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1 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 11 novembre 2018 NOVECENTO Nelle pagine di un libro, fra ricette e misteri di piero meldini BIBLIOFILIA DEL GUSTO Un pastasciuttesco libro di Prezzolini di massimo gatta EDITORIA Tra i torchi di Luciano Ragozzino di sandro montalto BIBLIOFILIA Gli incunaboli della raccolta Tiezzi Maestri di giancarlo petrella FONDO D IMPRESA Giani Stuparich e la Smolars di Trieste di massimo gatta IL LIBRO DEL MESE Giuseppe Rensi e Adriano Tilgher di luca orlandini SCAFFALE BIBLIOFILO Fra i classici: Boccaccio, Bembo e Ariosto di giancarlo petrella ISSN

2 n. 7/8 luglio/agosto 2016 di giuseppe sangirardi di giancarlo petrella di gianluca montinaro di adolfo tura di guido del giudice di marco cimmino di antonio castronuovo di massimo gatta di luca pietro nicoletti di giancarlo petrella di antonio castronuovo di massimo carloni di antonio castronuovo Martin Lutero Martin Lutero e La pala di Wittenberg Martin Lutero Fichte lettore Lutero e alcune Martin Lutero e Edizioni contro : Esuli di religione: Lutero, Bruno El Summario de Johann Eberlin La Libreria Religiosa Giuseppe Rensi La Libreria Religiosa ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN ISSN di giancarlo petrella di pierangelo goffi La filosofia attiva ISSN ISSN ISSN «Dall abisso più fondo, L immensa vertigine Evola: pensatore Civiltà del tempo Il Barone Evola e Le vicende editoriali La parola oscura Julius Evola Costruire una nuova Il Barone all insegna Evola nell editoria Evola e Pound: ISSN la Biblioteca di via Senato mensile, anno viii Milano la Biblioteca di via Senato mensile, anno viii Milano n. 9 settembre 2016 la Biblioteca di via Senato mensile, anno viii Milano n. 10 ottobre 2016 la Biblioteca di via Senato mensile, anno viii Milano n. 11 novembre 2016 la Biblioteca di via Senato mensile, anno viii Milano n. 12 dicembre 2016 SPECIALE ORLANDO FURIOSO Orlando furioso 2016: canto e disincanto Nel Cinquecento tutti pazzi per Ariosto Senso e pazzia nell Orlando furioso Ludovico Ariosto come Raffaello Sanzio «D ogni legge nemico e d ogni fede» Orlando e la metafora della fragilità umana La dorata ottava dell Orlando furioso Ricchi scaffali ariosteschi a Ferrara Aspettando Ludovico Ariosto a Ferrara Ariosto alla Biblioteca di via Senato LIBRI E NUMISMATICA Spiccioli sonanti di storia dell arte di luca piva IL LIBRO DEL MESE Ossa, cervelli, mummie e capelli di antonio castronuovo BVS: BIBLIOFILIA Libri ritrovati (anche in via Senato) di giancarlo petrella BVS: FONDO BORGES Il rarissimo yogurt di Borges di massimo gatta LETTERATURA Morselli, la vacanza di Cesare e i pirati di linda terziroli RARITÀ Benedetto Croce: autobibliografia di massimo gatta BIBLIOFILIA Alla ricerca di quel che resta dei codici di giancarlo petrella I LIBRI DEL MESE Percorsi alternativi al presente: archi, clave e razzi spaziali di andrea scarabelli NOVECENTO Antonio Beltramelli: il successo e l oblio di antonio castronuovo PERSONAGGI Storie di un editore filologo e di un libraio antiquario di massimo gatta MOVIMENTI L eterna vitalità del Futurismo e i manifesti della Donna di vitaldo conte V CENTENARIO UTOPIA ( ) Speciale Biblioteca dell Utopia La prestigiosa Utopia di via Senato La Collana Biblioteca dell Utopia di massimo gatta L utopia di Moro: il percorso di un idea Fra perfezione e libertà dell uomo di gianluca montinaro Un viaggio nell utopia: Il catalogo della Biblioteca dell Utopia di massimo gatta Nel cuore dell uomo, il senso dell utopia di claudio bonvecchio Moro: utopista, santo e «parlamentarista» di carlo gambescia L utopia del possibile e dell impossibile di teodoro k. de la grange Il regime del tempo e l idea dell utopia di diego fusaro Si nondum legisti fac requiras di giancarlo petrella L Utopia di Luigi Firpo, bibliofilo illuminato di massimo gatta L Utopia cattolica di Jean Le Blond di antonio castronuovo Tommaso Moro: l eresia della coscienza di guido del giudice Fra Moro e Ariosto: sogno e utopia di gianluca montinaro Tommaso Moro e la città perfetta di silvio berlusconi Il XX secolo e la morte dell utopia di gianfranco de turris Senza libertà. Utopia e distopia di antonio castronuovo Fra pagine e versi: utopia e letteratura di marco cimmino Additional Location for More s Utopia di giancarlo petrella SPECIALE V CENTENARIO ORLANDO FURIOSO ( ) V CENTENARIO UTOPIA ( ) SPECIALE BIBLIOTECA DELL UTOPIA SPECIALE V CENTENARIO UTOPIA ( ) la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 1 gennaio 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 2 febbraio 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 3 marzo 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 4 aprile 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 5 maggio 2017 BIBLIOFILIA Avventure di libri: l Ariosto Cavalieri di giancarlo petrella NOVECENTO Le lettere della Sarfatti a Panzini di piero meldini LA RIFLESSIONE Le riforme dell istruzione e l educazione mancata di claudio bonvecchio BIBLIOFILIA Librai e collezionisti all asta Brunschwig di giancarlo petrella SUL NOLANO «Titano della tua preziosa Nola» di guido del giudice MEMORIA Il bibliografo e lo storico del libro di giancarlo petrella EDITORIA La memoria e la «sirena dei libri» di massimo gatta NOVECENTO «Oggi, il Belli, è fuori tempo!» di giancarlo petrella EDITORIA Torchi letterari: i libri e la stampa di massimo gatta LIBRI I Dictionnaires di un collezionista di piero meldini ANTICHE EDIZIONI La tortuosa storia editoriale di Rabelais di antonio castronuovo LIBRI DI PREGIO I cataloghi di Alberto Tallone di massimo gatta VOLUMI MISTERIOSI Istruzioni letterarie sull uso dell ombra di massimo gatta LIBRO DEL MESE L iconologia del libro nelle edizioni dei secoli XV e XVI di ugo rozzo LIBRI D IMPRESA Caffè meccanici, ingranaggi del gusto, leve del piacere di massimo gatta DANNUNZIANA Il vate, il libraio e lo stampatore di massimo gatta NOVECENTO Copertine in giallo, tra Parigi, Catania, Milano e Marradi di stefano drei COLLEZIONISMO Raffaello Salari fiorentino e l infinito amore per i libri di massimo gatta LETTERATURA Doppia lesbo. Le due Amiche di Verlaine di antonio castronuovo LIBRI/ARCHEOLOGIA Una dolorosa vicenda: Pompei risorta, Pompei saccheggiata di luca piva STORIE DI STAMPA Vittorio Alfieri, elegante e privatissimo tipografo di massimo gatta SUL NOLANO Una rara traduzione dello Spaccio de la bestia trionfante di guido del giudice LA RIFLESSIONE Il lavoro e la Costituzione della Repubblica di claudio bonvecchio LETTERATURA Un Gatto a Napoli nella Libreria del 900 di massimo gatta BIBLIOFILIA Il catalogo dei tesori mantovani di giancarlo petrella IL LIBRO DEL MESE Sistemi tachigrafici dall antichità a Twitter di alessandro tedesco COLLEZIONISMO Appunti culinari di Orazio Bagnasco di massimo gatta la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 6 giugno 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 7/8 luglio/agosto 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 9 settembre 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 10 ottobre 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 11 novembre 2017 SPECIALE 150 BAUDELAIRE «L orrore della vita e l estasi della vita» di giuseppe scaraffia Il grande poeta e il raffinato bibliofilo di massimo carloni Il poeta bibliofilo e i suoi rilegatori Un edizione unica di Baudelaire di massimo gatta Baudelaire ovvero dell ordine del caos di marco cimmino Il poeta, lo scrittore e il critico d arte di antonio castronuovo Anatomia di un incomprensione L accusatore e il pornografo RINASCIMENTO ESOTERICO Speciale V centenario De arte cabalistica ( ) Gli intellettuali cristiani e la qabbalà di fabrizio lelli Reuchlin prima di Reuchlin di giancarlo petrella I Reuchliniana di Amsterdam di cis van heertum Il fondamento magico dell universo di massimo donà Cornelio Agrippa e la vanità delle scienze di guido del giudice L astrologia e il Diluvio Universale di leandro cantamessa arpinati Esoterismo e grafomania di antonio castronuovo Il Gruppo di Ur e la tradizione esoterica di giovanni sessa La fantasia esoterica di Gustav Meyrink di gianfranco de turris L esoterica di Umberto Eco di frans a. janssen Gli scaffali ermetici del Professore di massimo gatta Alla ricerca di Reuchlin di giancarlo petrella BIBLIOFILIA Francesco Sansovino e Piero Calamandrei di giancarlo petrella LIBRI Un volume tra Ravenna e Uppsala di antonio castronuovo EDITORIA Achille Bertarelli e l ex libris italiano di massimo gatta LIBRO DEL MESE La biblioteca perduta: i libri di Leonardo di carlo vecce COLLEZIONISTI Piero Camporesi, fra ricerca bibliofila e studi storici di piero meldini BIBLIOFILIA I libri della Crusca e le loro vicende di giancarlo petrella NOVECENTO La libreria antiquaria di Umberto Saba di massimo gatta LETTERATURA Echi letterari di una tragedia mineraria di luca piva IL LIBRO DEL MESE Comino Ventura: un editore tra lettere e libri di lettere di roberta frigeni EDITORIA Yourcenar multilingue : fra libri e traduzioni di antonio castronuovo SPECIALE BIBLIOTECA VIGANÒ «Ne miei dolci studi m acqueto» Una raccolta tra passato e futuro SPECIALE 150 BAUDELAIRE RINASCIMENTO ESOTERICO SPECIALE V CENTENARIO DE ARTE CABALISTICA SPECIALE BIBLIOTECA VIGANÒ la Biblioteca di via Senato mensile, anno ix Milano n. 12 dicembre 2017 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 1 gennaio 2018 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 2 febbraio 2018 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 3 marzo 2018 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 4 aprile 2018 tra forma ed evento di giovanni puglisi Requiem per Martin Lutero di claudio bonvecchio la mistica medievale di marco vannini e la teologia luterana di silvana nitti e i Discorsi a tavola di gianluca montinaro della Riforma protestante di diego fusaro storie sociologiche di carlo gambescia EDITORIA Il futurlibro di Fortunato Depero di massimo gatta LIBRI ANTICHI Incunaboli perduti. Incunaboli ritrovati di giancarlo petrella LEGATURE Libri che ti levano la pelle di sandro montalto BIBLIOFILIA Una santa raccolta e il suo catalogo di giancarlo petrella PERSONAGGI Il fascino di uno scrittore analfabeta di antonio castronuovo LA RIFLESSIONE Europa: burocrazie e responsabilità della politica di claudio bonvecchio BIBLIOFILIA I Sermones di Michele Durazzini da Empoli di giancarlo petrella EDITORIA La sovraccoperta: un opera d artista! di massimo gatta NOVECENTO Primo Levi e il gran rifiuto di Einaudi di sandro montalto OTTOCENTO William Beckford: la letteratura e la vita di giuseppe scaraffia BIBLIOFILIA Il cavalier Buovo d Antona di giancarlo petrella l obbedienza al potere di teodoro klitsche de la grange fra Erasmo e Lutero di antonio castronuovo Olimpia Fulvia Morata di lucia felici e Pomponio Algieri di guido del giudice la Sancta Scriptura di ugo rozzo polemista luterano di lorenzo di lenardo Guicciardini di giancarlo petrella e Andrea Emo di giovanni sessa di via Senato di giancarlo petrella SPECIALE V CENTENARIO 95 TESI ( ) ISSN SCOPERTE Dino Campana al Caffè Orfeo: un piccolo enigma svelato di stefano drei LIBRO DEL MESE Due spiriti della terra: Šestov e Fondane di luca siniscalco LETTERATURA Zola e L Argent. Genesi di un capolavoro di giuseppe scaraffia VICENDE «Non s odora altro col naso che quello che s ha nella mente» di piero meldini NOVECENTO Venezia dannunziana: fuoco e cenere di luca piva I LIBRI DEL MESE Gli Imperdonabili: oltre il tramonto della Modernità di giovanni sessa SUL NOLANO Giordano Bruno: la vera storia dell arresto di guido del giudice LIBRI La raccolta impossibile: collezionare Pseudobiblia di gianfranco de turris LIBRO DEL MESE «L Illustrazione. Rivista del libro a stampa illustrato» di giancarlo petrella LA RIFLESSIONE Marcello Dell Utri e la Giustizia : un caso esemplare di claudio bonvecchio PERSONAGGI Dino Buzzati, scrittore fantastico e «doverista» gianfranco de turris L INEDITO Wystan H. Auden lettore de La caduta nel tempo di Cioran di luca orlandini BIBLIOFILIA DEL GUSTO Filippo Tommaso Marinetti, cuciniere di massimo gatta LA RIFLESSIONE La necessità delle élites e il bene della democrazia di claudio bonvecchio IL LIBRO DEL MESE Le epistole latine di Giordano Bruno di gianluca montinaro PUBBLICAZIONI I colori della terra: «La Piê» e la xilografia di antonio castronuovo la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 5 maggio 2018 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 6 giugno 2018 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 7/8 luglio/agosto 2018 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 9 settembre 2018 la Biblioteca di via Senato mensile, anno x Milano n. 10 ottobre 2018 NOVECENTO Viaggio fra i libri della contestazione di piero meldini SCRITTORI Libri e articoli su una vita studentesca di antonio castronuovo BIBLIOFILIA Gli incunaboli della Biblioteca Nazionale di giancarlo petrella BIBLIOFILIA DEL GUSTO Ai tavoli di Bagutta, «ritrovo di galantuomini» di massimo gatta IL LIBRO DEL MESE In morte di una civiltà. Saggi quasi politici di massimo carloni GRAFICA E EDITORIA L arte al servizio dell Idea: Mario Sironi e il fascismo di mario bernardi guardi SUL NOLANO Il fascino ingannevole della dotta citazione di guido del giudice PERSONAGGI «Scrivo la sera, a tempo perso» di massimo gatta BIBLIOFILIA La biblioteca Pasolini al Vieusseux di giancarlo petrella LA RIFLESSIONE L esistenza dello Stato e la necessità di sicurezza di claudio bonvecchio GRAFICA I canti di Faunus di Beltramelli e Nonni di edoardo fontana IL LIBRO DEL MESE Fra le carte dell archivio di Giuseppe Martini di giancarlo petrella ANEDDOTICA Vox Piscis: il libro ingoiato da un merluzzo di antonio castronuovo BIBLIOFILIA DEL GUSTO Marino Parenti al ristorante Sabatini di massimo gatta GABRIELE D ANNUNZIO Ottanta anni dopo Contributi di Giordano Bruno Guerri Annamaria Andreoli Francesco Perfetti Giuseppe Scaraffia Marcello Veneziani Pietro Gibellini Gianluca Montinaro Angelo Piero Cappello Maria Rosa Giacon Andrea Lombardinilo Carlo Santoli Luca Piva Carlo Gambescia Sandro Montalto Antonio Castronuovo Massimo Gatta Lorenzo Braccesi Mario Bernardi Guardi Vitaldo Conte Franco Di Tizio ISSN ILLUSTRAZIONE Max tra i mostri selvaggi di Sendak di edoardo fontana BIBLIOFILIA DEL GUSTO Benedetto Croce e la Società dei Nove Musi di massimo gatta BIBLIOFILIA I bibliofili della Bernardino Misinta di giancarlo petrella LINGUA E IDENTITÀ L «altissima tragedia» di un isola contesa di luca piva EDITORIA I librini imolesi di Babbomorto Editore di massimo gatta IL LIBRO DEL MESE Oltre la realtà: le visioni di Céline di luca siniscalco SCAFFALE DEL BIBLIOFILO L unicorno e Tullia d Aragona di giancarlo petrella di Julius Evola di gianfranco de turris la vetta più alta» di michele ricciotti della realtà originaria di luca siniscalco della Tradizione di giovanni sessa e civiltà dello spazio di stefano arcella le dottrine orientali di nuccio d anna di «Ur» e «Krur» di fabrizio giorgio era illuminante di vitaldo conte promotore culturale di gianfranco de turris civiltà tradizionale di guido andrea pautasso del Pesce d Oro di andrea scarabelli di Laterza di stefano e. bona un incontro impossibile di andrea scarabelli ISSN SPECIALE 80 GABRIELE D ANNUNZIO ( ) SPECIALE JULIUS EVOLA ( )

3 la Fondazione Biblioteca di via Senato ha il piacere di invitarla alla presentazione del fascicolo monografico di dicembre de «la Biblioteca di via Senato» dedicato a Johannes Gutenberg ( ) nella ricorrenza dei 550 anni intervengono Giancarlo Petrella Enrico Tallone introduce Gianluca Montinaro lunedì 3 dicembre 2018 ore 18 Biblioteca di via Senato Via Senato, 14 Milano

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5 la Biblioteca di via Senato Milano MENSILE DI BIBLIOFILIA E STORIA DELLE IDEE anno X n.11/99 Milano, novembre 2018 Sommario 6 Novecento NELLE PAGINE DI UN LIBRO, FRA RICETTE E MISTERI di Piero Meldini 46 Il Libro del Mese GIUSEPPE RENSI E ADRIANO TILGHER di Luca Orlandini 14 Bibliofilia GLI INCUNABOLI DELLA RACCOLTA TIEZZI MAESTRI di Giancarlo Petrella 52 Lo Scaffale del Bibliofilo FRA I CLASSICI: BOCCACCIO, BEMBO E ARIOSTO di Giancarlo Petrella Bibliofilia del Gusto UN PASTASCIUTTESCO LIBRO DI PREZZOLINI di Massimo Gatta Editoria TRA I TORCHI DI LUCIANO RAGOZZINO di Sandro Montalto 57 IN SEDICESIMO Le rubriche LO SCAFFALE LE MOSTRE IL LIBRO D ARTE IN APPENDICE/FEUILLETON COLLABORATORI di Luca Pietro Nicoletti e Errico Passaro 38 BvS: Fondo d Impresa GIANI STUPARICH E LA SMOLARS DI TRIESTE di Massimo Gatta

6 Ringraziamo le Aziende che ci sostengono con la loro comunicazione Biblioteca di via Senato Via Senato Milano Tel Fax segreteria@bibliotecadiviasenato.it direzione@bibliotecadiviasenato.it Presidente Marcello Dell Utri Direttore responsabile Gianluca Montinaro Coordinamento pubblicità Margherita Savarese Progetto grafico Elena Buffa Servizi Generali Gaudio Saracino Fotolito e stampa Galli Thierry, Milano Immagine di copertina Particolare tratto dai Quaderni del roseto 1, con un acquaforte originale a due lastre di Luciano Ragozzino (2017) Stampato in Italia 2018 Biblioteca di via Senato Edizioni Tutti i diritti riservati Reg. Trib. di Milano n. 104 del 11/03/2009 Per ricevere a domicilio (con il solo rimborso delle spese di spedizione, pari a 27 euro) gli undici numeri annuali della rivista «la Biblioteca di via Senato» scrivere a: segreteria@bibliotecadiviasenato.it L Editore si dichiara disponibile a regolare eventuali diritti per immagini o testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte Tutti i contributi, prima di essere pubblicati, sono rivisti in forma anonima. «la Biblioteca di via Senato» è un mensile che utilizza il metodo della valutazione tra pari (peer review)

7 Editoriale Il 2018 si concluderà, per la Biblioteca di via Senato, e nello specifico per la sua rivista, con un monografico dedicato all inventore della stampa a caratteri mobili, Johannes Gutenberg, del quale, quest anno ricorre il 550 anniversario della morte. Il fascicolo, che sarà ricco di interventi che racconteranno della nascita dell arte tipografica, sarà soprattutto l occasione per riflettere su quanto un oggetto in apparenza innocuo come un insieme di fogli di carta impressi e rilegati, abbia influito sulle vicende della Storia. Questo numero speciale sarà presentato nei locali della Biblioteca, il prossimo lunedì 3 dicembre, alle ore 18. Un occasione, quindi, da non mancare: per conoscere più e meglio colui che ha reso possibile la magia della stampa e la diffusione del libro. Gianluca Montinaro

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9 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 7 Novecento NELLE PAGINE DI UN LIBRO, FRA RICETTE E MISTERI Gli intellettuali in cucina di PIERO MELDINI Nel 1948 le neonate Edizioni d Italia di Perledo avviarono la pubblicazione di una collana di piccoli e raffinati volumi in 32esimo, Raggi di Sole. La serie, che si interruppe dopo il decimo numero, comprendeva, fra gli altri titoli, Le astuzie sottilissime di Bertoldo e Bertoldino di Giulio Cesare Croce, I Fioretti di San Francesco, La fisiologia del gusto di Brillat-Savarin e due romanzi di Umberto Notari, I tre ladri e Il giardino delle delizie, e non per caso. Le Edizioni d Italia erano infatti l ultima delle sue tante imprese editoriali. Giornalista, scrittore ed editore, di origine bolognese, Notari nel dopoguerra - cedute la casa editrice Istituto Editoriale Italiano e la tipografia - si era ritirato con la seconda moglie nella sua villa di Perledo, sul lago di Como, dove morirà di lì a breve, nel Il titolo più interessante (e anche il più intrigante, per le ragioni che vedremo) è il n. 3 della collana, Gli intellettuali in cucina, 1 una raccolta, firmata Mascotte, non già di aneddoti e divagazioni letterarie sul cibo, ma di «ricette originali» - poco meno di un centinaio - fornite da altrettanti scrittori, poeti, drammaturghi, giornalisti, pittori e attori italiani. Nella pagina accanto: «La Cucina Italiana», anno VIII, n. 12, dicembre In copertina un editoriale firmato da Fanny Dini La curatrice si premura nella breve prefazione di sfatare il pregiudizio che «vi sia un antitesi fra cervello e stomaco», «vita dello spirito e amore della tavola», e che «le persone di eletti sentimenti e di gusti sofisticati abbiano a sdegnare le compiacenze del gusto». Preoccupazione del tutto superflua, come dimostra la risposta corale ed entusiastica delle personalità interpellate, fra le più note delle lettere, del giornalismo, del teatro e delle arti: da Bacchelli a Bontempelli, da Ada Negri a Panzini, da Marinetti a Folgore, da Govoni a Villaroel, da Lucio d Ambra a Mura, da Barzini a Vergani, da Petrolini a Dina Galli, da Bragaglia a Carrà. C è perfino il premio Nobel Grazia Deledda. È presente, insomma, larga parte dell élite culturale degli anni Trenta. Questo fatto pone un primo problema: il libro non è datato, ma la sua pubblicazione non può essere anteriore al 1948, anno di nascita della collana Raggi di Sole. I profili biografici che introducono le ricette, tuttavia, non riportano una sola notizia successiva al Nel 1948, oltre tutto, più d un intellettuale che aveva contribuito al libro era morto: Petrolini e la Deledda nel 36, Panzini e Lucio d Ambra nel 39, Marinetti nel 44, Ada Negri nel 45. Anche la scelta dei personaggi e delle informazioni, il clima politico-culturale e il linguaggio, seppure cautamente depurati, sono quelli dei primi anni Trenta, culmine della para-

10 8 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 bola ascendente del fascismo. Se ne conclude che il lavoro, o almeno i materiali che lo compongono, dovrebbero risalire a quel periodo. Le ricette che il libro ospita sono molto varie. Un buon numero riguarda piatti regionali di stretta tradizione: il piemontese Carlo Carrà fornisce la ricetta della bagna cauda, che «deve essere sempre bollente, e si mangia col cardo e anche coi peperoni, ma è preferibile il cardo»; il romano Petrolini propone quella della panzanella; il commediografo bolognese Guglielmo Zorzi invia la ricetta delle sfrappole carnevalesche; il bellariese Alfredo Panzini ruba ai pescatori del suo paese il recipe delle fragranti seppioline ripiene in graticola; il grande attore catanese Angelo Musco detta la semplicissima, quasi monastica ricetta di un «antipasto siciliano» costituito da olive nere bollite cinque minuti e poi fritte per altri cinque minuti con aglio, alloro e una spruzzata di vino bianco; la sarda Deledda, dopo aver umilmente premesso che la sua «fama, in materia di cucina, è perfettamente usurpata», contribuisce con la ricetta di uno spezzatino di capretto, «appreso a fare nella patriarcale cucina di Nuoro». È rigorosamente filologica, va da sé, la versione dell «autentica polenta taragna» trasmessa dall insigne filologo valtellinese Pio Rajna. Non mancano però ricette di piatti più innovativi e anche - diremmo oggi - più creativi, come quella delle «triglie del buongustaio», proposta da Bacchelli (triglie cotte al forno con un trito di scalogni, servite con una salsa di pomodoro e fegati di triglia passati al setaccio), o quella del raffinato quanto complesso «pasticcio di piccioni», fornita dal popolare attore teatrale Antonio Gandusio; o quella, infine, del «gelato grattacielo in undici piani», benevolmente concessa dal romanziere di successo Lucio D Ambra. Sicuramente innovative sono le ricette, o meglio le formule, della pattuglia futurista guidata da Marinetti, che proprio nel 1932 aveva pubblicato il libro La cucina futurista, scritto a quattro mani con Fillìa. E, in effetti, le formule di Paolo Buzzi («risotto all alchechingio»), di Luciano Folgore («antipasto folgorante») e dello stesso Marinetti («tavola parolibera marina» e «vivanda simultanea») sono tratte di peso dal libro citato (che la curatrice, però, non menziona). Sono inedite, ma anche molto più banali, solo le ricette della pittrice Benedetta (Cappa), moglie di Marinetti (insalata russa) e del giornalista Armando Mazza, futurista della prima ora (arancine di riso). Non sono poche le ricette di preparazioni economiche, accompagnate talvolta da accenti polemici verso la dispendiosa cucina borghese. L elogio della vita rurale e gli inviti all autarchia alimentare, alla frugalità e al risparmio sono, del resto, tra le parole d ordine del regime fascista. Al-

11 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 9 Nella pagina accanto: «La Cucina Italiana», anno VII, n. 12, dicembre In copertina un editoriale firmato da Fanny Dini. Qui sopra da sinistra, in senso orario: frontespizio de Le astuzie sottilissime di Bertoldo e Bertoldino (Perledo, Edizioni d Italia, 1948) di Giulio Cesare Croce; Fanny Dini, Lettera d amore, Palermo, Novecento, 2002 (copertina); Filippo Tommaso Marinetti e Fillia, La cucina futurista, Milano, Sonzogno, 1932 (si noti la fascetta editoriale pubblicitaria, che riporta anche il prezzo del volume, «5 lire»); frontespizio e controfrontespizio de Gli intellettuali in cucina (Perledo, Edizioni d Italia, 1948) di Mascotte; frontespizio della prima edizione del romanzo Il giardino delle delizie (Perledo, Edizioni d Italia, 1948) di Umberto Notari fredo Baccelli, poeta e senatore del Regno, propone perciò la ricetta di «un semplice uovo» (bollito tre minuti e frullato con sale e poche gocce di limone); il giornalista Roberto Forges Davanzati presenta quella della bruschetta, «un cibo che fa bene al corpo e all anima»; il prolifico Salvator Gotta se la sbriga con quella delle «uova in agrodolce» (uova sode ripassate in padella con burro e cipolla). Completamente fuori linea è invece Marghe-

12 10 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Da sinistra in alto, in senso orario: Ettore Petrolini ( ), in uno delle sue più note immagini; Orio Vergani ( ); Ada Negri ( ); Margherita Sarfatti ( ), in una foto della fine degli anni Venti rita Sarfatti, madrina di Novecento, direttrice di «Gerarchia» e biografa (oltre che ex amante) di Mussolini, che detta la ricetta della complicata quanto costosa zuppa d aragosta. Agli inizi degli anni Trenta la Sarfatti è ancora una donna potente, né sono alle viste quelle leggi razziali che costringeranno lei, ebrea, a rifugiarsi in Argentina. Il suo piatto non è solo caro, è anche scandalosamente in contrasto con i dettami della kasherut, che vieta tassativamente il consumo di crostacei. È invece perfettamente kasher il «cuscussù», la versione del cous cous cucinata dagli israeliti livornesi, di cui il poeta Angiolo Orvieto fornisce la ricetta in versi. Non è la sola ricetta in poesia: anche Giuseppe Lipparini, Clarice Tartufari e il drammaturgo Carlo Veneziani sciolgono inni rispettivamente ai fagioli alla toscana, alla frittata col guanciale e alla torta di semolino. Alla varietà dei piatti corrisponde infatti quella dello stile delle ricette: ce n è di scritte con eleganza e di trasandate; di chiare e di confuse; di sintetiche e di dettagliate fino alla pedanteria; di laconiche e di colloquiali. Non poche sono corredate da piacevoli cappelli aneddotici all Artusi. Resta da sciogliere il mistero dell identità della curatrice degli Intellettuali in cucina. Con lo pseudonimo di Mascotte sono firmati, a mia conoscenza, sette libri, cinque prima e due dopo la guerra: Tavola della celebrità (1932), I dolci (1932), Paste asciutte e altre minestre (1933), Cucina piemontese, lombarda, ligure e toscana (1934) e Cucina roma-

13 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 11 SALACCHE [SARDE O ARINGHE] ALLA MOTTA VISCONTI Si prendono due salacche piuttosto grosse, se ne raspano via le scaglie più dure, si pongono, sulla estremità d un paio di molle, a rosolare su un fuoco di brace. Quando sieno ben rosolate da una parte e dall altra, si mangiano con la polenta, bevendoci sopra un bicchiere di vinello. Piatto indicatissimo per la salute del corpo e la vigoria e limpidezza dello spirito. Ricetta di Ada Negri PANZANELLA Quando si mangia la gallina s ha da essere in due: io e la gallina. Ma, lasciando gli scherzi, ecco, come buon romano, la ricetta vera che vi posso dare: da una pagnotta casareccia un po mollicosa si tagliano fette non tanto piccole. S inzuppano nell acqua fredda e si mettono, appena un po zuppe, una accanto all altra in un piatto un po fondo. Si condiscono con sale, olio, aceto e pepe e con qualche foglietta di basilico fresco. Rivoltarle sottosopra dopo un cinque minuti e ricondirle perché così ci resta un po di sughetto. Ricetta di Ettore Petrolini RICOTTA DOLCE Si prende un chilo di ricotta freschissima, mezzo etto di caffè macinato finissimo, un etto e mezzo di zucchero in polvere lievemente profumato alla vaniglia. Si mescoli con una forchetta, impastando in modo da formare un tutto omogeneo. Si ottiene così un dolce di facile fattura e di gusto soave, adatto a qualsiasi età e in qualsiasi stagione. La medesima composizione si può fare con 40 grammi di cacao in polvere e 200 di zucchero. Ricetta di Orio Vergani TRAMEZZO ALLA SICILIANA Si prendano i tuorli di sei uova ben assodate e si impastino con un ettogrammo di burro, uno di zucchero e un bicchierino di Marsala. Si bagnino con Maraschino le pareti di uno stampo, che si copriranno con biscotti savoiardi, alternatamente inzuppati di Marsala e di Maraschino. Vi si rovesci dentro l impasto preparato e lo si ricopra di nuovi biscotti inzuppati. Si metta lo stampo in ghiaccio e se ne toglierà un dolce squisito. Ricetta di Giuseppe Villaroel ZUPPA D ARAGOSTA Un chilogrammo di funghi di pioppo. Dopo averli sottoposti alla solita toletta, affettarli e con burro farli saltare al fuoco per alcuni minuti. Intanto buttare in acqua bollente e salata un aragosta viva (del peso di circa un chilogrammo) e lasciarvela cuocere circa mezz ora. Cotta che sia, va tagliata in senso longitudinale; e si tolgono le due mezze code, che si metteranno in caldo. Il guscio o scheletro si pesti nel mortaio e dopo tale operazione lo si getti nella stessa acqua ove prese il colore rosso; vi si lasci un oretta a bollire con sedano, prezzemolo, carota, alloro, pomidori a pezzi, un po di pepe e di cannella e un 250 grammi di burro. Tutto questo si farà passare allo staccio. Il brodo speciale che ne deriva va messo in casseruola perché torni caldo. Fette di pane arrostito, o fritte al burro, verranno finalmente disposte nella zuppiera insieme a fettine di quelle due mezze code che abbiamo tenute in caldo e a quei funghi che abbiamo preparato a parte. Versatevi il descritto brodo ben bollente: si avrà l ottima zuppa di aragosta. Ricetta di Margherita Sarfatti na, emiliana, veneta, romagnola, marchigiana e umbra (1934), tutti questi pubblicati dall Istituto Editoriale Italiano di Umberto Notari, fondatore ed editore del mensile «La cucina Italiana»; inoltre, per le Edizioni d Italia, Il vino nelle vivande. Repertorio di ricette (s.d.), n. 4 della collana Raggi di Sole. Nonché, ovviamente, Gli intellettuali in cucina. Sono convinto che sotto lo pseudonimo di Mascotte si celi la toscana Fanny Dini, 2 che della «Cucina Italiana» fu prima redattrice e poi, dal 1934 al 1943, direttrice; si deve a lei, oltre al cambio di formato e ad altre innovazioni tecniche, la

14 12 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 PIZZA AL PROSCIUTTO Prendi mezzo chilo di pasta lievitata per panini, un etto di burro, una buona presa di pepe; impasta insieme lungamente e del blocco fa due parti uguali, che spianerai per la grandezza della teglia. Una ne adagerai sul fondo, e su quella distribuirai un pavimento di prosciutto di montagna, e su quel primo pavimento un altro pavimento di mozzarella. Metti il tutto nel forno per una ventina di minuti. Tutto questo per aiutarsi a bere, in quattro, un fiasco di Chianti o di Sangiovese. Ricetta di Antonio Baldini SPEZZATINO DI CAPRETTO La mia fama, in materia di cucina, è perfettamente usurpata. Infatti, io non so, all occasione, preparare che poche elementari pietanze, apprese a fare nella patriarcale cucina di Nuoro. Una di esse, buona per le disappetenze, sarebbe questa: rosolare lo spezzatino di capretto tenero in un soffritto di poco olio di oliva e cipolline tagliate finissime; a giusto punto di cottura mescolare un uovo sbattuto nell aceto bianco. Ricetta di Grazia Deledda PASTICCIO DI PICCIONI Fate rosolare lentamente in una casseruola, con un pezzetto di burro ed un po di sale, tre piccioni; colorati che siano, versateci un poco di Marsala, indi, a consumazione di questo, aggiungete un cucchiaio di salsa di pomodoro ed un poco di brodo, facendoli cuocere per circa mezz ora. Quindi tagliateli a piccoli quarti e sistemateli in una fondina di porcellana pirofila, con tutto il sugo che avrete ricavato più 80 grammi di piccole fettine di prosciutto crudo e due uova sode tagliate a piccoli pezzi. Quando il tutto sarà freddo, preparate un disco di pasta sfoglia (si trova pronta dal pasticcere) di circa 200 grammi e dopo aver dorato gli orli della fondina con uovo sbattuto, sistemate sopra la sfoglia, premendo bene sopra gli orli; doratela ancora con uovo e sovrapponetevi un nuovo strato di sfoglia. Indi cuocete al forno ben caldo per 15 minuti. Ricetta di Antonio Gandusio progressiva politicizzazione del periodico, che si allineerà sempre più entusiasticamente con le parole d ordine del regime. La Dini non era una semplice esperta di cucina, e nemmeno una redattrice generica e tuttofare, ma un personaggio di ben altro spessore. Nata a Pistoia nel 1895, nel 1916 si trasferì a Firenze per ragioni di studio. Qui aderì al movimento futurista e si legò sentimentalmente con il poeta parolibero Mario Nannini, che morirà di spagnola nel 1918, a ventitré anni, mentre si accingeva a partire per il fronte interno. Al pittore Primo Conti, di cui non aveva gradito le avances (la «vampata calda del desiderio»), indirizzò una singolare Lettera d amore, recentemente edita (Palermo, Novecento, 2002), con la quale gli notificò che non avrebbe mai potuto essere la sua amante. Nel 17 e nel 18 collaborò con brevi articoli a «L Italia Futurista». Il più noto è, sul n. 35, la lettera aperta a Filippo Tommaso Marinetti dopo la pubblicazione del libro Come si seducono le donne (Firenze, Edizioni da centomila copie, 1917), dove gli assicurò che era riuscito a vedere le donne «come sono: come le creature più felinamente e più voluttuosamente animali che esistano: che amano su tutte le cose le audacie più folli: di cui ogni gesto, verso se stesse o altri, non è che un incitazione verso un pericolo maggiore». Fascista della prima ora, partecipò a scontri di piazza, in camicia nera e al fianco degli squadristi, e poi alla marcia su Roma, e il nomignolo «Mascotte» è - io credo - un retaggio di quella stagione. NOTE 1 Il titolo per esteso è Gli intellettuali in cucina. Repertorio di ricette originali redatte dai più illustri scrittori italiani. 2 Su Fanny Dini si veda: Paola Sica, Futurist Women. Florence, Feminism and the New Sciences, Londra, Palgrave Macmillan, 2016, che contiene per altro cenni biografici quasi irrilevanti.

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17 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 15 Bibliofilia GLI INCUNABOLI DELLA RACCOLTA TIEZZI MAESTRI Edizioni da collezione di GIANCARLO PETRELLA Nella pagina accanto: Santa Caterina, Epistolae, Venezia, Aldo Manuzio, 1499, silografia acquarellata Il collezionismo è un mestiere silenzioso, che si pratica in penombra. Per suo natura schivo, nient affatto incline ad aprire la propria raccolta se non a pochi intimi che ne condividano gusti, inclinazioni e, se possibile, rituali, il collezionista di norma rifugge dal rendere pubblico tramite un catalogo a stampa ciò che allinea sui propri scaffali. Succede così che l occasione, dall esterno, per venire a conoscenza di una collezione privata concida con l improvvisa decisione da parte del proprietario di privarsi dell amata raccolta - è questo il caso della stupefacente collezione futurista di Giampiero Mughini messa sorprendentemente in vendita nel dicembre 2014 e, in tempi ancora più recenti, di un altro vertice del collezionismo italiano, l ineguagliabile raccolta dantesca dismessa dal torinese Livio Ambrogio - o la scomparsa del suo artefice. La storia del collezionismo privato, per quanto episodica e ancora terribilmente frammentaria, è scandita da silenzi prolungati e fulminee riapparizioni. Ricorda il corso di certi fiumi carsici, che si riaffacciano in superficie dopo lunghi tratti in anfratti sotterranei. Si pensi alla vicenda, riportata solo da poco a conoscenza dell opinione pubblica, della straordinaria collezione a matrice ariostesco-cavalleresca allestita nell immediato dopoguerra dal ferrarese Renzo Bonfiglioli, andata tacitamente dispersa negli anni Settanta per riemergere, peraltro solo in parte, decenni più tardi presso la Beinecke Library. 1 Una spessa coltre di nebbia da sempre avvolge una delle più ricche collezioni private milanesi, ormai prossima al dissolvimento dopo la scomparsa, nell agosto di un anno fa, del proprietario, noto giurista e collezionista raffinato quanto appartato. Poco trapela di ciò che è custodito in quella magnifica raccolta nel cuore di Milano, se non che lì ha trovato rifugio, dopo un eclissi durata quasi un secolo, l edizione incunabola forse più importante passata sul mercato antiquario negli ultimi cinquant anni, vale a dire la plaquette cavalleresca illustrata dal titolo La Venuta del re di Franza stampata a Brescia da Battista Farfengo c Non ci si allontana da Milano ricordando il caso dell altrettanto pregevole collezione quattro-cinquecentesca allestita sin dagli anni Cinquanta del Novecento dall avvocato Cesare Grassetti ( ), rimasta pressoché sconosciuta per decenni, e che solo ora, dopo essere stata ceduta alla Fondazione Cini di Venezia, torna alla luce grazie a un meritorio catalogo - comprensivo di circa 180 incunaboli - di prossima pubblicazione. Questo è peraltro un caso benevolo e statisticamente minoritario. La sorte della maggior parte delle collezioni private è infatti assai più avversa, essendo fatalmente oggetto di irrimediabili dispersioni, non sempre, peraltro, alla

18 16 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Da sinistra: Regulae monasticorum, Venezia, Johannes Emericus de Spira per Lucantonio Giunta, 13 aprile 1500; Ex libris del barone Horace Landau ( ) al risguardo anteriore dell edizione san Antonino, Confessionale, Venezia, C. Arnold, Nella pagina accanto, da sinistra: Ex libris di Giuseppe Martini sull esemplare del De interpretandis Romanorum litteris di Probo; legatura alle armi di Domenico Marzio Pacecco Carafa ( ) dell Asconio Pediano (Commentarii in orationes Ciceronis, Venezia, Johannes de Colonia e Johannes Manthen, 1477) luce del sole. Nel migliore dei casi si viene dunque a conoscenza dell esistenza di una collezione - e, in second ordine, della sua consistenza - solo tramite il catalogo d asta che rappresenta, a distanza di tempo, l unico strumento, benchè talvolta parziale, di accertamento bibliografico. Vicenda recentissima è la dispersione per Christie s di una sostanziosa porzione (solo alcuni pregevoli manoscritti ed edizioni italiane sono invece discesi alla Bertoliana di Vicenza) della portentosa raccolta astronomico-scientifica appartenuta al bibliofilo vicentino Giancarlo Beltrame, industriale dell acciaio scomparso nel 2011, e rimasta, finché questi era in vita, sostanzialmente inavvicinabile. 3 Sorte del tutto analoga, volendo andare indietro di oltre un secolo, a quella della bellissima collezione del bibliofilo napoletano Benedetto Maglione, l unica cui traccia resta oggi il misconosciuto catalogo dell asta battuta a Parigi nel È dunque in palese controtendenza rispetto alle regole del collezionismo - e agli illustri esempi sinora squadernati - che l avvocato Paolo Tiezzi Maestri, appassionato e colto collezionista senese nonché Presidente della Società bibliogra-

19 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 17 fica toscana, senza attendere nessuna delle due funeste occasioni cui si è fatto cenno in apertura, ha scelto di disvelare alla comunità degli studiosi e degli amanti del libro la propria raccolta quattrocentesca, porzione senza dubbio minoritaria rispetto all intera sua collezione a vocazione prevalentemente tosco-romana, ma di indubbio fascino per vetustà e pregio delle edizioni. La raccolta incunabolistica si compone di quaranta edizioni, una cifra di per sé già nient affatto trascurabile per una biblioteca pubblica, ma che, evidentemente, assume un significato ancora più importante trattandosi di una collezione privata. Se osservata più da vicino, come ora consente l apprezzabile catalogo redatto da Alessandra Panzanelli Fratoni appena pubblicato dalla Società Bibliografica Toscana (Edizioni del XV secolo nella collezione Tiezzi Mazzoni della Stella Maestri, Sinalunga, Tipografia Rossi, 2018), tale raccolta per certi versi rappresenta un interessante spaccato della tipografia italiana quattrocentesca. Non che questo, probabilmente, fosse l intento di chi l ha formata e vista crescere negli anni. Ma è indubbio che, pur nelle sue dimensioni contenute, oggi bene vi si rifletta il policentrismo tipografico quattrocentesco. A rigore la raccolta sarebbe potuta crescere anche in altre direzioni, approfittando di impulsi occasionali e fors anche di suggestioni locali, che l avrebbero però portata ad essere qualcosa di diverso da quella che è. Nel contesto del collezionismo privato è facile infatti che si imbocchi la strada di un rigido monocromatismo e che la collezione sia pertanto impostata su un ordito preordinato che porta ad escludere tutto quanto non rientra in parametri precostituiti. È questo il caso, piuttosto frequente, di raccolte monotematiche, sia dal punto di vista contenutistico che formale. Paolo Tiezzi Maestri ha saputo invece schivare questo rischio, allestendo una raccolta di efficace eterogeneità, scandita da interessi nient affatto angusti,

20 18 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra: Valerius Probus, De interpretandis Romanorum litteris, silografia. Nella pagina accanto: Boccaccio, Genealogiae deorum, Venezia, Boneto Locatello per Ottaviano Scoto, 23 febbraio 1494/95, tavola acquarellata che spaziano dal libro devoto a quello giuridico, dai classici della letteratura greco-latina alla letteratura trecentesca, dai testi per la scuola alle edizioni umanistiche. Senza farsi attrarre, come in altri casi, dalle facili sirene del mercato. Il che vuol dire che il lettore - almeno per ora - non vi troverà i nomi altisonanti del Polifilo o del Liber chronicarum di Hartmann Schedel, per intenderci. Ma si imbatte in edizioni di più spiccata caratura culturale, a cominciare dall edizione (1499) delle Epistole di santa Caterina - unica edizione manuziana quattrocentesca - peraltro in un esemplare con la celebre silografia delicatamente acquarellata forse da mano ancora coeva. Quindi, la seconda edizione della Commedia col commento del Landino (Venezia, Ottaviano Scoto, 1484) dopo la princeps fiorentina del 1481; l importante edizione illustrata, ancora veneziana (Boneto Locatello per Ottaviano Scoto, 23 febbraio 1494/95), delle Genealogiae deorum di Boccaccio, anch essa in un esemplare che tradisce interventi decorativi che ne ingentiliscono la stampa; l edizione del Fasciculus temporum di Werner Rolewinck sottoscritta Venezia, Erhard Ratdolt, 28 maggio 1484, precoce esempio dell illustrazione libraria quattrocentesca. Altrettanto importante la miscellanea, verisimilmente ancora coeva, che cuce assieme i tre trattati De trinitate di san Agostino, sant Ilario e Boezio stampati da Paganino Paganini nel 1489; nonché le edizioni fiorentine, rispettivamente 1494 e 1499, del Pungi lingua di Domenico Cavalca e dell Expositio in Psalmum Miserere mei Deus di Savonarola, e la rara edizione bresciana, per i tipi di Angelo Britannico (1498), dell Ars moriendi. Nella raccolta incunabolistica Tiezzi il libro devoto, come si è detto, convive con quello scolastico, il classico latino con l autore tardo-medievale, quasi a ricalcare ciò che un lettore del tardo Quattrocento avrebbe realmente trovato sui banchi di una bottega libraria. Per cui, oltre a quanto già si è intravisto, si segnalano un paio di edizioni del Confessionale di sant Antonino, la Disciplina degli spirituali del Cavalca (oltre al Pungi lingua già evocato), gli Opuscula e i Sermones in volgare di s. Bernardo, l Imitatio Christi; i trattati giuridici di Antonio Roselli (tra cui il fondamentale De potestate imperatoris ac pape); un manipolo di autori classici (i Commentarii in orationes Ciceronis di Asconio Pediano, Marziale col commento del Calderini, Catullo col commento di Fosco Palladio, l Epitome rerum Romanarum di Floro, il De interpretandis Romanorum litteris di Probo, l Historia

21 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 19 adversus paganos di Paolo Orosio); sino ad allungare lo sguardo allo scaffale umanistico, sul quale trovano posto gli Erotemata del Crisolora, la silloge pedagogica aperta dal De ingenuis moribus del Vergerio, la versione in volgare delle Historiae Florentini populi di Leonardo Bruni, la Silva Nutricia di Poliziano. Altrettanto eterogenea e rappresentativa è la mappa tipografica sottesa alla raccolta. Provando ad allestire un rapido grafico per città il risultato che se ne ricava, pur con inevitabili limiti, non si discosta troppo dal quadro complessivo della tipografia italiana quattrocentesca. La fetta maggiore, pari esattamente al 50% dell intera raccolta incunabolistica, è rappresentata dalle edizioni veneziane: 20 sulle 40 complessive. Il peso delle edizioni toscane, alle quali è comprensibile che guardi con particolare affetto il collezionista, corrisponde al 30% della raccolta: due soltanto conducono alla tipografia senese delle origini, tra cui la piuttosto rara edizione giuridica (ISTC ne censisce solo altri quattro esemplari in Italia) Giovanni Battista Caccialupi, Repetitio legis, sottoscritta da Henricus de Colonia il 21 marzo 1488/89. Una decina, esemplificative delle officine di Antonio Miscomini, Bartolomeo de Libri, Francesco di Dino, Lorenzo Morgiani e Johannes Petri, bene testimoniano della tipografia fiorentina del secolo decimoquinto. Ma al nucleo fiorentino può assegnarsi anche la Controversia de nobilitate di Buonaccorso da Montemagno, edizione priva di esplicita sottoscrizione ma oggi ragionevolmente assegnata da BMC alla tipografia del convento di San Jacopo di Ripoli. L editoria romana quattrocentesca è rappresentata da tre edizioni: rispettivamente due sottoscritte o riconducibili a Stephan Plannck e una (l Historia s. Monicae) attribuita (1479) alla tipografia di Francesco Cinquini. Decisamente minoritario, rispetto alla raccolta Tiezzi, pare il contributo offerto da altri centri: due edizioni recano la data topica di Brescia (e sottoscrizione, rispettivamente, di Bernardino Misinta e Angelo Britannico), una soltanto Vicenza (Dionigi Bertocchi), Bologna (l edizione dell Historia de imperio di Herodianus stampata da Bazaliero Bazalieri nel 1493) e Milano (una delle numerose edizioni del Lucidarium, sottoscritta da Filippo Mantegazza nel 1493). L arco cronologico, anch esso piuttosto ampio, si estende dal 1473 (attuale incipit della raccolta fissato dal Confessionale di sant Antonino stampato a Venezia da Christoph Arnold) al 13 aprile 1500 (sottoscrizione dell ultimo, recentissimo, ingresso, avvenuto quasi nelle more di stampa del catalogo, perché una collezione privata è in perenne divenire: le Regulae monasticorum, Venezia, Johannes Emericus de Spira per Lucantonio Giunta, 13 aprile 1500). A queste van-

22 20 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra: Giovanni Crastone, Lexicon, [Vicenza, Dionigi Bertocchi, 1483], c. a3r. Nella pagina accanto: nota di possesso forse attribuibile al vicerè di Napoli Antonio Alvarez de Toledo ( ) al frontespizio del Liber divinae doctrinae di s. Caterina (Brescia, Bernardino Misinta, 1496) no poi aggiunte alcune altre edizioni cosiddette post-incunabole, ossia edite poco oltre il fatidico giro di boa del 31 dicembre 1500, di cui Alessandra Panzanelli dà conto nella seconda parte, che, pur bibliograficamente estranee alla raccolta incunabolistica, a essa materialmente pertengono, in quanto rilegate ab antiquo in miscellanee fattizie che contengono edizioni quattrocentesche. Si veda, a esempio, l interessante caso del Catullo (Venezia, Giovanni Tacuino, 1496) chiuso tra Claudianus, De raptu Proserpinae, Milano, Guillaume Le Signerre & Guillaume Le Signerre, 1501 e Petrarca, Bucolicum carmen, Venezia, post C è però una domanda che pulsa dietro ogni collezione, tanto più se privata. In seguito a quali percorsi, fortuiti e accidentati, questi esemplari sono giunti nell alveo della raccolta Tiezzi Maestri? Pochi in realtà acconsentono a rivelare dettagli della loro storia pregressa. La maggior parte è piuttosto reticente. L ex libris cartaceo con il monogramma HL a doppio incrocio assicura che il pezzo cronologicamente più alto della raccolta incunabolistica (Antonino, Confessionale, Venezia, C. Arnold, 1473) apparteneva alla prestigiosa collezione fiorentina del barone Horace Landau ( ). Ma andando a ritroso, una serie di fitti marginalia di mano cinquecentesca e una nota di possesso, probabilmente ancora cinquecentesca di un misconosciuto «Antonius Bentesius Carpensis», tradiscono forse il volto di uno dei primi fruitori del volume. Poco sappiamo di questo e di altri lettori che lasciarono il proprio nome su alcuni di questi esemplari. Come la suor Maria Angiola che si firma alle ultime carte dell edizione fiorentina della Disciplina degli spirituali del Cavalca (Firenze, Aantonio Miscomini, c. 1485) consentendo oggi di restituire l esemplare, evidentemente, a una comunità femminile, forse toscana, ma non meglio identificata. Al momento ignoto resta anche l antico proprietario delle citate Geneaologiae deorum di Boccaccio che recano al frontespizio stemma araldico con iniziali I Z. La nota cinquecentesca «Di Piero Carlo Strozzi», pur impescrutabile, non può che ricondurre l esemplare delle Historiae Florentini populi (Venezia, Jacobus Rubeus, 1476) a un membro di una delle più gloriose famiglie fiorentine. Così come la nota settecentesca «ex libris Octavj de Ferrarinis» vergata sull Ars moriendi bresciana è verisimile rimandi al-

23 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 21 l accademico reggiano Ottavio Ferrarini e l esemplare dell Historia adversus paganos di Orosio provenga da un contesto senese, come suggerisce l ex libris sei-settecentesco al risguardo identificabile con quello di un membro della famiglia Bichi di Siena - forse il cardinale Vincenzo Bichi ( ) come ipotizza la curatrice del catalogo - e un secondo ex libris più esplicito con intestazione «Petri Buoninsegni Senis 1802». Quanto a quest ultimo vale la pena segnalare che briciole di questa biblioteca privata senese primo-ottocentesca ancora si raggranellano spigolando sul mercanto antiquario. A esempio, lo stesso inequivocabile ex libris datato contraddistingue l esemplare dello Studio Bibliografico Orfeo dell edizione lucchese settecentesca (Marescandoli, 1743) di Dominique de Colonia, De arte rhetorica libri quinque; un manoscritto degli Statuti senesi c presso lo Studio Bibliografico Apuleio; e un esile Guerino detto il Meschino trevigiano secentesco (Trevigi, appresso Francesco Righettini, 1663) con identica provenienza è stato battuto (lotto 9) non più di un anno fa dalla casa d aste Forum Auctions (asta del 25 marzo 2017 in cui andò dispersa un importante collezione privata europea di Futurismo italiano). A tutt altra area geografica conduce invece l antico possessore dell Asconio Pediano (Venezia, Johannes de Colonia e Johannes Manthen, 1477): l esemplare presenta legatura alle armi di Domenico Marzio Pacecco Carafa ( ), duca di Maddaloni, della cui biblioteca riaffiorano occasionali frammenti, anch essi con identica legatura ad personam, presso la Houghton Library di Harvard (un Appianus, Historia Romana, Venezia, Bernhard Maler, Erhard Ratdolt e Peter Löslein, 1477) e Princeton (Eutropius, Breviarium historiae Romanae, Roma, [Georgius Lauer], 20 maggio 1471). Così come, pur con un residuo di cautela, sembra rimandare alla Napoli del Seicento anche il Liber divinae doctrinae di s. Caterina (Brescia, B. Misinta, 1496), la cui nota di possesso in spagnolo «es de antonio aluarez de toledo» potrebbe identificarsi con quella del vicerè di Napoli Antonio Alvarez de Toledo ( ). Apparteneva alla collezione di Lord Eric Hyde Sexton ( ), battuta da Christies s nel 1981, la copia con legatura inglese novecentesca da amatore dell edizione senese c. 1486/87 di Floro. Conserva invece legatura monastica originale su assi il Confessionale di sant Antonino [Firenze, Bartolomeo de Libri, c. 1488/90], ma nulla dice della sua probabile provenienza da biblioteca ecclesiastica. Resta altrettanto insoddisfatta la nostra curiosità circa la provenienza della bella miscellanea paganiniana con legatura originale in piena pelle con impressioni a secco che riunisce i tre trattati De trinitate. Tutto il

24 22 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Il catalogo degli incunaboli della collezione dell avvocato Paolo Tiezzi Maestri contrario del Lucidarium sottoscritto dal milanese Filippo Mantegazza, che tradisce alla prima carta dichiarazione di proprietà, forse ancora cinquecentesca, del convento romano dei Domenicani di S. Maria sopra Minerva. Provenienza ecclesiastica denunciano gli Opuscula di s. Bernardo, a giudicare dalla nota non meglio decifrabile «ad usum fratris Vincentii 1692»; il Confessionale di sant Antonino (Firenze, L. Morgiani e J. Petri per P. Pacini, 1496) che conserva nota di appartenenza al convento di S. Maria delle Grazie di Livorno; e almeno anche l edizione veneziana di Catullo, che da un possessore laico settecentesco («1770 Ioannis Baptistae Villi Decani Opitergis») deve essere confluito, come da timbro parzialmente cassato, alla biblioteca del Seminario di Bergamo, per poi uscirne con tempi e modi che rimangono indefiniti. Almeno in un caso dietro la raccolta Tiezzi Maestri si intravede uno dei nomi altisonanti dell antiquariato italiano novecentesco: il De interpretandis Romanorum litteris di Probo, già reduce da un soggiorno in area tedesca nel Settecento, ostenta infatti ex libris del bibliografo e libraio di origini lucchesi Giuseppe Martini il cui archivio bibliografico è depositato proprio presso la Biblioteca di via Senato. Se non un unicum, il catalogo, completo o solo di una porzione, di una collezione privata è certamente una rarità. Una generosa, colta rarità, da accogliere dunque con viva soddisfazione e non senza l augurio che possa fare da apripista ad altre analoghe iniziative, nella direzione di un auspicabile conoscenza e valorizzazione anche del patrimonio librario privato. NOTE 1 GIANCARLO PETRELLA, À la chasse au bonheur. I libri ritrovati di Renzo Bonfiglioli e altri episodi di storia del collezionismo italiano del Novecento, Firenze, Olschki, GIANCARLO PETRELLA, Questioni aperte di incunabolistica. La venuta del re di Franza, La guerra del Moro e alcuni incunaboli perduti o riattribuiti, «La Bibliofilia», CXIII, 2011, pp (ora, finalmente nel più ampio contesto della produzione farfenghiana, in GIANCARLO PE- TRELLA, L impresa tipografica di Battista Farfengo a Brescia fra cultura umanistica ed editoria popolare ( ), Firenze, Olschki, 2018). 3 CHRISTIE S, The Giancarlo Beltrame Library of Scientific Books, Part I-III, 13 July November April 2017, London, King Street. 4 Catalogue de la bibliothèque de feu M. Benedetto Maglione de Naples, Paris 1894.

25 Crescere è un gioco bellissimo! Da oltre 50 anni siamo vicini ai bambini per aiutarli a crescere Perché non bisognerebbe mai smettere di giocare, specialmente quando si diventa grandi Mario Clementoni - clementoni

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27 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 25 Bibliofilia del gusto UN PASTASCIUTTESCO LIBRO DI PREZZOLINI Spaghetti-Dinner di MASSIMO GATTA Nella pagina accanto: l edizione americana, pubblicata nel 1955 a New York da Abelard-Schuman Uno dei bersagli preferiti contro cui si scagliava Effe Ti Marinetti, nel Manifesto della cucina futurista del 1930, era nientemeno che sua eccellenza la pastasciutta, considerata da sempre un must della cucina nazional-popolare. Scriveva, senza tanti fronzoli, il boss del futurismo nel capitolo dirompente Contro la pastasciutta, che essa «contrasta collo spirito vivace e coll anima appassionata generosa intuitiva dei napoletani» - i quali - «nel mangiarla sviluppano il tipico scetticismo ironico e sentimentale che tronca spesso il loro entusiasmo». 1 La scomunica del capo cadde però come un macigno nello stagno tranquillo delle secolari abitudini alimentari dei poveri italiani, compresi gli esagitati futuristi o futuristeggianti che dovevano, da una parte, approvare ogni proclama del boss, finanche i più stralunati, dall altra fare i conti con la propria pancia e con la tradizione atavica di chi vedeva nella pasta un alimento sano, popolare e completo. La pastasciutta, nelle innumerevoli declinazioni di tipi e formati, rappresentava secondo Effe Ti il principale ostacolo al sogno, infatti «si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia», scriveva. 2 La pasta sarebbe invece elemento disturbante, tale da impedire al pensiero di librarsi al di sopra delle cose e della realtà. Meglio il riso e il pane, suggerisce Marinetti, che mutua il consiglio da altri: «Un intelligentissimo professore napoletano, il dott. Signorelli, scrive: A differenza del pane e del riso la pastasciutta è un alimento che si ingozza, non si mastica. Questo alimento amidaceo viene in gran parte digerito in bocca dalla saliva e il lavoro di trasformazione è disimpegnato dal pancreas e dal fegato. Ciò porta a uno squilibrio con disturbi di questi organi. Ne derivano: fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo». 3 Cosa poi significhino «inattività nostalgica» e «neutralismo» applicati al cibo resta un mistero! Ma la pastasciutta no, per carità. Leggendo però la recente indagine sulle abitudini alimentari degli europei e apprendendo che gli italiani sono all ultimo posto per quanto riguarda la voglia di modificare le consolidate abitudini gastronomiche (ai primi posti la Danimarca, la Norvegia e tutti i Paesi del Nord Europa), la battaglia marinettiana sembra aver perso su tutti i fronti, se non altro riguardo proprio alla pastasciutta, regina incontrastata della tavola, e non solo meridionale. Sembrano essersi curiosamente avverate le suppliche, e gli scongiuri, dei tanti regionalisti (anche in ambito futurista) che all epoca auspicavano che Marinetti risparmiasse, dalla sua crociata antipastasciutta, almeno le amate fettuccine romane, o

28 26 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra da sinistra: la prima edizione italiana pubblicata da Leo Longanesi nel 1957, sovraccoperta; disegno di un venditore di maccheroni; l edizione Soliani (Modena, senza data) del poema eroico di Francesco de Lemene. Nella pagina accanto dall alto: disegno di vari Pulcinella intenti a mangiare gli spaghetti (1800 circa); frontespizio del libro di Malouin del 1787; vignetta satirica di Richter i prelibati cappelletti modenesi, le deliziose trenette e le tante paste ripiene liguri. 4 Già, e i classici maccheroni? Ma «gastronomicamente parlando, quella del 1930 era ancora l Italia di Pellegrino Artusi. L Italia dello sformato della signora Adele nelle cucine borghesi. [ ] Su questa Italia il Manifesto della cucina futurista [ ] piombò come un fulmine, sconvolgendo tranquillli desinari allo squilllo di un invito alla anarchia più rivoluzionaria fra le pentole». 5 In fondo l eredità della marinettiana cucina futurista «è qualcosa che con la gastronomia ha in fondo poco a che fare e molto con l utopia di rendere bella e intelligente la quotidianità, con la fede nel potere liberatorio della risata (ai pranzi futuristi era previsto lo sganasciatore ) e l ingenua fiducia nel futuro che la catastrofe degli anni Quaranta avrebbe di lì a non molto cancellato». 6 Giuseppe Prezzolini, 7 al contrario e dall alto dei suoi cento anni tondi tondi, non condivideva affatto la posizione critica di Effe Ti Marinetti riguardo alla pasta («Crediamo anzitutto necessaria: a) L abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana [ ] agli italiani la pastasciutta non giova»), 8 del quale ben conosceva il Manifesto del 30. In un capitolo del bel libro che dedicò all italico piatto - A History of Spaghetti Eating and Cooking for Spaghetti-Dinner - si espresse infatti, fin dal titolo, in maniera critica nei confronti di Marinetti: «Anche in Italia c eran state leggi sui fabbricanti di vermicelli e di fidelini, e Marinetti voleva addirittura proibirli». Cercherò quindi, in poco spazio, di raccontare la storia di questo libro che, nel panorama assai vasto della bibliografia prezzoliniana, appare come una meravigliosa e lucida parentesi, un indagine sommamente acuta, articolata, un divertissement arioso e dotto, che a oltre sessanta anni dalla prima edizione italiana appare ancora di algida modernità, oltre che essere un doveroso omaggio alla memoria di questo grande irregolare del Novecento.

29 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 27 L idea di dedicare un libro alla ideologia maccheroniana nasce in Prezzolini durante il lungo soggiorno negli Stati Uniti. 9 Partendo dalle diverse sollecitazioni e stimoli che la scritta Spaghetti-Dinner gli suscitavano viaggiando da un oceano all altro degli States, sempre uguale quasi fosse un simbolo del matrimonio riuscito tra l Italia e il Paese che lo ospitava, Prezzolini esplora e coglie con occhio critico, colto ma anche ironico divertito e caustico, il mondo e la cultura delle paste alimentari, descrivendone la storia e gli aneddoti, la poesia, le molteplici ricette, il gergo, la letteratura che intorno a esse ruotava. La sintesi culturale che Prezzolini sembrava cogliere in quella semplice scritta commerciale era davvero degna di un acrobata della critica. Ricordava, ad esempio, ciò che l abate Ferdinando Galiani («spiritoso e colto Pulcinella di genio») diceva dei maccheroni: che ad esempio non sono mai mancati in nessun banchetto nuziale. 10 Il passo successivo era invece di carattere antropologico: Prezzolini ricordava, infatti, di aver letto in un libro di Giuseppe Marotta che gli spaghetti si mangiavano a Napoli «per le morti e per le nascite»; se a ciò si aggiunge una dotta parentesi linguistica secondo la quale una varietà di maccheroni si chiama ziti, zite, zitoni e poichè la zita a Napoli è termine uato per sposa, naturaliter la scritta Spaghetti-Dinner (con il doppio termine italo-americano, che gli appariva «una pietra miliare dell Italia») diventava ai suoi occhi simbolo del matrimonio tra Italia e America e, più in generale, addirittura sinonimo di equilibrio internazionale. Non a caso Prezzolini, nel capitolo prima ricordato, scriveva: «Quando Marinetti lanciò la sua campagna contro la pastasciutta e scrisse: bisogna una buona volta annientare la pasta che è simbolo passatista di pesantezza, di ponderatezza, di tronfiezza panciuta, la National Macaroni Manifactures Association si sentì commossa e telegrafò al Duce protestando (marzo 1931); tanto un avvenimento italiano nel campo delle paste pareva scuotere l equilibrio internazionale». 11

30 28 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra da sinistra: mangiatori di maccheroni a Napoli; articoli su giornali americani dell epoca. Nella pagina accanto: Napoli, mangiatore di spaghetti, disegno (fine Ottocento circa) Non si può che restare stupiti da questo suo elegante e vorticoso ricamo storico-gastronomicoantropologico-linguistico-politico. Resta il fatto che il libro che scaturì è tra i più bei saggi dedicati alla cultura della pastasciutta, anche se non ebbe il successo che forse meritava, restando confinato nei limiti di una conoscenza specialistica o dei prezzoliniani doc. 12 I tanti capitoli che lo compongono spaziano dalla storia all aneddoto, dalla culinaria alla linguistica, dalla politica alla satira, senza mai concedere nulla alla vuota retorica o al trombonismo accademico (contro cui Prezzolini lottò sempre), rendendo in tal modo il libro di piacevolissima lettura. 13 Perfino il povero Leopardi o Dante subiscono gli strali prezzoliniani, dovendosi inchinare allo strapotere maccheronico : «che cos è la gloria di Dante appresso a quella degli spaghetti? Gli spaghetti sono penetrati in moltissime case americane dove il nome di Dante non viene mai pronunciato. Inoltre l opera di Dante è il prodotto d un singolare uomo di genio, mentre gli spaghetti son l espressione del genio collettivo del popolo italiano, il NOTE 1 Filippo Tommaso Marinetti, Contro la pastasciutta, in Il Manifesto della cucina futurista, «Gazzetta del Popolo», 28 dicembre, 1930, quindi ristampato in volume in F.T. Marinetti, Fillia (Luigi Colombo), La cucina futurista, Milano, Sonzogno, 1932, pp : Di recente il Manifesto è stato ristampato in Luigi Scrivo, Sintesi del futurismo: storia e documenti, Roma, Bulzoni, 1968, pp e in Claudia Salaris, Cibo futurista. Dalla cucina nell arte all arte in cucina, Roma, Stampa Alternativa, 2000, pp Due le ristampe anastatiche: la prima, con uno scritto introduttivo non firmato, Roma, Tipografia Lacroix, maggio 1990, edizione a tiratura limitata e f.c. pubblicata per la Banca Tiberina di Mutuo Soccorso in occasione della riapertura della storica tipografia Lacroix, il Manifesto è alle pp ; la seconda, con introduzione di Pietro Frassica, Milano, Viennepierre edizioni, 2007, qui il Manifesto è alle pp Filippo Tommaso Marinetti, Contro la pastasciutta, in F.T. Marinetti, Fillia (Luigi Colombo), La cucina futurista, cit., p Ibid., pp Cfr. Supplica dei futuristi liguri a F.T. Marinetti, «Oggi e Domani», 19 gennaio 1931; vedi anche Carlo Petrini, Metti oggi Marinetti a tavola. A proposito della cenafuturistapassatista svoltasi all Opera Ghiotta di Mantova, «La Stampa-TTL», 2002 e anche Claudia Salaris, Filippo Tommaso Marinetti, con interventi di Maurizio Cal-

31 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 29 quale ne ha fatto un piatto nazionale, ma non mostra d aver invece adottato le idee politiche e il contegno del grande poeta». 14 Di certo sappiamo che nel 1957 il grande scrittore perugino donava una copia con dedica, dell appena pubblicata edizione italiana, al sor Giulio, il deus ex machina del cenacolo gastronomico-letterario fiorentino dell Antico Fattore. Un libro che ai suoi occhi rappresentava il tentativo di integrare due culture tanto distanti. Due culture con le quali Prezzolini aveva cercato di instaurare per tutta la vita un corpo a corpo fatto di odio e amore, dialetticamente sempre presenti nel suo orizzonte culturale. Non a caso il libro nacque e venne pubblicato negli Stati Uniti ma, dopo soli due anni, è tradotto e pubblicato in Italia da un altro geniaccio come Leo Longanesi. Il libro esce, con il titolo Maccheroni & C., nell aprile del 57; cinque mesi dopo, il 27 settembre, Longanesi muore a Milano per un infarto. 15 È quindi tra gli ultimi titoli da lui pubblicati in vita. Nel libro traspare anche, in filigrana, una sorta di orgoglio nazionale che Prezzolini tenderà, nel tempo, a sminuire. Del resto nel suo volume di ricordi del 1953 così scrisse a proposito del libro: «Buitoni è l ultima mia scoperta umana. Mi ci son trovato bene avendomi il caso portato da lui, e ho finito per restarci vicino. [ ] Ho scritto per lui un libretto semiserio sulla storia degli spaghetti in Italia e in America, che si chiama Spaghetti- Dinner, da quelle scritte che si vedon sovente da costa a costa negli Stati Uniti, su quei ristoranti a buon mercato che hanno la forma di vagoni abbandonati lungo le autostrade, e son davvero un contributo italiano alla civiltà americana. L ho scritto anche per dimostrare che ormai tutto mi sembra eguale, gli spaghetti o la filosofia di Machiavelli, su cui ho pure scritto un altro libro. È una dichiarazione filosofica, per chi lo vuol sapere. E anche di gusti umani. Certi uomini d affari mi piacciono più di certi letterati, forse direi di molti di noi letterati». 16 Quel paesaggio così peculiare di quegli anni, quelle distese deserte, solitarie e assolate intervallate, appunto, da schegge di vita come ristoranti o stazioni di servizio, quelle che un grande fotografo e artista come Ed Ruscha riuscirà, quasi negli stessi anni, a documentare nel suo capolavoro Twentysix vesi e Luce Marinetti, Firenze, La Nuova Italia, 1988, p Domizia Carafòli, Cucina futurista. Uccidiamo la pastasciutta, «Il Giornale», venerdì, 21 settembre 2007, p Ibid. 7 Giuseppe Prezzolini, Perugia, Lugano, Purtroppo il «caleidoscopico letterato» diventa «Giacomo» Prezzolini nell articolo di Camilla Baresani, Nella reggia della bufala, «Il Sole 24 Ore-Domenica», dove all inizio la giornalsita e scrittrice gastronomica cita proprio il «curioso libriccino del 1955», Spaghetti-Dinner, dello scrittore e giornalista perugino, un «saggio di tono scherzoso sulle origini storiche della pasta», vedi nota 9. 8 Filippo Tommaso Marinetti, Contro la pastasciutta, in F.T. Marinetti, Fillia (Luigi Colombo), La cucina futurista, cit., p Giuseppe Prezzolini, A History of Spaghetti Eating and Cooking for Spaghetti- Dinner, New York, Abelard-Schuman, Questa prima edizione è abbastanza rara, l indice ICCU-SBN ne localizza cinque copie alla Biblioteca Nazionale Centrale e alla Biblioteca Marucelliana di Firenze, alla Biblioteca della Fondazione Carlo e Marise Bo di Urbino, alla Biblioteca Nazionale Centrale e alla Biblioteca statale Antonio Baldini di Roma. Su questa editio princeps americana rimando a Francesca Pino Pongolini, Prezzolini: un secolo di attività. Lettere inedite e bibliografia di tutte le opere, a cura di Margherita Marchione, Milano, Rusconi, 1982, pp [scheda I. 37]; ma vedi anche I

32 30 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra da sinistra: una incisione di Achille Vianelli; un disegno con mangiatori di maccheroni. Nella pagina accanto dall alto: disegni e foto d epoca con ritratti di mangiatori di spaghetti Gasoline Stations. 17 Concludo scegliendo tra i tanti passaggi brillanti, quello dedicato alla modalità di mangiare gli spaghetti: «Dal modo con quale mangi gli spaghetti un italiano ti conoscerà per straniero, o per uno straniero che ha imparato; e una persona acuta scoprirà anche qualche tratto del tuo carattere, avido, avaro, frettoloso, timoroso, impetuoso, meticoloso, cauto, disordinato, distratto vedendo il modo col quale tratterai gli spaghetti che il cameriere o l ospite ti ha portato. Ci sono molti modi infatti di risolvere il problema d un piatto di spaghetti, quello d aggredirli a forchettate, quello di giocherellarci colla punta della forchetta, quello di iniziarli dalla parte destra, o dalla sinistra, o dalla cima, quello di lasciarli raffreddare (una colpa gravissima agli occhi d un buongustaio). E son sicuro che un giorno o l altro i dottori di psicoanalisi non cento anni di Giuseppe Prezzolini, catalogo della mostra bio-bibliografica, a cura di Francesca Pino Pongolini, Lugano, Biblioteca Cantonale, 1982, p. 44, scheda n Cfr. Ferdinando Galiani, Del dialetto napoletano, Napoli, per Vincenzo Mazzola- Vocola, 1779; seconda ediz. corretta e accresciuta, Napoli, presso Giuseppe Maria Porcelli, Giuseppe Prezzolini, Anche in Italia c eran state leggi sui fabbricanti di vermicelli e di fidelini, e Marinetti voleva addirittura proibirli, in Id., Maccheroni & C., Milano, Longanesi, 1957, [Il Cammeo, 112], con 9 tavole fuori testo e 23 illustrazioni, pp : Di questo volume ne venne stampata anche una tiratura limitata a mille copie numerate per la S.p.A. Gio. e F.lli Buitoni, in onore del Cav. del Lavoro Marco Buitoni: «che nella nativa Sansepolcro fece risorgere dalle ceneri della guerra l avito pastificio meccanico, il primo che fosse nel mondo, nel 130 anniversario della fondazione dell azienda Buitoni» (dalla dedica a stampa). Questa edizione è abbastanza rara e ricercata, l ICCU-SBN ne localizza solo 4 esemplari: Biblioteca dell Accademia Italiana della Cucina di Milano, Biblioteca civica di Monza, Biblioteca provinciale di Salerno e Biblioteca civica di Lecce (codice identificativo LO1/ ); più comune è l edizione non numerata (codice identificativo RAV/ ). Tutte le citazioni sono tratte da questa edizione limitata, copia n Il volume ebbe una seconda edizione nel 1958 (codice identificativo NAP/ ), mentre nel 1998 venne ristampato dall editore Rusconi, nella Collana Opere di Prezzolini,

33 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 31 si contenteranno d interrogare il paziente disteso sopra un sofà, ma vorran vederlo a tavola colla forchetta in mano davanti a un piatto di spaghetti, e stabiliranno delle categorie e fisseranno delle differenze di comportamento». 18 Certo quest ultimo passaggio avrebbe creato non pochi problemi all estetica culinaria marinettiana che, al punto 4 del suo Manifesto, prescriveva: «l abolizione della forchetta e del coltello per i complessi plastici che possono dare un piacere tattile prelabiale». 19 Ma pastasciutta o non pastasciutta, maccheroni o riso, pane o altro, su un punto almeno non possiamo non essere profondamente d accordo con Effe Ti Marinetti, quando imponeva: «l abolizione dell eloquenza e della politica a tavola». 20 E quì Prezzolini, ne siamo certi, avrebbe sottoscritto in pieno. seguendo l edizione originale italiana del 1957 (codice identificativo RAV/ ). 13 Qualche esempio dall indice: Napoli paradiso dei maccheroni, Anche La Guardia, Le preoccupazioni igieniche, I vermicelli e Byron, Nel Goldoni, I nomi delle paste, Il mondo degli spaghetti, Esotismo e verismo, Che cosa s impara dalle ricette, Spaghetti è una parola recente, Maccherone è parola d origine latina, Il contributo americano, La letteratura maccheronica, Gli americani preferisono fare leggi, Anche in Italia c eran leggi, Filosofia degli spaghetti. 14 Giuseppe Prezzolini, Gli spaghetti hanno diritto d appartenere alla civiltà italica come e più di Dante, in Id., Maccheroni & C., cit, p Indro Montanelli, Marcello Staglieno, Leo Longanesi, Milano, Rizzoli, 1985; segnalo anche Beppe Benvenuto, Giuseppe Prezzolini, Palermo, Sellerio, Giuseppe Prezzolini, L italiano inutile, Milano, Longanesi, Cito dalla seconda edizione, Firenze, Vallecchi, 1964, pp , corsivo mio; cfr. Francesca Pino Pongolini, Prezzolini: un secolo di attività. Lettere inedite e bibliografia di tutte le opere, cit., p Ed Ruscha, Twentysix Gasoline Stations, Hollywood, Heavy Industry Publications, Giuseppe Prezzolini, Maccheroni & C., cit., pp Filippo Tommaso Marinetti, Equatore + Polo Nord, in Id., Il Manifesto della cucina futurista, cit., p. 190 [edizione Scrivo]. 20 Ibid., punto 6.

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35 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 33 Editoria TRA I TORCHI DI LUCIANO RAGOZZINO Il ragazzo innocuo di SANDRO MONTALTO Nel cuore di Milano, in una piccola oasi di bellezza e quiete che un tempo ospitava una gelateria, tra via Guinizelli e via Pasteur, nel 2004 è nata una piccola stamperia da subito diventata un punto di incontro per scrittori, artisti, appassionati di arte e di tipografia. Il marchio è Il ragazzo innocuo, anagramma del nome del padrone di casa Luciano Ragozzino. Un personaggio curioso e intrigante, elegante e cordiale ma anche deliziosamente dotato di senso pratico; biologo, entomologo, oltre che stampatore è un abile, estroso e prolifico incisore e acquarellista che ha collaborato per anni con Alberto Casiraghy e le sue mitiche edizioni Pulcinoelefante (sono oltre 170 i libretti pubblicati dal tipografo-artista-violinista di Osnago con illustrazioni di Ragozzino). 1 Essendosi radicata la passione per la stampa manuale decide quindi di mettersi in proprio, compra un tirabozze tipografico (marca Fag) da affiancare al suo torchio calcografico e inizia a stampare alcuni libretti. L inaugurazione nel 2004 della nuova impresa tipografica celebrava, peraltro, anche il sodalizio di Ragozzino con il poeta Roberto Dossi, allievo di Casiraghy per quanto riguarda l arte del torchio e fondatore delle edizioni Quaderni di Orfeo 2 Nella pagina accanto: Quaderni del roseto 1, con un acquaforte originale a due lastre di Luciano Ragozzino (2017) (l anno precedente, 2003, Dossi aveva chiesto a Ragozzino un acquaforte per accompagnare una traduzione da Rilke fatta da Dario Borso, e da lì nacque un rapporto di collaborazione e amicizia). C è dunque un notevole fermento, in area lombarda, per quanto riguarda quelle che si chiamano comunemente stamperie private! 3 Nella homepage del sito di Il ragazzo innocuo 4 campeggia una foto tanto bizzarra quanto significativa: Ragozzino osserva uno scheletro che tiene in mano una lisca di pesce. Questo personaggio - mi disse in occasione di una delle mie visite nel suo antro - era il suo Beach Boy. Divertito dalla mia perplessità mi spiegò che anni prima, in vacanza a Patmos (isola nella quale l apostolo Giovanni avrebbe scritto l Apocalisse), trovò sulla spiaggia un legno che gli ricordava la testa di un femore, e da allora iniziò a raccogliere nella sabbia altri legni (e sassi per i denti) con i quali, dopo un paziente e divertito lavoro, riuscì a creare questa autentica opera d arte. Che non è solo una bizzarria, bensì l ennesima dimostrazione di come in Ragozzino arte, immaginazione e perizia tecnica convivano. Uno dei punti forti di queste edizioni è il dialogo stretto tra testo e immagine (cosa non sempre scontata nel caso di altre stamperie). Ne sono un esempio le due curiose collane chiamate Scripsit/Sculpsit e Sculpsit/Scripsit. Nel caso della prima il testo e l immagine sono eseguite dal me-

36 34 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra da sinistra: Il ragazzo innocuo, cassettiera dei caratteri e, alle pareti, alcune delle opere di Ragozzino (foto di Alessia Bottaccio); Luciano Ragozzino al lavoro con il tirabozze (foto di Alessia Bottaccio). Nella pagina accanto dall alto: Ips typographus (sonetto stampato tipograficamente a mano con caratteri Bodoni su carta Graphia in 77 esemplari numerati e firmati; settembre 2010); Emilio Isgrò, Carabus Cancellatus (opera stampata in 77 esemplari numerati e firmati, più 7 prove d autore; febbraio 2012) desimo autore, uno scrittore che si cimenta (spesso per la prima volta) anche con l incisione utilizzando un kit apposito preparato dall editore: una lastrina di rame o zinco incerata e una punta che l autore utilizza con libertà mentre Ragozzino fornisce qualche prezioso suggerimento. Tra i libretti apparsi in questa collana l editore ricorda con particolare piacere Two poems of desire di Lawrence Ferlinghetti, che contiene forse l unica incisione conosciuta del Beat Generation man. Il fotografo Enzo Eric Toccaceli curò il libretto e facilitò le comunicazioni tra l editore e il poeta, poi da lui raggiunto in Campidoglio (dove era ospite) per la firma dell edizione. Un ricordo particolare va anche a Stanze della mente invasa, con poesie di Giancarlo Pontiggia che si cimentò nella realizzazione di un opera utilizzando ben tre tecniche diverse: acquaforte, acquatinta e cera molle. Chi scrive vorrebbe però citare anche, almeno, In un giorno di Roberto Elia Bernasconi nel quale il testo dell autore è stato prima stampato e poi sovrastampato con le righe rovesciate, così da renderlo illeggibile (ricordiamo che Bernasconi è il coautore di molti Pulcinoelefante originali, e non raramente diver-

37 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 35 tenti, realizzati con Casiraghy). Nell altra collana la situazione è ovviamente contraria: si parte dall incisione per poi abbinarle un testo scritto dall incisore stesso. Tra gli artisti ospitati si possono citare Stefano Turrini, Giacomo Benevelli, Piermario Dorigatti, Luiso Sturla, Alberto Rebori. L editore ricorda con particolare piacere, di Rebori, il volume Mucca pazza: un monologo affidato a una delle persone di una triade molto amata dall estroso e compianto artista: Mucca pazza - Pecora Dolly - Pollo con l aviaria. Assolutamente da citare anche Carabus cancellatus di Emilio Isgrò: accolto nella cerchia dell artista sia in virtù di un progetto ideato con Marco Rota e Roberto Dossi, sia grazie alla comune passione per gli insetti di Ragozzino e della signora Scilla (moglie di Isgrò), l editore-entomologo informò l artista dell esistenza di un insetto (Coleottero della famiglia dei Carabidi) il cui nome scientifico è Carabus cancellatus, dovuto al fatto che la sua livrea presenta linee interrotte, come da cancellature (si veda il linoleum presente in copertina). Immediatamente nacque il progetto di uno dei famosi testi cancellati di Isgrò, accompagnato da una incisione che rappresenta un insetto anch esso cancellato in lastra utilizzando la tecnica dell acido diretto. Il formato di queste due collane è 16x16, il carattere solitamente usato è un Garamond o un Bodoni. Ma, soprattutto negli anni più recenti, non mancano alcune eccezioni: volumetti stampati con caratteri Magister, Futura, Monza, Cairoli, Forma o Linea, più i casi particolari rappresentati da Umbra picta di Stefano Turrini e Legno in testa di Marina Bindella stampati con caratteri di legno, o ancora L estasi della foresta di Alberto Casiraghy per il quale sono stati usati più caratteri (Monza, Microgramma, Normanno, Garamond, Narciso e Bodoni). La carta prediletta è la Hahnemühle, tranne al-

38 36 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Dall alto: Roberto Roversi, La mosca (acquaforte più linoleografia di Luciano Ragozzino); Ragozzino intento a creare una nuova illustrazione (foto di Alessia Bottaccio). Nella pagina accanto: Luciano Ragozzino in compagnia del Beach Boy (foto di Vittorio Calore) cuni volumetti stampati su carta Graphia o Magnani. La tiratura solitamente è compresa tra le 50 e le 77 copie, numerate e firmate. Le copertine sono realizzate da Ragozzino, xilografie o linoleografie, e nel tempo sono diventate sempre più originali e curiose, talvolta vere e proprie opere d arte che vanno ad aggiungersi al resto. Il catalogo accoglie poi una collana chiamata Fuoricollana nella quale spesso le illustrazioni (incisioni, acquaforti, anche acquerelli) sono del padrone di casa. In questo caso i volumi hanno formato e importazione grafica sempre diversi, mentre per quanto riguarda i caratteri e la carta vale quanto detto per le altre collane (con l eccezione del volumetto Una storia naturale di Giampiero Neri stampato su carta Amatruda di Amalfi). Cercando di limitarci a due soli esempi (cosa molto difficile), sono assolutamente da citare il libretto Ips typographus (ancora insetti!) che celebra un insetto così chiamato perché la femmina scava sotto la corteccia degli alberi morti o moribondi (l insetto è un utile demolitore di vegetali morti) una galleria dove depone uova a intervalli regolari (la linoleografia di copertina ne mostra l aspetto) dalle quali nascono larve che si nutrono del legno. Molti scavi vicini tra loro formano sotto la corteccia un intrico di fini gallerie che ricordano una scrittura, un geroglifico, da cui alcuni fantasiosi entomologi presero spunto per dare il nome all insetto. Ragozzino ha dunque scritto un sonetto in cui l insetto rivendica la primogenitura nell invenzione della stampa rispetto a Gutenberg («Milioni d anni prima dell avvento / del bipede arrogante»), e l immagine all interno mostra la forma dell insetto adulto realizzata utilizzando vecchi caratteri tipografici assemblati e incollati su legno. Il secondo volumetto che citeremo è più giocoso: si tratta di Piedigita - Il libro digitale, e reca all interno un vero e proprio testo, con tanto di segni d interpunzione, formato da quaranta impronte digitali dell editore, di sua mo-

39 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 37 glie e dei suoi figli, più un impronta sempre digitale del piede ragozziniano. Realizzare una plaquette, seppur di poche pagine e in bassa tiratura, richiede un grande, paziente e anche faticoso lavoro che porta via settimane, a volte mesi. Richiede allo stesso tempo immaginazione, gusto, senso pratico, abilità tecnica e quella capacità di perseguire un risultato semplice, efficace e lineare che si sta perdendo. Come scriveva Beatrice Warde 5 per essere un buon tipografo occorre «un umiltà di atteggiamento, della cui mancanza soffre ancora oggi l arte, perdendosi in esperimenti impacciati e patetici. Non c è nulla di semplice né di noioso nell arrivare a una pagina trasparente». Ragozzino ha saputo ricercare questa mai scontata trasparenza senza escludere l ironia (la cosa che forse più manca, di solito, in questo mondo) e mescolando in maniera armoniosa le sue passioni. Dice ancora l Ips Typographus parlando dell idea, a lui rubata, della stampa: «la grande idea diffuse la Cultura / (a me basta diffondere la prole) / [ ] Sarà, ma mentre vi nutrite a fole / io mangio legno e libro, finché dura, / a me non piace viver di parole». E non di sole parole, saggiamente, vive Ragozzino, che ci riporta alla mente l inizio del racconto Suoni di Thoreau: «Se ci limitiamo ai libri, siano pure i più scelti e i più classici, leggiamo solo certe lingue scritte che non sono, poi, che dialetti o lingue di una determinata provincia, corriamo il pericolo di dimenticare il linguaggio che parlano tutte le cose e gli eventi - senza metafora». 6 NOTE 1 Il volume Le emozioni delle mosche (Bologna, Pendragon, 2016) raccoglie parte di questa produzione. Per altri libri regolarmente in commercio che raccolgono opere di Ragozzino si vedano Veni, vidi, mici. Il gatto nella storia, Milano, La Vita Felice, 2013 (spiritosi acquerelli dedicati ai gatti) ed Ex libris (Milano, La Vita Felice, 2012) che raccoglie alcuni dei molti e bellissimi ex libris creati dall incisore. 2 Cfr. 3 Derivo il termine, che riprende il tradizionale private presses (un fenomeno la cui nascita ufficiale si può collocare alla fine dell Ottocento), dallo studio di Claudia Tavella Stamperie private in Italia fra tradizione e modernità ( 4 Cfr. 5 In: Massimo Gatta, Dalle parti di Aldo, Macerata, Biblohaus, 2012, p Pietre, piume e insetti, a c. di M. Sturiani, Torino, Einaudi, 2013, p. 146.

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41 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 39 BvS: Fondo d Impresa GIANI STUPARICH E LA SMOLARS DI TRIESTE Lo scrittore in cartoleria di MASSIMO GATTA Nella pagina accanto: la vetrina della Smolars in una foto d epoca Consultando l inventario dattiloscritto delle Carte Stuparich, conservato presso la Biblioteca Civica di Trieste, si incontra a un certo punto il faldone denominato «D2 - Carte relative alla pubblicazione L. Smolars & Nipote», contenente una nutrita documentazione: il fascicolo relativo alla Cronaca della giornata giubilare della ditta L. Smolars & nipote ; 1 una lettera di Gigetta Slataper a Giani Stuparich; la cartella con menabò per la pubblicazione L. Smolars & Nipote. Una ditta che è un istituzione cittadina; la cartella con un altra lettera di Gigetta Slataper, 2 il dattiloscritto (copia definitiva) di Una ditta che è un istituzione cittadina; ancora tre lettere di Gigetta Slataper (datate 1945); bozze di stampa; il manoscritto Una ditta ecc.; il dattiloscritto Trieste 1972 (firmato Icio Carniel); 3 e infine Cronistoria (manoscritto di Stuparich). 4 Questo insieme di carte, manoscritti e lettere ha consentito di poter riannodare i fili di una preziosa vicenda letterario-editoriale, nonché familiare, finora rimasta completamente sepolta sotto la polvere della Storia. Una vicenda intorno alla quale si dipana sia la raffinata scrittura di un celebre letterato sia la lunga avventura di una storica, e oggi purtroppo scomparsa, azienda legata alla cartoleria e all editoria triestina tra Otto e Novecento. Frutto di questo ricco intreccio di memorie familiari e aziendali è proprio il raro opuscolo del quale parlerò, intorno al quale si sono sedimentate una serie di memorie e storie personali, familiari, alcune delle quali ombrate dalle fosche tinte della tragedia, tipiche di un certo tipo di sensibilità esasperata legata a doppio filo a questa straordinaria città di confine che Giampiero Mughini, in un suo assai intenso volume, opportunamente indicava come «atta agli eroi e ai suicidi». 5 Infatti una delle tre amiche, 6 insieme a Gigetta (Luisa) Carniel Slataper ed Elody Oblath, la più intellettuale del gruppo, è Anna Pulitzer (la Gioietta del romanzo di Slapater Il mio Carso, 7 la quale, nel 1910, si suiciderà con un colpo di pistola, astata davanti allo specchio «in un atto vibrante di folle esaltazione eroica». Insomma non saremmo venuti a capo di questo intreccio di vite e destini, memorie aziendali ed economiche, di amori, tragedie, amicizie indissolubili e grande scrittura letteraria senza la testimonianza autografa di una dedica manoscritta apposta sull esemplare di cui parlerò, conservato nel ricchissimo Fondo Impresa della Biblioteca di via Senato, che recita testualmente: «Al nostro amico Giani con molta affet-

42 40 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 In alto da sinistra: Dante Carniel; Lodovico Smolars; Nino Carniel. Qui sopra da sinistra: Luisa Carniel, Slataper Elody Oblath, Anna Pulitzer, 1910 disegni della Carniel; la pagina a stampa con la firma di Stuparich in facsimile. Nella pagina accanto dall alto: vetrine della Smolars in diverse foto d epoca e interno della tipografia Smolars tuosa riconoscenza le prime copie uscite dalla tipografia. Gigetta e Dante. Trieste, ultimi ottobre 1947». 8 Gigetta è, come abbiamo detto, Luisa Carniel, Dante è suo fratello e Giani è ovviamente Giani Stuparich ( ). Il cerchio sembra così stringersi attorno a questa esile pubblicazione, sobria, essenziale ma assai raffinata, tipica di un gusto tipografico fin de siècle, che riemerso dai preziosi archivi della Biblioteca di via Senato è stato in seguito reperito anche da chi scrive. Ed è un vero peccato che nella scheda in SBN 9 non si faccia alcun riferimento all autore del testo dell opuscolo, Una ditta ch è un istituzione cittadina, appunto Giani Stuparich, che non compare neppure in una seconda pubblicazione, coeva, che riguarda la Cronaca della giornata giubilare della ditta L. Smolars & Nipote [ ]. 10 Eppure alla fine dello scritto compare a stampa la bella firma, in facsimile di autogra-

43 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 41 fo, dello scrittore triestino, nato e morto nel «più crudele dei mesi». 11 Lo scritto di Stuparich, che ricordiamo celebrava i 75 anni di attività dell azienda, principia rievocando soffuse, tipiche atmosfere triestine ottocentesche che si sarebbero respirate nei locali della storica cartoleria Smolars, dov erano in vendita, tra gli altri prodotti, i rinomati quaderni che Stuparich - qui in vena deamicisiana - rievoca nel dialogo tra un vecchio nonno e suo nipote. Ricordiamo, inoltre, che clienti di Smolars furono anche, nei primi del Novecento, Virgilio Giotti e Umberto Saba che lì si rifornivano della carta per le loro plaquette (Simone Volpato). Così - segnala lo scrittore triestino, da qui il titolo del suo scritto - si è passato da una semplice azienda a una istituzione cittadina, luogo fortemente simbolico, centrale della vita culturale ma anche sociale della città. In vendita penne, matite, gomme, cartoline illustrate, inchiostri, quaderni appunto, ma anche fogli da disegno, cancelleria varia, carte, registri, fogli filigranati, cartelle, biglietti da visita, un vasto e composito «mondo della carta» (Stuparich). Fulcro della vita scolastica e giovanile, la Smolars venne fondata il 1 ottobre del 1872 da Lodovico Smolars, al pianoterra di Casa Gagliardo, in via Wauxhall (Lodovico aveva fatto l apprendistato come garzone, come d uso all epoca, nella cartoleria Moscheni), non lontano dal palazzo delle Poste della città già all epoca cosmopolita (contava più di abitanti). Dopo soli quattro anni il negozio si spostava, ingrandendosi, nei locali della Casa Luzzato in via della Dogana all angolo della piazza con lo stesso nome, e la memoria già andava impregnandosi dell indicazione, tra toponomastica e sentimento, «el canton de Smolars» e dove «la bora soffiava con grande violenza, ma non impediva che anche in quelle giornate di refoli si desse un occhiata alle vetrine e si entrasse nel negozio» (Stuparich). E vengono alla memoria, in questa

44 42 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Qui a sinistra: vetrina ad angolo della Smolars in una foto dei primi del 900. Nella pagina accanto dall alto: copertina dell opuscolo celebrativo per i 75 anni della Smolars, edito dalla stessa Ditta a Trieste nel 1947 rievocazione di un attività commerciale che oggi i giovani ignorano completamente, le bellissime pagine che alla cartoleria, come luogo insieme magico e arcano, dedicò alcuni fa Giampaolo Dossena nell aureo libretto Abbasso la pedagogia. 12 Nel 1895 il cognato Luigi Carniel, che aveva sposato Costanza 13 (sorella di Lodovico), prende in mano l azienda rendendola in poco tempo la più importante cartoleria della città. E accanto al cuore pulsante dell azienda, la cartoleria, viene a poco a poco delineandosi anche una seconda attività aziendale, questa tipografica, dovuta all intraprendenza di Antonio (Nino) Carniel, figlio di Luigi e nipote prediletto di Lodovico, 14 frutto di una lunga esperienza all estero del giovane. Anche la tipografia, e di conseguenza l editoria, diventerà in breve una NOTE 1 Cronaca della giornata giubilare della Ditta L. Smolars & Nipote [ ], Trieste, Stab. Arti Grafiche L. Smolars & Nipote, 1948, in SBN codice identificativo: TSA/ , con solo 2 localizzazioni. 2 Gigetta (Luisa) Carniel era la moglie di Scipio Slataper, sposato nel settembre del 1913; ebbero un figlio che portava lo stesso nome del padre. Gigetta era sorella di Dante, Icio e Antonio, i figli di Luigi Carniel. 3 Icio Carniel era figlio di Luigi Carniel che nel 1895 aveva assunto la direzione della ditta Smolars, subentrando al cognato Lodovico Smolars, del quale aveva sposato la sorella Costanza. Alla donna si deve l incarico all architetto Romeo Depaoli per la costruzione di Casa Smolars, situata tra via Mazzini e via Dante, considerata già all epoca una delle più belle residenze triestine, fulgido esempio di liberty italiano. 4 L inventario dattiloscritto è consultabile online al seguente link: Giani._Inventario G._Carlosi_.pdf. Una nota manoscritta indicava che le carte erano contenute in 10 scatoloni, per un totale di 139 pezzi, mentre il dattiloscritto indicava che esse erano contenute «in 7 colli già depositati provvisoriamente presso la Biblioteca Civica di Trieste e ora giacenti presso la famiglia Stuparich in via Monte Cengio n. 19». 5 Cfr. Giampiero Mughini, In una città atta agli eroi e ai suicidi. Trieste e il caso Svevo, Milano, Bompiani, Alle quali Scipio Slataper dedicherà l epistolario Alle tre amiche, pubblicato postumo a Torino nel 1931 dai Fratelli Buratti. 7 Cfr. Scipio Slataper Il mio Carso, Firenze, Libreria della Voce, Cfr. Matteo Noja, Celebrazione griffata. Giani Stuparich in omaggio ai 75 anni della tipografia Smolars, «la Biblioteca di via Senato», I, n. 2, maggio 2009, p L. Smolars & Nipote , Trieste, Stabilimento d arti grafiche L. Smolars & Nipote, 25 ottobre 1947, codice identificativo: IT\ICCU\TSA\ , che tra l altro sbaglia nel numero delle tavole fuori testo, che sono 11 e non 9 come indicato e anche nella misura, cm. 23,5 e non cm. 25; lo scritto di Stuparich occupa le

45 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 43 delle più importanti aziende cittadine. Figura poliedrica quella di Nino Carniel, innervata di forte e innovativo spirito imprenditoriale ma anche di una variegata indole sportiva: scalatore, schermitore, sciatore, pilota d auto sportive; così come sarà anche per i suoi fratelli Icio e Dante, che insieme a Nino porteranno in alto, anche in campo sportivo, il nome degli Smolars. Dopo la tragedia della guerra, nel 1919, saranno ancora Nino, col fratello Dante, a operare una ricostruzione quasi totale dell intera attività aziendale, sia della cartoleria che dello stabilimento tipografico e cartotecnico di via Media 42, 15 il quale viene ora fornito di macchinari più moderni (come la rotativa Formrot) anche per venire incontro alle nuove esigenze della clientela. 16 E proprio alla tipografia Smolars è legata la «figura gentile di donna» di Luisa (Gigetta) Carniel, sorella di Nino, che - come abbiamo visto - pp. 7-42, intercalato da fotografie nel testo e anticipa la Cronistoria , sempre redatta da Stuparich (vedi le sopra menzionate Carte Stuparich). 10 Trieste, Stabilimento d arti grafiche Smolars & Nipote, 1947, in SBN codice identificativo: IT\ICCU\TSA\ Stuparich nacque a Trieste il 4 aprile 1891 e morì a Roma il 7 aprile Il riferimento è ovviamente a La sepoltura dei morti da La terra desolata di T.S. Eliot: Aprile è il più crudele dei mesi, genera / Lillà da terra morta, confondendo / Memoria e desiderio, risvegliando / Le radici sopite con la pioggia della primavera. 12 Milano, Garzanti, «Donna sensibile ed energica, colei che formerà in ogni occasione come il ponte di intesa e d accordo fra i due cognati e, senza parere, avrà anche lei parte importante nella vita dell azienda», come scrive Stuparich a p. 22 di L. Smolars & Nipote , cit. 14 Da questo binomio nacque l esigenza della modifica della ragione commerciale in L. Smolars & Nipote. 15 Su progetto dell ingegner Giacomo Zammattio. 16 Stuparich ricordava che la tipografia non stampava solamente registri commerciali o biglietti da visita ma anche giornali settimanali, riviste e libri di vario genere, anche di complessa fattura come quello dei Dati sull inquadramento sindacale e territoriale delle categorie dei Lavoratori dell industria al 31 dicembre 1938 di quasi 800 pagine, così come della celebre rivista «Archeografo triestino», la «veneranda e accurata rivista di storia patria della Venezia Giulia» (Stuparich). Ma Smolars stampava anche libri scolastici, grammatiche straniere, trattati scientifici, romanzi, monografie artistiche. Purtroppo non fu mai realizzato un catalogo delle pubblicazioni in quanto, come molti tipografi dell epoca, la loro era essenzialmente un attività tipografica e non editoriale. 17 Scipio Secondo era il figlio; la lettera è in Matteo Noja, Celebrazione griffata. Giani Stuparich in omaggio ai 75 anni della tipografia Smolars, cit. 18 [Cesare Pagnini], Centenario Smolars Trieste , Trieste, Arti Grafiche Smolars, 1972, in SBN codice identificativo: IT\ICCU\SBL\ Pranzo del Centenario - Smolars,

46 44 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Copertina del giubilare edito nel 1972 in occasione del centenario sposerà lo scrittore Scipio Slataper «il grande poeta del Mio Carso, che aveva aperto una nuova era all arte triestina» (Stuparich). Ricordiamo che lo scrittore era prematuramente scomparso al fronte, colpito mortalmente alla gola, proprio ai piedi di quel Carso che tanto aveva cantato. Nell ultima lettera alla moglie del 3 dicembre 1915, vergata poche ore prima di morire, così scriveva: «Ti do uno, due e tanti baci. Saluta e bacia i cari e saluta tutti. E il Secondo Scipio come sta? P.S. Ci offriamo volontari con Guido e Martelli. Sono sicuro che tutto andrà bene. Un bacio a Scipio Secondo». 17 Dopo la prematura morte di Nino, e la tragica morte di Slataper, sarà proprio Luisa, con la sua forza e insieme al fratello Dante, a portare avanti le varie aziende di famiglia. Le vicende della ditta seguiranno poi quelle del fascismo, della guerra e del difficile dopoguerra. Nel 1972 venne pubblicato un secondo giubilare in occasione del centenario, con un testo di Cesare Pagnini, 18 e per l occasione venne anche organizzato un pranzo, il 1 ottobre dello stesso anno, del quale resta l elegante menù stampato per l occasione. 19 In tempi recenti il nome Smolars era ancora sinonimo di qualità, serietà e prestigio ma, lentamente, scontrandosi con una concorrenza sempre più agguerrita, ha dovuto progressivamente cedere fino alla dolorosa chiusura. 20 Oggi l attività è stata rilevata dai cinesi di AZ Carta che, negli antichi e prestigiosi locali, continuano l attività di cartoleria, avendo però stravolto quella che fu la creatura di Lodovico Smolars e di tutti i triestini. Trieste, Sulla chiusura e sul passaggio ad AZ Carta rimando a: /trieste/cronaca/2017/04/15/news/trieste-la-storica-cartoleria-smolars-oraparla-cinese ; news/chiude-la-storica-cartoleria-smolars ; cronaca/smolars-rinasce-cinese-az-carta-al-posto-dello-storico-negozio-divia-roma.html; naca/chiude-negozio-storico-smolars- via-roma-centro-commerciale-torri-eu- ropa-11-giugno-2016.html.

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49 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 47 Il Libro del Mese GIUSEPPE RENSI E ADRIANO TILGHER I precursori del leopardismo filosofico di LUCA ORLANDINI Nella pagina accanto: A. Ferrazzi, Giacomo Leopardi, 1820 circa, olio su tela, Recanati, Casa Leopardi Giuseppe Rensi, «Su Leopardi», a c. di R. Bruni, Torino, Nino Aragno, 2018, pp. 109, 13 euro Adriano Tilgher, «La filosofia di Leopardi», a c. di R. Bruni, Torino, Nino Aragno, 2018, pp. 205, 15 euro Si narra che la presenza rivelatrice e straordinaria di Giacomo Leopardi, nel Novecento italiano, sia stata meglio colta dagli irregolari e gli anti-accademici; da coloro che, se da un lato furono ingiustamente trascurati, dall altro, per nostra fortuna, vennero confinati ai margini delle accademie, in una no man s land che li preservò dalla camicia di forza del sistema. Mai pensatore fu più intimo a quel teppista letterario e irregolare di Giorgio Manganelli, come lo è stato Giacomo Leopardi. Eppure il Manga non scrisse mai nulla di organico sulle profonde affinità e decisive coincidenze ideali che lo legavano al poeta di Recanati, eccetto scritti occasionali, pensieri frammentari, prefazioni, interventi in radio, articoli di giornali, alcuni dei quali poi confluiti, in anni successivi, nelle sillogi di scritti Laboriose inezie (Milano, Garzanti, 1986) e Antologia privata (Milano, Rizzoli, 1989). E altro illustre, solitario precedente, l eretico Giuseppe Rensi ( ) - più citato, e solo in parte letto, che studiato realmente dal grande pubblico - non fu da meno. In vita non pubblicò mai un libro su Leopardi, ma solo sparsa fragmenta. «Il pensiero spezzato, frammentario, ha tutta l incongruenza della vita, mentre l altro, quello coerente, non acconsentirebbe mai a riflettere la vita, e ancor meno a scendere a patti con lei». Il filosofo veronese avrebbe potuto sottoscrivere questa meteora lirica di Emil Cioran, a tal punto egli tenne in onore, assegnando loro un supremo valore speculativo, la rapsodia, il frammento, l asistematico, contro la sterile omologia tra rigore e coerenza. Il suo enigmatico leopardismo avant la lettre penetra da parte a parte tutta la sua opera, e non avrebbe potuto essere altrimenti, poiché, al contrario dei Croce e dei Gentile, che non riconobbero allo Zibaldone alcun valore filosofico - se si pensa al celebre saggio leopardiano, rivelatosi una clamorosa stroncatura, dell allora egemone Croce -, eccezione pressoché unica all epoca, Rensi considerava Leopardi non solo il sommo filosofo d Italia, ma anche un grande filosofo politico, e il nostro maggiore poeta. Se, dunque, nella vita le imprese che si basano su una tenacia interiore non tollerano i mezzi termini, e non si può che essere genero-

50 48 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 si e coraggiosi o avari e pavidi, impossibile non riconoscere a Rensi tutta la sua audacia, pressoché inaudita all epoca, e quasi scontata oggi, di aver difeso in solitudine - benché non senza plateali contraddizioni, a cui lo indusse la congiunta e decisiva influenza del trio Spinoza-Kant-Schopenhauer - la reale estensione della poetante filosofia leopardiana, la sua voragine di pensiero. Difesa che allora gli valse l emarginazione accademica e intellettuale, e la fama, oggi rivelatasi un titolo d onore, di essere un pensatore anomalo, un eccentrico e un dilettante l analogia con l ostracismo che subì lo stesso Leopardi, è sorprendente. Poteva essere altrimenti, per colui che ebbe la lucidità di non farsi abbagliare dalla dittatura del neo-idealismo? Solo un irregolare - un «filosofo dalle ali certamente più grandi dei nostri idealisti tanto celebrati», ebbe a dire Guido Ceronetti su Rensi - poteva gettare la giusta luce sul pensiero di un altro irregolare. Non possiamo dunque che salutare con favore, oggi, l edizione che, per la prima volta in Italia, raccoglie tutti gli scritti rensiani dedicati al suo autentico nume tutelare, Su Leopardi (Torino, Nino Aragno, 2018), finemente curata da Raoul Bruni, a cui va il merito di aver pensato e proposto l iniziativa, e di aver introdotto il libro con una densa prefazione dal rigore amico della bellezza. Nel volume si trovano il saggio Leopardi (1906) e, rispettivamente, gli unici due saggi di Rensi di una certa estensione: La filosofia del diritto del Leopardi (testo compreso nel Lineamenti di filosofia scettica) e Lo scetticismo estetico del Leopardi (compreso ne La scepsi estetica), a cui vanno aggiunti i testi contenuti nell appendice (sempre compresi nei volumi poc anzi citati) La filosofia come lirica e Intuizione e concetto. Metafisica e lirica, dedicati al rapporto tra poesia e filosofia. Fatto degno di nota, infine, per quanto riguarda La filosofia del diritto del Leopardi: il curatore compie una scelta filologica quanto mai opportuna, rifacendosi alla II edizione (1921) dei Lineamenti di filosofia scettica, riveduta e ampliata, rispetto alla Idel 1919 (l unica recente edizione, di Castelvecchi, si basa inspiegabilmente sulla prima edizione), e questo perché l edizione del 21: «introduce notevoli aggiunte rispetto alla prima edizione [ ] per quanto riguarda più specificatamente il testo di La filosofia del diritto del Leopardi, nella versione del 1921 troviamo significative integrazioni e nuove citazioni,

51 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 49 Nella pagina accanto, da sinistra: Il filosofo Adriano Tilgher ( ); Adriano Tilgher, La filosofia di Leopardi, Roma, Edizioni di Religio, 1940 (copertina della prima edizione); Giuseppe Rensi ( ), in un disegno contemporaneo. Qui sopra, da sinistra: Giacomo Leopardi, Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura, Firenze, Le Monnier, 1899 (frontespizio del IV volume dello Zibaldone leopardiano); Giacomo Leopardi, Pensieri di varia filosofia e di bella letteratura, Firenze, Le Monnier, 1900 (copertina della prima edizione del VI volume dello Zibaldone leopardiano, uscito fra il 1898 e il 1900) soprattutto da Simmel, non presenti nell edizione del 1919». Per il piacere del lettore, Bruni non si è fermato qui e, in contemporanea al libro di Rensi, ha curato con analoga perizia un altro libro capitale, latitante sul mercato librario da decenni, La filosofia di Leopardi (Torino, Nino Aragno, 2018) di Adriano Tilgher ( ). Amico e sodale intellettuale di Rensi - negli anni Trenta, Tilgher considerava il filosofo veronese il miglior scrittore di filosofia che l Italia potesse vantare - e altro pensatore controcorrente, sciolto dalle correnti intellettuali dell epoca (in quanto anti-crociano e anti-gentiliano, nonché anti-fascista), egli fu im-

52 50 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra: Giorgio Manganelli, Laboriose inezie, Milano, Garzanti, 1986 (copertina della prima edizione). Nella pagina accanto nel box: Domenico Morelli ( ), Giacomo Leopardi (1845), pegnato, al pari di Rensi, a esaltare l alto valore filosofico di Leopardi, per subire, di conseguenza, analoga emarginazione. Dopo la sua morte, la svalutazione e l oblio segnarono infatti la ricezione della sua opera; il mondo della cultura lo ha ignorato, la grande editoria, completamente rimosso; fatto inaudito, se pensiamo all estremo interesse e stringente attualità del suo pensiero, e che egli, come ci informa lo stesso Bruni: «ci ha lasciato una mole vastissima di scritti, ancora in gran parte da inventariare (non esiste una bibliografia completa delle opere di Tilgher) o addirittura inediti, che toccano gli ambiti più diversi: dall estetica alla critica letteraria e teatrale, dalla morale alla politica». In particolare, La filosofia di Leopardi, opera del 1940, collezione privata rappresenta non solo «un contributo fondamentale alla conoscenza del pensiero leopardiano», ahimè quasi sempre «ignorato o trascurato dai manuali di storia letteraria», ma anche una delle sue opere migliori, in cui - come afferma Augusto Del Noce - «la filosofia viene consapevolmente usata per illuminare e per ordinare quel che nello Zibaldone resta frammento»; al saggio di Tilgher, la presente edizione unisce una serie di importanti articoli leopardiani, in gran parte successivi alla Filosofia di Leopardi, mai riuniti finora in volume. Insomma, Rensi e Tilgher, pensatori dalla caratura europea? Sì, se si pensa che, a molti decenni dalla loro scomparsa, agli inizi del XXI secolo, il quotidiano francese «Le Monde», su Rensi, pubblicherà un appello a riscoprire un «grande dimenticato della cultura italiana». Sulla scia del costante interesse che la francofona casa editrice Allia dedica dal 1996 alle opere di Rensi (ma anche, e soprattutto, alle opere di Leopardi e, di conseguenza, ai saggi leopardiani di Sergio Solmi, o al famoso saggio di Sainte-Beuve, Portrait de Leopardi), la Francia sembra iniziare a tributare lo stesso genere di attenzione anche ad Adriano Tilgher, con la pubblicazione, nel 2016, presso le Éditions de la Revue Conférence, proprio del suo famoso saggio del 40, La Philosophie de Leopardi.È così che il circuito culturale prima o poi si piega sempre alla sensibilità e allo sforzo di zelanti e ostinati estimatori: e oggi è toccato agli alfieri del più autentico leopardismo filosofico.

53 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 51 RENSI E TILGHER: DUE LEOPARDISTI IRREGOLARI Raoul Bruni Da qualche anno a questa parte l interesse per il pensiero filosofico di Leopardi è in continua crescita. Tant è che molti dei filosofi italiani contemporanei più noti - da Emanuele Severino a Massimo Cacciari, da Antonio Negri a Massimo Donà - hanno dedicato, e continuano a dedicare a Leopardi articoli, saggi o interi libri. Non tutti però ricordano che, prima di emergere così vistosamente alla luce dell attualità, il leopardismo filosofico ha avuto una storia per lungo tempo osteggiata, semiclandestina, sotterranea. Di questa storia si trovano pochissime tracce tanto nei manuali di filosofia quanto in quelli di letteratura, ma se ci mettessimo finalmente a ripercorrerla ci accorgeremmo di quanto l attuale dibattito filosofico sul nostro massimo poeta moderno debba a Giuseppe Rensi e Adriano Tilgher, due pensatori ingiustamente trascurati, e confinati ai margini delle accademie. Per Rensi Leopardi fu «uno dei più grandi filosofi italiani (forse il sommo)»; «il nostro maggiore poeta e, insieme, [ ] il nostro maggiore filosofo»; «il sommo filosofo d Italia»; «la più grande figura che la storia del pensiero italiano presenti»; e si potrebbero citare altre affermazioni analoghe. Oggi giudizi del genere sarebbero sottoscritti o accettati da molti, ma nel contesto culturale dell Italia primo-novecentesca, egemonizzato dal neoidealismo, il solo fatto di considerare Leopardi un filosofo rappresentava di per sé una sovversiva eresia critica. Come Rensi, così anche Tilgher dedicò grande attenzione al Leopardi pensatore. Con La filosofia di Leopardi, del 1940, fornì un contributo fondamentale alla conoscenza del pensiero leopardiano. Eppure questo saggio viene quasi sempre ignorato o trascurato nei manuali di storia letteraria, che attribuiscono il merito di aver scoperto il valore filosofico dell opera di Leopardi a Cesare Luporini, e al suo fortunatissimo saggio Leopardi progressivo. Tuttavia, molti altri autori, ben prima di Luporini, avevano rivendicato l importanza del Leopardi filosofo (riconosciuto come tale, del resto, già nell Ottocento, non solo dal maestro e amico Giordani, ma anche, tra gli altri, da Nietzsche). Intanto, all indomani dell uscita dello Zibaldone, pubblicato sintomaticamente proprio all inizio del Novecento, uscirono una serie di studi, seppure un po approssimativi, sul pensiero di Leopardi; successivamente, in contrasto con il graduale consolidarsi dell egemonia idealistica, l intrinseco valore filosofico dell opera leopardiana venne più persuasivamente messo in risalto da studiosi e saggisti come Giulio Augusto Levi, Lorenzo Giusso, Giovanni Amelotti, lo stesso Rensi, che vide in Leopardi niente meno che il massimo filosofo italiano. Ma tra le pubblicazioni antecedenti a quella di Luporini, il libro di Tilgher, ultimato nel 1939, e pubblicato nel 1940 (dunque sette anni prima dell uscita del Leopardi progressivo) occupa una posizione di tutto riguardo, come prima, convincente trattazione organicamente consacrata alla filosofia leopardiana.

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55 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 53 Lo Scaffale del Bibliofilo FRA I CLASSICI: BOCCACCIO, BEMBO E ARIOSTO Consigli di collezionismo antiquario di GIANCARLO PETRELLA Il collezionismo può declinarsi a diversi livelli. Forse non esiste neppure il collezionista, inteso come figura tipologica ideale, ma soltanto i collezionisti, ognuno con interessi, gusti, inclinazioni e, non da ultimo, possibilità economiche differenti. A quella categoria di collezionisti colti, ma altrettanto attenti a non dilapidare un patrimonio, sono perciò rivolti i suggerimenti di questo mese, tratti dal recente catalogo dall allettante titolo 110 libri antichi di letteratura allestito dallo Studio Bibliografico Apuleio di Trento (info@libriantichionline.com). Nell impossibilità di un acquisto en bloc, si potrà arricchire il proprio scaffale con alcune singole mirate edizioni, alcune delle quali di grandissimo interesse sulle quali vale la pena soffermarsi. Un buon collezionista non Qui sotto da sinistra: Giovanni Boccaccio, Corbaccio, Toscolano, Alessandro Paganino, [ ], frontespizio; Orlando furioso tutto ricorretto et di nuove figure adornato, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1568, c. H1r; Orlando furioso tutto ricorretto et di nuove figure adornato, Venezia, Vincenzo Valgrisi, 1568, frontespizio. Nella pagina accanto: una delle incisioni a piena pagina che corredano l edizione ariostesca Valgrisi

56 54 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra: incipit e incisione a piena pagina del canto XX del Furioso nell edizione Valgrisi. Nella pagina accanto: dedica, incipit e ritratto del Bembo dall edizione delle Prose della volgar lingua, Venezia, G. Giolito, 1556 dovrebbe innanzitutto farsi sfuggire l esemplare in legatura antica in piena pergamena rigida della deliziosa edizione del Corbaccio di Boccaccio sottoscritta, ma non datata (c ), da Alessandro Paganini, uno dei più geniali tipografi italiani del primo Cinquecento, forse inferiore soltanto ad Aldo Manuzio. Figlio d arte, il padre Paganino Paganini iniziò l attività tipografica a Venezia negli anni Ottanta del XV secolo, Alessandro nel volgere di pochi anni raggiunse una graduale autonomia rispetto alle scelte editoriali paterne, arrivando alla fine a licenziare, nell arco di una trentina d anni, un centinaio di edizioni, stampate dapprima a Venezia e poi, dal 1517, sulle sponde del Garda. Esordì nel 1509 incidendo l elegantissimo carattere impiegato in due autentici capolavori della tipografia rinascimentale, l Euclide volgare curato dal matematico Luca Pacioli e la Divina proportione dello stesso Pacioli. Poi, nel 1515, il salto di qualità, compiuto progettando e realizzando una rivoluzionaria collana di classici volgari e latini nel minuscolo formato in ventiquattresimo (ciò vuol dire specchio di stampa pari a circa mm 85x40) per cui disegnò appositamente un minutissimo carattere (meno di 2 mm e mezzo per linea di testo!) ibrido tra romano e corsivo. La serie di libretti da mano si apre nell aprile del 1515 col Petrarca volgare dedicato alla marchesa Isabella d Este, presto seguito, nel fecondissimo biennio , dall Arcadia del

57 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 55 Sannazaro, gli Asolani del Bembo, la Divina commedia, il Corbaccio, e una schiera di autori latini. Poi, senza alcuna evidente motivazione, nel 1517, i Paganini scelsero di trasferire i torchi dalla Laguna alle sponde del Garda: dapprima a Salò, poi a Toscolano. L edizione del Corbaccio rintracciata nella raccolta dello Studio Apuleio risale proprio al periodo toscolanense e ripresenta l opera del Boccaccio nel formato in ottavo rispetto all edizione veneziana precedente nel ben più minuto in 24. Edit16 CNCE 6251 ne censisce una ventina di esemplari in biblioteche italiane. Ma il discorso della rarità o meno, lascia qui il tempo che trova. Bello è averla sullo scaffale, magari a fianco di un edizione aldina, a testimonianza di quell irripetibile stagione della tipografia rinascimentale. Altrettanto interessante la seconda proposta, con una dovuta precisazione. Chi non potesse permettersi la gloriosa prima edizione di uno dei testi fondanti la questione della lingua, le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo (1525), ha però comunque la possibilità di far entrare l opera nella propria collezione grazie a una delle più abbordabili edizioni successive. Tra queste, l edizione rivista dal poligrafo Lodovico Dolce e sottoscritta dal celebre Gabriele Giolito («In Vinegia, appresso Gabriel Giolito de Ferrari, 1556»: Edit16 CNCE 5050), in un esemplare con bella legatura settecentesca in piena pelle con tagli rossi, tassello in marocchino e fregi in oro al dorso. E così facendo, la collezione si arricchirebbe dopo il Paganino anche del Giolito, procedendo sia sul fronte degli autori della letteratura italiana sia su quello dei protagonisti della tipografia italiana. A questo punto il terzo suggerimento non può che allinearsi a quanto sinora detto. Ancora un classico della letteratura italiana offerto nell edizione di uno dei protagonisti dell editoria del Cinquecento, per di più illustrata: l Orlando furioso tutto ricorretto et di nuove figure adornato, nell edizione «Venetia, Vincenzo Valgrisi, 1568», adorna di una cinquantina di splendide silografie a piena pagina (Edit16 CNCE 2758).

58 La qualità delle migliori nocciole e il cacao più buono danno vita ad una consistenza e ad un bouquet di sapori inimitabile. Ferrero Rocher è quel dolce invito che ti regala un momento prezioso, perfetto da condividere

59 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 57 LO SCAFFALE LE MOSTRE IL LIBRO D ARTE FEUILLETON LO SCAFFALE insedicesimo Pubblicazioni di pregio più o meno recenti, fra libri e tomi di piccoli e grandi editori Alessandro Cecchi, «In difesa della dolce libertà. L assedio di Firenze ( )», Firenze, Olschki, 2018, pp. 320, 29 euro Attorno alle mura di Firenze, nell anno 1530, ci porta In difesa della dolce libertà, volume di Alessandro Cecchi (direttore della Fondazione Casa Buonarroti), che narra - con dovizia di particolari e ampio e saggio uso delle fonti - i fatti dell assedio alla città toscana portato dall esercito imperiale di Carlo V d Asburgo. Nonostante la strenua difesa dei fiorentini, portata avanti con sempre maggiore difficoltà nel corso di ben dieci mesi costellati di fatti di sangue e gesta di eroismo, l epilogo fu tragico e segnò per la fine dei sogni repubblicani di Firenze e il ritorno del governo mediceo. Il pregio del libro di Cecchi risiede (oltre che nella ottima chiarezza espositiva) anche nel vasto utilizzo di documenti conservati presso l Archivio di Stato della città toscana e rimasti per la maggior parte inediti sino a oggi. Attraverso di essi - e in particolare grazie alle minute dei dispacci inviati dai Dieci di Balia a commissari e ambasciatori fiorentini - è stato possibile per l autore ricostruire, giorno per giorno, lo svolgersi degli eventi, in un crescendo concitato di speranze e delusioni. Di grande bellezza, infine, l apparato iconografico che adorna il volume, così come, di fine interesse, la puntuale appendice documentaria. Giovanni Pico della Mirandola, «Lettere», a cura di Francesco Borghesi, Firenze, Olschki, 2018, pp. 204, 26 euro Sino a ora alcun volume aveva raccolto e proposto, in edizione critica, l intero corpus epistolare di uno dei protagonisti assoluti del Rinascimento: il conte Giovanni Pico della Mirandola ( ). Finalmente, a colmare la lacuna, è questo volume - ben curato da Francesco Borghesi (attualmente ricercatore presso l università di Sydney) - che, utilizzando tutte le armi della filologia, propone all attenzione dei lettori, in modo sistematico, tutte le settantaquattro lettere del celebre filosofo a noi giunte, e da lui inviate a personaggi del calibro di Angelo Poliziano, Marsilio Ficino, Lorenzo de Medici, Ermolao Barbaro, Federico Gonzaga La raccolta vera e propria è preceduta da un ampia introduzione (in parte opera di Maria Agata Pincelli) che passa in rassegna svariate questioni inerenti il corpus epistolare pichiano, a partire dallo studio della prima, parziale, edizione a stampa, allestita nel 1496 da Giovan Francesco Pico

60 58 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 (nipote di Giovanni) e impressa a Bologna da Benedetto Faelli, alla quale hanno poi fatto seguito edizioni successive, alcune delle quali contraffatte. Il volume, corredato da appendici, riporta anche la descrizione e lo studio del manoscritto vaticano Capponi 235 (sul quale sono presenti molte lettere del conte di Concordia e Mirandola) così come la puntuale localizzazione e illustrazione di tutti gli altri manoscritti contenenti le rimanenti epistole. Purtroppo (ed è questa l unica pecca del volume) il curatore ha scelto di non affiancare ai molti testi vergati in latino una traduzione in italiano che certo avrebbe agevolato la lettura ai più. Andrea Mirabile, «Ezra Pound e l arte italiana. Fra le Avanguardie e d Annunzio», Firenze, Olschki, 2018, pp. 150, 20 euro Con questo volume, dedicato a Ezra Pound ( ), il più grande (e controverso) poeta americano del Novecento, Andrea Mirabile (professore associato presso la Vanderbilt University di Nashville) indaga i rapporti fra la produzione artistica del Belpaese, ricca di suggestioni, e le pagine del celebre scrittore. Come è noto Pound trascorse la maggior parte della sua vita fra Rapallo e Venezia: non sorprende quindi che la lingua e la cultura italiana punteggino tutto il corpus e, in particolare, il suo monumentale poema, i Cantos, una sorta di Divina Commedia per la modernità. Protagonista dell interesse dell autore per l Italia è soprattutto l arte del Quattrocento: Beato Angelico, Botticelli, Bellini, Carpaccio, Mantegna, e molti altri pittori, anche minori. Gli artisti, l architettura, il paesaggio della Serenissima, poi, costituiranno le sorgenti stesse della fase paradisiaca del magnum opus dello statunitense. Qui Pound esibisce, in modo simultaneo, i suoi debiti verso l estetismo decadente e l anelito al rinnovamento modernista, ed è d Annunzio, a sua volta in bilico fra Modernismo e Decadenza, a influenzare profondamente «Uncle Ez», nonostante la critica abbia finora dedicato poca attenzione al rapporto fra i due scrittori. Celio Secondo Curione, «Pasquillus extaticus» e «Pasquino in estasi», a cura di Giovanna Cordibella e Stefano Prandi, Firenze, Olschki, 2018, pp. 330, 38 euro Nel panorama della dissidenza religiosa del Cinquecento, un posto di rilievo spetta a Celio Secondo Curione ( ), letterato e umanista che, abbracciando la Riforma, dedicò la sua vita a diffondere - non senza atteggiamenti nicodemici - posizioni vicine al luteranesino e all anabattismo (posizioni pericolose che lo costrinsero, già nel 1542, a lasciare la Penisola e a riparare in Svizzera). Nell ampio dialogo Pasquillus extaticus (la cui prima edizione, i due curatori - Giovanna Cordibella e Stefano Prandi - retrodatano al 1541, e attribuiscono ai tipi di Johannes Oporinus), Curione fustiga la corruzione della Chiesa cattolica e tutte le sue pratiche, vuoti simulacri di ignoranza e ipocrisia. Dal punto di vista bibliologico, questo volume è uno strumento importante per fare luce su una vicenda editoriale oltremodo intricata (basti pensare che, nel corso delle ricognizione preparatorie, i due curatori hanno rintracciato ben sette codici apocrifi contenenti l opera i quali testimoniano la sua vasta circolazione). Inoltre, pregio ulteriore del volume, i due curatori non si sono limitati a riproporre, in edizione critica, la prima redazione latina e la prima volgare del Pasquillus extaticus, ma a essi affiancano un ricco apparato di varianti e un puntuale commento (senza il quale, oggettivamente, sarebbe assai difficile avvicinarsi a questo scritto).

61 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 59 MOSTRA/1 DERIVE E APPRODI DELL AVANGUARDIA Il secondo Novecento di Crispolti a Roma di luca pietro nicoletti Ha sempre più l impronta di una sintesi autobiografica (o meglio di autobiografia critica) il percorso proposto da Enrico Crispolti per la seconda mostra del Musia, lo spazio espositivo voluto da Ovidio Jacorossi e inaugurato alla fine del 2017 con la prima tappa di un percorso volto a restituire, trascegliendo fra le opere della collezione d impresa di Jacorossi stesso, la fisionomia dell arte a Roma nel corso del Novecento. Un percorso atipico, fuori dagli schemi di una storiografia consolidata, che già nella prima occasione, gettando uno sguardo sulla prima metà del secolo, puntava a far emergere una lettura non canonica e fortemente militante delle ricerche visive all interno di una più ampia prospettiva storica. È questo, infatti, il senso di quella che insistentemente Crispolti, quasi a compendio della propria battaglia di critico militante e a conclusione del senso generale di quell esperienza, chiama «deriva storico-critica»: riguardo alla prima metà del secolo, quella definizione andava intesa soprattutto in un accezione «criticamente liberatoria» come volontà di agire fuori dalle rotte più battute della storiografia; approdando al secondo Novecento, con Colore, Dall alto: Renato Guttuso, Europa e disarmo, 1958; Mario Ceroli, La casa di Germano Lombardi, 1965 COLORE, IMMAGINE, SEGNO, OGGETTO, COMPORTAMENTO. IL SECONDO NOVECENTO A ROMA NELLA COLLEZIONE JACOROSSI a cura di Enrico Crispolti in collaborazione con Giulia Tulino ROMA, MUSIA 4 ottobre gennaio 2019 immagine, segno, oggetto, comportamento. Il secondo Novecento a Roma nella collezione Jacorossi (De Luca editore) il critico romano intende questa deriva con «un diverso e altro e più impellente e cruciale compito restitutivo», ovvero di suggerire «l ovvia e incontestabile esistenza storica di ben altre realtà operanti contestualmente» (p. 16). Bisogna dunque guardare in prospettiva alcune delle curatoriali (Titina Maselli, Nedda Guidi, Corrado Cagli, Piero Dorazio e Nino Franchina, fra gli altri) e soprattutto leggere queste pagine, fra cui si insinuano inaspettati motivi nuovi della critica crispoltiana, come un colpo di coda alle consuetudini al fine di risarcire dalla censura istituzionale della critica una storia dell arte contemporanea alternativa al canone ufficializzato: «rovesciamento necessario e rivelatorio di una prospettiva altrimenti storicamente subito, impropriamente, d evidenza asfittica» (p. 18). Sin dagli esordi giovanili negli anni Cinquanta, infatti, Crispolti si era battuto per una linea espressionista dell avanguardia, di cui ripercorre la vicenda evidenziando lo stretto rapporto di queste istanze figurative con la città di Roma e con un circuito di gallerie di cui erano protagonisti

62 60 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra da sinistra, in senso orario: Franco Piruca, Dedalus 1978; Cesare Tacchi, Taxi, 1962; Giuseppe Uncini, Cemento armato n. 25, 1961; Pino Pascali; Claudio Abate, Lo zodiaco, 1970 l Attico di Bruno Sargentini - che a la Medusa e la Schneider, senza fine anni Cinquanta comincia a dimenticare Odyssia Skouras, che nella sondare sistematicamente l area propria galleria aveva ospitato un ciclo tedesca dell Informale - la galleria violento ed eversivo come Il Concilio di Condotti 85 dove è operativa Laura Sergio Vacchi. Questa vicenda corre Drudi Gambillo (sua prima moglie), o parallela e in certi punti entra in contatto con l avventura collezionistica Jacorossi, che si trova a oscillare fra quelle istanze in cui il critico maggiormente si riconosce e quegli esempi, dalla Scuola di Piazza del Popolo a quella di San Lorenzo, che Crispolti riconduce a un arte «rassicurante appiattimento vagamente formalistico, sostanzialmente aproblematico, e impenitentemente contemplativa e distratta» (p. 20). Proprio qui, infatti, si collocano per esempio l esperienza di Renato Guttuso fa anni Cinquanta e Sessanta, fuori dall orbita neorealista e mirato a una nuova restituzione iconica ben documentata in mostra da un piccolo collage del 1958 (Europa e disarmo) che testimonia l utilizzo di questa tecnica da parte del pittore di Bagheria non con intenti formali ma narrativi, come se la frammentazione potesse essere uno strumento per

63 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 61 mostrare la sincronia fra narrazione distanti e separate fra loro. Inaspettata, invece, è l attenzione di Crispolti nei confronti di Piero Dorazio, a cui riconosce un ruolo dialettico in seno all avanguardia e, soprattutto, volto a uno svecchiamento non solo linguistico ma problematico e contenutistico. È il Dorazio dei reticoli, uscito dalla fase fra pittura concreta e astratto-concreta, a sollecitare una svolta, che avviene come «conquista definitiva della superficie come spazialità orizzontalmente accogliente, impenetrabile, mero possibile ambito di svariate soluzioni possibili, ritmicamente» (p. 66). La minaccia che il critico individua nelle scelte correnti, infatti, procede verso istanze creative rassicuranti, che nel corso degli anni Ottanta si sarebbero chiarite come «serpeggiante mafaismo pittorico di ritorno» con una evidente impressione di restaurazione artistica e, di conseguenza, ideologica. D altra parte, ricorda Crispolti, la linea dell avanguardia non può entrare senza tradirsi nella costellazione del canone ufficiale. Quando lo ha fatto, seguendo spesso le derive di una innovazione formale ma non contenutistica, è andata incontro a un «unilaterale teatralizzazione ambientale dell opera». È quasi una contraddizione di termini, e per questa ragione e ad essa che si rivolgono i suoi strali, mettendo in guardia da un traguardo di impalmante ufficializzazione dell avanguardia, anziché al sostegno di prospettive reali di ricerca» (p. 104). [lpn] MOSTRA/2 IL MONITO DI FERRONI Impegno e silenzio Dei pittori della sua che si ricava rivedendo presso generazione attivi a Milano, Montrasio Arte a Milano alcune delle Gianfranco Ferroni (1927- tele con cui Ferroni si era presentato 2001) è una delle voci più feroci e alla Biennale del 1968 (e che in impietose, analitiche nel far emergere quell occasione aveva girato per senza nulla concedere all osservatore protesta contro il muro), che il lato più violento e grottesco del costituiscono il nucleo fondamentale presente, come un vero e proprio della mostra curata da Chiara Gatti e monito di protesta muta ma non accompagnata in catalogo da un indifferente. saggio di Jacopo Galimberti. È questa la sensazione principale Una mostra da collocarsi sulla scia di una precedente manifestazione Gianfranco Ferroni, L'arabo ferito, 1967, olio espositiva presso il Museo Floriano su tela Bodini di Gemonio, che nell autunno 2017 si concentrava su Politic s riconoscendo nell istanza politica e nell impegno in prima persona il motivo conduttore del gruppo storico del cosiddetto Realismo Esistenziale, e che andava ben oltre gli anni a cui questa etichetta era stata attribuita. È bene ripartire da quella data e da quei dipinti per evitare di essere sviati da una vulgata un po troppo letteraria che ha attorniato la produzione più recente di Ferroni leggendolo come un pittore del silenzio, col rischio di una connotazione rassicurante a un senso di solitudine che invece aveva una GIANFRANCO FERRONI radice esistenziale più lacerante, e che a cura di Chiara Gatti forse nella minuzia, nell acribia MILANO, MONTRASIO ARTE descrittiva della produzione matura dal 10 ottobre trovava uno strumento di al 6 dicembre 2018 autodisciplina capace di placare un malessere esistenziale profondo.

64 62 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Questo non mette in discussione, naturalmente, il suo ruolo di capofila, all inizio degli anni Ottanta, del movimento della Metacosa, ma è fondamentale inquadrare secondo i propri principi quella inclinazione apparentemente iperrealista per non fraintenderne le intenzioni: a quella luce così diafana, ai piani inclinati restituiti con occhio grandangolare, infatti, arriva alla fine di un lungo periodo di sedimentazione, come se la luce e la polvere che si sono posati con tanta minuzia sugli oggetti fossero la conclusione raggelante di una tensione mai sopita che aveva percorso i suoi ani giovanili e che nel tempo si era chiusa in una forma silenziosa, che poteva essere equivocata con una vocazione iperrealista, ma che in realtà voleva suggerire il lucido spaesamento di un luogo chiuso e familiare come lo studio dell artista stesso. A questo punto, tutto si fondava sulla minuzia del rigatino e la pazienza del disegno, al limite del disfacimento delle cose bruciate da una luce netta e quasi brutale. Eppure si era andati al limite della solarizzazione, del gioco fra positivo e negativo, mettendo alla prova i limiti stessi della visione. Del resto, quel lavoro su quadri di formato sempre più ridotte e con una cura da miniatore, dalla tavola al cartone fino alla stampa calcografica, riconduce a una dimensione da camera con un approccio accostante e con una concentrazione in uno spazio così limitato, come a suo tempo fu per la minuta e raffinatissima pittura di Vermeer: icone piccole e piccolissime, ma con una presenza che si impone allo sguardo e richiede molta aria intorno a sé, come se il bianco zenitale della parete fosse il necessario contrappunto alla compatta restituzione luminosa dei chiaroscuri. Per questo è importante tornare ai dipinti di fine anni Sessanta, laddove i nervi sono più scoperti e i soggetti più espliciti e contenutisticamente violenti senza trattenersi.

65 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 63 È qui, infatti, che ci si rende conto che per Ferroni il quadro è un palinsesto nel quale ha rimesso al centro il soggetto con la sua identità negata, anziché limitarsi all elaborazione linguistica di un motivo figurativo. Ferroni, in quegli anni, immagina il quadro come un struttura multipla, strutturando la tela come un campo suddiviso in piani a scorrimento l uno sull altro: ombre, bendaggi, piani inclinati e assi di legno che partizionano la composizione, delimitano aree e dichiarano la natura stessa del palinsesto visivo. È dentro questa cornice che l artista colloca il proprio soggetto, concentrandosi su un identità multipla dello stesso, scomponendolo in modo da restituire più impressioni simultanee secondo un principio di costruzione dell immagine per giustapposizione. Tutto diventa più chiaro nel momento in cui risulta chiaro l utilizzo intensivo da parte di Ferroni della pratica dell autoscatto non tanto come momento di autoanalisi attraverso l obiettivo della fotografia, quanto come abitudine di costruire fisicamente nel proprio studio l ambiente che si andrà a riprodurre. Con questi egli produce una serie di materiali volti ad arricchire l iconografia. Ecco quindi l artista in prima persona ma anche la sua ombra proiettata sul muro, con calibrata sfocatura che ha immediate ripercussioni nella stesura pittorica; oppure ecco sbucare gli specchi che Dall alto, in senso orario: A mosca-cieca, 1967, olio su tela; Autobiografia. Intenzionalità della coscienza n.4, 1968, olio su tela; Sequenza fine di una piccola storia, 1966, olio su tela; Cognizione della colpa, 1965, olio su tela; Nella pagina accanto: La Stanza vuota, 1976, olio su tela

66 64 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 costituiranno delle cornici da quadro nel quadro complicando nel complesso l aspetto fenomenologico della rappresentazione. Questo, allo stesso tempo, restituisce colore a quelle immagini, con un effetto di fotografia colorata che attutisce i toni. Eppure, c è un dato di fondo imspiegabile, al limite dell indicibile, che si può tradurre solo con le parole dello stesso Ferroni, prendendo uno dei passaggi de La luce dell ateo, la MOSTRA/3 L ALBERO DI MATTIOLI La natura e la materia In un Interno nello studio del 1965, ha adagiato degli oggetti non più più volte pubblicato e carico di leggibili, trasformandoli in un groviglio storia espositiva, Carlo Mattioli ha di materia animata. Si sarebbe tentati isolato su un ampia e spessa campitura di vedervi un preludio di certe nature di ocra, gessosa come se fosse un muro morte nate per assemblaggio che quasi intonacato, la sagoma incisa di un vent anni più tardi Alberto Ghinzani piccolo tavolo in prospettiva, su cui poi avrebbe realizzato in ferro e resina Gianfranco Ferroni, Angolo di cucina - notte, 1978, olio su tela raccolta di scritti suoi collazionati da Gnoli per Bompiani nel primo decennio degli anni Duemila. In testi brevi e pungenti sul quotidiano e sulle esperienze di vita, Ferroni confessa la necessità da parte sua di «[ ] dipingere le cose credendo esclusivamente nelle cose»: una dichiarazione di laicismo che non stona quando, poche pagine prima, si leggeva che «l artista è un uomo con la scintilla di un dio». [lpn]

67 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 65 dipinta. Resta forte l impressione che questo quadro di Mattioli, fra i più belli presenti nella piccola ma come di consueto preziosa mostra retrospettiva della milanese Galleria Marini presentata da Stefano Crespi, abbia avuto un ruolo seminale per più di un artista, come se da qui fossero partite quelle ricerche su una figurazione sognante, evocata più che narrata, capace di un sentimento romantico che non contraddice lo slancio di rinnovamento linguistico. Mattioli, in tal senso, si colloca pienamente in quel solco, almeno per il fatto di aver scelto di lavorare più sul motivo che sul soggetto, identificando quei pochi elementi iconici che nel tempo si sarebbero affermati come emblemi basilari del suo discorso. Da sempre attento alla natura e alla sua traduzione nei termini dell Informale, con il tempo Carlo Mattioli si sarebbe diretto verso una pittura sempre più precisa nella determinazione di griglie compositive e nella collocazione di alcuni elementi come i frondosi alberelli che popoleranno quasi tutte le sue tele di allora e degli anni a seguire. Egli, come molti artisti della bassa padana, rimane infatti di fondo un pittore romantico, intendendo questa etichetta come inflessione sentimentale basata su un senso di radicamento e di appartenenza al territorio su cui si è deciso di concentrare la propria attenzione. La campagna puntinata di alberi, le cui chiome sono modellate nel colore fresco con pennello di punta in modo da provocare l epidermide della tela, creano un effetto increspato che reagisce alla luce, ma si tratta Nella pagina accanto: Papaveri, 1980, olio su tela. Qui sopra: Paesaggio (bianco), 1984, olio su tela soprattutto di una tessitura pittorica probabilmente una risposta alla loro rispetto ad esempio alla plastica e necessità di luoghi ameni, isolati e sontuosa matericità del più vecchio silenziosi, in cui il colore brucia le cose Morlotti. «La solitudine dell albero di nello stesso momento in cui applica la Mattioli, come una punta di materia pittorica necessaria a paradosso», scrive Crespi in catalogo, delinearla. Un paesaggio fatto di toni «mi ha richiamato la scultura di pieni e corposi, che saturano la Giacometti che, entro il paesaggio superficie. «Un inconscio tinto di nero e desolante della contemporaneità, viene di rosso» scriveva Maurizio Calvesi in a innalzarsi nella originarietà della vita, un eloquente testo intitolato Bagliori di nell essenza, nella magia dell universo». nero, «come, allora, in Burri». E come Al pari di questi, però, Mattioli è nel pittore Umbro, Calvesi ravvisava del pittore che piace ai poeti e gli scrittori, pessimismo di fondo nell opera di da Testori a Tassi, che vi riconoscono Mattioli. «Affoga la visione, le toglie il

68 66 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 Sopra da sinistra: Paesaggio d'estate, 1974, olio su tela; Paesaggio verde, 1978, olio su tela. Qui a destra: Papaveri, 1980, olio su tela respiro e poi glielo rende», scrive «accostando un tono eccitato come il rosso, consentendo al nero di sfogare, di espandersi, di dialogare, di lambire con i contorni frastagliati zone più ossigenate». Eppure, accanto a un Mattioli che guarda al paesaggio, concentrandosi su pochi elementi di un immaginario mentale e simbolico, quasi delle notazioni sulla superfice, c è un Mattioli del ritratto e dell illustrazione che sembra talvolta voler cedere alla caricatura. Nel corso della sua carriera illustra i grandi classici della letteratura, ma allo stesso tempo ritrae colleghi e maestri più CARLO MATTIOLI T Testo di Stefano Crespi MILANO, GALLERIA MARINI 4 ottobre gennaio 2019 anziani: nel suo museo privato, in una galleria di illustri volti, da Morandi a Carrà e Manzù, Mattioli raffigura dentro una materia a volte pastosa e a volte più liquida e corsiva, le fisionomie più impietose, senza voler concedere nulla all ingentilimento, preferendo anzi un acuto commento al proprio tempo e al proprio mondo. Eppure il Mattioli più genuino è quello di certe carte piccole e preziose, dove la grana accoglie con minuzia una materia preziosa e sfuggente; è l occhio di luna cucito come uno spillo in una notte buia fatta tutta di materia; è la barca che si riflette nel Po con una linea continua che sembra l inizio di uan scrittura, fra due ombre di paesaggio, sullo sfondo, che mantengono il respiro profondo e soave di una silenziosa poesia. [lpn]

69 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 67 IL LIBRO D ARTE L AMERICA DI DORFLES Le sponde dell Oceano a New York», scriveva Gillo Dorfles «Ritornare ( ) su Civiltà delle macchine nel 1956, «significa ritrovare delle scarpe comode che si erano dimenticate in un armadio: una struttura organizzativa funzionante a perfezione (i telefoni, la posta, i treni, gli aerei) e il tutto sovrapposto all immensità cristallina d un territorio solo in parte umanizzato» (p. 127). Con questo incipit, seguito da una descrizione dello studio dell amico architetto Kiesler, il critico restituiva al lettore italiano l impressione di una città e lo spirito che la informa con toni inaspettatamente enfatici che si soffermano con liriche descrizioni e dichiarano la necessità di fornire «nuovi orizzonti alla nostra sete d immagini e d emozioni» (p. 128). La situazione che gli si presentava, del resto, aveva più di un carattere di eccezionalità dovuto sia al fermento costruttivo, sia ai grandi spazi, sia a una congiuntura particolare: gli bastava attraversare Manhattan per lasciare lo studio di Kiesler e trovarsi in quello di James Johnson Sweeney, «poeta più che funzionario», e in molti elementi anche minuti e minutissimi poteva cogliere il germe di tempi nuovi e una distanza di spirito e di concetto dallo stile di vita della vecchia Europa. È questa, infatti, l impressione principale che si trae da La mia America, la raccolta di scritti di Gillo Dorfles sui suoi incontri con la cultura americana radunati per Skira da Luigi Sansone e usciti di tipografia nello stesso mese di marzo 2018 in cui il più longevo dei critici d arte italiani si spegneva nella sua casa milanese. Per ragioni di anagrafe, ma soprattutto per estensione di interessi, egli era stato fra i primi intellettuali italiani a intessere precocemente un rapporto stretto e duraturo con gli States e con gli intelettuali ivi residenti: in un Italia in cui era ancora corrente studiare il francese, Dorfles era fra i pochi a maneggiare con dimestichezza, oltre al Luigi Sansone e Gillo Dorfles, Photo credit Matteo Zarbo tedesco della natia Trieste, l inglese scritto e parlato, che gli avevano dato accesso alle fonti di una cultura nuova che a molti intellettuali italiani risultava ovviamente preclusa. A colpirlo, in particolare, era stata la convivenza di anime molto diverse nelle stesse città americane, la presenza nel medesimo luogo di realtà dialetticamente contrastanti e apparentemente inconciliabili, in cui è frequente l oscillazione fra «l impulso meccanicistico al dominio sul caos, l impulso oganicistico alla ribellione dal cosmos» (p. 132). New York, infatti, si mostra come una città che si trasforma di continuo, piena di demolizioni in corso volte a far spazio ai grattacieli, spostando di anno in anno il cuore della città nella sua «perennità dinamica» (p. 130). Ed è proprio questa, ai suoi occhi, la spiegazione alle ragioni

70 68 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 della coeva pittura americana: «la volontà antistrutturale di molta moderna pittura americana, questo vorticoso cozzo di magma incandescente che dilaga su tante tele, si può forse spiegare come una rivolta all arginatura che le strutture meccaniche e metalliche hanno imposto alla natura. La pittura e la scultura si sono sostituite alla natura nella loro volontà di ribellione» (pp ). Non era la prima volta che si recava negli Stati Uniti. Nel 1954, ad esempio, sempre sulla stessa rivista riportava la proprio esperienza degli Istituti espressamente dedicati al design presenti in America, e si soffermava in particolare sul caso di Chicago che più di altri aveva raccolto l eredità del Bauhaus e aveva ospitato Mies van der Rohe, «artista pericolosamente individualista ma anche liricamente fantasioso». Non era per nulla ovvio, a quelle date, che esistessero luoghi d istruzione così specializzati con l obiettivo prefisso di far crescere e incanalare un potenziale creativo mettendolo poi al servizio dell industria. La raccolta radunata da Sansone, del resto, si mostra di particolare interesse proprio per un suo fondamentale strabismo nel presentare una doppia prospettiva da un unico punto di vista: quello di Dorfles che racconta ai lettori italiani la sostanza dei suoi viaggi americani e della cultura che vi ha incontrato (per esempio un lungo saggio del 1958, compendiario del pensiero estetico americano, poi confluito in Simbolo Comunicazione Consumo del 1962), ma anche Dorfles che scrive e tiene conferenze in inglese in cui racconta agli americani i fondamenti del suo pensiero e, soprattutto, offre loro un quadro da dentro della situazione italiani. Nel mezzo, poi, fra testi molto lunghi e frammenti di scritti più ampi o notazioni brevi e brevissime, si incontra lo sguardo sulle ricerche americane presentate in occasione della Biennale di Venezia: il padiglione americano è un appuntamento fisso delle sue cronache, magari con uno sguardo attento al confronto con la situazione italiana, e restando colpito di quanto questo possa stupire un europeo, «infarcito di spiriti umori umanistici» (p. 121). Con questi presupposti, oltretutto, Dorfles è fra i primi a recensire GILLO DORFLES, «LA MIA AMERICA» a cura di Luigi Sansone Skira, Milano 2018 tempestivamente, nel 1956, Progettare per sopravvivere, il libro di Richard Neutra che Argan aveva fatto tradurre in italiano per le Edizioni di Comunità. Il critico, però, non si nasconde che un mondo così nuovo e così vitale possiede le sue ombre: su Letteratura, infatti, pubblica nel 1954 una riflessione su L America tra Oriente e Occidente, in cui non manca di rilevare una umanizzazione superficiale, nel senso di un impronta lasciata dall uomo che non riesce ad entrare in profondità nel tessuto e nel territorio, tanto che anche la più elevata punta di modernità invecchia rapidamente senza integrarsi: in qualche modo, pensando al modello americano, egli aveva già preconizzato il futuro di un sistema. L impressione maggiore, però, era data dalle dimensioni. In un mondo di cui si conosce tutto tramite riproduzioni, infatti le «proporzioni autentiche» restano un dato non trasmissibile di cui si può fare solo esperienza concreta: «esiste una componente storico-temporale, ossia costituita dalla somma dei momenti attuali con la somma dei momenti storicamente vissuti nel passato». Passando dall Europa all America, oltretutto, questo risultato appariva lampante, facendo sembrare il vecchio continente di «un incredibile minuzia» (p. 95). Una minuzia tuttavia da cui poteva trapelare anche qualche segnale di crisi: New York, scriveva, «è un tumore proliferato al di là dell oceano da cellule europee patologicamente degenerate nel tessuto attorno del nuovo terreno culturale».

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72 70 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 IN APPENDICE FEUILLETON L.E.X. LE BIBLIOTECHE PROFONDE XXVI capitolo di errico passaro RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI Victor Stasi è un agente di L.E.X. Il suo avversario è Kane, uomo della Loggia. Kane uccide un informatore di Stasi e minaccia la collega Livia ad Atene, per poi sfuggire alla cattura. Stasi ritrova Kane a Roma, dove, nell ordine, lo coinvolge in uno scontro a fuoco, elimina un killer pagato dalla Loggia per ucciderlo e si dilegua ancora con l aiuto di un diplomatico kazako, mentre Livia cerca le sue tracce nel Deep Web. Abel Kane era sparito. Si era pagato un passaggio fuori confine, con l aiuto del kazako Idrisov, e ora doveva essere in qualche nazione amica, riparato in una località ignota sia a L.E.X. che (forse) alla Loggia. Ma, pensò Stasi, la scomparsa di Kane viene a proposito. «Dobbiamo arrivare a Kane, in un modo o nell altro», aveva decretato il generale Bonera, il suo capo. E pure l approccio diretto si era rivelato fallimentare. La ricerca febbrile del pirata informatico, fino a quel momento, non aveva dato risultati. Certo, Stasi aveva intralciato i suoi piani, ma non era riuscito ad assicurarlo alla giustizia, né a mettere insieme i pezzi del suo progetto criminale. Siamo al palo. Tornava a casa dall ufficio, camminando sotto un viale alberato, dipinto nei colori caldi dell autunno. L aria di quel tardo pomeriggio di novembre si faceva via via più fredda: la brezza piacevole che spirava leggera all uscita da Forte Boccea aveva lasciato il posto a un vento teso, che con repentine folate gelide spazzava le foglie ammassate lungo i marciapiedi. Victor alzò il bavero del suo cappotto e incassò la testa nelle spalle. Percorse il viale di fretta, chino sui suoi passi, le mani in tasca, con mille pensieri che vorticavano nella mente come le foglie sollevate dal suolo. Da quanto tempo manco da casa? Aveva perso il conto dei giorni, o erano settimane? Sarebbe bello tornare a casa e trovare l atmosfera calda e accogliente di una famiglia, aprire la porta e vedere il caminetto acceso, la tavola apparecchiata, l odore di cibo appena cucinato e una donna pronta a buttarmi le braccia al collo. Scacciò via quei pensieri melensi e un po imbarazzanti. Aveva scelto lui di fare quella vita. Aveva deciso di non legarsi a nessuno. Il lavoro era la sua famiglia e il suo rifugio. Sono un duro, io,si prese in giro. Senza accorgersi, era arrivato a destinazione. Salutò il portiere dello stabile, fece a piedi le due rampe di scale che conducevano al suo pianerottolo e tirò fuori le chiavi dalla tasca. Aspettò alcuni secondi davanti alla porta del suo appartamento, immobile, osservando il mazzo tra le mani come lo vedesse la prima volta. Ancora un attimo di esitazione, e poi le inserì nella toppa. Apri la porta con lentezza infinita, prestando attenzione al rumore metallico proveniente dalla serratura uno, due, tre, quattro mandate, che risuonarono nel silenzio poi entrò e chiuse il battente alle sue spalle. Il buio lo avvolse. Nessun caminetto acceso, nessun odore di cibo, nessuna donna ad

73 novembre 2018 la Biblioteca di via Senato Milano 71 accogliermi Solo un uomo stanco, riflesso nello specchio posto all ingresso, che lo guardava con occhi cerchiati di nero. Un uomo solo, se non fosse stato per la palla di pelo che rispondeva al nome di Giuli. La gatta dei vicini, non nuova a incursioni a casa Stasi, fece il suo verso strascicato e camminò in cerchio intorno a lui, per poi buttarsi a terra e mostrargli la pancia. L animale si fece accarezzare per un po, quindi sgusciò fra le sue gambe e miagolò per la fame. Stasi l accudì con un piatto di croccantini e una ciotola d acqua, dopodiché si sedette in poltrona, con Giuli che gli si accomodò in grembo. Ci somigliamo, rifletté. Andiamo e torniamo senza dire nulla a nessuno. Era in casa sua, per la prima volta da molto tempo. Era la tana dove spariva fra un incarico e l altro, dove staccava da una vita privata fatta di fratture e vuoti sentimentali. Era il posto dove decomprimersi dopo una missione portata a termine, ma stavolta il suo compito non era stato assolto. Kane è ancora lì fuori Non gli accadeva spesso di provare la sensazione di aver fallito e la voglia di abbandonare tutto. Tasto CANC, e la mia vita da spia finisce. Qualcosa franava dentro di lui. In passato, aveva superato simili crisi gettandosi nella mischia con vigore e rigore, ardore e ardimento, volontà d acciaio e trance agonistica; o, al contrario, rilassandosi nel tempo libero e facendo raccolta di Illustrazioni originali di Roberto Baldazzi (nella pagina accanto in basso) e di Anna Emilia Falcone (qui sopra) per la Biblioteca di via Senato ammiratrici. di cambiare mestiere Oggi era diverso. Gli sembrava di Poi, quando l onda montante della retrocedere ai primi tempi della sua depressione sembrava sommergerlo, carriera, quando tutto gli riusciva s illuminò. Il suo scatto dalla poltrona difficile. Avrebbe dovuto confidarsi fece saltar via e appiattire al suolo con Livia, o mettersi a rapporto da Giuli, che sonnecchiava sulle Bonera. ginocchia. Forse è tempo che consideri l idea Ho un idea

74 72 la Biblioteca di via Senato Milano novembre 2018 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO MASSIMO GATTA Massimo Gatta (1959) ricopre l incarico, dal 2001, di bibliotecario presso la Biblioteca d Ateneo dell Università degli Studi del Molise dove ha organizzato diverse mostre bibliografiche dedicate a editori, editoria aziendale e aspetti paratestuali del libro (ex libris). Collabora alla pagina domenicale de «Il Sole 24 Ore» e al periodico «Charta». È direttore editoriale della casa editrice Biblohaus di Macerata specializzata in bibliografia, bibliofilia e libri sui libri (books about books), e fa parte del comitato direttivo del periodico «Cantieri». Numerose sono le sue pubblicazioni e i suoi articoli. LUCA ORLANDINI Luca Orlandini (1971), saggista e traduttore dal francese e dall inglese, ha curato e tradotto in Italia le maggiori opere di Benjamin Fondane: Baudelaire e l esperienza dell abisso (2013); Il Falso Trattato di estetica. Saggio sulla crisi del reale (2014); La coscienza infelice (2016); In dialogo con Lev Šestov. Conversazioni e carteggio (2017); e, infine, di L. Šestov: La filosofia della tragedia. Dostoevskij e Nietzsche (2017). Come saggista ha pubblicato: La vita involontaria. In margine al Baudelaire e l esperienza dell abisso di B. Fondane (2014) e Velleità della materia (2016). Collabora anche con svariate riviste. PIERO MELDINI Piero Meldini è nato e vive a Rimini. Già direttore della biblioteca riminese intitolata ad Alessandro Gambalunga e autore di numerosi saggi di storia contemporanea e storia dell alimentazione e della cucina, ha scritto cinque romanzi, i primi tre pubblicati da Adelphi e gli altri da Mondadori: L avvocata delle vertigini (1994), L antidoto della malinconia (1996), Lune (1999), La falce dell ultimo quarto (2004) e Italia. Una storia d amore (2012). I romanzi sono stati tradotti in francese, spagnolo, tedesco, polacco, greco e turco. ERRICO PASSARO Errico Passaro è nato nel 1966 a Roma, dove lavora come colonnello dell Aeronautica Militare esperto in materie giuridiche. Vive ad Anzio, circondato dai suoi 5000 libri. Ha pubblicato circa 1800 articoli, un saggio in volume, 12 romanzi, 130 racconti. Ultime uscite La Guerra delle Maschere (Mondadori), Mondo Fabbrica (Homo Scrivens), L.E.X. - Inverno Arabo (Mondadori), L.E.X. - Bomba Umana (Mondadori), L.E.X. - Tolleranza Zero (Mondadori). SANDRO MONTALTO Sandro Montalto (Biella, 1978), di professione bibliotecario, si occupa di editoria e dirige due riviste, fra cui «Cortocircuito. Rivista di letteratura ludica, cacopedica e potenziale». Ha pubblicato volumi di poesia, prosa, teatro, aforismi, saggistica letteraria e traduzioni, ideato libri-oggetto (fra cui Aforismario da gioco) e curato cataloghi d arte. È tra i fondatori dell Associazione Italiana per l Aforisma e del Premio internazionale di aforistica Torino in Sintesi. Come musicista ha pubblicato studi su importanti autori ed è attivo come compositore e orchestratore. GIANCARLO PETRELLA Giancarlo Petrella (1974), bibliografo e storico del libro, è dal 2002 docente a contratto presso l Università Cattolica di Milano-Brescia. Ha insegnato presso l Università di Sassari e di Bergamo. Nel 2013 ha conseguito l abilitazione scientifica per la I fascia (Prof. Ordinario). È autore di un centinaio di contributi e di una decina di monografie (tra le più recenti L oro di Dongo ovvero per una storia del patrimonio librario del convento dei Frati Minori di Santa Maria del Fiume, Olschki 2012; Ilibri nella torre. La biblioteca di Castel Thun: una collezione nobiliare tra XV e XX secolo, Olschki 2015; À la chasse au bonheur. I libri ritrovati di Renzo Bonfiglioli e altri episodi di storia del collezionismo italiano del Novecento, Olschki 2016). LUCA P. NICOLETTI Luca Pietro Nicoletti, dottore di ricerca PhD in storia dell arte, ha studiato presso le Università di Milano e Udine. Si è occupato di arte del Novecento, di storia della critica e di cultura editoriale. Dopo aver insegnato storia dell arte all Accademia di Belle Arti ACME di Novara ha collaborato con la Civica Galleria d Arte Moderna di Torino. Ha vinto una borsa di studio presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Cura per Quodlibet la collana Biblioteca Passaré. Studi di arte contemporanea e arti primarie. Ha scritto: Gualtieri di San Lazzaro (Quodlibet 2014) e curato l edizione di scritti di Enrico Crispolti (Burri esistenziale, Quodlibet 2015) e Gualtieri di San Lazzaro (Parigi era viva, 2011; Modigliani. I ritratti, 2013). GIANLUCA MONTINARO Gianluca Montinaro (Milano, 1979) è docente a contratto presso l Università IULM di Milano. Storico delle idee, si interessa ai rapporti fra pensiero politico e utopia legati alla nascita del mondo moderno. Collabora alle pagine culturali del quotidiano «il Giornale». Fra le sue monografie si ricordano: Lettere di Guidobaldo II della Rovere (2000); Il carteggio di Guidobaldo II della Rovere e Fabio Barignani (2006); L epistolario di Ludovico Agostini (2006); Fra Urbino e Firenze: politica e diplomazia nel tramonto dei della Rovere (2009); Ludovico Agostini, lettere inedite (2012); Martin Lutero (2013); L utopia di Polifilo (2015).

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