Autorità di Bacino dei Fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore

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1 ABRUZZO CAMPANIA Autorità di Bacino dei Fiumi Trigno, Biferno e Minori, Saccione e Fortore MOLISE PUGLIA Comitato Istituzionale Seduta del 19 novembre 2010 Deliberazione n. 146 Oggetto: D.Lgs. 49/2010 Articolo 11, comma 1 Determinazioni IL COMITATO ISTITUZIONALE la Direttiva Comunitaria n. 2007/60/CE in materia di rischi alluvione ed il D.L.vo di recepimento n. 49/2010, con gli adempimenti e la tempistica in esso indicati; Considerato che l art. 3 dello stesso Decreto 49/2010 individua quali soggetti attuatori le Autorità Distrettuali e le Regioni, in coordinamento tra loro e con il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, per gli adempimenti relativi al sistema di allertamento per il rischio idraulico, di prevalente competenza regionale; Attese Esaminate la potenziale competenza delle Autorità di Bacino Distrettuali, come definite dal D.L.vo 152/06-Parte III- e tuttavia l attuale vigenza del regime transitorio, nelle more dell eventuale riordino e/o costituzione operativa delle stesse Autorità Distrettuali (di cui, al momento, risulta imprevedibile la tempistica); la recente esperienza della formazione del Piano di gestione delle acque, di cui alla Direttiva 2000/60/CE, per il distretto dell Appennino Meridionale, caratterizzata da un meglio definito regime di competenze normative provvisoriamente attribuite all Autorità di Bacino Nazionale in veste di Autorità di Distretto, di concerto con le Regioni e con il supporto delle Autorità di Bacino Regionali ed Interregionali; la condivisa opportunità di un coordinamento operativo e di un proficuo raccordo tra le attuali Autorità di Bacino di vario livello e le Regioni soprattutto per i profili relativi al sistema di allertamento di protezione civile in ambito distrettuale, nelle more della futura ridefinizione dell assetto delle competenze; le iniziative di collaborazione già intraprese e condivise tra l Autorità di Bacino Nazionale, le Regionali ed Interregionali dell Italia Meridionale (con le riunioni del u.s. svoltesi a Caserta, a Potenza e a Campobasso) e la opportunità di sviluppare ogni forma di possibile confronto, anche in ragione dei profili di perdurante indeterminatezza dell attuale quadro normativo delle competenze; le opzioni procedurali di massima previste dal D.L.vo 49/2010, con particolare riferimento agli articoli 4 ( valutazione preliminare del rischio da alluvione ) con i

2 contenuti di cui ai successivi articoli - all art. 8 sul coordinamento territoriale dei piani di gestione in ambito distrettuale e, soprattutto, all art. 11 contenente misure transitorie ; Rilevato Sentito Ritenuto che sono comunque fatti salvi gli strumenti già predisposti nell ambito della pianificazione di bacino in attuazione di norme previgenti e che è logicamente opportuno e doveroso ottimizzare la produzione già esistente, con economia di risorse finanziarie e tecniche, evitando duplicazioni di spese ed attività; che nell ambito distrettuale dell Appennino Meridionale, le Autorità di Bacino e le Regioni hanno realizzato, anche se con criteri e modalità parzialmente diversi, Piani Stralcio aggiornati per l assetto idrogeologico (rischio frane ed alluvioni) a notevole scala di dettaglio, con i contenuti tecnici di cui al D.L. 180/98, della L. 267/2000, nonché del DPCM , provvedendo successivamente ad eseguire la ricognizione straordinaria prevista dal D.L.vo 331/2001; in particolare che l Autorità di Bacino ha adottato i progetti di Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico per il rischio idraulico per tutti i bacini di competenza, che integrano (come da ricognizione allegata) parte significativa e sostanziale dei contenuti di dettaglio che consentono di ricorrere alla procedura alternativa delle misure transitorie di cui all art. 11, concretizzando anche le mappe della pericolosità e del rischio già realizzate, con un livello di informazioni adeguato ai requisiti previsti dal decreto; che questi strumenti, realizzati per lo più alla scala operativa , assumono una notevole valenza di gestione, in quanto sono connessi a normative d uso del territorio; che per gli stessi territori sono previste una serie di disposizioni di protezione civile, prevalentemente di competenza regionale, ai fini della tutela della pubblica incolumità nelle aree ad elevato rischio idrogeologico (R4 ed R3), con l adozione dei Piani emergenziali e dispositivi per l allertamento; il Segretario Generale; di dover provvedere, sulla base di quanto premesso e considerato, su proposta del Presidente UNANIME DELIBERA - che sia possibile avvalersi, sulla base delle ricognizioni allegate, delle misure transitorie di cui all art. 11 D.L.vo 49/2010 superando in questo modo la fase di valutazione preliminare (art.4 ) disponendo delle mappe della pericolosità e del rischio già realizzate e di piani di cui agli articoli 5, 6 e 7 del Decreto Legislativo, visto il livello di dettaglio delle informazioni attualmente disponibili, con riserva di provvedere alle ulteriori integrazioni ed agli allineamenti eventualmente richiesti; - che tali dati ed elementi debbano essere posti a disposizione delle Regioni e del coordinamento distrettuale dell Appennino Meridionale, tenendo conto della disomogeneità fisica, strutturale e socio-economica nonché delle disposizioni regionali di protezione civile per i sistemi di allerta-

3 mento relativi al rischio idraulico, al fine di valutare l eventuale opportunità o meno di avvalersi (ai sensi dell art. 8 del Decreto Legislativo) di una serie di Piani di gestione opportunamente coordinati a livello di distretto idrografico; - di trasmettere copia della presente deliberazione alle Presidenze delle Giunte Regionali dell Abruzzo, Campania, Molise e Puglia nonché alle competenti direzioni generali regionali; - di trasmettere, inoltre, tale delibera alle altre Autorità di Bacino del Distretto dell Italia Meridionale al fine di valutare di concerto le determinazione conseguenti. IL SEGRETARIO Segretario Generale dell Autorità (Dott. Ing. Raffaele Moffa) f.to MOFFA IL PRESIDENTE Presidente del Comitato Istituzionale (On.le Dott. A. Michele Iorio) f.to IORIO

4 Per copia conforme all originale, in carta semplice per uso amministrativo Campobasso, lì IL SEGRETARIO GENERALE (Dott. Ing. Raffaele Moffa) Per copia conforme all originale, in carta semplice per uso amministrativo Campobasso, lì IL SEGRETARIO GENERALE (Dott. Ing. Raffaele Moffa)

5 Schemi comparativi tra Stato attuale e Attività da realizzare INDIVIDUAZIONE DELLE ZONE A RISCHIO POTENZIALE DI ALLUVIONI - Art. 5 D.Lgs 23/02/2010 n. 49 ADEMPIMENTI PREVISTI Comma 1. (..) individuano, per il distretto idrografico o per la parte di distretto idrografico internazionale situati nel loro territorio, le zone ove possa sussistere un rischio potenziale significativo di alluvioni o si ritenga che questo si possa generare in futuro. Comma 2. Nel caso di distretto idrografico internazionale, il Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare, d intesa con le autorità di bacino interessate, si coordina con gli altri Stati membri, al fine di individuare le zone condivise a rischio potenziale di alluvione RISCONTRO CON ATTIVITÀ di cui ai PAI dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione e Fortore Attività di aggiornamento delle aree soggette ad alluvione individuate nei Progetti di PAI e nei Piani Straordinari sulla base della valutazione preliminare di cui all articolo 4. Non interessa il nostro ambito di applicazione delci146_191110_art11_dlg 49_2010_allegato.doc

6 MAPPE DELLA PERICOLOSITÀ E DEL RISCHIO DI ALLUVIONI - Art. 6 D.Lgs 23/02/2010 n. 49 RISCONTRO CON ATTIVITÀ ADEMPIMENTI PREVISTI di cui ai PAI dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione e Fortore Comma 2. Le mappe della pericolosità da alluvione contengono, evidenziando le Attività già sviluppate in parte nell ambito dei Progetti aree in cui possono verificarsi fenomeni alluvionali con elevato volume di di PAI manca la valutazione la perimetrazioni dei sedimenti trasportati e colate detritiche, la perimetrazione delle aree geografiche fenomeni alluvionali con elevato volume di sedimenti che potrebbero essere interessate da alluvioni secondo i seguenti scenari: trasportati e colate detritiche. a) alluvioni rare di estrema intensità: tempo di ritorno fino a 500 anni dall evento (bassa probabilità); b) alluvioni poco frequenti: tempo di ritorno fra 100 e 200 anni (media probabilità); c) alluvioni frequenti: tempo di ritorno fra 20 e 50 anni (elevata probabilità). Comma 3. Per ogni scenario di cui al comma 2 vanno indicati almeno i seguenti elementi: a) estensione dell inondazione; b) altezza idrica o livello; c) caratteristiche del deflusso (velocità e portata). Comma 4. Per le zone costiere in cui esiste un adeguato livello di protezione e per le zone in cui le inondazioni sono causate dalle acque sotterranee, le mappe di cui al comma 2 possono fare riferimento solo agli scenari di cui al comma 2, lettera a). Comma 5. Le mappe del rischio di alluvioni indicano le potenziali conseguenze negative derivanti dalle alluvioni, nell ambito degli scenari di cui al comma 2 e prevedono le 4 classi di rischio di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri in data 29 settembre 1998, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 3 del 5 gennaio 1999, espresse in termini di: a) numero indicativo degli abitanti potenzialmente interessati; b) infrastrutture e strutture strategiche (autostrade, ferrovie, ospedali, scuole, etc.); c) beni ambientali, storici e culturali di rilevante interesse presenti nell area potenzialmente interessata; d) distribuzione e tipologia delle attività economiche insistenti sull area potenzialmente interessata; e) impianti di cui all allegato I del decreto legislativo 18 febbraio 2005, n. 59, che potrebbero provocare inquinamento accidentale in caso di alluvione e aree protette potenzialmente interessate, individuate all allegato 9 alla parte terza del decreto legislativo n. 152 del 2006; f) altre informazioni considerate utili dalle autorità di bacino distrettuali, come le aree soggette ad alluvioni con elevato volume di trasporto solido e colate detritiche o informazioni su fonti rilevanti di inquinamento. Rispetto alle attività già sviluppate è necessario definire le caratteristiche del deflusso (velocità) Attività da realizzare Attività già sviluppate nell ambito dei Progetti di PAI comunque è necessario integrare gli scenari di rischio considerando anche quanto riportato nelle lettere a), d), e) ed f). delci146_191110_art11_dlg 49_2010_allegato.doc

7 PIANI DI GESTIONE - Art. 7 D.Lgs 23/02/2010 n. 49 Commi 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7 ADEMPIMENTI PREVISTI RISCONTRO CON ATTIVITÀ di cui ai PAI dei fiumi Trigno, Biferno e minori, Saccione e Fortore Attività da realizzare delci146_191110_art11_dlg 49_2010_allegato.doc

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