Le società finanziarie

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1 IV 1 La rilevanza del settore bancario nell economia La stretta interconnessione tra banche ed emittenti sovrani ha continuato a condizionare, anche nel corso del 212, l evoluzione della congiuntura nei paesi europei e il dibattito sulle misure di policy idonee ad attenuare il legame tra rischio sovrano e rischio bancario. Tale interconnessione è stata alimentata dalla significativa crescita delle dimensioni del sistema bancario registrata, a partire dai primi anni 2, nei principali paesi europei (Francia, Regno Unito e, in misura meno marcata, Germania, Spagna e Italia; Fig. 71). Fig. 71 Evoluzione del totale attivo bancario e incidenza sul Pil a fine 212 nei principali paesi europei (dati di fine periodo; consistenze in miliardi di euro) 35. evoluzione del totale attivo 6 totale attivo / Pil a fine Francia Italia Regno Unito Spagna 2 5. Germania Fonte: elaborazioni su dati BCE ed Eurostat. Italia Germania Spagna Francia Regno Unito In termini assoluti il Regno Unito presenta il più grande sistema bancario per totale attivo (9.552 miliardi di euro a fine dicembre 212), seguito da Francia e Germania (più di 8. miliardi); Italia e Spagna si caratterizzano, invece, per un sistema bancario dalle dimensioni più contenute (rispettivamente 4.22 e miliardi a dicembre 212). Nel periodo le dimensioni del sistema bancario, in termini di totale attivo, sono più che raddoppiate in Spagna e Italia (rispetti- 115 L evoluzione del quadro di riferimento

2 vamente, +177 e +125 per cento); seguono Francia (+99 per cento), Regno Unito (+62 per cento) e Germania (+31 per cento). Il Regno Unito e la Francia si connotano anche per il maggior peso del settore bancario sull economia, con attivi bancari che a fine 212 equivalgono, rispettivamente, a 5 e a 4 volte il Pil domestico; per l Italia il dato rappresenta il valore più basso tra i paesi considerati attestandosi a 2,7 volte il Pil. All aumentare del peso del sistema bancario nell economia cresce di pari passo l incentivo dello Stato a sostenere gli istituti creditizi in difficoltà. In ambito europeo, in particolare, a partire dal 27 sono stati realizzati numerosi interventi a favore del settore bancario, talvolta sotto forma di ricapitalizzazioni (poi sfociate in nazionalizzazioni) degli istituti di credito coinvolti, più spesso sotto forma di garanzie statali sulle passività bancarie; queste ultime, pur non comportando un reale esborso di denaro, hanno fatto sorgere consistenti passività potenziali a carico dei bilanci pubblici. Gli interventi di salvataggio delle banche attuati nei principali paesi europei si sono connotati per dimensioni e forme tecniche differenti (Fig. 72). Fig. 72 Interventi pubblici a favore delle banche nei principali paesi europei in percentuale del Pil 212 (settembre 27 - luglio 212; consistenze in miliardi di euro; valori percentuali rispetto al Pil 212) 7% 6% capitale garanzie e prestiti garanzie prestiti e linee di credito % 3% % 1% Regno Unito Spagna Germania Francia Italia Spagna Francia Italia Germania Regno Unito Fonte: elaborazioni su dati MBRES. I dati sono al lordo di eventuali rimborsi o cessazioni delle garanzie. Il dato per l Italia include 3,9 miliardi di strumenti finanziari governativi di cui al decreto legge 6 luglio 212, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge del 7 agosto 212, n.135. Il dato per la Spagna include i 3 miliardi di euro già erogati dallo EFSF. In particolare il Regno Unito è intervenuto nel salvataggio di numerose banche e, in due casi, ha nazionalizzato l istituto coinvolto; gli interventi di ricapitalizzazione hanno supertao i 1 miliardi di euro, mentre le garanzie sulle passività Relazione per l anno

3 sono state superiori a 1. miliardi. Anche in Germania gli aiuti pubblici alle banche sono stati di ammontare considerevole, sia sotto forma di garanzie sulle passività bancarie sia sotto forma di sottoscrizione di azioni o titoli subordinati (oltre 37 miliardi di euro di garanzie e circa 47 di capitale). In Spagna il più consistente intervento di ricapitalizzazione ha coinvolto il fondo europeo di salvataggio (EFSF), che nel 212 ha erogato un prestito allo Stato di oltre 3 miliardi di euro; tale somma costituisce la prima tranche dei 1 miliardi di aiuti concessi dall Unione Europea al Paese per la ricapitalizzazione e la ristrutturazione del sistema bancario domestico. In Italia, invece, il sistema bancario non è stato assistito da significativi interventi di sostegno pubblico sino alla fine del 211. Lo Stato si è limitato, infatti, a sottoscrivere obbligazioni subordinate, per un ammontare complessivo di poco più di 4 miliardi di euro, emesse da quattro banche, a fronte dell impegno degli istituti emittenti a non ridurre il credito erogato all economia reale. Le maggiori difficoltà per le banche italiane sono state determinate, invece, dalla crisi del debito sovrano che, acuitasi dalla metà del 211, ha provocato un deterioramento degli attivi bancari a causa dei consistenti investimenti diretti degli istituti di credito in titoli pubblici domestici. L intervento dello Stato, in tal caso, ha preso la forma di garanzia pubblica sulle obbligazioni emesse dalle banche (per un ammontare di circa 12 miliardi) con l obiettivo di alleviarne le difficoltà di provvista attraverso la riduzione del costo della raccolta obbligazionaria e l accesso alle operazioni di rifinanziamento presso la BCE garantite dagli stessi titoli obbligazionari. I numerosi interventi pubblici di salvataggio degli istituti di credito hanno inoltre sollecitato il dibattito circa le misure di policy più adeguate al fine di prevenire crisi bancarie di portata sistemica e ridurre la necessità di salvataggi pubblici (Riquadro 7). 2 La redditività e la patrimonializzazione delle banche quotate Nel 212 le principali banche quotate europee, ad eccezione di quelle spagnole e inglesi, hanno registrato una ripresa della redditività rispetto al 211. L utile ante imposte (al lordo delle rettifiche sull avviamento) rispetto al totale dell attivo, sia ponderato per il rischio sia non ponderato, è aumentato per le principali banche italiane, francesi e tedesche (mentre si è contratto in Spagna e Regno Unito). Tale risultato deriva principalmente da una ripresa dei ricavi dell attività di negoziazione e dall allentamento delle tensioni sul fronte del debito sovrano nella seconda metà del 212 che ha beneficiato le banche in virtù delle elevate consistenze di titoli pubblici domestici detenuti in portafoglio. 117 L evoluzione del quadro di riferimento

4 Riquadro 7 La separazione delle attività delle banche Negli ultimi anni, sia negli Usa sia in Europa, sono state avanzate proposte di modifica strutturale dell attività bancaria che prevedono, pur con modalità differenti, una separazione dell attività di intermediazione creditizia tradizionale da quella di trading proprietario, attualmente svolte all interno di molti istituti di credito secondo il modello di banca universale. Tali misure hanno l obiettivo di impedire o contenere le ripercussioni che le perdite derivanti dall attività di trading possono avere sull attività di banca commerciale, compromettendone la solidità e mettendo a rischio i depositi della clientela. Una separazione tra le attività di banca commerciale e quelle di trading mitigherebbe, inoltre, il reciproco contagio tra mercato dei capitali e sistema bancario e indebolirebbe il legame tra rischio bancario e rischio sovrano, riducendo l incentivo al salvataggio pubblico degli istituti in crisi. Negli Stati Uniti la legge di riforma del sistema finanziario (cosiddetto Dodd- Frank Act), approvata nel 21, ha introdotto, tra le altre misure, il divieto per le banche statunitensi che svolgono attività di intermediazione creditizia tradizionale di effettuare anche attività di trading proprietario, sia direttamente sia indirettamente attraverso investimenti in hedge funds e fondi di private equity. Tuttavia tale norma, nota come Volcker rule, non è direttamente applicabile nella legislazione statunitense poiché richiede l emanazione di regolamenti attuativi che definiscano in modo preciso le attività soggette al divieto. La formulazione di tali norme di dettaglio, che sta coinvolgendo tutte le autorità competenti per la vigilanza sui mercati finanziari e sul sistema bancario, risulta tuttavia particolarmente complessa, principalmente a causa della difficoltà di distinguere le attività di trading proprietario da altre attività che tipicamente le banche commerciali svolgono sul mercato dei capitali, quali ad esempio quelle con finalità di copertura. La piena implementazione della Volcker rule è prevista per la metà del 214. Nel Regno Unito l Independent Commission on Banking, istituita dal governo inglese, ha presentato nel 211 il Vickers Report proponendo il cosiddetto ringfencing, ossia l isolamento, all interno del medesimo gruppo bancario, dell attività di banca commerciale dalle altre attività (trading e investimento). A differenza della Volcker rule tale proposta consentirebbe di svolgere le attività all interno dello stesso gruppo bancario, con l applicazione di requisiti prudenziali più stringenti per le entità che esercitano attività di banca commerciale. La tempistica per l entrata in vigore della cosiddetta Vickers rule prevede la conclusione dell iter legislativo entro il 215 e la piena implementazione delle relative norme entro il 219. Relazione per l anno

5 Nell ottobre 212, su mandato della Commissione europea, il gruppo di esperti incaricati di elaborare un rapporto sui possibili interventi di riforma del settore bancario europeo ha presentato un documento (cosiddetto Liikanen Report) contenente una serie di proposte di modifica strutturale del sistema bancario europeo. Tra le varie proposte il Rapporto individua anche la necessità di procedere alla segregazione delle attività di trading dalle altre attività bancarie. Tali attività, secondo la proposta Liikanen, dovrebbero essere svolte da entità legalmente e finanziariamente indipendenti, all interno del medesimo gruppo bancario. La proposta individua, inoltre, limiti quantitativi per l applicazione dell obbligo di segregazione. L obiettivo principale di tale misura sarebbe pertanto di impedire che le garanzie di cui beneficiano i depositi bancari possano estendersi alle attività più rischiose quali quelle di trading, riducendo pertanto il rischio di azzardo morale da parte delle banche europee. La redditività delle banche italiane è mediamente inferiore a quella delle principali banche quotate tedesche e francesi se calcolata con riferimento alle attività ponderate per il rischio; viceversa, essa risulta più elevata se riferita alle attività non ponderate per il rischio (Fig. 73). Tale evidenza riflette le differenze nei modelli di business delle banche italiane e dei principali competitors europei, essendo le prime connotate da impieghi sottoposti a una maggiore ponderazione secondo la disciplina prudenziale di Basilea. Fig. 73 Evoluzione della redditività delle principali banche quotate europee 2, 1, 1,, utile ante imposte/attività ponderate per il rischio set-12 utile ante imposte/ totale attivo 1,,8%,6%,4%,2%,, Fonte: elaborazioni sui bilanci e resoconti intermedi di gestione consolidati delle principali banche europee. Confronta Note metodologiche. L utile ante imposte è al lordo delle rettifiche sull avviamento. I dati al 3 settembre sono annualizzati e parzialmente stimati. Quanto alla composizione dei ricavi, nel corso del primo semestre dell anno è aumentato il peso dei ricavi di negoziazione sul totale dei ricavi per tutte le principali banche europee, sebbene quelle italiane e spagnole continuino a caratterizzarsi per una maggiore incidenza del margine di interesse e delle commissioni (Fig. 74). 119 L evoluzione del quadro di riferimento

6 Fig. 74 Evoluzione della composizione dei ricavi delle principali banche quotate europee I semestre margine di interesse ricavi di negoziazione commissioni nette altri ricavi Fonte: elaborazioni sui bilanci e resoconti intermedi di gestione consolidati delle principali banche europee. Confronta Note metodologiche. Le principali banche italiane e tedesche mostrano un miglioramento sia della redditività in rapporto al patrimonio netto sia dell efficienza operativa; in particolare, l incidenza dei costi operativi sul margine di intermediazione (cost-to-income ratio) risulta in deciso calo per le banche italiane. Nonostante il significativo incremento dei costi operativi, la redditività è in aumento anche per le banche francesi, mentre in Spagna e Regno Unito le principali banche evidenziano un calo dei livelli reddituali (Fig. 75). Fig. 75 Variazione della redditività e della patrimonializzazione per le principali banche quotate europee nei primi nove mesi del 212 cost to income ratio redditività ed efficienza Italia Regno Unito Spagna Germania Francia leverage (n. volte) patrimonializzazione e leverage Spagna Italia Francia Germania Regno Unito 3 2% 4% 6% 8% 1 return on equity 3-set-212 8% 1 12% 14% tier 1 ratio 31-dic-211 Fonte: elaborazioni su bilanci e resoconti intermedi di gestione consolidati delle principali banche europee. Confronta Note metodologiche. ROE ante imposte annualizzato al lordo delle rettifiche sull avviamento e calcolato su patrimonio netto di fine periodo. Relazione per l anno

7 I coefficienti di adeguatezza patrimoniale risultano in aumento nei primi nove mesi del 212 per tutte le principali banche europee, principalmente per effetto del decremento delle attività ponderate per il rischio e, in alcuni casi, dell incremento dei mezzi propri. Fanno eccezione le banche spagnole per le quali il patrimonio di base rispetto al totale attivo ponderato per il rischio (tier 1 ratio) si è portato su valori inferiori al 1 per cento al 3 settembre 212. Le banche italiane continuano a mostrare un tier 1 ratio più contenuto rispetto a quello dei principali istituti francesi, tedeschi e inglesi ma, al contempo, evidenziano una leva finanziaria significativamente più bassa, in particolare rispetto alle principali banche di Francia e Germania. 3 La qualità del credito Nel primo semestre del 212 le banche spagnole e italiane hanno sperimentato un marcato peggioramento della qualità del credito, per effetto del più severo rallentamento del ciclo economico registrato dalle rispettive economie. Con riferimento ai principali istituti spagnoli e italiani, l incidenza delle sofferenze lorde sul totale dei crediti è cresciuta significativamente nel primo semestre del 212 portandosi su livelli, rispettivamente, superiori al 6 e prossimi al 7 per cento. Il dato relativo alle banche spagnole riflette, tuttavia, il contributo delle due maggiori banche del Paese, caratterizzate da significative attività in paesi non appartenenti all Area euro e dunque meno esposte all andamento dell attività economica domestica. Gli istituti di credito spagnoli, inoltre, registrano un costo del credito (ossia le rettifiche su crediti effettuate nel periodo rispetto al totale dei crediti netti) più elevato rispetto a quello dei principali competitors degli altri paesi europei, superiore al 2,5 per cento a fronte di valori prossimi o inferiori all uno per cento (Fig. 76). La mancanza di omogeneità sia nelle prassi che regolano l iscrizione a sofferenza di un determinato credito sia nella rappresentazione in bilancio delle informazioni relative ai crediti dubbi rende, tuttavia, estremamente difficile confrontare l andamento della qualità del credito tra banche appartenenti a diversi paesi europei. Gli ultimi dati del Bank Lending Survey della BCE evidenziano che nel corso dell anno gli istituti di credito hanno inasprito gli standard di concessione dei prestiti sia alle imprese di piccole e medie dimensioni sia alle famiglie; sono, invece, rimaste stabili le condizioni di accesso al credito bancario per le imprese di grandi dimensioni. 121 L evoluzione del quadro di riferimento

8 Fig. 76 Evoluzione della qualità del credito delle principali banche quotate europee sofferenze lorde / totale crediti lordi rettifiche su crediti del periodo / totale dei crediti netti 8% 3, giu-12 2, 6% 2, 4% 1, 1, 2%,, Fonte: elaborazioni sui bilanci e relazioni semestrali consolidate delle principali banche europee. Dati annualizzati e parzialmente stimati. Confronta Note metodologiche. In particolare per le imprese di piccole dimensioni l indicatore di restrizione del credito (dato dalla quota di banche che segnalano di aver reso più severi i criteri di concessione di prestiti al netto di quelle che dichiarano un allentamento) è passato dall uno per cento nel primo trimestre al 12 per cento nel quarto, mentre per le famiglie l inasprimento delle condizioni di accesso al credito si è registrato nell ultimo trimestre dell anno con l indicatore passato, per i mutui, dal 12 per cento nel terzo trimestre al 18 per cento nel quarto e, per il credito al consumo, dal 3 al 9 per cento nello stesso periodo. Al contrario, per le grandi imprese l indicatore di restrizione del credito è lievemente migliorato passando dal 17 per cento del primo trimestre al 15 per cento registrato a dicembre (Fig. 77). Fig. 77 Indicatori di restrizione degli standard di concessione del credito nell Area euro (dati trimestrali) famiglie mutui credito al consumo imprese medie e piccole grandi Fonte: BCE. Quota percentuale delle banche che hanno segnalato un irrigidimento nei criteri per la concessione dei prestiti al netto della quota percentuale delle banche che hanno segnalato un allentamento. Relazione per l anno

9 Quanto ai fattori che hanno inciso sulle variazioni degli standard di concessione del credito, nella seconda metà dell anno le banche hanno ritenuto più rilevante la valutazione negativa dell outlook economico, soprattutto per i prestiti alle imprese, mentre i fattori connessi a vincoli di bilancio e difficoltà di funding sono stati segnalati con minor frequenza (Fig. 78). Fig. 78 Incidenza dei fattori che contribuiscono alla restrizione delle condizioni di accesso al credito nell Area euro 2 prestiti a famiglie 3 prestiti a imprese III trim 212 IV trim 212 III trim 212 IV trim 212 mutui credito al consumo III trim 212 IV trim 212 III trim 212 IV trim 212 piccole e medie imprese grandi imprese andamento valori fondamentali di bilancio delle banche aspettative sull'andamento del settore immobiliare /affidabilità dei creditori aspettative generali sull'outlook economico andamento valori fondamentali di bilancio delle banche difficoltà delle banche nel reperimento di fondi grado di liquidità delle attività delle banche aspettative generali sull'outlook economico Fonte: elaborazioni su dati BCE (Bank Lending Survey). I valori percentuali si riferiscono alla quota di banche che ritengono rilevante il corrispondente fattore di restrizione delle condizioni di accesso al credito. 4 Le attività finanziarie delle banche quotate L analisi della composizione dell attivo delle banche evidenzia che i principali istituti italiani e spagnoli si caratterizzano per un minor investimento in attività finanziarie e per una più bassa operatività in derivati. Più nello specifico, al 3 giugno 212, il peso sul totale dell attivo delle attività finanziarie e del fair value netto dei derivati per le principali banche italiane e spagnole si attesta attorno al 15 per cento, valore largamente inferiore rispetto agli istituti di credito degli altri maggiori paesi europei (2 per cento circa per le banche tedesche, 22 per cento per quelle francesi e 26 per cento per quelle inglesi). Il fair value degli strumenti derivati con valore di mercato positivo rappresenta circa un quarto del totale attivo per gli istituti inglesi e francesi e il 35 per cento per quelli tedeschi; per le banche spagnole e italiane tale valore risulta significativamente inferiore (pari, rispettivamente, al 1 e all 8 per cento; Fig. 79). Le differenze nella composizione dell attivo e nel grado di incidenza di strumenti finanziari, inclusi i derivati, si riflettono nel livello delle attività ponderate per il rischio a fini prudenziali. Infatti le banche italiane e spagnole, che presentano una maggiore incidenza dei crediti al settore pri- 123 L evoluzione del quadro di riferimento

10 35 % 3 % 25 % 2 % 15 % 1 % vato rispetto alle attività finanziarie, hanno un attivo ponderato pari al 45 per cento circa dell attivo non ponderato, mentre per gli istituti inglesi, francesi e tedeschi tale rapporto risulta pari, rispettivamente, al 34, 25 e 2 per cento (Fig. 8). Negli ultimi anni si è comunque osservata una tendenza generalizzata alla riduzione delle attività ponderate per il rischio da parte di tutte le principali banche europee. Tale dinamica è stata indotta sia dall evoluzione della regolamentazione prudenziale, che ha incrementato i requisiti prudenziali minimi, sia da alcune misure di policy contingenti adottate in Europa e volte a ristabilire la fiducia dei mercati verso il settore bancario europeo nella fase più acuta della crisi del debito sovrano. Fanno eccezione le banche spagnole che hanno visto un forte deterioramento della qualità degli attivi, in particolare a causa della crisi del settore immobiliare che ha interessato la Spagna negli ultimi anni. Fig. 79 Attività finanziarie e strumenti derivati detenuti dalle principali banche quotate europee a metà attività finanziarie totali in % sul totale attivo (consistenze in miliardi di euro) (336) (659) (1.532) (459) (1.375) di negoziazione e designate al fair value disponibili per la vendita detenute sino a scadenza derivati di negoziazione e copertura (fair value netto) (24%) (22%) Fonte: elaborazioni su bilanci consolidati delle principali banche europee. Confronta Note metodologiche derivati di negoziazione e copertura in miliardi di euro (in % sul totale attivo) Regno Unito (3) (1) (8%) Francia Germania Spagna Italia con fair value positivo con fair value negativo Fig. 8 Evoluzione delle attività ponderate e non ponderate per il rischio delle principali banche quotate europee 6 5 rwa / totale attivo giu-12 8% 4% variazione da fine 21 al 3 giugno 212 rwa totale attivo % 1-8% -12% Fonte: elaborazioni su bilanci consolidati delle principali banche europee. Confronta Note metodologiche. Relazione per l anno

11 5 Gli impieghi e la raccolta delle banche quotate Nel 212 la dinamica degli impieghi e dei depositi bancari nei diversi paesi europei mette in luce un ampliamento delle divergenze tra i paesi core e i paesi periferici, sia sotto il profilo del finanziamento all economia reale sia sotto quello della dinamica della raccolta. In particolare nel corso del 212 il tasso di crescita degli impieghi alle imprese non finanziarie è risultato negativo in Italia e Spagna; per le banche spagnole si è registrato un calo significativo degli impieghi verso società non finanziarie nell ultimo mese del 212, con un tasso di crescita annuo negativo di oltre il 1 per cento. In Francia il dato si è mantenuto positivo ma in calo per tutto il 212, ad eccezione degli ultimi due mesi dell anno, mentre in Germania l andamento dei crediti alle imprese ha mostrato un tasso di crescita stabile. I depositi della clientela hanno continuato a calare in Spagna, sebbene negli ultimi mesi del 212 i dati mostrino una moderata inversione di tendenza; in Italia il tasso di crescita è tornato a essere positivo nel corso del 212 dopo una contrazione nella seconda parte del 211, registrando un forte incremento a fine anno. Con riguardo ai paesi core il tasso di crescita è risultato stabilmente positivo per le banche tedesche, mentre ha esibito un progressivo rallentamento per gli istituti francesi (Fig. 81). Fig. 81 Tasso di crescita degli impieghi alle imprese non finanziarie e dei depositi bancari (valori percentuali in ragione d anno; dati mensili da gennaio 29 a febbraio 213) 1 tasso di crescita degli impieghi alle imprese non finanziarie 1 tasso di crescita dei depositi 1 Germania Francia Spagna Italia ' '13 Fonte: Bce. Nel contesto europeo la struttura della raccolta dei principali gruppi bancari italiani si differenzia per il maggior peso della raccolta obbligazionaria (pari a circa il 3 per cento a fronte di valori medi compresi tra il 2 e il 25 per cento circa per le principali banche europee) e per il maggior ricorso alla raccolta interbancaria. Le banche italiane e spagnole, inoltre, registrano i valori più elevati per il loan-to-deposit ratio (rapporto tra i crediti verso clientela e la somma di depositi della clientela e obbligazioni emesse), seguite dagli istituti francesi, inglesi e tedeschi. Il potenziale squilibrio tra impieghi illiquidi e fonti di finanziamento stabili, sembrerebbe quindi essere maggiore 125 L evoluzione del quadro di riferimento

12 per le banche italiane e spagnole (un loan-to-deposit ratio superiore al 1 per cento indica che gli impieghi illiquidi eccedono la raccolta bancaria ritenuta maggiormente stabile, ossia quella realizzata tramite depositi e obbligazioni collocate presso retail). Tali differenze riflettono tuttavia anche la maggiore incidenza degli impieghi verso la clientela e la diversa composizione dell attivo che caratterizza le banche italiane e spagnole rispetto alle maggiori banche degli altri principali paesi europei (Fig. 82). Fig. 82 Struttura della raccolta e loan-to-deposit ratio delle principali banche quotate europee (dati al 3 giugno 212) 1 struttura della raccolta 12 loan-to-deposit ratio depositi della clientela posizione interbancaria netta obbligazioni Fonte: elaborazioni su bilanci consolidati delle principali banche europee. Il loan-to-deposit ratio è calcolato come rapporto tra i crediti verso clientela e la somma di depositi della clientela e delle obbligazioni. Confronta Note metodologiche. 6 Le assicurazioni Nel contesto europeo il Regno Unito e la Francia si connotano per il mercato assicurativo più sviluppato. In dettaglio nel 211 l incidenza dei premi assicurativi del segmento vita sul Pil è risultata superiore all 8 per cento nel Regno Unito e al 6 per cento in Francia, a fronte del 5 per cento in Italia e del 3 per cento in Germania e Spagna. Le differenze tra paesi sono meno marcate rispetto al ramo danni che registra una raccolta superiore al 3 per cento del Pil nel Regno Unito, Germania e Francia, a fronte di valori pari a 2,8 e 2,3 per cento, rispettivamente, per le compagnie spagnole e italiane (Fig. 83). Il settore assicurativo del Regno Unito è il più sviluppato per premi raccolti, numero di compagnie e quota di mercato europeo, seguito da Francia e Germania. Italia e Spagna hanno dimensioni significativamente più basse (Fig. 84). Relazione per l anno

13 Fig. 83 Incidenza dei premi assicurativi sul Pil nei principali paesi europei nel 211 ramo vita ramo danni 1, 4% 7, 3% 5, 2% 2, 1%, Regno Unito Francia Italia Germania Spagna Fonte: elaborazioni su dati Insurance Europe. Italia Spagna Francia Germania Regno Unito Fig. 84 Dimensioni del settore assicurativo nei principali paesi europei e quota di mercato europeo nel 211 (consistenze in miliardi di euro; valori percentuali sul totale della raccolta in Europa) 25 raccolta premi numero di compagnie % 17% 1 6% Regno Unito Francia Germania Italia Spagna % 1 8% 4% Italia Spagna Francia Germania Regno Unito 1 1 Fonte: elaborazioni su dati Insurance Europe. In particolare nel Regno Unito l ammontare complessivo di premi raccolti nel 211 è superiore a 2 miliardi di euro (pari al 2 per cento del totale della raccolta in Europa) con un numero di compagnie operanti nel settore superiore a 1.3 unità. In Germania e Francia, nonostante il numero di compagnie assicurative risulti notevolmente inferiore (pari rispettivamente a 582 e 441), l ammontare complessivo di premi raccolti nel 211 è stato considerevole e pari, rispettivamente, a 19 e 174 miliardi di euro, corrispondente al 18 e 17 per cento del totale del mercato europeo. Nel 211 le 242 compagnie italiane operanti nel settore hanno realizzato una raccolta complessiva di circa 11 miliardi di euro (1 per cento del mercato) a 127 L evoluzione del quadro di riferimento

14 fronte di un valore inferiore a 6 miliardi (ossia il 6 per cento del mercato) riferibile alle 287 compagnie spagnole. Nel 211 la raccolta del ramo vita è diminuita in quasi tutti i principali paesi europei ad eccezione della Spagna. L andamento della raccolta nel segmento danni è apparsa invece in lieve crescita, sebbene in Italia e Spagna abbia continuato ad attestarsi su livelli inferiori a quelli del 28 (Fig. 85). Fig. 85 Raccolta premi nei principali paesi europei 2 ramo vita ramo danni Germania Spagna Francia Regno Unito Italia Germania Spagna Francia Regno Unito Italia Fonte: elaborazioni su dati Insurance Europe. Nel 211 il valore complessivo del portafoglio di investimenti delle assicurazioni europee è risultato pari a 7.74 miliardi di euro (in crescita del 2,6 per cento rispetto al 21). Tra i principali paesi europei Francia, Regno Unito e Germania mostrano investimenti complessivi notevolmente elevati con un incidenza sul Pil domestico superiore, rispettivamente all 85, 93 e 54 per cento, a fronte di valori pari al 32 per cento in Italia e al 21 in Spagna. Inoltre il portafoglio di investimenti complessivo delle compagnie inglesi, tedesche e francesi rappresenta più del 6 per cento del totale degli investimenti dell intero settore assicurativo europeo; gli investimenti delle assicurazioni italiane rappresentano circa il 7 per cento del totale mentre quelli delle assicurazioni spagnole sono prossimi al 3 per cento. A partire dal 28, nonostante le tensioni sui mercati finanziari, gli investimenti delle compagnie assicurative mostrano una crescita in tutti i principali paesi, particolarmente significativa in Francia (Fig. 86). Con riferimento al settore assicurativo italiano, nel corso del 212 è proseguita la contrazione della raccolta premi complessiva delle imprese di assicurazione, dovuta principalmente al calo significativo riferibile al ramo vita (Fig. 87). Relazione per l anno

15 Fig. 86 Investimenti delle compagnie assicurative dei principali paesi europei consistenze a fine 211 e percentuali rispetto Pil 1, 9, 8, 7, evoluzione dal 28 e percentuali sul totale mercato % 21% % ,3% 6, ,7% 5, 8 54,6% 4, 3, 8 7% ,3% 21,2% Francia Regno Unito Germania Italia Spagna 2, 1,, 4 3% Francia Regno Unito Germania Italia Spagna Fonte: elaborazioni su dati Insurance Europe. Fig. 87 Andamento della raccolta premi delle assicurazioni italiane 14 raccolta premi 7 nuova produzione vita ramo danni ramo vita ramo I (tradizionali) ramo V (capitalizzazioni) % - scala destra ramo III (linked) altro Fonte: elaborazioni su dati Ivass. I dati si riferiscono al lavoro diretto italiano. In particolare la raccolta riferita al ramo vita ha continuato a diminuire attestandosi attorno ai 7 miliardi di euro a fine 212 (-6 per cento rispetto all anno precedente). Tale dinamica riflette verosimilmente sia la riduzione del reddito disponibile e, conseguentemente, del risparmio delle famiglie, sia una riallocazione del portafoglio a favore di investimenti relativamente più redditizi delle polizze assicurative quali, ad esempio, i titoli di Stato che, a partire dalla metà del 211, hanno sperimentato un forte incremento dei rendimenti. La raccolta di premi assicurativi relativi al ramo danni ha subito una contrazione minore, passando da 36,3 miliardi di euro nel 211 a 35,4 nel 212 (-3 per cento). 129 L evoluzione del quadro di riferimento

16 Nei primi nove mesi del 212 i nuovi premi per le assicurazioni dei rami I (assicurazioni sulla durata della vita umana) e V (operazioni di capitalizzazione) si sono ridotti in modo significativo, confermando la tendenza emersa a partire dal 21. La nuova produzione associata al ramo III (assicurazioni sulla vita connesse con fondi di investimento o indici), invece, mostra un incremento portandosi sui livelli rilevati nel 21, sebbene inferiori al massimo del 27. La redditività del settore assicurativo italiano è risultata particolarmente negativa nel corso del 211, con un calo del Roe sperimentato sia nel ramo danni (-4,7 per cento) sia nel ramo vita (-9 per cento). Le performance reddituali negative hanno inoltre inciso sull andamento del margine di solvibilità, che ha mostrato un calo significativo in entrambi i segmenti (Fig. 88). Il margine di solvibilità, sebbene in diminuzione, si è mantenuto a livelli significativamente superiori al minimo richiesto dalla legge, attestandosi per il ramo danni a poco più di 18 miliardi (ossia circa 2,7 volte il minimo richiesto pari a quasi 7 miliardi) e per il ramo vita a circa 27 miliardi (ossia circa 1,75 volte il margine minimo di circa 15 miliardi). Fig. 88 Indici di redditività e solvibilità delle assicurazioni italiane 2 Roe 4 margine di solvibilità (n.volte) ramo danni ramo vita Fonte: elaborazioni su dati Ivass. Le misure anticrisi, varate in Italia nel 211 e in vigore fino all applicazione della nuova disciplina prudenziale Solvency II, hanno introdotto la possibilità per le imprese di assicurazione di sterilizzare le minusvalenze latenti sui titoli di Stato e su altri titoli di debito garantiti dallo Stato ai fini del computo dei margini di solvibilità. Analoghe misure sono state introdotte negli altri principali paesi europei. Ciò ha ridotto l impatto della crisi del debito sovrano nell Area dell euro sulla solidità delle compagnie di assicurazione, che hanno investito una quota crescente delle riserve tecniche in titoli di Stato e altri titoli di debito a partire dal 28. A fine 211 le riserve tecniche lorde del ramo vita (ossia gli impegni assunti nei confronti degli assicurati al lordo delle riserve a carico dei riassi- Relazione per l anno

17 curatori) risultavano pari a 319 miliardi di euro (+5 per cento rispetto al 21). Le attività a copertura, ossia gli investimenti effettuati dalla compagnia a fronte delle riserve tecniche iscritte al passivo) erano prevalentemente costituite da titoli di debito (86 per cento), di cui circa il 62 per cento (equivalente a 2 miliardi di euro) rappresentato da titoli emessi o garantiti da Stati dell Unione Europea o da altri paesi OCSE; tale dato è in deciso aumento rispetto al 5 per cento circa registrato a fine 28. I restanti investimenti includono obbligazioni (per un ammontare complessivo di 76 miliardi di euro pari al 24 per cento), azioni (1 miliardi, pari al 3 per cento del totale), quote di Oicr azionari e obbligazionari (13 miliardi, 4 per cento del totale), immobili, partecipazioni in società immobiliari e quote di fondi comuni immobiliari (complessivamente 5 miliardi corrispondenti a circa il 2 per cento del totale; Fig. 89). Fig. 89 Riserve tecniche e investimenti nel ramo vita ammontare delle riserve tecniche attività a copertura titoli di Stato obbligazioni azioni quote di Oicr immobili altro Fonte: elaborazioni su dati Ivass. Per quanto riguarda il ramo danni a fine 211 le riserve tecniche (al lordo di quelle a carico dei riassicuratori) erano pari a circa 65 miliardi di euro, con un incremento dell uno per cento rispetto al 21. La composizione delle attività a copertura delle riserve tecniche del ramo danni risultava molto più eterogenea di quella relativa al ramo vita, con un ammontare di titoli emessi o garantiti da Stati dell Unione Europea o di altri paesi OCSE pari ad appena 22 miliardi (circa il 34 per cento del totale). I restanti investimenti erano rappresentati da obbligazioni (per un ammontare complessivo di 13 miliardi di euro, ossia il 2 per cento), immobili, partecipazioni in società immobiliari e quote di fondi comuni immobiliari (complessivamente 11 miliardi corrispondenti a circa il 16 per cento del totale), azioni (6 miliardi, ossia l 8 per cento del totale), quote di Oicr azionari e obbligazionari (2 miliardi, pari al 3 per cento del totale), e altre attività per il restante 18 per cento degli investimenti, ossia crediti (verso riassicuratori, assicurati e intermediari) e depositi bancari (Fig. 9). 131 L evoluzione del quadro di riferimento

18 Fig. 9 Riserve tecniche e investimenti nel ramo danni ammontare delle riserve tecniche attività a copertura riserve tecniche titoli di Stato obbligazioni azioni quote di Oicr immobili altro Fonte: elaborazioni su dati Ivass. Relazione per l anno

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