TERMINI IMERESE 18 DICEMBRE 2010
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1 TERMINI IMERESE 18 DICEMBRE 2010 (di R. Mastrosimone) Comincerò dai significativi dati di questo stabilimento e del suo indotto. Nel corso del tempo, in maniera altalenante a secondo delle mire della Fiat, nel territorio, siamo stati definiti marginali geograficamente, produttivi ma privi di infrastrutture, irraggiungibili geograficamente ma operosi. Forse è utile con i numeri, riassumere i cicli della vita di questo stabilimento. Nel 1970, la prima macchina che viene prodotta è la 500 e lo stabilimento si chiama Sicilfiat, frutto di un iniziativa del gruppo Torinese, realizzata grazie alle risorse pubbliche. La costruzione della fabbrica, e a carico della Regione Sicilia, che ha una partecipazione nella nuova società del 40%, nelle mani della Sofis, l ente siciliano di industrializzazione. Dopo sette anni, la partecipazione pubblica cessa e lo stabilimento continua nella sua fase espansiva. Dalla produzione della 500 con 350 addetti, nel 74 arriva la 126, e nel 78 si arriva al salto occupazionale, con la produzione della panda che consente la crescita degli addetti a 1500 e successivamente a 3200 negli anni 80. Nel periodo di massima crescita degli anni 80, arriva la richiesta del ciclo produttivo continuativo, compreso di turni notturni e l occupazione arriva 1
2 sino ai 4000 lavoratori con un ritmo produttivo di circa 1000 auto al giorno. Nell 88, quando le assunzioni non sono piu frutto delle liste di collocamento, l ingresso in fabbrica viene sostituito dai contratti di formazione lavoro e inizia l epoca della scelta nell assunzione, oserei dire della clientela, perché la raccomandazione diviene la prassi. Nel 93 arriva per il gruppo FIAT, il ciclo di crisi degli anni 90, la ristrutturazione, e per il nostro stabilimento FIAT di Termini, punta ad un rilancio con l assegnazione della nuova punto, e con 3000 lavoratori diretti e circa 1000 nell indotto, produce 800 vetture al giorno, aggiudicandosi un primato produttivo nel nostro paese. Ma a Termini, non abbiamo l esclusiva del prodotto, condividendone la produzione con Melfi, appena avviata, con sistema produttivo, lavorativo e salariale, fortemente competitivo rispetto al nostro. La produzione Punto inoltre, è condivisa, niente poco di meno che, con il cuore produttivo italiano della FIAT, Mirafiori. Competere per noi con Melfi e Mirafiori, diviene davvero difficile, e appena il mercato accusa le flessioni fisiologiche, noi diventiamo uno stabilimento cosiddetto polmone. Ciò comporta, che quando è tempo di vacche grasse, si lavora, mentre quando è tempo di vacche magre, si va in cassa integrazione prima degli altri, o addirittura solo noi. In questo scenario, ci avviammo verso il ciclo di crisi degli anni 90, e non vediamo più assunzioni, ma cominciano i cicli di utilizzo della mobilità e allo stabilimento non vengono più destinati investimenti tecnologici, sino 2
3 alla chiusura di una delle due linee di produzione e con la riduzione delle vetture da 800 a 500 al giorno. Le uniche vere risorse su cui l azienda può puntare a Termini, sono quelle della qualità del prodotto e della professionalità dei lavoratori siciliani. Ed eccoci nel 2002, quando negli anni più acuti della crisi della FIAT, a settembre Fresco, annuncia la decisione di chiudere lo stabilimento siciliano. La risposta fu forte, corale e tempestiva, la cittadinanza, la chiesa, gli enti locali, insieme alla forza dei lavoratori con il sindacato,sotto una sapiente guida sindacale, riusciamo ad esercitare una potenza che costringe la FIAT a rivedere la propria decisione e a non escludere Termini Imerese dal futuro dell Azienda. Il nostro protagonismo è tale, che una realtà siciliana, riesce ad essere determinante, per una volta, nelle scelte del più grande gruppo privato del nostro paese. Nel 2006, Marchionne viene in visita a Termini, incontra i quadri dirigenti dello stabilimento e dopo convoca le RSU e le segreterie territoriali, all ordine del giorno il piano di rilancio dello stabilimento. In quell occasione, ci racconta che farà della nostra fabbrica e del suo indotto, il più grande stabilimento del mezzogiorno, con un ampliamento degli occupati, tra diretto e indotto, da 2500 a 5000, con una produzione annua di vetture, con più modelli, e un indotto trasferito interamente a Termini, a condizione di ottenere dalla Regione, i terreni, i fabbricati per l indotto, le infrastrutture e una parte degli investimenti. 3
4 Arrivano poco dopo i geologi, per esaminare la qualità dei terreni. Sono previsti 1 miliardo e 200 milioni di investimenti, di cui il 50% della FIAT il restante ammontare diviso tra regione,con 250 milioni e governo nazionale, con 400 milioni. Per circa un anno, il miraggio e forse il sogno di una prospettiva di crescita ci seduce, ci fa sentire tutti più forti nel territorio. Dai giovani che possono sognare di non emigrare, ai commercianti che guardano allo sviluppo del territorio con interesse. Ma il sogno si dissolve, quando il presidente della regione di allora Totò Cuffaro, condannato per associazione mafiosa, e costretto a dimettersi e successivamente anche il governo Prodi, che cade per incidenti di diversa natura. In un solo semestre, si perdono così i due attori istituzionali, principali dell accordo con FIAT. L inizio della crisi internazionale gioca anche la sua parte e FIAT rimanda il rilancio di Termini con un piano B. Piano che prevede la produzione della nuova lancia Y, l assunzione di 250 lavoratori e l obiettivo di produrre auto l anno, con l investimento di 550 milioni di euro, di cui il 20% con l intervento pubblico. Il progetto viene sottoscritto il 9 aprile 2008 con il Ministero dello Sviluppo economico e la Regione Siciliana. Nel 2009, FIAT cambia il programma per Termini, sacrificando il nostro stabilimento, in nome di un alleanza strategica che mira a salvare le sorti finanziarie e la ricollocazione del gruppo in un azienda transnazionale, così come è avvenuto con Crysler. 4
5 Di fatti, anche nel corteggiare la Opel, FIAT nel piano presentato, aveva profilato l idea, ai Tedeschi, di chiudere Termini. Finchè arriviamo a Luglio 2009, data in cui Marchionne, ha reso nota la decisione sul destino di Termini. La reazione, sin da subito, non è stata corale, ne nell intensità delle forme di lotta programmate, ne tanto meno nei confronti della stessa FIAT. Hanno pesato, cosa che non avremmo mai immaginato, le divisioni sindacali sul modello contrattuale, e quelle rispetto alla crisi industriale già in corso nel paese, che i ritardi di buona parte della politica. Durante l estate, solo la Chiesa siciliana, ha il coraggio,oltre naturalmente ai sindaci del comprensorio, di prendere posizione contraria alle decisioni di Marchionne. Soltanto in autunno, con l occupazione del Municipio di Termini, il Ministro Scajola, è costretto a misurarsi con l emergenza di Termini, infatti sino a quel momento, nessun intervento della politica nazionale, aveva tentato di aprire un interlocuzione con FIAT, sul destino dello stabilimento. Scajola convoca un primo incontro, FIAT ribadisce la chiusura di Termini, ma nessuno, all infuori della FIOM, oppone la propria intransigente contrarietà, sino ad arrivare alla vigilia di natale del In quella data durante la presentazione del piano industriale a Palazzo Chigi, Marchionne, ribadendo la chiusura per Termini, sarcasticamente risponde al richiamo di Lombardo sulla responsabilità sociale della fiat 5
6 sulla decisione per Termini, dicendo che l unica soluzione sarebbe avvicinare geograficamente Termini al Piemonte. Da quel momento, parte l impegno per l insediamento del tavolo tecnico, per la ricerca di una soluzione per i 2200 lavoratori. In un anno 8 incontri, in cui il Ministero dello Sviluppo Economico avvia la procedura per un grande bando internazionale, attraverso il quale ricercare soluzioni produttive adeguate. Noi ogni qualvolta, abbiamo sostenuto irrinunciabile il ruolo della presenza della FIAT a Termini, contrastando in tutte le sedi il piano industriale della FIAT, proprio perché conteneva la chiusura di uno stabilimento. Prezzo inaccettabile per tutta la FIOM. Siamo ad oggi. Il 21, saremo nuovamente convocati, a meno di un anno dall annunciata cessazione della produzione automobilistica a Termini, ma abbiamo l esigenza di avere risposte concrete, soluzioni Tangibili e garanzie per i lavoratori e per lo sviluppo del territorio. Solo con queste risposte, potremo vagliare le caratteristiche delle ipotesi produttive esaminate da Invitalia. Se così non fosse, allora pensiamo si debba aprire una nuova fase di mobilitazione e lotta. 6
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