LA VERA STORIA DELLA TELA DELL ULTIMA CENA DI GASPAR HOVIC

Transcript

1 LA VERA STORIA DELLA TELA DELL ULTIMA CENA DI GASPAR HOVIC Di certo da oltre 400 anni, è stata ed è ancora, la tela più bella e affascinante conservata a Triggiano. Ma come già ampiamente descritto nel progetto della Pinacoteca Multimediale che ci ha portato a mettere un po' d'ordine su quanto si conosceva, questa tela, ha una storia un po' diversa di quella che finora abbiamo sentito. Dobbiamo perciò sfatare il mito che la vuole vedere come un prodotto unico ed originale da parte del suo autore, il fiammingo Gaspar Hovic. pag. 1

2 Difatti, sarà per la poca esperienza del giovane pittore, sarà per lo scarso importo pagato dalla committenza dell'epoca (la neonata confraternita del SS. Sacramento) ma quest'opera è il frutto di una copia, ricavata mediante l'uso di una tecnica denominata incisione, di uno stupendo affresco conservato nell'oratorio del Gonfalone a Roma (un altra piccola Cappella Sistina). L affresco in questione è l'ultima Cena del famoso pittore Livio Agresti (1569). Un opera inserita in una serie di dodici affreschi che raccontano la passione di Cristo. (Affresco dell Ultima Cena di Livio Agresti) (interno dell Oratorio del Gonfalone Roma) pag. 2

3 Ma cosa è una incisione? Una incisione è una sorta di copia in piccolo formato creata da veri e propri maestri del campo, i quali riuscivano a riprodurre fedelmente le opere più belle su supporti metallici. Uno dei più famosi incisori del'500, era Cornelius Cort il quale utilizzava una tecnica basata su uno strumento chiamato bulino. (Cornelius Cort) Il bulino non è altro che una punta di metallo che trascinata su di una lastra metallica (piombo, rame) scavava dei solchi per consentire l'accumulo dell'inchiostro a secondo della profondità. Più era profondo il solco, più inchiostro si accumulava e di conseguenza più scura appariva l'area quando si imprimeva la tavola sulla carta. In poche parole, con questa tecnica, si realizzava una matrice tridimensionale di pregevole fattura. pag. 3

4 Il Cornelius Cort, fiammingo come l'hovic ma trapiantato a Roma, rimane incantato dalla bellezza dell affresco di Livio Agresti e realizza nove anni più tardi (1578), due incisioni molto simili, nelle quali unica differenza riguarda la scena retrostante al Cristo. Nel frattempo il nostro giovane pittore Gaspar, che ha conosciuto in giro per l'italia molti pittori famosi, ha deciso di fermarsi a Bari nella veste principale di commerciante di grano ma allo stesso tempo anche come artista. Anche allora probabilmente vigeva l idea che con la cultura non si mangia. Comincia a realizzare perciò diverse opere tra il capoluogo pugliese e la provincia. Forse comincia proprio da Triggiano poiché contrariamente da quanto si ritiene, la data posta accanto la firma della tela triggianese (vedi interno della bacinella raffigurata in basso a sinistra) scoperta durante i lavori di restauro, non dovrebbe essere il 1592 ma dieci anni prima, cioè il 1582 quando l artista era appena trentaduenne. Non poteva essere il 1592 poiché come ricostruisce la dott.ssa Maria Stella Calò in una sua pubblicazione, il pittore fiammingo era tornato in patria nel 1589 dove dipinge nella sua città natale, diverse opere per ritornare nuovamente in Italia solo nel pag. 4

5 Ad avvallare tale ipotesi sono le date delle altre opere realizzate che si fermano al 1589 per ricominciare nel L'usanza di utilizzare le incisioni per la realizzazione di opere pittoriche, è confermata dal ritrovamento di altri esempi molto simili all'ultima Cena della chiesa matrice, eseguiti da altri artisti contemporanei all Hovic, come l'affresco situato nel refettorio del ex Convento di San Francesco di Sermoneta (paese in provincia di Latina), del pittore Niccolò Circignani, datata 1582, (Ultima Cena del pittore Niccolò Circignani, 1582) oppure l'opera che è possibile ammirare sull'altare maggiore, della chiesa di San Rocco di Montorio al Vomano in provincia di Teramo, eseguita tra il 1605 e il 1607 da un pittore locale rimasto ignoto. (Ultima Cena di pittore ignoto della chiesa di San Rocco di Montorio al Vomano) pag. 5

6 Quest'ultima è praticamente gemella a quella di Triggiano. Altro mito da sfatare è l'attribuzione che sino ad oggi è stata data alla raffigurazione del personaggio in secondo piano accanto al colonnato. Nella tela questa figura rappresenta un oste che impartisce ordini ad un servitore nel lato opposto. E' stato da sempre identificato, come la riproduzione del committente dell'opera (il priore della confraternita), ma quanto riprodotto è il volto fedele del personaggio raffigurato nell'opera romana che forse poteva anche essere quella del committente ma dell'affresco dell'agresti e no della tela dell'hovic. Comunque anche se una copia, rimane una delle tele più belle mai realizzate che Triggiano vanta di possedere pag. 6