Nella Casa di Nazaret i segni della famiglia e nel Natale i Segni della Pasqua. Vorno 22 Dic 2007

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1 Nella Casa di Nazaret i segni della famiglia e nel Natale i Segni della Pasqua. Vorno 22 Dic 2007 Ricercare in questi brani le caratteristiche della famiglia e il mistero nascosto della Pasqua Lc 1, Nel sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, 27 a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. 28 Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». 29 A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. 30 L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. 31 Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32 Sarà grande e chiamato Figlio dell'altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33 e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». 34 Allora Maria disse all'angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». 35 Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. 36 Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: 37 nulla è impossibile a Dio». 38 Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei. Mt. 1, Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù. Lc. 2, 1-20 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. 3 Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. 4 Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, 5 per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. 6 Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. 7 Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. 8 C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. 9 Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 10 ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: 11 oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 12 Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». 13 E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: 14 «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama». 15 Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». 16 Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. 17 E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. 18 Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. 19 Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. 20 I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro. 1

2 Scheda di approfondimento Nella casa cielo e terra si abbracciano Orizzonti d'amore È un rilievo di sorprendente bellezza. Nel Nuovo Testamento la casa è definita e immaginata in riferimento alla vita della coppia/famiglia che abita in essa. La sua realtà trascolora in un evento umano che ha sapore di tenerezza nuziale e di trame familiari. La casa si definisce anzitutto come evento di comunione e di convivialità di persone che si accolgono e si donano. È «comunità di vita e di amore». La casa è una realtà di persone che si amano «La comunione coniugale costituisce il fondamento sul quale si viene edificando la più ampia comunione della famiglia... L'amore, che anima i rapporti interpersonali dei diversi membri della famiglia, costituisce la forza interiore che plasma e vivifica la comunione e la comunità familiare» (FC 21). Tale amore è bello in quanto scaturisce dalla tenerezza dello Spirito Santo che «riversa l'amore di Dio nei nostri cuori» (Rm 5,5). La casa profuma dell'amore dei coniugi che, esistendo «due in una sola carne», vivono la logica del dono reciproco dal quale fiorisce la comunità familiare. Il mistero nuziale trinitario si schiude sulla casa, nella quale si avverte pure il fascino della relazione Cristo-Chiesa. a - Lui e lei sono il cuore della casa; l'amore che li unisce costituisce l'atmosfera vitale di essa. Nella casa si dispiega l'evento di una relazione coniugale che diventa storia e si colora di Mistero. Nel clima domestico, l'uomo si realizza nell'amore della donna e la donna si realizza nell'amore dell'uomo. La solitudine è superata dalla tensione ad esistere «due in una sola carne». Nella casa la persona ritrova se stessa e nella reciprocità del maschile e del femminile si intravede il mistero trinitario che è nuziale; in essa è pure ripresentato lo slancio sposale di Cristo verso la Chiesa. «Chi si procura una sposa, possiede il primo dei beni, un aiuto adatto a lui e una colonna d'appoggio... Ove non c'è moglie, l'uomo geme randagio» (Sir 36,24-25). b Lui e lei esistono insieme, l'uno per l'altra, l'uno nell'amore dell'altra. Sono, nella loro relazione, «casa». Sono una realtà «con-centrica» (tesa verso l'esistenza in una sola carne), ma anche «ec-centrica» (l'amore coniugale trasborda dai cuori e si diffonde). La casa ha, quindi, il calore dell'intimità, ma anche il coraggio di vasti orizzonti. Accogliendosi a vicenda, lui e lei si aprono insieme ad altre accoglienze, fino ad abbracciare il cielo e ogni fratello. La famiglia ha la missione di «custodire, rivelare e comunicare l'amore» (FC 17) quale riflesso dell'incredibile amore di Dio per l'umanità e dell'appassionato slancio sponsale di Cristo per la Chiesa. I coniugi sono «i missionari dell'amore e della vita» (FC 54). c La casa non è il luogo dell'intimismo narcisistico e soffocante, ma lo spazio dell'intimità feconda, cioè della trasparenza dell'amore fedele e gratuito. È«spazio in cui il vangelo (dell'amore, della vita, del matrimonio) è trasmesso e da cui si irradia» (EN 71). La coppia introversa muore di asfissia; la coppia forte nella sua unità, ma aperta sul mondo, si esprime in tutta la sua bellezza. La casa, realtà di persone in relazione, è evento di libertà e di amore. È comunione aperta, ha respiro evangelizzante. Nella casa cielo e terra si abbracciano Dio ama l'uomo in modo sconvolgente: «Dio è amore. In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché avessimo la vita per lui... Ha mandato suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (1Gv 4,9-10). Cristo è il Verbo fatto carne, «viene ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), per rivelarci il volto del Padre e comunicarci il suo amore (Gv 1,18). È scosso da un appassionato slancio nuziale, vuole farci gustare tutta la sua tenerezza divina in un abbraccio di forte intimità, diventando «una carne sola» con la nostra umanità. Per realizzare questo suo sogno, assume la realtà della casa/famiglia. a Cristo nasce «da donna» (Gal 4,4). La femminilità di Maria è «1a casa», nella quale il Figlio di Dio è concepito nella carne umana. Nell'evento si dispiega un meraviglioso sogno divino: «Non temere, Maria, 2

3 perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù» (Lc 1,30-31). Nell'intimità di una donna opera la tenerezza sponsale dello Spirito Santo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo» (Lc 1,35). Accanto a Maria si colloca Giuseppe, suo sposo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa» (Mt 1,20). Gesù diventa sposo dell'umanità nel contesto di una coppia/famiglia. La relazione Maria-Giuseppe è il luogo dell'incarnazione: «Questo reciproco amore sponsale, per essere pienamente il bell'amore, esige che egli (Giuseppe) accolga Maria e il Figlio di lei sotto il tetto della sua casa, a Nazaret... La famiglia si colloca così veramente al centro della Nuova Alleanza» (LF 20). Il Figlio di Dio si offre all'umanità nel contesto di una casa, nella quale nasce come uomo. La casa/famiglia è non solo rivelazione della «dimora» trinitaria, trasparenza della convivialità delle tre divine Persone, ma anche il luogo dell'incontro sponsale del Verbo con l'umanità. Nell'intimità della casa/famiglia, il cielo abbraccia la terra, il Creatore diventa sposo e salvatore. b - Cristo sceglie la casa/famiglia come «metodo» pastorale privilegiato. Egli avverte un profondo bisogno di amicizia che gli richiama la convivialità con il Padre e con lo Spirito Santo. È convinto che l'annuncio dell'amore è credibile solo se si avvale di una forte esperienza di comunità. Si circonda, quindi, di amici che ama e che tratta come se fossero la sua casa/famiglia: «Ne costituì "dodici" che stessero con lui e anche per mandarli a predicare» (Mc 3,14-15). L'esperienza dell'intimità con i discepoli è parte integrante della missione. L'amicizia che lo lega ai suoi è il respiro delle sue fatiche apostoliche. La casa/famiglia è il metodo della sua azione pastorale. Cristo opera e insegna con particolare trasporto ed efficacia «in casa». In essa accoglie e risana i malati; vive momenti di serena convivialità durante i quali rivela la sua identità di «sposo con noi», donato a noi (Mc 2,17). Nella riservatezza dello spazio domestico, introduce i discepoli alla comprensione del Regno e li aiuta a comprendere la sconvolgente novità della sua nuzialità crocifissa. Nell'intimità della «sala alta», Cristo compie un gesto sorprendente e riassuntivo della sua nuzialità: si dona «sino alla fine», nel segno del «corpo dato e del sangue versato». La casa/famiglia è per Gesù luogo di relazioni personali e di intense amicizie. È sorprendente notare che il Vangelo di Marco è caratterizzato da una significativa inclusione. All'inizio del suo ministero, Gesù «esce dalla sinagoga di Cafarnao e si reca in casa di Simone» (Mc 1,29-3 1), dove guarisce la suocera di Pietro, risanando una relazione familiare. Cristo è ormai al termine della sua esistenza terrena. Una trama di ostilità lo circonda. Si è insinuata anche nella comunità dei Dodici. Gesù cerca conforto nel clima della casa di Simone il lebbroso, a Betania (Mc 14,1-9). In essa il calore dell'amicizia e la critica nei suoi confronti si intrecciano. Una donna compie un gesto profetico che ha il sapore dell'amore nuziale e il profilo del vangelo. Lo «unge di olio profumato di nardo». Il profumo richiama il mistero nuziale: lascia intravedere l'amore appassionato di Cristo sposo che si accinge a donarsi «sino alla fine». Il gesto della donna è professione di fede, annuncio dell'amore, rivelazione dello «sposo che è con noi». Nella casa si intuisce il gesto definitivo di Cristo che sulla croce si spende totalmente nell'amore. Cristo sceglie la casa come luogo privilegiato per la sua azione pastorale, perché ama stare con gli uomini e ritiene fondamentali per l'annuncio del vangelo non le strutture e l'organizzazione, ma le relazioni personali. Il testo evangelico, quando parla della casa, preferisce il termine oikia, non oikos. Rimanda, quindi, ad una realtà di persone, di relazioni coltivate, di confidenze scambiate, di affetti condivisi. Gesù vuole che i discepoli siano suoi amici, costituiscano la sua famiglia, nella quale poter condividere affetti e progetti. c Cristo genera la Chiesa come casa/famiglia, realtà di comunione, scandita dalle relazioni personali. Egli stesso delinea il mistero della Chiesa, utilizzando la metafora del gregge (Gv 10,1-18). Il pastore è custode dell'ovile/casa, al cui interno si sviluppa un'intensa consuetudine di vita tra pastore e pecore. La sua premura è definita dal ricorrere dei verbi dell'intimità proposta e corrisposta: chiama, conduce fuori, cammina innanzi, seguono, conoscono la sua voce, offro la vita per le pecore. La tenerezza delle relazioni rimanda all'abisso del mistero trinitario: «Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me ed io conosco il Padre» (Gv 10,14). 3

4 La primitiva comunità cristiana ama riunirsi in casa, poiché questo corrisponde all'orientamento di Cristo. La comunità è una realtà di persone con-vocate a stare insieme «con» e «nel» Signore. La Chiesa si concepisce come casa/famiglia convocata da Cristo, nella quale Cristo rimane «sino alla fine dei tempi». I rapporti al suo interno sono scanditi dalla convivialità nell'amore: sono danza d'amore, danza nuziale. La Chiesa è prefigurata anche nella casa di Raab, la prostituta di Gerico (Gs 2,1-21; 6,17-25). Raab compare nella genealogia di Gesù (Mt 1,5) ed è ricordata per la sua fede (Eb 11,31) e per le sue opere (Gc 2,25). La Chiesa si riconosce prostituta e redenta; sempre minacciata, ma sempre protetta dall'amore di Cristo che ha dato se stesso per lei. d - Amare la casa e la Chiesa non è vivere un idillio, ma è anche un evento drammatico. La Chiesa avverte di essere «casa», «tempio santo», «dimora di-dio» (Ef 2,22), custodita e salvata dal sangue di Cristo, anche se non tutte le persone che la costituiscono sono sante. In Cristo, infatti, «tutto il corpo... riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità» (Ef 4,16). Lo sposo divino, infatti, «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa» (Ef 5,25). La Chiesa è «casa di salvezza»: conosce debolezze e infedeltà, ma è custodita dall'abbraccio salvifico e sponsale di Gesù. La famiglia è «casa» fragile, ma luminosa della bellezza di Dio. Nel sacramento delle nozze, Cristo incontra i coniugi e rimane con loro perché «come Egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione» (GS 48). Cristo effonde negli sposi lo Spirito Santo, il quale trasfigura il loro amore in agape (slancio totalmente oblativo, intenso come quello che anima Cristo verso la Chiesa sposa). I coniugi diventano «carne di Cristo sposo». «La radice ultima, da cui scaturisce e a cui continuamente si alimenta la comunione della coppia/famiglia cristiana, sta nel dono dello Spirito Santo» (CC 8). La coppia/famiglia, pur nella sua fragilità, è costituita «chiesa domestica», cioè «casa/chiesa», «comunità salvata» (riceve l'amore di Cristo) e «comunità salvante» (trasmette ai fratelli tale amore). La casa è, quindi, in se stessa un evento di santità. È affacciata al Mistero, deve vivere nel Mistero, evocando nella ferialità dei gesti i trasporti innamorati delle Persone divine e di Cristo sposo, totalmente dedito alla Chiesa sposa. La casa respira profumo di relazioni personali totalmente oblative, dal sapore umano intriso di divino. E prodigio di bellezza infinita. Schema dell incontro: ore 16,30 - Recita dei Vespri e presentazione dei brani ore 17, Lavoro di ricerca a coppie sui brani proposti ore 18 Raccolta delle riflessioni ore 18,30 Approfondimento conversazione in comune ore 19,30 Cena per coloro che si fermano 4

5 Nella Casa di Nazaret i segni della famiglia e nel Natale i Segni della Pasqua 1 Ricercare in questi brani il valore reale e simbolico della CASA La casa è 2 Nella casa cielo e terra si abbracciano: confrontare i momenti della presenza di Dio nelle case di Giuseppe e di Maria con quelli della presenza di Dio nelle nostre case/famiglie: 3 Come vivono le relazioni i protagonisti dei Vangeli della Natività e come viviamo noi le relazioni nelle nostre famiglie e nella Chiesa? Nella Casa di Nazaret i segni della famiglia e nel Natale i Segni della Pasqua 1 Ricercare in questi brani il valore reale e simbolico della CASA La casa è 2 Nella casa cielo e terra si abbracciano: confrontare i momenti della presenza di Dio nelle case di Giuseppe e di Maria con quelli della presenza di Dio nelle nostre case/famiglie: 3 Come vivono le relazioni i protagonisti dei Vangeli della Natività e come viviamo noi le relazioni nelle nostre famiglie e nella Chiesa? 5

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