La non scuola al Teatro delle Albe - Aprile 2014
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- Andrea Belloni
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1 La non scuola al Teatro delle Albe - Aprile 2014 Intervista estratta dalla Tesi di Master in Teatro nel Sociale e Drammateriapia dal titolo: Teatro Sociale e Competenze Trasversali: per lo sviluppo degli adolescenti in Europa di Elisa Bonani Intervista ad Alessandro Argnani Che tipo di lavoro fate con l azione vocale all interno dei laboratori della non scuola? La non scuola nasce nel quando alle Albe viene data la gestione dei due teatri cittadini, nasce per alimentare una questione teatrale, perché si aveva bisogno all epoca, come ora, di un teatro vivo, e un teatro vivo lo si ha se si alimenta delle nuove generazioni. Non andiamo nelle scuole a insegnare tecniche teatrali, non interessa che dalla non scuola nascano nuovi professionisti del teatro, poi magari qualcuno si ammala e nella vita decide di fare questo mestiere e di seguire delle proprie ricerche e di crescere come uomo di teatro, e quindi fare dei percorsi per allenare la questione vocale, della presenza scenica e quella più teorica. Nella non scuola ci interessa alimentare la fiamma del teatro come gioco, quindi la voce è una questione legata al testo. Noi partiamo da testi che permettono di essere stravolti, riscritti, mangiati e risputati, partendo da quella che è la squadra, in questo caso sono gli adolescenti che da vent anni lavorano con noi. La non scuola si fa con i ragazzi che hanno dai 14 ai 19 anni, quindi sono nelle condizioni dove la voce muta quotidianamente. La questione della voce è legata al testo perché riscrivendo assieme il testo partiamo da loro, partiamo da come parlano, da come usano la voce, da che accenti hanno, dal loro essere originali e diversi uno dall altro. Il compito della guida non è di addomesticare e insegnare a utilizzare la voce, ma è quello di accordare il gruppo dei ragazzi secondo le loro voci e secondo il testo che si sceglie. C è la ragazzina che ha la voce piccolissima, e quindi all interno del grande mosaico del gruppo la guida dovrà essere in grado di cogliere quella caratteristica che dovrà essere giocata e usata con la
2 ragazzina in quel modo. C è la voce prepotente del ragazzino che è nel pieno della sua crescita, ci sono le voci spezzate, ci sono le voci che balbettano. La guida ha la responsabilità di accompagnare queste voci e di vederle crescere: se uno segue la non scuola per tutti e cinque gli anni, perché in prima superiore hai una vocina che è diversa da quella che hai a vent anni. Voi, come Teatro delle Albe, avete un attenzione particolare al coro, come questa sensibilità risuona nel lavoro con gli adolescenti? Nella non scuola il coro è una parte fondante, anche come questione etica, vent anni fa e oggi ancora di più riconoscersi come gruppo, squadra, comunità che decide di prendersi sei mesi di vita (il tempo che dura la non scuola perché inizia a ottobre e finisce a marzo- aprile) e riconoscersi come comunità con l obiettivo di creare un opera insieme. Si lavora insieme alla guida e insieme ai coetanei, cercando di ascoltarsi. Il segreto della non scuola è quello di ascoltare i ragazzi, la guida deve avere le orecchie grandi come quelle degli asini, perché solo così puoi lavorare con loro. Non si lavora per i ragazzi ma con loro nella non scuola. La guida prima di tutto deve lavorare per se stessa, come uomo o donna di teatro, perché è importante mantenere accesa la fiammella del teatro, se non lo fai il teatro scompare. La questione del coro è riconoscersi come tanti singoli che vanno a riscoprire le loro differenze e peculiarità. Nel grande mosaico, che è lo spettacolo della non scuola, non si ha mai un protagonista ma è la squadra che si deve riconoscere e all interno della squadra ci sono i mille mondi che sono ogni essere umano. Intervista a Laura Redaelli Che metodo attuate nel percorso con gli adolescenti, e sulla voce? In realtà noi non abbiamo un metodo, la non scuola esiste da vent anni, e nel corso del tempo ha avuto evoluzioni e cambiamenti, si lavora all interno di una modalità. Ci sono degli elementi che tornano, tra cui quello
3 del coro e quello dell utilizzo di testi classici o contemporanei nel lavoro con i ragazzi. Prendiamo come punto di partenza i testi classici come Shakespeare, Aristofane, Brecht, e poi con i ragazzi li riscriviamo, per fare alchimia tra ciò che è il linguaggio dei ragazzi di oggi e il linguaggio originale dell autore. Che cosa vuol dire oggi rappresentare Romeo e Giulietta? In un primo momento si potrebbe affermare che è una storia e un linguaggio antico che non parla agli adolescenti, invece non è così, e questo si capisce quando s inizia a raccontagli la storia. La scena del ballo in Romeo e Giulietta, per esempio, non sarà realizzata in calzamaglia e maschera, non perché si vuole rivisitare in chiave moderna il testo, ma per partire dai corpi degli adolescenti presenti. Questo accade anche con le voci, noi abbiamo dei giochi più che degli esercizi. Sono dei giochi che servono per far capire ai ragazzi che il corpo e le voci sono da usare in un altro modo rispetto al quotidiano. Per esempio: utilizzare un timbro di voce alto, è una cosa molto difficile per un ragazzo. Questo crea nel ragazzo una barriera e un muro da superare. Con questi giochi si arriva a capire uno spazio (si lavora in aule di scuola e quindi in spazi piccoli), cosa vuol dire stare su un palco, e usare la voce per fare in modo che la tua battuta sia sentita dal pubblico seduto in platea (cosa vuol dire urlare). Io per esempio faccio sempre un riscaldamento, in cerchio, dove scaldo semplicemente spalle, collo, ecc. Utilizzo questo tempo anche come momento di concentrazione, un momento di demarcazione da quando si arriva nello spazio e quando s inizia a fare un altra cosa. In questo momento di riscaldamento spesso faccio degli esercizi sulla voce, che partono dal canto direttamente. Anche il cantare davanti agli altri significa: da una parte superare una vergogna inizialmente, e capire che non è una questione di saper fare o non saper fare, ma che l importante è essere li; dall altra è mettersi in gioco, è metterci tutto e dare ciò che uno ha (ti do ciò che sono). C è un ottava nella non scuola che da vent anni si ripropone e quindi ha attraversato tantissimi adolescenti sia a livello spaziale che temporale. Quest ottava è toscana e sono dei versi del Boiardo, è un materiale da cui si parte e si gioca e si trasforma. Questo per dire che non c è una vera e propria propedeutica sulla voce insegnata nella non scuola. Quindi, nella non scuola non s insegna tecnica vocale?
4 Si gioca con la voce, non si va a insegnare una tecnica. Anche il teatro non s insegna, questo è l assunto di partenza della non scuola. Il teatro si fa, si gioca assieme. Sono laboratori liberi in orario extra scolastico fatti all interno degli istituti superiori e chiunque, dalla prima alla quinta, può partecipare liberamente. Si gioca insieme a fare il teatro, ovviamente c è un trasferimento di esperienza teatrale che viene passata, ad esempio: la questione dello spazio, dello stare in scena, del non toccarsi i capelli, dello stare fermi, questi sono concetti che vengono detti e ripetuti ai ragazzi ma durante la pratica, non teorizzata. Nell assistere al vostro lavoro con i ragazzi, ho notato che essi hanno il canale vocale aperto, questo non è scontato visto che sono adolescenti, mi racconti come fate a raggiungere tali risultati. Noi lavoriamo sulla questione dell energia e poi la voce arriva di conseguenza. Se noi chiediamo al ragazzo di esserci con la pancia e con quell energia, dopo arriva anche la voce. È una questione di apertura, se il ragazzo c è con una certa energia, poi la voce arriva. L apertura dei canali è un percorso che si fa con i ragazzi, non è dato. Ovviamente ci sono reazioni e situazioni diverse per ogni singolo adolescente, ma l importante è lavorare con questi corpi a metà tra il bimbino e l adulto con le loro fragilità e diversità. Nel lavoro intensivo che si fa prima di uno spettacolo, a teatro, ci sono ragazzi che entrano in teatro per la prima volta, o salgono sul palco per la prima volta, o è la loro prima esperienza nel recitare. Il miracolo e la magia, che ogni volta si ricreano, sono che a un certo punto nella fiducia reciproca, i ragazzi giocano la partita ai loro massimi livelli. Se gli fai capire che stai giocando anche tu la partita, che stai sudando insieme con loro, e che in teatro se non si suda ci si annoia, allora scoprono che il teatro può essere qualcosa di diverso, anche come spettatore.
5 Negli spettacoli della non scuola il ritmo, la voce e i suoi colori sono elementi che tornano. Sembra che gli spettacoli siano realizzati come uno spartito musicale. Che cosa puoi commentare in merito? Il teatro è musica, il teatro è ritmo. Fino al giorno prima dello spettacolo con i ragazzi si lavora per limare una cosa, togliere una battuta o due parole, tutto ciò per creare un ritmo delle scene che possa essere appagante per l orecchio. Ho appena partecipato alla scrittura di un libro con un altra attrice delle Albe che parla proprio di quest argomento: Nelle Albe da sempre è fondamentale la corporeità dell attore come musicista e della sua voce come presenza. Il ritmo per gli adolescenti è un elemento presente anche nella vita quotidiana: molti di loro ascoltano musica, molti suonano, altri sono attratti da gruppi musicali o da generi particolari. Per tale motivo, a volte, si chiede direttamente a loro se vogliono portare della musica da usare all interno del laboratorio. Il ritmo dello spettacolo e i cori sono definiti da un andamento che deve appagare l orecchio. Ci sono momenti dello spettacolo in cui è necessario un sussurrato, oppure un forte o un veloce o un piano, è l orecchio che guida la scelta, per fare in modo che l atmosfera di una scena cambi lì dove è necessario. Anche nella scelta dei cori tra maschili o femminili o d insieme, è sempre una questione di orecchio, magari in un punto si vuole un momento di sole femmine, con un suono più acuto, e poi partono i maschi, per un suono più grave; ma può essere anche una questione di senso, per finalità drammaturgiche.
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