Redazione della carta dei punti di crisi

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1 Università Degli Studi di Napoli Federico II DICEA Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale Corso Tecnici per il presidio idrogeologico del territorio Zona di allertamento 3 Redazione della carta dei punti di crisi Prof. Antonio Santo

2 ITER PER LA DEFINIZIONE DELLE CARTE DEI PUNTI DI CRISI (PRIMA PARTE) Dopo aver accorpato tuttitti gli elementi più significativi ifi i delle carte delle Autorita di Bacino si è pervenuti ad una prima carta di sintesi nella quale abbiamo evidenziato tutti i diversi possibili scenari di evento e separato le aree di innesco da quelle di invasione Per poter evidenziare le situazioni di maggiore criticità e opportuno soffermarsi su quelle che possono essere le aree a maggiore suscettibilità all innesco e ad invasione che incombono su beni esposti Partendo dalla prima carta di sintesi

3 CARTA DEI POSSIBILI SCENARI DI EVENTO DERIVANTE DAI PAI DELLE AUTORITÀ DI BACINO Suscettiblita innesco di colate incanalate sucettibilita innesco di colate sub triangolari linea separazione innesco transito/invasione frane storiche invasione colate e conoidi misti hollow/zob

4 Dalla carta degli scenari già prodotta si prendono solo i versanti regolari, la linea di separazione tra innesco/transito ed invasione e si tracciano i bacini idrografici

5 Partendo dalla pericolosità si traccia la linea di innesco massimo

6 Partendo dalla pericolosità si traccia la linea di invasione massima

7 All interno della fascia compresa tra la linea pedemontana e la linea di massima invasione si differenzia l invasione in funzione della tipologia di colata rapida: incanalata o subtriangolare

8 In aree interessate da fenomeni da crollo, la suddivisione dell area di invasione deve essere fatta in funzione anche della presenza delle scarpate, che devono essere aggiunte nella carta.

9 Si aggiungono in più le linee di flusso per le colate rapide incanalate, per i fenomeni alluvionali e di scorrimento delle colate rapide subtriangolari

10 CARTA DEI PUNTI DI CRISI con schede associate

11 PUNTO DI CRISI N 3 Esempio di punto di crisi in cui è presente un alveo tombato

12

13 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI Schema del database realizzato I parametri morfometrici ricavati da 187 fenomeni da colata rapida di fango verificatesi in Campania tra il 1954 ed il 1998 hanno dato origine ad un data base. Essi sono stati analizzati singolarmente ed in relazione biunivoca nel tentativo di verificare l esistenza lesistenza di una correlazione significativa in termini applicativi. Da Di Crescenzo & Santo, 2005

14 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI contesto carbonatico L analisi Lanalisi è stata condotta su un campione di 108 frane per le quali si disponeva del maggior numero di dati. In particolare per estensione della frana (A) si intende l area della frana intesa come nicchia e scorrimento. Per energia di rilievo (H), invece, si intende il dislivello misurato tra la quota di innesco (qn) e la prima rottura di pendenza presente alla base del versante di frana (qrp) (De Falco et al. 2012)

15 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI valutazione dell estensione della frana In linea di principio su un versante suscettibile a frane da colata rapida una volta stabilita la quota della potenziale area di innesco Qn (tramite uno dei vari metodi esistenti in letteratura per la valutazione della suscettibilità a franare) e la quota della rottura di pendenza Qrp (criterio geomorfologico) è possibile risalire alla estensione della frana potenziale. Questo può essere ottenuto sia per il contesto carbonatico (in cui si tiene conto della differenza tra versanti incisi e regolari) che per il contesto vulcanico in cui tale differenza non è apprezzabile. Contesto carbonatico (frane incanalate) A = (H/10.707) 1/ Contesto carbonatico (frane subtriangolari) A = (H )/0.0071

16 Versante n Quota max Quota min V V V Bacino n Quota max Quota min B B B

17 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI calcolo dell estensione della frana Contesto carbonatico (frane incanalate) A = (H/10.707) 1/ Contesto carbonatico (frane subtriangolari) A = (H )/ Versante n Quota max Quota min H (Qmax-Qmin) A V V V Bacino n Quota max Quota min H (Qmax-Qmin) A B B B Non ci sono frane storiche con un dislivello inferiore a 60 m in questo caso si stabilisce un Non ci sono frane storiche con un dislivello inferiore a 60 m, in questo caso si stabilisce un volume standard di riferimento

18 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI calcolo degli spessori delle coperture piroclastiche mobilizzabili Il calcolo dei volumi avviene moltiplicando l estensione della potenziale frana (A) con lo spessore delle coperture mobilizzabili (s). Questo parametro può essere calcolato sulla base di una carta degli spessori della copertura piroclastica realizzata ad hoc. In particolare, si valuta nell ambito di ogni bacino la classe si spessore più estesa in termini percentuali e si assegnano gli spessori compresi tra un valore minimo (s mn ) e massimo (s mx ) sulla base della seguente tabella: CLASSE PIÙ ESTESA PER SPESSORE MINIMO s mn (m) SPESSORE MASSIMO BACINO (m) s mx (m)

19 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI chiarimenti sulla definizione degli spessori Frane di Bracigliano (M. La Foresta) Da Di Crescenzo et alii, 2005 Legenda Materiale di riporto A A1 B C G H I Suolo di colore grigiastro, costituito da cineriti con abbondanti pomici eterometriche, poco arrotondate, talvolta con lenti nerastre di ceneri e resti vegetali carbonizzati. Materiale piroclastico pedogenizzato (paleosuolo). Scorie prevalenti di colore grigio scuro, spigolose e vetrose con pomici da grigio chiaro a grigio scuro (dimensione massima di 2 cm) in matrice pircolastica grigia. Il materiale si presenta spesso rimaneggiato ma è nel complesso ascrivibile alla ERUZIONE DI POLLENA (AD 472) Paleosuolo brunastro con abbondanti pomici eterometriche sparse o organizzate in lenti spesse pochi centimetri ed estese qualche decimetro. Pomici bianche (diametro da 1-2 cm al mm), di norma spigolose e vescicolari, con rari litici in matrice sabbiosa scarsa o assente. Si distinguono spesso vari eventi sovrapposti con gradazione diretta. Il materiale si presenta spesso rimaneggiato ma nel complesso il deposito è ascrivibile all ERUZIONE DI MERCATO A Sabbia vulcanica costituita da pomici gialle e scorie grigie con diametro uniforme e variabile tra 2-3 mm (ERUZIONE DI MERCATO A ) Cinerite pedogenizzata bruno marrone leggermente argillificata nella parte bassa. Calcari bianchi, fratturati e carsificati, ben stratificati con spessori degli strati di cm, talora con intercalazione di calcari marnosi a laminazione piano parallela. 1 a b Limite della frana Ubicazione della colonna stratigrafica nella zona di nicchia (a) e scorrimento (b)e 1 relativo numero progressivo A A Traccia di sezione Piano di scorrimento

20 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI chiarimenti sulla definizione degli spessori

21 Versante n Spessore min Spessore max V V V Bacino n Spessore min Spessore max B B B

22 METODOLOGIA PROPOSTA PER LA VALUTAZIONE DEI VOLUMI calcolo dei volumi Il calcolo dei volumi avviene moltiplicando l estensione della potenziale frana (A) con lo spessore delle coperture mobilizzabili minimo (s mn ) e massimo (s mx ). Versante VOLUME VOLUME VOLUME n Q max Q min H A S mn S mx MIN MAX MED. V V V Bacino VOLUME n Q max Q min H A s mn s mx MIN VOLUME MAX VOLUME MED. B B B Nl dl V2 i i d i l i di if i hé è ibil Nel caso del versante V2 si stimano dei volumi di riferimento perché non è possibile utilizzare la formula

23 CARTA DEI PUNTI DI CRISI con schede associate e stima della magnitudo Versante n Volume medio V V2 750 V Bacino n Volume medio B B B

24 Versante n Volume medio V V V Bacino n Volume medio B B B B B

25 Classificazione dei bacini/versanti in funzione dei volumi medi (Secondo Jacob, 2005)

26 Classificazione dei bacini/versanti in funzione dei volumi medi (Secondo Jacob, 2005)

27 Classificazione dei bacini/versanti in funzione dei volumi medi (Secondo Jacob, 2005)

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