Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione
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- Barbara Grossi
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1 PRODOTTI DI MINERALI NON METALLIFERI Le previsioni al 2015: valore aggiunto, produttività ed occupazione Nel primo grafico viene rappresentata la crescita del settore; come misura dell attività si utilizza il valore aggiunto a valori concatenati, ovvero espresso in termini reali (depurato cioè dall inflazione specifica del settore). 1 Il settore della lavorazione dei minerali non metalliferi ha un peso sul prodotto interno pari allo 0.9 per cento. L andamento del settore è strettamente legata a quello dell attività edilizia, di cui rappresenta un importante indotto. Dopo un andamento stagnante nella prima metà degli anni novanta, dalla seconda parte del decennio la dinamica seguita dal valore aggiunto del settore è stata decisamente positiva. A sostenere la crescita dell attività produttiva è stato lo sviluppo dell edilizia, non solo in Italia ma anche negli altri paesi. Tra il 2001 ed il 2005 il valore aggiunto è cresciuto dell 0.5 in media all anno. Con lo scoppio delle bolle immobiliari a livello internazionale, e con la conseguente drastica riduzione degli investimenti in costruzioni, il settore ha visto sottrarsi quote rilevanti di domanda. Nel biennio la produzione del settore si è complessivamente contratta di circa il 28 per cento. Il settore è uno di quelli maggiormente interessati, indirettamente, dai fenomeni di overinvestment determinati dalle condizioni di accesso al credito particolarmente permissive osservate negli anni duemila; dato che lo stock di costruzioni è ora in eccedenza, nei prossimi anni si osserverà al più una stabilizzazione. La caduta della domanda per il settore dei minerali non metalliferi, che delle costruzioni è un indotto, è pertanto in buona misura permanente. In prospettiva, quindi, la dinamica del valore aggiunto del settore è prevista praticamente in stagnazione. Nel periodo tra il 2011 ed il 2015 la variazione media 1 Il valore aggiunto è definito, per ogni impresa, come la differenza tra il valore della sua produzione e il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma dei valori aggiunti per le imprese operanti in un determinato comparto produttivo rappresenta il valore aggiunto settoriale. Mediante la tecnica del concatenamento, utilizzata nella contabilità nazionale a partire dal 2005, si è introdotta un indicatore delle variazioni di volume che non tenga conto solo dei valori assunti in due momenti precisi (l anno corrente e quello base), ma che sia in grado di incorporare l andamento complessivo del fenomeno nell intervallo di tempo considerato. 1
2 annua dell attività sarà pari allo 0.2 per cento. I livelli produttivi persi con la crisi non saranno recuperati. Valore Aggiunto (*) Variazioni % annue 10,0 5,0 0,0-5,0-10,0-15,0-20,0-25,0-30, (*) A prezzi costanti La produttività del lavoro 2 è un altra variabile di rilievo al fine di cogliere le tendenze di ciascun settore dell economia. Nel corso degli ultimi decenni, la produttività del lavoro ha avuto una dinamica decisamente positiva. Il ritmo di incremento si è lievemente abbassato con il nuovo decennio, passando dall 1.8 per cento in media all anno nel periodo allo 0.4 per cento nel periodo Nonostante il rallentamento, però, il trend è rimasto crescente. Tale tendenza si è bruscamente interrotta in occasione della crisi: la produttività è complessivamente crollata di 17 punti percentuali nel biennio In altre parole, la caduta dell attività produttiva è stata in buona parte assorbita da una riduzione della produttività, ovvero del grado di utilizzo del fattore lavoro. Il settore, pertanto, è stato interessato dal fenomeno del labour hoarding. Nel 2010 si è osservato un rimbalzo tecnico della produttività nella prima parte del periodo di previsione: l aggiustamento dei livelli occupazionali infatti segue con un certo ritardo quello della produzione. Nel medio termine, però, date le prospettive 2 La produttività del lavoro è misurata dal valore aggiunto per unità di lavoro. Incrementi di produttività permettono di conseguire determinati livelli produttivi con un minor fabbisogno di lavoro. In altre parole, la produttività aumenta se l occupazione cresce a ritmi inferiori a quelli del prodotto. 2
3 di debolezza del settore e il contributo negativo fornito dal capital deepening (dato l overinvestment passato) alla produttività, si prevede un andamento in flessione. Produttività del lavoro Livello, 1980=1 1,8 1,7 1,6 1,5 1,4 1,3 1,2 1,1 1,0 0,9 0, Nel terzo grafico si confronta l andamento dell occupazione con quello degli equivalenti a tempo pieno, ovvero le unità di lavoro 3. Nonostante lo sviluppo del settore fino ad almeno il 2007, la dinamica della domanda di lavoro ha mostrato un trend calante, almeno durante gli anni novanta. Con il nuovo decennio si è osservata una stabilizzazione; tra il 2001 ed il 2005 le unità di lavoro sono aumentate dello 0.2 per cento all anno, in media. L andamento di sostanziale stabilità sarebbe proseguito anche negli anni successivi, se non fosse intervenuta la crisi a peggiorare le evoluzioni. Sebbene buona parte della caduta dei livelli produttivi sia stata assorbita da un calo della produttività, l input di lavoro si è ridotto del 10 per cento nel solo In prospettiva, la correzione dei livelli occupazionali continuerà, ma nella parte finale del periodo di previsione è possibile attendersi un recupero, data la debolezza della produttività. In media, la variazione delle unità di lavoro sarà dell 1 per cento all anno tra il 2011 e il L unità di lavoro rappresenta la quantità di lavoro prestata da un occupato a tempo pieno, oppure la quantità di lavoro equivalente prestata da lavoratori a tempo parziale o che svolgono un doppio lavoro, al netto della Cassa Integrazione. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi; con tale misura si tiene conto delle variazioni dell orario di lavoro. 3
4 La dinamica dell occupazione è stata lievemente migliore, grazie anche alla graduale riduzione degli orari di lavoro, che però verrà via via assorbita, anche per effetto del venire meno della Cassa integrazione. Gli occupati nel medio periodo cresceranno quindi in misura minore, a tassi dello 0.5 per cento all anno in media, che consentiranno di recuperare solo meno di 6 mila posti di lavoro da qui al Le perdite cumulate a fine periodo rispetto ai livelli pre crisi saranno pari a quasi 22 mila occupati. Occupati totali - Unità di lavoro Livello, migliaia Unità di lavoro Occupati totali L andamento degli aggregati professionali al 2015 La tabella che segue distribuisce la previsione dell occupazione al 2015 per i Grandi Gruppi professionali della Classificazione delle Professioni ISTAT CP
5 L'occupazione al 2010 e le previsioni al 2015 GRANDI GRUPPI PROFESSIONALI*** Legislatori, dirigenti e imprenditori Professioni intellettuali ad elevata specializzazione Tecnici Professioni amministrative e di ufficio Professioni relative alle vendite ed ai servizi alle famiglie Artigiani, agricoltori e operai specializzati Conduttori di macchinari e impianti Professioni non qualificate Numero occupati Variazione 2010* 2015** ** Totale occupazione *Dati riproporzionati sui valori di Contabilità Nazionale **Previsioni ISFOL-IRS basate su proiezioni metodo dei coefficienti fissi e metodo delle variazioni sempice (media ponderata ***Si riportano i grandi gruppi professionali rlevanti per il settore Fonte: elaborazioni ISFOL-IRS su microdati Istat Forze di Lavoro e previsioni ISFOL-REF 5
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