Aggiornamento del PTCP Componente socio-economica INDICE

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3 INDICE AGGIORNAMENTO DEL QUADRO ECONOMICO DELLA PROVINCIA DI LECCO... 3 Introduzione... 3 L impatto della crisi: settore secondario... 4 L impatto della crisi: settore terziario... 6 Il mercato del lavoro... 7 La Cassa Integrazione Guadagni... 8 Il commercio estero... 9 Il turismo Le infrastrutture L ANALISI DISAGGREGATA PER AMBITI Premessa: caratteri essenziali del sistema produttivo Lecchese Gli ambiti della provincia di Lecco Il sistema produttivo negli ambiti della provincia di Lecco Dinamica del sistema produttivo nel periodo di crisi economica Le PMI negli ambiti della provincia di Lecco, situazione al Le Grandi Imprese negli ambiti della provincia di Lecco, situazione al L artigianato nella provincia di Lecco, situazione al La situazione occupazionale negli ambiti della provincia di Lecco Dinamica dell occupazione nel periodo di crisi economica L occupazione nelle PMI della provincia di Lecco, situazione al L occupazione nelle Grandi Imprese nella provincia di Lecco, situazione al L artigianato nella provincia di Lecco, situazione al Struttura, dinamica e proiezioni demografiche dell area della Brianza Lecchese Per una valutazione quantitativa del quadro di compatibilità dei trends economici, demografici e fiscali L evoluzione del sistema economico locale (reddito e occupazione) L impatto demografico della crescita economica L impatto degli scenari demografici ed economici sulla fiscalità locale Struttura, dinamica e proiezioni demografiche dell area di Lecco Per una valutazione quantitativa del quadro di compatibilità dei trends economici, demografici e fiscali L evoluzione del sistema economico locale (reddito e occupazione) L impatto demografico della crescita economica L impatto degli scenari demografici ed economici sulla fiscalità locale Struttura, dinamica e proiezioni demografiche dell area della Valsassina Per una valutazione quantitativa del quadro di compatibilità dei trends economici, demografici e fiscali L evoluzione del sistema economico locale (reddito e occupazione) L impatto demografico della crescita economica L impatto degli scenari demografici ed economici sulla fiscalità locale INDICAZIONI PER LA REVISIONE DELLA NORMATIVA DI PTCP

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5 AGGIORNAMENTO DEL QUADRO ECONOMICO DELLA PROVINCIA DI LECCO Introduzione Il 2011 è stato un anno difficile nel quale gli effetti della crisi globale iniziata nel 2008 si sono palesati con grande forza e intensità, e sia il 2011, che il 2012, sono e saranno anni di recessione, con variazioni del PIL inferiori allo 0. In questo contesto il sistema lecchese sembra resistere, ancorandosi alle eccellenze del sistema produttivo territoriale e gestendo le situazioni di crisi con gli strumenti di politica attiva e passiva del lavoro che consentono di limitare l impatto sociale delle difficoltà occupazionali. La provincia di Lecco al 2011 conta su imprese, e di queste sono sono dedite al commercio, alle costruzioni, sono quelle industriali. Nel 2011 il 23,5% del tessuto produttivo locale è rappresentato dal commercio, il comparto numericamente più rilevante, seguito dal 18,9% delle imprese delle costruzioni, e dal 17,4% del manifatturiero. Rispetto alla composizione media del panorama imprenditoriale italiano, si evidenzia che le imprese del commercio presentano una minore concentrazione nella provincia di Lecco che in Italia (23,5% contro il 27% del dato medio nazionale), ma sono più numerose le imprese delle costruzioni e quelle manifatturiere. Tabella 1 Imprese attive per settori di attività economica in provincia di Lecco ed in Lombardia LECCO LOMBARDIA variaz variaz. Agricoltura, silvicoltura e pesca ,1% ,6% Estrazione di minerali 8 8 0,0% ,8% Attività manifatturiere ,5% ,4% Utilities ,0% ,8% Costruzioni ,9% ,2% Commercio ,4% ,3% Tarsporto e magazzinaggio ,2% ,0% Servizi alloggio e ristorazione ,4% ,8% Servizi di informazione e comunicazione ,2% ,6% Attivita finanziarie e assicurative ,5% ,0% Attività immobiliari ,4% ,0% At. Professionali, scientifiche, tecniche ,3% ,8% Noleggio, ag. Viaggio, servizi imprese ,9% ,8% PPAA 1 1 0,0% ,7% Istruzione ,0% ,5% Sanità e assistenza sociale ,3% ,7% Art. artistiche, sportive, di intrattenim ,0% ,5% Altri servizi ,9% ,0% Imprese non classificate ,4% ,2% TOTALE ,2% ,3% Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Unioncamere Con riferimento al settore manifatturiero, la specializzazione produttiva principale dell industria lecchese è la metallurgia, seguita dal tessile, e dai macchinari. Nel 2011 molti comparti manifatturieri hanno visto contrarsi il numero di imprese (in particolare stampa ed elettronica, con tassi di riduzione superiori al 5%), mentre l unico settore che ha sperimentato una crescita sensibile è quello della manutenzione ed installazione di macchine (+9,5%). 3

6 Tabella 2 Imprese del manifatturiero per settore di attività. Confronto Lecco-Lombardia LECCO LOMBARDIA variaz variaz. Alimentari, bevande e tabacco ,7% ,7% Tessile e abbigliamento ,3% ,8% Articoli in pelle e simili ,0% ,4% Legno e prodotti in legno ,2% ,9% Carta e prodotti di carta ,6% ,8% Stampa e riproduzione di supporti registrati ,8% ,8% Coke, raffinati, chimica e farmaceutico ,3% ,1% Gomma e plastica ,5% ,2% Altri minerali ,7% ,1% Metallurgia ,1% ,0% Prodotti in metallo (esclusi macchinari) ,4% ,7% Computer, elettronica e ottica ,3% ,1% Apparecchiature elettriche ,7% ,4% Macchinari ed apparecchiature ,4% ,9% Autoveicoli, rimorchi e altri mezzi di trasporto ,8% ,3% Mobili ,7% ,1% Altre industrie manifatturiere ,1% ,0% Manutenzione/Installazione Macchine ,5% ,9% TOTALE ,5% ,4% Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Unioncamere L impatto della crisi: settore secondario Il triennio è risultato difficile per il settore metalmeccanico lecchese in termini di occupazione: c è stata una flessione dell 8,3% degli addetti, e la dinamica negativa ha riguardato quasi tutti i principali comparti del settore e ha investito tutte le tipologie dimensionali delle imprese, pur se in misura più contenuta in quelle piccole rispetto alle imprese medio-grandi. Tabella 3 Imprese del settore metalmeccanico in provincia di Lecco VAR % /2010 Metallurgia ,4% Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 5,0% Fabbricazione di altri mezzi di trasporto ,0% TOTALE ,7% Fonte: SMAIL, Sistema Monitoraggio Annuale Imprese e Lavoro, ,1% -3,8% -6,7% -3,9% 4

7 Tabella 4 Addetti del settore metalmeccanico in Provincia di Lecco VAR % /2010 Metallurgia ,7% Fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) ,2% Fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e di orologi ,4% Fabbricazione di apparecchiature elettriche ed apparecchiature per uso domestico non elettriche Fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca ,8% Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi 5,3% Fabbricazione di altri mezzi di trasporto ,9% TOTALE ,3% Fonte: SMAIL, Sistema Monitoraggio Annuale Imprese e Lavoro, ,5% Un discorso analogo è applicabile anche al comparto tessile e abbigliamento, con una riduzione di addetti da a (pari al 9,5%). I dipendenti si riducono in maniera più rilevante (- 10,2%) nel comparto tessile e in misura più contenuta in quello dell abbigliamento. Tabella 5 Addetti del settore tessile in provincia di Lecco VAR % 2007/2010 INDUSTRIE TESSILI ,1% Filatura e tessitura ,6% Finissaggio ,1% Altre attività del tessile ,1% CONFEZ. ABBIGLIAMENTO ,8% Produzione capi abbigliamento ,6% Confezione articoli in pelliccia ,0% Fabbricazione articoli maglieria ,9% TOTALE ,5% Fonte: SMAIL, Sistema Monitoraggio Annuale Imprese e Lavoro, 2011 Il settore delle costruzioni risente della consistenze flessione dell attività edilizia, con la conseguenza che c è stata una perdite rilevante di posti di lavoro soprattutto per quanto riguarda i lavoratori alle dipendenze nelle imprese del settore, che dal 2007 sono diminuiti di 600 unità, una quota pari a circa il 9%, con flessioni ancora più consistenti stimate nel 2011 rispetto al 4% del Nel complesso la riduzione ha valori meno significativi, con un 2,1% nell ultimo anno, grazie alla relativa stabilità dei lavoratori autonomi che operano nel settore. 5

8 L impatto della crisi: settore terziario Nonostante il rallentamento dei consumi e una dinamica delle imprese che presenta saldi annuali negativi, il settore del commercio al dettaglio registra una crescita dei posti di lavoro tra il 2007 ed il 2010 che si misura nel 3,7% in termini di addetti; nel solo 2010 gli addetti sono cresciuti dell 1,9% e i dipendenti dell 1,3%. Questo risultato positivo è generato da dinamiche contrastanti interne al settore, all interno del quale si osservano performance positive negli esercizi alimentari, prodotti specializzati non food e nelle vendite per corrispondenza (internet), cui fanno da contraltare valori negativi nella grande distribuzione ed in altri esercizi specializzati meno diffusi (es: i distributori di carburante). Tabella 6 Addetti del settore commercio VAR % 2007/2010 Esercizi non specializzati ,2% Esercizi alimentari ,6% Distribuzione carburanti ,6% Commercio prodotti informatici e tlc ,8% Prodotti non alimentari specializzati ,3% Ambulanti ,2% Corrispondenza, distributori automatici ,5% TOTALE ,7% Fonte: SMAIL, Sistema Monitoraggio Annuale Imprese e Lavoro, 2011 Il settore del turismo e della ristorazione sembra uscire al momento indenne, per quanto riguarda i livelli occupazionali, dalla crisi in atto e può essere considerato fra i pochi in controtendenza all interno del sistema economico provinciale. Il numero degli addetti rispetto al 2007 registra una crescita superiore al 10%, sostenuta maggiormente dalle piccole e medie imprese. I comparti del settore dei servizi con la crescita maggiore sono le strutture ricettive, le attività ricreative e di divertimento, gli esercizi di ristorazione, con incrementi tra il 13% ed il 17%. L incidenza del turismo in provincia rimane comunque inferiore alla media regionale, sintomo del fatto che nel comparto ci sono ancora ampi margini di crescita. Tabella 7 Addetti del settore turismo VAR % 2007/2010 ALLOGGIO ,9% Alberghi ,6% Affittacamere, case vacanze, b&b, residence ,0% Campeggi e villaggi turistici ,0% Altre strutture ricettive ,8% RISTORAZIONE ,4% Ristoranti ,1% Altri servizi di ristorazione (escluse mense) ,3% BAR ,7% Bar e altri esercizi simili senza cucina ,8% Gelaterie e pasticcerie ,9% AGENZIE DI VIAGGIO ,4% ATTIVITA RICREATIVE ,0% CENTRI BENESSERE ,7% TOTALE ,1% Fonte: SMAIL, Sistema Monitoraggio Annuale Imprese e Lavoro,

9 Altro settore con una performance sorprendente è quello dell assistenza sociale. Rispetto al 2007 il numero degli addetti è cresciuto da a oltre 2.600, con un incremento pari al 13,6%; occorre puntualizzare che negli ultimi mesi l espansione occupazionale di questo settore si è un po arrestata a causa della diminuzione delle risorse pubbliche a disposizione del sociale. Il mercato del lavoro La prima variabile che osserviamo per avere un idea più accurata delle dinamiche che hanno coinvolto il mercato del lavoro lecchese durante la crisi è il tasso di occupazione: tra il 2008 ed il 2011 si è ridotto in modo costante negli anni, scendendo dal 67,6% al 64,7%, allineandosi alla media regionale. Il tasso di occupazione si è ridotto a causa della crisi, ma il livello in termini assoluti è elevato, tanto da avvicinarsi al target europeo del 70%. Questo è un indicatore di buona salute del sistema, che riesce ad assicurare una buona impiegabilità alla popolazione residente. Figura 1 Serie storica del tasso di occupazione a Lecco, Lombradia e in Italia ,6 67,0 65,9 65,8 65,3 65,1 64,7 64,7 58,7 57,6 56,9 56, Lecco Lombardia Italia Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Istat Con la crisi economica il tasso di disoccupazione è andato aumentando fino al 5,6% del 2011, valore che rimane inferiore alla media italiana (8,4%) e lievemente inferiore anche al 5,8% registrato in Lombardia. I dati generali mostrano quindi una situazione occupazionale positiva per la Provincia di Lecco, nonostante la crisi, grazie al fatto che la situazione di partenza era quella di una sostanziale piena occupazione. 7

10 Figura 2 Serie storica del tasso di disoccupazione a Lecco, in Lombardia, e in Italia ,2 3,7 6,7 4,9 7,8 5,4 5,6 5,3 8,4 8,4 5,6 5, Lecco Lombardia Italia Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Istat I dati del tasso di attività dello stesso periodo si mantengono costanti tra il 69% ed il 70%, 7 punti sopra la media italiana. Il fatto che i valori del tasso di attività siano rimasti costanti dimostra che la quantità di forza lavoro è rimasta più o meno lo stessa, quindi la riduzione del tasso di occupazione si è risolta in un aumento della disoccupazione, e non in una fuoriuscita dalla forza lavoro. La Cassa Integrazione Guadagni Il dato congiunturale della cassa integrazione ci consente di comprendere lo stato di resilienza del sistema economico lecchese di fronte alla crisi. I dati relativi al triennio ci dicono che il peggio, almeno per Lecco, sembrerebbe essere passato, essendo il ricorso alla cassa integrazione in diminuzione (19,5 milioni di ore nel 2009, 18,3 nel 2010, 14 nel 2011). Tabella 8 Ore di Cassa Integrazione Gudagni erogate tra il 2009 ed Confronto Lecco, Lombardia, Italia Ordinaria Straordinaria In deroga TOTALE Valori assoluti 2009 Lecco LOMBARDIA ITALIA Valori assoluti 2010 Lecco LOMBARDIA ITALIA Valori assoluti 2011 Lecco LOMBARDIA ITALIA Variazioni % Lecco -49,7% 333,0% 134,9% -6,1% LOMBARDIA -39,4% 123,1% 130,0% 15,3% ITALIA -40,7% 125,3% 204,4% 31,1% Variazioni % Lecco -41,4% 2,6% -30,5% -23,3% LOMBARDIA -41,4% -9,4% -40,2% -29,2% ITALIA -32,9% -12,8% -13,6% -18,8% Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Inps 8

11 La domanda all inizio della crisi ha riguardato soprattutto la cassa integrazione ordinaria, richiesta per momentanee crisi di mercato, mentre nei 2 anni successivi si è spostata verso quella straordinaria. L aumento che si è verificato tra il 2009 ed il 2010 è una prova del fatto che la crisi ha investito moti settori economici, e non solo quelli industriali, normalmente più sensibili all andamento del ciclo economico. Il caso lecchese è differente dal dato nazionale: in Italia il picco di domanda della CIG si è verificato nel 2010, ed il 2011 è stato superiore al Passando all analisi delle richiesta di CIG nei differenti comparti produttivi, l industria ha chiesto ben 18 milioni di ore nel 2009, all indomani dello scoppio della crisi, per poi diminuire il monte ore di domanda in modo graduale (15,5 nel 2010, 12 nel 2011). Il settore costruzioni ha visto peggiorare la propria situazione, come dimostra il crescente numero di ore richieste (oltre 200 mila nel 2009, quasi 350 mila nel 2010, quasi 680 mila nel 2011). Artigianato e commercio hanno attraversato la fase più critica nel 2010 (1,8 milioni di ore e 675 mila rispettivamente), e nel 2011 la richiesta si è ridotta. Il settore meccanico è stato quello maggiormente colpito dalla crisi (46,3%), con quasi la metà delle richieste, seguito dal tessile (16,4%), dal metallurgico (9,5%), e dall artigianato (6,1%). Il commercio estero Nonostante il clima economico sfavorevole, nel 2011 Lecco ha partecipato al processo di rilancio delle esportazioni italiane incrementando il valore dei beni trasportati da 3,14 a 3,56 mld di euro. L incremento in percentuale è del 13,4%, superiore rispetto al 10,8% regionale e al +11,4% nazionale, col risultato che la provincia ha incrementato la sua quota di export sia su quello lombardo, che su quello nazionale. Figura 3 Variazioni dell'export, confronto Lecco, Lombardia, Italia 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0-5,0-10,0-15,0-20,0-25,0-30,0 12,6 13,4 15,6 14,3 11,4 9,5 9,9 10,8 13,3 1,2 2,0 1,8-20,9-21,0-25,3 2006/ / / / /11 Lecco Lombardia Italia Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Istat 9

12 Le importazioni presentano un trend analogo, dato che sono cresciute del 14,7% contro il +4,2% lombardo ed il +9% italiano. Rimane un saldo positivo della bilancia commerciale, e il tasso di copertura è sempre stato positivo tra il 2006 ed il 2011, sebbene nell ultimo anno si sia sensibilmente ridotto, passando dal 206,9% del 2009 al 152,6 % del Figura 4 Tasso di copertura delle esportazioni Confronto Lecco, Lombardia, Italia ,9 162,7 158,3 176,0 94,2 97,7 96,6 98,0 154,4 152,6 91,8 93, ,3 82,2 86,7 84,8 79,5 84, Lecco Lombardia Italia Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne su dati Istat Il contributo principale all export lecchese è dato da prodotti in metallo (39% del totale) e macchinari (22,6%). Seguono il tessile, l elettrico ed i mezzi di trasporto con quote comprese tra il 7% ed il 5%. L importazione dei prodotti in metallo e tessili è in crescita, mentre tra i settori principali cala l import dell alimentare. Il turismo Nel 2011 il numero di arrivi nella provincia di Lecco ha registrato una netta crescita, con un +14,5% (oltre 190 mila dai quasi 170 mila del 2010). L aumento dei turisti italiani è stato del 10,8%, quello degli stranieri del 19%. Sono cresciute anche le giornate di presenza, con oltre 525 mila pernottamenti contro i 470 mila del 2010 (+11,7%). La durata media del soggiorno è di poco meno di tre giorni, che si spiega anche col fatto che più di un terzo degli arrivi e delle presenza è dovuto alla tipologia di cliente che si reca nella provincia per ragioni lavorative, e questo contribuisce alla ridotta durata del soggiorno medio. Un sesto degli arrivi è motivato dalla visita del capoluogo, mentre le attrattività naturali determinano oltre 80 mila arrivi con un soggiorno medio pari a 3,5 giorni, superiore rispetto alla media provinciale. Arrivi e presenze crescono sia nell alberghiero, che nelle strutture ricettive. 10

13 Tabella 9 Arrivi e presenze in provincia di Lecco suddivisi per tipologia di località e tipologia di esercizio Arrivi Presenze Var. % Var. % Lago ,8% ,1% Montagna ,1% ,4% Affari ,4% ,9% Capoluogo ,6% ,7% TOTALE ,5% ,7% Arrivi Presenze Var. % Var. % Alberghiero ,5% ,9% Complementari ,0% ,6% TOTALE ,5% ,7% Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Ufficio Statistica e Oseervatori su dati Provincia Lecco 11

14 Le infrastrutture La dotazione infrastrutturale complessiva della provincia di Lecco è inferiore a quella media nazionale (Lecco 80,5 rispetto al 100 della media nazionale). Nel dettaglio, Lecco presenta una situazione negativa se si considerano le infrastrutture di natura sia economica che sociale. Nel caso delle infrastrutture economiche Lecco mostra una dotazione pari a 77,5, mentre nel caso di quelle sociali l indice è più alto (87,6), ma sempre sotto ai livelli nazionali. Sul piano delle tipologie di infrastrutture, Lecco è sopra la media per le reti energeticoambientali (168) ed i servizi a banda larga (128,6). Altri settori con dotazione superiore alla media sono i servizi alle imprese ed i servizi sanitari. Le note dolenti provengono dalla rete stradale e da quella ferroviaria; la dotazione stradale è pari al 33% della media italiana, mentre il dato relativo alle ferrovie è meno preoccupante. Altra tipologie infrastrutturali che sembrano essere carenti nel territorio lecchese sono quelle culturali (indice di 68,7) e quelle dell istruzione (74,7). Tabella 10 Indice di dotazione infrastutturale delle province lombarde al 2011 Reti energetico ambientali Rete stradale Rete ferroviaria Porti Aeroporti Bergamo 88,6 44,5 1,8 190,6 148,6 121,0 Brescia 115,0 55,2 0,0 36,8 137,0 105,4 Como 48,2 58,1 0,0 27,5 142,9 136,0 Cremona 62,1 101,9 0,0 11,1 134,4 89,2 Lecco 33,0 91,9 0,0 0,0 168,0 128,6 Lodi 147,7 107,0 0,0 0,0 171,8 96,2 Mantova 70,0 71,7 0,0 2,7 154,0 84,3 Milano 89,4 117,6 0,0 168,6 175,3 186,5 Pavia 118,3 91,9 0,0 10,4 127,2 73,4 Sondrio 33,3 66,8 0,0 0,0 49,7 38,7 Varese 57,2 100,3 0,0 1179,9 176,3 156,1 LOMBARDIA 84,3 86,0 0,2 171,6 150,7 130,1 NORD-OVEST 114,6 95,8 63,7 122,8 127,4 112,9 Servizi a banda larga TOTALE SENZA PORTI Strutture per le imprese Strutture culturali Strutture per l'istruzione Strutture sanitarie TOTALE Bergamo 125,2 83,1 90,3 102,8 99,4 110,3 Brescia 124,6 79,8 93,5 102,6 85,0 94,4 Como 133,9 78,2 104,4 111,3 84,1 93,4 Cremona 96,3 141,9 87,2 99,7 82,4 91,5 Lecco 121,3 68,7 74,7 119,3 80,5 89,5 Lodi 105,5 68,6 69,5 91,0 85,7 95,3 Mantova 98,7 62,1 64,8 77,4 68,6 76,2 Milano 259,4 151,3 160,3 199,1 150,7 167,5 Pavia 90,2 139,7 107,1 116,9 87,5 97,2 Sondrio 54,8 33,6 35,3 45,0 35,7 39,7 Varese 141,4 81,7 111,5 159,4 216,4 240,4 LOMBARDIA 157,8 105,0 109,6 132,8 112,8 125,3 NORD-OVEST 134,4 101,8 98,3 116,3 108,8 113,8 Fonte: CCIAA Lecco, Elaborazione Istituto Tagliacarne 12

15 L ANALISI DISAGGREGATA PER AMBITI Premessa: caratteri essenziali del sistema produttivo Lecchese L'industria lecchese è caratterizzata da un'elevata presenza di piccole e medie imprese. A riprova di questo, nel 2010 la quota di unità locali collocate nella fascia dimensionale da 1 a 9 addetti era il 93,8%. Scomponendo quest ultimo dato consegue inoltre che il 75,4% delle unità locali totali è incluso nella fascia più bassa che va da 1 a 2 addetti. Il resto delle unità locali è compreso nelle classi di mezzo, e meno dell 1% include unità con più di 100 addetti. Questi dati sono perfettamente in linea con l andamento nazionale rilevato dall Istat. Il sistema produttivo della provincia lecchese è concentrato prevalentemente sulle attività industriali, in particolar modo nell'industria meccanica nata dal processo di consolidamento e di diversificazione della primitiva attività metallurgica, favorita dalla presenza delle materie prime, verificatosi nel corso del tempo. Il cuore dell'industria meccanica dell'intera area lariana si colloca, infatti, fra Erba (CO), Lecco e la Brianza lecchese e ha alcune estensioni importanti in Valsassina e in Valle San Martino, formando il Distretto Metalmeccanico di Lecco. Il territorio, incapace di accogliere coltivazioni e allevamenti che siano produttivi in modo economico a causa delle sue caratteristiche fisiche è ricco di vene metallifere, calcare, marne e dolomie (nella parte meridionale della fascia montana e pedemontana), che alimentano l'industria estrattiva. La pesca nel lago, un tempo praticata a fini commerciali, ha gradualmente perso la sua importanza man mano che si sviluppavano le attività turistiche, favorite dal rilevante patrimonio paesaggistico, ricco di testimonianze della sua storia e di molte opere d'arte, che nei secoli vi sono state prodotte e accumulate (chiese, monasteri, ville, fortificazioni militari, nuclei di antica formazione e insediamenti rurali o alpestri, antichi insediamenti produttivi). Quanto alla dinamica occupazionale dell ultimo decennio, la provincia di Lecco, come la Lombardia stessa, ha visto aumentare il proprio numero di addetti dell 8%. Tuttavia mentre in regione tra il 91 e il 2001 si è assistito ad un calo degli addetti all industria pari a circa il 8%, mostrando quindi un aumento attribuibile in larga misura al processo di terziarizzazione, in provincia di Lecco il numero degli addetti all industria nel stesso periodo è aumentato lievemente (+0,1%). 1- Gli ambiti della provincia di Lecco Con i suoi 42 comuni (46% del totale) la Brianza è l ambito territoriale più rilevante della provincia di Lecco, seguito dall ambito di Lecco con 33 comuni (36%) e dalla Valsassina con 15 comuni (16%). Dal punto di vista della dimensione territoriale l ambito di Lecco con i suoi 401 kmq racchiude il 49% della superficie territoriale provinciale, la Valsassina il 26% (215 kmq) e la Brianza il restante 25%. La Brianza è infine l ambito con la densità abitativa più elevata 787 abitanti per kmq, segue il Lecchese 563 ab/kmq e la Valsassina. 13

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20 2- Il sistema produttivo negli ambiti della provincia di Lecco La provincia di Lecco conta unità locali. L ambito della Brianza ne raccoglie circa il 45% (13.428), il Lecchese circa il 46% (13.583) e il restante (1.724) è ubicato nella Valsassina Dinamica del sistema produttivo nel periodo di crisi economica La crisi che ha caratterizzato il sistema economico mondiale negli ultimi cinque anni ha avuto ripercussioni anche sul tessuto produttivo della provincia di Lecco. Il dato aggregato mostra comunque un aumento del 4,3% del numero di unità locali presenti nel territorio con, tuttavia, andamenti differenti per i diversi settori. I dati mostrano, infatti, una diminuzione del settore industria del 2,1% in contrapposizione ad un trend positivo di tutte le altre categorie. Il fenomeno è ancora più evidente se si scompone il dato dell industria in sezioni: le attività di estrazione di minerali hanno subito un calo del numero di unità locali del 17,4% e le attività manifatturiere sono diminuite del 2,9%. Il terziario è invece il settore che ha avuto l aumento più consistente (8,3%), e osservando nuovamente le sue ripartizioni si nota che gli aumenti più rilevanti sono avvenuti nella sanità e assistenza sociale (20,1%) e attività artistiche, sport, intrattenimento e divertimento (20,7%). Da segnalare, sempre per i servizi, anche gli aumenti delle attività professionali e scientifiche (9,6%), noleggio, supporto imprese e agenzie di viaggio (12,6%) e Attività di alloggio e ristorazione (13,6%). In merito agli altri settori, le costruzioni e il commercio sono cresciuti rispettivamente del 4,9 e del 4,1%. L agricoltura è anch essa aumentata (2,7%). Spostando l analisi a livello di ambiti invece, è possibile notare come questo effetto di terziarizzazione sia più evidente per la Brianza dove l industria è calata in termini di unità del 2,7% rispetto ad un aumento del terziario dell 8,7%. A livello di singole sezioni è possibile notare come il calo delle unità di estrazioni di minerali sia avvenuto esclusivamente in questo ambito (-57,1%). Le costruzioni mostrano un aumento maggiore rispetto al dato aggregato (5,7%), mentre il commercio è in linea (4%). Per quanto riguarda l ambito di Lecco è possibile notare un forte aumento nel settore agricoltura (6,4%) e un calo dell industria (-1,83%) dovuto ad una importante diminuzione della numerosità della manifattura (-3,3%). Il terziario, così come per la Brianza, mostra un aumento significativo (8,2%). Le costruzioni sono sotto al dato totale (4%) e il commercio al di sopra (4,7%). Nell ambito della Valsassina l effetto di terziarizzazione risulta meno evidente a causa del contemporaneo aumento dell industria (1,5%), dovuto principalmente ad un aumento delle unità di fornitura acqua e gestione rifiuti (da 1 a 5 unità locali), e da un più lieve aumento del terziario rispetto agli altri due ambiti (5,3%). In calo, sempre per quanto riguarda il terziario, le attività finanziarie e assicurative (-6,1%) e le attività immobiliari (-18,2%). Un aumento deciso è invece presente nelle costruzioni (6,2%) ed una sostanziale stabilità nel commercio (0,8%). Tra i tre ambiti è quindi possibile trovare elementi comuni come l aumento del terziario ed un generale aumento anche delle costruzioni. Comuni sono anche gli aumenti di alcune sezioni del terziario ossia: istruzione, Sanità e assistenza sociale, Attività artistiche, sportiva, intrattenimento e divertimento. Diverso invece il discorso per l industria che delinea un quadro differente tra la Valsassina e gli altri due ambiti. La prima infatti risulta sostanzialmente immutata (ad eccezione delle unità attive nella fornitura di acqua e gestione dei rifiuti), mentre i secondi mostrano una diminuzione significativa. Per il terziario invece, a fronte di forti aumenti negli ambiti di Brianza 18

21 e Lecco, l aumento in Valsassina è più contenuto, e sarebbe ancora più basso se si escludessero dal terziario l istruzione e la sanità. Se da un lato, quindi, la Brianza e Lecco sembrano mostrare dei caratteri di trasformazione nel sistema produttivo, orientati verso la terziarizzazione, la Valsassina denota invece caratteri di maggiore staticità. Nell ambito della Brianza i comuni con gli addensamenti più rilevanti di unità locali sono Merate, Casatenovo, Oggiono. Merate e Oggiono devono la loro leadership alla presenza nel manifatturiero e nel terziario, Casatenovo sembra avere una vocazione più sbilanciata verso il comparto del terziario. Nel complesso è il commercio l attività più diffusa nell ambito con il 24% delle UL, seguito da manifatturiero e costruzioni, rispettivamente col 21% ed il 18%. Nell ambito lecchese oltre al capoluogo spiccano Calolziocorte, Valmadrera, Colico, Mandello del Lario, Galbiate. Il settore manifatturiero è molto presente a Valmadrera, Olginate, Galbiate e Mandello del Lario, mentre le costruzioni sono più diffuse nei comuni di Calolziocorte, Colico e Galbiate. Il commercio è rilevante in particolar modo per i comuni di Calolziocorte, Valmadrera, Mandello del Lario. Il numero di unità locali dell ambito è cresciuto del 4,6% tra il 2007 ed il 2010, soprattutto grazie al commercio e alle costruzioni che hanno trend di crescita analoghi. L ambito della Valsassina mostra alcune peculiarità: il comune di Premana non si trova in una chiara posizione di leadership rispetto agli altri, pur essendo il capoluogo del SLL; Primaluna e Barzio hanno un numero di unità locali che si avvicina a quello di Premana. Premana e Primaluna rappresentano i centri manifatturieri dell ambito, Primaluna è specializzata nelle costruzioni, Barzio mostra una forte specializzazione nel terziario, inteso non solo come commercio, ma anche come attività immobiliari e di ristorazione. 19

22 Tabella 11 - Unità locali al 2010 presenti nei comuni dell'ambito della Brianza Lecchese per settore B - A - Agricoltura, silvicoltura e pesca Estrazione di minerali da cave e C - Attivitá miniere manifatturiere D - Forn. en.elettr.,gas, vapore e aria condiz. E - Forn. Acqua;reti fognarie,gest.r ifiuti e risanam. F - Costruzioni G - Comm.ingross o e dettaglio;rip. autov.e H - Trasporto e motocicli magazzinaggio I - Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione J - Servizi di informazione e comunicazione K - Attività finanziarie e assicurative L - Attività immobiliari M - Attività professionali, scientifiche e tecniche N - Noleggio,ag.via ggio,serv.supp P - orto imprese Istruzione Q - Sanità e assistenza sociale R - Attiv.artistiche, sport.,di intrattenim.e divertim. S - Altre attività di Z - Attività servizi mancante AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE % SUL TOTALE 4,70% 0,02% 21,20% 0,11% 0,33% 17,94% 24,25% 3,34% 5,53% 2,51% 3,12% 3,06% 3,97% 3,28% 0,61% 0,89% 0,78% 4,37% 0,00% VARIAZIONE ,70% -57,14% -3,01% 45,45% 12,20% 5,69% 3,96% 1,30% 13,18% 4,46% 6,34% 5,17% 13,99% 12,53% 3,66% 19,23% 14,74% 7,02% 0,00% 4,04% TOTALE

23 Tabella 12 - Unità locali al 2010 presenti nei comuni dell'ambito di Lecco per settore B - A - Agricoltura, silvicoltura e pesca Estrazione di minerali da cave e miniere D - Forn. C - Attivitá manifatturier e en.elettr.,gas, vapore e aria condiz. E - Forn. Acqua;reti fognarie,gest.rifiuti e risanam. F - Costruzioni G - Comm.ingros so e dettaglio;rip. autov.e motocicli H - Trasporto e magazzinagg io I - Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione J - Servizi di informazione e K - Attività comunicazio finanziarie e ne assicurative L - Attività immobiliari N - M - Attività Noleggio,ag. professionali, viaggio,serv. scientifiche e supporto tecniche imprese P - Istruzione R - Q - Sanità e assistenza sociale Attiv.artistich e,sport.,di S - Altre intrattenim.e attività di divertim. servizi ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE % SUL TOTALE 2,69% 0,11% 16,69% 0,21% 0,35% 17,73% 26,80% 3,32% 7,94% 2,56% 3,71% 2,94% 4,33% 3,31% 0,82% 1,05% 0,85% 4,61% 0,00% 100,00% VARIAZIONE ,40% 0,00% -3,28% 64,71% 88,00% 4,02% 4,66% -3,43% 14,32% 7,41% 2,86% 7,55% 5,76% 13,35% 12,12% 22,41% 26,37% 5,92% 0,00% 4,62% Z - Attività mancante TOTALE

24 Tabella 13 - Unità locali al 2010 presenti nei comuni dell'ambito della Valsassina per settore B - A - Agricoltura, silvicoltura e pesca Estrazione di minerali da cave e miniere C - Attivitá manifatturier e D - Forn. en.elettr.,gas,vapore e aria condiz. E - Forn. Acqua;reti fognarie,gest.rifiuti e F - risanam. Costruzioni G - Comm.ingros so e dettaglio;rip. autov.e motocicli H - Trasporto e magazzinagg io I - Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione J - Servizi di informazione e K - Attività comunicazio finanziarie e ne assicurative L - Attività immobiliari N - M - Attività Noleggio,ag. professionali, viaggio,serv. scientifiche e supporto tecniche imprese Q - Sanità e assistenza P - Istruzione sociale R - Attiv.artistich e,sport.,di intrattenim.e divertim. S - Altre attività di Z - Attività servizi mancante BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO TOTALE % SUL TOTALE 8,76% 0,06% 22,39% 0,12% 0,29% 17,81% 20,88% 3,42% 11,14% 0,75% 1,80% 1,57% 1,91% 2,61% 0,46% 0,52% 0,52% 4,99% 0,00% 100,00% VARIAZIONE ,31% 0,00% 0,52% 0,00% 400,00% 6,23% 0,84% 5,36% 10,98% 0,00% -6,06% -18,18% 10,00% 7,14% 33,33% 0,00% 28,57% 2,38% 0,00% 3,05% TOTALE

25 2.2 - Le PMI negli ambiti della provincia di Lecco, situazione al 2010 In questa analisi per Piccole e Medie Imprese si intendono 3 categorie dimensionali di entità economiche: Le Micro imprese, unità locali con almeno 1 addetto e fino ad un massimo di 9, le Piccole imprese, unità locali con almeno 10 addetti e fino ad un massimo di 49 e le Medie imprese, tra i 50 e i 99 addetti. Numericamente le Micro imprese rappresentano l entità economica fondamentale della provincia di Lecco con un totale di unità (93,8% del totale). L ambito della Brianza è quello con una concentrazione maggiore (44,4%) seguito dal lecchese (43,7%) e dalla Valsassina (11,9%). Nella Brianza il settore maggiormente coinvolto è quello del terziario (32%) seguito dal commercio (25%), dall industria (19%), dalle costruzioni (18%) e dall agricoltura (5%). La stessa classifica è identificata anche per l ambito della Valsassina con queste percentuali: 30% per il terziario, 22% per il commercio, 20% per l industria, 18% per le costruzioni e 9% per l agricoltura. L ambito di Lecco si posiziona nella stessa graduatoria ad eccezione delle costruzioni che risultano superiori all industria. Le percentuali per i settori quindi sono: 36% terziario, 28% commercio, 18% costruzioni, 15% industria e 3% agricoltura. Con l aumentare della dimensione delle unità locali la distribuzione si sposta verso il sud della provincia. Per quanto riguarda le Piccole imprese infatti la Brianza è ancora una volta l ambito con maggiori unità (52%) seguita da Lecco (42%) e dalla Valsassina (4%). Anche per le Medie Imprese la distribuzione è ancora più accentuata: 56% per la Brianza, 43% per Lecco e l 1% per la Valsassina. Le attività economiche, al crescere delle dimensioni, si concentrano in determinati settori, e quello maggiormente interessato da questo fenomeno è quello dell industria. Per la Brianza il 55% delle piccole imprese e il 75% delle medie sono attive nell industria. Per l ambito di Lecco l ordine è lo stesso con rispettivamente il 45 e 73%. Stesso concetto anche per la Valsassina con il 63% e 100%. Il terziario è il secondo settore maggiormente interessato dalle Piccole e Medie imprese. Nella Brianza sono il 22% delle piccole e il 14% delle medie le imprese coinvolte in questo settore. Nell ambito di Lecco sono il 30 e il 18%. Per la Valsassina invece sono il 18% delle piccole. Nell ambito della Brianza le imprese fino a 9 addetti sono concentrate nei comuni di Merate, Casatenovo,Oggiono, Missaglia; le piccole imprese hanno i centri più rilevanti ancora in Merate ed Oggiono, e un gradino sotto si trovano Missaglia, Casatenovo, Barzanò e Brivio; i comuni in cui sono situate 5 o più medie imprese sono Garbagnate Monastero (ha la leadership dell ambito con 8), Merate, Oggiono, Bulciago, Osnago, e Sirone, e di questi solo Merate detiene delle medie imprese al di fuori del comparto manifatturiero. Nell ambito di Lecco i luoghi di concentrazione delle micro imprese sono il capoluogo, Calolziocorte, Colico, Mandello del Lario, Valmadrera, Olginate e Galbiate; le piccole imprese sono diffuse a Lecco, Calolziocorte, Olginate e Valmadrera; le medie a Calolziocorte, Colico, Lecco, Monte Marenzo e Valmadrera. In Valsassina le maggiori concentrazioni di micro imprese sono a Premana, Barzio, Primaluna, Introbio; le piccole sono presenti a Cortenova, Introbio, Premana e Primaluna, e nell ambito considerato nel suo insieme le imprese comprese tra 50 e 99 addetti sono 4. 23

26 Tabella 14 Unità locali per settori delle PMI dei comuni dell'ambito Brianza 24 A - Agricoltur a Micro Imprese (1-9 addetti) Piccole Imprese (10-49 addetti) Medie Imprese (50-99 addetti) L - O - A - L - O - A - L - O - I - Costruzio Commerci T - Agricoltur I - Costruzio Commerci T - Agricoltur I - Costruzio Commerci T - Industria ni o Terziario TOTALE a Industria ni o Terziario TOTALE a Industria ni o Terziario TOTALE AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE var % 2007/2010 1,1% -0,7% 6,0% 4,2% 8,7% 4,8% 100,0% -11,3% -3,6% -3,1% 11,3% -4,8% 0,0% -7,5% 100,0% -14,3% 7,7% -3,9%

27 Tabella 5 Unità locali per settori delle PMI dei comuni dell'ambito Lecco A - Agricoltur a I - Industria Micro Imprese (1-9 addetti) Piccole Imprese (10-49 addetti) Medie Imprese (50-99 addetti) L - O - A - L - O - A - L - O - Costruzio Commerc T - Agricoltur I - Costruzio Commerc T - Agricoltur I - Costruzio Commerc ni io Terziario TOTALE a Industria ni io Terziario TOTALE a Industria ni io ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE var % 2007/2010 6,4% -0,8% 4,4% 4,8% 8,8% 5,3% 0,0% -7,8% -7,5% -1,0% -2,0% -5,1% 0,0% 1,9% -40,0% 0,0% -22,2% -6,4% T - Terziario TOTALE 25

28 Tabella 15 Unità locali per settori delle PMI dell'ambito Valsassina A - Agricoltur a I - Industria Micro Imprese (1-9 addetti) Piccole Imprese (10-49 addetti) Medie Imprese (50-99 addetti) L - O - A - L - O - A - L - O - Costruzio Commer T - Agricoltur I - Costruzio Commer T - Agricoltur I - Costruzio Commer ni cio Terziario TOTALE a Industria ni cio Terziario TOTALE a Industria ni cio BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO TOTALE var % 2007/2010-1,3% 0,6% 6,5% 0,8% 4,8% 2,7% 0,0% 9,5% 0,0% 0,0% 44,4% 12,5% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% -100,0% -20,0% T - Terziario TOTALE 26

29 2.3 - Le Grandi Imprese negli ambiti della provincia di Lecco, situazione al 2010 In questa analisi verranno considerate Grandi Imprese le unità locali con 100 o più addetti. All interno dei tre ambiti ne sono presenti 91 che rappresentano lo 0,3% del totale. Di queste solo 13 hanno 250 o più addetti. L ambito che n accoglie di più è quello della Brianza con 45 unità, seguita da Lecco con 43. La differenza indicativa tra i due ambiti è individuabile nei settori coinvolti. Mentre in Brianza l 80% delle grandi imprese è attiva nell industria, nell ambito di Lecco solo il 60% è attivo nel medesimo settore, quando invece il 27% è attivo nel terziario. La Valsassina ha in totale 3 grandi imprese, tutte impegnate nell industria. Per quanto riguarda le unità locali con più di 250 addetti queste sono attive per il 77% nell industria e il restante nel terziario. Per il 46% sono dislocate in Brianza e le restanti nel lecchese. Nella Brianza la distribuzione delle grandi imprese è un po più uniforme, mentre nel lecchese sono più concentrate in pochi comuni. Tabella 16 Unità locali delle grandi imprese dell'ambito Brianza Lecchese A - Agricoltura I - Industria Grandi Imprese (>100 addetti) L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE 0 36* *Di cui 6 unità hanno più di 250 addetti e situate nei comuni di: BOSISIO PARINI; CASATENOVO, CERNUSCO LOMBARDONE; COSTA MASNAGA; LOMAGNA; OSNAGO 27

30 Tabella 17 Unità locali delle grandi imprese presenti nell'ambito di Lecco Grandi Imprese (>100 addetti) A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE 0 26* ** 43 * Di cui 4 unità hanno più di 250 addetti e sono situate nei comuni di: OLGINATE, MANDELLO DEL LARIO, LECCO; **Di cui 3 unità hanno più di 250 addetti e sono situate nei comuni di: LECCO, COLICO. 28

31 Tabella 18 Unità locali delle grandi imprese presenti nell'ambito della Valsassina A - Agricoltura I - Industria Grandi Imprese (>100 addetti) L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO TOTALE Le variazioni rispetto al 2007 non danno indicazioni così incoraggianti: nell ambito della Brianza non ci sono più 7 aziende con più di 100 addetti, 6 nell industria e una nelle costruzioni. Bisogna precisare che non abbiamo possibilità di sapere se queste aziende hanno chiuso i battenti, oppure si sono ridimensionate, scendendo nella classe compresa tra i 50 ed i 99 addetti. Negli altri due ambiti la quantità di Unità Locali di grandi dimensioni è rimasta invariata tra il 2007 ed il

32 2.4 - L artigianato nella provincia di Lecco, situazione al 2010 L artigianato rappresenta un importante settore del tessuto produttivo lecchese. Nel 2010 erano registrate imprese artigiane rappresentando il 36,7% di tutta l attività economica della provincia. La quasi totalità, 97%, è compresa tra 1 e 9 addetti, il 2% fino ad un massimo di 19 addetti, e le restanti fino 99 dipendenti. Le costruzioni sono il settore maggiormente coinvolto nelle attività artigiane (40%) seguito dall industria (29%) e dal terziario (25%). A chiudere il commercio (6%) e l agricoltura (0,3%). L ambito della Brianza è ancora una volta il più attivo numericamente con il 47% delle attività artigiane della provincia, seguito da Lecco con il 45% e dalla Valsassina con l 8%. I primi due ambiti mostrano una struttura simile all aggregato della provincia, ossia con le costruzioni sempre in prima posizione (rispettivamente per il 39 e 40%), a differenza della Valsassina dove il settore industria è il più attivo nell artigianato (39%). Tabella 19 Unità locali dell'artigianato presenti nell'ambito di Lecco - dati 2010 A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE var % 2007/ ,3% -3,7% 1,4% -2,0% 1,1% -0,4% 30

33 Tabella 20 Unità locali dell'artigianato presenti nella Brianza Lecchese A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE var % 2007/2010-5,0% -6,5% 3,2% -4,8% 5,2% 0,0% 31

34 Tabella 21 Unità locali dell'artigianato presenti nell'ambito della Valsassina A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO TOTALE var % 2007/ ,7% -0,3% 4,2% 0,0% 0,6% 1,1% La distribuzione territoriale dell artigianato nell ambito del capoluogo ricalca da vicino quella delle PMI, e dietro di Lecco i comuni con la quota più elevata di UL sono Calolziocorte, Valmadrera e Mandello del Lario. Gli ultimi due comuni hanno concentrazioni di artigiani più elevate nell industria, mentre Calolziocorte è più specializzata nell artigianato edile e terziario. Nell ambito della Brianza Lecchese le unità locali artigiane sono distribuite in modo piuttosto uniforme: Merate è il comune col numero maggiore di U.L. con 373, seguito da Oggiono, Casatenovo, Olgiate Molgora e Missaglia, tutte sopra o prossime alle 250 U.L.. Merate è specializzato soprattutto nell edilizia e nel terziario non commerciale, Oggiono e Missaglia nell industria, e tutti i comuni prima menzionati mostrano una grande diffusione dell artigianato legato alle costruzioni. Nella Valsassina sono Premana e Primaluna i comuni col numero più elevato di unità locali dell artigianato: Premana con una grande diffusione dell industria, mentre Primaluna primeggia nelle altre categorie osservate ad eccezione del terziario. 32

35 3 - La situazione occupazionale negli ambiti della provincia di Lecco Gli addetti totali della provincia di Lecco erano al Il 46% è situato nell ambito di Lecco, il 50,5% in Brianza e il restante, 4,5%, in Valsassina Dinamica dell occupazione nel periodo di crisi economica La crisi economica che ha colpito il Paese nel periodo ha provocato per la provincia di Lecco un aumento del numero di unità locali, ma, contemporaneamente, una diminuzione degli addetti pari al 1,6%, composta da un calo negli ambiti della Brianza e del lecchese (rispettivamente 1,2 e 2,3%) e da un aumento nella Valsassina (2%). La ragione della diminuzione è individuabile nel fatto che la modifica nella composizione delle unità locali è avvenuta verso una terziarizzazione del sistema produttivo con una conseguente diminuzione delle unità produttive in grado di accogliere un numero maggiore di addetti, come l industria ad esempio. Proprio l industria è il comparto che ha subito il calo più brusco (-6,7%) con diminuzioni importanti nelle estrazioni di minerali (-13%) e nelle attività manifatturiere (-7%). Il terziario vede invece un aumento più lento (5%) rispetto all aumento delle unità locali (8,3%). L agricoltura segna l aumento maggiore rispetto agli altri comparti (7,3%) suddivisa tra Brianza (8,5%), lecchese (5,7%) e Valsassina (4,3%). Anche le costruzioni mostrano un andamento aggregato negativo (-1,1%) dovuto ad una diminuzione nel lecchese del 2,7%. Nel commercio invece si è verificato un aumento degli addetti del 2,3%, dovuti prevalentemente all andamento della Valsassina (3,3%). Contrariamente a quanto rilevato dall analisi per unità locali, l ambito che ha avuto l aumento maggiore nel terziario dal punto di vista degli addetti è la Valsassina (8%), seguita dalla Brianza (6,7%) e dal lecchese (3,6%). L ipotesi effettuata nel paragrafo 2.1, ossia di una propensione inferiore della Valsassina verso la terziarizzazione, è valida per le unità locali ma non per gli addetti coinvolti che risultano invece in aumento. Nell ambito della Brianza è Merate il comune capofila a livello economico, con addetti, seguito da Oggiono, Casatenovo, Costa Masnaga, Missaglia e Osnago, tutte comprese tra i 2 mila ed i 3 mila addetti. Con l esclusione di Merate. Che è tra i primi posti i tutti i settori produttivi esaminati, c è una certa alternanza di comuni, con differenti specializzazioni: Costa Masnaga e Garbagnate Monastero nel comparto manifatturiero, Robbiate e Casatenovo nelle costruzioni, Oggiono e Casatenovo nel commercio, Brivio, Casatenovo e Costa Masnaga per alberghi e ristoranti, Missaglia nella categoria N della classificazione ATECO, quella che racchiude le attività di noleggio, le agenzie di viaggio e i servizi alle imprese. Nell ambito del capoluogo Lecco ovviamente è il comune col maggior numero di addetti, quasi il 40% del totale; la capacità attrattiva ed accentratrice di Lecco si nota maggiormente nel settore terziario, dove spesso esiste un vero e proprio abisso in termini di addetti tra Lecco e gli altri comuni, con la sola eccezione del commercio. Nel comparto manifatturiero i comuni con le quote più importanti di addetti sono Valmadrera, Calolziocorte, Mandello del Lario e Olginate. Nell ambito della Valsassina l osservazione del dato riguardante gli addetti offre una distribuzione maggiormente equilibrata tra i comuni; primeggiano ancora Premana e Primaluna, ma seguiti da vicino da Cortenova e Introbio, che evidentemente sono comuni con dimensioni medie di azienda importanti, dato che a livello di unità locali la differenza tra Premana e Primaluna e gli altri comuni era più netta. 33

36 Tabella 22 - Addetti al 2010 presenti nei comuni dell'ambito della Brianza Lecchese per settore A - Agricoltura, B - Estrazione silvicoltura e di minerali da C - Attivitá pesca cave e miniere manifatturiere D - Forn. en.elettr.,gas, vapore e aria condiz. E - Forn. Acqua;reti fognarie,ges t.rifiuti e F - risanam. Costruzioni G - Comm.ingross o e dettaglio;rip. autov.e H - Trasporto e motocicli magazzinaggio I - Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione J - Servizi di K - Attività informazione e finanziarie e comunicazione assicurative L - Attività immobiliari M - Attività professionali, scientifiche e tecniche N - Noleggio,ag.vi aggio,serv.sup P - porto imprese Istruzione Q - Sanità e assistenza sociale R - Attiv.artistiche, sport.,di S - Altre intrattenim.e attività di divertim. servizi TOTALE AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE % SUL TOTALE 1,99% 0,06% 48,99% 0,11% 0,50% 10,52% 15,68% 3,42% 4,72% 1,32% 2,24% 0,93% 1,88% 2,95% 0,85% 1,31% 0,39% 2,14% 0,00% 100,00% VARIAZIONE % ,50% -23,91% -5,98% -21,79% -6,21% 0,39% 2,46% -10,61% 14,22% 7,40% 3,87% 2,67% 10,35% 13,33% 10,92% 25,85% 3,47% 6,15% 0,00% -1,22% Z - Attività mancante

37 Tabella 23 - Addetti al 2010 presenti nei comuni dell'ambito di Lecco per settore E - Forn. N - R - A - D - Forn. Acqua;reti G - I - Attività dei M - Attività Noleggio,ag. Attiv.artistiche, Agricoltura, B - Estrazione en.elettr.,gas, fognarie,gest.r Comm.ingrosso e servizi di J - Servizi di K - Attività professionali, viaggio,serv. Q - Sanità e sport.,di S - Altre silvicoltura e di minerali da C - Attivitá vapore e aria ifiuti e F - dettaglio;rip. H - Trasporto e alloggio e di informazione e finanziarie e L - Attività scientifiche e supporto P - assistenza intrattenim.e attività di Z - Attività pesca cave e miniere manifatturiere condiz. risanam. Costruzioni autov.e motocicli magazzinaggio ristorazione comunicazione assicurative immobiliari tecniche imprese Istruzione sociale divertim. servizi mancante TOTALE ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE % SUL TOTALE 0,92% 0,18% 37,82% 0,45% 0,61% 11,17% 17,20% 4,45% 5,96% 1,83% 3,45% 1,03% 2,17% 3,58% 1,42% 4,51% 0,71% 2,53% 0,00% 100,00% VARIAZIONE ,76% -9,38% -8,71% -1,37% 18,95% -2,74% 2,08% -5,44% 7,97% 5,39% -1,66% 3,33% 4,41% 1,35% 11,26% 9,24% 4,89% 6,11% 0,00% -2,30%

38 Tabella 24 - Addetti al 2010 presenti nei comuni dell'ambito della Valsassina per settore A - Agricoltura, silvicoltura e pesca B - Estrazione di minerali da C - Attivitá cave e miniere manifatturiere D - Forn. E - Forn. en.elettr.,gas,v Acqua;reti apore e aria condiz. fognarie,gest.rif iuti e risanam. F - Costruzioni G - Comm.ingross o e dettaglio;rip. autov.e motocicli H - Trasporto e magazzinaggi o I - Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione J - Servizi di K - Attività informazione e finanziarie e comunicazione assicurative L - Attività immobiliari M - Attività professionali, scientifiche e tecniche N - Noleggio,ag.via ggio,serv.supp P - orto imprese Istruzione TOTALE BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO TOTALE % SUL TOTALE 3,51% 0,08% 46,27% 0,04% 0,19% 14,21% 11,51% 3,90% 8,37% 0,50% 1,91% 0,66% 0,81% 1,70% 0,98% 1,70% 0,98% 2,68% 0,00% 100,00% VARIAZIONE % ,32% 33,33% -0,76% 0,00% 800,00% -0,87% 3,36% -6,00% 13,20% 9,09% -2,13% -5,88% -4,88% 15,49% 88,00% 6,49% 42,42% 2,38% 0,00% 2,06% Q - Sanità e assistenza sociale R - Attiv.artistiche, sport.,di intrattenim.e divertim. S - Altre attività di servizi Z - Attività mancante

39 3.2 - L occupazione nelle PMI della provincia di Lecco, situazione al 2010 Le Micro imprese rappresentano il cluster dimensionale maggiormente interessato dagli addetti della provincia con il 48% del totale, seguito dalle Piccole imprese, 26%, dalle Grandi Imprese 15% e dalle Medie Imprese, 11%. L ambito della Brianza è quello con una concentrazione maggiore di addetti nelle Micro imprese (48%) seguito da Lecco (46%) e dalla Valsassina (6%). Sul totale degli addetti di ciascun ambito invece, la Valsassina ha la percentuale maggiore di addetti nelle Micro imprese (60%), seguita da Lecco (49%) e dalla Brianza (45%). Nell ambito della Brianza il 31% degli addetti delle Micro imprese sono attivi nel settore del terziario, seguiti dall industria, 26%, dal commercio, 22%, dalle costruzioni, 16%, e dall agricoltura, 4%. La Valsassina vede le stesse posizioni con ai primi due posti il terziario con il 32% degli occupati e l industria al secondo con il 28%. Nell ambito di Lecco il terziario è sempre al primo posto, con il 36,4% e il commercio in seconda posizione, 25%, seguito dall industria, 20%. Così come rilevato per le unità locali, al crescere della dimensione aziendale, anche per gli addetti si registra una concentrazione verso il sud della provincia. Per le Piccole imprese la Brianza ha la quota maggiore di addetti impiegati (53%), seguito da Lecco con (42%) e dalla Valsassina (4%). Il fenomeno aumenta per le Medie Imprese dove il 56% degli addetti è in Brianza, il 41% nel lecchese, e solo il 2% nella Valsassina. Anche i settori si concentrano al crescere della dimensione. L industria diventa, come prevedibile, il comparto che accoglie il maggior numero di addetti nelle PMI in tutti e tre gli ambiti. Per quanto riguarda le piccole imprese: 58% per la Brianza, 46% per il lecchese, 60% per la Valsassina. Per le medie invece: 77% per la Brianza, 73% per il lecchese, 100% per la Valsassina. Il terziario è sempre in seconda posizione come numero di addetti per tutte le PMI di ciascun ambito. Da notare anche l importante quota di addetti nelle Piccole Imprese nel comparto costruzioni della Valsassina (19%). Nella Brinaza Lecchese l osservazione degli addetti conferma quanto osservato per le unità locali, con Merate, Oggiono, Casatenovo, Osnago e Missaglia come comuni leader; interessate è il dato degli addetti nelle medie imprese, dove emergono nuovi comuni come Garbagnate Monastero, Bulciago, e Sirone. Nell ambito di Lecco i comuni con le concentrazioni più rilevati di addetti sono Lecco, Calolziocorte, e Valmadrera. Nell ambito della Valsassina Premana detiene il maggior numero di addetti tra le micro imprese, Introbio tra le piccole imprese, Pasturo tra le medie. 37

40 Tabella 25 Addetti per settore nelle PMI dell'ambito Brianza Lecchese A - Agricoltura I - Industria Micro Imprese (1-9 addetti) Piccole Imprese (10-49 addetti) Medie Imprese (50-99 addetti) L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE A - Agricoltura I - Industria AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE var % ,9% 0,9% -0,8% 4,5% 7,1% 3,4% 126,7% -6,8% 1,6% 3,4% 4,9% -2,4% 0,0% -7,3% 113,7% -14,2% 10,1% -3,8% L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE 38

41 Tabella 26 Addetti per settore nelle PMI dell'ambito di Lecco A - Agricoltu ra I - Industria Micro Imprese (1-9 addetti) Piccole Imprese (10-49 addetti) Medie Imprese (50-99 addetti) L - Costruzi oni O - Commer cio T - Terziario TOTALE A - Agricoltu ra I - Industria ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE var % 2007/2010 5,8% -4,5% -2,5% 3,6% 7,8% 2,3% 0,0% -8,9% -6,2% -2,3% -4,3% -6,4% 0,0% 1,9% -39,0% 7,6% -28,1% -7,4% L - Costruzi oni O - Commer cio T - Terziario TOTALE A - Agricoltu ra I - Industria L - Costruzi oni O - Commer cio T - Terziario TOTALE 39

42 Tabella 27 Addetti per settore nelle PMI dell'ambito della Valsassina A - Agricoltur a I - Industria Micro Imprese (1-9 addetti) Piccole Imprese (10-49 addetti) Medie Imprese (50-99 addetti) L - Costruzio ni O - Commer cio T - Terziario TOTALE A - Agricoltur a I - Industria BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO L - Costruzio ni TOTALE var % 2007/2010 4,3% -1,5% -0,2% 1,9% 6,7% 2,2% 0,0% 2,8% -2,0% 40,0% 47,0% 8,7% 0,0% -0,8% 0,0% 0,0% -100,0% -17,2% O - Commer cio T - Terziario TOTALE A - Agricoltur a I - Industria L - Costruzio ni O - Commer cio T - Terziario TOTALE 40

43 3.3 - L occupazione nelle Grandi Imprese nella provincia di Lecco, situazione al 2010 Nel 2010 gli addetti delle Grandi Imprese (più di 99 addetti) erano , suddivisi per il 49% in Brianza, per il 48% nel lecchese, e per il 3% nella Valsassina. Di questi, 4291 sono impiegati in unità con più di 250 addetti. Per tutti e tre gli ambiti la concentrazione maggiore è nel comparto dell industria che vede attivi nella provincia addetti. La Brianza è l ambito che conta più addetti nell industria, 6.274, seguita dal lecchese con e dalla Valsassina con 398. Quest ultima ha tutti i suoi addetti delle Grandi Imprese impiegati in questo settore. Il lecchese conta inoltre una quota importante di addetti nel terziario, 2.126, situati prevalentemente nel comune di Lecco. Tabella 28 Addetti per settore al 2010 nelle grandi imprese nell'ambito di Lecco Grandi Imprese (>100 addetti) A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE * ** * Di cui addetti sono impiegati in unità con più di 250 addetti situate nei comuni di: OLGINATE, MANDELLO DEL LARIO, LECCO; **Di cui 867 addetti sono impiegati in unità con più di 250 addetti situate nei comuni di: LECCO, COLICO. 41

44 Tabella 29 Addetti per settore al 2010 nelle grandi imprese dell'ambito della Brianza Grandi Imprese (>100 addetti) A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE * *Di cui addetti impiegati in unità con più di 250 addetti situate nei comuni di: BOSISIO PARINI; CASATENOVO, CERNUSCO LOMBARDONE; COSTA MASNAGA; LOMAGNA; OSNAGO 42

45 Tabella 30 Addetti per settore al 2010 nelle grandi imprese dell'ambito della Valsassina Grandi Imprese (>100 addetti) A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO TOTALE Rispetto al 2007 in Brianza c è stata una diminuzione di 800 addetti, da circa a 7.600, di cui un centinaio nelle costruzioni, ed il rimanente nell industria; nel lecchese il calo è stato di circa 500 addetti, con una perdita di unità circa nel comparto industriale bilanciata solo in parte dalla crescita del terziario, mentre la Valsassina è rimasta invariata. Nell ambito di Lecco le grandi imprese sono fortemente incentrate sul capoluogo, che impiega quasi la metà degli addetti; concentrazioni importanti si riscontrano anche a Calolziocorte, Colico, Mandello del Lario. Il panorama delle grandi imprese nella Brianza Lecchese è più variegato ed uniforme: Costa Masnaga è il comune che primeggia con 897 addetti, seguito da Merate, Cernusco Lombardone, Casatenovo, Lomagna, Osnago, Bosisio Parini. L analisi della distribuzione territoriale delle grandi imprese in Valsassina è piuttosto semplice, dato che esistono solo a Primaluna e a Cortenova. 43

46 3.4 - L artigianato nella provincia di Lecco, situazione al 2010 Nella provincia di Lecco gli addetti impiegati nell artigianato sono , rappresentando il 22% circa del totale degli addetti. Il 49% sono attivi nell ambito della Brianza, il 47% nel lecchese e il restante nella Valsassina. L 85% degli addetti è attivo in Micro imprese (da uno a nove addetti), il restante nelle PMI. Le categorie artigiane attive nell industria accolgono il maggior numero di addetti (41%) seguite dalle costruzioni, (30%) e dal terziario (22%). A chiudere il commercio (7%) e l agricoltura (0,2%). Tutti e tre gli ambiti mostrano composizioni percentuali dei settori artigiani molto simili che ricalcano l andamento dell intera provincia. Tabella 31 Addetti artigiani al 2010 nell'ambito di Lecco A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni Artigiani O - Commercio T - Terziario TOTALE ABBADIA LARIANA BALLABIO BELLANO CALOLZIOCORTE CARENNO CIVATE COLICO DERVIO DORIO ERVE ESINO LARIO GALBIATE GARLATE INTROZZO LECCO LIERNA MALGRATE MANDELLO DEL LARIO MONTE MARENZO MORTERONE OLGINATE OLIVETO LARIO PERLEDO PESCATE SUEGLIO TORRE DE' BUSI TREMENICO VALGREGHENTINO VALMADRERA VARENNA VENDROGNO VERCURAGO VESTRENO TOTALE var % 2007/ ,0% -7,7% -5,2% -1,1% -1,9% -5,2% 44

47 Tabella 32 Addetti artigiani al 2010 nell'ambito della Brianza Artigiani A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE AIRUNO ANNONE DI BRIANZA BARZAGO BARZANO' BOSISIO PARINI BRIVIO BULCIAGO CALCO CASATENOVO CASSAGO BRIANZA CASTELLO DI BRIANZA CERNUSCO LOMBARDONE CESANA BRIANZA COLLE BRIANZA COSTA MASNAGA CREMELLA DOLZAGO ELLO GARBAGNATE MONASTERO IMBERSAGO LOMAGNA MERATE MISSAGLIA MOLTENO MONTEVECCHIA MONTICELLO BRIANZA NIBIONNO OGGIONO OLGIATE MOLGORA OSNAGO PADERNO D'ADDA PEREGO ROBBIATE ROGENO ROVAGNATE SANTA MARIA HOE' SIRONE SIRTORI SUELLO VERDERIO INFERIORE VERDERIO SUPERIORE VIGANO' TOTALE var % 2007/2010 9,4% -10,2% -3,5% 0,9% 1,5% -5,2% 45

48 Tabella 33 Addetti artigiani al 2010 nell'ambito della Valsassina Artigiani A - Agricoltura I - Industria L - Costruzioni O - Commercio T - Terziario TOTALE BARZIO CASARGO CASSINA VALSASSINA CORTENOVA CRANDOLA VALSASSINA CREMENO INTROBIO MARGNO MOGGIO PAGNONA PARLASCO PASTURO PREMANA PRIMALUNA TACENO TOTALE var % 2007/ ,7% -3,2% 0,9% 7,9% -4,2% -2,1% Nell ambito di Lecco si conferma la forte polarizzazione economica esercitata dal capoluogo, con addetti artigiani, seguito da Calolziocorte, Valmadrera, Mandello del Lario. Valmadrera mostra una forte diffusione dell artigianato nell industria, mentre l artigianato di Calolziocorte è maggiormente votato alle costruzioni ed al commercio. L artigianato in Brianza è molto presente a Merate, Oggiono, Casatenovo, Olgiate Molgora. Oggiono e Costa Masnaga hanno i valori più elevati di addetti artigiani nell industria, Merate e Olgiate nelle costruzioni, le posizioni più competitive nel terziario sono quelle di Merate, Casatenovo, Oggiono. In Valsassina Premana è davanti a tutti, con circa un terzo del totale di artigiani dell area, seguito da Primaluna e Cortenova, con circa la metà degli artigiani. 46

49 Struttura, dinamica e proiezioni demografiche dell area della Brianza Lecchese L ambito della Brianza Lecchese sta attraversando una fase forte espansione dal punto di vista demografico: la popolazione residente al 2010 è di abitanti, in crescita rispetto ai abitanti dell ultimo censimento. Come si evidenzia dal grafico ci sono stati rilevanti flussi migratori in ingresso fin dagli anni 80, e dopo il 2000 si è verificata un accelerazione. I saldi naturali sono stati positivi con continuità per tutto il periodo considerato, e dal 2006 hanno superato la soglia numerica di 400. Le rilevazioni demografiche più recenti risalgono al 2010, e nel quinquennio i saldi hanno avuto valori sopra lo 0: il saldo migratorio è pari a 4,9 nuovi residenti ogni 1000 abitanti, e quello naturale è pari a 2,7 ogni 1000 residenti. Gli stranieri residenti nell ambito alla fine del 2009 sono , pari al 7,9% della popolazione. L invecchiamento della popolazione è una problematica ancora poco sentita: l indice di vecchiaia è passato dal valore di 111 del censimento 2001 a quello di 122 del Nello stesso periodo la popolazione oltre i 64 anni è passata dal 16% al 18,1% della popolazione residente, e il numero di componenti medi per famiglia è sceso da 2,62 a 2,47. Figura 5 Movimento anagrafico della Brianza Lecchese SALDO NAT. SALDO MIGR. SALDO TOTALE 47

50 Alla luce di queste dinamiche abbiamo elaborato tre scenari: in uno il saldo migratorio è costante, su un valore di nuovi ingressi dal 2011 al 2026, un valore pari alla media Nel saldo con dinamica demografica calante abbiamo preso come punto di partenza i abitanti all anno degli ultimi 5 anni e abbiamo ipotizzato che arrivino a 1.363, per una riduzione del 10%. Nel saldo con dinamica demografica crescente abbiamo proiettato per l ambito un incremento del saldo migratorio del 10% in 15 anni, arrivando al valore di nel Figura 6 Previsioni demografiche per l'ambito della Brianza Lecchese saldo calante saldo costante saldo crescente Sulla base delle ipotesi sviluppate la popolazione al 2026 sarà di abitanti nel caso di saldi migratori decrescenti, nel caso di saldi migratori nulli, e nel caso di saldi migratori crescenti. La quantità di nuclei familiari è in aumento in tutti e 3 gli scenari esaminati, come effetto combinato dell invecchiamento della popolazione e della crescita del numero di separazioni e divorzi: dalle famiglie del 2011 si passa a (+17,3%) con saldo demografico decrescente, (+ 17,8%) con saldo migratorio costante, (+ 18,4%) con saldo demografico crescente. 48

51 Figura 7 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo decrescente CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,26% ,55% ,95% ,96% ,84% ,73% ,77% ,29% ,46% ,42% ,43% ,45% ,64% ,74% ,69% ,92% ,92% ,19% ,78% ,79% ,39% ,90% ,49% ,27% ,79% ,09% ,81% oltre ,57% ,86% ,94% TOTALE ,00% ,00% ,29% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

52 Figura 8 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo costante CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,26% ,59% -45-0,51% ,96% ,87% ,00% ,77% ,29% ,50% ,42% ,44% ,42% ,64% ,83% ,21% ,92% ,97% ,29% ,78% ,75% ,90% ,90% ,42% ,58% ,79% ,05% ,09% oltre ,57% ,79% ,16% TOTALE ,00% ,00% ,08% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

53 Figura 9 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo migratorio crescente CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,26% ,62% 84 0,94% ,96% ,89% ,26% ,77% ,30% ,51% ,42% ,45% ,44% ,64% ,92% ,75% ,92% ,03% ,38% ,78% ,71% ,37% ,90% ,36% ,89% ,79% ,00% ,33% oltre ,57% ,72% ,35% TOTALE ,00% ,00% ,85% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

54 In seguito vengono elencate le principali variazioni che interesseranno la struttura demografica comunale nel suo evolversi fino al 2026, con particolare attenzione al confronto tra i due scenari: la popolazione in età di lavoro (da 15 a 64 anni), passerebbe dall attuale (2011) 66,6% al 62,3% oppure 62,4% della popolazione totale (è da notarsi come in ogni modo la base lavorativa della società diminuisca in modo rilevante); gli anziani ultrasessantacinquenni rappresenterebbero il 22,9% (ipotesi minima) oppure il 22,7% contro l attuale 18,3%, in ogni ipotesi fatta sarebbero comunque in crescita (va detto che il dato 2011 è molto basso rispetto agli standard nazionali); i giovani in ingresso sul mercato del lavoro (età da 15 a 24 anni) sarebbero in crescita, passando dall attuale 9,4% al 10,4% circa di tutti e tre gli scenari i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 15 anni rappresenterebbero il 14,6% (ipotesi minima) o il 13,5% (ipotesi massima) della popolazione totale, quindi sarebbe in diminuzione in tutte e tre le ipotesi rispetto all attuale 15%; per conseguenza l indice di vecchiaia (rapporto tra anziani oltre i 65 e giovani sino ai 15 anni) passerebbe da 122,5 (sempre al 2011) a 156,3 (crescita minima) o a 153,4 (crescita massima); L indice di dipendenza (rapporto tra la popolazione con oltre 65 anni sommata a quella di età inferiore a 15 e la popolazione in età di lavoro, da 15 a 64 anni) passerebbe da 50,0 a 60,3 nel caso di ipotesi minima e a 60,1 nel caso di ipotesi massima; L indice di sostituzione (rapporto tra contingente demografico in uscita dal mercato del lavoro età e contingente in ingresso età 15-24) passerebbe da 72,5 a 73,2 nel caso di ipotesi minima e 74 nel caso di ipotesi massima, e non subirebbe grosse variazioni. 52

55 Per una valutazione quantitativa del quadro di compatibilità dei trends economici, demografici e fiscali. Il percorso che si intende sviluppare in questo capitolo si propone di costruire alcuni scenari quantitativi di sviluppo dell economia dell area valutandone le conseguenze in termini di sostenibilità sociale e fiscale, utilizzando metodiche caratteristiche degli studi di impatto. Il punto di partenza della riflessione è costituito dalle ipotesi di sviluppo della base economica del distretto, misurata dal tasso di crescita del PIL e considerata se non la variabile indipendente quantomeno il motore dello sviluppo della evoluzione sociale e insediativa. Le considerazioni svolte nei paragrafi che seguono sono condotte sulla scorta di un modello quali-quantitativo che considera l evoluzione dei diversi aggregati economici e le reciproche interazioni e condizionamenti, nella forma di scenari calibrati sulla base di ipotesi alternative in un orizzonte previsionale di lungo periodo (15 anni). In estrema sintesi il modello considera cinque blocchi principali: Il sistema economico e le sue dinamiche di crescita Gli impatti di queste dinamiche sul sistema demografico Gli impatti delle dinamiche demografiche sul sistema insediativo Gli impatti delle dinamiche demografiche sulla infrastrutturazione sociale del territorio Gli impatti delle dinamiche demografiche e di quelle economiche sul sistema della fiscalità locale CRESCITA ECONOMICA DEL SISTEMA CRESCITA DEL NUMERO DI FAMIGLIE VARIAZIONE DELLE ENTRATE E DELLE USCITE COMUNALI CRESCITA DEMOGRAFICA Schema logico del modello di impatto utilizzato 53

56 Le variabili, e gli indicatori rilevanti per lo sviluppo degli scenari quantitativi, sono riportati dal prospetto in calce. BLOCCO TEMATICO VARIABILI NOTE DINAMICA ECONOMICA EVOLUZIONE DEMOGRAFICA INFRASTRUTTURAZIONE SOCIALE FISCALITA' LOCALE Tasso di crescita del PIL Tasso di crescita della produttività per addetto Composizione settoriale del PIL Occupazione totale Forze di lavoro Tasso di attività Flussi migratori Popolazione totale prevista Investimenti aggiuntivi nella infrastrutturazione sociale (scuole, attrezzture sportive ) Oneri di urbanizzazione Entrate ICI e Tarsu Entrate per addizionale IRPEF Uscite correnti Scenari crescita "alta" e "bassa" Ipotesi alternative su 4 modelli di crescita In uno scenario demografico neutrale Per sesso e classi di età A fronte della crescita e in relazione alla elasticità della spesa L evoluzione del sistema economico locale (reddito e occupazione) Sulla base degli andamenti registrati dagli aggregati economici nel periodo passato, sia per quanto riguarda il tasso di crescita del valore aggiunto totale che il tasso di crescita della produttività ed analizzati anche gli scenari (attuali e prospettici) di composizione settoriale della ricchezza prodotta - è possibile formulare ipotesi sull andamento dell economia dell area della Brianza Lecchese nel prossimo decennio, assumendo come anno di riferimento il A questo orizzonte si possono così ricavare anche i valori attesi del Valore Aggiunto totale e della occupazione totale, sempre a livello di sistema. In questa considerazione devono essere opportunamente prese in esame le ipotesi sui caratteri quantitativi e qualitativi dello sviluppo: schematizzando, si potrebbe parlare intanto di uno scenario a bassa crescita (con il Valore Aggiunto pressoché costante in termini reali) verso uno scenario di alta crescita (relativamente alle caratteristiche e alle tendenze della Regione). In questo ultimo caso si può ulteriormente considerare un modello estensivo (corrispondente ad una alta crescita della occupazione in relazione alla crescita del PIL), e un modello intensivo (corrispondente invece ad una crescita dell occupazione più contenuta in relazione alla crescita del PIL, a fronte di un maggiore incremento del livello di produttività per addetto). Questa ultima alternativa corrisponde ovviamente a scenari merceologici e tipologici di evoluzione del sistema produttivo locale (livello di terziarizzazione, rapporto capitale prodotto, ma anche livello di qualificazione delle forze di lavoro) fortemente differenziati. In concreto si sono ipotizzati: due valori per il tasso annuo di crescita del valore aggiunto posti rispettivamente pari a 0% - bassa crescita e al 2% - alta crescita; due valori del tasso di crescita della produttività (valore aggiunto per addetto), posti rispettivamente pari allo 0,5% - bassa intensità e all 1,5% - alta intensità. Ipotizzati così quattro scenari di crescita (bassa intensiva, bassa estensiva, alta intensiva, alta estensiva), a ciascuno di essi è possibile associare un diverso target occupazionale totale all orizzonte di previsione (del 2026). 54

57 Tabella 34 - Tassi di crescita del Valore Aggiunto, del valore Aggiunto per addetto e della occupazione nei quattro scenari considerati Aumento della produttività per addetto Variazione del valore aggiunto 0,00% 2,00% 0,50% -0,50% 1,50% Variaz. Occupazione 1,50% -1,50% 0,50% Tabella 35 Tassi di crescita dell'occupazione ed occupazione totale prevista nei quattro scenari considerati Tasso variazione occupazione Variazione addetti Addetti ,50% ,50% ,50% ,50% A questo punto si apre un percorso di verifica di carattere demografico e sociale, basata sul rapporto tra il valore della occupazione totale attesa ed il valore delle forze di lavoro 1 attese all orizzonte di previsione sulla base di una evoluzione demografica neutrale (solo movimento naturale della popolazione). Da questo confronto si potranno desumere le dimensioni della domanda di lavoro non soddisfatta e che funzionerà da attrattore di nuovi flussi demografici dall esterno dell area (previsione dei flussi migratori). L impatto demografico della crescita economica La previsione di crescita della popolazione in uno scenario neutrale 2 evidenzia una popolazione dell area al 2026 valutabile in unità, con una flessione rispetto alla situazione attuale dell 1% nell arco dei 15 anni, grazie alle dinamiche naturali importanti. Questo scenario futuro, che si determinerebbe nell ipotetica circostanza nella quale i flussi migratori venissero da oggi a cessare immediatamente e totalmente e con un tasso di fertilità 1 Calcolate sulla base dei valori medi provinciali dei tassi di attività per sesso e classi di età desumibili dalle indagini trimestrali sulle forze di lavoro e opportunamente adattati alla realtà locale sulla base di considerazioni comparative fatte dal confronto dei censimenti, vedi in particolare il tema della occupazione giovanile e femminile 2 Per operare questa previsione si è operato un modello di previsione strutturale, sostanzialmente derivato dal metodo delle coorti demografiche, che utilizza un procedimento ricorsivo a più stadi. All interno di ciascun stadio la popolazione, definita come insieme strutturato di coorti demografiche (individuate in base al sesso ed all anno di età) viene sottoposta ad un processo di trasformazione che, sulla base delle probabilità di sopravvivenza e di generazione assegnata a ciascuna coorte, definisce le uscite (morti) e gli ingressi (nascite) ed i cambiamenti di stato (invecchiamento) del sistema all interno dell unità di tempo (anno) considerata. In tal modo, ciascuna struttura di popolazione risultante da un processo di trasformazione costituisce l input per una nuova applicazione nello stadio successivo e così via, ripetutamente, sino al raggiungimento dell orizzonte previsionale prescelto. L applicazione del modello richiede quindi che siano definiti, oltreché la popolazione per sesso ed età dell anno base (desunte dai dati anagrafici al ), i parametri relativi alle probabilità di sopravvivenza (quozienti specifici di mortalità) e di generazione (quozienti specifici di fecondità) di ciascuna coorte (desunti dai dati relativi alla Provincia di Lecco). Il saldo migratorio è stato posto programmaticamente =0 55

58 stabile rispetto a quello degli ultimi anni, darebbe luogo ad una compagine demografica non solo più ridotta ma anche significativamente diversa dalla attuale nella sua struttura: la popolazione in età di lavoro (da 15 a 64 anni), passerebbe dall attuale (2010) 66,6% al 61,4% della popolazione totale; gli anziani ultrasessantacinquenni rappresenterebbero il 25,4% contro l attuale 18,4%; i giovani in ingresso sul mercato del lavoro (età da 15 a 24 anni) passerebbero dal 9,4% al 10,3%, addirittura in crescita ( la diminuzione del totale del comprensorio sarebbe più che proporzionale rispetto al calo dei giovani); i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 15 anni rappresenterebbero il 13,2% della popolazione totale, in calo rispetto all attuale 15% per conseguenza l indice di vecchiaia (rapporto tra anziani oltre i 65 e giovani sino a 15 anni) passerebbe da 122 (sempre al 2010) a 192 l indice di dipendenza (rapporto tra popolazione con oltre 65 anni sommata a quella di età inferiore ai 15 e la popolazione in età di lavoro, da 15 a 64 anni) passerebbe da 0,50 a 0,63; l indice di sostituzione (rapporto tra contingente demografico in uscita dal mercato del lavoro età e contingente in ingresso età passerebbe da 0,72 a 0,65. Da questa sintesi emerge con evidenza il rapido deterioramento della compagine demografica, che non sarebbe assolutamente sostenibile in uno scenario di azzeramento dei flussi migratori. In termini di offerta di forze di lavoro questo scenario demografico comporterebbe fermi restando i tassi di occupazione per sesso e classe di età che si registrano attualmente in media per la popolazione provinciale ( fonte indagine trimestrale sulle forze di lavoro valori medi del 2010) una non trascurabile riduzione da addetti ad un valore di circa addetti (- 17,5%). Il saldo negativo con i diversi scenari occupazionali considerati nelle varie ipotesi di crescita del sistema economico (bassa, intensiva, estensiva), che sono evidenziati nella tabella seguente, mostrano la diversa (ma comunque significativa) entità del deficit di offerta di lavoro esprimibile dalla popolazione del Sistema Locale all orizzonte di prospettiva e dimensione l entità dei flussi immigratori di lavoratori attratti dalla domanda di lavoro espressa dalle imprese nei diversi scenari. Tabella 36 - Occupati residenti previsti e domanda di lavoro espressa dal sistema produttivo locale nei tre scenari considerati Tasso variazione occupazione Addetti 2026 Occupati Endogeni 2026 Domanda di lavoro -1,50% ,50% ,50% ,50% A questi flussi di lavoratori corrispondono flussi di popolazione di entità ovviamente superiore, per la presenza anche all interno della popolazione migrante anche di quella di lungo raggio ed extracomunitaria di quote di popolazione non attiva (in particolare anche dei famigliari dei lavoratori, anche al fine della cosiddetta riproduzione sociale del lavoratore ). Si è quindi stimato che i flussi di lavoratori corrispondessero a flussi demografici totali nella misura determinata dal tasso di occupazione medio della classe di età incrementata di un ulteriore 30% per tener conto della maggiore incidenza dei lavoratori sul totale presente nella popolazione straniera rispetto alla popolazione totale e ulteriormente incrementata in relazione al rapporto tra la popolazione di età e la popolazione totale. 56

59 Nei quattro scenari considerati i valori dei flussi di lavoratori e di popolazione ipotizzati per l intervallo sono descritti nella tabella seguente. Tabella 37 - Saldi migratori medi annui stimati nei quattro scenari considerati Tasso variazione occupazione Saldo migratorio annuo stimato Forza lavoro mancante Popolazione totale (compresi inattivi) -1,50% ,50% ,50% ,50% Sono quindi state rielaborate nuove previsioni demografiche per l area della Brianza Lecchese all orizzonte di prospettiva, mantenendo i parametri biologici (fertilità, mortalità) ai valori già utilizzati per la proiezione neutrale ed utilizzando invece i saldi migratori caratteristici dei tre scenari considerati (non è stato considerato lo scenario in cui il fabbisogno di addetti nel 2026 è coperto interamente dalla popolazione residente). Nello scenario di crescita bassa estensiva (saldo migratorio = 549 unità annue), la popolazione al 2026 raggiungerebbe il valore di unità, con un incremento assoluto rispetto alla situazione attuale di unità per un incremento percentuale del 4,4%. Nello scenario di crescita alta intensiva (saldo migratorio = unità annue), la popolazione al 2026 raggiungerebbe il valore di abitanti, con una variazione percentuale del 12,4%. Nello scenario di crescita alta estensiva (saldo migratorio = unità annue), la popolazione al 2026 sarebbe pari a , con un incremento assoluto di oltre 36 mila persone, pari al 21,5%. L impatto degli scenari demografici ed economici sulla fiscalità locale Lo scenario demografico (unitamente a quello economico di partenza ed alle sue ipotesi di evoluzione) rappresenta a sua volta la base per una valutazione dell impatto sulla fiscalità locale. Nella costruzione di tale modello sono stati considerati i comuni appartenenti all area della Brianza Lecchese. L impatto è ipotizzabile con maggiore facilità sul versante delle entrate, la cui variazione può essere determinata in relazione: per le entrate in conto capitale, alle maggiori entrate in particolare in termini di oneri di urbanizzazione derivanti dalla realizzazione delle aree produttive necessarie e delle aree residenziali conseguenti al trend di sviluppo demografico considerato; per le entrate di parte corrente, alle maggiori entrate in termini di ICI e di TARSU conseguenti ai medesimi scenari alle maggiori entrate per la quota di imposizione sul reddito di competenza locale (addizionale e compartecipazione IRPEF) conseguenti allo scenario di sviluppo considerato. Tabella 38 - Ammontare delle principali entrate correnti dei comuni dell area nel 2010 I.C.I (2007) Ta.R.S.U. Add. IRPEF Comp. IRPEF

60 E sicuramente meno trasparente e più complessa, perché soggetta anche ad una maggiore discrezionalità politica, la situazione dal punto di vista delle uscite. Sul versante delle spese di investimento occorrerebbe, infatti, delineare uno scenario credibile della maggiore infrastrutturazione sociale necessaria (scuole, impianti sportivi, servizi per gli anziani, ecc..) facendo bene attenzione a valutare la sola domanda incrementale direttamente imputabile agli scenari di sviluppo. Altrettanto delicato è il tema della variazione delle uscite correnti determinate dalla crescita economica, demografica ed insediativa: per queste si apre il tema delle possibili economie di scala e della elasticità della spesa alla domanda, da considerare per evitare irrealistiche assunzioni di linearità di crescita della spesa, proposte da recenti valutazioni che presentano qualche analogia con la presente applicazione 3. Per mantenere la valutazione entro un margine di complessità dominabile ed anche al fine di ridurre l aleatorietà delle stime, si è quindi preferito limitare la valutazione dell impatto degli scenari socio-economici delineati alla sola parte corrente dei bilanci comunali, in considerazione che il finanziamento della parte di conto capitale è particolarmente sensibile a fonti esogene (finanziamenti specifici di fonte regionale, statale o comunitaria) mentre la spesa manifesta andamenti del tutto irregolari nel tempo e richiederebbe per essere introdotta nel modello forti assunzioni semplificatrici. Limitandoci alle entrate di parte corrente possiamo valutare una evoluzione delle entrate di ICI e TARSU coerente con le tendenze di crescita del patrimonio edilizio, rappresentato come proxy dalla evoluzione prevista del numero di famiglie. Naturalmente trattandosi di imposte che hanno come riferimento non il numero ma il valore (o nel caso TARSU la superficie) degli immobili occorrerà valutare che negli scenari di crescita bassa e media ma anche in quella estensiva ad alta immigrazione, gli standard abitativi (e conseguentemente i valori immobiliari) delle nuove addizioni allo stock edilizio risentano (per affollamento, dimensione, qualità) di una configurazione meno opulenta dei consumi immobiliari rispetto a quella oggi presso la popolazione autoctona e determinino quindi una crescita della base imponibile ICI e TARSU inferiore al tasso di crescita del numero di soggetti imponibili (le famiglie 4 ). Si è, quindi, ipotizzata una variazione percentuale delle entrate tributarie da ICI e TARSU proporzionale alla variazione prevista del numero delle famiglie 5 (scenari di crescita alta intensiva) o invece al 75% della variazione stessa (scenari di crescita bassa intensiva, bassa estensiva, alta estensiva). Prima di implementare queste variazioni sui bilanci abbiamo utilizzato un moltiplicatore pari a 1,6 sull ICI del 2007 per ottenere una stima del passaggio dall ICI all IMU. 3 Ci riferiamo alla ricerca condotta dal prof. Pola dell Università di Ferrara per valutare l impatto fiscale di politiche di sviluppo produttivo nell area di Cavezzo, Concordia e Medolla; cfr. Provincia di Modena INU-Emilia Romagna Perequazione territoriale. Modello di Perequazione intercomunale, Modena 27 settembre 2002; per un rilievo critico si veda invece la nota: La perequazione territoriale tra ragioneria urbanistica ed aritmetica economica note sui risultati di una ricerca dell INU Emilia Romagna su un polo produttivo intercomunale della pianura modenese, mimeo Reggio Emilia, 21 ottobre Per semplicità abbiamo ipotizzato una variazione globale dell ICI (e TARSU) proporzionale alla variazione della sua componente residenziale che ne rappresenta comunque la voce più significativa. 5 Per stabilire una relazione tra struttura demografica e composizione famigliare è stata utilizzata l indagine multiscopo sulle famiglie dell Istat; ricostruendo i tassi di capifamiliarità (numero di capifamiglia sul totale di persone rientranti in classi quinquennali di età e sesso) della popolazione della Provincia di Lecco al 2001 è stato possibile risalire alla dinamica del numero totale di famiglie 58

61 Tabella 39 - Entrate correnti previste per il 2026 nei tre diversi scenari - dati in euro Tasso di crescita occupazione IMU Ta.R.S.U. Add. IRPEF Comp. IRPEF - 0,5% ,5% ,5% Per le entrate direttamente commisurate al reddito (addizionale IRPEF e compartecipazione IRPEF) la base imponibile è identica negli scenari alti intensivo ed estensivo e inferiore in entrambi gli scenari di bassa crescita, essendo determinata in funzione della variazione della ricchezza prodotta, considerata caeteris paribus come del tutto indicativa anche della variazione del reddito disponibile. Resta il fatto che trattandosi di una imposta progressiva occorre tener conto nello scenario di crescita alta intensiva che la medesima ricchezza è riferita ad una platea più ridotta di soggetti, ognuno dei quali dispone quindi in media di un reddito pro-capite più elevato ciò che determina un prevedibile incremento della aliquota media di imposta che è stata stimata nell ordine del 5% (della aliquota media); questo porta ad una situazione nella quale le entrate sono leggermente maggiori per lo scenario alto intensivo (che pure avrebbe una platea di contribuenti più ridotta) rispetto allo scenario di crescita alta estensiva. Figura 10 - Relazione tra ampiezza demografica dei comuni dell area della Brianza Lecchese e spese correnti al y = 190,09x + 134, popolazione 2010 Lineare (popolazione 2010) y = 123,82x + 108,64 spese correnti 2010 (in migliaia) Lineare (spese correnti 2010 (in migliaia)) Sul fronte delle uscite è stata invece analizzata con particolare attenzione l elasticità della spesa pro-capite in funzione della soglia demografica dei comuni di appartenenza, a partire dalla consapevolezza ampiamente documentata nella letteratura economica di una distribuzione ad U della curva della spesa pro-capite dei comuni italiani ordinati per ampiezza demografica. Un analisi empirica riguardante il rapporto tra dimensione demografica e spese comunali, effettuata per i comuni appartenenti all area della Brianza Lecchese, ha consentito di stimare un indice di elasticità della spesa pari allo 0,65, il che vuol dire che per ogni punto percentuale 6 unica variazione che è stata utilizzata al 100%, relativamente allo scenario alto intensivo 59

62 di incremento della popolazione si dovrebbero registrare 0,65 punti percentuali di incremento della spesa. A questo punto è possibile confrontare il livello di entrate e di spese previste per il 2026 e valutare quali squilibri fiscali verranno generati dai diversi scenari di crescita economica del sistema locale. Nell ipotesi bassa, nella quale la popolazione cresce del 4%, abbiamo uno scenario nel quale le entrate crescono di circa 6,6 mio e le spese crescono di 3 milioni di euro, generando un saldo attivo di circa 3,6 milioni di euro. Nell ipotesi media, la popolazione cresce del 12,4%, e il saldo finale è positivo, dato che le entrate crescono di 18,1 mio mentre le spese aumentano di circa 8,5 mio. Nell ipotesi alta il saldo finale presenta un attivo di dimensioni minori, combinazione della crescita delle entrate di 16 milioni di euro e del proporzionale aumento delle spese di 14,86 milioni di euro. Lo scenario che arrecherebbe le difficoltà maggiori alle finanze comunali è quello alto, quello col saldo attivo numericamente più ridotto. Tutte queste considerazioni sono sviluppate sotto l assunzione (comoda ma irrealistica) di prezzi costanti; si deve però considerare che il modello di equilibrio considerato non è del tutto neutrale rispetto all andamento del livello dei prezzi, infatti per i proventi immobiliari ed in particolare per l ICI i meccanismi di determinazione su base catastale del valore imponibile risultano difficilmente indicizzabili al variare del livello dei prezzi e dunque si deve ritenere che operi nel medio lungo periodo, anche in un regime di inflazione modesta, un lento processo di erosione del valore reale della base imponibile (ed anche del gettito, specie se questo è riscosso con aliquote elevate che hanno scarso valore). Di conseguenza, si deve ritenere che in termini reali i valori di deficit considerati negli scenari basso-estensivo e alto-estensivo siano sottostimati e lo stesso surplus che si realizzerebbe nello scenario più favorevole di crescita bassa intensiva debba essere in parte ridimensionato; in questo ultimo caso, anche per tener conto che uno scenario di crescita significativa del reddito pro capite comporta normalmente una domanda crescente di servizi, attraverso questa, una maggiore pressione sul lato delle uscite dei bilanci comunali. La sintesi dei valori stimati nei tre scenari sviluppati (basso, medio e alto) è presentata nell Allegato A, di seguito riportato. ALLEGATO A - GLI SCENARI DI SVILUPPO DEMOGRAFICO ECONOMICO E SOCIALE E IL LORO IMPATTO SULLA FISCALITA' LOCALE VARIABILI CONSIDERATE SCENARIO CRESCITA BASSA SCENARIO CRESCITA MEDIA SCENARIO CRESCITA ALTA Tasso di crescita del PIL 0,00% 2,00% 2,00% Tasso di crescita produttività 0,50% 1,50% 0,50% Occupazione prevista al Popolazione attiva prevista al 2026 (con saldo migratorio=0) Saldo del Bilancio occupazionale al Saldo migratorio annuo previsto nel periodo Popolazione prevista al 2026 nell area della Brianza Lecchese Famiglie previste al Maggiori entrate nei bilanci comunali(milioni di euro a prezzi 2010) 6,674 18,160 15,996 60

63 Maggiori uscite nei bilanci comunali (milioni di euro a prezzi 2010) Saldo variazioni entrate e uscite (milioni di euro a prezzi 2010) 3,054 8,543 14,860 3,619 9,616 1,136 61

64 Struttura, dinamica e proiezioni demografiche dell area di Lecco L ambito di Lecco sta attraversando una fase forte espansione dal punto di vista demografico: la popolazione residente al 2010 è di abitanti, in crescita rispetto ai abitanti dell ultimo censimento. Come si evidenzia dal grafico ci sono stati rilevanti flussi migratori in ingresso dagli anni 90 in poi, e dopo il 2000 si è verificata un accelerazione. I saldi naturali sono stati inferiori allo 0 con continuità per tutto il periodo considerato, con qualche sparuta eccezione nei 30 anni che ha sempre rappresentato un caso isolato, più che un inversione di tendenza. Le rilevazioni demografiche più recenti risalgono al 2010, e nel quinquennio i saldi hanno avuto valori sopra lo 0: il saldo migratorio è pari a 4,9 nuovi residenti ogni 1000 abitanti, e quello naturale è pari a 2,7 ogni 1000 residenti. Gli stranieri residenti nell ambito alla fine del 2009 sono , pari al 7,5% della popolazione. L invecchiamento della popolazione è una problematica che sta acquisendo importanza: l indice di vecchiaia è passato dal valore di 138 del censimento 2001 a quello di 154 del Nello stesso periodo la popolazione oltre i 64 anni è passata dal 19% al 21,3% della popolazione residente, e il numero di componenti medi per famiglia è sceso da 2,62 a 2,47. Figura 11 Movimento Anagrafico dell'ambito di Lecco SALDO NAT. SALDO MIGR. SALDO TOTALE 62

65 Alla luce di queste dinamiche abbiamo elaborato tre scenari: in uno il saldo migratorio è costante, su un valore di 950 nuovi ingressi dal 2011 al 2026, un valore pari alla media Nel saldo con dinamica demografica calante abbiamo preso come punto di partenza i 950 abitanti all anno degli ultimi 5 anni e abbiamo ipotizzato che arrivino a 855, per una riduzione del 10%. Nel saldo con dinamica demografica crescente abbiamo proiettato per l ambito un incremento del saldo migratorio del 10% in 15 anni, arrivando al valore di nel Figura 12 Previsioni demografiche dell'ambito di Lecco saldo calante saldo costante saldo crescente Sulla base delle ipotesi sviluppate la popolazione al 2026 sarà di abitanti nel caso di saldi migratori decrescenti, nel caso di saldi migratori nulli, e nel caso di saldi migratori crescenti. La quantità di nuclei familiari è in aumento in tutti e 3 gli scenari esaminati, come effetto combinato dell invecchiamento della popolazione e della crescita del numero di separazioni e divorzi: dalle famiglie del 2011 si passa a (+8,9%) con saldo demografico decrescente, (+ 9,3%) con saldo migratorio costante, (+ 9,7%) con saldo demografico crescente. 63

66 Figura 13 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo decrescente CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,60% ,33% -73-1,03% ,63% ,52% 193 2,69% ,65% ,87% ,08% ,53% ,81% ,27% ,21% ,68% 20 0,12% ,76% ,50% ,31% ,11% ,81% ,92% ,92% ,11% ,94% ,97% ,75% 516 3,04% oltre ,61% ,63% ,01% TOTALE ,00% ,00% ,15% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

67 Figura 14 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo costante CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,60% ,35% 6 0,08% ,63% ,54% 259 3,61% ,65% ,87% ,81% ,53% ,82% ,96% ,21% ,74% 217 1,25% ,76% ,54% ,64% ,11% ,78% ,60% ,92% ,06% ,14% ,97% ,72% 544 3,20% oltre ,61% ,57% ,14% TOTALE ,00% ,00% ,68% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

68 Figura 15 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo migratorio crescente CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,60% ,38% 86 1,21% ,63% ,56% 327 4,56% ,65% ,88% ,51% ,53% ,83% ,63% ,21% ,81% 417 2,40% ,76% ,58% ,98% ,11% ,76% ,26% ,92% ,01% ,37% ,97% ,68% 575 3,39% oltre ,61% ,51% ,28% TOTALE ,00% ,00% ,22% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

69 In seguito vengono elencate le principali variazioni che interesseranno la struttura demografica comunale nel suo evolversi fino al 2026, con particolare attenzione al confronto tra i due scenari: la popolazione in età di lavoro (da 15 a 64 anni), passerebbe dall attuale (2011) 64,5% al 60,9% oppure 61% della popolazione totale (è da notarsi come in ogni modo la base lavorativa della società diminuisca in modo rilevante); gli anziani ultrasessantacinquenni rappresenterebbero il 25,4% (ipotesi minima) oppure il 25,2% contro l attuale 21,5%, in ogni ipotesi fatta sarebbero comunque in crescita; i giovani in ingresso sul mercato del lavoro (età da 15 a 24 anni) sarebbero in crescita, passando dall attuale 9,5% al 9,8% circa di tutti e tre gli scenari i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 15 anni rappresenterebbero il 13,7% (ipotesi minima) o il 13,8% (ipotesi massima) della popolazione totale, quindi sarebbe sostanzialmente stabile in tutte e tre le ipotesi rispetto all attuale 13,8%; per conseguenza l indice di vecchiaia (rapporto tra anziani oltre i 65 e giovani sino ai 15 anni) passerebbe da 155,5 (sempre al 2011) a 185,1 (crescita minima) o a 182,3 (crescita massima); L indice di dipendenza (rapporto tra la popolazione con oltre 65 anni sommata a quella di età inferiore a 15 e la popolazione in età di lavoro, da 15 a 64 anni) passerebbe da 54,9 a 64,2 nel caso di ipotesi minima e a 64 nel caso di ipotesi massima; L indice di sostituzione (rapporto tra contingente demografico in uscita dal mercato del lavoro età e contingente in ingresso età 15-24) passerebbe da 72,0 a 64,5 nel caso di ipotesi minima e 65 nel caso di ipotesi massima. 67

70 Per una valutazione quantitativa del quadro di compatibilità dei trends economici, demografici e fiscali. Il percorso che si intende sviluppare in questo capitolo si propone di costruire alcuni scenari quantitativi di sviluppo dell economia dell area valutandone le conseguenze in termini di sostenibilità sociale e fiscale, utilizzando metodiche caratteristiche degli studi di impatto. Il punto di partenza della riflessione è costituito dalle ipotesi di sviluppo della base economica del distretto, misurata dal tasso di crescita del PIL e considerata se non la variabile indipendente quantomeno il motore dello sviluppo della evoluzione sociale e insediativa. Le considerazioni svolte nei paragrafi che seguono sono condotte sulla scorta di un modello quali-quantitativo che considera l evoluzione dei diversi aggregati economici e le reciproche interazioni e condizionamenti, nella forma di scenari calibrati sulla base di ipotesi alternative in un orizzonte previsionale di lungo periodo (15 anni). In estrema sintesi il modello considera cinque blocchi principali: Il sistema economico e le sue dinamiche di crescita Gli impatti di queste dinamiche sul sistema demografico Gli impatti delle dinamiche demografiche sul sistema insediativo Gli impatti delle dinamiche demografiche sulla infrastrutturazione sociale del territorio Gli impatti delle dinamiche demografiche e di quelle economiche sul sistema della fiscalità locale CRESCITA ECONOMICA DEL SISTEMA CRESCITA DEL NUMERO DI FAMIGLIE VARIAZIONE DELLE ENTRATE E DELLE USCITE COMUNALI CRESCITA DEMOGRAFICA Schema logico del modello di impatto utilizzato 68

71 Le variabili, e gli indicatori rilevanti per lo sviluppo degli scenari quantitativi, sono riportati dal prospetto in calce. BLOCCO TEMATICO VARIABILI NOTE DINAMICA ECONOMICA EVOLUZIONE DEMOGRAFICA INFRASTRUTTURAZIONE SOCIALE FISCALITA' LOCALE Tasso di crescita del PIL Tasso di crescita della produttività per addetto Composizione settoriale del PIL Occupazione totale Forze di lavoro Tasso di attività Flussi migratori Popolazione totale prevista Investimenti aggiuntivi nella infrastrutturazione sociale (scuole, attrezzture sportive ) Oneri di urbanizzazione Entrate ICI e Tarsu Entrate per addizionale IRPEF Uscite correnti Scenari crescita "alta" e "bassa" Ipotesi alternative su 4 modelli di crescita In uno scenario demografico neutrale Per sesso e classi di età A fronte della crescita e in relazione alla elasticità della spesa L evoluzione del sistema economico locale (reddito e occupazione) Sulla base degli andamenti registrati dagli aggregati economici nel periodo passato, sia per quanto riguarda il tasso di crescita del valore aggiunto totale che il tasso di crescita della produttività ed analizzati anche gli scenari (attuali e prospettici) di composizione settoriale della ricchezza prodotta - è possibile formulare ipotesi sull andamento dell economia dell area di Lecco nel prossimo decennio, assumendo come anno di riferimento il A questo orizzonte si possono così ricavare anche i valori attesi del Valore Aggiunto totale e della occupazione totale, sempre a livello di sistema. In questa considerazione devono essere opportunamente prese in esame le ipotesi sui caratteri quantitativi e qualitativi dello sviluppo: schematizzando, si potrebbe parlare intanto di uno scenario a bassa crescita (con il Valore Aggiunto pressoché costante in termini reali) verso uno scenario di alta crescita (relativamente alle caratteristiche e alle tendenze della Regione). In questo ultimo caso si può ulteriormente considerare un modello estensivo (corrispondente ad una alta crescita della occupazione in relazione alla crescita del PIL), e un modello intensivo (corrispondente invece ad una crescita dell occupazione più contenuta in relazione alla crescita del PIL, a fronte di un maggiore incremento del livello di produttività per addetto). Questa ultima alternativa corrisponde ovviamente a scenari merceologici e tipologici di evoluzione del sistema produttivo locale (livello di terziarizzazione, rapporto capitale prodotto, ma anche livello di qualificazione delle forze di lavoro) fortemente differenziati. In concreto si sono ipotizzati: due valori per il tasso annuo di crescita del valore aggiunto posti rispettivamente pari a 0% - bassa crescita e al 2% - alta crescita; due valori del tasso di crescita della produttività (valore aggiunto per addetto), posti rispettivamente pari allo 0,5% - bassa intensità e all 1,5% - alta intensità. Ipotizzati così quattro scenari di crescita (bassa intensiva, bassa estensiva, alta intensiva, alta estensiva), a ciascuno di essi è possibile associare un diverso target occupazionale totale all orizzonte di previsione (del 2026). 69

72 Tabella 40 - Tassi di crescita del Valore Aggiunto, del valore Aggiunto per addetto e della occupazione nei quattro scenari considerati Aumento della produttività per addetto Variazione del valore aggiunto 0,00% 2,00% 0,50% -0,50% 1,50% Variaz. Occupazione 1,50% -1,50% 0,50% Tabella 41 - Tassi di crescita dell'occupazione ed occupazione totale prevista nei quattro scenari considerati Tasso variazione occupazione Variazione addetti Addetti ,50% ,50% ,50% ,50% A questo punto si apre un percorso di verifica di carattere demografico e sociale, basata sul rapporto tra il valore della occupazione totale attesa ed il valore delle forze di lavoro 7 attese all orizzonte di previsione sulla base di una evoluzione demografica neutrale (solo movimento naturale della popolazione). Da questo confronto si potranno desumere le dimensioni della domanda di lavoro non soddisfatta e che funzionerà da attrattore di nuovi flussi demografici dall esterno dell area (previsione dei flussi migratori). L impatto demografico della crescita economica La previsione di crescita della popolazione in uno scenario neutrale 8 evidenzia una popolazione dell area al 2026 valutabile in unità, con una flessione rispetto alla situazione attuale del 4,6% nell arco dei 15 anni. Questo scenario futuro, che si determinerebbe nell ipotetica circostanza nella quale i flussi migratori venissero da oggi a cessare immediatamente e totalmente e con un tasso di fertilità 7 Calcolate sulla base dei valori medi provinciali dei tassi di attività per sesso e classi di età desumibili dalle indagini trimestrali sulle forze di lavoro e opportunamente adattati alla realtà locale sulla base di considerazioni comparative fatte dal confronto dei censimenti, vedi in particolare il tema della occupazione giovanile e femminile 8 Per operare questa previsione si è operato un modello di previsione strutturale, sostanzialmente derivato dal metodo delle coorti demografiche, che utilizza un procedimento ricorsivo a più stadi. All interno di ciascun stadio la popolazione, definita come insieme strutturato di coorti demografiche (individuate in base al sesso ed all anno di età) viene sottoposta ad un processo di trasformazione che, sulla base delle probabilità di sopravvivenza e di generazione assegnata a ciascuna coorte, definisce le uscite (morti) e gli ingressi (nascite) ed i cambiamenti di stato (invecchiamento) del sistema all interno dell unità di tempo (anno) considerata. In tal modo, ciascuna struttura di popolazione risultante da un processo di trasformazione costituisce l input per una nuova applicazione nello stadio successivo e così via, ripetutamente, sino al raggiungimento dell orizzonte previsionale prescelto. L applicazione del modello richiede quindi che siano definiti, oltreché la popolazione per sesso ed età dell anno base (desunte dai dati anagrafici al ), i parametri relativi alle probabilità di sopravvivenza (quozienti specifici di mortalità) e di generazione (quozienti specifici di fecondità) di ciascuna coorte (desunti dai dati relativi alla Provincia di Lecco). Il saldo migratorio è stato posto programmaticamente =0 70

73 stabile rispetto a quello degli ultimi anni, darebbe luogo ad una compagine demografica non solo più ridotta ma anche significativamente diversa dalla attuale nella sua struttura: la popolazione in età di lavoro (da 15 a 64 anni), passerebbe dall attuale (2010) 64,5% al 60,0% della popolazione totale; gli anziani ultrasessantacinquenni rappresenterebbero il 27,4% contro l attuale 21,6%; i giovani in ingresso sul mercato del lavoro (età da 15 a 24 anni) passerebbero dal 9,5% al 9,6%, sostanzialmente immutati; i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 15 anni rappresenterebbero il 12,6% della popolazione totale, in calo rispetto all attuale 13,9% per conseguenza l indice di vecchiaia (rapporto tra anziani oltre i 65 e giovani sino a 15 anni) passerebbe da 155 (sempre al 2010) a 217 l indice di dipendenza (rapporto tra popolazione con oltre 65 anni sommata a quella di età inferiore ai 15 e la popolazione in età di lavoro, da 15 a 64 anni) passerebbe da 0,55 a 0,66; l indice di sostituzione (rapporto tra contingente demografico in uscita dal mercato del lavoro età e contingente in ingresso età passerebbe da 0,72 a 0,58. Da questa sintesi emerge con evidenza il rapido deterioramento della compagine demografica, che non sarebbe assolutamente sostenibile in uno scenario di azzeramento dei flussi migratori. In termini di offerta di forze di lavoro questo scenario demografico comporterebbe fermi restando i tassi di occupazione per sesso e classe di età che si registrano attualmente in media per la popolazione provinciale ( fonte indagine trimestrale sulle forze di lavoro valori medi del 2010) una non trascurabile riduzione da addetti ad un valore di addetti (- 18,8%). Il saldo negativo con i diversi scenari occupazionali considerati nelle varie ipotesi di crescita del sistema economico (bassa, intensiva, estensiva), che sono evidenziati nella tabella seguente, mostrano la diversa (ma comunque significativa) entità del deficit di offerta di lavoro esprimibile dalla popolazione dell Area di Lecco all orizzonte di prospettiva e dimensione l entità dei flussi immigratori di lavoratori attratti dalla domanda di lavoro espressa dalle imprese nei diversi scenari. Tabella 42 - Occupati residenti previsti e domanda di lavoro espressa dal sistema produttivo locale nei tre scenari considerati Tasso variazione occupazione Addetti 2026 Occupati Endogeni 2026 Domanda di lavoro -1,50% ,50% ,50% ,50% A questi flussi di lavoratori corrispondono flussi di popolazione di entità ovviamente superiore, per la presenza anche all interno della popolazione migrante anche di quella di lungo raggio ed extracomunitaria di quote di popolazione non attiva (in particolare anche dei famigliari dei lavoratori, anche al fine della cosiddetta riproduzione sociale del lavoratore ). Si è quindi stimato che i flussi di lavoratori corrispondessero a flussi demografici totali nella misura determinata dal tasso di occupazione medio della classe di età incrementata di un ulteriore 30% per tener conto della maggiore incidenza dei lavoratori sul totale presente nella popolazione straniera rispetto alla popolazione totale e ulteriormente incrementata in relazione al rapporto tra la popolazione di età e la popolazione totale. 71

74 Nei quattro scenari considerati i valori dei flussi di lavoratori e di popolazione ipotizzati per l intervallo sono descritti nella tabella seguente. Tabella 43 - Saldi migratori medi annui stimati nei quattro scenari considerati Tasso variazione occupazione Saldo migratorio annuo stimato Forza lavoro mancante Popolazione totale (compresi inattivi) -1,50% ,50% ,50% ,50% Sono quindi state rielaborate nuove previsioni demografiche per l area di Lecco all orizzonte di prospettiva, mantenendo i parametri biologici (fertilità, mortalità) ai valori già utilizzati per la proiezione neutrale ed utilizzando invece i saldi migratori caratteristici dei tre scenari considerati (non è stato considerato lo scenario in cui il fabbisogno di addetti nel 2026 è coperto interamente dalla popolazione residente). Nello scenario di crescita bassa estensiva (saldo migratorio = 552 unità annue), la popolazione al 2026 raggiungerebbe il valore di unità, con un incremento assoluto rispetto alla situazione attuale di unità per un incremento percentuale dell 1,3%. Nello scenario di crescita alta intensiva (saldo migratorio = unità annue), la popolazione al 2026 raggiungerebbe il valore di abitanti, con una variazione percentuale del 9,1%. Nello scenario di crescita alta estensiva (saldo migratorio = unità annue), la popolazione al 2026 sarebbe pari a , con un incremento assoluto di quasi 29 mila persone, pari al 18%. L impatto degli scenari demografici ed economici sulla fiscalità locale Lo scenario demografico (unitamente a quello economico di partenza ed alle sue ipotesi di evoluzione) rappresenta a sua volta la base per una valutazione dell impatto sulla fiscalità locale. Nella costruzione di tale modello sono stati considerati i comuni appartenenti all area di Lecco. L impatto è ipotizzabile con maggiore facilità sul versante delle entrate, la cui variazione può essere determinata in relazione: per le entrate in conto capitale, alle maggiori entrate in particolare in termini di oneri di urbanizzazione derivanti dalla realizzazione delle aree produttive necessarie e delle aree residenziali conseguenti al trend di sviluppo demografico considerato; per le entrate di parte corrente, alle maggiori entrate in termini di ICI e di TARSU conseguenti ai medesimi scenari alle maggiori entrate per la quota di imposizione sul reddito di competenza locale (addizionale e compartecipazione IRPEF) conseguenti allo scenario di sviluppo considerato. Tabella 44 - Ammontare delle principali entrate correnti dei comuni dell area nel 2010 I.C.I Ta.R.S.U. Add. IRPEF Comp. IRPEF E sicuramente meno trasparente e più complessa, perché soggetta anche ad una maggiore discrezionalità politica, la situazione dal punto di vista delle uscite. Sul versante delle spese di investimento occorrerebbe, infatti, delineare uno scenario credibile della maggiore 72

75 infrastrutturazione sociale necessaria (scuole, impianti sportivi, servizi per gli anziani, ecc..) facendo bene attenzione a valutare la sola domanda incrementale direttamente imputabile agli scenari di sviluppo. Altrettanto delicato è il tema della variazione delle uscite correnti determinate dalla crescita economica, demografica ed insediativa: per queste si apre il tema delle possibili economie di scala e della elasticità della spesa alla domanda, da considerare per evitare irrealistiche assunzioni di linearità di crescita della spesa, proposte da recenti valutazioni che presentano qualche analogia con la presente applicazione 9. Per mantenere la valutazione entro un margine di complessità dominabile ed anche al fine di ridurre l aleatorietà delle stime, si è quindi preferito limitare la valutazione dell impatto degli scenari socio-economici delineati alla sola parte corrente dei bilanci comunali, in considerazione che il finanziamento della parte di conto capitale è particolarmente sensibile a fonti esogene (finanziamenti specifici di fonte regionale, statale o comunitaria) mentre la spesa manifesta andamenti del tutto irregolari nel tempo e richiederebbe per essere introdotta nel modello forti assunzioni semplificatrici. Limitandoci alle entrate di parte corrente possiamo valutare una evoluzione delle entrate di ICI e TARSU coerente con le tendenze di crescita del patrimonio edilizio, rappresentato come proxy dalla evoluzione prevista del numero di famiglie. Naturalmente trattandosi di imposte che hanno come riferimento non il numero ma il valore (o nel caso TARSU la superficie) degli immobili occorrerà valutare che negli scenari di crescita bassa e media ma anche in quella estensiva ad alta immigrazione, gli standard abitativi (e conseguentemente i valori immobiliari) delle nuove addizioni allo stock edilizio risentano (per affollamento, dimensione, qualità) di una configurazione meno opulenta dei consumi immobiliari rispetto a quella oggi presso la popolazione autoctona e determinino quindi una crescita della base imponibile ICI e TARSU inferiore al tasso di crescita del numero di soggetti imponibili (le famiglie 10 ). Si è, quindi, ipotizzata una variazione percentuale delle entrate tributarie da ICI e TARSU proporzionale alla variazione prevista del numero delle famiglie 11 (scenari di crescita alta intensiva) o invece al 75% della variazione stessa (scenari di crescita bassa intensiva, bassa estensiva, alta estensiva). Prima di implementare queste variazioni sui bilanci abbiamo utilizzato un moltiplicatore pari a 1,6 sull ICI del 2007 per ottenere una stima del passaggio dall ICI all IMU. Tabella 45 - Entrate correnti previste per il 2026 nei tre diversi scenari - dati in euro Tasso di crescita occupazione IMU Ta.R.S.U. Add. IRPEF Comp. IRPEF -0,5% ,5% ,5% Per le entrate direttamente commisurate al reddito (addizionale IRPEF) la base imponibile è identica negli scenari alti intensivo ed estensivo e inferiore in entrambi gli scenari di bassa 9 Ci riferiamo alla ricerca condotta dal prof. Pola dell Università di Ferrara per valutare l impatto fiscale di politiche di sviluppo produttivo nell area di Cavezzo, Concordia e Medolla; cfr. Provincia di Modena INU-Emilia Romagna Perequazione territoriale. Modello di Perequazione intercomunale, Modena 27 settembre 2002; per un rilievo critico si veda invece la nota: La perequazione territoriale tra ragioneria urbanistica ed aritmetica economica note sui risultati di una ricerca dell INU Emilia Romagna su un polo produttivo intercomunale della pianura modenese, mimeo Reggio Emilia, 21 ottobre Per semplicità abbiamo ipotizzato una variazione globale dell ICI (e TARSU) proporzionale alla variazione della sua componente residenziale che ne rappresenta comunque la voce più significativa. 11 Per stabilire una relazione tra struttura demografica e composizione famigliare è stata utilizzato il censimento della popolazione 2001; ricostruendo i tassi di capifamiliarità (numero di capifamiglia sul totale di persone rientranti in classi quinquennali di età e sesso) della provincia di Lecco è stato possibile risalire alla dinamica del numero totale di famiglie 12 unica variazione che è stata utilizzata al 100%, relativamente allo scenario alto intensivo 73

76 crescita, essendo determinata in funzione della variazione della ricchezza prodotta, considerata caeteris paribus come del tutto indicativa anche della variazione del reddito disponibile. Resta il fatto che trattandosi di una imposta progressiva occorre tener conto nello scenario di crescita alta intensiva che la medesima ricchezza è riferita ad una platea più ridotta di soggetti, ognuno dei quali dispone quindi in media di un reddito pro-capite più elevato ciò che determina un prevedibile incremento della aliquota media di imposta che è stata stimata nell ordine del 5% (della aliquota media); questo porta ad una situazione nella quale le entrate sono leggermente maggiori per lo scenario alto intensivo (che pure avrebbe una platea di contribuenti più ridotta) rispetto allo scenario di crescita alta estensiva. Figura 16 - Relazione tra ampiezza demografica dei comuni dell area di Lecco e spese correnti al popolazione 2010 Lineare (popolazione 2010) y = 577,66x ,8 y = 493x ,4 spese correnti 2010 in migliaia Lineare (spese correnti 2010 in migliaia) Sul fronte delle uscite è stata invece analizzata con particolare attenzione l elasticità della spesa pro-capite in funzione della soglia demografica dei comuni di appartenenza, a partire dalla consapevolezza ampiamente documentata nella letteratura economica di una distribuzione ad U della curva della spesa pro-capite dei comuni italiani ordinati per ampiezza demografica. Un analisi empirica riguardante il rapporto tra dimensione demografica e spese comunali, effettuata per i comuni appartenenti all area del capoluogo, ha consentito di stimare un indice di elasticità della spesa pari allo 0,85, il che vuol dire che per ogni punto percentuale di incremento della popolazione si dovrebbero registrare 0,85 punti percentuali di incremento della spesa. A questo punto è possibile confrontare il livello di entrate e di spese previste per il 2025 e valutare quali squilibri fiscali verranno generati dai diversi scenari di crescita economica del sistema locale. Nell ipotesi bassa, nella quale la popolazione cresce dell 1,36%, abbiamo uno scenario nel quale le entrate crescono di circa 3,8 mio e le spese crescono di 1,4 milioni di euro, generando un saldo attivo di circa 2,37 milioni di euro. Nell ipotesi media, la popolazione cresce del 9%, e il saldo finale è positivo, dato che le entrate crescono di 14 mio mentre le spese aumentano di quasi Nell ipotesi alta il saldo finale ha un passivo elevato, combinazione della crescita delle entrate di 12,7 milioni di euro e del proporzionale aumento delle spese di oltre 19 milioni di euro. 74

77 Tutte queste considerazioni sono sviluppate sotto l assunzione (comoda ma irrealistica) di prezzi costanti; si deve però considerare che il modello di equilibrio considerato non è del tutto neutrale rispetto all andamento del livello dei prezzi, infatti per i proventi immobiliari ed in particolare per l ICI i meccanismi di determinazione su base catastale del valore imponibile risultano difficilmente indicizzabili al variare del livello dei prezzi e dunque si deve ritenere che operi nel medio lungo periodo, anche in un regime di inflazione modesta, un lento processo di erosione del valore reale della base imponibile (ed anche del gettito, specie se questo è riscosso con aliquote elevate che hanno scarso valore). Di conseguenza, si deve ritenere che in termini reali i valori di deficit considerati negli scenari basso-estensivo e alto-estensivo siano sottostimati e lo stesso surplus che si realizzerebbe nello scenario più favorevole di crescita bassa intensiva debba essere in parte ridimensionato; in questo ultimo caso, anche per tener conto che uno scenario di crescita significativa del reddito pro capite comporta normalmente una domanda crescente di servizi, attraverso questa, una maggiore pressione sul lato delle uscite dei bilanci comunali. La sintesi dei valori stimati nei quattro scenari sviluppati (bassa intensiva, bassa estensiva, alta intensiva, alta estensiva) è presentata nell Allegato A, di seguito riportato. ALLEGATO A - GLI SCENARI DI SVILUPPO DEMOGRAFICO ECONOMICO E SOCIALE E IL LORO IMPATTO SULLA FISCALITA' LOCALE VARIABILI CONSIDERATE SCENARIO SCENARIO SCENARIO CRESCITA BASSA CRESCITA BASSA CRESCITA ALTA int. int. est. Tasso di crescita del PIL 0,00% 2,00% 2,00% Tasso di crescita produttività 0,50% 1,50% 0,50% Occupazione prevista al Popolazione attiva prevista al 2026 (con saldo migratorio=0) Saldo del Bilancio occupazionale al Saldo migratorio annuo previsto nel periodo Popolazione prevista al 2026 nell area di Lecco Famiglie previste al Maggiori entrate nei bilanci comunali(milioni di euro a prezzi 2010) Maggiori uscite nei bilanci comunali (milioni di euro a prezzi 2010) Saldo variazioni entrate e uscite (milioni di euro a prezzi 2010) 3,857 14,063 12,783 1,479 9,893 19,576 2,377 4,170-6,792 75

78 Struttura, dinamica e proiezioni demografiche dell area della Valsassina L ambito della Valsassina sta attraversando una fase di graduale crescita dal punto di vista demografico: la popolazione residente al 2010 è di abitanti, in crescita rispetto ai abitanti dell ultimo censimento. Come si evidenzia dal grafico ci sono stati rilevanti flussi migratori in ingresso dagli anni 90 in poi, e in molte annate questo discorso è applicabile tanto al saldo migratorio, quanto a quello naturale. I saldi naturali sono stati superiori allo 0 con continuità dopo il 2000, e anche negli anni 90 il trend era positivo, mentre negli anni 80 la differenza tra nascite e decessi era sostanzialmente nulla. Le rilevazioni demografiche più recenti risalgono al 2010, e nel quinquennio i saldi hanno avuto valori sopra lo 0: il saldo migratorio è pari a 5,4 nuovi residenti ogni 1000 abitanti, e quello naturale è pari a 1,18 ogni 1000 residenti. Gli stranieri residenti nell ambito alla fine del 2009 sono 971, pari al 6,1% della popolazione. L invecchiamento della popolazione è una problematica che sta acquisendo importanza, anche se i valori dell ambito sono ancora molto ridotti: l indice di vecchiaia è passato dal valore di 113 del censimento 2001 a quello di 129 del Nello stesso periodo la popolazione oltre i 64 anni è passata dal 16,7% al 19,4% della popolazione residente, e il numero di componenti medi per famiglia è sceso da 2,43 a 2,31. Figura 17 Movimento anagrafico dell'area della Valsassina SALDO NAT. SALDO MIGR. SALDO TOTALE 76

79 Alla luce di queste dinamiche abbiamo elaborato tre scenari: in uno il saldo migratorio è costante, su un valore di 140 nuovi ingressi dal 2011 al 2026, un valore pari alla media Nel saldo con dinamica demografica calante abbiamo preso come punto di partenza i 140 abitanti all anno degli ultimi 5 anni e abbiamo ipotizzato che arrivino a 112, per una riduzione del 20%. Nel saldo con dinamica demografica crescente abbiamo proiettato per l ambito un incremento del saldo migratorio del 20% in 15 anni, arrivando al valore di 168 nel Figura 18 Previsioni demografiche dell'ambito della Valsassina saldo calante saldo costante saldo crescente Sulla base delle ipotesi sviluppate la popolazione al 2026 sarà di abitanti nel caso di saldi migratori decrescenti, nel caso di saldi migratori nulli, e nel caso di saldi migratori crescenti. La quantità di nuclei familiari è in aumento in tutti e 3 gli scenari esaminati, come effetto combinato dell invecchiamento della popolazione e della crescita del numero di separazioni e divorzi: dalle famiglie del 2011 si passa a (+12,9%) con saldo demografico decrescente, (+ 14%) con saldo migratorio costante, (+ 15%) con saldo demografico crescente. 77

80 Figura 19 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo decrescente CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,98% 810 4,58% 10 1,25% ,91% 827 4,67% 39 4,95% ,10% 893 5,04% 74 9,04% ,51% ,29% ,18% ,52% ,24% 140 7,57% ,18% ,43% ,70% ,03% ,32% 120 4,97% ,93% ,57% ,82% ,03% ,78% -40-2,26% oltre ,81% ,08% ,60% TOTALE ,00% ,00% ,20% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

81 Figura 20 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo costante CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,98% 833 4,64% 33 4,13% ,91% 846 4,71% 58 7,36% ,10% 903 5,03% 84 10,26% ,51% ,30% ,01% ,52% ,40% ,59% ,18% ,54% ,96% ,03% ,25% 142 5,88% ,93% ,44% ,55% ,03% ,71% -28-1,58% oltre ,81% ,95% ,24% TOTALE ,00% ,00% ,70% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

82 Figura 21 Mutamenti nella composizione demografica nello scenario con saldo migratorio crescente CLASSI DI ETA' POPOLAZIONE RESIDENTE 2011 % POPOLAZIONE RESIDENTE 2026 % VARIAZIONE POPOLAZIONE VAL. ASSOLUTI VARIAZIONE POPOLAZIONE % ,98% 856 4,71% 56 7,00% ,91% 864 4,75% 76 9,64% ,10% 921 5,06% ,45% ,51% ,36% ,36% ,52% ,58% ,84% ,18% ,65% ,26% ,03% ,19% 166 6,87% ,93% ,30% ,17% ,03% ,61% -24-1,36% oltre ,81% ,79% ,38% TOTALE ,00% ,00% ,22% R E S I D E N T I oltre 74 CLASSI DI ETA'

83 In seguito vengono elencate le principali variazioni che interesseranno la struttura demografica comunale nel suo evolversi fino al 2026, con particolare attenzione al confronto tra i due scenari: la popolazione in età di lavoro (da 15 a 64 anni), passerebbe dall attuale (2011) 65,1% al 62,9% oppure 63,1% della popolazione totale (è da notarsi come in ogni modo la base lavorativa della società diminuisca in modo rilevante); gli anziani ultrasessantacinquenni rappresenterebbero il 22,9% (ipotesi minima) oppure il 22,4% contro l attuale 19,8%, in ogni ipotesi fatta sarebbero comunque in crescita; i giovani in ingresso sul mercato del lavoro (età da 15 a 24 anni) sarebbero in crescita, passando dall attuale 9,5% al 10,3% circa di tutti e tre gli scenari i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 15 anni rappresenterebbero il 14,3% (ipotesi minima) o il 14,5% (ipotesi massima) della popolazione totale, quindi sarebbe sostanzialmente in lieve diminuzione in tutte e tre le ipotesi rispetto all attuale 15%; per conseguenza l indice di vecchiaia (rapporto tra anziani oltre i 65 e giovani sino ai 15 anni) passerebbe da 132,4 (sempre al 2011) a 159,9 (crescita minima) o a 154,2 (crescita massima); L indice di dipendenza (rapporto tra la popolazione con oltre 65 anni sommata a quella di età inferiore a 15 e la popolazione in età di lavoro, da 15 a 64 anni) passerebbe da 53,4 a 59,1 nel caso di ipotesi minima e a 58,5 nel caso di ipotesi massima; L indice di sostituzione (rapporto tra contingente demografico in uscita dal mercato del lavoro età e contingente in ingresso età 15-24) passerebbe da 82,4 a 65,5 nel caso di ipotesi minima e 66,9 nel caso di ipotesi massima. 81

84 Per una valutazione quantitativa del quadro di compatibilità dei trends economici, demografici e fiscali. Il percorso che si intende sviluppare in questo capitolo si propone di costruire alcuni scenari quantitativi di sviluppo dell economia dell area valutandone le conseguenze in termini di sostenibilità sociale e fiscale, utilizzando metodiche caratteristiche degli studi di impatto. Il punto di partenza della riflessione è costituito dalle ipotesi di sviluppo della base economica del distretto, misurata dal tasso di crescita del PIL e considerata se non la variabile indipendente quantomeno il motore dello sviluppo della evoluzione sociale e insediativa. Le considerazioni svolte nei paragrafi che seguono sono condotte sulla scorta di un modello quali-quantitativo che considera l evoluzione dei diversi aggregati economici e le reciproche interazioni e condizionamenti, nella forma di scenari calibrati sulla base di ipotesi alternative in un orizzonte previsionale di lungo periodo (15 anni). In estrema sintesi il modello considera cinque blocchi principali: Il sistema economico e le sue dinamiche di crescita Gli impatti di queste dinamiche sul sistema demografico Gli impatti delle dinamiche demografiche sul sistema insediativo Gli impatti delle dinamiche demografiche sulla infrastrutturazione sociale del territorio Gli impatti delle dinamiche demografiche e di quelle economiche sul sistema della fiscalità locale CRESCITA ECONOMICA DEL SISTEMA CRESCITA DEL NUMERO DI FAMIGLIE VARIAZIONE DELLE ENTRATE E DELLE USCITE COMUNALI CRESCITA DEMOGRAFICA Schema logico del modello di impatto utilizzato 82

85 Le variabili, e gli indicatori rilevanti per lo sviluppo degli scenari quantitativi, sono riportati dal prospetto in calce. BLOCCO TEMATICO VARIABILI NOTE DINAMICA ECONOMICA EVOLUZIONE DEMOGRAFICA INFRASTRUTTURAZIONE SOCIALE FISCALITA' LOCALE Tasso di crescita del PIL Tasso di crescita della produttività per addetto Composizione settoriale del PIL Occupazione totale Forze di lavoro Tasso di attività Flussi migratori Popolazione totale prevista Investimenti aggiuntivi nella infrastrutturazione sociale (scuole, attrezzture sportive ) Oneri di urbanizzazione Entrate ICI e Tarsu Entrate per addizionale IRPEF Uscite correnti Scenari crescita "alta" e "bassa" Ipotesi alternative su 4 modelli di crescita In uno scenario demografico neutrale Per sesso e classi di età A fronte della crescita e in relazione alla elasticità della spesa L evoluzione del sistema economico locale (reddito e occupazione) Sulla base degli andamenti registrati dagli aggregati economici nel periodo passato, sia per quanto riguarda il tasso di crescita del valore aggiunto totale che il tasso di crescita della produttività ed analizzati anche gli scenari (attuali e prospettici) di composizione settoriale della ricchezza prodotta - è possibile formulare ipotesi sull andamento dell economia dell area della Valsassina nel prossimo decennio, assumendo come anno di riferimento il A questo orizzonte si possono così ricavare anche i valori attesi del Valore Aggiunto totale e della occupazione totale, sempre a livello di sistema. In questa considerazione devono essere opportunamente prese in esame le ipotesi sui caratteri quantitativi e qualitativi dello sviluppo: schematizzando, si potrebbe parlare intanto di uno scenario a bassa crescita (con il Valore Aggiunto pressoché costante in termini reali) verso uno scenario di alta crescita (relativamente alle caratteristiche e alle tendenze della Regione). In questo ultimo caso si può ulteriormente considerare un modello estensivo (corrispondente ad una alta crescita della occupazione in relazione alla crescita del PIL), e un modello intensivo (corrispondente invece ad una crescita dell occupazione più contenuta in relazione alla crescita del PIL, a fronte di un maggiore incremento del livello di produttività per addetto). Questa ultima alternativa corrisponde ovviamente a scenari merceologici e tipologici di evoluzione del sistema produttivo locale (livello di terziarizzazione, rapporto capitale prodotto, ma anche livello di qualificazione delle forze di lavoro) fortemente differenziati. In concreto si sono ipotizzati: due valori per il tasso annuo di crescita del valore aggiunto posti rispettivamente pari a 0% - bassa crescita e al 2% - alta crescita; due valori del tasso di crescita della produttività (valore aggiunto per addetto), posti rispettivamente pari allo 0,5% - bassa intensità e all 1,5% - alta intensità. Ipotizzati così quattro scenari di crescita (bassa intensiva, bassa estensiva, alta intensiva, alta estensiva), a ciascuno di essi è possibile associare un diverso target occupazionale totale all orizzonte di previsione (del 2026). 83

86 Tabella 46 - Tassi di crescita del Valore Aggiunto, del valore Aggiunto per addetto e della occupazione nei quattro scenari considerati Aumento della produttività per addetto Variazione del valore aggiunto 0,00% 2,00% 0,50% -0,50% 1,50% Variaz. Occupazione 1,50% -1,50% 0,50% Tabella 47 - Tassi di crescita dell'occupazione ed occupazione totale prevista nei quattro scenari considerati Tasso variazione occupazione Variazione addetti Addetti ,50% ,50% ,50% ,50% A questo punto si apre un percorso di verifica di carattere demografico e sociale, basata sul rapporto tra il valore della occupazione totale attesa ed il valore delle forze di lavoro 13 attese all orizzonte di previsione sulla base di una evoluzione demografica neutrale (solo movimento naturale della popolazione). Da questo confronto si potranno desumere le dimensioni della domanda di lavoro non soddisfatta e che funzionerà da attrattore di nuovi flussi demografici dall esterno dell area (previsione dei flussi migratori). L impatto demografico della crescita economica La previsione di crescita della popolazione in uno scenario neutrale 14 evidenzia una popolazione dell area al 2026 valutabile in unità, con una flessione rispetto alla situazione attuale del 2,9% nell arco dei 15 anni. Questo scenario futuro, che si determinerebbe nell ipotetica circostanza nella quale i flussi migratori venissero da oggi a cessare immediatamente e totalmente e con un tasso di fertilità stabile rispetto a quello degli ultimi anni, darebbe luogo ad una compagine demografica non solo più ridotta ma anche significativamente diversa dalla attuale nella sua struttura: 13 Calcolate sulla base dei valori medi provinciali dei tassi di attività per sesso e classi di età desumibili dalle indagini trimestrali sulle forze di lavoro e opportunamente adattati alla realtà locale sulla base di considerazioni comparative fatte dal confronto dei censimenti, vedi in particolare il tema della occupazione giovanile e femminile 14 Per operare questa previsione si è operato un modello di previsione strutturale, sostanzialmente derivato dal metodo delle coorti demografiche, che utilizza un procedimento ricorsivo a più stadi. All interno di ciascun stadio la popolazione, definita come insieme strutturato di coorti demografiche (individuate in base al sesso ed all anno di età) viene sottoposta ad un processo di trasformazione che, sulla base delle probabilità di sopravvivenza e di generazione assegnata a ciascuna coorte, definisce le uscite (morti) e gli ingressi (nascite) ed i cambiamenti di stato (invecchiamento) del sistema all interno dell unità di tempo (anno) considerata. In tal modo, ciascuna struttura di popolazione risultante da un processo di trasformazione costituisce l input per una nuova applicazione nello stadio successivo e così via, ripetutamente, sino al raggiungimento dell orizzonte previsionale prescelto. L applicazione del modello richiede quindi che siano definiti, oltreché la popolazione per sesso ed età dell anno base (desunte dai dati anagrafici al ), i parametri relativi alle probabilità di sopravvivenza (quozienti specifici di mortalità) e di generazione (quozienti specifici di fecondità) di ciascuna coorte. Il saldo migratorio è stato posto programmaticamente =0 84

87 la popolazione in età di lavoro (da 15 a 64 anni), passerebbe dall attuale (2010) 65,1% al 62% della popolazione totale; gli anziani ultrasessantacinquenni rappresenterebbero il 25,1% contro l attuale 19,8%; i giovani in ingresso sul mercato del lavoro (età da 15 a 24 anni) passerebbero dal 9,5% al 10,2%, addirittura in crescita ( la diminuzione del totale del comprensorio sarebbe più che proporzionale rispetto al calo dei giovani); i bambini e i ragazzi di età inferiore ai 15 anni rappresenterebbero il 12,8% della popolazione totale, in calo rispetto all attuale 15% per conseguenza l indice di vecchiaia (rapporto tra anziani oltre i 65 e giovani sino a 15 anni) passerebbe da 132 (sempre al 2010) a 196 l indice di dipendenza (rapporto tra popolazione con oltre 65 anni sommata a quella di età inferiore ai 15 e la popolazione in età di lavoro, da 15 a 64 anni) passerebbe da 0,53 a 0,61; l indice di sostituzione (rapporto tra contingente demografico in uscita dal mercato del lavoro età e contingente in ingresso età passerebbe da 0,82 a 0,58. Da questa sintesi emerge con evidenza il rapido deterioramento della compagine demografica, che non sarebbe assolutamente sostenibile in uno scenario di azzeramento dei flussi migratori. In termini di offerta di forze di lavoro questo scenario demografico comporterebbe fermi restando i tassi di occupazione per sesso e classe di età che si registrano attualmente in media per la popolazione provinciale ( fonte indagine trimestrale sulle forze di lavoro valori medi del 2010) una non trascurabile riduzione da addetti ad un valore di circa addetti (- 18,3%). Il saldo negativo con i diversi scenari occupazionali considerati nelle varie ipotesi di crescita del sistema economico (bassa, intensiva, estensiva), che sono evidenziati nella tabella seguente, mostrano la diversa (ma comunque significativa) entità del deficit di offerta di lavoro esprimibile dalla popolazione dell area all orizzonte di prospettiva e dimensione l entità dei flussi immigratori di lavoratori attratti dalla domanda di lavoro espressa dalle imprese nei diversi scenari. Tabella 48 - Occupati residenti previsti e domanda di lavoro espressa dal sistema produttivo locale nei tre scenari considerati Tasso variazione occupazione Addetti 2026 Occupati Endogeni 2026 Domanda di lavoro -1,50% ,50% ,50% ,50% A questi flussi di lavoratori corrispondono flussi di popolazione di entità ovviamente superiore, per la presenza anche all interno della popolazione migrante anche di quella di lungo raggio ed extracomunitaria di quote di popolazione non attiva (in particolare anche dei famigliari dei lavoratori, anche al fine della cosiddetta riproduzione sociale del lavoratore ). Si è quindi stimato che i flussi di lavoratori corrispondessero a flussi demografici totali nella misura determinata dal tasso di occupazione medio della classe di età incrementata di un ulteriore 30% per tener conto della maggiore incidenza dei lavoratori sul totale presente nella popolazione straniera rispetto alla popolazione totale e ulteriormente incrementata in relazione al rapporto tra la popolazione di età e la popolazione totale. Nei quattro scenari considerati i valori dei flussi di lavoratori e di popolazione ipotizzati per l intervallo sono descritti nella tabella seguente. 85

88 Tabella 49 - Saldi migratori medi annui stimati nei quattro scenari considerati Tasso variazione occupazione Saldo migratorio annuo stimato Forza lavoro mancante Popolazione totale (compresi inattivi) -1,50% ,50% ,50% ,50% Sono quindi state rielaborate nuove previsioni demografiche per l area della Valsassina all orizzonte di prospettiva, mantenendo i parametri biologici (fertilità, mortalità) ai valori già utilizzati per la proiezione neutrale ed utilizzando invece i saldi migratori caratteristici dei tre scenari considerati (non è stato considerato lo scenario in cui il fabbisogno di addetti nel 2025 è coperto interamente dalla popolazione residente). Nello scenario di crescita bassa estensiva (saldo migratorio = 52 unità annue), la popolazione al 2026 raggiungerebbe il valore di unità, con un incremento assoluto rispetto alla situazione attuale di 393 unità per un incremento percentuale del 2,4%. Nello scenario di crescita alta intensiva (saldo migratorio = 124 unità annue), la popolazione al 2026 raggiungerebbe il valore di abitanti, con una variazione percentuale del 10%. Nello scenario di crescita alta estensiva (saldo migratorio = 206 unità annue), la popolazione al 2026 sarebbe pari a , con un incremento assoluto di quasi 3 mila persone, pari al 18,6%. L impatto degli scenari demografici ed economici sulla fiscalità locale Lo scenario demografico (unitamente a quello economico di partenza ed alle sue ipotesi di evoluzione) rappresenta a sua volta la base per una valutazione dell impatto sulla fiscalità locale. Nella costruzione di tale modello sono stati considerati i comuni appartenenti all area della Valsassina. L impatto è ipotizzabile con maggiore facilità sul versante delle entrate, la cui variazione può essere determinata in relazione: per le entrate in conto capitale, alle maggiori entrate in particolare in termini di oneri di urbanizzazione derivanti dalla realizzazione delle aree produttive necessarie e delle aree residenziali conseguenti al trend di sviluppo demografico considerato; per le entrate di parte corrente, alle maggiori entrate in termini di ICI e di TARSU conseguenti ai medesimi scenari alle maggiori entrate per la quota di imposizione sul reddito di competenza locale (addizionale e compartecipazione IRPEF) conseguenti allo scenario di sviluppo considerato. Tabella 50 - Ammontare delle principali entrate correnti dei comuni dell area nel 2010 I.C.I Ta.R.S.U. Add. IRPEF Comp. IRPEF E sicuramente meno trasparente e più complessa, perché soggetta anche ad una maggiore discrezionalità politica, la situazione dal punto di vista delle uscite. Sul versante delle spese di investimento occorrerebbe, infatti, delineare uno scenario credibile della maggiore infrastrutturazione sociale necessaria (scuole, impianti sportivi, servizi per gli anziani, ecc..) facendo bene attenzione a valutare la sola domanda incrementale direttamente imputabile agli scenari di sviluppo. 86

89 Altrettanto delicato è il tema della variazione delle uscite correnti determinate dalla crescita economica, demografica ed insediativa: per queste si apre il tema delle possibili economie di scala e della elasticità della spesa alla domanda, da considerare per evitare irrealistiche assunzioni di linearità di crescita della spesa, proposte da recenti valutazioni che presentano qualche analogia con la presente applicazione 15. Per mantenere la valutazione entro un margine di complessità dominabile ed anche al fine di ridurre l aleatorietà delle stime, si è quindi preferito limitare la valutazione dell impatto degli scenari socio-economici delineati alla sola parte corrente dei bilanci comunali, in considerazione che il finanziamento della parte di conto capitale è particolarmente sensibile a fonti esogene (finanziamenti specifici di fonte regionale, statale o comunitaria) mentre la spesa manifesta andamenti del tutto irregolari nel tempo e richiederebbe per essere introdotta nel modello forti assunzioni semplificatrici. Limitandoci alle entrate di parte corrente possiamo valutare una evoluzione delle entrate di ICI e TARSU coerente con le tendenze di crescita del patrimonio edilizio, rappresentato come proxy dalla evoluzione prevista del numero di famiglie. Naturalmente trattandosi di imposte che hanno come riferimento non il numero ma il valore (o nel caso TARSU la superficie) degli immobili occorrerà valutare che negli scenari di crescita bassa e media ma anche in quella estensiva ad alta immigrazione, gli standard abitativi (e conseguentemente i valori immobiliari) delle nuove addizioni allo stock edilizio risentano (per affollamento, dimensione, qualità) di una configurazione meno opulenta dei consumi immobiliari rispetto a quella oggi presso la popolazione autoctona e determinino quindi una crescita della base imponibile ICI e TARSU inferiore al tasso di crescita del numero di soggetti imponibili (le famiglie 16 ). Si è, quindi, ipotizzata una variazione percentuale delle entrate tributarie da ICI e TARSU proporzionale alla variazione prevista del numero delle famiglie 17 (scenari di crescita alta intensiva) o invece al 75% della variazione stessa (scenari di crescita bassa intensiva, bassa estensiva, alta estensiva). Prima di implementare queste variazioni sui bilanci abbiamo utilizzato un moltiplicatore pari a 1,6 sull ICI del 2007 per ottenere una stima del passaggio dall ICI all IMU. Tabella 51 - Entrate correnti previste per il 2026 nei tre diversi scenari - dati in euro Tasso di crescita occupazione IMU Ta.R.S.U. Add. IRPEF Comp. IRPEF 0,5% ,0% ,5% Per le entrate direttamente commisurate al reddito (addizionale IRPEF) la base imponibile è identica negli scenari alti intensivo ed estensivo e inferiore in entrambi gli scenari di bassa 15 Ci riferiamo alla ricerca condotta dal prof. Pola dell Università di Ferrara per valutare l impatto fiscale di politiche di sviluppo produttivo nell area di Cavezzo, Concordia e Medolla; cfr. Provincia di Modena INU-Emilia Romagna Perequazione territoriale. Modello di Perequazione intercomunale, Modena 27 settembre 2002; per un rilievo critico si veda invece la nota: La perequazione territoriale tra ragioneria urbanistica ed aritmetica economica note sui risultati di una ricerca dell INU Emilia Romagna su un polo produttivo intercomunale della pianura modenese, mimeo Reggio Emilia, 21 ottobre Per semplicità abbiamo ipotizzato una variazione globale dell ICI (e TARSU) proporzionale alla variazione della sua componente residenziale che ne rappresenta comunque la voce più significativa. 17 Per stabilire una relazione tra struttura demografica e composizione famigliare è stato utilizzato il Censimento della Popolazione del 2001; ricostruendo i tassi di capifamiliarità (numero di capifamiglia sul totale di persone rientranti in classi quinquennali di età e sesso) della popolazione della Provincia di Lecco al 2001 è stato possibile risalire alla dinamica del numero totale di famiglie 18 unica variazione che è stata utilizzata al 100%, relativamente allo scenario alto intensivo 87

90 crescita, essendo determinata in funzione della variazione della ricchezza prodotta, considerata caeteris paribus come del tutto indicativa anche della variazione del reddito disponibile. Resta il fatto che trattandosi di una imposta progressiva occorre tener conto nello scenario di crescita alta intensiva che la medesima ricchezza è riferita ad una platea più ridotta di soggetti, ognuno dei quali dispone quindi in media di un reddito pro-capite più elevato ciò che determina un prevedibile incremento della aliquota media di imposta che è stata stimata nell ordine del 5% (della aliquota media); questo porta ad una situazione nella quale le entrate sono leggermente maggiori per lo scenario alto intensivo (che pure avrebbe una platea di contribuenti più ridotta) rispetto allo scenario di crescita alta estensiva. Figura 22 - Relazione tra ampiezza demografica dei comuni della Valsassina e spese correnti al y = 105,29x + 261,12 y = 164,63x - 246, popolazione 2010 spese correnti 2010 Lineare (spese correnti 2010) Lineare (popolazione 2010) Sul fronte delle uscite è stata invece analizzata con particolare attenzione l elasticità della spesa pro-capite in funzione della soglia demografica dei comuni di appartenenza, a partire dalla consapevolezza ampiamente documentata nella letteratura economica di una distribuzione ad U della curva della spesa pro-capite dei comuni italiani ordinati per ampiezza demografica. Un analisi empirica riguardante il rapporto tra dimensione demografica e spese comunali, effettuata per i comuni appartenenti alla Valsassina, ha consentito di stimare un indice di elasticità della spesa pari allo 0,63, il che vuol dire che per ogni punto percentuale di incremento della popolazione si dovrebbero registrare 0,63 punti percentuali di incremento della spesa. A questo punto è possibile confrontare il livello di entrate e di spese previste per il 2025 e valutare quali squilibri fiscali verranno generati dai diversi scenari di crescita economica del sistema locale. Applicato al volume delle entrate registrato nell area della Valsassina, questa valutazione presenta indicazioni finanziarie contrastanti rispetto ad altri contesti, presumibilmente dovuti all elevata percentuale di comuni sotto i 1000 abitanti. L alta quota di piccoli comuni determina l elasticità elevata della spesa rispetto alle variazioni della popolazione, incrementando così le spese correnti in modo più che proporzionale rispetto alla crescita delle entrate, a causa della mancanza di economie di scala nell erogazione dei servizi. Nell ipotesi bassa, nella quale la popolazione cresce del 2,45%, abbiamo uno scenario nel quale le entrate crescono di quasi 700 mila e le spese aumentano di quasi 259 mila euro, generando un saldo attivo superiore ai 400 mila euro.

91 Nell ipotesi media, la popolazione cresce di unità, e il saldo finale è positivo, dato che le entrate crescono di mentre le spese aumentano di circa Nell ipotesi alta il saldo finale va in lieve passivo, con dimensioni inferiori rispetto al secondo scenario, combinazione della crescita delle entrate di 1,95 milioni di euro e del più che proporzionale aumento delle spese di quasi 2 milioni di euro. Tutte queste considerazioni sono sviluppate sotto l assunzione (comoda ma irrealistica) di prezzi costanti; si deve però considerare che il modello di equilibrio considerato non è del tutto neutrale rispetto all andamento del livello dei prezzi, infatti per i proventi immobiliari ed in particolare per l ICI i meccanismi di determinazione su base catastale del valore imponibile risultano difficilmente indicizzabili al variare del livello dei prezzi e dunque si deve ritenere che operi nel medio lungo periodo, anche in un regime di inflazione modesta, un lento processo di erosione del valore reale della base imponibile (ed anche del gettito, specie se questo è riscosso con aliquote elevate che hanno scarso valore). Di conseguenza, si deve ritenere che in termini reali i valori di deficit considerati negli scenari basso-estensivo e alto-estensivo siano sottostimati e lo stesso surplus che si realizzerebbe nello scenario più favorevole di crescita bassa intensiva debba essere in parte ridimensionato; in questo ultimo caso, anche per tener conto che uno scenario di crescita significativa del reddito pro capite comporta normalmente una domanda crescente di servizi, attraverso questa, una maggiore pressione sul lato delle uscite dei bilanci comunali. La sintesi dei valori stimati nei tre scenari sviluppati (basso, medio, alto) è presentata nell Allegato A, di seguito riportato. ALLEGATO A - GLI SCENARI DI SVILUPPO DEMOGRAFICO ECONOMICO E SOCIALE E IL LORO IMPATTO SULLA FISCALITA' LOCALE VARIABILI CONSIDERATE SCENARIO CRESCITA SCENARIO BASSA CRESCITA MEDIA SCENARIO CRESCITA ALTA Tasso di crescita del PIL 0,00% 2,00% 2,00% Tasso di crescita produttività 0,50% 1,50% 0,50% Occupazione prevista al Popolazione attiva prevista al 2026 (con saldo migratorio=0) Saldo del Bilancio occupazionale al Saldo migratorio annuo previsto nel periodo Popolazione prevista al 2026 nell area della Valsassina Famiglie previste al Maggiori entrate nei bilanci comunali(milioni di euro a prezzi 2010) Maggiori uscite nei bilanci comunali (milioni di euro a prezzi 2010) Saldo variazioni entrate e uscite (milioni di euro a prezzi 2010) 0,686 2,289 1,950 0,258 1,059 1,973 0,427 1,229-0,023 89

92 INDICAZIONI PER LA REVISIONE DELLA NORMATIVA DI PTCP L aggiornamento di scenario che è stato prodotto nell ambito della revisione del PTCP della Provincia di Lecco per registrare le dinamiche più recenti e le tendenze evolutive dell apparato produttivo della Provincia di Lecco,e le valutazioni condotte in questo documento sui sentieri di sostenibilità della crescita, segnalano alcuni profili di particolare interesse anche al fine di operare una riconsiderazione delle politiche territoriali per il sistema produttivo messe a punto dal vigente PTCP alla luce, non solo dell esperienza gestionale maturata ma anche di una migliore comprensione delle problematiche e delle sfide che il sistema economico Lariano è chiamato ad affrontare in questa difficile fase di crisi e ristrutturazione dell economia globale. In primo luogo la cospicua capacità di tenuta del sistema economico e del tessuto imprenditoriale lecchese non può che confortare l opzione espressa con forza dal PTCP di conservare un profilo di forte specializzazione produttiva (e manifatturiera in particolare) nella riorganizzazione della divisione internazionale del lavoro. Sotto il profilo delle politiche territoriali a questa opzione è strettamente connessa la scelta operata dal PTCP in favore della conservazione in sito delle presenze produttive ricercando localmente le condizioni di una migliore compatibilità ambientale di un insediamento produttivo molto articolato e intrinsecamente connesso ad una presenza residenziale comunque molto diffusa, pur nelle diversità dei modelli insediativi che connotano rispettivamente la Brianza, la sponda lariana e la Valsassina. Indicazione dunque che parrebbe da confermare, contenendo i processi di delocalizzazione e sostituzione del tessuto produttivo storico, direzione nella quale già il testo normativo attuale si propone di operare. Piuttosto, la maggiore evidenza che l aggiornamento operato ci ha proposto, sulla rilevanza della impresa di minore dimensione nella tenuta occupazionale ed economica dell economia locale suggerisce di ampliare i margini di flessibilità con cui le politiche urbanistiche locali (di livello comunale) possono accompagnare i processi di razionalizzazione e crescita del tessuto produttivo, potendo operare quelle modeste integrazioni che, nel rispetto delle strategie di sostenibilità sostenute dal PTCP e ormai sempre più diffusamente entrate nella consapevolezza delle comunità e delle amministrazioni locali. Una indicazione che peraltro si sovrappone a quanto emerso dall esperienza gestionale che si è mossa nella direzione di ampliare gli spazi interpretativi del PTCP oltre una rigida applicazione di parametri quantitativi che converrà riconsiderare anche formalmente nella nuova stesura della norma di Piano. L esigenza di dare maggiore peso ed incisività a politiche più minute di sostegno alla crescita e alla riorganizzazione delle attività produttive esistenti, confermando un loro strettissimo legame con il territorio, non deve tuttavia portare in secondo piano un secondo essenziale profilo interpretativo nella vicenda economica del sistema produttivo lariano, che proprio l esercizio condotto sui sentieri di sostenibilità della crescita ne lungo periodo rende particolarmente evidente. Ci si riferisce alla forte esigenza di innovazione, da intendere tanto come processo evolutivo delle imprese esistenti che come opportunità di accogliere nuove imprese innovative che è il necessario supporto ad una positiva dinamica della produttività. Dinamica che, come si è visto, è la chiave di volta di un equilibrio non congiunturale dell intero sistema territoriale, tanto nel suo delicato rapporto con le risorse ambientali che nel sistema di governo locale e nelle sue politiche sociali, per riprodurre nel tempo anche le condizioni di welfare che, assieme al benessere economico, rendono apprezzabile e desiderabile la presenza delle famiglie e delle persone nel territorio provinciale. Pare per questo opportuno non rinunciare, in una prospettiva di medio lungo periodo che traguarda sicuramente oltre l orizzonte della crisi, la previsione dei poli produttivi sovracomunali disciplinata dal PTCP, caso mai sottolineandone ancor di più una moderna 90

93 concezione come parchi di attività articolati e integrati, che danno rilievo precipuo ai temi della energia e a quelli della infrastrutturazione telematica, e che sanno accogliere ed ospitare funzioni di servizi capaci di farne una porzione qualificata e di valore del tessuto insediativo. Il confronto più diretto con gli attori economici e con le loro espressioni associative che si intende operare nell ambito dell OST Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese) potrà fornire indicazioni preziose per verificare e mettere a punto queste indicazioni e tradurle in una revisione normativa del Piano. 91

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95 Un percorso di ASCOLTO del mondo Economico Lecchese economia lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? C AIRE Urbanistica 10 ottobre 2012 PROVINCIA DI LECCO Sala Consiliare

96 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Saluti Saluti dell Assessore al Territorio della Provincia Gianluca Bezzi Questa mezza giornata di lavoro operativo (non si tratta di un convegno o un congresso) è pensata per focalizzare l attenzione su alcuni temi concreti che propone la revisione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, la quale è un opportunità che deve essere colta appieno. Lo scopo della pianificazione è coniugare la tutela dell ambiente con un recupero di attrattività del territorio dal punto di vista dell intrapresa economica, che non è solo l industria tradizionalmente intesa, ma anche una vocazione turistica, asse portante da non dimenticare in ogni riflessione. E un laboratorio di idee: sono 3 ore di lavoro intenso per cercare di far emergere degli spunti, che l assessorato al territorio ha già iniziato a raccogliere l anno scorso con un attività di divulgazione per far capire cosa dice il PTCP e come si coniuga con tutti gli aspetti della nostra vita. Presentazione del Dirigente del Settore Pianificazione Territoriale della Provincia Ernesto Crimella Questa interessante iniziativa, proposta da CAIRE nell ambito della revisione del PTCP, fa parte dell approfondimento sulla componente socio-economica del Piano. Uno studio territorializzato su questi temi era infatti stato richiesto dalla Regione Lombardia in fase di adeguamento alla legge regionale 12/2005. Al di là di quanto previsto dalla legge in termini di partecipazione e confronto con i soggetti portatori di interesse, questo momento si configura come un focus con gli attori della realtà socio-economica che lavorano sul campo. Pur nella rapidità dei mutamenti odierni determinati dalla crisi, cui la Provincia ha cercato di rispondere nei mesi scorsi attraverso i tavoli di crisi, l obiettivo è avere una visione con un traguardo più lungo (10-15 anni) che un piano di area vasta deve avere. 2 O S T C AIRE Urbanistica

97 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Giampiero Lupatelli - CAIRE...La forte esigenza di innovazione, da intendere tanto come processo evolutivo delle imprese esistenti che come opportunità di accogliere nuove imprese innovative è il necessario supporto ad una positiva dinamica della produttività. Dinamica che è la chiave di volta di un equilibrio non congiunturale dell intero sistema territoriale, tanto nel suo delicato rapporto con le risorse ambientali che nel sistema di governo locale e nelle sue politiche sociali, per riprodurre nel tempo anche le condizioni di welfare che, assieme al benessere economico, rendono apprezzabile e desiderabile la presenza delle famiglie e delle persone nel territorio provinciale...l OST potrebbe essere la sede... 3 O S T C AIRE Urbanistica

98 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Open Space Technology Graziana Bonvicini - CAIRE il metodo Buongiorno, eccoci finalmente alla giornata Open Space, benvenuti nello Spazio libero di discussione! Quello che accadrà oggi non è un assemblea, nè un convegno con argomenti già definiti, ma un Open Space Technology cioè un metodo per lavorare in uno spazio aperto: ci sono poche regole da seguire, l importante è liberarsi di quelle a cui siete stati abituati durante convegni, seminari e incontri di lavoro, perché oggi tutte le comuni regole del comportamento non esisteranno. Tutto nasce a metà degli anni 80 quando un sociologo antropologo americano, Harrison Owen, si mise a osservare i convegni che organizzava, e si accorse che i momenti maggiormente produttivi erano in coincidenza delle pause caffè, perché questi sono i momenti in cui le persone parlano con chi vogliono dei temi che più gli stanno a cuore e per il tempo che ritengono necessario, per poi spostarsi e andare altrove per parlare con qualche altra persona. Studia quindi questo nuovo metodo di lavoro con pochissime, semplici regole (che dopo vi spiegherò), che permette a molti partecipanti di elaborare idee in modo libero e creativo, attraverso delle sessioni di lavoro contemporanee. Questo è il motivo per cui vi abbiamo chiesto di essere qui e per cui per tutto il corso della mattinata, ogni volta che ne avrete voglia, potrete alzarvi e recarvi al coffe break permanente per parlare con chi volete e confrontarvi fra di voi. Alla fine della mattinata vi verrà consegnato un report nel quale ritroverete le relazioni, da voi scritte, e tutti i temi di cui avete discusso. Pertanto il risultato di questo prodotto è interamente creato da voi. Come vedete in tutta la sala c è un programma dei lavori senza alcuna definizione dell agenda della giornata. Questo perché vi chiederemo di rispondere ad una domanda per formalizzare l Agenda dei lavori: Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Lo scopo della giornata è quello di definire un rilevante punto di vista su come la Provincia di Lecco sta tentando, tenterà di reagire alla crisi. Per arrivare a costruire il programma di lavoro useremo questo semplice strumento dietro di me: la bacheca, che ora vedete vuota. Il compito che vi chiediamo di assolvere è quello di identificare tutte le opportunità e gli aspetti connessi al tema dello sviluppo di Lecco e della sua Provincia. Per facilitare questo compito andrò ad elencarvi una serie di parole chiave che stimoleranno e aiuteranno una vostra riflessione. INNOVAZIONE, CREATIVITA, RICERCA, SVILUPPO, CONNESSIONI - ACCESSIBILITA, CRISI DEL SISTEMA ECONOMICO, CULTURA - 4 ATTRATTIVITA - RICETTIVITA, GOVERNANCE, GLOBALIZZAZIONE e DELOCALIZZAZIONE, FORMAZIONE, DISTRETTI COMPETITIVITA, ENERGIA, TECNOLOGIA, EDILIZIA, INFRASTRUTTURE,SVILUPPO. O S T C AIRE Urbanistica

99 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Per iniziare a lavorare non dovete far altro che focalizzare un tema che sentite rilevante per voi, per la vostra organizzazione, per Lecco; alzarvi in piedi, presentarvi, dire la vostra proposta, dargli un breve titolo scrivendolo sul cartoncino e affiggerlo alla bacheca. Siate certi di avere un interesse sincero per ciò che segnalate perché ci aspettiamo che vi facciate effettivamente carico di quello che proponete di discutere. Ciò significa che dovrete coordinare il gruppo e registrare i risultati della discussione utilizzando la lavagna a fogli mobili e il report cartaceo in cui scrivere la sintesi. Quando tutte le proposte saranno affisse alla bacheca, ciascuno di voi potrà avvicinarsi e registrarsi ai gruppi di discussione a cui desidera partecipare. Sebbene l OST funzioni in modo semplice e aperto ci sono quattro principi ed una legge che dovete tenere in mente: 1. chiunque venga è la persona giusta (concentratevi sui presenti senza pensare agli assenti) 2. qualsiasi cosa accada è l unica che poteva accadere (se ci aspetta il peggio esso accadrà! SIATE PRONTI AD ESSERE SORPRESI!) 3. in qualsiasi momento cominci è il momento giusto! (ogni processo di apprendimento creativo segue i suoi tempi caotici) 4. quando è finita è finita! (quando il momento creativo è al suo termine è inutile continuare) La legge dei due piedi (responsabilità di ciascuno di usare i piedi per stare dove il suo contributo è massimo!) Questa legge è rafforzata da Due Metafore: farfalle e bombi! Bene ora è arrivato il momento di lavorare ricordandovi sempre dei principi e della legge. C è solo una domanda che dovete porvi: Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Per quali opportunità e assetti di questo tema provate effettivo interesse e desiderate assumervi delle responsabilità? Alzatevi in piedi, presentatevi, dite la vostra proposta, scrivetela sul cartoncino e affiggetelo sulla bacheca, scegliendo spazio e orario dove volete discutere. Quando scrivete la vostra proposta nel cartoncino mettete il vostro nome e lasciate spazio libero per gli altri per registrarsi. Non aspettate che vi facciamo domande: cominciate quando siete pronti! Se volete lavorare con due gruppi che si riuniscono alla stessa ora cercate i capo gruppi e capite se è possibile unire le due sessioni. Potete proporre quanti argomenti volete e se a fine mattinata nessuno degli argomenti a cui tenete sarà sulla bacheca potrete 5 prendervela solo con voi stessi! Date adesso uno sguardo alla bacheca e notate come avete prodotto da soli il programma di lavoro! Non appena i vostro gruppo sarà pronto per andare a lavorare andateci! Buon Lavoro!!!! O S T C AIRE Urbanistica

100 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Le sessioni di lavoro 6 O S T C AIRE Urbanistica

101 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? SESSIONE 1 indice Spazio 1 Pianificazione e sviluppo sostenibile Spazio 2 Attrattività Competitività 7 O S T C AIRE Urbanistica

102 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? SESSIONE 1 Spazio 1 Titolo della proposta: Pianificazione e sviluppo sostenibile Gruppo proposto da: Liliana Brusadelli - Collegio Geometri Elio Mauri - Ordine degli Architetti Giorgio Buizza - Ordine degli Agronomi e Forestali Hanno partecipato: Maria Assunta Bonfanti - CISL Lecco, Marco Testori - Confindustria Lecco, Gianmario Fragomeli - Conferenza Comuni, Maurizio Valzania - ANCE Lecco. 8 O S T C AIRE Urbanistica

103 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Proponiamo che sia fatta attentamente la pianificazione con un attenzione ai tre gradi che la compongono ovvero al Piano Regionale, al Piano Provinciale, al Piano Comunale. In particolare il Piano Provinciale deve dare delle Linee Guida che producano dei progetti strategici che siano sovracomunali e tengano conto delle realtà del Territorio, non devono essere dei maxi piani ma dei Piani di Indirizzo che contengano degli obiettivi raggiungibili, guidino il lavoro tenendo conto della struttura Provinciale odierna, ma avendo chiara la visione futura della strutturazione territoriale. La pianifi cazione Territoriale deve tenere conto dello sviluppo sostenibile del territorio che si deve coniugare valorizzando la Valutazione Ambientale Strategica (VAS) tenendo conto degli Indicatori, attraverso una effettiva partecipazione dei portatori interessi. Lo sviluppo del turismo si declina come culturale, ambientale, gastronomico, attività sportive di montagna e di lago. Per migliorare la vivibilità del territorio è necessario individuare luoghi adatti alla produzione, poli culturali e formativi che creino sinergie con l impresa già presente sul territorio e che ad essa, siano anche da rafforzamento. Un disegno delle aree strategiche sovracomunali che sia più prescrittivo ed eliminare i limiti di sviluppo locali individuando le criticità del territorio. Lecco città capoluogo quindi valorizzazione della Centralità del capoluogo. Un attenzione particolare di tutela e difesa del territorio deve essere posta sulle aree non urbanizzate (agricole, forestali). I Progetti Strategici potrebbero essere quello sulle infrastrutture che dovrebbero comprendere parcheggi di interscambio, mobilità dolce (piste ciclabili), ferro-gomma (metropolitana leggera), navigazione e loro interconnessione all interno di un disegno di una mobilità di sistema. Ciò nell ottica di sviluppo del turismo, di valorizzazione del paesaggio e facilitazione della mobilità locale per il miglioramento della qualità della vita. O S T 9 C AIRE Urbanistica

104 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? SESSIONE 1 Spazio 2 Titolo della proposta: Attrattività Competitività Gruppo proposto da: Mauro Gattinoni - API Lecco Hanno partecipato: Giuseppe Riva - Ordine Ingegneri, Stefania Aldeghi - Ordine Ingegneri, Wolfango Pirelli CGIL, Riccardo Confalonieri - Confi ndustria, Giovanni Dell Oro - Confartigianato, Claudio Barchilori - CNA, Gianni Menicatti - Gruppo CLAS, Enrico Ferrari - UIL, Carlo Guidotti - CCIAA, Paolo Cavallier - ANCE. 10 O S T C AIRE Urbanistica

105 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Attrattività declinata per Imprese, persone e istituzioni. Attrattività e competività due facce della stessa medaglia. Competitività vuol dire anche innovazione ed è l innovazione a rendere competitivi i territori. Decisivo il ruolo delle infrastrutture fisiche e immateriali (in particolare, intermodalità, accessibilità, reti informali/relazionali). L attrattività delle imprese si rifl ette sul futuro manifatturiero (o meno) del lecchese a fronte del processo di terziarizzazione da guidare verso la domanda delle imprese per rafforzare quelle che ci sono e attrarne di nuove. Si ribadisce la peculiarità della vocazione (e dell identità) industriale del territorio con la conseguente necessità di poter incrementare preferibilmente in loco le attività produttive (+20% espansione a condizione di maggiore o migliore occupazione e compatibilità ambientale). L attrattività per le imprese ha a che fare con la qualità ambientale (e il valore culturale ed estetico) del territorio (il bello) - che è e può essere un asset specifico del nostro Paese su cui occorre molto lavorare perché è un fattore che rischia di venire meno nelle nuove generazioni e perché non si colgono ancora opportunità importanti (Manzoni) con politiche adeguate (vedi Parchi culturali). Sul turismo è necessaria una analisi della dotazione naturalistica e culturale e conseguente segmentazione delle tipologia turistica (selezionando i fattori davvero attrattivi). Tema aperto quello di concentrare o diffondere la presenza delle imprese sul territorio con conseguenti effetti in termini di servizi, mobilità costi diretti e sociali. Sul fronte dei servizi alle persone da valorizzare gli elementi di eccellenza già presenti sul territorio (sanità, scuola formazione università). Dal punto di vista delle istituzioni, esigenza di semplificazione come ridefi nizione dei compiti dei diversi soggetti (anche loro da semplificare/ ridurre) e maggiore effi cienza dei servizi verso impresa e cittadini. I PGT debbono considerare e valorizzare la dimensione dello sviluppo economico e non solo dei volumi edilizi. L armonizzazione e il coordinamento delle politiche urbanistiche ed edilizie dei vari comuni è un fattore importante di effi cienza e di attrattività. 11 O S T C AIRE Urbanistica

106 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? SESSIONE 2 indice Spazio 1 Semplificazione burocratica, coordinamento e sostenibilità Spazio 2 Posti di lavoro e Piccola - Media Impresa 12 O S T C AIRE Urbanistica

107 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? SESSIONE 2 Spazio 1 Titolo della proposta: Semplificazione burocratica, coordinamento e sostenibilità Gruppo proposto da: Riccardo Confalonieri - Confindustria Gianmario Fragomeli - Conferenza Comuni Hanno partecipato: Maurizio Valzania - ANCE Lecco, Giuseppe Riva Ordine Ingegneri Lecco, Stefania Aldeghi - Ordine Ingegneri, Giorgio Buizza - Ordine Agronomi e Forestali di Lecco, Marco Testori - Confindustria Lecco 13 O S T C AIRE Urbanistica

108 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Sul tema della semplifi cazione, è auspicabile una implementazione completa del SUAP. Con l obbligatorietà del nuovo sportello unico dell edilizia, si pone il tema di un unificazione degli sportelli, creando un punto unifi cato di contatto con tutte le attività economiche. È importante, inoltre, superare la passività degli sportelli, arrivando ad un soggetto quanto più attivo nel servizio verso le imprese, sistematizzando al contempo le procedure e garantendo tempi certi di risposta. Tutto ciò, al fine di migliorare la situazione dei trasporti di persone e merci, con importanti ricadute sul settore economico e sull ambiente. Infine, sarebbe utile pensare ad un centro provinciale per lo sviluppo di progetti, sfruttando la presenza del Politecnico e del CNR, oltre alla prossima inaugurazione del campus universitario. Tutto ciò per promuovere la ricerca e l innovazione, anche intercettando più efficacemente le varie forme di finanziamento. Un ipotesi importante sarebbe, inoltre, l implementazione di una banca dati di informazioni (per esempio, sottoservizi) così da alleggerire gli adempimenti in carico al privato in caso di presentazione di pratiche. Anche sulla pianifi cazione è possibile operare in termini di semplificazione: ad esempio, a livello provinciale è auspicabile il rafforzamento dell opera di coordinamento e di armonizzazione degli elaborati dei Comuni, che comunque mantengono la propria autonomia ma potrebbero produrre risultati quanto più omogenei nella lettura. Tutto ciò per semplifi care il lavoro di professionisti ed imprese. Linguaggi comuni, anche nell implementazione di servizi informatici, che garantirebbero oltretutto una verificabilità dei risultati e delle performance del PTCP stesso. 14 Per quanto concerne la mobilità, è importante sviluppare le reti di trasporto tenendo presente l importanza di punti intermodali e logistici. O S T C AIRE Urbanistica

109 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? SESSIONE 2 Spazio 2 Titolo della proposta: Posti di lavoro e Piccola - Media Impresa Gruppo proposto da: Gianni Menicatti - Gruppo CLAS Hanno partecipato: Giovanni Dell Oro - Confartigianato, Claudio Barchilori - CNA, Liliana Brusadelli - Collegio Geometri, Elio Mauri - Ordine Architetti, Paolo Cavalllier - ANCE. 15 O S T C AIRE Urbanistica

110 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Le preoccupazioni per i posti di lavoro nascono dalle difficoltà delle micro e piccole imprese più che dalle medie imprese. Ma la perdita di posti di lavoro nelle piccole imprese potrebbe indebolire il tessuto manifatturiero e quindi l ambiente industriale nel quale le medie imprese sono presenti anche con livelli di produzione e di qualità elevata. Iniziative fi nalizzate al mantenimento delle piccole imprese sul territorio, attraverso una strumentazione urbanistica funzionale, potrebbero non essere suffi cienti a garantire posti di lavoro presenti nelle piccole imprese che necessitano di infrastrutture adeguate e supporti anche di tipo fi nanziario e creditizio. Il settore delle costruzioni, sempre con riferimento alle PMI, potrebbe benefi ciare di nuovi posti di lavoro con politiche ambientali e di ristrutturazione e risanamento degli edifi ci già esistenti. Anche nel settore turistico è importante prevedere localizzazioni di imprese, anche di piccole dimensioni, in grado non solo di aumentare la struttura ricettiva, ma pure l occupazione e i posti di lavoro. Criticità: la vicinanza e i collegamenti veloci con Milano creano le condizioni perché i residenti in provincia lavorino fuori dal territorio. 16 O S T C AIRE Urbanistica

111 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? prime considerazioni L aggiornamento di scenario che è stato prodotto nell ambito della revisione del PTCP della Provincia di Lecco per registrare le dinamiche più recenti e le tendenze evolutive dell apparato produttivo della Provincia di Lecco,e le valutazioni condotte in questo documento sui sentieri di sostenibilità della crescita, segnalano alcuni profili di particolare interesse anche al fine di operare una riconsiderazione delle politiche territoriali per il sistema produttivo messe a punto dal vigente PTCP alla luce, non solo dell esperienza gestionale maturata ma anche di una migliore comprensione delle problematiche e delle sfide che il sistema economico Lariano è chiamato ad affrontare in questa difficile fase di crisi e ristrutturazione dell economia globale. In primo luogo la cospicua capacità di tenuta del sistema economico e del tessuto imprenditoriale lecchese non può che confortare l opzione espressa con forza dal PTCP di conservare un profilo di forte specializzazione produttiva (e manifatturiera in particolare) nella riorganizzazione della divisione internazionale del lavoro. Sotto il profilo delle politiche territoriali a questa opzione è strettamente connessa la scelta operata dal PTCP in favore della conservazione in sito delle presenze produttive ricercando localmente le condizioni di una migliore compatibilità ambientale di un insediamento produttivo molto articolato e intrinsecamente connesso ad una presenza residenziale comunque molto diffusa, pur nelle diversità dei modelli insediativi che connotano rispettivamente la Brianza, la sponda lariana e la Valsassina. Indicazione dunque che parrebbe da confermare, contenendo i processi di delocalizzazione e sostituzione del tessuto produttivo storico, direzione nella quale già il testo normativo attuale si propone di operare. Piuttosto, la maggiore evidenza che l aggiornamento operato ci ha proposto, sulla rilevanza della impresa di minore dimensione nella tenuta occupazionale ed economica dell economia locale, suggerisce di ampliare i margini di flessibilità con cui le politiche urbanistiche locali (di livello comunale) possono accompagnare i processi di razionalizzazione e crescita del tessuto produttivo; potendo operare quelle modeste integrazioni che, nel rispetto delle strategie di sostenibilità sostenute dal PTCP e ormai sempre più diffusamente entrate nella consapevolezza delle comunità e delle amministrazioni locali, rispondano ad esigenze aziendali significative. 17 O S T C AIRE Urbanistica

112 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? Una indicazione che peraltro si sovrappone a quanto emerso dall esperienza gestionale che si è mossa nella direzione di ampliare gli spazi interpretativi del PTCP oltre una rigida applicazione di parametri quantitativi che converrà riconsiderare anche formalmente nella nuova stesura della norma di Piano. L esigenza di dare maggiore peso ed incisività a politiche più minute di sostegno alla crescita e alla riorganizzazione delle attività produttive esistenti, confermando un loro strettissimo legame con il territorio, non deve tuttavia portare in secondo piano un secondo essenziale profilo interpretativo nella vicenda economica del sistema produttivo lariano, che proprio l esercizio condotto sui sentieri di sostenibilità della crescita nel lungo periodo rende particolarmente evidente. Ci si riferisce alla forte esigenza di innovazione, da intendere tanto come processo evolutivo delle imprese esistenti che come opportunità di accogliere nuove imprese innovative che è il necessario supporto ad una positiva dinamica della produttività. Dinamica che, come si è visto, è la chiave di volta di un equilibrio non congiunturale dell intero sistema territoriale, tanto nel suo delicato rapporto con le risorse ambientali che nel sistema di governo locale e nelle sue politiche sociali, per riprodurre nel tempo anche le condizioni di welfare che, assieme al benessere economico, rendono apprezzabile e desiderabile la presenza delle famiglie e delle persone nel territorio provinciale. Pare per questo opportuno non rinunciare, in una prospettiva di medio lungo periodo che traguarda sicuramente oltre l orizzonte della crisi, la previsione dei poli produttivi sovracomunali disciplinata dal PTCP, caso mai sottolineandone ancor di più una moderna concezione come parchi di attività articolati e integrati, che danno rilievo precipuo ai temi della energia e a quelli della infrastrutturazione telematica, e che sanno accogliere ed ospitare funzioni di servizi capaci di farne una porzione qualificata e di valore del tessuto insediativo. Il confronto più diretto con gli attori economici e con le loro espressioni associative che si è operato nell ambito dell OST Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese potrà fornire indicazioni preziose per verificare e mettere a punto queste indicazioni e tradurle in una revisione normativa del Piano. 18 O S T C AIRE Urbanistica

113 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? HANNO PARTECIPATO Carlo Guidotti, CCIAA Mauro Gattinoni, API - Associazione Piccole e Medie Imprese Maurizio Valzania, ANCE Lecco Paolo Cavallier, ANCE Lecco Roberto Ferrario, Confartigianato Imprese Lecco Giovanni dell Oro, Confartigianato Marco Testori, Confi ndustria Claudio Barchilori, CNA Riccardo Confalonieri, Confi ndustria Lecco Dionigi Gianola, CDO Lecco Wolfango Pirelli, CGIL Lecco Maria Assunta Bonfanti, CISL Lecco Enrico Ferrari, UIL Lecco Elio Mauri, Ordine Architetti Giuseppe Riva, Ordine Ingegneri Stefania Aldeghi, Ordine Ingegneri Giorgio Buizza, Ordine degli Agronomi e Forestali di Lecco Liliana Brusadelli, Collegio Geometri Gianni Menicatti, Gruppo CLAS Bruno Perboni, Studio Perboni Alberto Riva, Confcommercio Giammario Fragomeli, Conferenza Comuni 19 Foto pubblicate con liberatoria ai sensi dell art. 13 del D.Lgs 196/2003 O S T C AIRE Urbanistica

114 Un percorso di ascolto del mondo economico lecchese Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? e Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? O S T 20 C AIRE Urbanistica

115 Quale territorio per quale sviluppo dell economia lecchese? elaborazione e conduzione dell OST a cura di C AIRE Urbanistica

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