DOMENICA 26^ DEL TEMPO ORDINARIO - 29 settembre 2013

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Isabella Simonetti
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DOMENICA 26^ DEL TEMPO ORDINARIO - 29 settembre 2013 Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza, 1633-39, Palazzo Barberini, Roma.

1 DOMENICA 26^ DEL TEMPO ORDINARIO - 29 settembre 2013 Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza, , Palazzo Barberini, Roma. Con la parabola del Vangelo di questa domenica Gesù ci richiama l irreparabile eternità delle pene dell inferno. È un discorso duro, ma viene dalle labbra di Gesù. Non possiamo edulcorare la legge di Cristo, affidarci a una misericordia che non trovi corrispettivo nella nostra carità. Finché siamo quaggiù abbiamo tempo per compiere il bene, e in tal modo guadagnarci la felicità eterna: poi sarà troppo tardi. La ricchezza, la confusione fra il necessario e il superfluo, la vanità e la lussuria sono forzieri di colpe che si ritorcono contro di noi. La grandiosa decorazione della volta del Salone fu affidata al pittore più stimato nella cerchia Barberini, Pietro da Cortona. L'impresa fu straordinaria sia per le eccezionali dimensioni, sia per la complessità dell'intreccio di temi e sottotemi narrativi, di simboli e allegorie, che tuttavia non toglie nulla alla percezione unitaria della composizione. Pietro da Cortona affrontò un lungo lavoro preliminare per tradurre in pittura l'intricato soggetto letterario e concepì la composizione come un gigantesco vortice di figure, elementi naturali e architettonici. Nell'ampio riquadro centrale, è raffigurata la Divina Provvidenza circondata da un alone di luce. Più in alto, le tre virtù teologali ci indicano quale sia la via da seguire sulla Terra per arrivare al Cielo, al quale tendono le allegorie personificate di questo affresco. Abbiamo, quindi, il dovere di far conoscere a tutti, cominciando dalle persone che amiamo, la logica della giustizia divina: e questa è la forma più bella della carità. Scelta dell immagine e commento di Sara Veronesi

2 LECTIO SUL VANGELO PREGHIERA O Dio, tu chiami per nome i tuoi poveri, mentre non ha nome il ricco epulone; stabilisci con giustizia la sorte di tutti gli oppressi, poni fine all'orgia degli spensierati, e fa che aderiamo in tempo alla tua Parola, per credere che il tuo Cristo è risorto dai morti e ci accoglierà nel tuo regno. VANGELO Gesù, con la parabola del ricco epulone ricorda l importanza del buon uso delle ricchezze e della premura verso i poveri Soprattutto invita alla conversione finché c è tempo. Dal Vangelo secondo Luca (16,19-31) Del ricco anonimo viene descritto il vestito e lo stile di vita. Lazzaro = Dio aiuta Quello che cadeva è la mollica del pane con cui ci si puliva le mani, infatti si mangiava senza posate. La terra, sicurezza del ricco, diventa la sua tomba. Due sono i motivi dell incomunicabilità: il capovolgimento delle situazioni e la chiusura del ricco. In quel tempo, Gesù disse ai farisei: 19 «C era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20 Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21 bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe 22 Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23 Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24 Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma. 25 Ma Abramo rispose: Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai Abisso è una situazione che non si può cambiare. tormenti. 26 Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi.

3 27 E quello replicò: Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro Il Vangelo esprime un giudizio sulla inefficacia dei miracoli quando manca la fede e l ascolto della Parola di Dio. a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch essi in questo luogo di tormento. 29 Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. 30 E lui replicò: No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno. 31 Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti». Meditazione cosa Dio dice a me Preghiera cosa io posso dire a Dio Condivisione comunico ai fratelli quello che il Signore mi ha fatto capire Azione cosa può cambiare per me

4 PRIMA LETTURA Il profeta Amos mette in guardia i ricchi dalla falsa sicurezza e annunzia, da parte di Dio, la loro rovina. Dal libro del profeta Amos (6, 1.4-7) 1 Guai agli spensierati di Sion e a quelli che si considerano sicuri sulla montagna di Samarìa! 4 Distesi su letti d avorio e sdraiati sui loro divani mangiano gli agnelli del gregge e i vitelli cresciuti nella stalla. 5 Canterellano al suono dell arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; 6 bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati, ma della rovina di Giuseppe non si preoccupano. 7 Perciò ora andranno in esilio in testa ai deportati e cesserà l orgia dei dissoluti». SALMO RESPONSORIALE (SaI 145,7-10) Loda il Signore, anima mia. Il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, Il Signore protegge i forestieri. Il Signore sostiene l orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione.

5 SECONDA LETTURA Paolo con una serie di consigli rivolti a Timoteo, suo discepolo e collaboratore, delinea il ritratto del pastore, quale modello per la comunità cristiana. Dalla prima lettera di san Paolo apostolo atimoteo(6,11-16) 11 Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. 12 Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fallo la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni. 13 Davanti a Dio, che dà vita a tulle le cose, e a Gesù Cristo, che ha dato la sua bella testimonianza davanti a Ponzio Pilato, 14 ti ordino di conservare senza macchia e in modo irreprensibile il comandamento, fino alla manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo, 15 che al tempo stabilito sarà a noi mostrata da Dio, il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, 16 il solo che possiede l immortalità e abita una luce inaccessibile: nessuno fra gli uomini lo ha mai visto né può vederlo. A lui onore e potenza per sempre. Amen. PREGHIERA Lazzaro è un personaggio che trovo in tutti gli angoli della mia città. Cambia frequentemente vestiti, non li compra nei negozi "In" e nemmeno ai grandi magazzini. È vestito "Caritas" o "Cassonetti", anche le scarpe somigliano quelle dei clown. Lo vedo seduto sui marciapiedi o con una sacca sgualcita rovistare nei bidoni o nei cassonetti. La sua pelle ha tanti colori, scuro, nero, bianco, ma spesso di quel grigio sporco che da tempo non vede saponetta. Lazzaro è anche un nome femminile, perché la povertà non ha generi. Lazzaro lo posso incontrare facilmente, ma sono preoccupato di evitarlo.

6 Per lui non ho molto tempo. Eppure quando mi fermo a parlare con lui imparo tante cose. Mi racconta della sua vita, delle sue esperienze di barbone, di quando si è laureato, si è sposato, di quando la moglie lo ha cacciato di casa. È un professore e si capisce dal suo linguaggio. Legge i giornali cestinati e ha una grande cultura e una facilità a farsi capire. Lazzaro è uno sfrattato da casa. È un fuoriuscito dalla propria terra. È un nomade sconosciuto. È un anziano che cerca una mano che lo sorregga. E una donna che piange. E un ex carcerato. Che vale, la mia preghiera, o Signore, se io tengo tutto per me? Che vale la mia comunione con Te, o Signore, se io non entro in comunione con il povero che incontro? Che vale il mio battesimo se io non riesco a condividere la sua pena? Che vale la mia festa, o Signore, se io non so essergli vicino perché possa anche lui sorridere alla vita? Aiutami, Signore, ad essere, ogni giorno, mano che dona, cuore che accoglie, volto che sorride, così da sentirmi solidale con ogni povero che incontro. Anche tu conosci qualche Lazzaro, qual è il tuo rapporto con lui?

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