Prevenzione, protezione e lotta antincendio

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1 Prevenzione, protezione e lotta antincendio

2 Richiami di normativa La classificazione del rischio incendio Il D.P.R. 151/2011 Il DM 10 marzo

3 Legislazione specifica - Il D.P.R. 151/2011 fornisce l elenco delle attività soggette ai controlli di prevenzione incendi e al rilascio C.P.I. (Certificato Prevenzione Incendi). - impone la tenuta di un registro di controllo. - Il D.M. 10/03/1998 richiede la valutazione dei rischi di incendio per la propria attività e la formazione informazione del personale. 3

4 Finalità della Valutazione del Rischio di Incendio D.M. 10/03/1998 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell emergenza nei luoghi di lavoro. Art. 3 (Misure preventive, protettive e precauzionali di esercizio) 1. All'esito della valutazione dei rischi di incendio, il datore di lavoro adotta le misure finalizzate a: a) ridurre la probabilità di insorgenza di un incendio secondo i criteri di cui all'allegato II; b) realizzare le vie e le uscite di emergenza previste dall'art. 13 del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1955, n. 547, di seguito denominato decreto del Presidente della Repubblica n. 547/1955, così come modificato dall'art. 33 del decreto legislativo n. 626/1994, per garantire l'esodo delle persone in sicurezza in caso di incendio, in conformità ai requisiti di cui all'allegato III; 4

5 Rischio basso Luoghi di lavoro o parte di essi con presenza sostanze scarsamente infiammabili e condizioni dei locali e di esercizio offrono scarsa probabilità di propagazione dell incendio. ATTIVITA NON SOGGETTE A CONTROLLI DI PREVENZIONE INCENDI Esempi Luoghi di lavoro ad uso ufficio con scarsa presenza di persone (sia dipendenti che utenti), locali adibiti ad attività lavorativa con uso di sostanza incombustibili o comunque con scarso carico di incendio (es: carpenterie o depositi di materiale incombustibile, piccoli laboratori in genere). 5

6 Rischio medio Luoghi di lavoro o parte di essi con presenza sostanze infiammabili e condizioni dei locali e di esercizio possono favorire lo sviluppo di incendi ma probabilità di propagazione limitata. Esempi Luoghi di lavoro ad uso ufficio con apprezzabile affollamento e/o possibile presenza di persone con attività motoria ridotta e/o incapaci di reagire, attività lavorative in genere con apprezzabili quantitativi di materiale combustibili in deposito e lavorazione. 6

7 Rischio alto Luoghi di lavoro con presenza sostanza altamente infiammabili e/o per le condizioni dei locali e/o di esercizio offrono notevoli probabilità di sviluppo di incendi e forte probabilità di propagazione. Esempi Edifici realizzati in legno, deposito di esplosivi, alberghi con oltre 200 posti letto, ospedali, case di cura, ricovero per anziani, scuole con oltre 1000 persone, metropolitane, scali aeroportuali, uffici con oltre 1000 dipendenti. 7

8 I controlli di prevenzione incendi Richiesta di parere preventivo al comando Provinciale dei VV.F. per attività di categoria B e C Richiesta di sopralluogo per tutte le attività soggette, con obbligo di uscita entro 60 gg Sopralluogo obbligatorio solo per le attività di categoria C Rinnovo prima della scadenza 8

9 Attività soggette al rilascio del C.P.I. Locali di pubblico spettacolo Ospedali, case di cura e simili Scuole, teatri, esposizioni, alberghi etc Depositi di oli superiori a 1000 litri 9

10 Attività soggette ai VV.FF. Locali adibiti ad esposizione e/o vendita all ingrosso o al dettaglio con sup. lorda a 400 mq Autorimessa di oltre 300 mq Caldaie di potenza superiore a 116 kw Locali adibiti a deposito di materiali combustibili con superficie superiore a 1000 mq Depositi di carta, cartone, plastica, tessuti, superiore a 5000 kg Stabilimenti ed impianti per la lavorazione di materia plastiche 10

11 PERSONE A RISCHIO Non si può dimenticare che l elemento principale di ogni forma di salvaguardia dagli incendi è la sicurezza delle persone. È quindi fondamentale individuare i lavoratori, gli esterni, gli ospiti a rischio, con particolare attenzione ad eventuali disabili. 11

12 AFFOLLAMENTO Uno dei parametri fondamentali di cui tenere conto è il massimo affollamento ipotizzabile nei luoghi di lavoro, comprensivo di eventuale personale esterno, ospiti, clienti, ecc. La capacità di deflusso e, più in generale, il sistema di vie di esodo, deve essere commisurato al massimo affollamento ipotizzabile. 12

13 Finalità della Valutazione del Rischio di Incendio D.M. 10/03/1998 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell emergenza nei luoghi di lavoro. Art. 3 (Misure preventive, protettive e precauzionali di esercizio) 1. All'esito della valutazione dei rischi di incendio, il datore di lavoro adotta le misure finalizzate a: c) realizzare le misure per una rapida segnalazione dell'incendio al fine di garantire l'attivazione dei sistemi di allarme e delle procedure di intervento, in conformità ai criteri di cui all'allegato IV; d) assicurare l'estinzione di un incendio in conformità ai criteri di cui all'allegato V; e) garantire l'efficienza dei sistemi di protezione antincendio secondo i criteri di cui all'allegato VI; f) fornire ai lavoratori una adeguata informazione e formazione sui rischi di incendio secondo i criteri di cui all'allegato VII. 13

14 La scelta degli addetti previsti in art. 18 D.M. 10/03/1998 del D.Lgs. 81/08 Criteri generali di sicurezza antincendio e per la gestione dell emergenza nei luoghi di lavoro. Articolo 6 Designazione degli addetti al servizio antincendio 1. All'esito della valutazione dei rischi d'incendio e sulla base del piano di emergenza, qualora previsto, il datore di lavoro designa uno o più lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, ai sensi dell'art. 4, comma 5, lettera a), del decreto legislativo n. 626/1994, o se stesso nei casi previsti dall'art. 10 del decreto suddetto. 2. I lavoratori designati devono frequentare il corso di formazione di cui al successivo art etc.etc. 14

15 Addetti antincendio Il numero dei lavoratori incaricati di attuare le misure di prevenzione incendi deve essere stabilito dal datore di lavoro. I lavoratori non possono rifiutarsi (art. 43 D. Lgs 81/08, se non per evidenti motivi). Contenuti minimi di formazione (4 ore 8 ore 16 ore)per attività a rischio di incendio basso medio elevato. Attestato di idoneità dal Comando VV.F. solo per le attività a rischio di incendio elevato e per alcune a rischio medio 15

16 Riassumendo, il D.M. 10/03/1998 Fornisce indicazioni di come valutare il rischio incendio. Prescrive il piano di emergenza e di evacuazione. Prescrive la compilazione del registro dei controlli attrezzature antincendio. Prevede la formazione informazione a tutti gli addetti (corsi antincendio). Il D.P.R. 151/2011 regolamenta la disciplina dei procedimenti relativi alla prevenzione degli incendi 16

17 L INCENDIO Richiamo di nozioni sulla combustione

18 Principi della combustione La combustione è una reazione chimica sufficientemente rapida di una sostanza combustibile con un comburente che dà luogo allo sviluppo di: calore fiamma gas fumo luce La combustione può avvenire con o senza sviluppo di fiamme superficiali. La combustione senza fiamma superficiale si verifica generalmente quando la sostanza combustibile non è più in grado di sviluppare particelle volatili. 18

19 I prodotti della combustione: effetti CALORE Il calore è la causa principale della propagazione degli incendi. Realizza l aumento della temperatura di tutti i materiali e i corpi esposti, provocandone il danneggiamento fino alla distruzione. Produce all organismo due tipo di danni: 1) le ustioni 2) le patologie da gas caldi FUMI Dal punto di vista fisico-chimico, si definisce «fumo» una sospensione nell aria di particelle solide e gassose. Le particelle solide sono sostanze incombuste che si formano quando la combustione avviene in carenza di ossigeno. Normalmente, impediscono la visibilità ostacolando l attività dei soccorritori e l esodo delle persone. Il fumo che si sviluppa negli incendi è notevole, irrita velocemente le mucose e le vie respiratorie, invade i locali degli edifici in fiamme in poco tempo, rendendo impossibile la presenza umana 19

20 I prodotti della combustione: effetti I gas di combustione sono quei prodotti della combustione che rimangono allo stato gassoso anche quando raggiungono raffreddandosi la temperatura ambiente di riferimento 15 C. I principali gas di combustione sono: Monossido di carbonio CO; (tossico sistemico) Biossido di carbonio CO2; (asfissiante) Gas di combustione Ossidi di azoto NOX ; (irritanti mucose e polmoni) Idrogeno solforato H2S; (irritante mucose, neurotossico) Acido cianidrico HCN; (tossico sistemico) Ammoniaca NH3; (irritante mucose e vie respiratorie) Acido cloridrico HCl; (irritante mucose e vie respiratorie) Ossidi di zolfo SOX; (irritante mucose e vie respiratorie) Fosgene COCl2 (tossico vie respiratorie, effetti ritardati anche di 72 h) CO, CO2 e NOX si sviluppano in tutte le combustioni Ammoniaca e acido cianidrico si sviluppano per combustione di tessuti naturali ed alcune resine Acido cloridrico e fosgene si formano durante la combustione di sostanze organiche clorurate (es: PVC e altri polimeri o resine clorurate 20

21 TRIANGOLO DEL FUOCO COMBUSTIBILE INNESCO COMBURENTE 21

22 Condizioni per la combustione Le condizioni per una combustione sono: presenza del combustibile; presenza del comburente; presenza di una sorgente di innesco; pertanto solo la contemporanea presenza di questi tre elementi da luogo al fenomeno dell incendio, e di conseguenza al mancare di almeno uno di essi l incendio si spegne. 22

23 Termini e definizioni Combustibile: qualsiasi sostanza in grado di bruciare. I materiali combustibili possono essere allo stato solido, liquido o gassoso. Comburente: sostanza che consente e favorisce la combustione; il più importante è l'ossigeno dell'aria ed è quello maggiormente reperibile in natura. Calore: forma di energia che si manifesta con l'innalzamento della temperatura. Un combustibile brucia quando viene a trovarsi ad una temperatura tale che, avvicinando l'innesco, inizia la combustione. 23

24 Materiali combustibili Materiali combustibili solidi legna carta e cartone abbigliamento plastica, ecc. Materiali combustibili ed infiammabili liquidi benzina, gasolio, vernici, solventi, ecc. Gas e vapori infiammabili ed esplosivi metano, GPL, acetilene, idrogeno, vapori di solventi e vernici, ecc. 24

25 I Materiali Combustibili -1 Combustibili solidi I combustibili solidi più comuni sono il legno, i suoi derivati e i prodotti similari (p.e. carta, cartone, canapa, cotone, iuta, vegetali, ecc.). Questi materiali normalmente necessitano di una prolungata esposizione al calore prima di dar vita alla combustione e sono in grado di bruciare con fiamma viva o senza fiamma, nonché di carbonizzarsi. Note sui combustibili solidi Grande importanza riveste la pezzatura in cui il materiale si trova, infatti tanto più è suddiviso finemente più è alta la sua combustibilità. Estremizzando, le polveri fluttuanti nell'aria come segatura, farine, fibre tessili vegetali possono provocare, qualora innescate da un arco elettrico o da un comune accendino, rapidissime combustioni con effetti addirittura esplosivi. 25

26 I materiali Combustibili - 2 I combustibili liquidi I combustibili liquidi sono quelli che presentano il più alto potere calorifico e vengono impiegati sia nei motori a combustione interna, negli impianti di riscaldamento e in alcuni prodotti utilizzati per la pulizia dei locali. I più comuni sono la benzina, il gasolio, gli alcoli, gli oli combustibili. I combustibili gassosi I combustibili gassosi sono generalmente conservati all'interno di recipienti atti ad impedirne la dispersione incontrollata nell'ambiente. Lo stoccaggio può essere eseguito con diverse modalità dando luogo a gas compressi (conservati sotto pressione allo stato gassoso alla temperatura ambiente) e gas liquefatti (conservati alla temperatura ambiente in parte allo stato liquido ed in parte allo stato di vapore sotto una pressione relativamente bassa). 26

27 Fonti di innesco - 1 Accensione diretta Esempi Operazioni di taglio e saldatura (es. laboratori), fiammiferi e mozziconi di sigaretta, lampade e resistenze elettriche, stufe elettriche, scariche elettrostatiche 27

28 Accensione indiretta Fonti di innesco - 2 Esempi Correnti di aria calda generate da un incendio e diffuse attraverso un vano scala o altri collegamenti verticali negli edifici; propagazione di calore attraverso elementi metallici strutturali degli edifici. 28

29 Fonti di innesco -3 Attrito Esempi Malfunzionamento di parti meccaniche rotanti quali cuscinetti, motori; urti; rottura violenta di materiali metallici. 29

30 Fonti di innesco - 4 Autocombustione o riscaldamento spontaneo Esempi Cumuli di carbone, stracci o segatura imbevuti di olio di lino; polveri di ferro o nichel; fermentazione di vegetali. 30

31 Cause e pericoli di incendio più comuni deposito o manutenzione non idonea di sostanze infiammabili o combustibili; accumulo di rifiuti, carta o altro materiale combustibile che può essere facilmente incendiato (accidentalmente o deliberatamente); inadeguata pulizia delle aree di lavoro e scarsa manutenzione delle apparecchiature; Impianti elettrici o utilizzatori difettosi, sovraccaricati e non adeguatamente protetti 31

32 Cause e pericoli di incendio più comuni riparazioni o modifiche di impianti elettrici effettuate da persone non qualificate; apparecchiature elettriche lasciate sotto tensione anche quando inutilizzate; utilizzo non corretto di impianti di riscaldamento portatili; Ostruzione della ventilazione di apparecchi di riscaldamento, macchinari, apparecchiature elettriche e di ufficio; fumare in aree ove è proibito, o non usare il posacenere; negligenze di appaltatori o di addetti alla manutenzione. 32

33 Eliminare e ridurre i rischi La valutazione dei rischi di incendio si articola nelle seguenti fasi: a) individuazione di ogni pericolo di incendio; b) individuazione dei lavoratori e di altre persone presenti nel luogo di lavoro esposte a rischi di incendio; c) eliminazione o riduzione dei pericoli di incendio; d) valutazione del rischio residuo di incendio; e) verifica della adeguatezza delle misure di sicurezza esistenti ovvero individuazione di eventuali ulteriori provvedimenti e misure necessarie ad eliminare o ridurre i rischi residui di incendio. 33

34 L INCENDIO La prevenzione degli incendi

35 La prevenzione degli incendi D.Lgs. 81/08 - Articolo 46 - Prevenzione incendi 1. La prevenzione incendi è la funzione di preminente interesse pubblico, di esclusiva competenza statuale, diretta a conseguire, secondo criteri applicativi uniformi sul territorio nazionale, gli obiettivi di sicurezza della vita umana, di incolumità delle persone e di tutela dei beni e dell ambiente. Atteso che per sviluppare un incendio occorrono combustibile, comburente ed innesco, la prevenzione richiede che si eliminino o si riducano combustibile e/o innesco. L eliminazione del comburente ossigeno invece fa parte delle tecniche di protezione dagli incendi (c.d. soffocamento dell incendio) L Allegato I del DM 10 marzo 1998, che resterà vigente sino alla promulgazione di disposizioni tecnicamente più aggiornate previste al 3 comma del medesimo art. 46, detta alcune indicazioni operative. 35

36 Cenni di tecniche preventive Criteri per ridurre i pericoli causati da materiali e sostanze infiammabili e/o combustibili I criteri possono comportare l'adozione di una o più delle seguenti misure: rimozione o significativa riduzione dei materiali facilmente combustibili ed altamente infiammabili ad un quantitativo richiesto per la normale conduzione dell'attività; sostituzione dei materiali pericolosi con altri meno pericolosi; immagazzinamento dei materiali infiammabili in locali realizzati con strutture resistenti al fuoco, e, dove praticabile, conservazione della scorta per l'uso giornaliero in contenitori appositi; rimozione o sostituzione dei materiali di rivestimento che favoriscono la propagazione dell'incendio; riparazione dei rivestimenti degli arredi imbottiti in modo da evitare l'innesco diretto dell'imbottitura; miglioramento del controllo del luogo di lavoro e provvedimenti per l'eliminazione dei rifiuti e degli scarti 36

37 Cenni di tecniche preventive Misure per ridurre i pericoli causati da sorgenti di calore Le misure possono comportare l'adozione di uno o più dei seguenti provvedimenti: rimozione delle sorgenti di calore non necessarie; sostituzione delle sorgenti di calore con altre più sicure; controllo dell'utilizzo dei generatori di calore secondo le istruzioni dei costruttori; schermaggio delle sorgenti di calore valutate pericolose tramite elementi resistenti al fuoco; installazione e mantenimento in efficienza dei dispositivi di protezione; controllo della conformità degli impianti elettrici alle normative tecniche vigenti; controllo relativo alla corretta manutenzione di apparecchiature elettriche e meccaniche; riparazione o sostituzione delle apparecchiature danneggiate; pulizia e riparazione dei condotti di ventilazione e canne fumarie; adozione, dove appropriato, di un sistema di permessi di lavoro da effettuarsi a fiamma libera nei confronti di addetti alla manutenzione ed appaltatori; identificazione delle aree dove è proibito fumare e regolamentazione sul fumo nelle altre aree; divieto dell'uso di fiamme libere nelle aree ad alto rischio. 37

38 L INCENDIO La protezione dagli incendi

39 1. La protezione attiva è volta ad ottenere provvedimenti efficaci per il tempestivo salvataggio delle persone e ad intervenire rapidamente per rilevare l incendio e domarlo. Protezione attiva 2. È rappresentata da impianti di rilevazione automatica, dispositivi di segnalazione estintori, rete idrica antincendio, ecc. 39

40 I Dispositivi di lotta agli incendi Classi di incendio Classe A: incendi di materiali solidi; Classe B: incendi di materiali liquidi o liquefacibili (es. paraffina); Classe C: incendi di gas infiammabili; Classe D: incendi di metalli combustibili; Classe elettrica: incendi di natura elettrica Classe F: incendi presso apparecchi di cottura acqua schiuma polveri gas inerti Agenti estinguenti idrocarburi alogenati (HALON) agenti estinguenti alternativi all halon 40

41 Estinguenti per classi di fuoco Descrizione Classe di fuoco 1 estinguente 2 estinguente 3 estinguente 4 estinguente Legno, cartone, carta, plastica, pvc, tessuti, moquette A solidi acqua (in quantità) polvere idrocarburi alogenati schiuma Benzina, petrolio, gasolio, lubrificanti, oli, alcol, solventi B liquidi schiuma polvere idrocarburi alogenati anidride carbonica Metano, g.p.l., gas naturale C gas polvere idrocarburi alogenati anidride carbonica acqua nebulizzata 41

42 Criteri di estinzione - 1 INCENDI DI CLASSE A L'acqua, la schiuma e la polvere sono le sostanze estinguenti più comunemente utilizzate per tali incendi. Le attrezzature utilizzanti gli estinguenti citati sono estintori, naspi, idranti, od altri impianti di estinzione ad acqua. L acqua contribuisce al raffreddamento del combustibile ed all allontamento del comburente (soffocamento) INCENDI DI CLASSE B Per questo tipo di incendi gli estinguenti più comunemente utilizzati sono costituiti da schiuma, polvere e anidride carbonica (soffocamento). INCENDI DI CLASSE C L'intervento principale contro tali incendi è quello di bloccare il flusso di gas chiudendo la valvola di intercettazione o otturando la falla. A tale proposito si richiama il fatto che esiste il rischio di esplosione se un incendio di gas viene estinto prima di intercettare il flusso del gas. 42

43 Criteri di estinzione - 2 INCENDI DI CLASSE D Nessuno degli estinguenti normalmente utilizzati per gli incendi di classe A e B è idoneo per incendi di sostanze metalliche che bruciano (alluminio, magnesio, potassio, sodio). In tali incendi occorre utilizzare delle polveri speciali ed operare con personale particolarmente addestrato. INCENDI DI IMPIANTI ED ATTREZZATURE ELETTRICHE SOTTO TENSIONE Gli estinguenti specifici per incendi di impianti elettrici sono costituiti da polveri dielettriche e da anidride carbonica. INCENDI DI CLASSE F Con l'approvazione della norma EN.2 del 2005 è stata introdotta la nuova classe "F" relativa ai fuochi sviluppati in presenza di oli, grassi animali o vegetali quali mezzi di cottura e più in generale dipendenti dalle apparecchiature di cottura stessa. 43

44 Protezione passiva È tutto ciò che non richiede l'azione di un uomo o l'azionamento di un impianto La protezione passiva è volta a realizzare i requisiti strutturali e ambientali per sopportare adeguatamente gli effetti dell incendio ed evitarne la propagazione. Progettazione di percorsi di esodo e distanze di sicurezze, strutture tagliafuoco, sistemi di ventilazione, materiali classificati per la reazione al fuoco, ecc. 44

45 Protezione passiva - REI Distanze di sicurezza: si distinguono in distanze di sicurezza interne e distanze di sicurezza esterne a seconda che siano finalizzate a proteggere elementi appartenenti ad uno stesso complesso o esterni al complesso stesso. Resistenza al fuoco e compartimentazione R stabilità: l attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l azione del fuoco; E tenuta: attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre -se sottoposto all azione del fuoco su un latofiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco; I isolamento termico: attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite, la trasmissione del calore 45

46 Impianto elettrico di sicurezza dotato di dichiarazione di conformità dotato di messa a terra denunciata e verificata periodicamente (2-5 anni, D.P.R. 462/2001). verifica della struttura, se è protetta contro i fulmini o se necessita di un impianto a protezione (gabbia di Faraday). presso i quadri elettrici principali, presenza di estintori in numero, tipologia e capacità adeguate. presenza pulsante di sgancio generale della corrente in caso di emergenza. manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti. Verificare la presenza di trasformatori ad olio. 46

47 Protezione passiva - 3 Vie di esodo (sistemi di vie d uscita) Gli elementi fondamentali nella progettazione del sistema di vie d uscita si possono fissare in: dimensionamento e geometria delle vie d uscita; sistemi di protezione attiva e passiva delle vie d uscita; sistemi di identificazione continua delle vie d uscita (segnaletica, illuminazione ordinaria e di sicurezza). In particolare il dimensionamento delle vie d uscita dovrà tenere conto del massimo affollamento ipotizzabile nell edificio nonché della capacità d esodo dell edificio. 47

48 Esempio di piano di evacuazione 48

49 Protezione passiva - 4 Classificazione di reazione al fuoco dei materiali La reazione al fuoco di un materiale rappresenta il comportamento al fuoco del medesimo materiale che per effetto della sua decomposizione alimenta un fuoco al quale è esposto, partecipando così all incendio. Le classi sono , secondo la vecchia classificazione, ancora molto diffusa, con l aumentare della loro partecipazione alla combustione, a partire da quelli di classe (0) che risultano non combustibili. Specifiche norme di prevenzione incendi prescrivono per alcuni ambienti in funzione della loro destinazione d uso e del livello del rischio d incendio l uso di materiali aventi una determinata classe di reazione al fuoco. 49

50 Il piano di emergenza antincendio Strumento per la corretta gestione degli incidenti (incendi, infortuni, fughe di gas o spillamenti di sostanze pericolose) è il cosiddetto piano di emergenza. In tale documento sono contenute quelle informazioni che servono per mettere in atto i primi comportamenti e le prime manovre permettendo di ottenere nel più breve tempo possibile i seguenti obiettivi principali: 1. salvaguardia ed evacuazione delle persone 2. messa in sicurezza degli impianti di processo 3. compartimentazione e confinamento dell incendio 4. protezione dei beni e delle attrezzature 5. estinzione completa dell incendio. 50