Cooperazione allo sviluppo. Istituto superiore Data
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- Bernadetta Cattaneo
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1 Cooperazione allo sviluppo Istituto superiore Data
2 Paesi in Via di Sviluppo Bassi tassi di crescita del reddito nazionale Bassi tassi di crescita del reddito pro capite Elevati livelli di povertà assoluta Scarsa possibilità di accesso alla sanità di base,malnutrizioni, alti tassi di mortalità infantile Bassi livelli di educazione
3 Cooperazione allo sviluppo Cooperazione: interazione, processo non unilaterale che coinvolge soggetti provenienti sia dal Nord del mondo, sia dai Paesi beneficiari. Sviluppo: ma quale sviluppo?
4 Cosa significa sviluppo? Sviluppo umano vs Crescita economica Crescita economica: considera solo la variabile economica PIL Sviluppo umano: considera diverse variabili interconnesse che misurano la qualità di vita, cioè istruzione, mortalità infantile, eguaglianza di genere
5 Lo sapevate che da un miglioramento dello sviluppo umano è possibile avere una crescita economica e non viceversa? Da ciò bisogna far derivare un approccio alla cooperazione allo sviluppo.
6 Parole chiave della cooperazione allo sviluppo
7 1. Principi fondamentali: Eguaglianza Partecipazione Autonomia Sostenibilità
8 2. Obiettivi Lotta alla povertà Promozione dello sviluppo sociale Migliorare le condizioni di vita Garantire il rispetto dei diritti fondamentali
9 3. Approccio di solidarietà Una genuina cooperazione allo sviluppo dovrebbe fondarsi sulla solidarietà piuttosto che sul profitto. Cos è la solidarietà?
10 Le vostre definizioni
11 La solidarietà è Uno stile di vita L assunzione di responsabilità nei confronti dell altro Un rapporto fra pari La solidarietà NON è - Carità come elemosina occasionale - Rapportarsi con pietà con qualcuno ritenuto inferiore a noi
12 4. I poveri tra i poveri Le prime persone da aiutare sono i più poveri e le categorie più deboli e disagiate (bambini, malati, donne ), anche se spesso sono poco visibili e questo tipo di intervento non porta alcun profitto al soggetto donatore.
13 5. L ostacolo dell emergenza Le emergenze umanitarie ostacolano una cooperazione allo sviluppo lungimirante. È necessario trovare una strategia ad hoc per ogni caso per cui il soccorso all urgenza possa portare i semi della cooperazione.
14 6. Attenzione alle esigenze locali e azioni ad hoc Il soggetto donatore deve ricercare le esigenze prioritarie del soggetto ricevente, non proiettare quelle che egli considera tali. Inoltre non esiste un modello di sviluppo universale! È necessario studiarne uno per ciascun caso in base al contesto.
15 7. Rispetto per la cultura È necessario usare una grande delicatezza nelle azioni di cooperazione allo sviluppo: c è sempre il rischio, infatti, di calpestare la cultura locale.
16 8. Partecipazione dei soggetti locali Agire coinvolgendo le persone del posto, affinché possano comprendere ed accettare i cambiamenti e divenire protagonisti del loro futuro.
17 9. Formazione di leader locali Per avviare un progressivo sganciamento dagli aiuti esteri, è necessario formare responsabili locali affinché possa essere attivato un processo di auto-aiuto. Questo serve a rendere lo Stato sempre più autonomo evitando così di venire inghiottito da un ulteriore circolo vizioso di povertà e vulnerabilità nel contesto delle relazioni internazionali. No assistenzialismo!!!
18 10. Capacity Building Sviluppo di risorse umane: rafforzamento di competenze, miglioramento dell accesso all informazione ed alle conoscenze. Sviluppo dell organizzazione: elaborazione di strutture manageriali, processi e procedure, miglioramento delle relazioni tra diversi settori ed organizzazioni. Sviluppo delle strutture istituzionali e legali: permettere cambiamenti a tutti i livelli e settori di soggetti poco capaci per stimolare il miglioramento delle capacità.
19 11. Good governace Accanto all azione sociale è necessaria un azione sul piano politico-istituzionale mirata a: Good governance Stop alla corruzione Attenzione delle istituzioni ai diritti umani
20 Non basta dare il pesce al povero, è meglio insegnargli a pescare e garantire la sostenibilità della pesca.
21 11. Coerenza e sinergia In un progetto di cooperazione allo sviluppo in una determinata area geografica, è auspicabile ottimizzare le energie con un azione sinergica tra i soggetti impegnati nello stesso caso ed è fondamentale garantire la coerenza dell azione. LAVORO DI RETE
22 La cooperazione di Caritas Mirata ai poveri tra i poveri: Bambino= bambino orfano Malato= malato terminale o con grave handicap psico-fisico Donna= vedova, emarginata dalla società In rapporto tra Chiese: Per garantire continuità attraverso un rapporto di conoscenza che precede l emergenza.
23 Tipi di flussi monetari internazionali Aiuto pubblico allo sviluppo Investimenti diretti esteri di imprese private Flussi di ONG
24 Obiettivo 0,7% Prima le Nazioni Unite (1969), poi l Unione Europea (2005) hanno richiesto agli Stati membri di impegnarsi a riservare lo 0,7% del PIL alla cooperazione allo sviluppo. Impegno rispettato???
25 L assistenza ufficiale allo sviluppo calcolata in rapporto al PIL per l anno 2004 Norvegia 0,87 % Portogallo 0,62 % Francia 0,42 % Regno Unito 0,36 % Media Ue 0,35 % Germania 0,28 % Stati Uniti 0,16 % Italia 0,15 % (0,11 nel 2006) Fonte: Ocse
26 Aiuto pubblico allo Sviluppo nel 2004 APS netto in percentuale al PIL Fonte: UNDP, Human Development Report 2006
27 Impegno italiano La politica di cooperazione allo sviluppo rimane confinata in un ambito residuale delle relazione internazionali. Ciò è dimostrato dall esiguità delle risorse internazionali dedicate e dall incapacità parlamentale di riformare la politica di cooperazione allo sviluppo ancora ancorata alla legge n. 49 del 26 febraio1987.
28 LA LEGGE N /2/87 LA COOPERAZIONE ITALIANA ALLO SVILUPPO E REGOLATA DALLA LEGGE N. 49 DEL 26/2/1987 NUOVA DISCIPLINA DELLA COOPERAZIONE ITALIANA CON I PVS. LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E PARTE INTEGRANTE DELLA POLITICA ESTERA DELL ITALIA E PERSEGUE OBIETTIVI DI SOLIDARIETA TRA I POPOLI E DI PIENA REALIZZAZIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL UOMO ISPIRANDOSI AI PRINCIPI SANCITI DALLE NAZIONI UNITE E DALLE CONVENZIONI CEE- ACP (art( art.. 1)
29 LE FINALITA IL SODDISFACIMENTO DEI BISOGNI PRIMARI L AUTOSUFFICIENZA ALIMENTARE LA VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE UMANE LA CONSERVAZIONE DEL PATRIMONIO AMBIENTALE LA CRESCITA ECONOMICA, SOCIALE, POLITICA E CULTURALE DEI PVS
30 I SETTORI D INTERVENTO AGRICOLTURA E ALIMENTAZIONE SANITA INFRASTRUTTURE INDUSTRIA RISORSE NATURALI E AMBIENTE FORMAZIONE
31 LE ATTIVITA STUDI, PROGETTI, FORNITURE E SERVIZI FORME DI PARTECIPAZIONE ANCHE FINANZIARIA FORMAZIONE PROFESSIONALE DI CITTADINI DEI PVS IN LOCO O IN ITALIA SOSTEGNO A PROGETTI DI ONG* PROGRAMMI DI EDUCAZIONE ALLO SVILUPPO * ONG - organismo non governativo
32 Gli aiuti del nostro Paese per aree geografiche 69,66 % Africa 6,48 % Europa 6,18 % Asia 2,86 % America 0,18 % Oceania 14,64 % altre forme di aiuto allo sviluppo
33 Quanto doniamo ai paesi poveri (APS Aiuto pubblico allo sviluppo) APS (milioni di euro) Percentuale APS/PIL 0,15 0,20 0,17 0,15 0,11 0,11
34 Forse è meglio partire da noi! Tanto le istituzioni sono pigre nella cooperazione allo sviluppo, tanto la società civile organizzata è attenta e attiva. Iniziamo anche noi ad interessarci al Sud del mondo ed agiamo al fianco di associazioni, ONG,
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