Indice. Ringraziamenti 9
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- Battista Corradi
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1 Indice Ringraziamenti 9 I LA PAURA DELLA SCUOLA 11 Magda Di Renzo, Federico Bianchi di Castelbianco Per iniziare Le nuove esperienze sono fonte di paura La fobia scolare Eziologia La dinamica familiare La scuola Alcune riflessioni Quando la paura diventa angoscia II LE PAURE VERSO LA SCUOLA Una ricerca italiana 47 Michele Capurso, Valerio Santangelo Introduzione La nostra ricerca italiana Metodo Risultati della ricerca Le paure Incidenza di età e genere sessuale sulle paure scolastiche Paure secondarie La relazione di aiuto Il ruolo degli insegnanti nella relazione di aiuto Il coping Conclusioni III COMPRENDERE E AFFRONTARE LE PAURE A SCUOLA 115 Michele Capurso Caratteristiche del contesto classe Caratteristiche individuali Il modello di intervento sulle paure Esempi e idee di attività scolastiche per aiutare gli alunni ad affrontare le proprie paure Progetto 1: Un idea al giorno toglie la paura di torno, p. 129 Progetto 2: Ho paura!, p. 144 Progetto 3: Ma di che paura sei?, p. 164 Progetto 4: Strategie di prevenzione del bullismo, p. 174 Appendice, p. 199 Bibliografia 203 7
2 I LA PAURA DELLA SCUOLA Magda Di Renzo, Federico Bianchi di Castelbianco Per iniziare Quando si parla di paura, nel nostro scenario collettivo, si attiva un immediato riferimento a una condizione patologica o, comunque, a un comportamento sintomatico di debolezza e fragilità. Come se il sentimento della paura fosse, cioè, una con di - zione da tenere sotto controllo attraverso lo strumento della ragionevolezza per evitare azioni infantili e/o sconsiderate. Nel dizionario di psicologia, invece, alla voce paura leggiamo: Emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia (Galimberti, 1992). Da questa breve definizione si comprende quanto la paura sia un sentimento fondamentale nel processo evolutivo per entrare in contatto con il pericolo e per attivare le risorse necessarie a difendersi dagli stimoli ambientali. Ciò che la definizione di Galimberti mette brillantemente in luce è la diversificazione della modalità di attivazione della paura che, in senso evolutivo, prevede un processo di graduale interiorizzare del sentimento in riferimento a un determinato evento. La capacità di prevedere e anticipare la reazione all evento, che costituisce una tappa fondamentale dell evoluzione cognitiva, permette un importante economia di investimento affettivo perché favorisce la distanza da una situazione spiacevole e, a volte, immobilizzante. Oltre alla possibilità di anticipare un pericolo reale, anche la 11
3 A scuola senza paura capacità di fantasticare una situazione paurosa assolve a un importante funzione nel processo evolutivo, perché aiuta il bambino ad avventurarsi in nuovi percorsi mentali riconoscendo un limite nel fronteggiare le proprie fantasticherie. Possiamo dire che il sentimento della paura, in questa accezione, favorisce il ridimensionamento di quel senso di onnipotenza che pervade inizialmente il vissuto del bambino grazie all appoggio incondizionato del mondo esterno. La paura di farsi male, di ricevere una sgridata o di perdere l attenzione dell altro costituiscono spinte propulsive indispensabili nel processo di adattamento al mondo esterno e un arricchimento di quello interno. È proprio con la capacità di evitare situazioni spiacevoli, infatti, che il bambino può sentirsi in grado di raggiungere gradualmente l indipendenza dalle figure di accudimento potenziando la propria autostima. E d altra parte il riconoscimento e l accettazione della paura permettono anche, durante tutto il corso dello sviluppo, di rimanere in rapporto con la capacità di chiedere aiuto a un adulto competente arricchendo la relazione di sempre nuove prospettive. Possiamo rileggere, in questo modo, la paura del buio come primo momento di consapevolezza, da parte del bambino, della dipendenza radicale verso il genitore e come occasione per interiorizzare il contenimento necessario a condividere un esperienza universale. Per comprendere il valore evolutivo del sentimento della paura è sufficiente pensare a quelle situazioni patologiche in cui il bambino, non potendo avere accesso al mondo emotivo, non struttura il senso del pericolo necessario a preservarsi dall esterno ed espone tutti a situazioni rischiose. Ci riferiamo a quell area autistica che impedisce al bambino di avvertire i cambiamenti fisiologici connessi all emozione e che ostacola la men taliz zazione dell esperienza, rendendo impossibile una sua anticipazione nel futuro. Bambini che si lanciano da altezze inadeguate alla loro età, che si avvicinano a stimoli pericolosi senza un minimo di attenzione rimandando all esterno un immagine di non consapevolezza dei propri comportamenti. Da questo punto di vista possiamo considerare lo stato di allerta prodotto dalla paura come un importante organizzatore del 12
4 I. La paura della scuola, M. Di Renzo, F. Bianchi di Castelbianco comportamento e come uno strumento di comunicazione dei vissuti emozionali profondi. La paura di affrontare, per esempio, situazioni nuove, che ci accompagna per tutta la vita, fa sì che si attivi un sano stato di ansia capace di convogliare tutte le energie alla ricerca delle strategie adeguate. Non si comprenderebbe altrimenti quella straordinaria capacità che gli individui mostrano quando devono affrontare avvenimenti traumatici e sono in grado di utilizzare un repertorio di comportamenti mai sperimentati in precedenza. Chi lavora in contesti di stress post-traumatici conosce le potenzialità che l individuo può contattare, grazie alla resilienza, quando il panico mette fuori gioco i normali meccanismi di difesa. Queste considerazioni ci aiutano a comprendere quanto sia importante per il bambino contattare la paura e trovare i giusti canali espressivi per ottenere il sostegno dall esterno. Purtroppo, però, come abbiamo già accennato all inizio, nel nostro scenario collettivo si conferisce sempre meno importanza alla manifestazione della paura e troppo spesso i bambini vengono invitati, in età precocissime, a razionalizzazioni che non tengono conto della dimensione emotiva. In un collettivo che privilegia l efficienza e che fa della corsa contro il tempo un obiettivo primario sembra, infatti, non esserci più tempo per il contatto con realtà interne che ostacolano il ritmo delle azioni. Sentimenti che permetterebbero di dare un nuovo spessore agli avvenimenti, se solo ci fosse qualcuno in grado di condividerli e di rispecchiarli come accompagnamento di base alle operazioni in corso e che sapesse insegnare che c è un tempo per ogni cosa. Considerare la paura solo come un segno di debolezza spinge a una negazione del mondo emozionale che può determinare conseguenze disastrose ai fini di uno sviluppo armonico della personalità. L anestetizzazione delle emozioni, che sta di ventando l atteggiamento prevalente tra bambini e adolescenti, produce spesso comportamenti a rischio che risulta sempre più difficile contenere con un enfatizzazione di aspetti sensoriali che non raggiungono mai il livello della mentalizzazione. Se la paura non entra, dignitosamente, a far parte dei nostri 13
5 A scuola senza paura vissuti si corre il rischio di spalancare la porta a manifestazioni sintomatiche che reclamano, attraverso un vissuto di disagio o dolore, una nuova attenzione a ciò che è stato negato. Le nuove esperienze sono fonte di paura «Mi fa male la pancia», «Mi viene da vomitare», «Mi fa tanto male la testa» o «Sono tanto stanco» sono le frasi che in genere i bambini (e non solo) pronunciano quando devono affrontare prove nuove per le quali temono di non essere preparati. Manifestazioni tutte di una sana ansia, che testimoniano anche la consapevolezza dell importanza del compito da svolgere e anche richieste indirette di un bisogno di particolare attenzione da parte delle figure di riferimento. In genere, se il bambino è sufficientemente sicuro di sé, bastano poche cure supplementari e qualche «coccola» in più perché i sintomi scompaiano, o quanto meno si attenuino, e le vicende possano riprendere il loro normale corso. La rassicurazione serve, infatti, a ripristinare quella sensazione di sicurezza che viene messa in discussione dalla nuova richiesta facendo temere al bambino la perdita dei propri privilegi e permette anche di ribadire la continuità del proprio at taccamento ai genitori. Può essere necessario anche un periodo più lungo di rassicurazione, perché le paure legate alla crescita hanno bisogno di essere espresse più volte prima che il bambino acquisisca sicurezza nelle proprie energie e nella propria capacità di superare gli ostacoli. Alcune volte, però, le paure assumono caratteristiche diverse e i sintomi si presentano in forma virulenta, tanto che le normali attenzioni e rassicurazioni non bastano più a lenire il senso di angoscia che viene a strutturarsi sull ansia iniziale; il bambino esprime allora il suo disagio disperandosi e chiedendo di non essere esposto alla nuova esperienza verbalizzando la sua intenzione a rimandare la prova. Spesso questa situazione di disagio si presenta proprio nei bambini che devono confrontarsi con l ingresso nel contesto scolastico affrontando la prima separazione significativa dal nucleo familiare. In questo caso la paura si tra- 14
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