IL SETTORE DELL'ARTIGIANATO NELLA PROVINCIA DI AREZZO

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1 IL SETTORE DELL'ARTIGIANATO NELLA PROVINCIA DI AREZZO Avvertenze Il presente documento è stato realizzato da CNA FORMAZIONE srl utilizzando anche fonti istituzionali comunitarie, nazionali, regionali e provinciali. Le informazioni contenute in questo documento sono state verificate con la massima cura, tuttavia nessuna responsabilità derivante in modo diretto o indiretto dal loro utilizzo potrà essere imputata alla società o ad ogni persona della società coinvolta nella creazione di questo documento. Pubblicato il 13 maggio 2011

2 INDICE DEI CONTENUTI Inquadramento sulla situazione economica...3 Il settore orafo nella provincia di Arezzo...4 Il settore moda nella provincia di Arezzo...6

3 Inquadramento sulla situazione economica L'economia della provincia di Arezzo ha attraversato un periodo di forte crisi e stagnazione in linea con la situazione dell'economia mondiale : si è attraversata, ed ancora oggi non possiamo affermare si sia completamente conclusa nonostante i segnali di ripresa avuti a partire dal 2010, una delle crisi più difficili a livello mondiale, ancor più pesante di quella sperimentata nel 1929 chiamata grande depressione o crollo di Wall Strett. La depressione del 1929 ebbe effetti devastanti sia nei paesi industrializzati che in quelli esportatori di materie prime con pesanti ripercussioni sul commercio internazionale, sul settore edile e sull'industria pesante. La crisi economica attuale ha avuto, come quella del 1929, origine negli Stati Uniti a partire dal 2008 e tra i fattori principali vanno identificati gli alti prezzi delle materie prime, un'elevata inflazione globale e la crisi creditizia con la conseguente crisi di fiducia dei mercati bancari. Il Fondo Monetario Internazionale per il 2009 mostra una caduta del PIL nelle economie avanzate del -3,2% e di quello italiano del -5%: anche la produzione industriale ha mostrato un calo del -17,5 % con una contrazione del fatturato pari al 21,6%. Anche a livello toscano il trend è stato negativo per l'industria manifatturiera che ha chiuso il 2009 con una contrazione della produzione pari al 16,5% con un crollo del fatturato pari al -17%. Le ripercussioni della crisi economica si sono fatte sentire anche a livello occupazionale a livello nazionale e regionale in modo pesante con un andamento negativo dell'occupazione del -5%. A livello nazionale, regionale e provinciale le ripercussioni sono state pesanti ed hanno determinato un forte rallentamento soprattutto a danno della PMI, evidenziandone i limiti strutturali e di competitività sui mercati globali. In provincia di Arezzo i segni della crisi si sono manifestati in particolar modo nel sistema del rallentamento del sistema manifatturiero già dalla metà del 2008 con pesanti contrazioni nel comparto moda (-16,3% abbigliamento, -9,6% calzature, -5,9 tessile) e oro (-9,1% produzione, -8,1% fatturato).

4 Il settore orafo nella provincia di Arezzo La crisi continua a colpire il settore orafo pesantemente: ad Arezzo chiudono 55 aziende all anno ed il saldo delle imprese di settore attive in provincia di Arezzo ha raggiunto il minimo storico: 1300 unità con un saldo negativo di poco inferiore alle 100. Dal 2005 al 2010 in provincia si è passati da circa imprese a con una media di 55 imprese in meno ogni anno. Nel corso del 2010 la crisi sembra aver colpito ancora più duro costringendo quasi 100 imprenditori a cessare l attività. Arezzo continua comunque a reagire. I dati sono meno negativi di quelli di altri poli orafi italiani, mostrando che la lezione della crisi si è tradotta in una strategia di diversificazione, qualificazione e innovazione del prodotto. Arezzo è in grado di competere con realtà quali Vicenza e Valenza: le imprese sono diventate più concorrenziali e, contemporaneamente, gli imprenditori hanno cercato di mantenere nelle aziende il capitale più importante e cioè quello umano. C è infatti un forte divario percentuale, in provincia di Arezzo, tra il calo del fatturato e della produzione da una parte e quello dell occupazione dall altra. Quest ultimo è attestato, se osserviamo i dati 2009, al 7% contro un calo degli altri due indici che supera il 22%. L'aggregazione di imprese può pertanto essere non solo una strategia utile ma addirittura indispensabile, poiché la dimensione media delle nostre imprese non è più di aiuto ma rischia di essere un freno alla possibilità di fronteggiare la crisi. In passato l organizzazione locale o il distretto riuscivano a garantire, a costi relativamente bassi, le risorse necessarie allo sviluppo e alla crescita delle imprese, ma oggi quel modello stenta a sostenere la competizione e a generare valore aggiunto. I dati degli ultimi 10 anni mostrano inoltre come la produzione orafa abbia sperimentato una contrazione di circa il 30% manifestando un trend discendente più accentuato a partire dal 2001 anno in cui la produzione scende al di sotto della soglia delle 3000 tonnellate al di sopra della quale si era sempre mantenuta negli anni precedenti e si attesta intorno alla nuova soglia critica delle 2500 tonnellate annue. Si assiste inoltre ad una contrazione consistente dell export che negli ultimi anni può essere sicuramente riconducibile ad alcuni fattori quali ad esempio: l indebolimento del dollaro rispetto all euro l aumento del prezzo dell oro e la conseguente contrazione della propensione all acquisto da parte del consumatore finale la parziale sostituzione del prodotto orafo-argentiero con prodotti ICT da parte dei clienti più giovani la graduale transizione nell interpretazione del prodotto orafo-argentiero, soprattutto nei paesi occidentali, da bene rifugio, acquistato in funzione del valore della materia prima che incorpora, ad accessorio moda, acquistato per la sua componente immateriale di design la globalizzazione dei mercati, ed in particolare dalla concorrenza dei paesi emergenti la mancanza di strategie innovative finalizzate allo sviluppo ed alla internazionalizzazione il contatto diretto con gli operatori commerciali esteri E fondamentale pertanto compiere una approfondita analisi sul modello organizzativo delle aziende del settore orafo aretino allo scopo di verificarne l adeguatezza nel

5 fronteggiare la concorrenza proveniente dai principali competitor sui mercati globali. Anche nelle rilevazioni compiute sulle politiche di investimento emerge chiaramente una netta predilezione per l area manifatturiera ed una ancor insufficiente attenzione per l area della commercializzazione e progettazione del prodotto. Il settore orafo pertanto di fronte alle nuove sfide competitive deve fronteggiare un ampia ristrutturazione, con processi di selezione delle imprese e d autorganizzazione del sistema delle relazioni inter-aziendali. Nel fronteggiare le sfide, i sistemi devono diventare più intelligenti, nel senso di acquisire: Un rafforzamento delle competenze distintive esistenti, proprie dell artigianato artistico e relative all innovazione tecnologica, al prodotto, di processo e di marketing, che rappresentano il cambiamento qualitativo del comportamento del sistema. Favorire le Innovazioni tecnologiche per i prodotti, che presentano un elevato contenuto di conoscenze contestuali tipiche dell artigianato artistico e della manifatturiera di qualità. Lo sviluppo di questi prodotti, che ha mostrato una forte tenuta anche nella difficile congiuntura degli ultimi anni, richiede nuove capacità di progettazione (CAD), e tecnologie Web based in grado di collegare le imprese e coinvolgere attivamente il consumatore (reti interimprese, pubblicità elettronica, commercio elettronico).

6 Il settore moda nella provincia di Arezzo L'industria manifatturiera toscana è caratterizzata dalle attività del comparto della moda, che concentrano nel loro insieme il 35% dell'occupazione industriale. Se si aggiungono le lavorazioni orafe il complesso del comparto moda arriva a concentrare al proprio interno il 42,5% dell'occupazione manifatturiera regionale. Gli spazi operativi della moda si restringono rapidamente nelle attività tradizionali anche se il fatturato nel 1 semestre 2010 è dello 0,6 % rispetto a quello totale dell'aretino. Alcune fra le principali macro-cause della criticità riscontrata dal settore sono dovute alla crisi congiunturale; alla liberalizzazione totale dei mercati; alla forte concorrenza internazionale; alla scarsa propensione all'innovazione ed alla ricerca del nostro sistema; alla perdita di competitività nei mercati internazionali. Occorre indagare quindi, sulla struttura organizzativa delle aziende del comparto, identificando quelle competenze che vadano a colmare i gap formando ad hoc soggetti che stabilizzino la loro situazione occupazionale. Occorre, cioè, strutturare percorsi formativi di aggiornamento che rispondano ai bisogni espressi e inespressi del territorio per favorire l'ingresso e la permanenza di lavoratori nel mondo della moda. Dalle analisi condotte si deduce che i profili professionali più richiesti dal settore sono quelli legati a produzioni medio-alte ed è in forte calo la richiesta di personale non qualificato. Essenzialmente sono tre le tipologie di aggiornamento richieste: innovazione area marketing innovazione area processo creativo innovazione logistica di filiera AREA MARKETING: occorre formare delle figure professionali che si occupino della direzione e del coordinamento delle strategie di marketing e della comunicazione. L'innovazione sta soprattutto nella rimappatura dei mercati e nell'adeguamento delle competenze legate ai traffici import ed export. Una figura così aggiornata può essere inserita a supporto dell'imprenditore nell'ambito di PMI, con particolare riferimento a quelle che intendono passare da una lavorazione conto terzi a una propria linea di prodotti, oppure in aziende che intendono ampliare l'export verso nuovi mercati. AREA PROCESSO CREATIVO: occorre aggiornare la figura del modellista, figura tradizionale nel settore della moda e figura chiave all'origine del processo di creazione del valore del settore. E' una figura che ha subito profonde mutazioni, soprattutto dopo le introduzioni di metodi legate all'utilizzo di tecnologie CAD. E' un profilo sempre in fase di evoluzione, legato a innovazioni di prodotto (dall'evoluzione di mercati all'utilizzo di nuove materie prime) e di processo (software specifici, metodi innovativi di prototipazione). AREA LOGISTICA DI FILIERA: occorre aggiornare anche il responsabile logistica e magazzino, figura tradizionale che sta subendo profonde mutazioni soprattutto connesse alla diffusione del modello della sub-fornitura. Si parla ormai di logistica di filiera data dalla

7 complessità dei rapporti e dei movimenti da gestire nell'ambito della distribuzione, dalla produzione just in time, dall'introduzione del concetto di tracciabilità della filiera e dall'introduzione di software specifici legati all'utilizzo del codice a barre. La logistica in breve è una funzione fondamentale all'interno delle aziende, poiché individua gli strumenti di razionalizzazione dei costi e di ottimizzazione delle risorse.

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