REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

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1 Tribunale di Verona Sentenza (Sez. IV Pres. MIRENDA Est. LANNI) REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL TRIBUNALE CIVILE E PENALE DI VERONA SEZIONE IV In composizione collegiale nella seguente composizione Dott. Andrea Mirenda Presidente Dott. Massimo Vaccari Giudice Dott. Pier Paolo Lanni Giudice Est. ha pronunciato la seguente S E N T E N Z A nella causa civile iscritta al n del Ruolo Generale degli Affari Contenziosi dell anno 2009 del Tribunale di Verona, posta in decisione all udienza del e vertente T R A MC S.P.A. In persona del legale rappresentante - attori - E MG -convenuto- E CON LA CHIAMATA IN CAUSA DI MB -terzo chiamato in causa- E PS -terzo chiamato in causa- - omissis - ESPOSIZIONE DEI MOTIVI DELLA DECISIONE In via pregiudiziale si precisa che la presente sentenza viene redatta secondo la schema contenutistico delineato dagli artt. 132 e 118 disp. att. 1

2 c.p.c., come modificati dalla legge n. 69/09 (e quindi con omissione dello svolgimento del processo ed espressione succinta delle ragioni di fatto e diritto della decisione). Con atto di citazione notificato il , la MC S.p.a. ha esercitato un azione di responsabilità ex art c.c., o in via subordinata ex art c.c., nei confronti di MG, quale Presidente del CdA (dal gennaio 2003 al 17 maggio 2005) e Vicepresidente del CDA (dal maggio 2005 fino alla revoca avvenuta nel marzo 2006) della società attrice, chiedendone la condanna al risarcimento dei danni quantificati in , per aver stipulato cinque contratti di consulenza fittizi o inutili e aver fatto pagare alla società attrice una serie di fatture emesse in esecuzione di tali contratti (al solo fine di creare fondi neri per eseguire pagamenti illeciti in favori di alcuni clienti), in ogni caso, senza rivolgersi preventivamente alle società del gruppo societario, come prescritto dalle regole di policy interna, e precisamente: il pagamento di per fatture emesse da IC S.r.l.; il pagamento della somma di per le fatture emesse da BNA; il pagamento della somma di per la fattura emessa da AS; il pagamento della somma di per la fattura emessa da BNA; il pagamento della somma di per la fattura emessa da IC. Con comparsa depositata il 31/12/09, il convenuto si è costituito in giudizio ed ha contestato di essersi occupato dei pagamenti dedotti con l atto di citazione (essendo privo di deleghe operative), e di aver mai confessato l illiceità di tali pagamenti, deducendo in ogni caso l effettività e l utilità delle consulenze pagate. Il convenuto, inoltre, previa autorizzazione giudiziale, con atto di citazione notificato il 27/1/10, ha chiamato in causa gli altri due componenti del CdA che, secondo la sua prospettazione, si erano occupati dei pagamenti oggetto di contestazione, ossia MB e PS, ed ha chiesto l accertamento della loro responsabilità diretta nei confronti dell attrice o in via subordinata la loro condanna in manleva, in proporzione delle rispettive responsabilità. Con comparsa depositata il 15/4/10 si è costituito MB ed ha chiesto il rigetto delle domande proposte nei suoi confronti, nonché in via subordinata l accertamento della responsabilità esclusiva del convenuto e dell altro chiamato in causa rispetto al attrice, contestando di essersi realmente occupato dei pagamenti indicati nell atto di citazione e deducendo in ogni caso l effettività delle prestazioni pagate. 2

3 Infine, si è costituito in giudizio anche PS, con comparsa depositata il 15/4/10, ed ha eccepito in via preliminare l improponibilità dell azione di responsabilità nei suoi confronti per aver stipulato un atto transattivo con la WP, società capogruppo dell attrice, anche per i fatti indicati nell atto di citazione, mentre nel merito ha contestato le domande proposte nei suoi confronti dal convenuto, oltre che le domande proposte originariamente dall attrice. Alla prima udienza di trattazione il convenuto ed il chiamato MB hanno dichiarato di voler profittare della transazione invocata dal chiamato PS, ai fini previsti dall art c.c. Nella memoria ex art. 183 comma 6 n. 1 c.p.c. l attrice ha dichiarato la volontà espressa di limitare la domanda risarcitoria solo nei confronti del convenuto. Nel corso del giudizio è stato sollevato d ufficio il tema del frazionamento dell azione risarcitoria dell attrice, avendo questa, insieme ad altre società del gruppo, già esercitato nell agosto 2006 un altra azione di responsabilità per ulteriori condotte contestate, unitamente a quelle dedotte nel presente giudizio, nella medesima delibera di revoca del convenuto dalla carica amministrativa. Orbene, ai fini della decisione di tale questione, va rilevato che: il divieto di frazionamento del credito (ricostruito quale abuso del processo dalla sentenza n /07 delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione) è stato esteso alle azioni risarcitorie, a condizione dell unicità del fatto illecito dedotto nei diversi giudizi (v. Cass /11); la lettura dell atto di citazione dinanzi il Tribunale di Milano (allegato n. 19 del fascicolo di parte attrice) e dell atto di citazione introduttivo della presente causa rende evidente che nei due giudizi sono state contestate al convenuto condotte distinte, pur poste in essere dalla parte nel medesimo contesto ed oggetto di un rilievo unitario nella decisione dell attrice di promuovere l azione di responsabilità (delibera del 20/6/06: v. allegato n. 9 del fascicolo di parte attrice); in particolare, il fatto che tali condotte possano essere ricondotte ad un disegno unitario del convenuto, secondo la prospettazione dell attrice, non esclude l autonomia di ciascuna delle condotte stesse dal punto di vista della responsabilità civile e quindi legittima in astratto la deduzione delle stesse in più giudizi, fermo restando che le scelte processuali complessive della parte che propone l azione possono essere valutate ai sensi dell art. 116 c.p.c. (come di seguito esposto). Ne consegue l affermazione della procedibilità della domanda. 3

4 Per ciò che concerne invece la difesa del convenuto diretta a far valere la rinuncia transattiva dell attrice all azione nei confronti del chiamato in causa PS, va rilevato che: la transazione dell 11/2/09 (allegato n. 3 del fascicolo di parte PS) è stata stipulata in esito ad una procedura arbitrale nella quale la WP, società capogruppo dell attrice, aveva contestato al suddetto amministratore anche le condotte contestate nel presente giudizio (v. pag. 42 dell allegato n. 2 del fascicolo di parte PS); con la transazione la WP ha espressamente rinunciato all azione nei confronti dell amministratore PS e si è impegnata a far sì ( procure ) che anche l attrice avrebbe rinunciato a promuovere qualsiasi azione per gli stessi fatti, senza però dichiarare di agire in nome o per conto della stessa; quest ultima previsione negoziale deve essere quindi considerata alla stregua della promessa del fatto del terzo (art c.c.) e non implica alcuna efficacia diretta della transazione nei confronti dell attrice; in mancanza di tale efficacia, non può ritenersi sussistente una rinuncia transattiva dell attrice alla domanda nei confronti del convenuto PS e quindi deve escludersi l operatività del meccanismo previsto dall art c.c. Ne consegue che non può ritenersi sussistente la cessazione della materia del contendere invocata dal convenuto. Riguardo al merito dell azione, va premesso che: nelle azioni sociali di responsabilità promosse nei confronti degli amministratori grava sulla parte che promuove l azione l onere di dimostrare le violazioni commesse dall organo amministrativo ed il danno che ne è conseguito (v. Cass. n /10); nella specie sull attrice gravava l onere di dimostrare l inesistenza dei rapporti contrattuali dedotti nell atto di citazione ovvero l inutilità delle consulenze commissionate o la possibilità di conseguire da altre società del gruppo le medesime consulenze. Quest onere della prova, tuttavia, non è stato assolto nel corso del giudizio, atteso che: - l attrice non ha articolato alcuna prova costituenda sull inesistenza delle consulenze contestate e quindi sull effettiva mancanza di causa dei conseguenti pagamenti, così come sulla presunta confessione del convenuto (ed infatti nella memoria ex art. 183 comma 6 n. 2 c.p.c. la parte si è limitata a formulare capitoli di prova diretti a dimostrare che le ricerche di mercato, all epoca dei fatti per cui è causa, erano commissionate a società del gruppo); 4

5 - non possono ritenersi sufficiente a sorreggere un giudizio presuntivo (per mancanza del requisito della gravità e dell univocità): la deduzione della non attualità degli oggetti di alcune consulenze (peraltro non supportata da alcun riscontro probatorio), così come dalla risalenza nel tempo dei materiali consegnati dalle società di consulenza o della scarsa rilevanza dei contenuti delle relazioni ricevute (aspetti, tutt al più rilevanti al fine di dimostrare l eventuale inidoneità della prestazione resa ex post, e quindi l eventuale inidoneità delle società incaricate); la deduzione della circostanza che alcune consulenze riguardino non un analisi di mercato, ma un accertamento di fiscalità internazionale (trattandosi in ogni caso di un attività di consulenza); il richiamo della genericità di alcune fatture (i cui importi risultano in ogni caso congruenti rispetto al corrispettivo predeterminato nei contratti di consulenza); la deduzione della mancanza di referenze commerciali specifiche delle suddette società; - le prove costituende articolate dall attrice nella memoria ex art. 183 coma 6 n. 2 c.p.c. non possono ritenersi idonee a dimostrare neanche la superfluità della commissione a terzi delle prestazioni contestate, in quanto, in mancanza di più specifiche allegazioni, il fatto che le ricerche di mercato fossero di regola commissionate a società del gruppo conformemente alle regole di policy interna del gruppo, di per sé, non esclude l opportunità che alcune specifiche indagini o consulenze fossero commissionate a soggetti esterni (e comunque le prove in esame devono ritenersi implicitamente rinunciate dall attrice, non essendo state riproposte in sede di precisazione delle conclusioni). Al rilievo del mancato assolvimento dell onere probatorio su evidenziato, va aggiunta la duplice considerazione che: la violazione delle regole di policy interne al gruppo che prescrivevano il ricorso preventivo a società del gruppo per attività di consulenza può in astratto essere rilevante per giustificare la revoca dell amministratore, ma non può comportare la sua responsabilità civile nei confronti della società, qualora, come nel caso di specie, manchi la prova dell inesistenza o dell inutilità delle prestazioni commissionate a terzi (ossia del danno cagionato dalla violazione della suddetta regola comportamentale); il fatto che il chiamato PS possa aver riconosciuto, nel corso di un assemblea dei soci, che la conclusione dei contratti in questione fosse vantaggiosa dal punto di vista commerciale, poiché i terzi con cui erano stati stipulati i contratti erano stati segnalati da clienti importanti della società attrice, non offre alcun 5

6 riscontro alla tesi dell attrice circa l inesistenza o l inutilità delle prestazioni in esame. Ne consegue che, anche prescindendo dall accertamento del ruolo effettivo del convenuto nella commissione delle prestazioni e nell esecuzione dei pagamenti contestati, l azione proposta dall attrice nei suoi confronti deve giudicarsi infondata per la mancanza di prove circa l inesistenza dei rapporti contrattuali o la superfluità degli stessi. D altra parte, una conferma ulteriore di tale giudizio può rinvenirsi nella valutazione (negativa) ex art. 116 c.p.c. del comportamento complessivo dell attrice, la quale, dopo aver deliberato l azione di responsabilità nei confronti del convenuto per una serie di condotte, ha proposto dinanzi il Tribunale di Milano un azione di responsabilità diretta a far valere la parte più rilevante di quelle condotte e, solo a distanza di tre anni, ha proposto la presente azione al fine di far valere le ulteriori condotte, evidentemente collegate alle prime, peraltro solo nei confronti del convenuto e non anche degli altri componenti dell organo amministrativo (per di più, confermando tale scelta a seguito della loro chiamata in causa, in assenza di una giustificazione apparente, idonea a sorreggere tale scelta). In particolare, questo comportamento, per un verso, rivela una scarsa considerazione iniziale della rilevanza delle condotte oggetto d esame del presente giudizio ad opera della stessa parte e, per altro verso, si pone in contrasto con il dovere generale di correttezza, ricavabile dall art c.c. e dall art. 88 c.p.c. (come precisato da Cass. SU n /07), in quanto ha costretto il convenuto ad disarticolazione delle proprie difese, per di più a distanza di anni dalla cessazione della carica, e quindi complessivamente ad una difesa più difficoltosa, senza che sia ravvisabile alcuna ragione apparente, idonea a giustificare questa strategia processuale dell attrice. Le spese di lite seguono la soccombenza e vanno quindi poste a carico dell attrice, anche nei confronti dei chiamati in causa (per aver provocato, con l azione nei confronti del convenuto, la chiamata stessa), nella misura liquidata in dispositivo (secondo i parametri di cui al DM n. 140/12). P.Q.M. definitivamente pronunciando: 1) rigetta le domande delle attrici; 2) condanna la MC S.p.a. a rimborsare a MG le spese di lite che liquida in complessivi , di cui 150 per spese ed il resto per compenso, oltre iva 6

7 e cpa; 3) condanna la MC S.p.a. a rimborsare a PS le spese di lite che liquida in complessivi , di cui 50 per spese ed il resto per compenso, oltre iva e cpa; 4) condanna la MC S.p.a. a rimborsare a MB le spese di lite che liquida in complessivi , di cui 50 per spese ed il resto per compenso, oltre iva e cpa. Verona 17/6/13 Il GIUDICE ESTENSORE dott. Pier Paolo Lanni IL PRESIDENTE dott. Andrea Mirenda 7