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1 Premessi cenni sui criteri distintivi tra reato autonomo e circostanziato, si soffermi il candidato sul rapporto tra le fattispecie previste dal co. 1 e 3 dell art. 12 del d.lgs. n. 286 del 1998, chiarendo, altresì, se si tratta di reati di pericolo o di evento. Le circostanze del reato rappresentano elementi idonei ad incidere sulla gravità del fatto o sulla capacità criminale del soggetto e assolvono alla funzione di adeguare il trattamento sanzionatorio alla complessità dell illecito, il quale può assumere aspetti significativi sulla base di elementi ulteriori rispetto a quelli essenziali. Le stesse, infatti, si distinguono tradizionalmente in circostante attenuanti ed aggravanti a seconda del se comportano una diminuzione ovvero un aumento del quantum della pena. Ciò, tuttavia, non esclude che esse possano incidere anche sulla speciedel trattamento sanzionatorio previsto per il reato base (circostanze cd. autonome). Il mondo delle circostanze, inoltre, è governato dai principi di tassatività e di obbligatorietà. Sotto il primo profilo ed in virtù del principio del favor reisi assiste ad una lesione dell art. 25, Cost. in presenza di circostanze aggravanti cd. indefinite, le quali, così come accade nel caso del danno patrimoniale di rilevante gravità (art. 61, co.1, n.7, c.p.), utilizzando termini a carattere indefinito, attribuiscono un ampio spazio di valutazione discrezionale al giudice. Quest ultimo, in virtù dell ulteriore principio sopra richiamato, una volta verificata

2 la sussistenza di una circostanza, è, poi, obbligato ad applicarla. Nell ottica di quanto riportato si giustifica la definizione delle circostanze come satelliti del reato secondo un appellativo utilizzato dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione. Queste ultime, infatti, in quanto accedono ad un reato già perfetto in tutti i suoi elementi, senza incidere sulla sua configurabilità o venuta ad esistenza, si contrappongono ai cd. requisiti essenziali dello stesso. La distinzione tra reato autonomo e reato circostanziato non è, però, sempre agevole e ha indotto la dottrina e la giurisprudenza ad individuare numerosi criteri distintivi. Rilevata, dunque, l inidoneità a risolvere le numerose questioni problematiche sorte nelle aule giudiziarie di criteri meramente descrittivi basati sulla definizione delle circostanze quali accidentalia delicta, il primo parametro cui si è fatto ricorso è rappresentato dal criterio formale, fondato sul nomen iuris utilizzato dal legislatore. La non vincolatività per gli interpreti delle terminologie utilizzate dalle norme ha, però, indotto gli studiosi del diritto ha ritenere che tale criterio è necessario, ma non sufficiente per dirimere il problema. Allo stesso modo non appare persuasivo il principio topografico che fa leva sulla collocazione sistematica della norma. Esistono, infatti, sia casi in cui la circostanza è contenuta nella stessa norma dedicata alla fattispecie base, sia ipotesi nelle quali la stessa è contenuta in una disposizione autonoma. Di importanza fondamentale, invece, risulta essere il criterio strutturale in virtù del quale il reato è circostanziato ogniqualvolta la norma contiene una formulazione identica a quella di un altra disposizione, con l aggiunta di un elemento materiale volto a specificarla. In altri termini, dunque, viene in rilievo una circostanza quando tra le due norme si instaura un rapporto di specialità (art. 15, c.p.). A questo parametro, poi, si aggiunge quello che fa leva sul bene giuridico tutelato dalla norma: se entrambe le disposizioni risultano finalizzate alla protezione del medesimo interesse, allora si dovrà protendere per la tesi del reato circostanziato. Infine, quale criterio integrativo dei precedenti, può venire in aiuto il principio

3 dell intentio legis ogniqualvolta dall evoluzione storica della norma è possibile ricostruire la volontà del legislatore. Le coordinate ermeneutiche richiamate sono state confermate dalla sentenza Fedi del 2002, con la quale le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno dettato principi fondamentali per la materia. In particolare, i giudici di legittimità, chiamati a pronunciarsi sulla qualificazione giuridica della fattispecie di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis, c.p.) rispetto al reato di cui all art. 640, c.p., hanno individuato quali parametri essenziali il criterio strutturale e quello che fa leva sul bene giuridico. La fattispecie in esame, infatti, è stata qualificata come circostanziata rispetto al reato base di truffa in virtù della rubrica della norma, della tecnica perrelationemutilizzata dal legislatore, nonché dell interesse protetto da entrambe le norme, rappresentato dal patrimonio del soggetto passivo del reato. La distinzione tra reato autonomo e circostanziato, lungi da essere mera questione teorica, è colma di conseguenze pratiche. In primo luogo, solo se si qualifica un determinato elemento come circostanza sarà possibile assoggettarlo, in caso di concorso con eventuali ulteriori satelliti, al giudizio di bilanciamento secondo le regole di cui all art. 69, c.p., nonché al differente regime in tema di elemento soggettivo (art. 59, c.p.). Inoltre, in presenza di circostanze cambierà la regola in tema di prescrizione del reato, essendo le stesse irrilevanti ai fini del computo del termine utile a far prescrivere il reato. Infine, la distinzione in commento non può non comportare conseguenze applicative anche in punto di territorialità (art. 6, c.p.), di configurabilità del tentativo si pensi alle persistenti difficoltà che la giurisprudenza incontra nell ammettere la figure del delitto circostanziato tentato, nonché, dal punto di vista processuale, di competenza (art. 4, c.p.p.) e di applicazione delle misure cautelari (art. 278, c.p.p.). Le coordinate espresse dalla sentenza Fedi del 2002 possono essere utilizzata anche per risolvere la questione attinente all esatta qualificazione del rapporto tra le fattispecie previste dal co. 1 e 3 dell art 12 del d.lgs. n. 286 del L art. 12 al co.1 punisce con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa di euro a persona chiunque promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne l ingresso. Il co. 3, invece, prevede un aggravamento del trattamento

4 sanzionatorio (da cinque a quindici anni di reclusione) quando lo stesso fatto riguarda l ingresso o la permanenza illegale nel territorio dello stato di cinque o più persone (art. 12, co. 3, lett. a); quando la persona trasportata è stata esposta a pericolo per la sua vita o per la sua incolumità (art. 12, co. 3, lett. b e c); quando il fatto è commesso da tre o più persone in concorso tra loro o utilizzando servizi internazioni di trasporto ovvero documenti contraffatti o alterati o comunque illegalmente detenuti (art. 12, co. 3, lett. d). Secondo un primo orientamento la fattispecie di cui al comma 3 rappresenta una figura di reato autonoma rispetto a quella di cui al comma 1, così come si desume dall art. 12, co. 3 ter, il quale prevede una circostanza attenuante applicabile sia ai fatti di cui al comma 1, sia a quelli di cui al comma 3. Se così non fosse, dunque, non si spiegherebbe il duplice richiamo. Quest impostazione, inoltre, viene differentemente specificata da due diversi filoni interpretativi. Per una prima tesi, infatti, l art. 12, co. 3, a differenza del comma 1 che pacificamente disciplina un reato di pericolo, rappresenta un reato di evento. In particolare, ciò si spiegherebbe alla luce del diverso trattamento sanzionatorio previsto dalla due fattispecie e molto più elevato in quello di cui al comma 3, nonché della lett. a, co. 3, art. 12, d.lgs. n. 286 del 1998, la cui formulazione sembra richiedere, ai fini della configurazione del reato, l ingresso effettivo del stranieri nel territorio dello Stato. Tale ultima argomentazione, tuttavia, non ha convinto quanti ritengono che l art. 12, co.3 rappresenti una fattispecie autonoma di reato di pericolo, non potendo tale conclusione essere preclusa dal tenore letterale della lett. a sopra richiamata. Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione nel 2018 hanno, però, condiviso un opposto orientamento, qualificando l art. 12, co. 3 come reato circostanziato rispetto alla fattispecie base prevista dal comma 1. La stessa, infatti, richiamando la sentenza Fedi dei 2002 prima richiamata, ha evidenziato come nel caso di specie non soltanto le due norme presentano i medesimi elementi strutturali, ma la fattispecie base viene specificata per aggiunta dalle lett. a,b,c, e d dell art. 12, co.3. Accanto al criterio strutturale, inoltre, i giudici di legittimità soffermano la loro attenzione sul bene giuridico tutelato, il quale, in entrambi i casi, è rappresentato dalla regolarità dei flussi migratori sul territorio nazionale. Infine, la Corte, nel richiamare l evoluzione storica e legislativa avuta dalla disposizione in esame, richiama anche il criterio dell intentio legis, ma non quello

5 formale e topografico che, come anticipato, non sono dirimenti nel distinguere tra reato autonomo e circostanziato. Nonostante la qualificazione in termini di reato circostanziato della fattispecie di cui all art 12, co. 3 rende superfluo tale appunto, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione concludono qualificando il reato in commento come reato a consumazione anticipata che si perfeziona nel momento in cui si pone in essere qualsivoglia attività diretta a favorire l ingresso di stranieri nel territorio dello Stato, indipendentemente dal fatto che detto ingresso materialmente si verifichi. Dal punto di vista delle conseguenti derivanti dall interpretazione adottata, salvo quanto previsto dall art. 12, co. 3 quater,d.lgs. n. 286 del 1998 secondo cui le circostante attenuanti, diverse da quelle previste dagli artt. 98 e 114, c.p. e concorrenti con le circostanze aggravanti di cui ai commi 3 bise 3 ter, non possono essere ritenuti equivalenti o prevalenti rispetto a queste ultime la soluzione accolta dai giudici di legittimità dispiegherà i suoi effetti nei termini di cui si è detto. In conclusione, dunque, la differenza tra reato autonomo e reato circostanziato se da un punto di vista descrittivo si evince dalla stessa legge, sotto il profilo sostanziale è, invece, attribuita all interpretazione che il giudice fa di quest ultima.

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