LINEA DIRETTA CON IL PRESIDENTE

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1 periodico di idee, informazione, cultura a cura dell Associazione Infermieristica Sammarinese LINEA DIRETTA CON IL PRESIDENTE Mi accingo a presiedere l AIS nel suo secondo triennio di vita. Mi ritengo molto onorata che abbiate nuovamente riposto nella mia persona la vostra fiducia rieleggendomi come vostra Presidente. In questi primi tre anni abbiamo lavorato sodo per sensibilizzare il corpo infermieristico e le istituzioni, ed abbiamo raccolto anche discreti risultati, nonostante le critiche e gli ostacoli incontrati lungo il percorso. Ma non ci dobbiamo dare per vinti, dobbiamo continuare ad impegnarci per acquisire credibilità nei confronti di quei colleghi che ancora sono restii a concederci fiducia e raggiungere i risultati a cui aspiriamo. Inoltre auguro buon lavoro al nuovo direttivo e al comitato scientifico, spronandoli a continuare ad impegnarsi per il raggiungimento di nuovi risultati e il mantenimento di quelli raggiunti.. Sperando che il numero degli iscritti aumenti sempre di più, in quanto si sa: l unione fa la forza, sproniamo i nostri colleghi ancora non iscritti a farlo al più presto!!!!!! BUON LAVORO Lina Stefanelli

2 La realtà infermieristica sammarinese: Intervista con il Direttore Generale dell ISS Dott. Pasini A cura di: E. Ercolani G. Guidi Proponiamo in apertura del giornale l intervista, gentilmente concessa, dal Nuovo Direttore Generale Dott.P. Pasini. si affrontano temi relativi alla evoluzione della Nostra professione, dal punto di vista legislativo e normativo. D: come vede la realtà infermieristica nella nostra Repubblica? R: è una realtà vicina a molte altre realtà vicine a noi, comunque, come la vedo io, la pongo a due livelli. Il primo come MOVIMENTO INFERMIERISTICO inteso come modalità del corpo infermieristico di porsi verso l interno e verso l esterno. Nel secondo la MODALITA OPERATIVA. Nella prima modalità vedo infermieri che affrontano tematiche importanti, non è più come qualche anno fa in cui gli infermieri svolgevano compiti di una certa marginalità. In questo momento vedo consapevolezza, vengono affrontati temi importanti, in certi ambiti, in altri un po meno, ma, comunque, l importante è che questo corpo professionale è certo che nel futuro verrà chiamato ad affrontare nuove realtà e che il suo ruolo sarà sempre più importante nell ambito sanitario. Aggiungo che nella realtà sammarinese ci sono differenziazioni di status a livello infermieristico, come ad esempio le modalità di assunzione. Ci sono infermieri a contratto, altri che provengono da fuori; è una realtà variegata. Ma quello che più è saltato all occhio, in questo poco tempo, è che il tutto è in evoluzione : professionisti che stanno

3 maturando, percepiscono il proprio ruolo, è questo, a mio avviso, è positivo. D: Quali sono, secondo lei, gli strumenti normativi che dovrebbero esserci per elevare ala professione infermieristica. R: gli strumenti possono essere diversi, l importante è che siano gli stessi infermieri a crederci. Lo strumento normativo traccia il profilo di una professione e non l applicazione di mansionario. Per spiegare meglio: la mansione è sostanzialmente l elencazione di atti, mentre il profilo è la descrizione di competenze professionali. È chiaro che occorrerebbero degli strumenti che mirassero verso questa seconda modalità. Il fatto positivo è che qualcosa comincia a muoversi partendo dalla riforma della PA con criteri molto interessanti. Noi stessi, come ISS, stiamo elaborando della documentazione che prevede di tracciare profili di ruolo con responsabilità e non mansioni. Con questo voglio dire che il terreno è favorevole e, credo, che i tempi siano maturi per andare ad individuare le professioni mediche e non mediche. Per concludere: diciamo che alcuni strumenti già ci sono, come l atto organizzativo, soprattutto per il personale dell ambito sanitario che ha vari livelli di responsabilità, ora si tratta di ampliare questa modalità di descrizione del lavoro e della professione a tutti i loro profili. D: lei non è molto che ricopre questo incarico, ma già conosceva la nostra realtà. Ha avuto modo di constatare le nostre problematiche.. R: certo, dopo aver parlato dei pregi e dei progetti è bene parlare anche dei problemi. Sono diversi, ma correlabili anche ad altre realtà anche a noi vicine. Quella che è più in risalto è l integrazione, intesa come relazione tra le professioni, che lavorano in uno stesso ambito, con compiti diversi ma con uno stesso fine che è quello di garantire la salute del cittadino. L integrazione non solo all interno dell ospedale ma anche fra ospedale e territorio, con i vari servizi; questi devono cooperare, devono lavorare in sinergia, è per questo che nel piano sanitario è riportato che il cittadino è al centro. D: fino a qualche tempo fa, a San Marino, era tutto pubblico (L. n 55), ma oggi, come è successo in Italia qualche tempo fa, ci si comincia a confrontare con il privato: come vede questa cosa? R: nel diritto sammarinese è già prevista questo: con la Legge N 69 del 2004 che istituisce l AUTORITY e la riforma dell accreditamento, affronta proprio questa tematica.

4 Cosa significa accreditamento. È il modo di descrivere, sia dal punto di vista professionale che operativo, quali sono gli standard perché una struttura possa operare all interno di un servizio sanitario nazionale, nella fattispecie quello sammarinese. Può essere una struttura a gestione pubblica o privata,ma quando esiste accreditamento vuole dire che è a indirizzo pubblico e quindi può svolgere attività per il SSN sammarinese e può essere anche soggetta ad attività congiunta con i servizi a gestione pubblica. Questo non è solo un requisito in più ma la volontà dichiarata del privato a voler entrare nella gestione di un sistema sanitario pubblico e non semplicemente fare alcune prestazioni richieste dall ISS. La disponibilità del pubblico e del privato a partecipare insieme ad una finalità pubblica. In sintesi questo è riportato nella legge n 69 del se ciò avverrà, forse alla fine di quest anno, potrà essere anche per singoli servizi. D: qual è il rapporto normativo della professione infermieristica per quanto riguarda la preparazione universitaria? R: la condizione normativa e regolamentare del nostro paese è un po a macchia di leopardo, ma è comune anche con altri paesi. La legge segue sempre il bisogno del cittadino. Visto che, come dicevo prima, gli infermieri hanno raggiunto una nuova consapevolezza,fatto positivo, in quanto dovranno essere creati strumenti per la tutela degli interessi di questi professionisti; è difficile pensare che vengano fatti prima i regolamenti e poi le facoltà. Il rischio è che il percorso formativo universitario possa essere quasi un super corso con tante ore teoriche e meno ore di pratica bisogna, a mio avviso, fare un salto di qualità con migliore integrazione tra teoria e pratica con un monitoraggio sistematico, quasi personalizzato, allievo per allievo, in quanto bisogna correggere le lacune e testare l abilità. D: come pensa di colmare il vuoto di formazione continua in cui si trova oggi l infermiere che opera in questa struttura sanitaria? R: ci interessa molto la formazione della professione e quindi la previsione di percorsi specifici che abbiano come orizzonte l obiettivo della crescita professionale e l aggiornamento. Formazione che deve essere multidisciplinare e multiprofessionale con approfondimento delle tematiche che servono ad avere migliori competenze per la formazione di infermieri e altre professioni in

5 un ruolo chiaro. Tenendo a mente la pratica assistenziale e i bisogni del cittadino. E chiaro che per potere iniziare questo percorso ci devono essere anche delle proposte che vengono dal corpo professionale e non semplicemente imposte dalla direzione. D: quindi per il momento non ci sono progetti. R: c è ancora il piano 2007 in vigore, nelle prossime riunioni verrà dato mandato nei vari ambiti professionali e per servizio di proporre progetti per la formazione. Tengo a precisare che abbiamo intenzione di investire risorse in questo campo. Le proposte verranno vagliate dai vari organismi,dove sarà presente anche il rappresentante del corpo professionale degli infermieri,nella fattispecie il coordinatore delle professioni sanitarie. Saranno avviati i corsi in base all interesse che può suscitare,e,naturalmente, se rientra nel bilancio. D: in Italia sono presenti già da qualche anno gli E.C.M.,noi rimaniamo isolati o ci sono delle prospettive? R: questo tema ci interessa molto,per adesso ci è consentito affiancarci. E il nostro intendimento, nel futuro, creare un sistema di E.C.M. sammarinese, anche perché a mio giudizio quello italiano è molto indaginoso e burocratico. Ma per creare questo sistema bisogna fare diversi passaggi,non solo di natura legislativa ma si tratta di mettere in piedi una dinamica che sicuramente richiede un ulteriore sforzo. Quindi per adesso abbiamo l oppotunità di partecipare e cerchiamo di sfruttarla con l acquisizione di quel minimo di esperienza in più che ci consentirà di creare un nostro sistema. D: questo è un momento di estremo disagio per gli infermieri,quanto tempo dovrà passare prima che la situazione migliori? R: sono tematiche complesse. Quì non vogliamo conflitti tra le professioni,si chiederà alle varie categorie professionali di riflettere su se stessi. Quando ci sarà meno disagio? Sicuramente non sarà un atto legislativo a migliorarlo o una circolare del Direttore Generale; ma è l attenzione continua verso la propria professione, l atteggiamento e la serietà verso la stessa. Nessuno di noi ha acquisito la professionalità dopo l emanazione di una legge che innalza la professione e nessuno di noi può pensare che per effetto di un diploma o di una laurea possa acquisire un ruolo nell organizzazione. Questo vale per tutti, infermieri, medici, psicologi.operatori ecc..

6 Quello che contribuirà molto è non avere pregiudizi ma affrontare il bisogno dell utente con professionalità. Quando due o più professioni lavorano fianco a fianco crescono insieme e sviluppano considerazione l uno dell altro. Il disagio si risolverà facilitando il dialogo tra le professioni migliorando le competenza e le condizione di lavoro, questo è compito nostro, ma una responsabilità di categoria rimane perchè obbliga l altro a ragionare sul piano professionale e non perché ha un livello in più. D: quindi lei ritiene che sia un discorso a livello culturale, mi spiego, ci deve essere una crescita di tipo culturale delle professioni? Ci chiediamo se nelle altre professioni c e qualcosa che si muove in questo senso. piano, cercando una strategia comune per alleviare la sofferenza. Qui si conclude l intervista, ringraziamo il Dott. Pasini della sua disponibilità e l esaustività delle risposte. Sperando che tenga a mente le nostre esigenze e i nostri disagi. Siamo disposti a lavorare per crescere nella nostra professione ma abbiamo bisogno di risposte valide e certe che ci diano la forza di porci di fronte al dolore e alla sofferenza che quotidianamente affrontiamo nelle corsie, sul territorio, nei servizi, nelle sale operatorie e nelle unità di emergenza. R: con questo termine crescita culturale non si parla solo di argomenti assistenziali, ci interessano anche momenti di dialogo con tematiche trasversali, come ad esempio il confine tra la vita e la morte, come svolgere l assistenza al paziente con grave patologia degenerativa. In pratica partendo da temi non clinici ma dove si dialoga tra professionisti azzerando le differenze e ponendosi di fronte la persona che ha bisogno. Allora, forse, le differenze verrebbero meno in quanto ci si pone sullo stesso

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