Contributo per la ricerca delle cause di inquinamento delle acque della Sorgente Maretto. Piedimonte Matese (CE)

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1 Contributo per la ricerca delle cause di inquinamento delle acque della Sorgente Maretto Piedimonte Matese (CE) Gruppo Speleologico del Matese. Via Torello, San Potito Sannitico (CE) Associazione senza scopo di lucro fondata nel 1985, membro della Società Speleologica Italiana

2 INQUADRAMENTO IDROGEOLOGICO Nei pressi della centrale idroelettrica dell ENEL, nell abitato di Piedimonte Matese, vengono a giorno le acque della sorgente Maretto (175 m slm circa). Le acque sgorgano in corrispondenza del contatto tra i calcari del fianco meridionale del M. Cila e i terreni detritico-alluvionali costituenti la falda pedemontana e il grande conoide del Vallone dell Inferno. L opera di captazione è costituita da un semplice bottino di presa addossato alla parete calcarea e da una paratia semicircolare di pali affiancati che, attestata nelle argille, ha il compito principale di ridurre le perdite nei depositi quaternari. La sorgente trae alimentazione dal settore centro meridionale del Matese, una delle più importanti unità idrogeologiche dell Appennino Meridionale. In questo settore del massiccio si distingue il grande blocco, a litologia prevalentemente dolomitica, compreso tra il lago del Matese, la conca di Letino e le faglie di Prata Sannita e del Vallone dell Inferno. Questo blocco alimenta sia la sorgente Maretto (portata media di 1,2 m 3 /s) sia il gruppo sorgivo altamente variabile di Capo Lete ( m slm; portata min/max 0-0,4 m 3 /s) e le sorgenti del gruppo Ielo (160 m slm; portata media 1,1 m 3 /s). Inoltre sono accertati deflussi dalla dorsale M. Acuto-M. Cornacchia verso la piana di Alife e quindi l alveo del fiume Volturno. Il bacino imbrifero che sottende la sorgente Maretto è quindi da individuare in corrispondenza di due principali direttrici di drenaggio chiaramente distinte e impostate su faglia, una ad ovest e l altra ad est del contrafforte San Gregorio- Castello Matese. Quella ad ovest immette nella sorgente Maretto mentre quella a est alimenta il recapito del Torano. Dei condotti della direttrice occidentale sono tributari: l inghiottitoio di Brecce, ormai ostruito, presso il Lago del Matese 1 ; l Inghiottitoio presso il vallone Cila. Quest ultimo è determinante per la comprensione del fenomeno dell inquinamento delle acque del Maretto. Di quelli della direttrice orientale il principale tributario è l inghiottitoio dello Scennerato, mentre i punti assorbenti delle Grassete, nella Valle dell Inferno, possono considerasi irrilevanti ai fini dell apporto idrico. 1 Gli inghiottitoi del lago del Matese sono stati tutti ostruiti negli anni Venti da parte della Società Meridionale di Elettricità in occasione dei lavori per l utilizzo delle acque a scopi idroelettrici. 2

3 Tale interpretazione è suffragata dai tracciamenti 2 effettuati negli anni 50 dall Acquedotto Campano e dalla Cassa per il Mezzogiorno. La rapidità con cui sia i traccianti sia gli intorbidimenti a seguito di piogge percorrono i due principali corsi sotterranei (Maretto e Torano) è caratteristica di una circolazione i- drica per condotte forzate, ampie e a tracciato regolare. MECCANISMI DI TRASPORTO DELLE ACQUE È noto che i meccanismi che sovraintendono all assorbimento, alla propagazione e alla persistenza delle sostanze inquinanti negli acquiferi in generale sono gli stessi che regolano la circolazione idrica sotterranea in un massiccio carsico. Infatti le sostanze inquinanti vengono di norma introdotte attraverso le acque di ruscellamento. Durante la percolazione i circuiti possono essere lenti, se le acque filtrano attraverso microfratture, o veloci se le acque vengono intercettate da canali carsici o da fratture di grandi dimensioni. La circolazione lenta generalmente assicura un certo grado di depurazione, seppur in misura molto limitata rispetto a quanto avviene nella circolazione basale delle acque, cioè in presenza di detrito alluvionale. Nel secondo della circolazione veloce, invece, i problemi legati all inquinamento possono assumere proporzioni considerevoli se i canali carsici sono in diretta comunicazione con le sorgenti. Nel caso specifico della sorgente Maretto i fenomeni di inquinamento riscontrati (notevole intorbidimento delle acque, elevata presenza di colibatteri) nelle ore successive a forti piogge 3 possono ritenersi legati alla presenza di percorsi veloci attraverso canali carsici e non certo all inquinamento dell intera falda di base del massiccio. Tale falda, infatti, per la natura della roccia serbatoio (prevalentemente dolomia) che lamina le acque e per la sua stessa potenzialità idrica è in grado di garantire una diluizione degli inquinanti. In passato è stata dimostrata, non solo attraverso prove di colorazione, già precedentemente richiamate, la comunicazione diretta tra la sorgente Maretto e alcuni inghiottitoi posti a nord del monte Cila, in sinistra orografica del vallone Cila, nel comune di castello del Matese. Nel novembre 1961, du- 2 Per tali tracciamenti è stata utilizzata fluoresceina sodica, un sale capace di colorare l acqua. Del tutto innocuo, questo sale consente, mediante captori capaci di ritenere il sale, di rilevare i flussi idrici anche a grandi distanze, ed è per questo impiegato nelle ricerche idrogeologiche. 3

4 rante i lavori di sistemazione della galleria che adduce l acqua del lago del Matese alla centrale del primo salto dell impianto idroelettrico ENEL, si verificò un crollo nel rivestimento. Il crollo fu localizzato a circa 800 m di quota e a meno di 5 km in linea d aria dalla sorgente del Maretto. Dopo poco tempo si notò alla sorgente un forte aumento di portata e un forte intorbidimento delle acque, fenomeni che poi cessarono non appena la perdita della condotta venne riparata. INGHIOTTITOIO PRESSO IL VALLONE CILA (Cp 79) Rilevante ai fini della presente indagine è la grotta-inghiottitoio denominata localmente Pincera, ma presso il Catasto delle Grotte della Campania 4 classificata con sigla Cp 79, Inghiottitoio presso il Vallone Cila. L inghiottitoio si apre a quota 514 m slm, ha uno sviluppo spaziale di 137 m e una profondità di 73 m. La grotta si apre nei pressi dell abitato di Castello del Matese, non lontano dalla strada provinciale 331 (ex statale 158 dir della Valle del Volturno). Le coordinate geografiche sono: Long E, Lat N (AGOSTINI & BORTOLANI, 1982). L inghiottitoio raccoglie parte delle acque di ruscellamento della piana di Castello del Matese, tramite una vallecola percorsa da un torrente stagionale. Allo stato attuale delle conoscenze, il fondo è costituito da un sifone fangoso. La grotta sembra essere in relazione idrologica con la sorgente Maretto in Piedimonte Matese, i cui frequenti episodi di inquinamento chimico e biologico sollecitano studi dettagliati sulla cavità e sul carsismo dell area di Castello del Matese (RUSSO & CAPASSO, 2005). VALLONE CILA Fondamentale in questa ricerca è anche la presenza di una profonda valle attestata sui contrafforti meridionali del M. Raspato, a nord-ovest di San Gregorio Matese. Questo elemento morfologico interessa il sistema di circolazione 3 Nel novembre 2010, a seguito di forti e persistenti piogge nei giorni 6, 7 e 8 e in quei immediatamenti precedenti, è stata decisa la sospensione dell erogazione delle acque dal 9 al 16 novembre. Questi eventi si ripetono spesso, solitamente in autunno, cioè nel periodo più piovoso. 4 Il Catasto delle Grotte della Campania, istituito nel 1946, dal 2005 è riconosciuto dalla Regione Campania. Gestito dalla Federazione Speleologica Campana, è parte integrante del Sistema Informativo Territoriale regionale ( e del Web Information System Hyperlink nazionale ( 4

5 sotterranea delle acque del settore centro meridionale del Matese, e in modo specifico la direttrice di drenaggio della sorgente Maretto. La valle lambisce il comune di San Gregorio e, dopo aver attraversato la provinciale 331, in località San Donato (Castello del Matese) si approfondisce prendendo il nome di Vallone Cila. Questo impluvio separa il M. Cila dalla terrazza orografica di Castello del Matese. In territorio di Piedimonte Matese, il vallone prende il nome di Rivo e, superato il Palazzo Ducale, confluisce con un modesto salto nel collettore sotterraneo posto al di sotto del centro abitato. Nel segmento d impluvio a monte dell abitato di Castello del Matese vengono scaricate le acque del depuratore di San Gregorio Matese, mentre nel tratto a valle confluiscono le acque del depuratore di Castello del Matese. INTERVENTI Accertata quindi la diretta comunicazione dell Inghiottitoio del Vallone Cila con la sottostante sorgente del Maretto, occorre procedere alla verifica dei punti di infiltrazione presenti nell alveo del Vallone Cila, per tutta la sua estensione, in quanto veicolo primario di smaltimento delle acque bianche e nere dei due comuni montani, ancorché si presuppone esse siano state depurate. Per individuare i punti di infiltrazione sarebbe opportuno ricorrere a prove di colorazione mediante fluoresceina sodica, sezionando l alveo in due tratti (a nord e a sud di Castello del Matese) e procedendo al tracciamento nei periodi di piena. I captori andrebbero collocati presso il bottino di presa della sorgente. Successivamente occorrerà individuare le sostanze inquinanti eventualmente presenti lungo l alveo, a destra e sinistra dello stesso, a monte e a valle dell abitato di Castello del Matese. Infine si procederà immediatamente alla rimozione degli agenti inquinanti e alla bonifica dei luoghi interessati. Per un indagine più approfondita sarà necessario effettuare campionamenti delle acque sia superficiali sia sorgentizie, durante tutto il periodo dei lavori di individuazione dei punti di infiltrazione e di eventuale bonifica, in modo da accertare in maniera definitiva se il vallone Cila è il veicolo principale di inquinamento delle acque della sorgente Maretto mentre le cause sono da ricercare nei terreni circostanti, sede delle sostanze inquinanti. 5

6 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE AGOSTINI S. & BORTOLANI L., Il carsismo della montagna del Matese (Campania-Molise). In: Atti del Congresso Nazionale di Speleologia. Bologna, 2-5 settembre Le Grotte d'italia, 4, XI, CIVITA M., L'infiltrazione potenziale media annua nel massiccio carbonatico del Matese (Italia meridionale). Mem. Soc. Natur., Napoli. GIULIVO I., Carsismo ed idrogeologia del Matese orientale. In: Il Matese, nuove prospettive di sviluppo culturale ed economico. Ed. Gruppo Speleologico del Matese, Atti Conv. Bojano, , Piedimonte Matese, LAMBIASE S. & RUGGIERO A., 1980 La forra del Torano (Matese centrale): un caso di convergenza tra morfogenesi carsica e fluviale. Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., Mem., Ser. A, 87, RUSSO N. & CAPASSO S., Il massiccio del Matese. In: Grotte e speleologia della Campania. Sellino Ed. Federazione Speleologica Campana. pp SANTANGELO N. & SANTO A., Endokarstic avolution of carbonatic massifs in Campania (southern Italy): geological and geomorphological implications. Proc. Int. Conf. on Environmental Changes in Karst Areas. Quad. Dip. Geogr. Padova, 13, SOCIETÀ SPELEOLOGICA ITALIANA & CLUB ALPINO ITALIANO, Problemi di inquinamento e salvaguardia delle aree carsiche. Atti convegno, Nuova Ed. Abulia, Martina Franca (TA). Prof. Luciano Santagata Gruppo Speleologico del Matese 6

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