DPR 547/55 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro
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- Marilena Romano
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2 DPR 547/55 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro ART. 4: 1.I datori di lavoro, i dirigenti ed i preposti che eserciscono, dirigono o sovraintendono alle attività lavorative, devono, nell ambito delle rispettive attribuzioni e competenze: a) attuare le misure di sicurezza previste dal presente decreto; b) rendere edotti i lavoratori dei rischi specifici cui sono esposti e portare a loro conoscenza le norme essenziali di prevenzione mediante affissione, negli ambienti di lavoro, di estratti delle presenti norme o, nei casi in cui non sia possibile l affissione, con altri mezzi; c) disporre ed esigere che i singoli lavoratori osservino le norme di sicurezza ed usino i mezzi di protezione messi a loro disposizione. ART. 5: 1. I datori di lavoro, i dirigenti e i preposti sono tenuti a rendere edotti i lavoratori autonomi dei rischi specifici esistenti nell ambiente di lavoro in cui siano chiamati a prestare la loro opera. 2. L obbligo di cui al precedente comma non si estende al rischi dell attività professionale o del mestiere che il lavoratore autonomo e` incaricato di prestare. 3. Nel caso in cui dal datore di lavoro siano concessi in uso macchine o attrezzi di sua proprietà per l esecuzione dei lavori di cui al precedente comma, dette macchine o attrezzi devono essere muniti dei dispositivi di sicurezza previsti dal presente decreto.
3 TU 81/08 Articolo 2 - Definizioni q) VALUTAZIONE DEI RISCHI: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell ambito dell organizzazione in cui essi prestano la propria attività, finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza; r) «pericolo»: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni; s) «rischio»: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alla loro combinazione.
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5 IL RISULTATO E SENSIBILE ALLA ESPRESSIONE NUMERICA DI M B A C R = P M D h l P M R A 0,5 1, B 0,5 0, C 20 1, D 20 0,
6 INDIVIDUAZIONE ANALISI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO MATRICE DEL RISCHIO R = P M (um?) M lieve media grave w x y v w x u v w P bassa media alta
7 L osservazione della realtà lavorativa evidenzia che un alta percentuale di infortuni e malattie professionali dipendono da comportamenti errati o inidonei. Per sottolineare tale aspetto si inserisce nella formula del R= P X M il fattore Ki (fattore INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ISTRUZIONI, ADDESTRAMENTO, EQUIPAGGIAMENTO, CONSULTAZIONE, SENSIBILIZZAZIONE DEGLI ADDETTI; IDONEA QUALIFICA DEGLI ADDETTI ALLE LAVORAZIONI). E evidente che il fattore Ki deve essere collocato al denominatore perché IL RISCHIO SI RIDUCE AL SUO AUMENTARE, cioè all aumentare delle iniziative di INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ETC. Il fattore Ki è cruciale nella determinazione di COMPORTAMENTI SICURI. I comportamenti errati o non adeguati sono spesso causa di infortuni gravi.
8 Valore Numerico Livello Definizione 1 Lieve La situazione rilevata può provocare danni con effetti di lieve entità che in genere non comportano l abbandono del posto di lavoro. 3 Medio La situazione rilevata può provocare danni temporanei di limitata entità con ripristino in pochi giorni della piena capacità lavorativa, infortuni temporanei o malattie professionali con effetti reversibili. 6 Grave La situazione rilevata può provocare danni temporanei o permanenti di entità considerevole, infortuni invalidanti o malattie professionali con effetti reversibili o irreversibili. Il danno può comportare una riduzione notevole delle capacità lavorative. 9 Gravissimo La situazione rilevata può provocare danni a uno o più lavoratori con effetti permanenti o letali o malattie professionali con effetti letali. Il danno comporta una riduzione permanente della capacità lavorativa, fino all inabilità totale o alla morte. Tabella 3.3 G: gravità del possibile danno Valore Numerico Livello 1 Improbabile 3 Poco probabile 6 Probabile 9 Altamente probabile Definizione La situazione rilevata risulta poco probabile sulla base degli eventi già verificatisi. La sua manifestazione è legata alla contemporaneità di più eventi poco probabili. La situazione rilevata può provocare un danno anche se in concomitanza di altri eventi o di particolari circostanze. La sua manifestazione è legata alla contemporaneità di più eventi sfavorevoli ma potenzialmente verificabili. La situazione rilevata può provocare danni; un solo evento sfavorevole, tipico del processo produttivo, può originare la manifestazione del danno. La situazione rilevata è direttamente correlata al verificarsi di un danno: sono rilevabili eventi tra i casi verificatisi. Tabella 3.4 P: probabilità che si verifichi l evento pericoloso (probabilità di accadimento) Valore di R Livello di rischio MOLTO ALTO ALTO Livello di accettabilità Non accettabile Non accettabile Priorità MEDIO Tollerabile MODERATO Accettabile Definizione Rischio non accettabile: obbligatorio interrompere immediatamente le operazioni/attività e non riprenderle se prima non si risolve il problema. Rischio non accettabile: obbligatorio intervenire in tempi brevi per risolvere il problema. Rischio tollerabile: è necessario programmare interventi a medio termine da attuare in tema di prevenzione e protezione. I pericoli potenziali sono insignificanti o sono potenzialmente controllabili; le azioni correttive sono da valutare eventualmente in fase di programmazione e pianificazione dei lavori. 1-5 BASSO Accettabile 5 Il rischio è molto basso e quindi non è necessario intervenire. Tabella 3.5 Livello di Rischio e di Priorità
9 RISCHIO R = P M INDIVIDUAZIONE ANALISI E VALUTAZIONE DEL RISCHIO P? LEGISLAZIONE PROGETTAZIONE PROGRAMMAZIONE INFORMAZIONE M? SICUREZZA PASSIVA PROTEZIONE COLLETTIVA PROTEZIONE INDIVIDUALE P RISCHIO M FORMAZIONE SICUREZZA ATTIVA
10 IL RISCHIO ELETTRICO FOLGORAZIONE Da CONTATTO DIRETTO Da CONTATTO INDIRETTO CONTATTO DIRETTO: CONTATTO CON PARTI ATTIVE DELL IMPIANTO CONTATTO INDIRETTO: CONTATTO CON PARTI INATTIVE DELL IMPIANTO (ISOLATE) 10
11 10 ma Ustioni, arresto cardiaco, arresto della respirazione, morte J J K L insensibilità Non pericoloso 11
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13 PROTEZIONE CONTRO CONTATTI INDIRETTI IMPIANTO DI TERRA ASSENTE N 13
14 PROTEZIONE CONTRO CONTATTI INDIRETTI IMPIANTO DI TERRA 14
15 PIANO OPERATIVO DI SICUREZZA: il documento che il datore di lavoro dell impresa esecutrice redige, in riferimento al singolo cantiere interessato, ai sensi dell articolo 17 comma 1, lettera a) TU, i cui contenuti sono riportati nell ALLEGATO XV. PIANO DI SICUREZZA E DI COORDINAMENTO Il PSC é specifico per ogni singolo cantiere temporaneo o mobile e di concreta fattibilità; i suoi contenuti sono il risultato di scelte progettuali ed organizzative conformi alle prescrizioni dell articolo 15 TU. c) una relazione concernente l individuazione, l analisi e la valutazione dei rischi concreti, con riferimento all area ed alla organizzazione del cantiere, alle lavorazioni ed alle loro interferenze; PIANO MONTAGGIO USO E SMONTAGGIO: Nei lavori in quota il datore di lavoro provvede a redigere a mezzo di persona competente un piano di montaggio, uso e smontaggio (Pi.M.U.S.).
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17 FASE DI LAVORO A CANTIERE OPERANTE : SCAVI A SEZIONE RISTRETTA CON MEZZI MECCANIC ATTREZZATURA UTILIZZATA Tipo e marca anno SQUADRA DI LAVORATORI OPERANTE QUALIFICA Data assunzione RISCHI EVIDENZIATI NELLA VALUTAZIONE A FASE OPERANTE IL FATTORE Ki: SI NO INFORMAZIONE!! FORMAZIONE!! ADDESTRAMENTO!! COMPETENZA LAVORATORI!! MODALITA OPERATIVE SCONOSCIUTE!! FORTE CAPITALIZZAZIONE ESPERIENZE NEGATIVE!! CONDIZIONI AMBIENTALI SFAVOREVOLI!!
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