IMPERABRICE REGINA» DELLE LORO ALTEZZE REALI 1 S E R E N I S S I M I. 2É 3 R D Ϊ A I D o ARCIDUCHESSA Ώ A «D O N D O M E N IC O V O L P I.

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Tommasina Negri
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C E. SUASPOSA, VERSI RASSEGNATI' Ώ A «D O N D O M

3 Λ ZLC ΛΤ7 Gr USTISSIMA Λ IMPERABRICE REGINA» P E R L A V E N U T A DELLE LORO ALTEZZE REALI 1 S E R E N I S S I M I 2É 3 R D Ϊ A I D o ARCIDUCA D AUSTRIA, E T ARCIDUCHESSA M A E 1 A B 3ßL A Ή 3R 1 C E. SUASPOSA, VERSI RASSEGNATI' Ώ A «D O N D O M E N IC O V O L P I. VIENNA, NELLA STAMfERTA DI GHELEN.

4 Expeäata diey. Virgf. ien. I, 5.

eco, AUGUSTA, i tuoi Figli; ecco al tuo piede La

che a grandi imprefe il del deftina r Sulla materna

5 eco, AUGUSTA, i tuoi Figli; ecco al tuo piede La fofpirata alfin Coppia divina» Cesare fteito il Tuo venir precede Dall amica dell Adria alta marina. Già il tuo F ernando, entro l cui fen risiede Un cor che a grandi imprefe il del deftina r Sulla materna mano un bacio imprime Che mille a un tempo intimi affetti efprim^-

6 Su quella m an, dal cui foave impero Prendon gli flessi eventi e norma, e legge; E per cui forfè invidia il mondo intero Quel freno a noi, che ne governa, e regge. Sii quella m an, elf ogni men giufio e fiero Im peto dell ardir tempra, e corregge; E che del ben, che noi godiamo, autrice L a noftra fabbricò- forte felice. D elfer lieta ài ragion. D i quattro verni il cacciator boem o, Da che il tuo foftener tenero core Vifto à l orrore Seppe il trillo di Lui congedo eftremo ; Compiuto de tuoi voti ecco à il maggiore Q uel, che ti ferba a noi, Nume fupremo ; Quindi puoi riveder l amato pegno, Di T e, dell amor tuo forfè più degno.»>, Si refe E i tal, Talma addeftrando in pace- A gli affetti più grandi, e insieni più giufli ; E tal si refe, in fuperando audace I primi dell età limiti angufti. Di tue virtù, deif orme tue feguacet Efecutor de tuoi decreti Augufti, D ritto è b en, che un tal Prence agli occhi noftri Degno di sh gran Madre oggi si inoltri.,<. - * -

Avvi un punto nell Uomo, in cui Ragione, Spezzati i lacci ond* era in prima avvolta, Occupa il cor di lui, di lui difpone, Opra i portenti fuoi libera, e fciolta.

7 Avvi un punto nell Uomo, in cui Ragione, Spezzati i lacci ond* era in prima avvolta, Occupa il cor di lui, di lui difpone, Opra i portenti fuoi libera, e fciolta. L Uomo a fe nuove leggi allora impone, Che di guida miglior la voce afcolta : Allor vede il gran tutto ; allor ravvisa Che dal tutto e l non è parte divisa. Quanto ftupir deirimprovifo evento Dèe mai chi nacque a regai foglio appreflb! Anzi da qual non debbe alto fpavento Lo difarmato cor fentirsi oppreifot* Come in lucido fpecchio in quel moment Sulla fronte d ognun mira fe delio, E tanti a fe sjmìli enti rinviene Quanti la terra abitator contiene. Pur quella egualità, che il fier deteda D ell anime feroci orgoglio infano, Quella ognor piacque al tuo F ernando, e quella Filfa non è nella fua mente invano. Siccome in elfa ad ammirar s arreda Quel nodo, onde fussilte il germe umano ; Di Natura per lei così nell opre - M idi cogli altrui dritti! i fuoidifcopre.,, a 3

8 Dicasi Ί ver. Degli anni fuoi nel fiore L Italo a T e foggeto i prende in cura; E t all ombra formar del tuo favore La fua maggior felicitade Ei giura. Ciò che afconde d arcano entro del core Sovvente Γ Uom dissimular procura : F ernando il sà, ma tal si moftra altrui Ch alma non v à che si nafcondaa Lui. Sà che gloria, fplendor, natia grandezza Premj della virtù fempre non fono ; Sà che mal si difende un cof che apprezza* Mal noto a fe, delle lusinghe il fuono. Quindi un Germano ad emular s avvezza, Ch oggi degli Antonini occupa il trono ; Quindi al pubblico ben, cui folo è intento* D i fua vita confacra ogni momento. T utto è di tu tti: ove di fue si duole La fquallida Natura aspre vicende* Ivi portar l amico fguardo Ei fuole ; Ivi il fulgor di fua pietà rifplende. Dall ardente così fua fede il Sole T u tti di vital fuoco i corpi accende, E bea così, deproprj raggi altero, Quanto à in fe di creato il mondo intero.

1 Genti commeffe a fuoi paterni aufpici, Che adorate d AUGUSTA in Lui fin i mago, Son pur giunti que di per voi felici, Che affrettò có fuoi voti il cor prefago.

Dell antico valor form e ben vede, Tnfubre G enti, il faggio Prence in voi, In voi quell incorrotta inclita fede, Che già tanti formò famosi eroi : Per ciò di voi mentr Ei ragiona, eccede La fieffa

9 1 Genti commeffe a fuoi paterni aufpici, Che adorate d AUGUSTA in Lui fin i mago, Son pur giunti que di per voi felici, Che affrettò có fuoi voti il cor prefago. Ah fecondi il favor degli altri amici Il ferne in Lui della Reai Propago! Ah d Italia nel fen, per Lui più fido, L Aquila torni a fabbricarsi il nido! Dell antico valor form e ben vede, Tnfubre G enti, il faggio Prence in voi, In voi quell incorrotta inclita fede, Che già tanti formò famosi eroi : Per ciò di voi mentr Ei ragiona, eccede La fieffa verità fra labbri fuoi; Che un incognito in Lui tenero affetto] Converte in voitra lode ogni fuo d etto.. Madre (così die Egli) ah! perchè mai A lin Popol sì fede! non è concedo Del tuo ciglio mirar nè dolci rai Di fue felicità l ordine esipreffo? N ò, un fol vaffallo in fui Ticin non ài Che il tuo Nome nel cor non porti impreffo ; E che pronto non sia, fe a Te conviene, Tutto il fangue a verfar eh à nelle vene.

Popola inditftre, ο ρ? cóftume antico OÌTervatop d*ognij tu a, legge auttero : Gelofo del fuo benq ma fempre. amico Di chi trargli fugli occhi ardifce jl vero. Popolo, ah!

10 Popola inditftre, ο ρ? cóftume antico OÌTervatop d*ognij tu a, legge auttero : Gelofo del fuo benq ma fempre. amico Di chi trargli fugli occhi ardifce jl vero. Popolo, ah! s ì, ohe far potrìa mendico Rigor di cielo à danni iuoi fevero; Ma che di grandi 'eccelli unqua capace Non farà timor tetro, o fpeme audace Per conofeere appien qual sia l iftinto Che dell opre di lui fempre decide, I l fiero, o M adre, inutil fatto 6 vinto, Che il Principe talor dall Uom divide. Sotto il fuo tetto affumicato e tinto Quindi il vigile fabbro in pria mi vide ; Pofcia all aperto Crei, fra folco e folco, L affannato incontrommi umìl biifolco. Là fon le braccia, e le temute fchiere Di vendetta or minifìre, ed or d aita ; L e mamme là, d onde àn provincie intere E moto, e forza, e nodrimento, e vita. F ru tto dell Abbondanza è quel piacere, D i cui tanto è per l Uom l idèa gradita.; Ch ove difpenfa i fuoi favor coftei Dell oro ivi Γ età regna con lei.

11 Parla, A U GUSTA, così Γ ofpite.figlio D un popolo a Te ligio,.a Lui diletto; E un ignoto d amor grato bisbiglio, Mentr Ei parla così, t agita il petto. Ma che farà, fe poi; rivolgi il ciglio A l dolce di fu e fiatnme unico. oggetto? Che farà, fe Colei miri dal trono Ch ebb Ei dal cielo, e da Te fi ella in dono? Altri fui prifco Tebro a voi fi fpi'nga, Ov* erra di Pompeo Γ ombra fdegnofa; E pien d eftro febèo la firana or pinga Tenera fedeltà della fua fpofa. A ltri le madri a celebrar s accinga, Onde fuperba andò Sparta famofa : D i Regai D onna i rari pregi io canto, Che tutto à in fe d ogni virtude il vanto, Nell umano fentier M erto, e Fortuna Sono ai passi di Lei guida e fofiegno; Ch una intorno al fuo Nome i Vati aduna, L altro il fà de lor carmi oggetto, e fegno. A rte non v à, non v à scoperta alcuna, Che il fuo non orni avventurofo ingegno : Nè fia ftupor, fe in que begli occhi ognora De fuoi beni il maggior F ernando adora.

In que begli occhi, ove del Cielo amico Il più puro feren guizza, e rifplende; Che angelico Coftume, e Amor pudico Degli affetti d ogn alma arbitri rende.

12 In que begli occhi, ove del Cielo amico Il più puro feren guizza, e rifplende; Che angelico Coftume, e Amor pudico Degli affetti d ogn alma arbitri rende. In que begli occhi, ove il decoro antico Regna degli A vi Eftensi, ond Ella fcende; Dove il i uo cor, dov Ella moftra appieno T utto quel che di grande accoglie in feno. T ale, A U G U STA, è la D o n n a, onde l amato F iglio d ardor purissimo s accefe; D onna immortai, che del Consòrte a lato, Lontana ancora, ad imitarti apprefe. Dagl infiliti del tempo ah! Terbi il Fato Alme sì belle, al comun bene intefe ; E accrefcan nuovi rami al prisco alloro De Figli i Figli,' e chi verrà da loro.

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