Scritto da Mario Zambetti Venerdì 24 Febbraio :00 - Ultimo aggiornamento Mercoledì 04 Aprile :44

Transcript

1 Vi dirò di me che sono un figlio dell incredulità POESIE, scritte su bigliettini che Franca mi passava quasi di nascosto la mattina dopo la messa. Era la mia posta. Franca è una donnettina vestita sempre con maglioncini che lei stessa sferruzza. Ne ha fatti tanti anche ai frati e uno anche per me. Quante ne ha viste Franca! Maestra di scuola in pensione frequentava la nostra chiesa a Cremona sempre seduta allo stesso banco dietro quello del chitarrista cantore. Non saprei descriverla, ma è meglio così, eppure inconfondibile. Per ognuno aveva una parola, una battuta, un sorriso, con quelle sue inesauribili mimiche. Scavando più in dentro ci si accorgeva che portava in sé segrete e nascoste ferite, inconfessabili, indicibili, mi diceva lei. Un tormento, con quel pungolo nella carne come in Paolo, Kierkegaard, ma anche in Rimbaud, Baudelaire, Pavese, e tanti e tanti, come in ogni uomo. E tuttavia così allegra, con tanta voglia di ridere, scherzare, e di risatine soffocate Dio sa quante ne abbiamo fatte giù in chiesa per non disturbare. Ma non è il malinconico che possiede il senso del comico, come scrive il Danese? E così vero. Una mattina mi passò un foglietto sui cui c era scritto questo di Dostoevskij: In fatto di dubbio nessuno mi vince. Non è come un fanciullo che io professo Cristo. Il mio Osanna è passato attraverso un crogiolo di dubbio. Vi dirò di me che sono un figlio 1 / 9

2 dell incredulità e del dubbio. Lo sono oggi e lo sarò fino alla tomba. Quanti atroci tormenti mi è costata e mi costa questa sete di credere, tanto più forte nella mia anima quanto più trovo in me argomenti contrari. Quando ebbi finito di leggere l ultima riga, dissi: Anch io sono figlio dell incredulità e del dubbio. Allora non sono sola disse lei. Eh no, nessun uomo è un isola. Le sue poesie, così belle! Dolore, solitudine, nella loro brevità, dolcissime, folgoranti, pacate. Quando le scrivevo mi diceva, senza saperlo cercavo il Signore. 2 / 9

3 Non ne scrivi più? Cosa potrei scrivere? Ci sono i salmi neanche Dante ha scritto più belle parole sono del Signore. La mia ammirazione. Nelle anime più semplici, che così a prima vista sembrano insignificanti, solo bisognose, povere in tutto, invece quanti tesori possiedono, frutti ben più gustosi, parole ben più utili che non tanti discorsi e persino tante prediche. Anime ricche, che il dolore purifica, silenziosamente seguono Cristo fin sulla croce. Li ho messi da parte i bigliettini della Franca, eccone alcuni che non esito a trascrivere qui: LO SPECCHIO Nello specchio infranto 3 / 9

4 dei miei sogni vedo un mosaico di frammenti, vedo, la mia realtà. IL FUOCO Il grande fuoco si è spento e sulla cenere ancora calda rimane 4 / 9

5 l anima mia, stanca. UN FIORE Nella bufera sei nato, senza sole sei sbocciato, non hai profumo, non hai colore, ma, fiore sei. 5 / 9

6 IL CIELO Sei bella! dicevi, e pareva una bugia, ma, pure le pozzanghere sono belle quando vi si specchia il cielo. IL BRULICHINO 6 / 9

7 Come stai? chiedevi. Come il brulichino nella sua mela, sto! Resta lì nella tua mela brulichino! Se uscirai schifo di te avranno ti schiacceranno. LO SCOGLIO 7 / 9

8 Sei sempre lì, fermo, rigido! Non vedi l anima inquieta del tuo mare? Non senti che geme? Guarda, ascolta! Piegati! Non guardi, non ascolti, non ti pieghi, e fai più fragoroso lo schianto. 8 / 9

9 Nota: se questo non è talento non so cosa sia. Quest ultima poesia l utilizzo ogni tanto nella mie omelie. Lo scoglio è Dio, quando pensiamo che non ascolti i nostri lamenti...e allora più fragoroso si fa lo schianto delle nostre preghiere che vanno a infrangersi contro di lui. 9 / 9