Quasi dedica a volti e a terre

Dimensione: px

Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Quasi dedica a volti e a terre"

Basilio Dino Fumagalli
5 anni fa
Visualizzazioni

1 Quasi dedica a volti e a terre Queste pagine nascono da un insistenza. Un insistenza che dura da anni, dal lontano 1990, quando alcuni membri dell Istituto secolare «Cristo Re» presero parte a un corso di Esercizi all ombra dell Eremo S. Salvatore sopra Erba. Ripercorremmo insieme in quell occasione alcune pagine del Libro del Deuteronomio. Negli anni a seguire, a ondate, più volte essi tornarono con insistenza a chiedere che quelle riflessioni fossero trascritte e pubblicate. Prima bussarono con una trascrizione, poi, quasi a vincere definitivamente ogni resistenza, inviandomi un prototipo che prendeva già forma di libro. Le pagine ora escono, ma è più che doveroso che io dia ragione di quella mia resistenza. In prima istanza essa veniva dalla consapevolezza che non ti cimenti in un cammino di commento alle Pagine Sacre se non ti regge una competenza rigorosa, cosa che non mi appartiene. In seconda istanza, e ancor più, la resistenza nasceva dal fatto che le mie riflessioni sul Libro altro non erano che l eco debole di una suggestione, ancora viva, patita anni prima in un altro Eremo, quello di Montecastello sopra il Garda, anche allora in un corso di Esercizi, in cui Padre Pietro Bovati, professore di Esegesi e Teologia biblica al Pontificio Istituto Biblico di Roma, aveva fatto ardere il nostro cuore, alle parole di un Libro delle Scritture Sacre, il Deuteronomio, con il quale molti di noi non avevano ancora, purtroppo, molta familiarità. Confesso dunque ombre e luci del piccolo libro, il mio. Le ombre da attribuire purtroppo a una mia confessata distanza da una

2 tracce per un cammino seria preparazione scientifica. Le luci da attribuire con gratitudine a Padre Pietro Bovati e, tra i molti volti che corrono al cuore, a un amico carissimo, Paolo De Benedetti, docente di Giudaismo presso la Facoltà Teologica dell Italia Settentrionale di Milano, e ad Alberto Mello, monaco della Comunità monastica di Bose. La gratitudine vuole anche abbracciare coloro che con pazienza certosina hanno raccolto deboli frammenti di voce, la mia, dando ordine e forma di libro. Per un sussulto di anomalia, alla dedica affettuosa e grata ai volti, vorrei unire una dedica stupita ai luoghi, una gratitudine agli Eremi, in parte già evocati, luoghi di gestazione. Sarà pensiero stravagante, ma, in alcuni momenti non poi così rari, mi sembra di intuire che la Parola, per dolce contagio, fecondi le terre e dalle terre, per dolce contagio, rimanga fecondata. Se la Parola ci è rimasta così a lungo nel cuore, se tale è l incantamento che oggi, arrivati alla fine, riapriamo per passione il Libro, non sarà forse anche perché i giorni della ruminazione della Parola si accompagnarono a giorni di contemplazione della bellezza, la bellezza che abita le dimore dei silenzi? Scalpellino era il monaco sul monte. Smussava assorto e paziente pietra su pietra. Stupito fissava il volto di Dio. E fiorivano tra le mani misure e armonie oggi smarrite. Abitava gli occhi chiari la sapienza delle cose, armonia segreta di terre lontane. Angelo Casati

3 1 «Ascolta, Israele!» «I tuoi occhi vedranno il tuo maestro, i tuoi orecchi sentiranno questa parola dietro di te: Questa è la strada, percorretela!» (Is 30, 20-21)

5 Il breve testo del Deuteronomio su cui voglio soffermarmi, lo Shema, è uno dei testi più famosi della tradizione religiosa del popolo di Israele. Da quando furono scritte, fino ai nostri giorni, queste parole sostengono, come una preghiera, il cammino di ogni pio israelita. È la preghiera che ogni ebreo recita più volte al giorno, la preghiera che ancora oggi ininterrottamente Israele rivolge a Dio. Sono le parole con cui Gesù stesso ogni giorno si rivolgeva a Dio, quando si alzava e quando si coricava, quando usciva di casa e quando rientrava. Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. (Dt 6, 4-9) «Ascolta, Israele!» La preghiera inizia con l imperativo dell ascolto: ascolta. È il comando primo, fondamentale. Mosè si rivolge a Israele e chiede che il popolo ascolti. Impone il silenzio. Se non c è silenzio le parole sono inghiottite nel nulla, non vengono alla luce. Nella sospensione del silenzio invece c è l attesa di un principio: «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà

6 tracce per un cammino del suo corso, la tua Parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale si lanciò in quella terra di sterminio» (Sap 18, 14-15). Ascolta. C è un vivere quotidiano rumoroso, sottoposto a un delirio di appelli, a un continuo risuonare di voci che ci distolgono dalla concentrazione. Un rumore non solo esteriore. Nel nostro stesso intimo desideri e impulsi si affacciano prepotentemente, tumultuosamente. I nostri stessi progetti ci fanno ansiosi, preoccupati di che cosa fare, di che cosa dire. «Preoccupati», già dunque abitati da ansie, già «occupati». Ascolta. Entra e chiudi la porta della tua camera, direbbe Gesù. Fa tacere in te la paura, l orgoglio del cuore. L imperativo «ascolta» è frequente in tutta la Bibbia, particolarmente nel Libro dei Proverbi: «Ascolta, figlio mio l istruzione di tuo padre e non disprezzare l insegnamento di tua madre» (Prv 1, 8). Il padre e la madre simbolo della vita, quasi a dire che non c è vita senza relazione con coloro che ti hanno dato la vita, non c è vita senza ascolto. Quasi a dire che senza una relazione di ascolto l uomo non esiste, noi non esistiamo come persone e senza una relazione di ascolto il popolo non esiste, noi non esistiamo come popolo. Potremmo ricordare l ammonimento di Gesù a Marta, che tutta affaccendata si lamentava per la sorella, Maria, che seduta stava in ascolto del Maestro. E Gesù che la invita all ascolto, quasi volesse farle capire che senza ascolto lei non esiste, è lei che si perde. Senza ascolto non esistiamo né come persone né come popolo. Non esistiamo neppure come Chiesa, siamo una Chiesa che chiacchiera. «Ascolta, Israele!» «Israele» è il nome che Dio ha dato, il nome che Giacobbe ricevette dopo la lotta notturna al guado dello Iabbok. Giacobbe riceve questo nome che deve portare nella sua vita. Riceve 1 Cfr. Mt 6, 6. 10

7 ascolta, israele il nome e riceve una benedizione, 2 come se a quel nome fosse legata una benedizione che l accompagna. È infatti un nome che definisce un popolo e definisce una persona: tu sei un popolo chiamato da Dio, tu sei una persona chiamata da Dio, questo nome che porti te l ha dato Dio. E te l ha dato per primo, è ciò che Dio ha detto per primo su di te, Giacobbe. Ha detto questa parola, questo nome: Israele. Ognuno di noi potrebbe nel silenzio fare questo esercizio: sostituire il proprio nome al nome «Israele». «Ascolta!» Dio aggiunge il tuo nome, il nome con cui tu sei stato chiamato alla vita, il nome con cui un giorno sei stato accolto e benedetto nello spazio del sacro, a conferma che le promesse evocate in quel luogo erano anche per te. Il nome che tu porti sarà sempre il «segno» della benedizione di Dio che ti accompagna per tutta la vita, anche quando la vita può apparire maledizione. Noi siamo stati benedetti. San Paolo dice che noi siamo stati benedetti «nel Figlio», 3 quindi c è una benedizione di Dio che ci accompagna per tutta la vita. Legata a noi come è legato a noi il nome, forte come è forte il nome che portiamo. 2 «Dio gli domandò: Come ti chiami? Rispose: Giacobbe. Riprese: Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto! Giacobbe allora gli chiese. Dimmi il tuo nome. Gli rispose: Perché mi chiedi il nome? E qui lo benedisse» (Gn 32, 28-31). 3 Cfr. Ef 1, 3. 4 Cfr. Gn 12, 1. 5 Cfr. Es 3, 4. 6 Cfr. 1Sam 3, 4. 7 Cfr. 1Sam 10, 1. 11

Documenti analoghi

Deuteronomio 6,4-25. Commento e riflessione teologica

Deuteronomio 6,4-25. Commento e riflessione teologica Deuteronomio 6,4-25 Commento e riflessione teologica 4 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. 5 Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l anima e con tutte