INTERVENTO PER IL 96 ANNIVERSARIO DELLA FINE DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE FESTA DELLE FORZE ARMATE 04/02 NOVEMBRE 2014.

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1 INTERVENTO PER IL 96 ANNIVERSARIO DELLA FINE DEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE FESTA DELLE FORZE ARMATE 04/02 NOVEMBRE Cari concittadini, Autorità civili, militari e di polizia, associazioni d arma e di volontariato: correva l anno 1914, 28 giugno. A Sarajevo, nell allora Regno di Serbia venne assassinato l arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono di Austria-Ungheria. 1914, 23 luglio. L imperial-regio Governo asburgico inviò un ultimatum al regio governo serbo perché condannasse l omicidio e mettesse in atto dieci azioni di contrasto all irredentismo serbo nelle zone appartenenti all impero Austro-Ungarico e consentisse forme di ingerenza interna alla Serbia da parte dell Austria stessa. Tutte le condizioni furono accettate tranne una. 1914, 28 luglio. L Austria-Ungheria dichiarò guerra al Regno di Serbia. 1

2 La Russia, in nome dell'amicizia etnica con la Serbia, iniziò la mobilitazione del proprio esercito. Allarmata dalla mobilitazione della Russia, la Germania le dichiarò guerra il 1º agosto 1914 e, due giorni dopo dichiarò guerra anche alla Francia. Il tutto si concluse con la dichiarazione di guerra della Gran Bretagna alla Germania che aveva invaso il Belgio (4 agosto) e con la consapevolezza che la diplomazia aveva ormai lasciato il posto alle armi. Armi che sarebbero taciute sul fronte italiano, apertosi il 24 maggio 1915, solo il 4 novembre di 96 anni fa, con l armistizio di Villa Giusti. Armi che imperversarono in tutto il continente devastando ogni dove e portando, alla fine del conflitto, a quella pace che regna nei cimiteri. Immagini che possiamo rivedere nelle fotografie che i corrispondenti di guerra e gli stessi militari scattarono. 2

3 Immagini che possiamo far apparire nella nostra mente leggendo i plastici versi di Giuseppe Ungaretti che quella guerra la visse in prima persona. Di queste case Non è rimasto Che qualche Brandello di muro Di tanti Che mi corrispondevano Non è rimasto Neppure tanto Ma nel cuore Nessuna croce manca È il mio cuore Il paese più straziato (San Martino sul Carso ~ Giuseppe Ungaretti) Una desolazione che, come comprendiamo, non colpì solo i beni materiali bensì e soprattutto gli affetti. Una desolazione sì grande che il padre spirituale di molti combattenti, il Sommo Pontefice allora regnante Benedetto XV, il 3

4 primo agosto 1917, così descriveva: In sì angoscioso stato di cose, dinanzi a così grave minaccia, Noi, non per mire politiche particolari, né per suggerimento od interesse di alcuna delle parti belligeranti, ma mossi unicamente dalla coscienza del supremo dovere di Padre comune dei fedeli, dal sospiro dei figli che invocano l'opera Nostra e la Nostra parola pacificatrice, dalla voce stessa dell'umanità e della ragione, alziamo nuovamente il grido di pace, e rinnoviamo un caldo appello a chi tiene in mano le sorti delle Nazioni. Siamo animati dalla cara e soave speranza di vederle accettate, e di giungere quanto prima alla cessazione di questa lotta tremenda, la quale ogni giorno di più apparisce inutile strage. Un inutile strage come la definì il Santo Padre, che provocò, solo per parte del Regno d'italia circa morti tra prigionieri e dispersi e quasi di feriti e complessivamente nell intero continente tra morti e dispersi ed 4

5 oltre di feriti e mutilati, sia tra i combattenti che tra i civili. Numeri che all'orecchio dell'uomo contemporaneo suonano incomprensibili. Dopo questo doveroso inquadramento storico del conflitto, a 100 anni di distanza dal suo scoppio, è lecito domandarsi che significato abbia il nostro essere qui oggi. Che valenza può avere la cerimonia odierna quando anche l ultimo dei Cavaliere di Vittorio Veneto è ormai scomparso a Milano, all età di 110 anni, nell'ottobre 2008? Semplice esercizio di retorica o vi è ancora un senso? La mia risposta è, e sarà sempre Sì! Il senso c è ed è sempre attuale. Sì perché qui oggi vogliamo evidenziare la crudeltà della guerra e la scelleratezza di chi la provoca deliberatamente, ma vogliamo soprattutto ricordare il sacrificio e l eroismo di chi visse quei tragici momenti. Di chi combatté, fin anche all estremo 5

6 sacrificio, senza ben comprenderne i motivi, sulle pietraie del Carso, sulle cime innevate delle Alpi, sull Isonzo e sul Piave ed in tanti altri luoghi che anche le nostre strade cittadine ricordano, come il Montello, il Montegrappa, Vittorio Veneto, molto spesso senza alcuna consapevolezza da parte degli stessi residenti. Siamo qui, e vogliamo essere qui, perché la memoria del nome di quelle persone, che è scritto nella pietra dei nostri monumenti, sia perpetuata. Oltre tutto ciò, la nostra presenza odierna vuole esprimere anche la volontà di commemorare coloro che ancora ai nostri giorni perdono la vita per la sicurezza di noi cittadini, per la difesa dei valori della nostra civiltà! Infatti nella ricorrenza del 4 novembre si celebra anche la festa delle Forze Armate. Forze armate chiamate a difendere i confini, 6

7 oggi come allora, o meglio forse oggi ancor più di allora; oggi che le nostre frontiere d Europa sono così labili da non garantire certo un baluardo in grado di fermare coloro che vorrebbero sovvertire i valori su cui si fonda il nostro modello di società, che non sarà certo perfetto, ma è quello in cui le libertà di ogni individuo hanno potuto esprimersi. Minacce sempre più subdole e preoccupanti, che i nostri militari devono sapere di poter contrastare e combattere con l appoggio incondizionato, in primis delle Istituzioni, ma soprattutto di tutto il popolo. Agli uomini ed alle donne delle Forze armate, simbolicamente stretti nel nostro affettuoso abbraccio, tributiamo perciò tutta la nostra stima e la nostra riconoscenza per l abnegazione che dimostrano prestando il loro prezioso servizio nel nostro paese e nel mondo intero, opera di presidio di quei valori di democrazia su cui si fonda il nostro ordinamento. 7

8 Ancora una volta però mentre tributiamo questo abbraccio mi vedo costretto a levare l appello, a chi di dovere, perché si faccia l impossibile per riportare all affetto dei suoi familiari il marò ancora ingiustamente trattenuto in India. A conclusione di questa manifestazione a cento anni dallo scoppio di quel tremendo conflitto che insanguinò l Europa, ognuno di noi si assuma il difficile, ma doveroso compito di conservare la memoria di quei tragici fatti e onorarne i caduti, testimoniandolo anche attraverso il rispetto, dovuto ma non sempre dimostrato, verso quegli uomini e quelle donne delle nostre Forze Armate, che sono i primi campioni di quella cultura di pace che è alla base del nostro vivere assieme. Grazie. Roberto Paolo Ferrari Sindaco di Oggiono 8