Randagismo e Pappataci, un fattore di rischio per la diffusione della Leishmaniosi. Luciano Venturi
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- Cesare Borghi
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1 Progetto integrato di formazione dei Dipartimenti di Sanità Pubblica Area Vasta Romagna - Regione Emilia-Romagna Corso di formazione Una panoramica sui principali infestanti urbani di interesse sanitario Cesena, 28 Maggio 2010 Randagismo e Pappataci, un fattore di rischio per la diffusione della Leishmaniosi Luciano Venturi I dati ed i ragionamenti relativi al randagismo derivano da una precedente comunicazione di: Enrico Loretti, Mauro Sanpaolesi, Luciano Venturi
2 Un problema per tutti, ma diverso: per incidenza per percezione
3 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% tasso cani proprietà/ popolazione tasso cani randagi presunto / popolazione Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Anno 2006 fonte MinSal Trentino alto adige Lombardia Valle d'aosta Piemonte
4 Attività di controllo costante in tutta Italia Fonte: MinSalute 2009
5 N PRESUNTO CANI RANDAGI ( TOTALI IN ITALIA) Sardegna; Sicilia; Liguria; Emilia Romagna; Toscana; Umbria; Marche; Lazio; Abruzzo; Calabria; Molise; Basilicata; Campania; Puglia;
6 450,0 400,0 350,0 300,0 250,0 200,0 150,0 100,0 50,0 0, n medio di cani per canile (sanitari+rifugio) Sicilia Sardegna Italia Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Totale canili 1144 Fonte MinSal 2006 Trentino alto adige Veneto Lombardia Valle d'aosta Piemonte
7 Randagismo: tra rischio reale e potenziale Rischio sanitario Rischio incidenti Rischio aggressioni Rischio predazione
8 Anagrafe canina e canili come soluzione: - non vero - confondente - pericoloso (distrae opinione pubblica e l attenzione dei decisori politici) Vere ragioni: Dove non si riesce ancora a garantire il completo accesso alla scuola dell obbligo, Dove non si riesce ancora a garantire il completo accesso alla scuola dell obbligo, dove interi quartieri sono abusivi e privi di collegamenti a reti fognarie ed a servizi di smaltimento dei rifiuti, anzi l'alimentazione dei cani è assicurata unicamente da quest ultimi e null'altro, dove non vi è lavoro per le persone, dove in molte situazioni non vengono assicurate le fondamentali condizioni di sicurezza del lavoro, dove l'autorità e l'autorevolezza dello Stato sono messe in dubbio e/o vicariate da associazioni illegali, è privo di efficacia il semplice imporre l'anagrafe canina o programmi di controllo delle nascite senza integrarle all interno di meccanismi di aggiustamento strutturale della società. Allo stesso modo la cattura dei cani senza padrone e la loro detenzione in canili (che debbono avere caratteristiche di miglioramento delle condizioni di vita rispetto a quelle dei contesti da cui i soggetti provengono) non potranno, da sole, far diminuire il fenomeno.
9 La Legge 281/1991: Richiesta (opportunità) di adeguamenti Ai Comuni Alle Associazioni di Volontariato Ai Servizi di Med.Vet.Pubblica Ai cittadini strutture, procedure, risorse, crescita culturale
10 Controllo randagismo: i determinanti Motivazioni sanitarie Motivazione pubblica sicurezza Motivazioni di tutela diritti degli animali
11 La domanda converge su un sistema complesso Servizio accalappiacani Canile Sanitario/municipale/prima accoglienza Attività controllo/restituzione/cura Canile Rifugio Attività custodia/adozione/cura
12 La Legge 281/1991 e la Sanità Pubblica Veterinaria Compiti di Legge: Sterilizzazione Sorveglianza su colonie Vigilanza su strutture Anagrafe Canina Educazione Sanitaria e aggiornamento Legge Regionale su tutta l attività connessa, con varie differenze tra Regioni (anche confinanti)
13 L.L. R.R: il percorso attorno alla L. 291/91 ABRUZZO: Legge Regionale n. 8 del BASILICATA:Legge Regionale n. 6 del CALABRIA: Legge Regionale n. 4 del CAMPANIA: Legge Regionale n. 16 del EMILIA ROMAGNA: Legge Regionale n. 5 del FRIULI VENEZIA GIULIA: D. Presidente Regione del LAZIO: Legge Regionale n. 34 del LIGURIA: Legge Regionale n.. 23 del LOMBARDIA: Legge regionale , n MARCHE: Legge Regionale , n. 10. MOLISE: Legge Regionale n. 7 del PIEMONTE: Legge Regionale n. 34 del PUGLIA: Legge Regionale n. 12 del SARDEGNA: Legge Regionale , n. 21 SICILIA: Legge Regionale n. 15 del TOSCANA: Legge Regionale n. 43 del UMBRIA: Legge Regionale n. 19 del VALLE D AOSTA: Legge Regionale n. 14 del VENETO: Legge Regionale n. 60 del BOLZANO: Legge Provinciale n. 9 del TRENTO: Legge Provinciale n. 5 del
14 L azione combinata sul territorio ( L.281/91-L.L.R.R. ) AUSL: Educazione sanitaria, sterilizzazioni, vigilanza, interventi profilassi nei canili (attività aggiuntive: in convenzione) Comuni: Anagrafe, canili, censimento colonie feline, recupero cani liberi, assistenza zooiatrica?! Volontariato: Gestione canile rifugio, gestione colonie feline, promozione e gestione adozioni Attività sotto controllo veterinario
15 cani nei canili costo anno Il modello organizzativo influenza l efficienza del sistema Visti i costi: valutazione della domanda futura Necessità di evoluzione dei servizi, sussidiarietà Necessità di coordinamento Necessità controllo/governo nuova imprenditoria
16 Determinanti classici del modello: Presenza di strutture Disponibilità di risorse umane Finanziamenti Clima tra enti/volontariato ssss
17 Determinanti recenti: Età media dei cani nei canili Maggiore attenzione alla qualità della prestazione Spostamento in avanti dei limiti etici Gestione cani pericolosi Gestione cani positivi per Leishmaniosi canina Compatibilità con le risorse disponibili, tecniche, strutturali, economiche
18 L efficacia della risposta deriva da: Professionalità Etica Appropriatezza Chiarezza di ruolo, sussidiarietà, Capacità/possibilità di presidio Risorse Governo della spesa
19 Le molteplici attività cattura recupero soccorso trasporto custodia primo soccorso assistenza terapia affidamento rieducazione
20 Il nuovo DPCM sui LEA (23 aprile 2008) [Sono validi?!?, resteranno validi?!?, diverranno validi?!?]
21 Allegato1 DPCM LEA
22 Randagismo e Leishmaniosi: dove orientare lo sforzo Principi organizzativi di base: - Collaborazione interprofessionale - Integrazione multidisciplinare - Rispetto delle vocazioni distintive - Appropriatezza dell azione
23 COME FARE? accurata conoscenza delle fonti di rischio; attenta predisposizione di piani di intervento; efficiente informazione; estensione, al massimo livello, della anagrafe canina; potenziamento dell azione di sterilizzazione; realizzazione delle strutture canile e potenziamento dei servizi correlati messa a sistema degli interventi di E.a.S. per far crescere la cultura per favorire una corretta convivenza uomo/animale; Avvio di processi di sviluppo socio-economico e di rafforzamento della legalità
24 Distribuzione dei focolai di Leishmaniosi canina segnalati in Italia dal 1910 al 1988 da Gradoni, 1989
25 Dalla metà degli anni 90: aumento della consistenza e del numero dei focolainelle aree endemiche comparsa di focolai autoctoni nelle regioni settentrionali, in relazione a spostamento di cani da aree tradizionalmente endemiche + Conseguenze ambientali del riscaldamento globale Mappa La Leishmaniosi Canina in Italia realizzata da IntervetItalia in collaborazione con LeishMap TM.
26 Progetto Regionale per il controllo delle malattie da vettori Sorveglianza Epidemiologica Fondamentali Formazione & Comunicazione Prevenzione Catture Entomologiche Laboratorio Siero/Entomol. Monitoraggio Sierologico
27 PROGETTO REGIONALE CONTROLLO MALATTIE DA VETTORI SOTTOPROGETTO Leishmaniosi canina Risultati attività
28 A Safer Future Global Health Security in the 21 Century (Rapporto Annuale WHO 2007), raccomanda...per affrontare le sfide che si presentano sul percorso collettivo volto a perseguire una sicurezza sanitaria globale, di mobilitare le necessarie competenze tecniche e sostenere la collaborazione interprofessionale per far fronte alle emergenze.
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