MINIERE E MINERALI DELLA CARNIA INTRODUZIONE
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- Lorenza Gambino
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1 MINIERE E MINERALI DELLA CARNIA Gianiuca Puggioli e Michele Dondi* INTRODUZIONE La Carnia è una regione montuosa delle Alpi orientali estesa nell alto bacino del Fiume Tagliamento, tra la pianura friulana e i rilievi del Cadore, della Carinzia e della Slovenia. Ricco di acque e di foreste, il territorio carnico, pur offrendo notevoli suggestioni culturali e naturalistiche, è tra le zone meno valorizzate delle Alpi italiane ed è in gran parte estraneo ai grandi flussi turistici. Tra gli aspetti meno conosciuti di questa regione vi è senza dubbio una tradizione mineraria di antica origine, forse cominciata dai Romani, forze addirittura precedente. L attività estrattiva è stata intrapresa con grandi aspettative in vari luoghi della Carnia, soprattutto nell alto Medio Evo e durante gli ultimi conflitti; ovunque si è esaurita dopo brevi esperienze di sfruttamento. Uniche eccezioni sono i giacimenti, di importanza nazionale, di Raibl e di M. Avanza, coltivati per lungo tempo e tuttora in esercizio, seppure a regime ridotto. La caratteristica geologica più saliente del territorio carnico è la presenza di un lembo di paleozoico non metamorfico, che faceva parte di un antica catena montuosa nel periodo carbonifero (Catena paleocarnica). Si tratta di una successione che va dal Cambriano superiore al Carbonifero inferiore, assai disturbata dagli eventi tettonici ercinici ed alpini. In discordanza sulla Catena paleocarnica si trova una serie permo-triassica con caratteristiche molto simili alle coeve formazioni delle Dolomiti. I giacimenti minerari della Carnia (Fig. 1) sono situati in vari orizzonti di queste due successioni: negli argilloscisti del Siluriano inferiore (M. Cocco); nei calcari di piattaforma del Devoniano e nei sedimenti del Carbonifero inferiore a diretto contatto (M. Avanza); nel calcare a Bellerophon del Permiano medio (Val Bartolo); nella formazione di Werfen del Triassico inferiore (Rio Sciaid); nelle piattaforme dolomitiche del Ladinico e nelle sovrastanti formazioni carniche (Raibl). Figura 1: Ubicazione dei principali giacimenti minerari della Carnia e del Tarvisiano. 1: M. Avoltri; 2: Comeglians; 3: M. Coglians; 4: Pizzo di Timau; 5: Val Dolce; 6: M. Cavallo; 7: Val d Aupa; 8: M. Cocco; 9: Val Bartolo; 10: Rio Sciaid; 11: Raibl. Poco note sono le opportunità offerte dalle miniere carniche al collezionista di minerali. Lo scopo di questa nota è quello di presentare una breve cronistoria delle vicende minerarie nella regione, con una descrizione dei tratti geologici fondamentali dei giacimenti e con l indicazione dei minerali segnalati in ciascuna località (Tab. 1). Tabella 1
2 1 MONTE AVANZA La miniera è ubicata nelle pendici meridionali del M. Avanza, tra 1600 e 1900 m di quota, a poca distanza dal confine austriaco. La località si raggiunge da Forni Avoltri percorrendo la strada per Pierabeck, quindi alcuni km di carrareccia forestale. La miniera ha origini remote, romane o forse anche più antiche. Il primo documento che attesta attività minerarie a M. Avanza è del 778 d.c.; probabilmente la coltivazione del giacimento continuò saltuariamente per tutto il Medio Evo. Si hanno testimonianze dei lavori d escavazione nei secoli XV-XVIII, tra cui quella di Vannoccio Biringuccio, celebre metallurgo senese, che diresse la miniera nel periodo Nel suo libro De la Pirotechnia racconta come:.. molte cave vi sieno, ben che le più son di rame con argento, infra le altre in el monte d Avanzo, dove io anchora già intervenni in compagnia di certi gentilhomini (...) e certo n haveressimo tratto buon frutto, se la fortuna in quei tempi non havesse suscitato una guerra infra Massimiliano Imperatore e li Signori Venetiani...» costringendo ad abbandonare ogni attività mineraria (1). Nel XIX secolo la Società Veneta Montanistica riprese i lavori con grandi mezzi finanziari e criteri relativamente moderni, tracciando numerose gallerie ed arrivando ad impiegare 400 operai. Forni a cazza Forni a crogiolo (da "De la Pirotechnia" di Biringuccio) Venezia 1558 Questi sforzi furono vani poiché con l annessione all Italia, avvenuta qualche anno più tardi, tale Società, veneta di nome ma di capitale tedesco, abbandonò repentinamente l impresa. In seguito si ebbe una energica ripresa dei lavori durante la Seconda Guerra Mondiale ad opera della Società Anonima Miniere di M. Avanza, che costruì una laveria, una teleferica e mantenne la concessione fino al 1952 (2). Dopo un periodo di completo abbandono, la Società Finsepol ha avviato negli ultimi anni approfondite ricerche minerarie (3), con scavo di una nuova galleria e ripristino dei vecchi tracciati in sotterraneo (Fig. 2). Figura 3: Schema del giacimento del M. Avanza. D: calcare Devoniano; C: sedimenti Carboniferi (2, modificato). Figura 2: Imbocco della galleria Mulazzani, scavata nel secolo nel XIX secolo e ripristinata nell'agosto del La complessa mineralizzazione di M. Avanza (a Cu, Sb, Ag, Zn, Pb, Fe, Hg, As, e Ba) è localizzata in corrispondenza del contatto tra calcari devoniani e una serie flyschoide carbonifera (Fig. 3) La forma del corpo minerario è grosso modo filoniana, con tessitura brecciata e parti mineralizzate irregolarmente distribuite (2). Negli affioramenti mineralizzati attorno alla miniera, soprattutto nella zona chiamata Pietra verde, si notano vistose incrostazioni verdastre di minerali secondari di rame, che verosimilmente attrassero l attenzione dei primi prospettori. I costituenti il filone sono: tetraedrite, barite, calcite, quarzo, galena e, subordinatamente,
3 sfalerite, pirite, calcopirite, bouornonite e forse fluorite e cinabro. I minerali secondari sono: malachite, azzurrite, goethite, cerussite, covellina (2). Sono stati segnalati anche calcofillite, pirrotina, crisocolla, emimorfite ed ematite (3). Inoltre sono presenti ocre d antimonio e interessanti secondari di rame non ancora identificati. 2 - COMEGLIANS Nella media Val Degano, in prossimità del paese di Comeglians, sono note delle manifestazioni metallifere ubicate lungo il versante destro della valle, facilmente raggiungibili grazie ai sentieri che conducono al santuario di S. Giorgio e nella vallecola del Rio da Rossa. La tradizione locale narra di minatori nei secoli XIV-XVI che estraevano oro e argento; Marinoni (4) cita un giacimento di antimonite e tetraedrite presso S. Giorgio; di queste favoleggiate miniere si è però perduta ogni traccia. A partire dal 1840 improvvisati prospettori locali scavarono due gallerie esplorative lungo il Rio da Rossa, ora non più accessibili; le ricerche furono definitivamente sospese nel primo dopoguerra (5). Figura 4: Mappa della zona di Comeglians con ubicazione dei lavori minerari. 1: affioramenti di calcare Devonico; 2: manifestazioni metallifere. La mineralizzazione è legata a faglie che attraversano calcari devoniani ed è a ridosso del contatto con scisti grafitici siluriani (Fig. 4). La geometria del deposito è irregolare, per lo più rappresentata da tasche entro brecce mineralizzate. Barite, fluorite, quarzo e calcile sono minerali predominanti, cui si associano buornonite, tetraedrite, sfalerite, galena, pirite nichelifera, covellina, goethite, cerussite,malachite, azzurrite (5). 3 -MONTE COGLIANS 4 - Pizzo TIMAU Nella Val Grande, presso il passo di M. Croce Carnico, sono noti due giacimenti a Cu-Zn-Sb-Pb, ubicati rispettivamente nel versante meridionale del M. Coglians, con i suoi 2780 m la vetta più alta delle Alpi Carniche, e presso la cima del Pizzo di Timau, a quote di m (6). Si tratta di mineralizzazioni di modesta entità, per le quali sono stati eseguiti tutt al più alcuni assaggi minerari. Vi è comunque notizia di ricerche condotte in quest area nel periodo , ma di tale antica attività estrattiva non è rimasta traccia (7). I giacimenti sono ospitati sia nel calcare devoniano che nei sedimenti carboniferi a diretto contatto; le strutture mineralizzate sono rappresentate da corpi stratoidi, vene e riempimenti di cavità carsiche (8). Nella zona del M. Coglians prevalgono tetraedrite e sfalerite con quarzo; sono presenti anche barite e grafite, nonché piccole quantità di galena, calcopirite e pirite-marcasite. Al Pizzo Timau si trovano abbondanti sfalerite, calcopirite e barite, accompagnate da tetraedrite, galena, skutterudite, fluorite e grafite; sono segnalati: bournonite, arsenopirite, bornite, pirite-marcasite e quarzo (8). 5 - MONTE CAVALLO 6 - SELLA DI VAL DOLCE Queste località sono situate nel versante sinistro del T. Pontebbana, lungo il crinale delle Alpi Carniche, a quote comprese tra 1600 e 2000 m. In quest area le mineralizzazioni sono di limitate dimensioni e non si ha notizia di vere e proprie coltivazioni minerarie (6). Qualche modesto assaggio è stato effettuato nelle zone del M. Cavallo, raggiungibile a piedi dal Passo di Pramollo, e della Sella di Vai Dolce, collegata da un sentiero al Passo Casca di Lanza, nella Vai Pontebbana. Il giacimento di M. Cavallo è insediato nella piattaforma calcarea devoniana e presenta strutture analoghe a quelle descritte per le miniere di M. Avanza e del P. Timau. Rispetto a queste, la mineralizzazione è più semplice, essendo costituita fondamentalmente da sfalerite, fluorite e barite, con piccole quantità di tetraedrite, calcopirite, jamesonite e pirite-marcasite (8). La manifestazione della Vai Dolce è invece incassata entro sedimenti Permo-Carboniferi del Supergruppo di Pontebba. Anche in questo caso la geometria del deposito è caratterizzata da motivi stratiformi, filoni e riempimenti di cavità carsiche. Qui i minerali prevalenti sono: sfalerite, fluorite e quarzo; barite e galena sono subordinati; tetraedrite, calcopirite, skutterudite, jamesonite, bournonite, enargite, arsenopirite e pirite-marcasite sono presenti in tracce (8).
4 Figura 5: Schema del giacimneto della Val.d'Aupa. D: calcare ladinico; B: formazione di Buchenstein; M: sacche mineralizzate. Una scena insolita del "De re metallica" di Agricola: marinai, velieri, un mare abbastanza mosso. Basilea, VAL D AUPA Nella destra idrografica della Vai d Aupa è da tempo noto un orizzonte mineralizzato, esteso dalla Sella Cereschiatis a Galizzis. I giacimenti sono insediati entro zolle di calcare ladinico fortemente tettonizzate, e sono sotto forma di sacche deposte per sostituzione della roccia incassante. Le manifestazioni più cospicue sono localizzate nei due versanti dei Rio Fous, lungo la valle dell Andri e, infine, disperse nel pendio meridionale del M. Crete dal Crons (9). Saltuarie coltivazioni sono state condotte nel giacimento del Rio Fous (Fig. 5), da cui furono estratte, nel periodo , circa 2000 t di fluorite assai pura (10). I minerali presenti in questa località sono, in ordine di abbondanza: fluorite, calcite, galena, sfalerite, quarzo, pirite, marcasite; probabilmente sono reperibili, sebbene non siano segnalati, anche classici minerali secondari piombo zinciferi. 8 - MONTE COCCO L antica miniera di ferro di Globocnick è situata a nord di Malborghetto, tra quota 1700 e 1938 m presso la cima del M. Cocco e il confine austriaco (Fig. 6). La località è meta di escursioni sia da Malborghetto che da Ugovizza. Si hanno notizie di lavori minerari nel periodo e risulta che nel 1665 erano in esercizio tre gallerie. La coltivazione fu però abbandonata e ripresa soltanto nella seconda metà del XVIII secolo; il materiale estratto alimentava un forno fusorio presso Pontebba, nella valle detta appunto Canale del ferro. Sino all annessione all Italia la proprietà della miniera passò ora a nobili austriaci ora a imprenditori locali, senza che si conseguissero grandi risultati. Nel 1920 la concessione di M. Cocco fu però rilevata dalla Società Ansaldo, che diede forte sviluppo ai lavori di ricerca e tentò la coltivazione del giacimento, in particolare nel periodo pre-bellico. Nel 1938 fu realizzato anche un villaggio minerario, poi smantellato nel 1962 alla definitiva chiusura della miniera (11). La mineralizzazione ferro-manganesifera, caratterizzata da frequenti strutture oolitiche, costituisce 3 strati intercalati a calcari del Siluriano inferiore, piegati e fagliati durante le fasi orogenetiche ercinica e alpina. I minerali prevalenti sono: ematite, magnetite, siderite, con subordinati pirolusite, braunite, goethite, chamosite, pirite, marcasite, calcopirite, covellina, psilomelano, manganite, calcite, quarzo, barite, rutilo (11). E segnalato inoltre fosfato di calcio amorfo (collofane) in discreta quantità; è possibile siano presenti anche fosfati di ferro secondari. Figura 6: Mappa della zona del M. Cocco con indicazione dei lavori minerari.
5 9 - VAL BARTOLO Il CanaIe di Bartolo è una stretta incisiva valliva che da Camporosso in Val Canale risale verso Nord fino al confine austriaco. Vecchi lavori minerari sono situati lungo il Rio delle Ricerche, in una valletta compresa tra il rio Straritamer e il Rio dei Muli, affluenti di destra del Torrente Bartolo. Intorno a quota 1400 furono scavate due gallerie, con uno sviluppo in sotterraneo rispettivamente di 150 e di 90 m (9). Figura 7: Schema del giacimento della Val Bartolo. VG: arenarie di Val Gardena (permiano medio); B: calcare a Bellerophon (Permiano sup.); W: F.ne di Werfen (Scitico); M: mineralizzazione. RdM: Rio dei Muli; RdR: Rio delle Ricerche; RS: Rio Straritamer. La mineralizzazione, di geometria grosso modo colonnare, impregna il calcare a Bellerophon permiano, con mosche e lenticelle di solfuri piuttosto disseminate. Sono presenti: calcopirite, calcocite, covellina, galena argentifera, pirite, sfalerite; la ganga è costituita da quarzo e rare dolomite e fluorite (9,12) RIO SCIAID Nella parte superiore della piccola Valle del Rio Sciaid, che scende dai versanti settentrionali del M. Prisnig presso Tarvisio, è situato un affioramento marnoso e bituminoso della Formazione di Werfen (Scitico), mineralizzato a realgar ed orpimento. Questi minerali si rinvengono in sottili venuzze e spalmature, probabilmente di origine idrotermale (12) RAIBL Il giacimento piombo-zincifero di Raibl, il più importante delle Alpi, è situato presso Cave del Predil nella Valle del Rio del Lago che collega Tarvisio al Passo del Predil e alla (ex) Jugoslavia. Si tratta di un imponente complesso minerario, sviluppato su oltre 1000 m di quota, la metà dei quali al di sotto del fondovalle, con 25 livelli e più di 200 km di ga1erie percorribili (Fig. 8). La cubatura totale del deposito è di varie decine di milioni di tonnellate di grezzi, in gran parte estratti nei secoli di attività della miniera. L origine della miniera, tramandata nelle tradizioni locali da romantiche leggende, potrebbe risalire ai Romani, che nella valle costruirono la più importante via di comunicazione tra Aquileia e l attuale Carinzia. I primi documenti certi datano però all XI secolo, allorché il Vescovado di Bamberga decise di trasferire coloni tedeschi nella Val Canale per lo sfruttamento dei boschi e l industria metallurgica. L attività mineraria, probabilmente saltuaria nei secoli XI-XIII, divenne continuativa a partire dal 1300, con regolari concessioni da parte dell Imperatore o del patriarcato di Aquileia. Già dalla fine del XIV secolo, si ha menzione della presenza nella Valle del Raibl, proprietari di probabile origine slava (13) che avrebbero poi legato indissolubilmente il proprio nome a quello della miniera. Nel 1550 giunse nella Valle del Rio del Lago la famiglia Von Rechbach, che per 250 anni resse le sorti della miniera di Raibi, cui diede nuovo impulso e nuovo sviluppo (14). La dinastia dei Von Rechbach fu interrotta dall arrivo delle truppe napoleoniche e si esaurì nel 1812 con la cessione di tutta la proprietà, che divenne in parte dell Impero austriaco e in parte dei conti Heckel von Donnersmarck. L amministrazione asburgica impartì un notevole slancio all attività estrattiva, grazie anche alla valente scuola mineraria austriaca, e fece di Raibi un punto fermo nello scacchiere strategico dell Impero. Dopo la Grande Guerra la miniera fu annessa all Italia e concessa in gestione prima alla Società Anonima Miniere Cave del Predil, poi alle Società AMMI, SAMIM e, infine, alla Società Italiana Miniere (Fig. 9).
6 Figura 8: Schema del giacimento di Raibl sono indicati la dolomia ladinica (bianco), gli strati di Raibl (tratteggiato) e le zone mineralizzate (puntinato). Negli ultimi anni la coltivazione non è risultata più remunerativa e Raibl sta ora avviandosi stancamente alla chiusura, forse definitiva. La mineralizzazione è ospitata in prevalenza lungo faglie che attraversano la dolomia ladinica dello Schlern e secondariamente si sviluppa al passaggio tra dolomia e terreni carnici del gruppo di Raibl. Gli adunamenti mineralizzati hanno forma di filoni, colonne, ammassi e lenti concordanti con gli strati (14). Il tenore in metalli è mediamente intorno al 5% di zinco e 1% di piombo, ma talora ha raggiunto valori elevatissimi (15% Zn e/o 5% Pb). Il giacimento presenta varie zonalità nella distribuzione dei minerali, la più evidente delle quali è data dalla presenza di una zona di alterazione superficiale ben sviluppata (Vitriolwand, letteralmente parete dei vetrioli; (Fig. 10), ormai però in gran parte asportata dai lavori di escavazione (14). La mineralizzazione primaria è costituita prevalentemente da (13-15); sfalerite gialla, rossa e grigia, galena, pirite, marcasite in ganga di dolomite, calcite e barite; sono presenti inoltre arsenopirite, calcopirite, fluorite, jordanite, pirrotina e quarzo. Nella zona di cappellaccio sono frequenti: smithsonite, idrozincite, emimorfite, dolomite, barite, goethite, gesso e cerussite; assai più rari sono: anglesite, bianchite (di cui Raibi è la località tipo), malachite, melanterite e wulfenite. Dubbia, infine, è la segnalazione di: cinabro, crocoite, gratonite, siderite e willemite. Figura 9: La miniera di Raibl in una cartoliona dei primi anni Sessanta.
7 BIBLIOGRAFIA 1 - Biringuccio V. (1540) «De la Pirotechnia». Libro I, 85-87, Venezia. 2 - FERUGLIO G. (1966) «li giacimento cuprifero del Monte Avanza in Carnia». Atti I Simp. Int. Giacimenti Minerari delle Alpi, 4, , Trento. 3 - CECCHI A. (1986) «La ricerca operativa Monte Avanza Forni Avoltri (Udine)». L industria Mineraria, 2, 33-42, Roma. 4 - MARINONI C. (1873) «Annuario Statistico per la provincia di Udine». Acc. Udinese Sci. Lett. Arti, Udine. 5 - Di COLBERTALDO D. & FERUGLIO G. (1965) «Le manifestazioni metallifere di Comeglians, nella media Val Degano (Alpi C arniche». Atti Soc. Ital. Sci. Nat., 53, , Milano. 6 - Brigo L. & DI COLBERTALDO D. (1972) «Un nuovo orizzonte metallifero nel Paleozoico delle Alpi orientali». Atti Il Simp. Int. Giacimenti Minerari della Alpi, Lubiana. 7 - JERVIS G. (1873) «1 tesori Sotterranei dell Italia». Ed. Loescher, vol. I Le Alpi, , Torino. 8 - VENERANDI PIRRI I. (1977) «Le paragenesi a Zn, Cu, Pb, Sb, Hg, Ni, As, fluorite, barite nel Devonico della Catena carnica». Rend. Soc. Ital. Miner. Petrol., 33(2), , Milano. 9 - DI COLBERTALDO D. (1960) «Le risorse di minerali metallici in Friuli». L Industria Mineraria, 8, , Roma DI COLBERTALDO D. (1955) «La manifestazione a fluorite, blenda e galena della Val d Aupa nelle Alpi Carniche». Atti I Conv. Friulano Scienze Naturali, , Udine FERUGLIO G. (1970) Il giacimento ferro-manganesifero del Monte Cocco (Alpi carniche)». Museo Friulano Storia Naturale, 43 pp., Udine Dl COLBERTALDO D. (1968) «Manifestazioni metallifere» in «Note illustrative alla Carta Geologica d Italia, Foglio 14 Tarvisio». Serv. Geol. d Italia, 61-67, Roma. 13 POSEPNY F. (1873) «Die Blei-u. Galmei erzlagerstatten von Raili in Karten». Jahrb. der k.k. geologischen Reichsanstalt, XXIII, 4, , Vienna GöbL W. (1903) «Geologisch-bergmannische Karten mit Profilen von Raili nebst Bildern von den Blei-und Zink-lager-statten in Raibl». Herausgegeben vom k. k. Ackerbauministerium, 39 pp., Vienna DI COLBERTALDO D. (1948) «Il giacimento piombo-zincifero di Raibl in Friuli (Italia)». Memoria presentata alla 18. a Sessione Congr. Geol. Int. Londra, 149 pp. * dr. Gianluca Puggioli e dr. Michele Dondi, Centro Documentazione Mineralogica, Via Fleming, Bologna.
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