LA SPESA DI FAMIGLIE E IMPRESE PER IL SERVIZIO IDRICO IN LIGURIA

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1 LA SPESA DI FAMIGLIE E IMPRESE PER IL SERVIZIO IDRICO IN LIGURIA ANNO 2012 a cura di:

2 Il peso crescente dell economia dei servizi, conseguenza della graduale apertura al mercato di molti servizi di pubblica utilità storicamente gestiti in condizioni di monopolio e organizzati in economia da parte degli enti locali, suggerisce la necessità di rafforzare gli strumenti di analisi lungo questi versanti e l importanza di costruire momenti di dialogo e confronto. In questo senso va interpretato il percorso intrapreso dalle Camere di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato e dalle loro Unioni Regionali, soggetti vicini al territorio, al confine tra pubblica amministrazione e impresa, nel favorire la libera e leale concorrenza, nel tutelare gli interessi degli utenti, con iniziative che mirano a realizzare un mercato interno sempre più equilibrato e trasparente. Il presente lavoro, realizzato da REF Ricerche per conto di Unioncamere Liguria, analizza i dati contenuti nel Repertorio amministrativo delle Tariffe e degli Atti ufficiali dei Servizi Pubblici locali (Repertorio TASP), strumento di trasparenza e pubblicità delle tariffe praticate alle utenze finali (consultabile liberamente all indirizzo Attraverso il Repertorio TASP è possibile conoscere la spesa delle imprese per il servizio idrico e per la raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani nei Comuni con più di 5000 abitanti e accedere a delibere e regolamenti del servizio. Consultando il Repertorio TASP è possibile ottenere informazioni sulle tariffe praticate, sulle agevolazioni e le scontistiche riservate a particolari categorie di utenza, sulle condizioni generali del servizio, quali: la definizione e classificazione dei reflui, le condizioni generali per il rilascio delle autorizzazioni allo scarico in pubblica fognatura, le condizioni generali per la somministrazione di acqua potabile (attivazione, durata del contratto, controlli, misure per il risparmio idrico, limitazioni all'uso, sanzioni, ecc). Il Repertorio TASP contiene informazioni, aggiornate a Settembre 2012, desunte da una pluralità di fonti, quali deliberazioni dell'organo competente (Autorità d'ambito, Giunta Comunale, Consiglio Comunale), siti internet delle istituzioni e dei gestori del servizio. Gli autori desiderano ringraziare per la preziosa collaborazione la Dott.ssa Claudia Sirito della Camera di Commercio di Genova, coordinatrice del progetto per conto di Unioncamere Liguria. Il presente lavoro è stato realizzato da un gruppo di ricercatori REF Ricerche con la supervisione scientifica di Donato Berardi. Redazione: Fulvio Bersanetti, Francesca Signori, Samir Traini 2

3 Indice: I RISULTATI DEL MONITORAGGIO ASSETTO ISTITUZIONALE E ORGANIZZATIVO...8 Il metodo normalizzato...8 Il regime CIPE Le novità del quadro normativo L assetto in Liguria L ARTICOLAZIONE TARIFFARIA...14 Utenze domestiche Utenze non domestiche LA SPESA PER IL SERVIZIO...23 Il posizionamento della Liguria rispetto all Italia Spesa annua e unitaria (benchmarking interno) Utenze domestiche e non domestiche: le differenze Variazioni della spesa Bibliografia

4 I RISULTATI DEL MONITORAGGIO L attività di monitoraggio sul Servizio Idrico Integrato (SII) e nello specifico sui corrispettivi applicati alle utenze, avviata nel 2010 dalle Camere di Commercio di Genova e La Spezia, viene nel 2012 estesa all intera regione Liguria. I Comuni oggetto di indagine sono quelli con una popolazione pari o superiore a 5 mila abitanti: si tratta di 52 Comuni nei quali risiedono quasi 1.4 milioni di abitanti, ovvero circa l 85% della popolazione residente in Liguria. L attività di monitoraggio si compone di diverse fasi, tra cui: ricognizione delle informazioni e della documentazione, ovvero il recupero dei prospetti tariffari, dei regolamenti del servizio e delle delibere di approvazione dei corrispettivi attraverso i siti internet delle Autorità di Ambito, dei Comuni e delle Regioni (albo pretorio e BUR) o dei gestori e attraverso la richiesta ai Comuni e ai Gestori delle delibere e/o dei prospetti tariffari mancanti; popolamento dell Archivio delle tariffe, che sistematizza i corrispettivi del servizio, e di un Repertorio amministrativo degli Atti ufficiali dei Servizi Pubblici locali (TASP), cioè una raccolta delle delibere dei regolamenti del servizio identificazione dei profili tipo di utenza domestica e non e ricostruzione del relativo onere, al lordo della fiscalità. L attività di raccolta è risultata piuttosto complessa, soprattutto a causa di un assetto organizzativo frammentato nelle Province di Imperia e Savona dove, come vedremo, il processo di riforma non è stato completato e il settore è in regime transitorio, ovvero con corrispettivi definiti dal Comune per ognuno dei servizi (acquedotto, fognatura e depurazione). Ciò nonostante sono disponibili i prospetti relativi a 48 Comuni che rappresentano il 98% della popolazione obiettivo dell indagine. 4

5 Piano dell'indagine: obiettivi e realizzazione Anno 2011 Obiettivo Regolamento Tariffe Delibera Comuni >5 000 ab Popolazione Num. Comuni % Pop. Num. Comuni % Pop. Num. Comuni % Pop. IM % 8 100% 8 100% SV % 13 86% 12 82% GE % % % SP % % % Totale % 48 98% 47 97% L Archivio tariffe e il Repertorio amministrativo (TASP) consultabili direttamente on line ( consentono di aumentare il grado di trasparenza circa i corrispettivi praticati alle utenze non domestiche. La Figura allegata 1 illustra il risultato dell attività di ricognizione, mentre nella Tavola vengono indicate per ciascun Comune le informazioni attualmente consultabili attraverso il Repertorio TASP. La distribuzione geografica dei Comuni analizzati Disponibili Non comunicato Fuori campo di osservazione Fonte: Unioncamere Liguria 1 La mappa interattiva è consultabile all indirizzo 5

6 Documenti ufficiali raccolti Anno 2011 Comune ATO Popolazione Regolamento Tariffe Delibera Bordighera ATO IM Imperia x x Camporosso ATO IM Imperia x x Diano Marina ATO IM Imperia x x Imperia ATO IM Imperia x x x Sanremo ATO IM Imperia x x x Taggia ATO IM Imperia x x Vallecrosia ATO IM Imperia x x Ventimiglia ATO IM Imperia x x x Alassio ATO SV Savona Albenga ATO SV Savona x x Albissola Marina ATO SV Savona x x Albisola Superiore ATO SV Savona x x Andora ATO SV Savona x Borghetto Santo Spirito ATO SV Savona Cairo Montenotte ATO SV Savona x x Carcare ATO SV Savona x x Celle Ligure ATO SV Savona x x Ceriale ATO SV Savona Finale Ligure ATO SV Savona x x Loano ATO SV Savona x x Pietra Ligure ATO SV Savona Quiliano ATO SV Savona x x Savona ATO SV Savona x x Vado Ligure ATO SV Savona x x Varazze ATO SV Savona x x Arenzano ATO GE Genova x x x Busalla ATO GE Genova x x x Camogli ATO GE Genova x x x Campomorone ATO GE Genova x x x Casarza Ligure ATO GE Genova x x x Chiavari ATO GE Genova x x x Cogoleto ATO GE Genova x x x Cogorno ATO GE Genova x x x Genova ATO GE Genova x x x Lavagna ATO GE Genova x x x Rapallo ATO GE Genova x x x Recco ATO GE Genova x x x Santa Margherita Ligure ATO GE Genova x x x Sant'Olcese ATO GE Genova x x x Serra Riccò ATO GE Genova x x x Sestri Levante ATO GE Genova x x x Arcola ATO SP La Spezia x x x Bolano ATO SP La Spezia x x x Castelnuovo Magra ATO SP La Spezia x x x Follo ATO SP La Spezia x x x La Spezia ATO SP La Spezia x x x Lerici ATO SP La Spezia x x x Levanto ATO SP La Spezia x x x Ortonovo ATO SP La Spezia x x x Santo Stefano di Magra ATO SP La Spezia x x x Sarzana ATO SP La Spezia x x x Vezzano Ligure ATO SP La Spezia x x x 6

7 Lo studio delle strutture tariffarie mette in luce grandi differenze a livello locale sia nelle articolazioni che nel livello dei corrispettivi, elementi che si traducono in una forte variabilità territoriale. Fanno eccezione le Province di Genova e Spezia, dove la riforma del settore, ormai completata, ha visto l adozione da parte dell Autorità di Ambito di una struttura unica a livello provinciale, con alcune piccole eccezioni per quanto riguarda i corrispettivi, in alcuni casi differenziati a livello comunale. Nel complesso, la Regione è spaccata in 2: da una lato le Province di Genova e Spezia, che applicano il Metodo Normalizzato (MN) e dall altra le Province di Imperia e Savona che applicano invece il metodo CIPE. Le tariffe più elevate nelle prime possono essere spiegate proprio dall applicazione del MN che, pur nei limiti che lo caratterizza, ha incentivato la realizzazione di investimenti infrastrutturali come previsti e definiti nei Piani d Ambito, documenti di programmazione di medio periodo dell intero settore. 7

8 1 ASSETTO ISTITUZIONALE E ORGANIZZATIVO Il settore idrico è stato interessato negli ultimi anni, probabilmente più di altri servizi pubblici, da profondi cambiamenti che ne hanno radicalmente modificato l assetto organizzativo, economico ed istituzionale. A partire dalla riforma del settore, avviata con la Legge Galli del 1994, si sono succeduti numerosi interventi normativi che hanno procrastinato il processo di riforma, di fatto mai giunto a totale compimento. La Legge Galli si poneva gli obiettivi di superare la frammentazione del settore sia territoriale, aggregando le singole gestioni locali nei cosiddetti Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), sia funzionale, aggregando i servizi di acquedotto, fognatura e depurazione, con lo scopo di industrializzare il servizio e raggiungere la copertura integrale dei costi con i ricavi tariffari. Per completare il processo di riforma erano necessarie una serie di fasi attuative, quali innanzitutto l individuazione degli ATO ad opera delle leggi regionali di attuazione, l insediamento delle Autorità di ATO (AATO), la ricognizione infrastrutturale e l elaborazione dei Piani d Ambito che individuano gli investimenti necessari, e solo infine l affidamento del servizio e l adozione del cosiddetto Metodo Normalizzato (MN) per la definizione delle tariffe. La complessità del processo di riforma ha determinato tempi di attuazione molto lunghi e il persistere di due regimi tariffari: quello risultante dal MN e un regime transitorio governato dalle deliberazioni del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE). Il metodo normalizzato La Legge Galli ha introdotto, tra le altre novità prima accennate, una nuova metodologia per la determinazione della tariffa, successivamente definita e disciplinata dal D.P.C.M. 1 agosto 1996, secondo la quale si deve tener conto dei volumi erogati, dei costi operativi, degli ammortamenti e della remunerazione del capitale investito. La tariffa di riferimento, così come definita dal decreto è lo strumento per consentire la realizzazione di adeguati livelli di servizio, per sostenere conseguenti programmi di investimento nell'equilibrio di bilancio, per ottenere il contenimento dei costi al consumo, il miglioramento dell'efficienza della gestione e la tutela dell'interesse dell'utenza 2. Ad essa devono attenersi le AATO nella definizione della propria Tariffa Reale Media (TRM). Dal punto di vista operativo, la 2 D.P.C.M. 1 agosto 1996, art. 1 Allegato tecnico 8

9 TRM è il risultato di calcoli effettuati sui costi modellati derivanti dal piano d ambito ed in particolare dal piano degli investimenti; la formula di calcolo degli adeguamenti 3 è costruita in modo da incentivare un aumento di produttività da raggiungere attraverso il contenimento dei costi e non l aumento dei ricavi. In formule: T n C A R) 1 1 k) dove: T = tariffa di riferimento per l'anno corrente (n) e l anno precedente (n-1); C = componente dei costi operativi; A = componente del costo di ammortamento; R = componente per la remunerazione sul capitale investito; = tasso di inflazione programmato per l anno corrente; k = limite di prezzo. I costi operativi ammissibili ai fini del calcolo vengono non possono superare i costi standard definiti dal metodo maggiorati del 30% e nel medio periodo, in un ottica di recupero di efficienza, devono tendere a quelli di riferimento. Per quanto riguarda gli ammortamenti, quello riconosciuto in tariffa dipende da una stima della spesa, dell entrata in esercizio e dell aliquota di ammortamento dei diversi investimenti, mentre con riferimento alla remunerazione del capitale, viene applicato un tasso di rendimento del 7% sull ammontare dell eventuale capitale investito iniziale e sulla spesa annuale per investimenti. La somma risultante dalle 3 voci viene attualizzata tenendo conto del tasso di inflazione programmata ( ) e del limite di prezzo (k), sistema che richiama il modello del price cap o, meglio, del revenue cap, in quanto il tetto massimo si riferisce ai ricavi da gestione. Tale modello, che incentiva la massimizzazione della produttività non attraverso l incremento dei ricavi, ma tramite il contenimento dei costi, risulta preferibile considerata la necessità di tutelare la risorsa idrica in quanto disincentiva il gestore a massimizzare le vendite e quindi i consumi. n 3 T C A R) 1 1 k) n n 9

10 Il regime CIPE L intervento del CIPE nella fissazione degli adeguamenti tariffari è disciplinato dall art. 2, c. 3 del d.l. 79/1995 4, come modificato dalla Legge di conversione del 17 maggio 1995, n. 172, che demanda al CIPE il compito di fissare, fino all'elaborazione del metodo normalizzato, criteri, parametri e limiti per la determinazione e l'adeguamento delle tariffe del servizio idrico. Il CIPE interviene con proprie deliberazioni per definire le condizioni necessarie affinché il gestore possa chiedere l adeguamento tariffario nonché il livello massimo dell incremento. Nonostante la netta distinzione tra MN e metodo CIPE, tra i due regimi è possibile rintracciare una logica comune: sin dal 1995 il CIPE ha adottato nella determinazione degli aumenti tariffari principi e modalità di calcolo compatibili con quelli introdotti dalla Legge Galli, così da ridurre progressivamente la distanza tra tariffa teorica, ovvero il costo del servizio, e tariffa applicata. Il CIPE ha interrotto una prima volta la sua attività in materia di regolazione delle tariffe del servizio idrico nel 2002, poiché riteneva concluso il periodo transitorio, ma una sentenza del TAR Lazio (sez. I, 5/11/2008 n. 9673) accogliendo il ricorso di un gestore, ha ribadito l obbligo del CIPE di intervenire nella determinazione degli adeguamenti. L intervento era giustificato: le tariffe applicate in regime transitorio, che interessavano una quota non trascurabile della popolazione (circa 30%) erano invariate dal 2003, in netta contrapposizione con la dinamica inflattiva che ha caratterizzato sia i costi sostenuti dai gestori sia le tariffe determinate secondo il metodo normalizzato. L aggiornamento della tariffa avrebbe da un lato ridotto, almeno in parte, le differenze territoriali e avrebbe recepito il principio comunitario di full cost recovery. Il CIPE è quindi intervenuto nel 2008 (delibera n.117/2008) prevedendo la possibilità per il gestore di richiedere gli adeguamenti tariffari a copertura dei costi sostenuti nel periodo 2003/2007, con un incremento massimo del 5%, nonché incrementi per gli anni 2008 e 2009 legati al tasso di inflazione programmato corretto per la variazione di produttività e per il rapporto tra investimenti realizzati e programmati. Sulla base di quanto stabilito nella delibera CIPE, le ultime variazioni tariffarie sono state applicate dai gestori con decorrenza 1 luglio 2010; successivamente a tale data le tariffe dei Comuni in regime transitorio sono rimaste, almeno in linea teorica, invariate fino a tutto il La prossima revisione tariffaria per tali Comuni sarà stabilita dall Autorità 4 come modificato dalla Legge di conversione del 17 maggio 1995, n

11 per l Energia Elettrica e il Gas (AEEG) a cui è stata assegnata, come vedremo, la regolazione del settore. Le novità del quadro normativo Tra i principali interventi normativi vanno sicuramente segnalati l abrogazione delle modalità di affidamento previste dall art. 23-bis del D.L. 112/2008, la cancellazione del riferimento alla remunerazione del capitale investito nella formulazione delle tariffe pagate dai consumatori, novità entrambe introdotte a seguito dell esito referendario del giugno 2011, nonché la definizione di un nuovo assetto istituzionale del settore. Con l abrogazione dall art. 23-bis vengono meno gli obblighi di gara nella fase di affidamento del servizio che deve quindi avvenire secondo quanto disposto dalla normativa comunitaria, ovvero con gare pubbliche (o concessioni) a società miste o ricorrendo all istituto dell in house providing. Per quanto attiene la determinazione della tariffa, invece, la principale novità riguarda l abolizione, ad opera del referendum del giugno 2011, della cosiddetta adeguata remunerazione del capitale come stabilita dalla normativa 5. Infine, dal punto di vista dell assetto istituzionale è importante ricordare la recente soppressione delle Autorità d ambito territoriale ottimale (AATO) 6, previste dalla riforma Galli con il compito di redigere il Piano d Ambito, strumento necessario alla pianificazione degli investimenti e alla definizione della tariffa. Le AATO cesseranno la propria attività entro il 31 Dicembre 2012 e al loro posto verranno probabilmente create Agenzie territoriali regionali : il nuovo assetto verrà stabilito dalle Regioni, ma ad oggi solo poche sono intervenute per stabilire forma e compiti delle Autorità locali. A livello nazionale, inoltre, il decreto Salva Italia 7 ha assegnato nel corso del 2012 all Autorità per l energia elettrica e il gas (AEEG) i compiti di regolazione del settore idrico. L attività svolta sinora dall AEEG ha riguardato la definizione dei principi e dei criteri di determinazione delle tariffe, enunciati nel documento di consultazione pubblicato a maggio , e 5 art. 154, comma 1 del D. lgs. 152/ L art. 2, comma 186-bis della L. 191/2009 stabilisce che le funzioni esercitate dalle AATO devono, entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge, essere attribuite con legge dalle Regioni, nel rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza. La soppressione è stata posticipata al 31 dicembre 2011 per effetto dell'art. 1, comma 1, del d.l. 225/2010, come modificato dalla legge di conversione (L. 10/ 2011) e successivamente dall'art. 1, comma 1, del D.P.C.M. 25 marzo D.L. 201/ DCO 204/2012/R/IDR 11

12 nell elaborazione di un metodo, sottoposto a consultazione 9, per la determinazione delle tariffe. Obiettivo dell applicazione del nuovo metodo è innanzitutto recepire l esito referendario, e quindi eliminare la remunerazione del capitale dalle voci riconosciute nel computo della tariffa. Il metodo tariffario transitorio, che verrà applicato con riferimento alla tariffa e avrà impatto diretto sui corrispettivi applicati agli utenti nel , prevede, diversamente dal precedente metodo, il riconoscimento dei costi relativi solo agli investimenti effettivamente realizzati: è questa una importante novità, introdotta con lo scopo di incentivare la realizzazione degli interventi infrastrutturali necessari al settore idrico italiano. Gli interventi degli ultimi anni se da una parte sono la risposta ad eventi che hanno modificato il quadro di riferimento, come appunto l esito referendario, dall altra sono frutto del tentativo di portare a compimento un processo di riforma organico del settore. L assetto in Liguria In Liguria si assiste alla compresenza di entrambi i regimi tariffari, come illustrato nella Tavola: la Regione dà avvio al processo di riforma nel 1995 (L.R. 43/95) che stabilisce i ruoli e le funzioni spettanti ai diversi soggetti 10, successivamente definisce i confini geografici degli ATO, coincidenti con quelli provinciali (delibera di consiglio regionale, n. 43 del 7 Agosto 1997), e gli schemi di convenzione per l istituzione degli ATO e per la gestione del servizio (delibera di Giunta Regionale n del 6 Novembre 1998), trasferisce alle AATO la competenza in materia di autorizzazioni allo scarico (L.R. 30/06) e prevede l istituzione di Autorità di Ambito, geograficamente identiche a quelle esistenti, ma con personalità giuridica, che si occupino contestualmente di risorse idriche e gestione dei rifiuti (L.R. 39/08). Agli interventi normativi è seguita la fase di realizzazione della riforma, mai definitivamente conclusa, dato che le Autorità di Ambito delle Province di Imperia e Savona non sono mai divenute operative, nonostante la redazione del Piano di Ambito. A maggior ragione, non è mai avvenuta la trasformazione delle vecchie AATO nella nuova forma prevista dalla L.R. 39/08, sebbene la Regione abbia redatto la convenzione e lo 9 DCO 290/2012/R/IDR. 10 La Regione svolge i compiti di programmazione ed indirizzo, le Province ed i Comuni si occupano invece degli aspetti operativi e, più nello specifico, della gestione del servizio, attraverso le forme previste dalla normativa, nonché della disciplina delle autorizzazioni allo scarico. 12

13 statuto tipo, poiché non tutti i Comuni hanno predisposto e approvato i relativi atti costitutivi. Per quanto riguarda infine la soppressione delle AATO, ad oggi la Regione Liguria non è ancora intervenuta per definire il nuovo assetto regolatorio. Organizzazione del servizio: regimi tariffari Anno 2011 Obiettivo Comuni >5 000 ab Popolazione Num. Comuni CIPE % Pop. METODO Num. % Pop. Comuni IM Liguria % 0 0% SV Liguria % 0 0% GE Liguria % % SP Liguria % % Totale % 27 72% 13

14 2 L ARTICOLAZIONE TARIFFARIA Il primo passo per valutare la spesa per il servizio idrico è quello di analizzare la struttura della tariffa e in particolare l articolazione rispetto a tipologie di utenze, quote fisse e variabili, corrispettivi per singolo servizio di acquedotto, fognatura e depurazione. L articolazione tariffaria è l elemento da cui scaturiscono le differenze nei livelli di spesa unitaria tra profili diversi all interno di un Comune e che contribuisce, insieme ad altri fattori quali sicuramente i costi del servizio, a determinare le differenze nei livelli di spesa unitaria tra Comuni a parità di profilo considerato. L articolazione tariffaria standard, frutto delle disposizioni normative precedentemente richiamate, prevede la distinzione tra i diversi servizi (dovuta al fatto che in passato molto spesso le gestioni erano separate) la combinazione di quote fisse e quote variabili e l articolazione di queste su scaglioni di consumo. Nella pratica la situazione più diffusa è l applicazione per il servizio di acquedotto di quote variabili a blocchi crescenti e di quote fisse differenziate per livello di consumo annuo; per i servizi di fognatura e depurazione viene più frequentemente applicata la sola quota variabile, per lo più indifferenziata rispetto al livello di consumo. Utenze domestiche Per quanto riguarda le utenze domestiche la distinzione per tipologie, ove prevista, si basa sul numero dei componenti il nucleo familiare e/o sulla residenza. In Liguria, la maggior parte dei Comuni applica una tariffa indifferenziata rispetto alla numerosità familiare: solo l ATO spezzino ha adottato la cosiddetta tariffa procapite, ovvero una struttura tariffaria in cui l ampiezza degli scaglioni di consumo è definita sulla base del numero di componenti 11 e non si riscontrano agevolazioni per famiglie numerose, ovvero articolazioni specifiche per famiglie con almeno 5 componenti. Con riferimento alla distinzione tra residenti e non residenti, si nota una maggiore attenzione a distinguere i due diversi usi, soprattutto al fine di tutelare le utenze delle cosiddette prime case: nella maggior parte dei comuni, che corrispondono a circa il 90% in termini di popolazione, è prevista infatti un articolazione specifica per i non residenti. La Tavola riassume le tipologie tariffarie adottate. 11 Tale modalità è solo una delle possibili applicazioni della tariffa procapite: in altri casi la differenzazione riguarda i corrispettivi unitari. 14

15 Categorie di uso previste Num. Comuni Popolazione Tot. Articolazioni Residenti % Procapite 11 14% Non residenti 40 91% L analisi della struttura tariffaria si concentra sulle utenze domestiche residenti non differenziate per numero di componenti, in quanto rappresentano la tipologia che interessa la maggior parte della famiglie. La Tavola riassume le caratteristiche delle strutture tariffarie applicate nei Comuni oggetto di analisi: la maggior parte dei Comuni applica 5 scaglioni tariffari per la quota variabile di acquedotto (oltre 80% della popolazione), mentre nel caso della fognatura e depurazione la quasi totalità dei Comuni (85%) opta per corrispettivi indifferenziati rispetto al volume: fa eccezione l ATO spezzino che adotta una struttura uguale per i 3 corrispettivi di quota variabile. Articolazione tariffaria per le utenze domestiche: quota variabile Acquedotto Fognatura Depurazione Com. Pop. Com. Pop. Com. Pop. Totale oss Fascia unica % 34 85% 2 scaglioni scaglioni 2 5% scaglioni 8 9% scaglioni 37 83% 11 15% 11 15% Oltre 1 3% Nel caso delle quote fisse, quella di acquedotto, prevista nella maggior parte dei casi, è per lo più differenziata in 4 classi, mentre per il servizio di fognatura e depurazione nessuno dei Comuni liguri di cui si dispongono i dati adotta una quota fissa. 15

16 Articolazione tariffaria per le utenze domestiche: quota fissa Acquedotto Com. Pop. Com. Pop. Totale oss Fascia unica 14 18% scaglioni 1 1% scaglioni scaglioni 33 82% - - Altra struttura Nulla % Fognatura e depurazione L applicazione di corrispettivi a blocchi crescenti introduce un forte elemento di variabilità tra le strutture tariffarie, accentuato dal fatto che l ampiezza degli scaglioni non è fissa ma viene stabilita autonomamente dai singoli Comuni/AATO, e si caratterizza, per questo, da interessanti differenze. La Tavola mostra le misure di sintesi per ciascuno degli scaglioni, ad eccezione dell ultimo 12, e per ciascuna utenza tipo, sebbene non vi siano tra queste particolari differenze stante la scarsa diffusione della tariffa procapite. Quota variabile di acquedotto: ampiezza degli scaglioni Utenze domestiche agevolata base I^ ecc II^ ecc 1 componente Min Max Media componenti Min Max Media componenti Min Max Media Le misure di sintesi non vengono calcolate con riferimento alla fascia di terza eccedenza, in quanto nella quasi totalità dei casi si tratta di scaglioni aperti, ovvero con il limite superiore pari ad infinito. 16

17 Per concludere la panoramica sulla variabilità è interessante notare il valore dei corrispettivi, calcolati anch essi solo sugli intervalli chiusi e quindi solo sui primi quattro scaglioni di consumo. La Tavola mostra le misure di sintesi per i corrispettivi relativi alle utenze con un solo componente, ma in realtà sono riferibili a tutte le utenze domestiche, in quanto come detto precedentemente, i Comuni applicano una tariffa indifferenziata per il numero dei componenti e nel caso della Provincia spezzina, la tariffa procapite è definita con riferimento all ampiezza degli scaglioni e non al valore dei corrispettivi. Quota variabile di acquedotto: corrispettivi unitari Utenze domestiche, 1 componente agevolata base I^ ecc II^ ecc Min Max Media semplice Media ponderata Mediana Utenze non domestiche Nel caso delle utenze non domestiche il primo elemento da considerare nell analisi della struttura tariffaria è l articolazione per tipologie di utenza. Poiché non ci sono vincoli normativi ciascun Comune/AATO può decidere autonomamente come differenziare gli utilizzi. In generale la distinzione è fatta sulla base della destinazione d uso e quindi sulla tipologia di attività; tuttavia in alcuni casi l unica differenza è tra uso domestico e non domestico, considerato quindi residuale e applicato a tutti gli usi, in altri la distinzione avviene non sulla base dell attività esercitata, ma sul livello di consumo. Nel tentativo di rendere il confronto quanto più omogeneo possibile, l analisi si concentra sulle tipologie d uso produttivo più frequenti, ovvero agricolo, artigianale, commerciale e industriale. La scelta della tipologia da associare allo specifico utilizzo è stata fatta secondo una logica di assimilazione, inoltre nel caso di categorie residuali è stato possibile associare a ciascuna tipologia un articolazione. Nella Tavola vengono sintetizzate le articolazioni tariffarie per tipologie di utenza, la diffusione sul territorio e l adozione di un eventuale categoria residuale. 17

18 Utenze non domestiche: tipologie Num. Comuni Popolazione Tot. Articolazioni Agricola 47 99% Artigianale 47 98% Commerciale % Industriale % di cui: usi diversi 33 80% Le utenze considerate nell analisi sono previste nella quasi totalità dei Comuni, e allo stesso tempo dalla Tavola si evince che buona parte dei Comuni, pari all 80% della popolazione, prevedono una categoria residuale per i cosiddetti usi diversi. All interno di ciascuna tipologia le differenze sono rintracciabili, come già osservato per le utenze domestiche, nell articolazione tariffaria, ovvero in termini di numero e ampiezza degli scaglioni, e nei corrispettivi applicati. Per quanto riguarda il primo aspetto, le Tavole mostrano una sintesi delle strutture tariffarie applicate alle 4 tipologie di utenza considerate, distinguendo le quote variabili da quelle fisse. Le Tavole mettono inoltre in risalto, per il servizio di acquedotto, i casi in cui gli scaglioni della quota variabile sono definiti sulla base del minimo impegnato (MI) e quelli, indicati come altra struttura, in cui la quota fissa dipende da caratteristiche specifiche dell utenza diverse dal volume, quali tipicamente il diametro del contatore. 18

19 Articolazione tariffaria per le utenze non domestiche: quota variabile Com. Pop. Com. Pop. Com. Pop. Com. Pop. Acquedotto Totale oss Fascia unica 2 3% scaglioni 6 10% 1 1% 1 1% 1 1% 3 scaglioni 1 0% 3 8% 3 8% 3 8% 4 scaglioni 38 87% 43 91% 44 91% 44 91% 5 scaglioni Oltre di cui: MI 13 17% 13 17% 13 16% 13 16% Fognatura Totale oss Fascia unica % 30 82% 31 85% 31 85% 2 scaglioni scaglioni scaglioni % 11 15% 11 15% 5 scaglioni Oltre Depurazione Agricolo Artigianale Commerciale Industriale Totale oss Fascia unica % 33 85% 34 85% 30 85% 2 scaglioni scaglioni scaglioni % 11 15% 11 15% 5 scaglioni Oltre Al di là delle differenze tra l utenza agricola rispetto alle altre, prevale in tutte l applicazione di tariffe articolate su 4 scaglioni di consumo per il servizio di acquedotto e indifferenziate rispetto al volume per i servizi di fognatura e depurazione, ad eccezione dei Comuni spezzini, come visto anche per le utenze domestiche. Simili considerazioni valgono nel caso delle quote fisse: preferenza per la struttura a 4 scaglioni nel servizio di acquedotto e quote nulle per i servizi di fognatura e depurazione. 19

20 Articolazione tariffaria per le utenze non domestiche: quota fissa Agricolo Artigianale Commerciale Industriale Com. Pop. Com. Pop. Com. Pop. Com. Pop. Accquedotto Totale oss Fascia unica 14 18% scaglioni % 1 1% 1 1% 3 scaglioni % 3 8% 3 8% 4 scaglioni 30 78% 43 91% 44 91% 44 91% Altra struttura 2 4% Nulla Fognatura e depurazione Totale oss Fascia unica % 11 15% 11 15% 2 scaglioni scaglioni scaglioni Altra struttura Nulla % 29 85% 30 85% 30 85% L analisi di seguito sviluppata mira ad evidenziare le differenze nella struttura tariffaria all interno di ciascuna tipologia d uso e in primo luogo l ampiezza degli scaglioni tariffari. Anche in questo caso le misure di sintesi non considerano i Comuni che prevedono il MI o strutture con scaglioni definiti sulla base di criteri diversi dal volume e vengono calcolate solo sugli scaglioni con intervalli chiusi 13. La variabilità risulta piuttosto elevata, soprattutto se misurata come intervallo tra valore minimo e massimo di ciascuna fascia: ad esempio, nel caso del primo scaglione, la cosiddetta fascia base, si registrano per l utenza artigianale valori compresi tra un minimo di 30 m3/anno e un massimo di 2000 m3/anno. 13 Per questo motivo le misure di sintesi vengono calcolate solo sui primi 3 scaglioni di consumo. 20

21 Quota variabile di acquedotto: ampiezza degli scaglioni Utenze non domestiche base I^ ecc II^ ecc Agricola Min Max Media Mediana Artigianale Min Max Media Mediana Commerciale Min Max Media Mediana Industriale Min Max Media Mediana Per concludere, sempre con riferimento alla quota variabile di acquedotto, viene illustrata la variabilità dei corrispettivi unitari per ogni scaglione di consumo e per tutte le tipologie di utenza. 21

22 Quota variabile di acquedotto: corrispettivi unitari Utenze non domestiche Agricola base I^ ecc II^ ecc Min Max Media semplice Media ponderata Mediana Artigianale Min Max Media semplice Media ponderata Mediana Commerciale Min Max Media semplice Media ponderata Mediana Industriale Min Max Media semplice Media ponderata Mediana

23 3 LA SPESA PER IL SERVIZIO Per poter confrontare i livelli della spesa sostenuta per il servizio idrico nei diversi Comuni analizzati, si è resa indispensabile l individuazione di profili tipo rappresentativi delle utenze. In particolare, nel caso delle utenze domestiche la caratteristica significativa ai fini della definizione del profilo di consumo è solo il numero di componenti del nucleo familiare, da cui dipende il livello di consumo annuo, mentre nel caso delle utenze non domestiche le variabili prese in considerazione sono, oltre che alla quantità prelevata, anche la tipologia di attività produttiva 14. I profili selezionati per le utenze domestiche sono: a. famiglia residente mono componente con un consumo di 80m3/anno; b. famiglia residente di 3 componenti con un consumo di 180 m3/anno; c. famiglia residente di 5 componenti con un consumo di 210m3/anno. Per le utenze non domestiche sono invece analizzati le seguenti utenze tipo: a. struttura alberghiera, associata all uso commerciale ove non presente l uso specifico, con un prelievo di 8 000m3/anno; b. parrucchiere, associato all uso artigianale, con un prelievo di 400 m3/anno; c. ristorante, associato all uso commerciale, con un prelievo di m3/anno; d. caseificio, associato all uso industriale, con un prelievo di m3/anno Il posizionamento della Liguria rispetto all Italia I capoluoghi liguri si posizionano in maniera speculare rispetto alla media: nella parte alta troviamo Genova e Spezia dove il già ampiamente citato processo di riforma ha portato a regime l assetto organizzativo, sul lato opposto Imperia e Savona, dove il persistere del regime transitorio ha determinato un livello dei corrispettivi molto contenuto che ha reso a volte più difficile la copertura dei costi del settore e la realizzazione degli investimenti. 14 Poiché le articolazioni tariffarie applicate da AATO e Comuni sono diverse tra loro e non sempre riconducibili ad uno schema standard, nella simulazione sono state adottate alcune ipotesi: agli usi non previsti viene associata l articolazione, se presente, della categoria generica usi non domestici e, nel caso di scaglioni di consumo definiti in base al MI, il valore di quest ultimo viene fissato pari all 80% del consumo effettivo. 23

24 Nel caso di Spezia è interessante notare uno scivolamento verso il basso al crescere delle dimensioni familiari, tanto che nel caso della famiglia con 5 componenti la spesa si allinea sul livello medio: tale risultato è frutto dell applicazione della tariffa procapite che determina una spesa unitaria meno progressiva rispetto alle articolazioni non differenziate per numero di componenti. Spesa annua nei Comuni capoluogo di Italia, Anno componente, 80 m3/anno 200 Comuni media Italia 160 SP GE euro/anno IM SV 0 e Unioncamere - INDIS Spesa annua nei Comuni capoluogo di Italia, Anno componenti, 160 m3/anno 431 Comuni media Italia GE euro/anno IM SV SP 72 0 e Unioncamere - INDIS 24

25 Spesa annua nei Comuni capoluogo di Italia, Anno componenti, 210 m3/anno Comuni media Italia GE euro/anno SV IM SP e Unioncamere - INDIS Il posizionamento dei singoli capoluoghi resta in linea di massima immutato anche sulle utenze non domestiche, con la differenza che su questo versante il Comune di Imperia si posiziona su livelli prossimi alla media italiana. Spesa annua nei Comuni capoluogo di Italia, Anno 2011 Albergo, m3/anno Comuni media Italia SP GE euro/anno IM SV e Unioncamere - INDIS 25

26 Spesa annua nei Comuni capoluogo di Italia, Anno 2011 Parrucchiere, 400 m3/anno Comuni media Italia euro/anno IM SP GE 400 SV e Unioncamere - INDIS Spesa annua nei Comuni capoluogo di Italia, Anno 2011 Ristorante, m3/anno Comuni media Italia euro/anno IM SP GE SV e Unioncamere - INDIS 26

27 Spesa annua nei Comuni capoluogo di Italia, Anno 2011 Caseificio, m3/anno Comuni media Italia GE euro/anno SP IM e Unioncamere - INDIS Poiché, come vedremo meglio nel confronto regionale, il livello della spesa è fortemente influenzato dall assetto organizzativo del settore e in particolare dal regime tariffario applicato, il posizionamento della Liguria va letto alla luce di tale variabile: la Tavola mostra i valori indici calcolati come rapporto tra valore registrato a livello regionale e dato medio nazionale. Spesa annua dei profili tipo: Liguria e Italia Valori indici, media Italia = 100, Anno comp. 80 m3 3 comp. 160 m3 5 comp. 210 m3 CIPE M.N e Unioncamere-INDIS Tra le utenze domestiche si registra una netta distinzione tra i due regimi: per i Comuni CIPE il valore della Liguria è più contenuto rispetto alla media italiana, con uno scarto che cresce sui profili con consumi più elevati, poiché le strutture tariffarie applicate nei Comuni di Imperia e Savona sono caratterizzate da scaglioni di consumo piuttosto ampi. Nel caso dei Comuni a MN, invece, le famiglie liguri sostengono una spesa più sostenuta, mediamente superiore al 25% in più, rispetto alla media italiana. 27

28 Spesa annua dei profili tipo: Liguria e Italia Valori indici, media Italia = 100, Anno 2011 Albergo 8000 m3 Parrucchiere 400 m3 Ristorante 1800 m3 Caseificio 3000 m3 CIPE M.N e Unioncamere-INDIS Per quanto riguarda le utenze non domestiche, nei Comuni CIPE si riducono le differenze con la media italiana (circa 20%) per tutti i profili ad eccezione dell Albergo, mentre per i Comuni a MN lo scarto si conferma e addirittura si amplia per i profili del Ristorante e del Caseificio. Spesa annua e unitaria (benchmarking interno) Nella sezione seguente viene analizzata la spesa sostenuta da alcune utenze tipo come prima individuate, per il servizio idrico: la Tavola allegata riporta per ciascun Comune il valore della spesa annua, simulata sulla base delle informazioni contenute nei prospetti tariffari, comprensiva dell aliquota IVA. La simulazione viene effettuata per tutti i Comuni di cui si dispone del dato aggiornato, indipendentemente dalla data di decorrenza delle tariffe. In altre parole, per i Comuni a CIPE vengono considerate sicuramente valide al 2011 le tariffe deliberate con decorrenza 1 luglio 2010, ma anche quelle con data precedente, per le quali non risultano da fonti ufficiali successivi aggiornamenti 15. Utenze domestiche 15 Nei Comuni di Imperia, Sanremo, Ventimiglia e Finale Ligure la data di decorrenza risultante nei documenti ufficiali è diversa rispetto a quella prevista dalla delibera CIPE. 28

29 Spesa annua dei profili tipo, Anno 2011 Spesa al lordo dell'iva Regime Densità ab./kmq 1 comp. 80 m3 3 comp. 160 m3 5 comp. 210 m3 Bordighera CIPE Diano Marina CIPE Imperia CIPE Sanremo CIPE Taggia CIPE Ventimiglia CIPE Albenga CIPE Andora CIPE Finale Ligure CIPE Loano CIPE Quiliano CIPE Savona CIPE Varazze CIPE Arenzano Metodo Busalla Metodo Camogli Metodo Campomorone Metodo Casarza Ligure Metodo Chiavari Metodo Cogoleto Metodo Cogorno Metodo Genova Metodo Lavagna Metodo Rapallo Metodo Recco Metodo Santa Margherita Ligure Metodo Sant'Olcese Metodo Serra Riccò Metodo Sestri Levante Metodo Arcola Metodo Bolano Metodo Castelnuovo Magra Metodo Follo Metodo La Spezia Metodo Lerici Metodo Levanto Metodo Ortonovo Metodo Santo Stefano di Magra Metodo Sarzana Metodo Vezzano Ligure Metodo Media semplice Media ponderata Max/Min Coeff. Variazione

30 Ad eccezione dei Comuni in cui la riforma del settore è entrata a regime e dove le tariffe sono quindi definite a livello di ATO, la variabilità della spesa è piuttosto significativa: il valore massimo è infatti pari a circa 2 volte e mezzo quello minimo. Per isolare gli elementi della variabilità, vengono di seguito illustrati i valori della spesa, misurata in termini unitari ovvero dividendo la spesa annua per il consumo annuo in modo da rendere omogeneo il confronto tra i diversi profili, al variare del regime tariffario. Ciò che si vuole verificare è la differenza di spesa tra i 2 diversi regimi, generalmente a favore dei Comuni ex-cipe, dove i corrispettivi tariffari non sono definiti sulla base dei costi del servizio, ma vengono incrementati periodicamente sulla base del meccanismo del price cap, peraltro l ultima volta nel luglio Spesa media unitaria all inclusive per profilo e regime tariffario Utenze domestiche, Anno CIPE METODO NORMALIZZATO 2.00 euro/mq comp. 80 m3 3 comp. 160 m3 5 comp. 210 m3 Come si evince dalla Figura la relazione tra regime tariffario e livello della spesa conferma un minore esborso delle famiglie per il SII nei Comuni CIPE: lo scarto rispetto ai Comuni a MN è considerevole su tutti i profili considerati e raggiunge addirittura il 150% nel caso delle utenze mono componente. 30

31 Utenze non domestiche Spesa annua dei profili tipo, Anno 2011 Spesa al lordo dell'iva Comune Regime Densità ab./kmq Albergo 8000 m3 Parrucchiere 400 m3 Ristorante 1800 m3 Caseificio 3000 m3 Bordighera CIPE Diano Marina CIPE Imperia CIPE Sanremo CIPE Taggia CIPE Ventimiglia CIPE nd Albenga CIPE Andora CIPE Finale Ligure CIPE Loano CIPE Quiliano CIPE nd Savona CIPE nd Varazze CIPE nd Arenzano Metodo Busalla Metodo Camogli Metodo Campomorone Metodo Casarza Ligure Metodo Chiavari Metodo Cogoleto Metodo Cogorno Metodo Genova Metodo Lavagna Metodo Rapallo Metodo Recco Metodo Santa Margherita Ligure Metodo Sant'Olcese Metodo Serra Riccò Metodo Sestri Levante Metodo Arcola Metodo Bolano Metodo Castelnuovo Magra Metodo Follo Metodo La Spezia Metodo Lerici Metodo Levanto Metodo Ortonovo Metodo Santo Stefano di Magra Metodo Sarzana Metodo Vezzano Ligure Metodo Media semplice Media ponderata Max/Min Coeff. Variazione

32 Nel caso delle utenze non domestiche la variabilità delle spesa è più sostenuta di quella registrata sul versante delle utenze domestiche; il rapporto tra massimo e minimo arriva sino a 3.9 nel caso dell albergo e si mantiene comunque di poco al di sotto di 3 punti nel caso del parrucchiere. Le Figure allegate mostrano per ciascun profilo identificato e per regime di finanziamento la spesa sostenuta nell anno 2011: la spesa nei Comuni a metodo normalizzato registrano un livello significativamente superiore. Spesa media unitaria all inclusive per profilo e regime tariffario Utenze non domestiche, Anno CIPE METODO NORMALIZZATO euro/mq Albergo 8000 m3 Parrucchiere 400 m3 Ristorante 1800 m3 Caseificio 3000 m3 Utenze domestiche e non domestiche: le differenze Poiché il livello dei corrispettivi unitari dipende dalle scelte in termini di redistribuzione del carico complessivo 16, è interessante analizzare la relazione tra la spesa media delle utenze domestiche rispetto a quella delle non domestiche. Il confronto viene effettuato utilizzando i numeri indici, ovvero normalizzando la spesa sostenuta in ciascun Comune rispetto alla media aritmetica della regione: in ascissa è riportato il valore indice calcolato 16 Questo aspetto è ancor più significativo nel caso del metodo normalizzato, quando a partire da una Tariffa Reale Media vengono elaborate strutture tariffarie ad hoc per ciascuna tipologia di utenza. 32

33 come media dei tre profili domestici, mentre in ordinata quello calcolato sui quattro profili delle utenze non domestiche. La prima evidenza che emerge dalla Figura è il posizionamento rispetto alla media, che disegna quadranti: il primo, in alto a destra, in cui si posizionano i Comuni in cui la spesa è superiore alla media per entrambe le tipologie di utenza, come per i Comuni della Provincia di Genova, il terzo, in basso a sinistra, dove si localizzano i Comuni con spesa inferiore alla media, ovvero la quasi totalità dei Comuni delle Province di Imperia e Savona. Nel secondo e nel quarto troviamo rispettivamente i Comuni per cui le utenze non domestiche sostengono una spesa superiore alla media e le domestiche una spesa inferiore alla media, e quelli dove, al contrario, la spesa è maggiore alla media per le domestiche e inferiore per le non domestiche. Per i Comuni della Provincia della Spezia, la spesa delle utenze domestiche e non domestiche è perfettamente allineata alla media. Spesa annua indicizzata, Anno 2011 Numeri indici, media regionale = II quadrante I quadrante UD < UND Genova UND 100 Imperia La Spezia UD > UND Savona III quadrante IV quadrante UD Una seconda evidenza riguarda il posizionamento rispetto alla bisettrice che rappresenta i punti in cui il costo viene equamente ripartito tra utenze domestiche e non domestiche: i Comuni alla destra sono quelli in cui la spesa sostenuta dalle utenze domestiche è 33

34 relativamente maggiore rispetto a quella delle utenze non domestiche e, in maniera speculare, a sinistra troviamo quelli in cui il costo del servizio è sostenuto principalmente dalle utenze non domestiche. La Figura suggerisce che la maggior parte dei Comuni, compresi i capoluoghi, applicano tariffe equamente ripartite tra utenze domestiche e non domestiche; fa eccezione il Comune di Imperia, dove si nota una, seppur leggera, maggiore pressione sulle utenze non domestiche. Per quanto riguarda il posizionamento rispetto alla media, i Comuni genovesi si posizionano al di sopra, quelli spezzini in linea, mentre la quasi totalità dei Comuni delle altre Province al di sotto. La Tavola mostra il dettaglio dei valori per ciascun Comune e ciascun profilo di utenza. 34

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