LA COMUNICAZIONE DELLE BAD NEWS AI BAMBINI IN SITUAZIONE DI EMERGENZA. Aosta, 28 gennaio 2015
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- Sergio Rocchi
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1 LA COMUNICAZIONE DELLE BAD NEWS AI BAMBINI IN SITUAZIONE DI EMERGENZA Aosta, 28 gennaio 2015 Dott.ssa Elvira Venturella Dott.ssa Meri Madeo
2 NUCLEO PSICOLOGICO EMERGENZA Il NPE, servizio di Guardia Attiva H 24 dell Azienda USL, opera su tutto il territorio regionale e transfrontaliero, anche in collaborazione con le Forze dell Ordine, i Vigili del Fuoco, l Esercito, la PC e i Tunnel Transfrontalieri. È composto da 6 psicologi liberi professionisti e 4 dipendenti, tutti iscritti all Associazione PxP - Emergenza VDA.
3 Istituzione del NPE ll Nucleo Psicologico dell Emergenza viene ufficialmente istituito dall Azienda USL della Valle d Aosta nel 2003, dopo 3 anni di attività svolta in regime di volontariato come Associazione Psicologi per i Popoli; l area di intervento include le Maxi Emergenze e le emergenze relative alla quotidianità A chi è diretto il servizio Utenti, diretti e indiretti, che sono coinvolti in situazioni di micro o di maxi emergenza Operatori dell emergenza dell USL della Valle d Aosta (volontari e dipendenti) Operatori dell emergenza territoriale (VVF, volontari e dipendenti, FFO, Esercito)
4 Le funzioni del NPE nella maxi e nelle micro emergenze Proteggere (stabilizzare il contesto, diventare una fonte di stabilità emotiva) da ulteriori danni, da esposizione ad ulteriori stimoli traumatici, dai media e dai curiosi, creando un luogo sicuro, anche solo simbolico Guidare (stabilizzare la vittima) lontano da superstiti gravemente feriti o in preda ad una sofferenza emozionale estrema o dal luogo dell evento, per evitare il contagio emotivo Connettere (stabilizzare il gruppo) bambini e adulti a parenti, familiari, ristabilire i legami, dare informazioni adeguate alla situazione e all età delle persone coinvolte, essere un punto di riferimento nel tempo e nello spazio
5 LE GRANDI EMERGENZE come prendersi cura dei bambini Quando un evento distruttivo si abbatte sulla comunità, è difficile anche per un adulto riuscire a fronteggiare la situazione; i bambini vengono catapultati improvvisamente in un mondo sconosciuto e minaccioso, dove i punti di riferimento della quotidianità vengono annullati e possono vivere sensazioni di smarrimento, sconforto e angoscia. È normale e non patologico sentirsi sopraffatti, confusi o spaventati: è l evento ad essere anormale perché interrompe bruscamente e drammaticamente la regolarità di vita e la sensazione usuale di sicurezza che accompagna i minori quando non ci sono pericoli.
6 IL TRAUMA: FUORI DALLA FINESTRA DI TOLLERANZA Sia l esposizione ad un evento traumatico, che minaccia le persone di riferimento per un minore, sia la comunicazione di BAD NEWS, che riguardano i caregivers, generano immediate alterazioni del sistema neurofisiologico del bambino o adolescente e di conseguenza alterazioni dello stato emotivo e del comportamento.
7 IL TRAUMA: FUORI DALLA FINESTRA DI TOLLERANZA Le manifestazioni normali di risposta al trauma possono andare dalla forma di iperattivazione, che consiste in ipervigilanza, grande irrequietezza, ansia continua, agitazione corporea a quella di ipoattivazione, caratterizzata da reazioni motorie rallentate, apatia, senso di confusione mentale, disorientamento, pianto inconsolabile e forte sensazione di impotenza
8 SPECIFICITÀ DEI BAMBINI E PREADOLESCENTI Bambini e pre-adolescenti provano dolore nello stesso modo degli adulti ma lo esprimono con modalità diverse: le reazioni variano a seconda dell età e dell importanza emotiva dell evento È necessario porre attenzione a come reagiscono anche i più piccoli, perché percepiscono ciò che succede anche se non riescono a verbalizzarlo
9 SPECIFICITÀ DEI BAMBINI E PREADOLESCENTI Hanno delle vulnerabilità particolari di cui tenere conto per fornire il miglior aiuto possibile: la dipendenza affettiva e materiale dall adulto di riferimento coinvolto nel trauma, per cui la sensazione di pericolo personale diventa massima Il limite che l età impone alle loro capacità di resilienza emotiva e di comprensione La difficoltà a riconoscere, distinguere, verbalizzare le emozioni
10 SPECIFICITÀ DI BAMBINI E PREADOLESCENTI LE POSSIBILI REAZIONI Nelle situazioni di evento traumatico collettivo possono emergere: Sentimenti di rabbia, di tristezza, di impotenza Paura del buio, dei rumori o di essere abbandonati Sensi di colpa e pensieri di responsabilità personale (... potevo aiutare la mamma, il papà; se ci fossi stato avrei potuto fare qualcosa io ) Stati di profonda melanconia e di isolamento Assenza di reazione da completa negazione o di quanto capitato
11 QUINDI COME COMUNICARE A BAMBINI E PREADOLESCENTI? Le figure di riferimento e di fiducia del minore, se stabilizzate, sono le persone più adatte a spiegare cosa sta succedendo È fondamentale usare parole semplici e dirette, che raccontino quanto è accaduto realmente: questo permette al minore di sentirsi guidato e di potersi fidarsi A volte è solo attraverso il gioco che il bambino riesce esprimere ciò che prova È importante credere a ciò che esprimono e non sottovalutare emozioni che manifestano È necessario aiutarli a capire che le loro reazioni sono comuni quelle di molti altri coetanei e sono normali ad le a
12 Nelle situazioni di precarietà è necessario offrire ai bambini una base sicura, un luogo affettivo di tutela che possa rassicurarli se spaventati, consolarli se tristi, proteggerli da pensieri intrusivi e angoscianti, una base sicura dove riprendere i fili della realtà spezzata e dove si può continuare a vivere, a sperare
13 LE EMERGENZE QUOTIDIANE come comunicare le cattive notizie La sofferenza causata da un evento luttuoso e quindi dalla conseguente cattiva notizia è inevitabile. È impossibile per chiunque di noi annullarla ma è ciò che vorrebbe fare chiunque di noi per proteggere il proprio figlio. La morte di un genitore, di un fratellino, dell amico del cuore, intacca fortemente il senso di sicurezza del bambino. La prima reazione che può emergere è quella di allontanarlo da questa sofferenza. È invece importante che il bambino possa essere presente, vivere il proprio dolore condividendolo all interno del nucleo familiare, per riuscire a riconoscere nelle emozioni degli altri anche le proprie.
14 Come comunicare la morte ai bambini 1 È presumibilmente verso i 5-6 anni che il bambino può elaborare la nozione di scomparsa definitiva di una persona; prima di questa età la negherà (pensiero magico se non voglio, non accade ) ma in ogni caso è certo che anche il bambino piccolo attraversa il processo del lutto, percepisce l atmosfera di tristezza nel contatto, nello sguardo, nel tono di voce di chi gli sta accanto, per quanti sforzi si facciano per questo non si deve tenere nascosta la notizia (si possono produrre attese o spiegazioni errate di ciò che sta succedendo)
15 Come comunicare la morte ai bambini 2 È opportuno pensare ad uno spazio rassicurante e al tempo necessario per affrontare la situazione. In generale, un genitore o le figure affettive di riferimento sono le persone più adatte Usare concetti semplici e dare spiegazioni univoche, concordate tra gli adulti ; rispondere alle domande, sempre, anche ammettendo col bambino di non saper rispondere Rassicurarli che gli si vuole bene e qualcuno si occuperà sempre di loro Se possibile, non comunicare la cattiva notizia al calar della sera, il buio amplifica le sensazioni negative e il bambino rimane solo ad affrontare i vissuti dolorosi.
16 Come comunicare la morte ai bambini 2 È importante essere sinceri: Far capire che il genitore/persona cara deceduta non starà più con il bambino (x evitare angosciose attese di ritorno), usando parole semplici e inequivocabili, adatte all età e a quella specifica situazione Spiegare che il genitore / persona cara non voleva morire ( perché mi ha abbandonato? ); la morte avviene indipendentemente dalla volontà del singolo Rassicurarli che non hanno colpa o responsabilità per ciò che è accaduto (possono pensare che sono stati cattivi ed è colpa loro) Fornire delle spiegazioni sulle cause della morte: non va lasciato al bambino il compito di trovare da solo delle risposte e magari pensare che possa capitare subito anche a lui o ad un altro caro.
17 Come far partecipare al rito funebre In generale è bene che il bambino partecipi ai riti funebri, per iniziare da quel momento ad elaborare il distacco, ad affrontare l assenza nella quotidianità Quando il bambino lo chiede o è pronto, è bene accompagnarlo a vedere il defunto, se la visione non è scioccante, perché deve poter concretizzare che il proprio caro si trova lì Compiere un piccolo rito come accendere una candela, piantare un fiore, identificare un simbolo, può essere di aiuto nell elaborazione concreta del lutto Favorire il ritorno alla quotidianità aiuta il bambino a riprendere i ritmi della vita di sempre
18 Raccontare la morte Il genitore o l adulto di riferimento deve poter trasmettere in piena libertà le proprie spiegazioni e credenze effettive, sia in caso di visione religiosa, sia in caso di laicità; può essere aiutato a gestire la comunicazione di un lutto improvviso nel modo migliore possibile ma è difficile che possa delegare tale compito ad altri; deve accettare il carico di quell ansia e di quella sofferenza che gli permette di prendersi cura di chi dipende da lui. Può emergere il bisogno disperato di cancellare, dimenticare, andare oltre ma è importante attraversare il dolore, integrarlo dentro di sé, con la consapevolezza che si può ricordare per sempre la persona che non c è più.
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