La costruzione del piano anticorruzione in una Azienda Ospedaliera

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1 Barabino & Partners Roma, 25 settembre 2013 La costruzione del piano anticorruzione in una Azienda Ospedaliera Dott.ssa Loredana Luzzi Direttore Amministrativo A.O. G. Salvini - Garbagnate Milanese

2 Il percorso Cosa dice la norma Quali sono i pericoli Partiamo da zero? Cosa possiamo capitalizzare e sviluppare La costruzione del sistema

3 La legge 190/2012 Da dove viene Cosa deve fare Quali obblighi Opportunita?

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5 Da dove viene 1) Recepimento convenzione di Strasburgo del 1999, ratificata dall Italia con la legge 28 giugno 2012, n. 110;Convenzione delle Nazioni Unite 2) Recepimento convenzione sulla corruzione del 31 ottobre 2003, cosiddetta Convenzione di Merida, ratificata con la legge 3 agosto 2009, n. 116; 3) Costi della corruzione della PA E sufficiente la legge?? Modelli cultura..

6 OBBLIGHI Nomina del responsabile della prevenzione e dell anticorruzione (come puo essere responsabile della condotta altrui?). Chi? Quante candidature?? Redazione e adozione Piano Applicazione e monitoraggio IL MONDO DELLE RESPONSABILITA.

7 OPPORTUNITA Rilettura delle principali procedure amministrative in un ottica di verifica dei rischi Verifica organizzazione Verifica distinzione chiara fra competenze, declaratorie uffici e responsabilità

8 IL PIANO Il comma 9 stabilisce che la realizzazione da parte di un Amministrazione di un piano di prevenzione, secondo quanto previsto dal comma 9 dell articolo 1 della legge n.190, deve avere le seguenti finalità: individuare quelle attività nell ambito delle quali è più elevato il rischio di corruzione, eventualmente raccogliendo le proposte dei dirigenti; prevedere per le attività di cui al punto precedente, meccanismi di formazione, di attuazione e controllo delle decisioni idonee a prevenire il rischio di corruzione; prevedere, con particolare riguardo alle attività individuate ai sensi della lettera a), obblighi di informazione nei confronti del responsabile, individuato ai sensi del comma 7, chiamato a vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del piano; monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la Conclusione dei procedimenti; monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione; individuare specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge. 8

9 «Arriva sempre un momento in cui non c è altro da fare che rischiare (José Saramago)» Come si fa Cosa vuol dire METODI La gestione dei rischi Risk management e risk assessment Analisi dei rischi Gestione degli stessi

10 ATTIVITA ESPOSTE A RISCHIO Il comma 16 dell articolo 1 della legge n. 190 individua le seguenti attività più esposte al fenomeno della corruzione: le autorizzazioni o concessioni; la scelta del contraente per l affidamento di lavori, forniture e servizi; la concessione ed erogazione di sovvenzioni, contributi, sussidi, ausili finanziari, nonché attribuzione di vantaggi economici a persone ed enti pubblici; concorsi e prove selettive per l assunzione di personale e progressioni di carriera di cui al decreto legislativo n.150/2009.

11 GESTIONE DEL RISCHIO L introduzione alla norma UNI ISO 31000:2010 riporta: Le organizzazioni di tutti i tipi e dimensioni si trovano ad affrontare fattori ed influenze interni ed esterni che rendono incerto il raggiungimento dei propri obiettivi. Il rischio è l effetto che questa incertezza ha sugli obiettivi dell organizzazione.

12 La gestione del rischio deve essere: strutturata, sistematica, tempestiva, basata sulle migliori informazioni possibili su misura e tiene conto dei fattori umani e culturali, trasparente ed inclusiva, dinamica, iterativa e reattiva al cambiamento. La gestione del rischio segue l iter del processo PDCA (plan, do, check, act). PLAN ACT DO CHECK

13 LA POLITICA DI GESTIONE DEL RISCHIO E di fondamentale importanza la declaratoria della politica di gestione del rischio quale: definizione di strategia e tempistica, applicazione della politica, rispetto delle norme e dei vincoli, coerenza del processo decisionale, informazione e formazione, consultazione con stakeholder. Il processo di gestione prevede: definizione del contesto valutazione del rischio (identificazione, analisi, pesatura) trattamento 13

14 In genere gli effetti vengono spesso confusi con le cause, e si corre subito agli effetti senza studiare bene le cause. Tale differenza si rileva facilmente considerando che se di fronte ad un inconveniente ci si domanda: chi è stato? si considera l effetto. Se ci si chiede perché è successo? si considerano le cause. Nella sua versione originale, con il termine effetto generalmente si intende una qualunque caratteristica qualitativa che si voglia analizzare con l intento di modificarla; può quindi essere ad esempio un difetto, una disfunzione organizzativa, relazionale Le cause rappresentavano via via i problemi da risolvere, da non confondere con le condizioni, i vincoli imposti dal contesto, che delimitano l ambito di movimento della ricerca ROOT CAUSE ANALISYS della soluzione. PROCEDURA La sua applicazione prevede tre fasi distinte: Costruzione del diagramma: facendo riferimento ad un effetto specifico da analizzare, chiaramente definito, si individuano mediante un brainstorming, tutte le possibili cause che possono determinarlo: tali cause possono essere strutturate in grandi famiglie (per esempio: metodo, macchine, manodopera, materiali, ) oppure per fasi del processo cui ci si riferisce Selezione delle cause: tra tutte le cause si selezionano quelle ritenute più influenti sull effetto; questa valutazione deve basarsi su dati Verifica delle cause: si verifica, mediante raccolta dati appositamente predisposta la reale influenza delle cause selezionate per individuare quelle prioritarie ( ad esempio utilizzando Diagramma di Pareto)

15 FMEA FMECA Failure Mode and Effect (Criticality) Analysis. Il processo (prodotto) viene smontato nelle sue componenti elementari da un gruppo di esperti ad ognuna di queste vengono associate tipologie di errore (o guasto) (failure mode) a ciascuna tipologia di errore (o guasto) vengono associati gli effetti (effect) e le frequenze di accadimento e gravità (criticality analysis) Ci si esprime sulla possibilità di prevenire il guasto e si formula un giudizio

16 FMEA/FMECA La FMEA fu sviluppata dalle forze armate USA nel 1949, per classificare i guasti in base all impatto sul successo della missione e sulla sicurezza del personale e degli equipaggiamenti. Successivamente è stata applicata negli anni 60 per le missioni spaziali Apollo. Negli anni 80 fu usata dalla Ford per ridurre i rischi di rotture delle automobili Nell 85 fu adottata dalla FIAT

17 QUANTIFICAZIONE DEL RISCHIO Il rischio associato ad ogni terna causa - modo - effetto viene quantificato attraverso un Indice di Priorità del Rischio (Risk Priority Number: RPN= P x G x R). indice P G R Non si verifica si verifica Non grave estremamente grave sempre rilevabile Non rilevabile

18 18 Matrice probabilità danno

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20 AD OGGI 24 luglio 2013 Conferenza Unificata Linee guida 11 settembre 2013 Piano Nazionale anticorruzione Analisi, valutazione e graduazione del rischio. Strumenti, metodi Integrazione con Piano Triennale Trasparenza e Integrità 20

21 21 GRAZIE PER L ATTENZIONE

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