Affidamento condiviso e mediazione familiare: un dibattito aperto Torino, 19 marzo La mediazione familiare nel modello relazionale simbolico

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1 Affidamento condiviso e mediazione familiare: un dibattito aperto Torino, 19 marzo 2004 La mediazione familiare nel modello relazionale simbolico di Costanza Marzotto Psicologa, mediatrice familiare, responsabile per la formazione al Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia 1, Coordinatrice Master Universitario in Mediazione familiare e comunitaria, Docente di Teorie e tecniche della mediazione familiare, Laurea Specialistica, Facoltà di Psicologia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano. Premessa Il mio intervento prende le mosse da una riflessione sulla mia pratica di mediatrice familiare, dall esperienza di trasmissione - formazione a partire dal 1994 e da alcune ricerche condotte dalla nostra équipe interdisciplinare sull utilizzo della mediazione presso la IX sezione del Tribunale di Milano 2, sull efficacia del paradigma relazionale simbolico sulla metodologia e sugli strumenti di aiuto alle famiglie nella difficile transizione della separazione e divorzio o in occasione di altri conflitti familiari. Inoltre vorrei condividere con i partecipanti a questo importante convegno, alcuni dati emersi dalle indagini realizzate da colleghi stranieri in paesi dove la mediazione familiare è già inserita nella legislazione. L assunto principale che noi sosteniamo è che la separazione mette a dura prova e a grave rischio la continuità intergenerazionale, non solo perché la frattura coniugale rende problematico l accesso alle stirpi, ma anche perché gli oggetti del conflitto coniugale sono spesso gli oggetti/ambiti di trasmissione tra le generazioni 3. Riteniamo pertanto che è comune responsabilità mettere in atto tutte quelle risorse che possono ridurre i comportamenti a rischio dei minori coinvolti nelle fratture intra-familiari e che contribuiscano alla riduzione del disagio connesso alle rottura dei legami familiari. La mediazione familiare - intesa come percorso extragiudiziale breve, in cui con un terzo equidistante dalle parti e appositamente formato gli attori di un conflitto familiare costruiscono accordi soddisfacenti per tutte le parti coinvolte - favorisce non solo il raggiungimento di una soluzione alla disputa, ma anche il rilancio del patto coniugale oltre la sua fine ; è uno strumento prezioso per aiutare le persone a salvaguardare la trasmissione intergenerazionale. Come scrive V. Cigoli la mediazione ha un carattere protettivo e di rilancio propositivo del legame tra le generazioni 4. Non è infatti l errore, né la rabbia occasionale o il disimpegno temporaneo del genitore a costituire pericolo per i figli, quanto piuttosto il rinunciare alla fiducia nell altro al di là dei suoi limiti e il non riconoscergli/le anche un minimo valore, per il permanere del conflitto di coppia anche dopo l avvento della separazione. 1. La difficile transizione della separazione e del divorzio Obiettivo principale della transizione familiare della separazione è quello di realizzare la cooperazione tra ex-coniugi per un triplice scopo : quello più enfatizzato di permettere l esercizio della funzione genitoriale e di garantire ai figli l accesso alla storia delle due famiglie d origine ; 1 Il Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia è membro fondatore della Società Italiana Mediatori Familiari nel 1994, e del Forum Europeo dei Centri di Formazione alla Mediazione Familiare di cui attualmente sono membro del Comitato per gli Standards della formazione 2 V. Cigoli - G. Tamanza (2001), Dalla frattura del patto coniugale alla pluralità dei percorsi familiari, in P. Donati (a cura di), Settimo rapporto Cisf sulla famiglia in Italia, Edizioni Paoline, Cinisello B. (MI) 3 Cfr. E. Scabini e G. Rossi, Rigenerare i legami: la mediazione nelle relazioni familiari e comunitarie, Studi interdisciplinari sulla famiglia, XX, Cfr. V. Cigoli, Psicologia della separazione e del divorzio, Edizioni il Mulino, Bologna,

2 quello più profondo di aiutare la coppia a passare al di là del trauma del divorzio ovvero a legittimarsi reciprocamente. Paradossalmente nel momento in cui smettono di essere coppia, deve essere formulato un altro patto reciproco; quello meno ricordato, ma altrettanto importante di salvaguardia dei legami nei confronti delle famiglie d origine, che mantengono un compito importante rispetto alle nuove generazioni e che devono poter continuare a realizzare uno scambio e un sostegno reciproco. I genitori separati corrono il rischio di un appiattimento in una relazione solo filiale. Per permettere una transizione riuscita i genitori separati che vorrebbero rompere con il passato e se fosse possibile cancellarlo, devono invece essere aiutati a realizzare un processo di trasformazione del legame per salvarne il valore, anche se c è stato divorzio legale. La cura del legame familiare è da preservare anche se c è stata violazione del patto coniugale. E questo uno degli obiettivi principali del lavoro dei mediatori familiari, in quanto rappresentanti del corpo sociale che si prende cura del gruppo familiare, anche se siamo consapevoli che quest impresa non è percorribile per tutti! 2. Il modello relazionale simbolico di mediazione familiare Nel modello relazionale simbolico tra le 4 fasi della mediazione familiare (premediazione, negoziazione, redazione del progetto di intesa e valutazione), l attenzione è particolarmente posta alla fase iniziale di analisi della domanda e di definizione delle regole del percorso, in cui congiuntamente si valuta se le persone presenti possano trarre beneficio dal processo di mediazione, ovvero se sono nelle condizioni di ricongiungersi (non riconciliarsi!) con l altro con cui si è strappato un legame, trovando un obiettivo sovra-ordinato (il destino dei figli) e di poter condurre una negoziazione in prima persona, spostandosi dalla contrapposizione delle posizioni all individuazione dei bisogni 5. Nel processo di trasmissione agli allievi, siamo soliti chiamare questa fase sviluppo del contesto preliminare in cui ben si chiarisce la differenza e l intreccio tra l operato del mediatore e quello di altri professionisti coinvolti nel processo di separazione e divorzio come gli avvocati, i notai, gli operatori psicosociali. A questo proposito è importante sottolineare che il clinico mediatore si consideri come un messaggero sociale, come colui che ridimensiona le fantasie di autodeterminazione della coppia, come se essa fosse slegata dall appartenenza comunitaria e sociale. Il nostro modello con cui analizziamo le relazioni familiari è denominato relazionale simbolico: relazionale in quanto si occupa dei vincoli di coppia, tra le generazioni, tra le stirpi, in quanto la famiglia è sempre il luogo d incontro tra gruppi d origine diversa; simbolico in quanto considera il fondamento delle relazioni familiari al di là dei cambiamenti storici e delle diverse stirpi familiari. Si fa cioè riferimento al valore della fede e della speranza nel legame e della giustizia presente nei legami. La Mediazione Familiare all interno di questo paradigma è un processo di accompagnamento della transizione reale e simbolica della famiglia e spazio di facilitazione e sostegno al processo di rinegoziazione/rigenerazione delle relazioni familiari Il matrimonio o la coabitazione portano in sé una dimensione pubblica socialmente importante e l assenza o la brevità di un momento forte, di un rito di passaggio, non aiutano la coppia a mantenere la fiducia nel legame. In occasione del divorzio i genitori rischiano di interrompere non solo la comunicazione ( livello interattivo), di strappare la relazione ( livello relazionale), ma di non curare il legame sociale (livello simbolico). Alle nuove generazioni sarà possibile aver cura (essere dei care-givers) di altre relazioni importanti, se queste persone avranno fatto esperienza della giustizia e della speranza al di là del conflitto. E come ben sappiamo è nella famiglia che è possibile fare quest esperienza di base, incisiva per la società tutta. In occasione della separazione il rischio è quello di abbandonare la speranza nei legami e di costruirne di sempre più fragili per il timore di soffrire troppo quando si romperanno. 5 Cfr. L. Bérubé, Il processo di mediazione familiare, in C. Marzotto e A. Errore (a cura di), Mediazione familiare e cura dei legami tra le generazioni, in press. 2

3 Nel nostro modello la mediazione prende il posto di un rito di transizione, di momento forte di riconoscimento del conflitto coniugale, inteso come occasione di possibile individuazione, ma a volte solo agito e non sfruttato come evento evolutivo 6. Si tratta di un rito di passaggio (transizionale) in cui, alla presenza di un terzo preparato, sia possibile il riconoscimento dell altro, l identificazione delle proprie responsabilità e l elaborazione delle proprie emozioni ed accedere così alla dimensione simbolica dei legami; arrivare così a scoprire il senso di quanto accade per sé, per i figli e per i nonni. Infatti la mediazione familiare si offre come luogo di negoziazione all issues, cioè in cui vi è un apertura globale a trattare tutti gli oggetti del conflitto Alcuni dati dalle ricerche Qui di seguito presentiamo alcuni risultati di uno studio valutativo intra-modello avviato dal nostro gruppo nel 1999, per verificare empiricamente l efficacia del nostro approccio e per valutare in particolare qual è il tempo ottimale, lo spazio più idoneo, gli invianti più assidui ed efficaci e gli oggetti più ricorrenti della mediazione Il tempo Per la maggior parte dei casi seguiti gli incontri di mediazione si collocano nella fase precedente alla presentazione del ricorso per separazione in tribunale (50,5%). Abbiamo infatti registrato che più della metà sono persone che stanno ancora riflettendo sulla crisi del patto di coppia e anche nel caso in cui hanno già diviso le abitazioni, si trovano ancora in una fase precoce del conflitto, non sono ancora state enunciate rigidamente le posizioni davanti ad un tribunale, e questo ci fa pensare che siano capaci di negoziare, soprattutto se incontrano un contesto che lo permette, che non inciti al litigio. La durata del percorso di mediazione si aggira intorno ai 6-10 incontri, di cui 2.8 (ovvero non più di tre) vengono dedicati alla pre-mediazione, ovvero alla valutazione della decisione e all idoneità dell iter mediativo rispetto ad altri percorsi possibili con altri professionisti. Nel nostro modello la dimensione temporale e storica della vicenda familiare e della riorganizzazione delle relazioni al di là della fine, indispensabile perché avvenga realmente una transizione, è particolarmente esplicitata dallo stramento grafico simbolico per la conoscenza del familiare, denominato Genogramma o rappresentazione grafica delle relazioni storiche del famiglia, utilizzato nell 83.5% Lo spazio Qual è la sede dove viene offerta la risorsa della mediazione oggi in Italia e qual è l influenza del luogo sull esito finale del percorso?. La ricerca ci ha sorpresi: rispetto ad una prima fase di questo lavoro di indagine già presentato nel 2001, oggi abbiamo riscontrato, che è molto aumentata la quota di mediazioni condotte in un servizio pubblico (62.3%) e che in esso si offrono anche altri servizi per la famiglia (31.3%) oltre alla mediazione familiare. Inoltre l esito delle mediazioni offerte nei servizi polivalenti è migliore rispetto alle situazioni seguite in un centro specialistico, dove si pratica esclusivamente la mediazione familiare. Infatti se nel avevamo sostenuto l ipotesi che era meglio non enfatizzare 6 Cfr. C. Marzotto e G. Tamanza, La mediazione e la cura dei legami familiari, in Studi Interdisciplinari sulla Famiglia, XX, Cfr L. Parkinson, La mediazione familiare. Modelli e strategie operative, Erickson, Trento 2003 (edizione italiana a cura di C. Marzotto) 8 C. Marzotto, G. Tamanza e L. Gennari, La valutazione della Mediazione Familiare. Un analisi empirica del processo, Atti del Convegno SIMeF, Firenze, ottobre 2002, (in press). 9 Cfr. C. Marzotto e M. Mombelli, La scissione dell identita di coppia, in Studi interdisciplinari sulla famiglia, X, 1991, pp

4 l aspetto problematico della separazione e proponevamo di offrire la risorsa della mediazione all interno di luoghi di consulenza per la famiglia, successivamente avevamo riflettuto su questo modello organizzativo e avevamo riscontrato che la mediazione fatta in una sede specialistica, offriva maggior possibilità di ritualizzare la separazione alle coppie deluse dalla brevità dell udienza presidenziale e piaceva di più ai conviventi carenti di riti pubblici di démariage. L ultimo censimento condotto in tutta Italia 10 ci segnala invece che la mediazione si accompagna ad altre attività per la famiglia, nel 76,2% dei centri alla consulenza psicologica e nel 73% dei centri alla consulenza legale. Per quanto riguarda la collocazione istituzionale della risorsa della mediazione, abbiamo riscontrato che nel 28,6% dei casi è un servizio offerto dall Azienda Socio Sanitaria Locale (ASL, USL). C è poi una sostanziale parità di offerta da parte del Servizio Comunale e del Consultorio Familiare Accreditato: in tutti e due i casi, infatti, la percentuale di risposta è pari al 17,2%. Per quanto riguarda il Consultorio Familiare Non Accreditato, la mediazione familiare è offerta solo nel 6,3% dei casi. Interessante è la presenza di un 14,1% di Studi Professionali che praticano la mediazione familiare. Si noti inoltre che nell ente pubblico o nei consultori familiari accreditati e non i clienti non pagano e gli operatori non hanno un compenso differenziato tra il lavoro di base e l esercizio di questa pratica specialistica. A Torino e in Provincia mi risulta che siano attivi numerosi mediatori familiari con alcuni dei quali abbiamo percorso insieme alcune tappe della formazione Gli oggetti negoziati Per quanto riguarda l oggetto della negoziazione emerge al primo posto la negoziazione intorno alle questioni del quotidiano relative all allevamento dei figli (non tanto il così detto affidamento, in quanto la prole sta tutta con la madre come sappiamo dai dati ISTAT 2002, in attesa di una riforma della legge sul divorzio che affermi con forza che i figli hanno diritto alla bi-genitorialità, alla genitorialità condivisa come enuncia il titolo di questo convegno, anche se questo può essere un obiettivo e non può essere imposto per legge!). E però significativo che alcune coppie hanno scelto di parlare in mediazione oltre che delle implicazioni emotive relative alla separazione (22.3%), anche dell assegno di mantenimento (59.2%) o di questioni dall elevato valore simbolico connesse con il patrimonio, quali l assegnazione della casa di famiglia, la redistribuzione dei doni di nozze, la divisone dell arredo, ecc. (33.0%) L accesso alla mediazione I dati del censimento nazionale del ci forniscono due elementi interessanti : prima di tutto il fatto che la maggioranza degli invii è effettuata dalla categoria che abbiamo identificato con altri (58,9%) che si possono identificare con queste figure: amici, conoscenti, familiari, dirigenti di strutture, sacerdoti, ex utenti, e materiale informativo. Questo a conferma che l accesso informale è il più diffuso e il più efficace! Dall altra parte abbiamo anche notato che la risorsa della mediazione familiare è utilizzata all interno di una rete di servizi che si danno reciproca fiducia. Le figure tradizionali che operano da sempre nei centri per la famiglia, sono molto presenti e attivi per quanto riguarda l invio alla mediazione: infatti troviamo la categoria degli psicologi/neuropsichiatri/psicoterapeuti e assistenti sociali, sono i maggiori invianti alla mediazione. Anche gli avvocati segnalano volentieri ai genitori, l esistenza di questo nuovo professionista, il mediatore familiare, (65,1%) e i giudici pur tenendo presente la complessa tematica dell accesso spontaneo alla mediazione, risultano all origine del percorso nel 41,9 dei casi 12. Ricordiamo anche che nell anno 2002, si sono rivolte prevalentemente al centro per la mediazione familiare le mogli/madri (95,2% ) mentre i mariti/padri nel 69,4% dei casi (tenendo presente che alcune coppie si sono rivolte congiuntamente). 10 Cfr. C. Marzotto e A. Bertoni, Per una prima indagine sui Centri di Mediazione Familiare in Italia, in press. 11 Idem 12 Questo totale superiore a cento può essere letto nel senso che alcuni professionisti hanno segnalato tanto per la mediazione, ma inviato realmente meno casi; mentre altri operatori hanno, magari, segnalato meno, però in queste segnalazioni hanno inviato più casi 4

5 5. La regolamentazione in Italia Malgrado la Raccomandazione del 1998 del Consiglio d Europa, affinché gli stati membri promuovano la risorsa della mediazione familiare, attualmente non esiste una regolazione pubblica né del processo di mediazione, né della formazione dei professionisti che la esercitano! Dal 1994 esiste però un associazione tra professionisti, la SIMeF che ha varato in sintonia con analoghe organizzazioni europee, un Codice Deontologico, una sua definizione di cos è la Mediazione Familiare e l indicazione di quali sono i requisiti per una formazione adeguata ( ed altre associazioni si impegnano per la promozione della mediazione familiare non nel nostro paese come l AIMEF e l AIMS. L Università Cattolica offre un Master Universitario con 60 Crediti ormai alla sua quinta edizione. Il Forum europeo ha dettato alcuni standards minimi (30 giornate pari a 240 ore circa, distribuite su due anni, comprensive di formazione e stages pratici, per laureati in psicologia, servizio sociale, giurisprudenza e scienze dell educazione). In Europa si tende alla costituzione di associazioni professionali garanti la qualità della formazione e alle quali si accede dopo aver seguito un certo numero di casi (5 per la Gran Bretagna) e potendo vantare una certificazione da parte di mediatori esperti Volontarietà/obbligatorietà Già nella prefazione al mio volume, Comporre il conflitto genitoriale: la mediazione familiare. Metodo e strumenti, Unicopli, Milano, 1999, Alfredo Carlo Moro prefigurava un invio da parte del magistrato, in modo quasi coatto di alcune coppie genitoriali altamente conflittuali, ad intraprendere un percorso di mediazione, dimostrando grande fiducia nella risorsa; e la Francia dal 1993 ha introdotto nella sua normativa la così detta mediation juditiaire indispensabile per famiglie multiproblematiche che necessitano di un accompagnamento nella redazione degli accordi e nell applicazione degli stessi. Oggi in Italia stiamo sperimentando diverse modalità di collaborazione tra giudici, avvocati e mediatori, tra cui segnalo a titolo esemplificativo il caso di Palermo, dove un gruppo di mediatori formati all utilizzo del modello di mediazione relazionale-simbolica, hanno messo in atto un serrato dialogo con i magistrati che inviano numerosi casi al Servizio Comunale di mediazione. E infatti stato coniato il temine di camera di compensazione, per alludere a quel tempo e a quello spazio necessari per permettere alla coppia, catapultata nella mediazione, di recuperare la propria posizione eretta, di soggetto deliberante e di arrivare in prima persona ad una negoziazione efficace e tornare poi in Tribunale assistiti dai rispettivi avvocati con un accordo valido per tutti i soggetti coinvolti e praticabile nel tempo. In Canada, dove un incontro informativo obbligatorio e cinque sedute pagate dal Ministero della Giustizia sono offerti fin dal 1987 a tutti coloro che avendo figli, chiedono la separazione, risulta dalle ricerche che i padri che hanno direttamente partecipato alla decisione relativa all ammontare dell assegno di mantenimento per i figli, rimangono più fedeli nell erogazione del contributo economico per il sostentamento della prole 14. E chiaro per tutti che il mediatore opera su richiesta delle parti e dispone solo del potere che queste gli conferiscono; saranno i genitori che riferiranno direttamente il contenuto degli accordi presi ai rispettivi legali o al magistrato, stante il fatto che come ogni corretto rapporto di collaborazione in una rete di professionisti, anche il mediatore darà riscontro agli invianti dell arrivo al suo servizio dei genitori e della fine /interruzione del percorso mediativo. Qualora invece al magistrato serva una consulenza specialistica per meglio deliberare nel campo del diritto di famiglia, esistono già risorse apposite extragiudiziali normate dal nostro codice Cfr. L intervento di C. Marzotto, La mediazione familiare e il ruolo dell Avvocatura: Ordinamenti europei ed esperienze a confronto, a Roma al Convegno internazionale del 22/ 24 maggio 03, disponibile on line. 14 Cfr il sito: 15 Si veda a questo proposito la ricerca condotta in collaborazione con la IX Sezione del Tribunale ordinario di Milano dalla nostra équipe, nell anno

6 Vorrei infine accennare all esperienza del professor Robert Emery in Virginia, USA che ha condotto una interessante ricerca longitudinale mettendo a confronto famiglie che si erano separate utilizzando la mediazione familiare con un gruppo di controllo di famiglie che avevano seguito la procedura tradizionale; egli ha rilevato che il livello di soddisfazione degli adulti è maggiore tra i mediati e per quanto riguarda la relazione figli genitore non affidatario, questa è molto più intensa e rimane duratura nel tempo in misura molto maggiore anche rispetto alla media americana 16. Possiamo infine sostenere che uno stato sociale intelligente - in tempi di fragilità, frammentazione e isolamento delle famiglie, di quelle monogenitoriali in particolare - debba offrire in momenti puntuali e per periodi circoscritti, un aiuto professionalmente qualificato ai membri del gruppo familiare, per trasformare il fallimento del matrimonio o della convivenza in una transizione critica, ma generativa, in cui cioè sia ancora possibile assolvere al compito del famigliare, cioè quello di trasmettere alle nuove generazioni il valore del rispetto della diversità dell altro 17. Auspichiamo così un contesto sociale in cui - grazie anche ad una risorsa ancora sconosciuta quale la mediazione - le famiglie, con l aiuto di un traghettatore - possano accedere a nuovi lidi, a diverse configurazioni di vita mantenendo vivi i legami generativi. In accordo con i colleghi internazionali immaginiamo che durante il processo di separazione e divorzio, sia messo a disposizione delle famiglie un intervento integrato tra professionisti dell area legale e psico sociale, in cui grazie ad una formazione personale e una competenza tecnica di eccellenza, sia garantita la autodeterminazione delle persone e sia ridotto al minimo il rischio di delega ad altri delle proprie responsabilità, nei contenziosi familiari o comunitari cfr. R. E. Emery, Il divorzio. Rinegoziare le relazioni familiari, F. Angeli, Milano 1998; Emery, R.E. (1999), Marriage, divorce, and children's adjustment (2 nd Ed). Thousand Oaks, CAs: Sage; R.E. Emery, Mediazione familiare e procedure tradizionali nell affidamento dei figli. Una ricerca sulla co-genitorialità 12 anni dopo l avvio della separazione legale, in C. Marzotto e A. Errore (a cura di), Mediazione familiare e cura dei legami tra le generazioni, in press. 17 Cfr. E. Scabini e G. Rossi, Rigenerare i legami op. cit 18 Cfr. J.P. Bonafé Schmitt, La médiation, une justice douce, Syros Alternatives, Paris 1992 ; J.P. Bonafé Schmitt, La médiation familiale : vers une justice compréhensive, Atti del Convegno SIMeF, Firenze, ottobre 2002, 6

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