La prevenzione de"o stress occupazionale: strategie organizzative ed individuali e possibili soluzioni migliorative. Trieste, 24 novembre 2011
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1 LO STRESS LAVORO CORRELATO Valutazione del rischio, diagnosi di patologie correlate, azioni di prevenzione e strategie di miglioramento, aspetti legali La prevenzione de"o stress occupazionale: strategie organizzative ed individuali e possibili soluzioni migliorative Trieste, 24 novembre 2011 Michela Mottica - psicologa del lavoro e de"e organizzazioni - michela.mottica@virgilio.it
2 L approccio multidimensionale alla gestione dello stress lavoro-correlato stress percezione strain coping salute Identificazione di indici oggettivi Identificazione degli stressors Valutazione cognitiva ed emozionale Effetti a breve termine Modalità attive e passive Conseguenza patologiche sanitarie e sociali RISK ASSESSMENT RISK MANAGEMENT gruppo multidisciplinare
3 Percorso metodologico di valutazione del rischio da stress l-c secondo le indicazioni della Commissione Consultiva VALUTAZIONE PRELIMINARE (rilevazione di indicatori oggettivi e verificabili) ESITO NEGATIVO Risultato riportato nel DVR ESITO POSITIVO Pianificazione e adozione di interventi correttivi esempi Interventi: Organizzativi Tecnici Procedurali Comunicativi Formativi Previsione di un piano di monitoraggio Valutazione dell efficacia efficacia degli interventi correttivi Se EFFICACI Se INEFFICACI VALUTAZIONE APPROFONDITA (valutazione della percezione soggettiva) Questionari Focus group Interviste semi-strutturate esempi Sulle famiglie di fattori/indicatori indagati Nelle imprese fino a 5 lavoratori il DL può utilizzare modalità di valutazione con garanzia di coinvolgimento diretto dei lavoratori nella ricerca di soluzioni e nella verifica della loro efficacia
4 La responsabilità di stabilire le misure adeguate da adottare per prevenire, eliminare o ridurre i problemi di stress lavoro correlato spetta al Datore di Lavoro, con la partecipazione e collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti.
5 Tali misure possono essere: Misure di gestione e comunicazione in grado di chiarire gli obiettivi aziendali e il ruolo di ciascun lavoratore Interventi di formazione dei Dirigenti e dei Lavoratori per migliorare la loro consapevolezza e la loro comprensione nei confronti dello stress L informazione e la consultazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti L adeguamento degli ambienti di lavoro ai principi dettati dal buon senso e dall ergonomia, per garantire ai lavoratori una situazione lavorativa di benessere globale
6 Le domande a cui dare risposta Quali misure può adottare l organizzazione per mettere ordine nella propria struttura? Quali misure può adottare l organizzazione per migliorare l appoggio offerto ai lavoratori? Cosa possono fare i singoli lavoratori per gestire meglio il proprio lavoro e le eventuali esperienze di stress ad esso collegate? Cosa possono fare i singoli lavoratori per contribuire allo sviluppo organizzativo?
7 Una prima distinzione... Interventi che mirano all ORGANIZZAZIONE all INDIVIDUO
8 LA PREVENZIONE PREVENZIONE (Primaria - fattori antecedenti) Riduzione dei fattori antecedenti rilevanti a livello di organizzazione e ambiente di lavoro; gestione delle percezioni personali e delle reazioni ai fattori di stress, rilevazione di episodi di violenza, progettazione e ri-progettazione per la riduzione del rischio dell ambiente La gestione del rischio REAZIONE TEMPESTIVA (Prevenzione secondaria reazioni al fenomeno) Migliorare le risorse individuali o interrompere l aggravarsi del fenomeno : ad esempio valutazione dei rischi, formazione, formazione del lavoratore in termini di promozione della salute e capacità psicologiche (gestione stili di vita, tecniche di rilassamento, esercizio fisico, alimentazione ecc.) RIABILITAZIONE (Prevenzione terziaria rivolta ai sintomi) rassistenza individuale al lavoratore dipendente ( es. counselling, orientamento professionale, assistenza medica)
9 Interventi di tipo PRIMARIO forme di sviluppo organizzativo o del lavoro che tendono a ridurre gli stressors (controllo dei rischi) revisione di misure organizzative, tecniche, procedurali, ergonomiche; revisione della politica aziendale per agire sui fattori evidenziati come precursori del rischio
10 Interventi di tipo PRIMARIO ad esempio... potenziare il controllo del lavoratore su aspetti importanti processi di lavoro ridurre conflitto e ambiguità di ruolo aumentando la partecipazione al processo decisionale creazione di squadre di azione per aree operative finalizzate all individuazione e alla risoluzione di problemi azioni finalizzate a ridurre i conflitti tra lavoro e famiglia (asili nido aziendali, programmi per la tutela del lavoro, disposizioni per il lavoro part-time, orari flessibili, lavoro a domicilio...)
11 Interventi di tipo PRIMARIO L approccio ergonomico creare una buona condizione per quanto attiene alla gestione del tempo: lottare contro la frammentazione delle attività, gestire la circolazione dell informazione, orientarsi nella gestione delle urgenze, in special modo nei lavori di servizio dove la risposta ai bisogni dei clienti è fonte di interruzione, e mantenere o creare spazi di regolazione per fare fronte agli imprevisti; misurare in modo realista il carico di lavoro: evitare il sovraccarico e il sottocarico è di fondamentale importanza; ciò non significa quantificare esattamente l attività fatta, ma identificare dei parametri critici come la frequenza di incidenti o altri; generare prescrizioni chiare per facilitare il compito: la chiarezza nelle prescrizioni (indipendentemente da quanto queste siano partecipate dal lavoratore), possibilità di misurare lo scarto effettivo fra l obiettivo ed il risultato; la coerenza nelle prescrizioni, soprattutto per quanto concerne il rapporto fra mezzi a disposizione ed esigenze del compito; l adattabilità delle prescrizioni, al fine di avere margini di manovra su obiettivi e modalità, per fronteggiare incidenti e la variabilità del lavoro; accordare una funzione al collettivo, cioè al gruppo di lavoro e agli aspetti collettivi; infatti il sostegno del collettivo è indispensabile per regolare il carico di lavoro e per aiutare ciascuno a costruire dei riferimenti di azione e la propria identità professionale.
12 Interventi di tipo SECONDARIO formazione ai Lavoratori e al Management promozione della salute sviluppo di capacità psicologiche (coping individuale)
13 Interventi di tipo SECONDARIO Formazione per la gestione dello stress sviluppo di capacità comportamentali e cognitive (training di assertività, rimodellamento delle percezioni personali ecc. sviluppo di capacità di gestione delle emozioni (meditazione, rilassamento etc.)
14 Interventi di tipo TERZIARIO assistenza al lavoratore dipendente servizi di counselling
15 Interventi correttivi Gli interventi di prevenzione e protezione vanno adottati in base alla tipologia di rischio stress lavoro correlato.
16 Le buone prassi Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza (EASHW) Adeguata analisi dei rischi Occorre analizzare la situazione a priori ed informare i lavoratori il più rapidamente possibile circa i risultati.
17 Le buone prassi Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza (EASHW) Pianificazione approfondita e approccio progressivo È una condizione indispensabile quella di disporre di obiettivi e gruppi di destinatari chiaramente definiti, compiti e responsabilità delegate in modo opportuno, risorse finanziarie e di altro tipo; è importante tradurre bene i bisogni e le risorse in azioni, e avere un adeguatezza fra obiettivi e risorse..
18 Le buone prassi Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza (EASHW) Combinazione di misure focalizzate sul lavoro e sul lavoratore Per capire il problema alla radice e non focalizzare il problema sull individuo, è preferibile optare per una combinazione di misure riguardanti il lavoro ed altre rivolte al lavoratore.
19 Le buone prassi Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza (EASHW) Soluzioni specifiche per il contesto Conviene sviluppare soluzioni durevoli in un contesto specifico di un luogo di lavoro, utilizzando le risorse locali; questo non significa che non vadano utilizzate risorse esterne, ma che l esperienza dei lavoratori è un potenziale da utilizzare.
20 Le buone prassi Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza (EASHW) Professionisti con esperienza e interventi fondati sui risultati Se dei consulenti esterni partecipano ad un intervento, è essenziale che abbiano una esperienza professionale riconosciuta
21 Le buone prassi Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza (EASHW) Dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori Per assicurarsi che i lavoratori si approprino dell intervento, è essenziale ottenere un coinvolgimento degli stessi e dei loro rappresentanti, dei quadri intermedi e superiori in ogni tappa del processo; la direzione ed i lavoratori esprimeranno delle motivazioni e degli interessi diversi, ed è importante trovare un compromesso fra interessi concomitanti o
22 Le buone prassi Agenzia Europea per la Salute e Sicurezza (EASHW) Prevenzione nella quotidianità e sostegno dell alta direzione È impossibile ottenere cambiamenti organizzativi sostanziali se la direzione non è pronta a fare dei cambiamenti e, almeno in una certa misura, degli investimenti; affinché i miglioramenti siano durevoli, i quadri superiori devono includere le attività preventive nella gestione quotidiana.
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