9. I DILEMMI DELL ECONOMIA DEI SERVIZI, LE SCELTE DELLE FAMIGLIE E IL WELFARE
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1 A.A Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell Amministrazione Sistemi di welfare 9. I DILEMMI DELL ECONOMIA DEI SERVIZI, LE SCELTE DELLE FAMIGLIE E IL WELFARE Maria Letizia Pruna SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro mlpruna@unica.it
2 I dilemmi dell economia dei servizi 1. Al crescere del mercato del lavoro terziario, cresce anche la quota di servizi a bassa qualificazione 2. La malattia dei costi (Baumol) 3. Le scelte economiche delle famiglie 2
3 L occupazione verrà dai servizi I nuovi posti di lavoro verranno in larga parte dai servizi. In linea generale, la terziarizzazione tende a sostituire alle vecchie occupazioni industriali lavori di qualità migliore Tuttavia, i dilemmi dell economia dei servizi accentuano il trade-off tra occupazione e uguaglianza. 3
4 I servizi sociali e alla persona Il più ampio bacino da cui verrà l occupazione è rappresentato dai servizi sociali e alla persona nelle più diverse forme e funzioni. L espansione di questi servizi è accompagnata dall aumento dei lavori non qualificati: questo tipo di lavori spesso non è in grado di garantire un livello di benessere adeguato a chi li svolge. 4
5 Il settore dei servizi: alta intensità di lavoro, bassa produttività L aumento dell occupazione nei servizi è rapido e ampio (alta intensità di lavoro e bassa intensità di capitale) Un aumento rapido e ampio della occupazione nei servizi si accompagna ad una crescita proporzionale dell occupazione poco qualificata e poco retribuita (lavoratori e soprattutto lavoratrici deboli e marginali) 5
6 Sovvenzionamento del settore Sovvenzionamento diretto: fornitura pubblica di servizi (lavoro dipendente, contrattazione collettiva, tutele) Sovvenzionamento indiretto: erogazione di sussidi ai consumatori (trasferimenti o voucher che consentano di accedere a servizi anche a costi elevati in ragione di retribuzioni migliori) 6
7 Competizione globale e concorrenza interna La maggior parte dei servizi è protetta dalla competizione globale ma deve affrontare la concorrenza interna delle famiglie: queste scelgono se comprare un servizio o produrlo. Il sovvenzionamento favorisce la scelta delle famiglie di rivolgersi allo stato o al mercato. 7
8 L economia della famiglia La famiglia è un istituzione sociale ma anche - un soggetto di decisioni - un attore economico Insieme allo stato e al mercato compone una infrastruttura regolativa integrata che favorisce la coesione sociale 8
9 La famiglia defunzionalizzata La modernizzazione ha ridotto le funzioni della famiglia: istruzione, produzione di beni, salute, assistenza, sono state trasferite ad altre istituzioni (processo di differenziazione istituzionale) La famiglia tuttavia continua ad essere una unità produttiva: produce beni e servizi non destinati alla vendita Produce welfare 9
10 La produzione non monetizzata I beni e i servizi prodotti dalla famiglia non sono monetizzati e quindi non compaiono nella contabilità nazionale e nelle altre statistiche sul reddito. La produzione gratuita delle famiglie non contribuisce al reddito nazionale 10
11 La protezione del reddito Molti welfare state si concentrano sulla protezione del reddito di chi lavora piuttosto che sugli interventi rivolti alla famiglia (trasferimenti monetari e servizi di assistenza) In molti casi le famiglie sono state alleggerite nelle responsabilità di cura non dalle politiche pubbliche ma grazie alla tecnologia (elettrodomestici), alle pensioni (reddito per anziani), alle scelte riproduttive (meno figli) 11
12 Il ricorso delle famiglie al mercato Sono tre i fattori che possono spingere le famiglie a rivolgersi al mercato per soddisfare i propri bisogni: 1. legge di Engel al crescere dei redditi reali delle famiglie aumenta la quantità di denaro destinabile ai consumi non essenziali 2. malattia dei costi (Baumol, 1967) rapporto tra retribuzioni e produttività nei servizi che si traduce in costi più o meno elevati dei servizi 3. vincoli di tempo le famiglie hanno meno tempo 12
13 Le scelte delle famiglie «Le famiglie restano ancora uno dei principali fattori da cui dipende se e in che direzione l occupazione aumenterà. Le loro scelte di risparmio, consumo e produzione incidono sul destino occupazionale dei loro stessi membri.» (Esping-Andersen) 13
14 L ipotesi-chiave di Esping-Andersen L economia della famiglia è l alfa e l omega di ogni soluzione dei principali dilemmi postindustriali equilibrio a basso salario-bassa qualificazione equilibrio a bassi tassi di fecondità L economia della famiglia è forse il fondamento sociale in assoluto più importante delle economie postindustriali. 14
15 Equilibrio a basso salario-bassa qualificazione Aumento dell occupazione elevato soprattutto grazie ai lavori poco qualificati e poco retribuiti, che amplia le disuguaglianze di reddito e la povertà, pur estendendo il lavoro (fenomeni connessi: working poor). 15
16 Equilibrio a bassi tassi di fecondità Aumento dell occupazione limitato dall elevata difficoltà delle donne di conciliare il lavoro con la famiglia. Poca occupazione, pochi figli. Impedisce un ampliamento della occupazione in direzione di un pieno impiego e lascia inalterate sia le disuguaglianze di genere che l esclusione sociale. 16
17 Il rapporto tra fecondità e occupazione femminile Tale rapporto oggi è l opposto di ciò che ci si sarebbe aspettato: quanto più alto è il tasso di occupazione femminile, tanto maggiore è la natalità. Nei regimi di welfare più defamilizzati si registrano livelli di natalità più elevati e tassi di occupazione femminili più elevati. 17
18 Uno dei paradossi del nostro tempo «Uno dei grandi paradossi del nostro tempo è che a ostacolare la formazione delle famiglie sono proprio le politiche familiste.» (Esping-Andersen) Scoraggiando, in modo diretto o indiretto, la fecondità, i welfare state contemporanei rischiano di compromettere la loro stessa sostenibilità. (Esping-Andersen) 18
19 La compatibilità del lavoro con gli impegni familiari Ciò che può aumentare in modo sostanziale questa compatibilità (conciliazione) è soprattutto l accesso ai servizi di cura. Tali servizi possono essere pubblici o privati, ma ciò determina possibilità di accesso molto diverse e diseguali. Solo se lo stato integra la spesa delle famiglie per l accesso ai servizi privati si riducono le disuguaglianze 19
20 Che cos è dunque il familismo? Un sistema di welfare è familista non se è a favore della famiglia, ma se la sua politica pubblica assume e fa in modo che ciascun nucleo familiare sia il primo responsabile del benessere dei suoi membri. Al familismo corrispondono politiche della famiglia poco sviluppate e poco generose. 20
21 Che cos è la defamilizzazione Defamilizzare non significa opporsi alla famiglia ma misurare quanto le responsabilità di cura e di protezione sociale delle famiglie siano state ridotte (attraverso l intervento dello stato e/o del mercato). I regimi di welfare che defamilizzano sono quelli che cercano di alleggerire i pesi che ricadono sulla famiglia e di ridurre la dipendenza del benessere degli individui dai rapporti familiari e di parentela. 21
22 Le vie per la defamilizzazione La defamilizzazione attraverso lo stato sociale (spesa pubblica per le famiglie e diffusione di servizi pubblici, in primo luogo per l infanzia e la vecchiaia) La defamilizzazione attraverso i mercati («gli alti costi del lavoro possono rendere i servizi privati proibitivamente cari per la maggioranza delle famiglie, ma per escludere dal consumo la popolazione a basso reddito sono sufficienti costi del lavoro anche moderati.»(esping-andersen) L inattività dello stato non assicura il successo dei mercati 22
23 I danni del familismo Il familismo ostacola la formazione delle famiglie e frena l offerta di lavoro, e di conseguenza abbassa i tassi di fecondità, determina una riduzione dei redditi delle famiglie, e aumenta i rischi di povertà. (Esping-Andersen) 23
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