Flussi di cittadini in Italia
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- Cipriano Farina
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1 Flussi di cittadini in Italia
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10 Il fenomeno dell immigrazione in Italia secondo gli ultimi dati del Ministero del lavoro riguarda più di 4 milioni di stranieri con un incidenza sulla popolazione complessiva del 7,5% e una ripartizione geografica non omogenea. È possibile rilevare una concentrazione maggiore del nord Italia, con unità e un incidenza sulla popolazione del 10,1%, leggermente inferiore al centro Italia con un incidenza del 9,6% e unità e nettamente inferiore la presenza nel mezzogiorno con un incidenza del 3% con unità. Nella distribuzione territoriale si è accentuata una tendenza già in essere nei primi flussi migratori di 30 anni fa: nel 1991 metà degli immigrati viveva nel nord Italia mentre oggi la quota arriva a quasi il 65%, con una maggiore concentrazione nel Nord-ovest. Leggendo i dati in chiave regionale, troviamo dati interessanti come la concentrazione di cittadini stranieri nel Lazio che dal 1971 ad oggi rimane pressoché costante, dal 20% degli anni Settanta al 19% di oggi, mentre la Lombardia accoglie il 24% degli stranieri. Una notevole evoluzione della concentrazione vede come protagonista il Veneto che incrementa la percentuale dagli anni Settanta di 7 punti passando dal 4% all 11%. Considerando l ultimo censimento, la percentuale immigrata incide sulla popolazione totale con 64,5 cittadini stranieri per mille abitanti. Questa media vede picchi massimi nel nord est con 93 stranieri per mille abitanti e dei picchi minimi nel Mezzogiorno con 24 stranieri per mille abitanti. Prima di considerare i vari aspetti dell immigrazione, le variabili e le problematiche è necessario fare una riflessione sull aspetto demografico. La crescita demografica del nostro Paese dal 2001 al 2011 è stata molto lenta, ma grazie al fenomeno dell immigrazione è stato possibile notare una modesta crescita: la popolazione straniera è passata da 1,33 milioni nel 2001 a 4,57 milioni nel 2011, mentre la popolazione dei residenti in Italia è passata da del 2001 a Risulta facile comprendere che senza l aumento dei cittadini stranieri la crescita demografica del nostro Paese sarebbe stata pressoché nulla, facendo registrare un tasso negativo tra nascite e decessi pari a -0,42 per mille abitanti, la componente straniera invece fa registrare una dinamica demografica
11 opposta con un tasso di nascite positivo pari al 6,28 per mille abitanti. Anche in questo caso si conferma la diversa distribuzione sul territorio nazionale, con una componente maggiore nel centro-nord mentre nel Mezzogiorno, anche con la componente immigrata, si registra un minore incremento demografico che grava sull invecchiamento complessivo della popolazione. Anche per quanto riguarda l invecchiamento dell Italia la componente straniera è stata determinate. Nel 2011 i residenti al di sotto dei 14 anni in Italia sono solamente il 14%, contro il 18,9% dei cittadini stranieri, grazie a loro la percentuale è aumentata di 0,4%. L invecchiamento è una grande problematica e solamente 40 anni fa la situazione era molto diversa, infatti i giovani rappresentavano quasi il 25%. Le popolazione italiana con età superiore ai 65 anni è pari al 20,3% della popolazione ( nel 1971 era solamente l 11,3%),e la popolazione tra i 15 e i 64 anni è pari al 66,7%. La popolazione straniera oltre ad avere, come già detto, una forte composizione giovanile è composta per quasi la totalità dalla classe in età da lavoro con una percentuale quasi pari all 80%, infatti gli individui con un età maggiore ai 65 rappresentano solamente il 2,3%. Un altra lettura degli indicatori demografici è stata data dall Istat nel 2012, la ricerca verifica che nel 2011, per il quinto anno consecutivo il saldo naturale, ossia la differenza tra morti e nascite, è negativo: nel solo 2011 le nascite sono state in meno del 2010 e le morti in più del Sul totale di queste nascite nel 2011 le donne straniere influiscono per il 18% con 2,07 figli procapite, contro 1,33 delle italiane. L Istat stima che la popolazione residente in Italia nel 2012 e di persone con un aumento, grazie al salto migratorio, di unità rispetto al La popolazione straniera nel 2010 corrisponde a con un incidenza dell 8% e di questa percentuale il 15% sono cittadini stranieri nati in Italia. Continuando una lettura del fenomeno migratorio italiano possiamo rilevare una maggioranza della componente femminile infatti nel 2011 si contano 93 uomini per 100 donne, mentre 10 anni prima erano 105 uomini per 100 donne. La femminilizzazione dell immigrazione è dovuta sia ai ricongiungimenti famigliari sia alla forte crescita dalla figura della collaboratrice domestica. La forte tendenza all invecchiamento è stata frenata proprio dall immigrazione.
12 La composizione dei cittadini stranieri in Italia ha una netta predominanza di individui originari dell Europa e rappresentano il 53,4%, con una forte componente Centro orientale e dei paesi di nuova adesione, i cittadini stranieri dell area euro rappresentano solamente il 3,7%. Il resto della composizione viene per il 21% dal continente africano, il 16,8% dall Asia centrale, l 8,1% dall America nel Nord e il 7,7% dall America centrale e meridionale. La comunità più numerosa presente in Italia è quella originaria della Romania con 968 mila individui, seguono Albania con 482 mila individui e quella marocchina con 453 mila individui. Le tendenze migratorie cambiano continuamente e con loro cambia l impatto culturale e linguistico, basta pensare quanto il processo di europeizzazione abbia fatto aumentare la presenza Ucraina e Moldova nel nostro Paese. Alcune comunità, come quella cinese, indiana e filippina hanno mantenuto costante il loro flusso, mentre altri casi dimostrano tendenze discontinue. Il caso più significativo è proprio quello rumeno che passa dal 5,6% della popolazione straniera residente del 2001, al 10% del 2004 fino al 21% del Tendenza opposta è rappresentata dai marocchini che passano da un incidenza sulla popolazione straniera residente del 14% del 2001 a meno del 10% del Anche per quanto riguarda la percentuale maschile e femminile i dati cambiamo molto a secondo dei paesi di origine, infatti le percentuale femminile prevale abbondantemente nei flussi proveniente dal est-europa e nelle collettività latinoamericane, mentre nei flussi provenienti dall Africa e dall Asia centrale si nota una maggioranza maschile. La maggioranza maschile è rilevabile soprattutto nelle comunità egiziane e tunisine, al contrario quella femminile prevale nelle comunità ucraine, moldave e polacche. La forte componente femminile spesso è dovuta, come già detto, ai ricongiungimenti famigliari. L individuo migrante spesso parte senza famiglia, prima si stabilisce e dopo essere sicuro di poter provvedere al mantenimento della famiglia avvia la fase del
13 ricongiungimento. Infatti è possibile constatare dai dati che la richiesta di permessi per motivi famigliari è molto alta e arriva a quasi il 52% delle richieste per i cittadini albanesi e al 44% per i cittadini marocchini. I ricongiungimenti famigliari fanno sì che il fenomeno della seconda generazione dei cittadini immigrati abbia sempre più peso nella nostra società. I dati relativi a queste seconde generazioni sono sempre molto confusi per alcune ragioni tra cui: - spesso si considerano i minori stranieri senza considerare che molti cittadini stranieri di seconda generazione sono già maggiorenni; - considerando i minori si uniscono i fenomeni dei ricongiungimenti famigliari e dei nuovi nati in Italia; - considerando i minori si considerano spesso i casi di terza generazione. Secondo le fonti Istat i cittadini stranieri minorenni sono e rappresentano il 20% sul totale della popolazione degli stranieri, di cui nati all estero e nati in Italia. È doveroso riportare una problematica: la presenza di minori non è solo dovuta ai ricongiungimenti famigliari ma spesso sono minori vittime di sfruttamento sessuale e di accattonaggio portati in Italia per questo unico scopo. Ovviamente essendo nell illegalità i dati sono incompleti ma è possibile riflettere sui minori assistiti dalle strutture di accoglienza. Di questi minori il 40% è rumeno e il 33% nigeriano. Il dato più allarmante è, secondo le dichiarazioni dei minorenni, che quasi il 70% è stato vittima di sfruttamento sessuale e il 15% di economie illegali. I dati forniti dal Ministero del Lavoro, aggiornati a settembre 2012, contano minori non accompagnati e 2000 minori che si prostituiscono per strada e quasi 6000 nei luoghi chiusi. I dati fino ad ora esaminati riguardano le presenze regolari ma non bisogna sottovalutare il fenomeno della presenza irregolare. Questo tipo di presenza è strettamente legata alla lavoro nero. Secondo il Ministero dell Interno nel 2011 i cittadini irregolari presenti sul territorio italiano erano unità, un dato nettamente inferiore a quanto registrato nel 2008 con irregolari. Questo fenomeno riguarda maggiormente individui di sesso maschile: nel 2011 su irregolari solamente 4.125
14 erano donne, e proveniente in grande predominanza dal Nord Africa come marocchini e tunisini che sommati arrivano a Gli ultimi dati aggiornati del fenomeno si hanno dal Censis nel Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2012, all interno del dossier i dati forniti dal Ministero dell Interno affermano che gli stranieri irregolari nel 2012 sono crollati a con una diminuzione dal 2006 di oltre il 60%, i rimpatriati sono stati e i non rimpatriati Un aspetto importante per l integrazione è rappresentato dal dialogo interreligioso, secondo il Censis il 63,8% degli italiani è cattolico, 1,8% è di un altra religione e il 15,6% è convinto che esita qualcosa o qualcuno nell aldilà. Il 51,3% degli italiani va a Messa la domenica e l 8% ha militato nelle associazioni religiose e il 70% affiderebbe il proprio figlio ad una parrocchia. Questi dati sono necessari per comprendere il radicamento religioso nella nostra società. La crescita del fenomeno migratorio determina un aumento della fascia di cittadini che aderiscono a fedi religiose diverse da quella cattolica. Anche in questo caso è impossibile avere dati certi ma secondo il Censis: - il 52,5% dei cittadini stranieri presenti in Italia sarebbe cristiano - il 25,8% mussulmano - 5,1% induista - 4,3% buddista - 8,8% dichiara di non professare alcuna religione. Per molto tempo il dialogo interreligioso ha rappresento un grande scoglio per l integrazione e la naturalizzazione. Oggi sembra che il problema si sia notevolmente ridimensionato, infatti secondo l Istat il 61,4% degli italiani percepisce positivamente la presenza degli immigrati in Italia e vede il dialogo con altre culture un valore educativo e positivo. Leggermente diversa la percezione emotiva nei riguardi dei cittadini di religione islamica, che spesso vede episodi di insofferenza. Il dialogo interreligioso riserva delle contraddizioni, sempre secondo il Censis, il 59% degli italiani non considera le pratiche di culto degli stranieri come una minaccia al nostro modo di vivere, e il 51,1% si mostra disinteressato all apertura di una sinagoga, di una chiesa
15 ortodossa o di un tempio buddista nei pressi della propria abitazione (il 22% è favorevole e il 26,8% contrario). Diversa è l opinione riguardo all eventualità di avere vicino alla propria abitazione una moschea: in questo caso i contrari salgono al 41% gli indifferenti sono il 41,8% e i favorevoli il 17,1%. Chi si dichiara contrario all apertura di una moschea adduce diverse ragioni tra cui: - sicurezza e ordine pubblico, - sentimento di rivalsa nei confronti di una confessione che non permetterebbe la costruzione di una chiesa cattolica nel proprio Paese, - la presenza della moschea porterebbe un aumento del numero degli immigrati nella zona. I luoghi di culto non cattolici in Italia sono 1.378, la distribuzione non è omogenea infatti il 13,1% è in Sicilia, il 10% in Emilia Romagna, l 11% in Lombardia e solamente lo 0,3% in Basilicata, 0,7% in Trenitino Alto Adige, 1,2% in Puglia e addirittura lo 0% in Molise.
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