E un altra estate è passata in allegria... Et voilà! Eccoci giunti alla fine di un altro anno della nostra magnifica Estate Ragazzi. I nostri pomeriggi sono volati come al solito fra giochi, merende, chiacchierate, canti, preghiere, gavettoni e partite a pallone. L attività pomeridiana iniziava alle 14:30 con il ritrovo in oratorio per gli animatori; verso le 15:00 Don Celestino ci aspettava con i nostri ragazzi in Chiesa per imparare qualche canto nuovo, per ringraziare quotidianamente il Signore e chiedergli un aiuto nel nostro non facile compito di educatori, imparando anche alcuni episodi famosi della Bibbia con la lettura di un testo adattato per i giovani. Alle ore 16:00 si andava al campetto tutti insieme per giocare e socializzare divertendosi; un oretta più tardi si faceva merenda con i mitici Farcitì e un bel bicchiere di CocaCola, prima di andare con i maschietti al campo sportivo per la tanto attesa partita a calcio, mentre le ragazzine restavano con le animatrici a disegnare e giocare a pallavolo nel campetto parrocchiale. Le attività si concludevano alle 18:30 quando i genitori o i nonni venivano a recuperare i piccoli monelli e noi animatori facevamo il resoconto della giornata, il punto della situazione e il programma per l indomani. Come non dire grazie a chi ha permesso ancora una volta tutto ciò? E allora ringraziamo particolarmente animatori e animatrici, Don Celestino, tutti coloro che ci hanno dato una mano e i ragazzi con le loro famiglie per la collaborazione. Come concludere dunque? Arrivederci al prossimo anno!!! Vi aspettiamo numerosi!!! Gli animatori di estate ragazzi 25

26 RINGRAZIAMENTO I festeggiamenti patronali di ferragosto hanno avuto notevole successo grazie all attiva partecipazione di ceresini abitanti e villeggianti, giovani e meno giovani, all attività organizzativa e allo svolgimento delle manifestazioni. La redazione del Bollettino, con il nostro amato e attivo don Celestino ringrazia tutti coloro che si sono lasciati coinvolgere e hanno dedicato tempo prezioso e intelligente lavoro per mantenere viva l antichissima tradizione di omaggio e invocazione alla patrona di Ceres, Maria Assunta in Cielo, ed a San Rocco, copatrono, con i consueti riti religiosi e le tradizionali manifestazioni che affondano le radici nella secolare cultura valligiana. Cultura che dobbiamo sempre più conoscere e vivere per poterci aprire consapevolmente e serenamente al mondo ormai globalizzato e poter essere protagonisti nella nuova società. Un grazie tutto particolare va ai Priori che hanno partecipato con gioiosa consapevolezza e impegno alla preparazione e allo svolgimento delle feste patronali. Si sono distinti per la puntuale presenza alle cerimonie religiose e per il rigoroso rispetto delle tradizioni, anche nei dettagli dei bellissimi costumi indossati. Hanno anche dimostrato grande sensibilità decidendo di devolvere l attivo dei festeggiamenti alla Parrocchia ed a tutte le Opere e Associazioni di Ceres. Il ringraziamento va anche alla Pro Loco, non solo per l attività svolta durante le feste patronali, ma per le numerose iniziative che hanno resa viva e piacevole l estate ed hanno coinvolto intensamente ceresini e villeggianti, facendo conoscere, al di là dei confini, il nostro bel Paese e le Valli di Lanzo. E grande motivo di gioia e di speranza la presenza e la partecipazione attiva di tanti giovani. Ci riferiamo anche alla intensa e lodevole attività di volontariato svolta dagli organizzatori di estate ragazzi, iniziativa che si rinnova ormai ogni anno e che, nell ambito di un ampio progetto educativo, offre un sano divertimento ai partecipanti. Questa bella comunità di ceresini e non ceresini provenienti da luoghi vicini e lontani, rivela la realtà di un paese radicato nelle proprie tradizioni ma aperto al mondo e capace di superare eventuali problemi che, alla luce di un pensare in grande, appaiono di poco conto. E, quanto alla provenienza da paesi lontani, la redazione del Bollettino esprime anche un sentitissimo grazie a don Raul Baziomo che, con saggia e intensa partecipazione, ha presieduto le celebrazioni liturgiche delle feste patronali; le sue parole che ci saranno di aiuto nel nostro cammino di vita. La Redazione 26

27 L AVIS DI CERES COMPIE 20 ANNI Domenica 8 giugno, a Ceres, una bella festa di compleanno! Sono passati 20 anni dalla fondazione della Sezione AVIS e la celebrazione della ricorrenza è stata davvero adeguata allo sviluppo che ha avuto l Associazione. Lo dimostrano i numerosi riconoscimenti che sono stati dati ai soci durante il pranzo sociale con il quale si sono conclusi i festeggiamenti. Dalla benemerenza verde ai soci più recenti con 8 donazioni, attraverso le benemerenze verde, blu, rossa, oro sempre più importanti, fino alla benemerenza oro con rubino che premia 75 donazioni. Non è possibile indicare i nomi degli oltre sessantacinque premiati, tra i quali tanti giovani, tutti davvero benemeriti, ma è motivo di grande gioia e di speranza sapere che tante persone che vivono in mezzo a noi, hanno ripetutamente donato qualcosa di sé per aiutare altri, neppure conosciuti, arrivando forse anche a salvarne la vita. E veramente una bella notizia in un mondo dove i mass media diffondono quasi solamente le notizie brutte! Questo slancio di solidarietà è dovuto all intelligente attività di sensibilizzazione che coinvolge anche i bambini. Sulle vetrine dei negozi e degli altri locali erano, infatti, esposti disegni, molto ammirati, nei quali gli allievi di terza media della Scuola Murialdo, guidati dalla prof. Francesca Trezzani, avevano espresso il significato che per loro aveva donare il sangue. Le numerose Sezioni della zona che hanno partecipato alla festa e i tanti simpatizzanti sono stati accolti dal Sindaco, Giovanni Battista Poma, dal Presidente della Sezione, Gian Carlo Sartoretti, dal Vice Presidente Doriano Poma, e dalla madrina Anna Barocelli, nella Sala consigliare del Comune ove è stato offerto un rinfresco. Dalla piazza del Municipio è poi partita la sfilata dei labari delle Sezioni, accompagnata dal Corpo Musicale Alpino di Ceres, diretto dal Maestro Gian Michele Cavallo, e seguita da molti partecipanti. Ha attraversato le vie del paese arrivando fino alla piazza del Campanile vecchio ove è stato lasciato un omaggio floreale ai caduti e ritornando poi da dove era partita per sostare davanti al monumento al donatore, ove è stato solennemente eseguito l inno dell AVIS. Erano presenti le rappresentanze delle consorelle di Balangero, Coassolo, Cafasse, Givoletto, Lanzo Torinese, Vauda, Germagnano, Grosso, Rocca, Mezzenile, Mathi e Viù, il rappresentante dell AVIS Provinciale, cav. Giovanni Cianchetti e il Vice Presidente dell AIDO, cav. Franco Tomatis. E seguito un momento molto importante: la partecipazione alla Santa Messa in suffragio dei soci defunti celebrata dal Parroco, don Celestino Massaglia che, dopo le belle parole dell omelia, ha benedetto una pregevole targa in legno, donata dall Associazione Amici del Legno delle Valli di Lanzo, della quale fanno parte alcuni avisini, destinata ad essere collocata nell atrio del Cimitero, a ricordo del ventennale della Sesione. All uscita dalla chiesa una pioggia quasi torrenziale ha affrettato il percorso verso il Ristorante Cantoira ma non ha tolto il buon umore e il piacere di trovarsi insieme in questa grande, festosa ricorrenza. Doriano Poma 27

28 85 ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE DEL GRUPPO A. N. A. DI CERES ES I tre giorni di festeggiamenti, preparati dal faticoso lavoro del Gruppo alpini di Ceres, si sono svolti con buona partecipazione di alpini, amici e popolazione. Tutto il paese è stato decorato con tricolori, ad opera degli alpini che ringraziano tutti coloro che hanno aperto le proprie case ed accettato di esporre le bandiere. Sulla piazza del Municipio è stato montato il grande Pala Alpini che è stato la sede di tutti gli intrattenimenti. Venerdì 29 agosto una delegazione di alpini ceresini, guidata dal Capo gruppo Giuseppe Tasca, ha portato un ricordo floreale al cimitero di Leinì, dove riposa la signora Caviglietto precedente madrina, e al cimitero di Ceres, a ricordo di tutti gli alpini andati avanti. Nella serata si è aperta la festa con il ballo liscio dell orchestra spettacolo Beppe Giotto. La sera di sabato 30 agosto, gli oltre cinquanta componenti del Coro alpino Sette Larici di Coredo (TN) in Val di Non, che al mattino erano stati accompagnati al santuario della Madonna Nera di Forno Alpi Graie, si sono esibiti con grande successo di fronte a un pubblico attento e numeroso. I canti di montagna sono stati a lungo applauditi, in particolare La Montanara, nata nelle nostre Valli. Si svolto anche uno scambio di omaggi e targhe tra il Sindaco di Ceres, Giovanni Battista Poma, coadiuvato dal Vice-capo gruppo degli alpini, Marino Poma, e il Presidente del Coro, dottor Paolazzi. Sono arrivati da Sanzeno (TN) in Val di Non anche una ventina di rappresentanti del locale Gruppo alpini, da tempo in costante contatto con i nostri. Questa amicizia è nata per i rapporti che la famiglia del cav. Ottorino Cicolini, in passato gestore dell Albergo Ceres e della locale Scuola alberghiera ed ora residente nella natia Val di Non, ha continuato a mantenere con la comunità ceresina. Infatti anche i suoi figli, Ignazio e Giuliano, sono venuti a Ceres. 28

29 Domenica 30 agosto, dopo una serata e soprattutto una nottata di festa, nella più sana tradizione dei raduni alpini, si sono svolte le celebrazioni ufficiali. Un rinfresco, egregiamente preparato dalla infaticabile Jose della gastronomia Il buongustaio e le note del Corpo musicale Alpino di Ceres hanno accolto gli oltre cinquanta gagliardetti intervenuti, il labaro della Sezione A. N. A. di Torino, il Gonfalone del Comune di Ceres, dell Associazione Combattenti, dell Associazione Carabinieri in congedo, dell A- VIS ceresina e dell Associazione Arma aeronautica di Ciriè-Valli di Lanzo, con un nutrito gruppo di soci. Dopo la posa delle corone ai monumenti dei caduti e la sfilata, per le vie di Ceres fino alla piazza centrale, con la Madrina Ambrogina Vercellone e con alcune ragazze nel tradizionale costume valligiano, si è svolto l alzabandiera presso il monumento alle Penne Mozze, seguito dalla solenne Messa al campo celebrata dal parroco don Celestino Massaglia che si è conclusa con la commovente Preghiera dell alpino, letta dal Segretario Fabio Prandino, e dal canto Signore delle cime, eseguito dal Coro Sette larici. Sono poi intervenute le Autorità, il Generale C. A. Adami, Giuseppe Tasca, Capo Gruppo di Ceres, il Sindaco Giovanni Battista Poma, Giorgio Chiosso, Presidente della Sezione di Torino. I festeggiamenti si sono conclusi con un ottimo pranzo preceduto dallo scambio di targhe tra il Capo Gruppo di Ceres e il Capo Gruppo di Sanzeno, Gilberto Widmann, e tra il rappresentante del comune di Coredo e il Sindaco di Ceres. Gli alpini desiderano ringraziare don Celestino, per la disponibilità che sempre dimostra nei loro confronti, la Corale delle Valli di Lanzo, il Coro musicale alpino e tutti i soci e i volontari che si sono resi disponibili per la buona riuscita della manifestazione. M. P. 29

30 NELL UNITA PASTORALE Esercizi Spirituali La nostra Unità Pastorale, anche quest anno, ha offerto a tutti la possibilità di vivere momenti intensi di riflessione e di preghiera. Il 14, 15 e 16 giugno, nella Chiesa parrocchiale di Ceres, don Pietro Granzino ha nuovamente guidato gli Esercizi spirituali durante i quali abbiamo meditato sul tema della speranza, in armonia con le numerose sollecitazioni della Chiesa, prime fra tutte quelle del Santo Padre nell Enciclica Spe salvi e quelle del nostro Cardinale nel Messaggio natalizio Lasciateci la speranza, già ricordato nel Bollettino di febbraio. La speranza è una fiaccola che dobbiamo tenere sempre accesa per illuminare le tenebre di una società in cui la diffusa caduta dei valori ha aperto la porta alla dissacrazione della vita ed a crisi di ogni genere. Più numerose dell anno scorso sono state le persone che, tralasciando gli impegni e vincendo la stanchezza o la tentazione della pigrizia, sono riuscite ad essere in chiesa alle 20,30 per concedersi momenti forti, ricchi di letture, preghiere e messaggi, intercalati da pause di silenzio, e di ascolto. Tra i numerosi spunti proposti alla riflessione personale, desidero ricordare due episodi del Vangelo, molto conosciuti. Lo sfondo è comune: un lago e una barca sulla quale si trovano gli Apostoli. Nel primo episodio, una improvvisa tempesta rischia di far affondare la barca sulla quale c è anche Gesù che dorme tranquillamente; i discepoli, spaventati, lo svegliano e implorano Salvaci, Signore, siamo perduti! ; Lui risponde Perché avete paura, uomini di poca fede? (Mt. 8, 23-27) e poi placa i venti e le acque. Nell altro episodio Gesù cammina sulle acque per raggiungere i discepoli e invita Pietro, che vuole andargli incontro, a fare altrettanto; l Apostolo senza esitazione scende in acqua ma, ad un tratto, impaurito per la violenza del vento, comincia ad affondare e grida Signore, salvami! ; Gesù gli tende la mano e dice Uomo di poca fede, perché hai dubitato? ( Mt. 14, 22-23). Quante volte anche noi siamo impauriti e quante volte anche noi siamo uomini di poca fede! Gesù ci insegna che, anche nelle più difficili circostanze della vita, dobbiamo avere fede e che la fede è il fondamento della speranza. Dobbiamo sempre credere in Lui, figlio di Dio, morto per salvarci e poi risorto. La Risurrezione, della quale gli Apostoli sono stati testimoni, è un evento straordinario che, trascendendo ogni umana possibilità, ci rende certi che Gesù è veramente il figlio di Dio. Cristo è risorto! Se non si fosse verificato un così grande evento, come avrebbero potuto gli Apostoli superare la catastrofe del venerdì santo e riacquistare fiducia? Quella fiducia incrollabile che li sorreggerà per sempre nella vita, nell evangelizzazione e anche nel martirio. Come avrebbero potuto, quei pochi uomini semplici, in pochi anni, con i mezzi di comunicazione e di trasporto del tempo, riuscire a diffondere la lieta novella in una così ampia parte del mondo se non fossero stati sostenuti dalla certezza di un evento così stravolgente come la vittoria della vita sulla morte? L innegabile fatto storico della rapida diffusione del cristianesimo, ben documentato dalle fonti, non si sarebbe certo verificato.. Anche la nostra fede si fonda sulla stessa certezza, oltre che su un dono di Dio, ed è il fondamento della speranza che trasforma e sorregge la nostra vita (Enciclica Spe salvi, 10). Non può quindi vacillare anche se nella cultura contemporanea Dio è spesso messo da parte o addirittura negato e molti sembrano non si accorgersi delle tragiche conseguenze del vivere senza speranza e senza Dio nel mondo (Ef. 2,12). 30

31 Di fronte a questa triste realtà, noi cristiani possiamo avere momenti di scoraggiamento, ma la nostra serenità non può venir meno perché sappiano che tutti gli eventi umani, anche quelli che più ci turbano, anche le difficoltà, le sofferenze e i fallimenti sono comunque immersi nell immenso amore di Dio. Dobbiamo pregare intensamente, con umiltà e fiducia, e chiedere a Colui che è origine e fondamento della nostra fede e della nostra speranza, che ci illumini la mente e riscaldi il cuore per vivere sempre nel suo amore e per diffondere, con saggezza e gioia, la sua Parola. A. B. D. Chi Spera Chi spera cammina, non fugge. Chi spera si incarna nella storia, non si aliena. Chi spera costruisce il futuro, non lo attende con pigrizia. Chi spera ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma. Chi spera ha la passione del veggente, non l aria avvilita di chi si lascia andare. Chi spera cambia la storia, non la subisce. Chi spera ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario. mons. Tonino Bello Le Suore della Carità a Ceres Voi tutti, Ceresini, siete abituati, durante i mesi estivi, a vedere una numerosa schiera di Suore della Carità di santa Giovanna Antida girare per le vostre strade e magari scarpinare su per le vostre splendide valli. Da quest anno qualcosa cambia: la Comunità residente nella casa che ospita la Scuola Materna si rimpolpa e pertanto vedrete, anche nei mesi invernali, una presenza più numerosa di Suore, disponibili a collaborare con la Chiesa locale - Parroci, Diaconi. Religiose e Laici al servizio del Regno di Dio in Ceres, frazioni e paesi vicini. Per ora, nell attesa di poterci conoscere più profondamente, ci presentiamo così. Siamo: sr, Maria Virginia che già da tanti anni vive tra voi e accompagna, nella crescita, i vostri bambini, sr. Maria Domenica, sr. Ildegarde, sr. Loretta e sr. Maddalena: Ci permettiamo di chiedervi subito una cosa: aiutateci a diventare presto ceresine a tutti gli effetti. E, nel frattempo, vi assicuriamo il nostro ricordo al Signore. S. d. C. 31

32 Pellegrinaggi dell Unità Pastotale a nostra Unità pastorale ha aderito all iniziativa diocesana del pellegrinaggio a Roma per con- il cammino delle Missioni diocesane ed in particolare l anno dedicato allo REDDITIO Lcludere FIDEI. L esperienza fatta da una cinquantina di persone è stata molto costruttiva: ci ha aiutato ad uscire dalla mentalità della parrocchia per entrare in una dimensione di unità pastorale non solo, di diocesi di Torino non solo, di Chiesa universale! Il primo giorno è stato dedicato al viaggio verso Roma e alla visita della Basilica di San Paolo fuori le mura. Domenica 1 giugno, accompagnati da Milly e Mario, cittadini di Roma ma vacanzieri per tanti mesi all anno a Forno Alpi Graie, abbiamo scoperto la Roma turistica, piazze, strade, palazzi del potere, tante meraviglie da vedere e da ammirare, ma la cosa più spettacolare è stata vedere la città invasa dai foulards gialli e blu dei 7000 pellegrini venuti nella Città Santa per proclamare la propria fede sulla tomba di Pietro, principe degli Apostoli. Lunedì 2 giugno, il grande evento: ore incontro in Piazza San Pietro per entrare nella grande Basilica. Siamo veramente in tanti: giovani e meno giovani, famiglie con bimbi piccoli e anziani, sacerdoti, diaconi, Vescovi e Arcivescovo, per celebrare insieme l Eucarestia sull altare eretto sulla tomba di Pietro. Quando si accendono le luci, è tangibile l emozione in tutti noi e nel nostro Arcivescovo che presiede la funzione e ci ricorda che siamo lì, chiesa di Torino, non per un atto formale ma per un vero rinnovamento spirituale che ci porti a riacquistare fiducia, ottimismo ed entusiasmo affinchè le nostre Parrocchie, Unità Pastorali e tutta l Arcidiocesi sentano che il dono della fede è un tesoro personale che però deve essere condiviso con tutti, specialmente con i molti così detti lontani. Al termine della Messa, dopo avere rinnovato in modo unanime la nostra fede, andiamo nella sala Paolo VI per l incontro tanto atteso con Benedetto XVI che al suo arrivo è accolto con un caloroso saluto (quasi un tifo da stadio). Salutandoci il Santo Padre ci ricorda il cammino fatto in questi anni come Comunità diocesana che ha avuto il suo culmine in questa giornata e ci sprona a riprendere la strada con fiducia ed ottimismo in previsione dei nuovi impegni pastorali che ci attendono. Nell anno corrente saremo impegnati a riflettere sulla parola di Dio; nell anno successivo la nostra Comunità diocesana farà un particolare cammino di riflessione sul mistero della Passione di Cristo, nell ambito del quale il Papa consente per la primavera del 2010, l esposizione della Sindone. Siamo poi ancora invitati ad una continua formazione cristiana per giovani ed adulti sull esempio dei tanti santi torinesi. Con queste forti emozioni nel cuore ritorniamo alle nostre amate Valli, sicuri di aver vissuto insieme un esperienza di fede che non può lasciarci nell apatia ma deve aiutarci a costruire una vera comunità cristiana che opera ad un cuor solo. Il 16 luglio, per festeggiare il centocinquantesimo anno dall ultima apparizione della Madonna a Lourdes, la nostra Unità Pastorale ha organizzato un pellegrinaggio a Martassina. La presenza alla grotta è stata molto elevata, superando ogni aspettativa. Momenti forti della giornata sono stati la celebrazione della Santa Messa, presieduta da mons. Giacomo Maria Martinacci, Cancelliere arcivescovile, e la recita pomeridiana del Santo Rosario. Il 13 agosto si è svolto il pellegrinaggio dell Unità Pastorale al Santuario di Nostra Signora di Loreto, in Forno Alpi Graie. Molti pellegrini hanno mantenuto la bella consuetudine di raggiungere a piedi la meta, percorrendo insieme la strada della Valle, come atto di devozione alla Madonna. Altri si sono trovati al Santuario ove è stata celebrata la santa Messa presieduta da don Galletto che quest anno ha festeggiato i suoi 50 anni di sacerdozio. Il diacono S. B. 32

33 Estate Ceresina Domenica 12 maggio la chiesa si riempie di bambini che cantando con gioia, amorevolmente preparati da Suor Virginia e Suor Franceschina, animano la Santa Messa. Oggi si celebra la festa della Famiglia e la testimonianza migliore del suo valore sacro sono i sorrisi dei nostri bambini. Nelle prime file seduti all altro lato della chiesa ci sono anche i ragazzi del 90 che festeggiano quest anno i diciotto anni, per i quali si è pregato così: Benedici, Signore, questi ragazzi che entrano oggi nell età delle responsabilità. Aiutali a realizzare i loro sogni, alimenta le speranze, mettiti al loro fianco e accompagnali in un percorso che, auguriamo loro, possa essere lungo e sereno. Sostienili nelle inevitabili difficoltà e fa che possano vedere sempre la tua luce. Domenica 25 maggio Corpus Domini ancora con le cadenze della primavera e non sotto il sole di giugno degli ultimi anni. Ma la celebrazione è sempre particolarmente sentita e la processione, che non può aver luogo per la pioggia, è sostituita da una breve cerimonia che chiude la Messa alla quale partecipano, come di consueto, i bambini che hanno ricevuto la Prima Comunione quest anno. Domenica 15 giugno Oggi la nostra comunità si è stretta intorno al suo Parroco per festeggiare una ricorrenza importante: l ordinazione sacerdotale avvenuta nel L affetto e la gratitudine, non solo dei ceresini, nei confronti di don Cele, è nota e negli ultimi anni sono state ricordate, con degni festeggiamenti, alcune date importanti della vita personale e pastorale di questo straordinario sacerdote: gli 80 anni compiuti nel 2005 e i 40 anni di parrocchia a Ceres nel E particolarmente piacevole organizzare feste in suo onore perché, al di là dei meriti personali, don Celestino ha un carattere solare, ama stare in mezzo a noi e condividere i momenti di gioia. Spesso abbiamo avuto l impressione di organizzare festeggiamenti per un padre, un fratello, un amico. La chiesa, nonostante la pioggia, si è riempita di fedeli, come sempre nelle grandi occasioni. La Messa è stata celebrata all insegna della gioia, presente nelle parole affettuose del Vescovo, mons. Guido Fiandino, nei sorrisi dei bambini della Scuola Materna, nella disponibilità dei chierichetti e di tutti coloro che suonando, cantando, leggendo e pregando hanno voluto dire grazie ad un grande uomo, un grande parroco. Molta la commozione e tanti i ricordi collettivi e personali, perché don Celestino è uno di noi, sempre presente in mezzo a noi per dare, con il suo sorriso e il suo abbraccio, certezze importanti che hanno segnato la vita di molti. La sua disponibilità, la sua grande umanità, la capacità di accogliere e tirar fuori ciò che di positivo c è in ognuno, gli hanno valso anche il grande affetto dei giovani, ai quali si rivolge con un linguaggio semplice e diretto, sempre pronto a condividere progetti, sogni e speranze. Dopo Messa, la piccola, ma grande, comunità ceresina ha organizzato un pranzo, al quale ha partecipato anche monsignor Fiandino, nei locali della canonica, centro della vita del paese, che si sono riempiti di allegria e serenità. Un grazie di cuore alle bravissime cuoche e a tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita della giornata, ma soprattutto grazie a don Celestino per essere davvero uno di noi. 33

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