RELAZIONE PER IL MODULO DI SVILUPPO LOCALE, PARTECIPAZIONE E SOSTENIBILITÀ

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1 UNIVERSITA DI PISA Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche Naturali Corso di Laurea Magistrale in Scienze per la pace RELAZIONE PER IL MODULO DI SVILUPPO LOCALE, PARTECIPAZIONE E SOSTENIBILITÀ IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE A PISA Analisi comparata tra le vendite della Bottega del Mondo di Pisa e quella di Cremona Professore: Prof. Gianluca Brunori Autore: Nicola Zagni Matricola:

2 INDICE QUADRO CONCETTUALE DI RIFERIMENTO Il Piano del Cibo della Provincia di Pisa Il commercio equo e solidale Cos è il commercio equo e solidale La storia del commercio equo e solidale... 6 AMBITO DI RIFERIMENTO E INTERROGATIVI DELLA RICERCA Il contesto territoriale Le Botteghe del Mondo analizzate La bottega di Pisa La bottega di Cremona Gli interrogativi della ricerca...9 METODOLOGIA DELLA RICERCA La raccolta dei dati La natura dei dati La struttura dei dati L analisi dei dati La situazione pisana: i prodotti più venduti La situazione pisana: le differenze temporali La comparazione con la realtà cremonese CONCLUSIONI E POSSIBILI SVILUPPI Conclusioni Possibili sviluppi della ricerca...23 BIBLIOGRAFIA

3 Ringraziamenti Per questo tipo di ricerca sono doverosi i ringraziamenti alle due cooperative che hanno permesso la realizzazione del lavoro. Il ringraziamento va in primo luogo all associazione Il Chicco di senape, nella figura del suo presidente Antonella De Cicco e di Abramo per la loro immensa disponibilità a fornire informazioni anche private della bottega e a rispondere alle mie esigenze. Allo stesso modo ringrazio la cooperativa Nonsolonoi di Cremona e i suoi soci che mi hanno permesso di accedere al sistema informatico della bottega per ottenere tutte le informazioni di cui avevo bisogno, e alla disponibilità del responsabile della bottega Emilio Mazzolari per il tempo dedicatomi. Infine vorrei ricordare tra i ringraziamenti che, a prescindere dai risultati avuti dalla ricerca qui esposta, alla base del funzionamento di queste botteghe è presente il lavoro di decine di volontari che, spesso nel silenzio dell anonimato, dedicano del tempo e delle risorse per portare avanti la causa di un mondo più giusto, promuovendo in diversi modi la diffusione del commercio equo e solidale all interno della propria realtà di vita. 3

4 CAPITOLO PRIMO QUADRO CONCETTUALE DI RIFERIMENTO In questo primo capitolo verranno presentati brevemente gli ambiti in cui si è svolta la ricerca sul commercio equo e solidale nella Provincia di Pisa e che verrà esposta in questa relazione. Il capitolo è composto da un primo paragrafo in cui viene spiegato cosa è il Piano del Cibo, motivo primo per cui è stata effettuata la ricerca. Il secondo paragrafo del capitolo si occupa di dare una definizione del commercio equo solidale sia a livello internazionale che nazionale, di quale sia la sua storia, i suoi valori e la sua diffusione. 1. Il Piano del Cibo della Provincia di Pisa Parlare di Piano del Cibo non è così usuale, in quanto questa espressione è scarsamente utilizzata sia dalle principali fonti d informazione sia dai politici di qualsiasi schieramento. Sembra che la pianificazione non possa riguardare un aspetto così naturale e dato per scontato come il cibo, cercando di lasciare le decisioni in merito ad esso il più possibile fuori dalla sfera pubblica e di relegarla invece sempre più nelle decisioni individuali. Questo è l approccio che caratterizza il nostro tempo, da cui sembra prendere le distanze l amministrazione provinciale di Pisa, la quale inizia a parlare di pianificazione del cibo. Il Piano del Cibo in concreto è la volontà, da parte della sfera pubblica, di progettare, gestire, organizzare e realizzare strutture e servizi che permettano alla cittadinanza di un territorio, in questo caso della provincia di Pisa, di ottenere le informazioni prima e i prodotti poi, che permettano un uso del cibo più consapevole, naturale, vicino alle esigenze delle persone e a minor impatto ambientale. All interno di questo processo vengono chiamati in causa non solo i dirigenti politici, i quali in genere applicano un approccio di tipo top-down in cui la politica fa calare dall alto le proprie decisioni, spesso che non rispettano il volere di coloro su cui graveranno, ma soprattutto la cittadinanza, i centri di ricerca, i comuni, le strutture che si occupano a diverso titolo del cibo, ecc, in un approccio che invece si potrebbe dire bottom-up, ovvero in cui le decisioni sono prese dal basso, e costruite assieme a coloro i quali poi dovranno agire perché esse vengano applicate. Il Piano del Cibo ha l ambizione di riuscire a studiare, programmare e infine gestire quelle funzioni del cibo che da sempre nella vita dell uomo, e non solo, esso svolge: dal garantire la salute, al rispetto dell ambiente, dalla costruzione della società, alla formazione dell etica, dall importanza nella politica, alla centralità nell economia. Tutti questi sono gli ambiti in cui il cibo da sempre trova importanza e, proprio attraverso il Piano del Cibo, l idea è quella di costruire un sistema in cui il ruolo del cibo non segua andamenti casuali, logiche di potere, interessi di pochi, ma provi a rispondere a delle esigenze ben definite da parte della cittadinanza, in nome di un consumo consapevole del cibo. 4

5 E in questo contesto che la ricerca sul commercio equo e solidale si inserisce. Essa può essere uno strumento importante perché in grado di mostrare la situazione attuale di questo nuovo mercato di prodotti alimentari (e non solo), il quale si è inserito ormai a pieno titolo nella cultura alimentare di una fetta sempre maggiore di consumatori, che iniziano ad avere una diversa sensibilità nei confronti dei prodotti alimentari che acquistano. Senza entrare ora nel merito della questione, una ricerca sul commercio equo e solidale nella provincia di Pisa permette di comprendere quanta attenzione metta una determinata fetta di popolazione nel riconoscere ed impedire, le esternalità negative, che la macchina di produzione e commercializzazione del cibo produce spesso all insaputa dei suoi consumatori. Esternalità che riguardano problemi legati alla società, all etica, nonché alla politica delle popolazioni in cui vengono prodotti gli alimenti, ma anche della loro economia e della loro capacità di sostenere il proprio sviluppo, senza il supporto economico di paesi più ricchi o ricorrere alle tanto disprezzate migrazioni verso i paesi occidentali. 2. Il commercio equo e solidale 2.1. Cos è il commercio equo e solidale L oggetto di studio di questa ricerca è sicuramente il commercio equo e solidale. Espressione forse ancora poco diffusa, specialmente nella popolazione meno interessata ai propri consumi alimentari, ma che sta lentamente occupando una fetta sempre maggiore del mercato alimentare, e non solo, dei paesi industrializzati. Ma cos è il commercio equo e solidale? Sul sito della maggiore cooperativa di importazione italiana di prodotti di commercio equo e solidale, nonché seconda nel mondo, la Ctm altromercato, oggi divenuta consorzio, il commercio e- quo e solidale, o Fair Trade in inglese, è una partnership economica basata sul dialogo, la trasparenza e il rispetto, che mira ad una maggiore equità tra Nord e Sud del mondo attraverso il commercio internazionale. In altre parole è un nuovo tipo di commercio di prodotti alimentari e di artigianato che si occupa di acquistare prodotti da produttori che vivono in paesi del Sud del mondo o in cui i lavoratori vengono fortemente sfruttati, garantendo loro un paga equa e il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori, permettendo un maggiore sviluppo sostenibile sia per le popolazione più povere, sia per i consumatori finali che possono contare su prodotti fatti nel rispetto delle persone, e spesso anche dell ambiente. Il commercio equo e solidale si fonda su determinati valori, sanciti dal WFTO, ovvero l Associazione Internazionale del Fair Trade che sono brevemente elencati qui di seguito. - La riduzione della povertà attraverso la creazione di nuove forme di commercio. - Trasparenza nella gestione e organizzazione delle relazioni commerciali. - Fornire istruzione e capacità lavorative ai lavoratori. - Sensibilizzare l opinione pubblica, i consumatori, ma anche la popolazione d origine dei prodotti, sulle esternalità negative del processo del cibo, e sui modi per superarle. - Garantire un prezzo accettabile, o equo, che nel contesto locale permetta la riduzione delle disuguaglianze, ma soprattutto garantisca l indipendenza economica e il processo di empowerment delle popolazioni d origine dei prodotti. - Evitare le discriminazioni di ogni tipo: di genere, di religione, economiche, d età, ecc. - Rispetto dei diritti dei bambini. - Sostenibilità ambientale delle produzioni e degli scambi. In Italia nell ambito del commercio equo e solidale l attore principale è il consorzio Ctm altromercato, il quale è direttamente connesso con la storia del commercio equo e solidale del paese. 5

6 2.2. La storia del commercio equo e solidale Il commercio equo e solidale nasce attorno alla seconda metà degli anni 40 del 900 negli Stati Uniti e si diffonde in Europa attorno agli anni 50 e 60, prima in Inghilterra, poi in Olanda e via via negli altri paesi. Nel corso degli anni questo tipo di commercio si è sempre più ampliato fino a che le diverse organizzazioni di questo tipo di commercio si sono unite in un unica organizzazione internazionale, decretando nel 1989 la nascita di IFAT, la Federazione Mondiale del Fair Trade, divenuta poi WFTO, la quale si occupa di garantire che le organizzazioni del commercio equo e solidale rispettino i suoi principi, nonché garantire l esistenza e lo sviluppo del commercio stesso. Oggi il commercio equo e solidale conta più di un milione di lavoratori e produttori in più di 50 paesi del Sud del Mondo, organizzati in più di 3000 organizzazioni che producono prodotti venduti in migliaia di botteghe, supermercati e negozi sparsi in tutto il mondo. In Italia il commercio equo e solidale approda solo negli anni 80 con due Botteghe del Mondo 1 attive in Alto Adige. Da queste due botteghe e dalla passione dei loro fondatori nasce nel 1988 la cooperativa non profit Ctm (Cooperazione Terzo Mondo) in cui le botteghe attive diventano 6. Dal quel momento il commercio equo e solidale in Italia si diffonde notevolmente anche se i primi tempi il fenomeno ha stentato a diffondersi. Nel 1997 viene presa la decisione di promuovere e vendere i prodotti della cooperativa anche attraverso la Grande Distribuzione Organizzata (GDO), fino a che nel 98 la cooperativa diviene Consorzio delle Botteghe del Mondo. Nei primi anni del nuovo millennio la cooperativa consorzio è cresciuta notevolmente fino a contare ad oggi più di 350 Botteghe del Mondo associate. Le due botteghe analizzate nella ricerca fanno parte del consorzio Ctm altromercato, di cui è fornitore per entrambe dell 80% circa dei prodotti venduti. 1 Le Botteghe del Mondo sono quei negozi spesso attivati da cooperative o associazioni e portati avanti da volontari, ma non solo, in cui si promuove attraverso la vendita e l informazione i prodotti del commercio equo e solidale, ed i generale si cerca di diffondere i valori alla base del Fair Trade. 6

7 SECONDO CAPITOLO AMBITO DI RIFERIMENTO E INTERROGATIVI DELLA RICERCA La ricerca si basa sullo studio comparato di due Botteghe del Mondo inserite ciascuna in un contesto urbano di un capoluogo di provincia come quello di Pisa e di Cremona. In questo capitolo si delineerà brevemente le caratteristiche demografiche e territoriali delle due province indicando le analogie che hanno permesso di comparare le due realtà, e si darà un breve descrizione delle due botteghe analizzate dalla ricerca. Infine si indicheranno gli obiettivi e gli interrogativi che stanno alla base della ricerca. 1. Il contesto territoriale Lo studio condotto in questa ricerca si pone l obiettivo di studiare il commercio equo e solidale all interno della provincia di Pisa. Per fare questo si è preso come riferimento il territorio del comune di Pisa, analizzando le vendite dell unica Bottega del Mondo presente in questa città. Lo studio però vuole confrontare la situazione pisana con quella di un altra provincia che possa vantare le medesime caratteristiche demografiche e territoriali. E stata scelta la provincia di Cremona, dove allo stesso modo si è preso come riferimento il comune capoluogo e nel dettaglio l unica Bottega del Mondo presente nella città. In questo paragrafo verranno analizzate quindi le caratteristiche delle due province e delle due città. La provincia di Pisa è un territorio che si estende su km 2, e possiede una popolazione di abitanti 1 disposta su 39 comuni. Le percentuali di composizione per genere ed età sono pressoché simili a quelle nazionali, con una sottorappresentazione di due punti percentuali di giovani tra gli 0 e i 20 anni e una sovrarappresentazione dei più adulti (61 anni e oltre). La provincia di Cremona allo stesso modo mostra caratteristiche demografiche piuttosto simili alla media nazionale, e quindi a quelle della provincia di Pisa, anche se in termini assoluti la provincia di Cremona è abitata da circa 50 mila abitanti in meno di quella di Pisa, e si estende su km 2. La provincia di Cremona, benché si estenda su un territorio meno vasto vanta una densità territoriale maggiore di quella di Pisa 2, ma in entrambe il 20% della popolazione totale abita nel capoluogo. TAB 2.1 Popolazione residente per genere ed età e valori percentuali, per i comuni di Pisa e Cremona al 01/01/2010 Comune di Cremona Comune di Pisa Età Maschi Femmine Totale Percentuali Età Maschi Femmine Totale Percentuali , , , , , , , ,11 Tot ,00 Totale ,00 47,15 52,85 47,19 52,81 Fonte: Dati Istat. Demo.istat.it Kmq. 1 Dato al 01/01/ La provincia di Cremona ha una densità di 204,49 ab./kmq, mentre la provincia di Pisa ha un valore di 169,43 7

8 Da queste brevi informazioni, nonostante superficie e popolazione assoluta siano piuttosto diverse, si nota che le due province hanno un certo numero di caratteristiche comuni. Di maggiore rilievo sono invece le informazioni sulle due città capoluogo, nelle quali è avvenuta la ricerca. La tab. 2.1 mostra alcune percentuali di composizione per genere ed età delle due città. In termini assoluti la popolazione residente della città di Cremona è inferiore di circa 15 mila a- bitanti rispetto a quella di Pisa, mentre la densità demografica mostra una ancora maggiore distanza tra le due città 3. In termini relativi invece sembra che non siano presenti particolari differenze tra le due città. In entrambe c è un forte rappresentazione delle classi di età più anziane, ben 5 punti percentuali al di sopra della media nazionale, e allo stesso modo circa 4 punti percentuali in meno per i più giovani. C è da aggiungere però che la città di Pisa è caratterizzata da un forte afflusso di studenti che nel corso dell anno popolano di fatto la città senza in molti casi esserne residenti, e questo rende la popolazione effettiva della città toscana diversa e teoricamente più orientata verso le classi di età più giovani rispetto a quella che emerge dalle statistiche sulla popolazione residente. In definitiva le due città possiedono delle caratteristiche comuni ed altre che le differenziano, ma in linea generale le due città possono essere considerate piuttosto simili e quindi oggetto di un analisi comparativa che le riguarda. 2. Le Botteghe del Mondo analizzate Lo studio si concentra sulle due uniche botteghe attivate nei due capoluoghi sopradescritti, Pisa e Cremona. Anche in questo caso le due realtà mostrano punti di contatto ma anche elementi di differenziazione di cui occorre tenere conto nell analisi comparativa La bottega di Pisa La Bottega del Mondo di Pisa è gestita dall associazione cooperazione Nord Sud Il chicco di senape che è nata nel 1991 e conta ad oggi circa 100 associati sebbene in passato sia arrivata ad averne A differenza della bottega di Cremona descritta sotto, essa non si basa su alcun lavoratore dipendente, ma su più di una ventina di volontari che si occupano della gestione della bottega. La bottega è attiva nell attuale locazione fin dal 1993 ed è situata in uno spazio piuttosto ristretto, che non le permette di valorizzare appieno tutti possibili prodotti di cui dispone il commercio equo e solidale. La stessa bottega di Cremona gode di uno spazio più ampio e accessibile. La bottega di Pisa, come quella di Cremona, si trova in una zona periferica del centro economico e commerciale della città, e nello stesso tempo è difficile da raggiungere con l automobile dato che si trova vicino a zone a traffico limitato e in una piazza in cui è impossibile accedere con mezzi motorizzati. 3 Cremona ab./kmq, Pisa 427,39 ab/kmq. 4 Il calo potrebbe essere dovuto ad un mancato funzionamento corretto della procedura di rinnovo delle tessere annuali. 8

9 La bottega, attraverso l associazione Il chicco di senape, ha offerto e offre tuttora numerosi spunti per l informazione e la divulgazione dei valori del commercio equo e solidale e dell agricoltura biologica, in collaborazione con altre strutture attive sul territorio, come la provincia di Pisa, l università, il centro Rebeldia, e altri. Nella bottega si possono trovare diverse tipologie di prodotti, dagli alimentari ai prodotti dell artigianato, dai vestiti ai libri, nonché a prodotti di altre cooperative sociali. Essa rifornisce anche i Gas locali, i ristoranti e altri centri. Tuttora la bottega non è dotata, a differenza di quella di Cremona, di un sistema software di gestione del magazzino e delle vendite, ma solo di un arcaico programma che permette di inviare gli ordini al fornitore Ctm altromercato. L assenza di un software ha imposto, come vedremo in seguito, di utilizzare i dati provenienti dalle fatture di acquisto dei prodotti e dalle effettive vendite La bottega di Cremona La Bottega del Mondo di Cremona è gestita dalla cooperativa sociale Nonsolonoi, la quale gestisce altre due Botteghe del Mondo, una a Casalmaggiore, località in provincia di Cremona situata a 40 km circa dalla città, e l altra a Viadana, in provincia di Mantova a circa 60 km da Cremona. La Cooperativa nasce nel 1995 ed a oggi conta circa 200 soci. Nello stesso anno viene attivata anche la bottega di Cremona la quale ad oggi ha nel suo organico un lavoratore dipendenti che se ne occupa a tempo part time ed un altro con un contratto di inserimento lavorativo, mentre può fare affidamento su circa 30 volontari che a turno danno la loro disponibilità per il servizio al banco o al magazzino. La bottega permette al suo interno la vendita di numerose tipologie di prodotti, dagli alimentari all artigianato, dai prodotti per la casa e l igiene personale ai libri dvd e cd. La bottega offre inoltre numerosi servizi: rinfreschi, aperitivi, cesti natalizi, liste nozze e bomboniere, fornitura in comodato d uso di macchinette e cialde, ecc. Nel contempo la bottega rifornisce bar, ristoranti, Gas, negozi di vario genere, circoli, uffici, oratori e altri tipi di attività. I responsabili e volontari della Cooperativa sono infine impegnati in numerose campagne informative sul commercio equo e solidale, nonché ad offrire l opportunità del turismo responsabile. In definitiva la bottega cremonese si dimostra essere ben organizzata ma soprattutto una realtà che offre una vasta gamma di prodotti già presenti in negozio o ordinabili presso i vari fornitori, nonché tutta una serie di servizi per promuovere a 360 gradi il commercio equo e solidale. La bottega ha in dotazione un software che si occupa di gestire ordini, acquisti, magazzino e vendite, il quale è di sicuro aiuto per la gestione ottimale della bottega, e che è stato di notevole aiuto per la definizione delle statistiche utilizzate nella ricerca. 3. Gli interrogativi della ricerca Si è giunti ora ad introdurre la ricerca, esponendo i quesiti che sono alla base dello studio. Avendo compreso cosa sia il Piano del Cibo, la ricerca vuole in primo luogo mostrare la situazione dei prodotti del commercio equo e solidale all interno della realtà più rappresentativa della provincia di Pisa, ovvero quella del capoluogo. Di questa realtà si cercherà di mostrare quali prodotti vengono venduti maggiormente e come le vendite della bottega varino nel corso dell anno preso come riferimento, ovvero il

10 In secondo luogo si è voluto mostrare la situazione del commercio equo e solidale paragonandola a quella di un altra realtà che è quella di un capoluogo lombardo di piccole dimensioni che si trova nella parte bassa della Pianura Padana, e quindi che fa riferimento ad un altra zona d Italia che è la città di Cremona che, come si è visto, ha in comune con la città di Pisa caratteristiche territoriali e demografiche simili, non ultimo il fatto di avere entrambe un'unica Bottega del Mondo attiva al suo interno.. 10

11 CAPITOLO TERZO METODOLOGIA DELLA RICERCA Dopo aver fornito una quadro generale sulla questione del commercio equo e solidale, e dopo aver illustrato il contesto nel quale è stata fatta la ricerca, in questo capitolo ci si concentrerà sui dati raccolti. Il primo paragrafo analizzerà le modalità di raccolta e di elaborazione dei dati, che hanno permesso di ricondurli in una forma analizzabile e comparabile. Il secondo paragrafo riguarderà l analisi vera e propria dei dati. In esso verranno mostrati alcuni grafici o tabelle in cui sono rappresentati i dati relativi agli acquisti fatti dalle due botteghe, e sarà questa la sede in cui verranno fornite alcune possibili interpretazioni di tali dati alla luce anche della comparazione tra le due realtà. 1. La raccolta dei dati Come si è detto l obiettivo della ricerca è quello di fornire, all interno del progetto di stesura del Piano del Cibo della provincia di Pisa, un quadro complessivo della situazione del commercio equo e solidale nella zona in cui si applicherà tale piano. Per giungere a questo obiettivo però l analisi dovrebbe tenere in considerazione tutti gli ambiti in cui il mercato dei prodotti equi e solidali si è inserito negli ultimi anni. In primo luogo dovrebbe tenere in considerazione di tutte le botteghe del mondo che sono sparse all interno della provincia di Pisa. Per ciascuna di esse si dovrebbero quindi analizzare tutte le vendite che si sono realizzate nei vari periodi dell anno appena passato. In secondo luogo si dovrebbe tenere conto non solo delle vendite avvenute nella varie botteghe o nelle bancarelle allestite in vari momenti dell anno su tutto il territorio della provincia di Pisa, ma anche dei diversi ristoranti, associazioni, gas, che a vario titolo acquistano tali prodotti senza passare per l acquisto diretto in bottega 1. In terzo luogo occorrerebbe tenere in considerazione delle vendite dei prodotti del commercio equo che avvengono sempre più in larga parte presso i punti vendita della grande distribuzione, sia come prodotti registrati con il marchio di consorzi dedicati a questo commercio (Ctm), sia con il marchio delle catene di grande distribuzione che garantiscono il rispetto degli stessi valori alla base del commercio equo (ad esempio la Coop) 2. Per svolgere quindi un lavoro completo e che volesse fornire un quadro esaustivo del commercio equo e solidale nel territorio della Provincia di Pisa, si dovrebbe tenere nel giusto conto tutte queste realtà. In questa sede però non è stato possibile affrontare in maniera così ampia l oggetto di studio, ma ci si è limitati ad analizzare 1 In diversi casi attività o associazioni terze acquistano prodotti del mercato equo e solidale direttamente dal fornitore, ad esempio il consorzio Ctm altromercato, attraverso un rappresentante che collabora con la bottega della città. Anche in questo caso però la transazione avviene per mezzo della bottega, sebbene con una modalità differente. 2 La ricerca Eurisko svolta per Altromercato stima che il 44% della popolazione che acquista prodotti del commercio equo e solidale si rivolge ai punti vendita della Grande Distribuzione, mentre solo il 35 ai negozi e alle botteghe dedicate. 11

12 una situazione specifica, ma che nel suo piccolo riguarda ancora una buona parte delle vendite di prodotti del mercato equo e solidale 3 XX. Ci si è concentrati quindi solo sulle botteghe del mondo e nello specifico sul territorio del comune di Pisa, servito da un'unica bottega, quella a cui si è fatto riferimento nei capitoli precedenti. 2. La natura dei dati Per fornire un informazione che mostri quanto gli abitanti di Pisa si dedichino all acquisto di prodotti del commercio equo e solidale, sarebbe necessario analizzare le vendite dirette che avvengono nella bottega. Tale informazione però non è attualmente reperibile in quanto il negozio di Pisa non è dotato di un sistema di registrazione automatico delle vendite, ovvero ogni vendita di un prodotto non viene registrata su un dispositivo elettronico oppure su un registro, ma solo sulle chiusure quotidiane del registratore di cassa, sulle quali non è più possibile distinguere ne il singolo prodotto, ne la famiglia o la sottofamiglie a cui esso appartiene, con il risultato di non poter avere uno storico delle vendite del negozio. A fronte di questa situazione si è scelto di analizzare gli acquisti che il negozio periodicamente fa dai fornitori, assumendo che, siccome trattasi di prodotti alimentari, la data dell acquisto dal fornitore non si scosti eccessivamente 4 dall effettiva vendita del prodotto a causa della deperibilità degli stessi. Selezionando ulteriormente i dati si è scelto di analizzare gli acquisti da un unico fornitore, ovvero il consorzio Ctm altromercato, il quale fornisce una codificazione e strutturazione dei prodotti che permettono una più facile lettura degli stessi. Nello stesso tempo i prodotti provenienti da tale fornitore, a detta dei responsabili di entrambi i negozi, quello di Pisa e quello di Cremona, rappresentano almeno l 80% delle vendite eseguite. 3. La struttura dei dati Il consorzio Ctm altromercato offre una vasta gamma di prodotti, i quali vengono raggruppati secondo diversi livelli di classificazione, dei quali ne sono stati considerati due in quanto più significativi per questa ricerca. Il primo livello di classificazione è quello in cui i prodotti vengono raggruppati per sottofamiglie, in cui si individuano 22 classi, mentre il secondo livello di classificazione raggruppa in un numero ancora minore di categorie le sottofamiglie, individuando 7 famiglie di prodotti. La tab. 3.1 nella pagina successiva mostra le due classificazioni, indicando il numero di tipologie di prodotto per ciascuna sottofamiglia. 4. L analisi dei dati Per interpretare correttamente i dati a disposizione occorre tenere in considerazione il fatto che fanno riferimento non alle effettive vendite effettuate, ma agli acquisti fatti dal negozio presso il fornitore principale, che nel nostro caso è Ctm altromercato. Una prima limitazione di questi dati è quindi il periodo a cui essi fanno riferimento. Si è già detto che l acquisto dei prodotti dalla bottega non corrisponde alla loro vendita, e i prodotti acquistati in 3 Vedere capitolo precedente. 4 Si può assumere che i prodotti alimentari non rimangano in giacenza del magazzino della bottega per un periodo superiore ai 6 mesi, anche se questo è difficile da verificare. 12

13 un unico ordine fatto al fornitore, possono essere venduti in un periodo più lungo, senza poter capire per quanto tempo essi rimangano nel negozio prima della loro vendita. La seconda problematica da tenere in considerazione nell interpretazione dei dati è data dalle motivazioni che spingono i responsabili dei negozi a compilare gli ordini che vanno poi ad ingrossare le statistiche che si hanno a disposizione in questa ricerca. A tal riguardo si ravvisano delle differenze, seppur minime, tra i due negozi messi a confronto. TAB 3.1 Parte della classificazione dei prodotti secondo i due livelli proposti dal fornitore Ctm altromercato Famiglie Sottofamiglie Prodotti CAFFE' TE' E INFUSI caffe' e surrogati 21 te' 20 infusi 15 ZUCCHERO MIELE CACA cacao in polvere 5 zucchero 8 PRODOTTI PER LA PRI confetture e creme spalmabili 11 Cacao solubile 1 biscotti e cereali 13 DOLCIUMI E SNACK cioccolato 25 snack dolci 19 caramelle 10 snack salati e frutta secca 10 PRODOTTI CUCINA SOL cereali e legumi 14 funghi secchi 1 pane e derivati 6 spezie 24 PRODOTTI DA RICORRE prodotti natalizi 14 prodotti pasquali 7 altre ricorrenze 3 BEVANDE E INTEGRATO bevande analcoliche 13 bevande alcoliche 4 integratori 9 Fonte: Informazioni fornite dall associazione Il Chicco di Senape Per entrambe le botteghe le motivazioni che spingono ad ordinare nuovi prodotti è data sostanzialmente da tre elementi: - la constatazione della scarsità del prodotto in magazzino, a fronte di una previsione di insufficienza rispetto alle richieste di un determinato periodo; - la previsione di un incremento o decremento delle richieste di determinati prodotti che si verificano in concomitanza di determinate ricorrenze, come ad esempio il Natale, la Pasqua o il periodo estivo; - la richiesta specifica di un determinato prodotto da parte di un cliente. Se per entrambe le botteghe queste motivazioni sono alla base degli ordini effettuati, le modalità in cui avvengono questi ordini sono differenti, anche se non precludono la possibilità di confrontare le due realtà. Per la bottega di Pisa, il fatto che non sia presente un sistema informatizzato per la gestione dei prodotti all interno del negozio, e la concomitante assenza di personale che si dedichi a tempo pieno alla gestione della stessa, fa si che gli ordini siano meno tempestivi, e forse meno mirati alle effettive richieste dei clienti. Viceversa si può ipotizzare che la bottega di Cremona, possedendo sia un sistema informatico sia persone dedite a tempo pieno al negozio, possa ridurre queste problematiche. Tenendo conto di queste premesse è ora possibile provare a dare una interpretazione alle informazioni raccolte, anche se l obiettivo primario della ricerca è, come si è detto, quello di fornire una fotografia della situazione del commercio equo nelle due realtà più che a spiegare tale situazione. 13

14 4.1. La situazione pisana: i prodotti più venduti Per mostrare la situazione delle vendite delle bottega di Pisa attraverso le informazioni sugli acquisti viene proposta la figura 3.1. In essa sono mostrate le sottofamiglie di prodotti che sono stati acquistati nel corso del 2010, in ordine di quantità di acquisto. FIG 3.1 Sottofamiglie di prodotti acquistati dalla bottega di Pisa per quantità in pezzi, nel corso del Quantità in pezzi caffe' e surrogati snack dolci cioccolato bevande analcoliche te' biscotti e cereali spezie cereali e legumi zucchero infusi cacao in polvere snack salati e frutta secca confetture e creme spalmabili prodotti pasquali pane e derivati caramelle prodotti natalizi bevande alcoliche integratori Cacao solubile altre ricorrenze funghi secchi Fonte: Dati costruiti attraverso le fatture fornite dalla bottega Il Chicco di senape Come si può notare i prodotti più acquistati si riferiscono a quei prodotti che potremmo definire non primari, e con questa definizione si intendono quegli alimenti che vengono consumati principalmente non nei pasti principali della nostra cultura alimentare (come la colazione, il pranzo o la cena) ma in momenti secondari, oppure che vengono consumati nei pasti principali, ma nei quali svolgono una funzione del tutto secondaria. Si vede infatti che le prime quattro posizioni sono occupate dai caffè, dagli snack dolci, dal cioccolato e dalle bevande analcoliche. A differenza del caffè, che però nasconde in esso dei fattori distorcenti di cui si tenere conto nell analisi e di cui si parlerà fra poco, tutti gli altri prodotti vengono consumati in pasti secondari, quindi nella merenda, tempo libero, oppure durante i pasti principali a chiusura ad esempio del pranzo, ma ricoprono come si può intuire un ruolo decisamente secondario nella dieta delle persone. I prodotti per la prima colazione come il tè, i biscotti o i cereali, lo zucchero, gli infusi, il cacao in polvere o le creme spalmabili, oppure i prodotti primari come la pasta o il pane mostrano quantità di acquisto decisamente più ridotte rispetto ai prodotti sopra descritti. Questo induce a pensare che nel sistema di vendite del negozio pisano, ma probabilmente anche in molti altri negozi dedicati al commercio equo e solidale, i prodotti che vanno per la maggiore, siano prodotti che ricoprono un ruolo secondario nella dieta della maggior parte delle persone. Provando a dare una spiegazione a questo fenomeno si potrebbe pensare a diverse possibili ipotesi. Innanzitutto si può pensare che coloro che acquistano abitualmente nel negozio preferiscano prodotti che si consumano meno di frequente a causa del maggiore prezzo che essi ricoprono, prediligendo altri punti vendita o la grande distribuzione per l acquisto dei prodotti di maggiore consumo. 14

15 Una seconda ipotesi è quella di considerare che nella maggior parte dei clienti ci sia ancora poca fiducia nei prodotti di questo tipo di commercio, per cui ci si rivolga a queste botteghe solo per i prodotti che si consumano meno abitualmente, concentrandosi verso punti vendita di maggiore fiducia per i prodotti consumati più di frequente. Una terza ipotesi è la possibile considerazione da parte dei clienti, e dei consumatori in generale, che il comprare prodotti in questo tipo di negozi sia come fare beneficenza, ovvero si acquisti presso queste botteghe perché così si è convinti di fare del bene a qualcuno che soffre, ma in questo caso si considererebbe questo gesto come un azione saltuaria da fare quando si ha a disposizione quel di più da dare a chi ne ha bisogno o è più sfortunato. Una quarta possibilità è data dal fatto della comodità. Talvolta queste botteghe, come nel caso di Pisa, sono difficilmente raggiungibili in auto o con mezzi comodi e ci si potrebbe rivolgere ad essa solo quando ci si trova nei paraggi o in determinate condizioni, momenti in cui non si è intenzionati ad acquistare prodotti alimentari. Oppure ci si rivolge meno di rado a questo tipo di botteghe perché si preferisce fare la spesa alimentare concentrandola tutta in un unico luogo, che spesso diviene il punto vendita della grande distribuzione.. FIG 3.2 Primi 30 prodotti acquistati dalla bottega di Pisa per quantità in pezzi, nel corso del Miscela espresso bar - caffè in cialda monodose - 7 g "Guaranito" in lattina 330 ml Mascao - cioccolato fondente extra 70% - bio g Miscela classica - caffe' macinato - per moka g Pequena bio barretta al sesamo 20 gr Tererito - bevanda gassata all'erva mate - in lattina ml BriBon - cioccolato al latte con caffe' e guarana' - 30 g Mascao - cioccolato fondente extra con fave cacao - bio g BriBon - cioccolato fondente con nocciole - bio - 30 g BriBon - cioccolato al latte con anacardi - bio - 30 g Bribon - cioccolato bianco con quinoa soffiata - bio - 30 g Miscela pregiata - caffe' macinato - 100% arabica g Mascao - cioccolato fondente extra all'arancia - bio g Bribon - cioccolato al latte con quinoa soffiata - bio - 30 g BriBon - cioccolato fondente al limone e zenzero - bio - 30 g Miscela intensa - caffe' macinato g "Guiro" snack - 2 biscotti al miele farciti al cacao 30g "Tupi" cioccolatini caffè e guaranà, in stick da 4 pezzi - 37g Miscela bio deka - caffè in cialda monodose - 7 g Mascao - cioccolato al latte con nocciole - bio g "Mascobado" zucchero di canna integrale dalle Filippine - 500g Sidama union - caffe macinato bio - 100% arabica - etiopia - 250g Mascao - cioccolato fondente extra con quinoa e riso - bio g Mascao - cioccolato fondente extra con menta - bio g Companera - cioccolato al latte - bio -100 g Companera - cioccolato bianco - bio g "Ciki" di quinoa ricoperti di cioccolato - 100g "Ciki" di arachidi ricoperti di cioccolato - 100g Biscotti gocce di cioccolato con zucchero di canna 300 gr Mascao - cioccolato al latte - bio g Fonte: Dati costruiti attraverso le fatture fornite dalla bottega Il Chicco di senape Quantità in pezzi 15

16 Tutte queste condizioni potrebbero spiegare il perché ci si rivolga alla bottega dell equo e solidale solo per prodotti di secondaria importanza, benché essa fornisca prodotti anche primari, specialmente per la prima colazione. Viene mostrato ora lo stesso grafico, ma riferito non alle sottofamiglie, ma ai prodotti veri e propri, mostrando per comodità solo i primi 30 prodotti acquistati dalla bottega sempre ordinati per quantità All interno della classifica qui esposta, il prodotto che ricorre più frequentemente è il cioccolato acquistato nelle diverse varianti, mentre il caffè, il prodotto che nella fig. 3.1 emergeva come il prodotto leader, si concentra in pochi prodotti, e principalmente nelle cialde monodose, che vengono acquistate dal fornitore in confezioni da 150 o 300 pezzi. Dato che si stanno analizzando i prodotti acquistati dalla bottega e non venduti da essa, è necessario tenere in considerazione questo fattore come fattore distorcente 5. Lo stesso vale per gli snack dolci in cui ci sono prodotti che vengono acquistati in confezioni da 45 pezzi 6. Tenendo conto di queste problematiche si prova ad osservare la fig. 3.2 appena introdotta. Tra i prodotti più acquistati, due sono quelli che emergono maggiormente, il caffè e il cioccolato. Il caffè rappresenta il prodotto che è più frequente tra gli acquisti della bottega, e nonostante il fattore distorcente detto poc anzi, se è acquistato in così grande quantità si può ragionevolmente pensare che sia anche richiesto dal pubblico che frequenta la bottega. In aggiunta si può osservare che, sebbene più della metà dei prodotti del caffè sia venduto sottoforma di cialde monodose, una particolare importanza la ricoprono anche gli altri prodotti del caffè, che invece possono essere acquistati in quantità più ridotte e quindi più simili agli altri prodotti. Il secondo prodotto è il cioccolato. Sebbene esso non sia al primo posto tra i prodotti con la maggiore quantità di acquisto, è sicuramente il prodotto che viene più acquistato in tutta la sua varietà. Infatti nella fig. 3.2 ben 18 dei 30 prodotti più acquistati fanno parte della sottofamiglia del cioccolato. In definitiva quindi tra gli acquisti, i prodotti che vanno per la maggiore sono il caffè e il cioccolato. Facendo riferimento solo ai dati sugli acquisti della bottega è però difficile definire con precisione quali di questi sia il più venduto, ma vista la situazione finora mostrata si può ragionevolmente pensare che entrambi siano i prodotti maggiormente venduti dalla bottega. Entrambi possono essere definiti come prodotti secondari, ovvero come prodotti che non occupano un ruolo primario nella dieta alimentare della maggior parte delle persone, anche se il caffè è un prodotto che viene consumato in diverse occasioni, specialmente durante la colazione La situazione pisana: le differenze temporali Dopo aver definito quali sono i prodotti più venduti, occorre ora capire come il sistema degli acquisti e delle vendite si trasforma nel corso dell anno, e anche in questo caso un grafico permette di capire meglio la situazione complessiva riferita all anno Prima di analizzare il grafico però è bene ricordare che si sta lavorando sugli acquisti della bottega e non sulle vendite, e come già detto all inizio del capitolo, i due insiemi di prodotti possono coincidere nel lungo periodo, prendendo come riferimento ad esempio un anno o 6 mesi, ma presentare notevoli differenze nel breve periodo, ad esempio prendendo come riferimento il mese. 5 Nelle statistiche relative alle famiglie e alle sottofamiglie i dati mostrano grandi quantità di prodotti acquistati per le categorie del caffè e degli snack dolci. Questa situazione è però considerata un fattore distorcente in quanto alcuni prodotti di queste categorie possono essere acquistati dal fornitore solo in confezioni in cui sono contenuti molti pezzi, come le cialde modo dose per i caffè, e le barrette snack per gli snack dolci. Questo pone qualche problema nella comparazione con gli altri prodotti che possono essere acquistati dal fornitore in minori quantità. 6 E il caso delle barrette Pequena che nella fig. 3.2 occupano la quinta posizione. 16

17 Nonostante questo viene comunque offerta la situazione degli acquisti distribuita nei vari mesi del 2010, e senza voler eccessivamente forzare l interpretazione dei dati, è possibile giungere a qualche conclusione sulle vendite della bottega. A tal proposito si osservi la fig. 3.3, la quale mostra le prime tre famiglie di prodotti ordinate secondo il numero di pezzi acquistati dal fornitore, distribuite lungo i 12 mesi dell anno preso in esame. FIG 3.3 Prime 3 famiglie di prodotti in ordine di quantità di acquisto annuale, osservate nei 12 mesi del Totale prodotti dolciumi e snack caffe', the' e infusi linea cucina solidale Quantità in pezzi gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre Fonte: Dati costruiti attraverso le fatture fornite dalla bottega Il Chicco di senape Emerge chiaramente che la consistenza degli acquisti differisce notevolmente nel corso dell anno, chiaro segnale che sono individuabili dei momenti in cui la vendita dei prodotti ha una diversa intensità. I momenti con maggiore intensità sembrano quelli concomitanti alle due festività maggiori: la Pasqua 7 e il Natale. In questi due periodi e nei mesi subito precedenti gli acquisti della bottega si intensificano. Questa intensificazione degli acquisti può essere fatta sia in previsione di maggiori vendite, sia a fronte di riduzioni di prodotti in giacenza che non erano state previste. A prescindere dalle cause che portano ad un incremento degli acquisti fatti dal fornitore, è indubbio che se la bottega è indotta ad acquistare maggiori quantità di prodotti è perché si aspetta di venderli a breve. Allo stesso modo l estate segna una decisa riduzione degli acquisti da parte della bottega, fino ad un quasi totale azzeramento tra i mesi di giugno, luglio e agosto. Queste sembrano essere la maggiori oscillazioni degli acquisti, che permettono, vista la notevole variazione tra un periodo e l altro, di giungere a delle conclusioni sulle vendite partendo appunto dagli acquisti fatti dalla bottega. Di seguito si prova a dare qualche spiegazione possibile a queste oscillazioni di vendita. In primo luogo queste oscillazioni sono compatibili con quanto detto nel paragrafo precedente, ovvero sui prodotti che sono venduti maggiormente. Il Caffè e la cioccolata sono infatti entrambi prodotti che vengono consumati per lo più nei periodi freddi e invernali, e decisamente meno nei periodi caldi, e questo spiega in parte le oscillazioni estive delle vendite e gli incrementi nei periodi più freddi. 7 La Pasqua nel 2010 è stata festeggiata il 4-5 aprile, quindi a cavallo dei mesi di Marzo e Aprile. 17

18 In secondo luogo gli incrementi delle vendite nelle festività potrebbero anche essere ricondotti alla normale routine di vendita che si registra in questi due periodi anche negli altri esercizi commerciali, nei quali ci si rivolge alle botteghe per acquistare prodotti da regalo, non solo di tipo alimentare. E importante notare però che le variazioni di acquisto non coinvolgono tutti i prodotti allo stesso modo, ma vediamo che alcuni di essi fanno registrare maggiori incrementi e decrementi, mentre altri risultano più stabili. Nello specifico osservando le variazioni percentuali degli acquisti dei prodotti nei mesi in cui si registra il punto di massima espressione di incremento o di decremento, quindi il mese di marzo per il periodo pasquale, il periodo di luglio per il periodo estivo 8, ed il mese di dicembre per il periodo natalizio, si vede come la famiglia di prodotti dei dolciumi e degli snack cresca di più del 150% da gennaio fino a marzo e poi si azzeri nel periodo estivo per poi ottenere un incremento del 330% da settembre a dicembre. Situazione decisamente diversa per i prodotti della famiglie dei caffè, tè ed infusi. In questo caso si osserva una maggiore stabilità, e sebbene l incremento raggiunga il. 418% tra gennaio e marzo, gli acquisti non si interrompono del tutto nei mesi estivi, ma la situazione più caratteristica è che da settembre a dicembre l incremento è solo del 14%. Questa maggiore stabilità è insita nei prodotti di questa famiglie che vengono consumati in maniera più abituale, principalmente nella prima colazione, e quindi si può ipotizzare una vendita più stabile nel corso dell anno e meno condizionata dalle oscillazioni dei periodi. Sulla stessa linea ci sono i prodotti della linea cucina solidale nella quale sono raggruppati prodotti che si consumano principalmente durante i pasti principali. Sebbene questi prodotti facciano registrare quantità di acquisto decisamente più inferiori rispetto a quelle degli altri prodotti, la loro variabilità è nello stesso tempo inferiore rispetto a quella delle altre famiglie. La crescita da gennaio a marzo è solo del 47%, mentre il calo verso luglio è del 40%, mentre tra settembre l incremento sembra riportare alla situazione degli altri prodotti in quanto fa registrare un aumento del 426%. Queste informazioni sulle variazioni mostrano come i prodotti che vengono consumati meno abitualmente, che come si è visto sono i più venduti dalla bottega, sono quelli che risentono delle maggiori variazioni di acquisto, e quindi di vendita, mentre i prodotti consumati in maniera più abitudinaria sono anche quelli con un andamento più stabile e che risente meno delle oscillazioni date dai vari periodi La comparazione con la realtà cremonese In questo paragrafo si cerca contestualizzare la realtà pisana mettendola a confronto con un altra che come si è visto è piuttosto simile a livello demografico e di territorio, ovvero la provincia di Cremona. Della provincia di Cremona, così come per quella di Pisa si è analizzata solo la realtà cittadina del capoluogo analizzando l unica bottega di commercio equo e solidale presente nella città, ovvero quella gestita dalla cooperativa Nonsolonoi. Le due botteghe sono caratterizzate da tratti comuni, ma anche da elementi che le contraddistinguono. Di seguito sono elencate le caratteristiche comuni attraverso le quali è stata possibile la comparazione. Innanzitutto sono entrambe le uniche botteghe inserite in un contesto cittadino dal tessuto demografico simile. Entrambe sono situate in una posizione piuttosto periferica rispetto al centro economico e commerciale della città. Entrambe sono gestite per lo più da volontari ed infine entrambe acquistano per lo più prodotti provenienti dal fornitore Ctm altromercato. I tratti distintivi delle due botteghe sono riferiti alla gestione della bottega. La bottega di Cremona può contare su persone che si dedicano per lavoro alla gestione della bottega, a tempo più o me- 8 Il mese di agosto non fa registrare acquisti anche a causa della chiusura per ferie del fornitore e delle bottega. 18

19 no pieno, mentre la bottega pisana è priva di queste figure, ed gestita esclusivamente da volontari. Nello stesso tempo la bottega cremonese può affidarsi ad un sistema informatizzato per la gestione delle vendite e del magazzino, su cui invece non può contare la bottega di Pisa. Osservando le due botteghe emerge infine che quella cremonese appare più fornita e in grado di avere sempre a disposizione un maggior numero di prodotti in stock, nonché una più vasta scelta non solo di prodotti a- limentari ma anche di artigianato rispetto a quella di Pisa. Queste differenze si rispecchiano nella diversa consistenza degli acquisti tra le due botteghe che viene mostrata nella fig Infatti emerge chiaramente come gli ordini di acquisto della bottega di Cremona siano notevolmente più consistenti di quelli di Pisa, il che dipende inevitabilmente dal numero più esiguo di vendite di quest ultima rispetto alla prima. E non potrebbe essere altrimenti, visto che la bottega di Cremona può permettersi dei servizi come dei dipendenti fissi o dei sistemi informatici che la bottega di Pisa per ora non può permettersi. FIG 3.4 Sottofamiglie di prodotti alimentari acquistati dalle botteghe di Cremona e di Pisa in quantità di pezzi nell anno Pisa Cremona Quantità in pezzi - tutte le sottofam m iglie tranne i caffè e surrogati caffe' e surrogati te' infusi cacao in polvere zucchero confetture e creme spalmabili Cacao solubile biscotti e cereali cioccolato snack dolci caramelle snack salati e frutta secca cereali e legumi funghi secchi pane e derivati spezie prodotti natalizi prodotti pasquali altre ricorrenze bevande analcoliche bevande alcoliche integratori Fonte: Dati costruiti attraverso le fatture fornite dalla bottega Il Chicco di senape, e dalle informazioni fornite dal sistema informatico AM Shop della cooperativa Nonsolonoi. Entrando nel merito della comparazione tra le due realtà cittadine, così come viene mostrata dalla fig. 3.4, si nota piuttosto chiaramente come la bottega cremonese abbia un commercio di prodotti più ampio rispetto alla bottega pisana, infatti la prima detiene il primato su tutti i prodotti acquistati anche dalla bottega di Pisa ad eccezione delle spezie e delle bevande alcoliche. Pare che il divario degli acquisti sia maggiore proprio su quei prodotti che sembrano essere i più venduti dalla bottega pisana, ovvero il caffè, il cioccolato e gli snack dolci. Differenze minori invece si riscontrano tra i prodotti come il tè, gli infusi, il cacao in polvere, i biscotti e cereali, ovvero quei prodotti consumati con maggiore frequenza, perché tipici della colazione Quantità in pezzi - solo caffè e surrogati 19

20 Interessante notare il primato del caffè 9, il quale si differenzia proporzionalmente dagli altri prodotti molto più nella bottega di Cremona che in quella di Pisa, nella quale come si è visto è quasi al pari degli snack dolci 10. Dal grafico appare inoltre come ci sia una certa coincidenza tra i prodotti più venduti della bottega di Pisa con quelli di Cremona, così come per quelli meno venduti. Per approfondire meglio questo ultimo passaggio si osservi la fig. 3.5, nella quale si riportano i primi 30 prodotti più acquistati dalla bottega di Cremona, con l esclusione del caffè in cialda monodose per il quale vengono acquistati annualmente più di 20 mila pezzi di prodotto. FIG 3.5 Primi 30 prodotti acquistati dalla bottega di Cremona per quantità in pezzi nell anno 2010, con l esclusione del prodotto Miscela espresso bar - caffè in cialda monodose Miscela bio deka - caffè in cialda monodose - 7 g Pequena bio barretta al sesamo 20 gr Bottiglietta 275ml Guaranito bibita al guaranà "Guaranito" in lattina 330 ml "Guiro" snack - 2 biscotti al miele farciti al cacao 30g Mascao - cioccolato fondente extra 70% - bio g Bribon - cioccolato al latte con quinoa soffiata - bio - 30 g Orzo in cialda monodose Tuka - biscotto e cioccolato al latte bio - 26g - 2pz Miscela pregiata - caffe' macinato - 100% arabica g BriBon - cioccolato al latte con anacardi - bio - 30 g Barrita nut - barretta alle noci - bio - 25 g Cecocafen - caffe' macinato - bio - 100% arabica - nicaragua g Mascao - cioccolato fondente extra con fave cacao - bio g Le Locas - snack salato al mais - gusto mediterraneo - 50 g Datteri al naturale dalla Palestina, varieta' medjoul - 200g Tererito - bevanda gassata all'erva mate ml "Guiro" snack multipack 8 pz - biscotti al miele farciti con crema cacao - 240g Quinoa Real dalla Bolivia (cereale andino senza glutine) - 500g Sidama union - caffe macinato bio - 100% arabica - etiopia - 250g BriBon - cioccolato fondente al limone e zenzero - bio - 30 g BriBon - cioccolato al latte con caffe' e guarana' - 30 g Miscela espresso casa - caffe' macinato g Mascao - cioccolato fondente extra all'arancia - bio g Cajita - crema spalmabile al cacao con anacardi e nocciole - FrioTe' - rooibos al gusto arancia - senza caffeina ml "Mascobado" zucchero di canna integrale dalle Filippine - 500g "Mascobado" zucchero di canna integrale dalle Filippine - 1 kg "Picaflor"zucchero di canna grezzo bio 500 gr paraguay Panettone - con gocce di cioccolato e glassatura di anacardi Quantità in pezzi Fonte: Dati costruiti sulle informazioni ottenute attraverso il sistema informatico Am Shop della cooperativa Nonsolonoi Facendo riferimento contemporaneamente alla fig. 3.2 per permettere la comparazione, emerge come i prodotti più acquistati, e quindi più venduti, nella bottega di Cremona godano di una maggiore varietà rispetto a quelli della bottega di Pisa. Si nota infatti che in questo caso i prodotti della 9 Il caffè nella fig. 3.4 non può essere paragonata in maniera visiva in quanto esso è rappresentato sull asse secondario. 10 Si veda la fig

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