RELAZIONE A CURA DI ISA PIGA ASSESSORATO AL LAVORO E FORMAZIONE PROFESSIONALE
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- Gilberto Fumagalli
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1 RELAZIONE A CURA DI ISA PIGA ASSESSORATO AL LAVORO E FORMAZIONE PROFESSIONALE 1) Ruolo animatrice di P.O. Secondo il Dipartimento per le Pari Opportunità, la figura dell animatrice/animatore di P.O. è una figura di supporto tecnico che opera in stretto contatto con le Amministrazioni responsabili dei diversi fondi strutturali per il periodo , allo scopo di agevolare e supportare le fasi di attuazione e valutazione di un singolo programma operativo per il perseguimento degli obiettivi di pari opportunità fissati nella programmazione. L istituzione di una figura quale quella di animatrice di P.O. nasce anche dall esigenza di dare omogeneità all applicazione della specifica metodologia d analisi denominata V.I.S.P.O (VALUTAZIONE IMPATTO STRATEGICO PARI OPPORTUNITA ). Si ricorda brevemente che le finalità del modello V.I.S.P.O attengono allo studio sull impatto strategico delle politiche di genere connesse all utilizzo dei fondi strutturali: Secondo tale ottica, l animatrice avrebbe dovuto svolgere un ruolo consultivo, propositivo e promozionale nei confronti dell Autorità di Gestione del POR Sardegna e, quindi, operare in stretta collaborazione coi Responsabili di Misura e della Consigliera di Parità. Ovviamente per poter fornire un valido supporto in tal senso, ossia per poter assicurare la reale rispondenza fra le esigenze espresse dal territorio e i provvedimenti assunti in sede di programmazione, l animatrice avrebbe dovuto farsi carico di attivare una rete di scambio con tutti gli attori/attrici che operano nel territorio in materia di P.O, ossia con l associazionismo femminile, con gli organismi istituzionali di parità e pari opportunità, ecc. La figura dell animatrice di P.O. avrebbe dovuto assolvere al compito di una vera e propria animatrice del territorio, tesa a stemperare le problematiche che coinvolgono gli uomini e le donne nel mondo del lavoro e della formazione, ad individuare e valorizzare le competenze femminili, ad aumentare la consapevolezza e le sinergie tra i due sessi per lo sviluppo di una società maggiormente paritaria. E su questi principi che il Direttore del Centro Regionale di Programmazione della Regione Sarda, ha sancito, con propria determinazione, la nascita istituzionale della Rete delle Animatrici di P.O., coordinata da una Referente dello stesso Centro e successivamente diventata Autorità istituzionale per le P.O. Il personale cui affidare il compito di animatrice/animatore poteva essere individuato sia all interno dell Amministrazione sia all esterno. La Regione sarda ha optato per la figura interna e, più specificatamente, per quella del Dirigente in staff alla Direzione Generale, benché a seguito delle riorganizzazioni degli uffici, col tempo, le referenti siano state individuate anche fra i funzionari di area D con competenze specifiche. Infatti già il Dipartimento suggeriva che l animatrice fosse reclutata in questi contesti: - Servizio a cui compete il coordinamento o del POR o di alcuni specifici fondi; - Servizio di staff di una Direzione Generale;
2 - Assessorato per le P.O.; - Responsabili di servizio/settore eventualmente anche responsabile di misure per le P.O. Successivamente all animatrice di P.O sono stati assegnati altri compiti come quello di presenziare nei Nuclei di Valutazione come organo consultivo e/o come componente. Per il rispetto del principio di pari opportunità, il nucleo di valutazione, doveva essere composto da almeno 1/3 dei componenti di sesso femminile. Tra i compiti assolti dalla sottoscritta in questo contesto, si ricordano quelli più caratterizzanti la sua attività relativamente alla: - formulazione di indicazioni per la stesura dei bandi nelle diverse misure; - formulazione di priorità e criteri per la selezione dei progetti; - formulazione di indicazioni per la revisione e l integrazione del Complemento di Programmazione in vista della riprogrammazione 2003; - rilascio parere di conformità in materia di P.O. per i bandi POR dell Assessorato; - partecipazione come membro consultivo ai Nuclei di Valutazione; Per quanto attiene alle prime tre attività, si evidenzia il lavoro di analisi effettuato sul Complemento di programmazione per ogni singola Misura e il riscontro effettuato sui bandi pubblicati per ogni singolo intervento secondo le linee guida V.I.S.P.O.: - Individuazione di carenze e/o le omissioni sulla principio di pari opportunità nel Complemento e nei bandi; - Individuazione delle priorità e dei criteri da inserire per la revisione del Complemento di Programmazione; - Riscontro fra i bandi già esperiti e i criteri sanciti dal Complemento; - Individuazione dei criteri da introdurre nei nuovi bandi; L elaborato di questo lavoro è stata riportato in un quadro sinottico dove era possibile riscontrare, per ogni singola misura, l iter evolutivo dei criteri, dalla prima fase alla seconda, nella predisposizione dei bandi. A questo punto è opportuno evidenziare che, nelle stesure dei bandi, la selezione delle proposte progettuali era articolata su due livelli: il primo era riferito ai requisiti di ammissibilità dei soggetti proponenti, il secondo a quello del contenuto progettuale. Pertanto, in entrambi i casi, durante la riprogrammazione del Complemento e dei Bandi, sono stati individuati alcuni indicatori che potessero essere applicati sia all ammissibilità dei soggetti proponenti sia a quella della valutazione dei progetti. Per quanto riguarda la quarta attività, si trattava di verificare, ogniqualvolta veniva stesa una bozza di bando, il rispetto dei criteri già sanciti nel Complemento di Programmazione. 2) Bandi prima fase: esempi Durante la prima fase della programmazione del POR, il principio delle P.O. era espresso in termini piuttosto generici, solitamente risultava richiamato nel contesto più ampio delle coerenze con le priorità trasversali, di conseguenza anche i bandi non individuavano in modo univoco gli indicatori di valutazione relativamente alle singole le priorità.
3 Infatti, nel Complemento di programmazione, nella maggior parte dei casi, si parlava genericamente di tener debitamente conto del principio di P.O. e nei bandi, l indicatore cui attribuire un punteggio, era riportato come coerenza con la priorità trasversali.. Esempi da citare: Mis.4.6 (Potenziamento delle Competenze per lo sviluppo locale) - Mis.6.4 (Formazione per la Società della Formazione) 3) Esperienza in sede di valutazione Nei primi bandi, pubblicati nel 2001, non era ancora attiva la rete di animatrici di P.O, pertanto nei Nuclei di Valutazione, non era presente alcuna animatrice, la sottoscritta ha partecipato ad alcuni Nuclei ( mis.4.6 e mis 6.4) in veste di Presidente. Tuttavia una delle due commissioni, la 4.6, rispettava la quota di rappresentanza femminile, mentre la 6.4 era prevalentemente a rappresentanza maschile. Infatti nella prima, pur risultando un indicatore piuttosto vago circa il criterio di P.O., si è riusciti a circoscrivere il fenomeno e ad individuare dei sottoindicatori per attribuire i punteggi. Per i sottoindicatori individuati, trattandosi di formazione professionale finalizzata all assunzione, era stato definito sia un punteggio per la quota di assunzioni femminili, sia un punteggio per la presenza di moduli inerenti la materia di P.O. Mentre per la Mis. 6.4 (presieduta dalla sottoscritta, in un secondo momento, dopo le dimissioni di un altro Presidente) non sono stati stabiliti sottoindicatori specifici, anzi è stato deciso di non attribuire alcun punteggio, perché in quel momento sembrava che la specificità della Misura non lo consentisse. ( Nonostante, alla luce di quanto esaminato successivamente, si sarebbe potuto individuare un sottoindicatore sia per le caratteristiche delle risorse umane, sia per la compagine sociale, sia per la previsione di moduli sulle P.O). La maggior parte dei bandi, se non tutti, riportavano un unico indicatore indistinto relativamente alle priorità trasversali, che incideva sul punteggio totale al max per il 5%, pertanto il sotto indicatore relativo alle pari opportunità incideva in misura nettamente inferiore a tale soglia. La presenza di un indicatore unico indistinto comportava vari rischi connessi al peso da attribuire ai sottoindicatori, la commissione esercitava così un potere discrezionale su queste scelte, poteva ora sottovalutare l uno ora l atro e, in certi casi, anche ritenere che uno di essi avesse rilevanza nulla. In ogni caso, un punteggio così basso, impattava in modo davvero irrisorio sulla valutazione del progetto, raramente è risultato davvero discriminante per la scelta dei progetti ammissibili a finanziamento. 4) Bandi seconda fase : esempi Durante la seconda fase, il Complemento di Programmazione risultava/risulta aggiornato secondo le indicazioni scaturite dal lavoro della Rete delle Animatrici di P.O., pertanto i Bandi risultavano/ risultano decisamente più completi e presentavano/presentano una griglia di valutazione più dettagliata circa la tematica in argomento e, nello specifico gli indicatori indistinti per le priorità trasversali comparivano solo in casi particolari.
4 In ogni caso, l indicatore relativo alla priorità trasversale P.O, suggeriva/suggerisce quali potrebbero essere i sottoindicatori ad es:moduli, presenza femminile nel personale docente, nella compagine sociale, servizi di conciliazione ( flessibilità orario di lavoro, asili nido aziendali ecc..). Compito della Commissione era/è quello di ripartire i pesi fra i sottoindicatori. Es:_Mis. 3.9 C ( Sviluppo delle competenze nella P.A); Mis. 3.1 ( Organizzazione e implementazione dei servizi per l impiego); Mis.2.4 (Interventi formativi per attività culturali). 5) Esperienze in sede di valutazione Durante la seconda fase, la sottoscritta ha presieduto alcuni Nuclei di Valutazione inerenti le seguenti misure: 1.8 (Aggiornamento del personale Esaf), 3.16(Inserimento di figure professionali nella aziende dei sistemi produttivi regionali); 3.16(competenze degli occupati nelle aziende dei sistemi produttivi locali). Nel primo caso ( mis.1.8), il criterio di P.O. risultava ripartito fra due indicatori principali, uno relativo alle risorse umane, l altro su quello specifico della priorità trasversale. Poiché i progetti da esaminare erano di tipo complesso, dove ciascuno di essi comprendeva un numero di corsi pari a 41 e il punteggio doveva scaturire dalla media ponderata di quello attribuito ad ogni singolo corso, si è optato per una scelta dicotomica da attribuire ai sottoindicatori utilizzati. Nel sottoindicatore relativo alle risorse umane, (presenza della componente femminile) è stato attribuito il valore 1(presente) 0 (assente), e il punteggio scaturiva dalla sommatoria di quelli attribuiti a tutti i corsi secondo la formula adottata per il calcolo della media ponderata. Mentre nell altro caso, la valutazione sulla priorità trasversali, il cui sottoindicatore riguardava la presenza o meno dei moduli di P.O., la commissione ha ritenuto di dover attribuire il punteggio al progetto nella sua globalità sempre utilizzando il metodo dicotomico che in questo caso poteva essere 0 o 5. Anche nel caso della mis.3.16 ( Inserimento di figure professionali nella aziende dei sistemi produttivi regionali) la scelta dei sottoindicatori si è rivelata per certi aspetti problematica, infatti la griglia riportava un unico indicatore sia per la Società dell informazione, sia per le P.O. benché per quest ultimo fossero già individuati i sottoindicatori(moduli, partecipazione delle donne alle attività, organizzazione flessibile dei corsi, presenza di nursing). Complessivamente erano previsti 5 punti. In questo caso la commissione non solo ha dovuto distinguere il punteggio della priorità sulla Società dell informazione, ma ha anche dovuto accorpare i sottoindicatori per attribuire il punteggio per le P.O. Il caso più semplice è risultato l ultimo dove l indicatore per le P.O risultava distinto, pur proponendo gli stessi sottoindicatori del precedente. Anche in questo caso il max del punteggio previsto era pari a 5. Come si può notare l incidenza della priorità sulle P.O. non supera mai il 5% del punteggio totale che in tutti casi esaminati era pari 100.
5 6) Confronti fra la prima e la seconda fase Dagli esempi suesposti, si desume che i bandi della prima fase e quelli della seconda differiscono solo in una migliore esposizione degli indicatori, mentre il peso della variabile relativa alle P.O resta pressoché invariato. 7) Esempi di buone prassi Attualmente non risulta che sia stata attivata una ricerca per verificare se quanto proposto nei progetti sia stato attivato: moduli, partecipazione delle donne alle attività, organizzazione flessibile dei corsi, presenza di nursing ecc. Da un riscontro effettuato dalla sottoscritta con i colleghi che seguono la gestione delle attività formative, risulterebbe che per quanto riguarda i servizi proposti, questi non siano stati attivati per assenza di richiesta da parte degli utenti.
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